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Vivien Greene: "Io, figlia di una siciliana, vi<br />

racconto Palermo vista dal Guggenheim"<br />

Paola Nicita<br />

con i putti in stucco di Giacomo Serpotta, certamente uno degli<br />

scultori più interessanti del tardobarocco, anche se poco conosciuto<br />

al di fuori della Sicilia".<br />

Proseguiamo questa ideale passeggiata e soffermiamoci sulle<br />

architetture.<br />

"La Casina alla cinese, stupenda architettura del Settecento a<br />

tema "orientale", poi acquistata da Ferdinando IV di Borbone.<br />

Il giardino di Villa Giulia, dove è possibile ammirare uno speciale<br />

landscape architecture neoclassico, realizzato tra il Settecento<br />

e l'Ottocento. Villa Igiea, per il grande salone elegante,<br />

un'opera d'arte totale libertysu progetto dell'architetto palermitano<br />

Ernesto Basile, con affreschi di Ettore De Maria Bergler e<br />

le decorazioni eseguite da Ducrot. E per gli spazi di grande suggestione,<br />

oltre che per l'importanza delle collezioni collocate,<br />

la sala con l'altissimo soffitto e le colonne dell'Archivio storico<br />

comunale di via Maqueda, nell'ex convento San Nicolò di Tolentino".<br />

Palermo vista dal Guggenheim diventa una mappa dedicata<br />

alle opere d'arte imperdibili, arcinote o assolutamente da<br />

scoprire, un itinerario che si snoda lungo dipinti, personaggi,<br />

oggetti, per imparare a riscoprire la propria città attraverso lo<br />

sguardo e le indicazioni d'eccezione di una addetta ai lavori: Vivien<br />

Greene, curator del Guggenheim Museum di New York dal 1993,<br />

specialista in arte italiana del Novecento.<br />

Cosa c'entri la storica dell'arte con la città è presto detto, visto che<br />

Vivien Greene conosce molto bene Palermo, avendola frequentata<br />

da piccola poiché la madre era palermitana. Che il legame tra<br />

la Greene e la città non si sia mai interrotto lo conferma adesso il<br />

fatto che la signora del Guggenheim curi la grande mostra "Italian<br />

Futurism", allestita nel museo newyorchese, per la quale ha chiesto<br />

di far volare oltreoceano i cinque grandi dipinti realizzati per la<br />

sala riunioni del Palazzo delle Poste di via Roma, firmati da Benedetta,<br />

la moglie di Marinetti, che preferiva omettere il cognome<br />

da sposa. O Opere, quelle del Palazzo delle Poste, che generalmente<br />

non sono visibili, e pressoché sconosciute anche alla maggior<br />

parte dei palermitani, e che sono adesso in mostra all'ultimo<br />

piano del Guggenheim, nell'anello di architettura chequasi ne diviene<br />

corona celebrativa. "Avevo visto queste opere di Benedetta<br />

- racconta Vivien Greene - proprio insieme a mia madre. Non le<br />

ho dimenticate e in occasione di questa grande esposizione le ho<br />

volute, ritenendole importanti".<br />

Signora Greene, se dovesse tracciare una mappa delle opere e<br />

dei luoghi imperdibili di Palermo, da dove potremmo partire?<br />

"Intanto direi dal soffitto dipinto musulmano-arabo della Cappella<br />

Palatina e dalle due figure con turbanti in mosaico nel diaconicon,<br />

che subito ricordano il passato ricchissimo, e che oggi si chiamerebbe<br />

"multi-cultural" di Palermo".<br />

A parte Benedetta Marinetti, pensando ad un'altra artista legata<br />

alla città quale nome farebbe e quale luogosi accopierebbe?<br />

"Direi Sofonisba Anguissola, una delle poche donne artiste del Rinascimento,<br />

decisamente importante. È sepolta nella chiesa rinascimentale<br />

e austera di San Giorgio dei Genovesi. E lì accanto,<br />

sicuramente da non perdere è l'Oratorio del Rosario di Santa Cita,<br />

Un oggetto speciale da vedere?<br />

" Si trova al Museo etnografico Giuseppe Pitrè, da non perdere<br />

per la incredibile collezione di oggetti folclorici siciliani che questo<br />

importante studioso ebbe l'intuizione di mettere insieme,<br />

quando già le forti tradizioni locali con radici antiche iniziavano<br />

a sparire dopo l'unificazione dell'Italia; il mio oggetto preferito è<br />

il superstizioso "ovu di la magaria", un uovo trafitto da spilli".<br />

Nell'itinerario c'è spazio per altre soste particolari?<br />

"Le catacombe dei Cappuccini, perché mi affascinano i cimiteri<br />

e le catacombe: civado da quando ero bambina, con una curiosità<br />

forse un po' morbosa, per il modo particolare che avevano<br />

per conservare i morti. In tema, il cimitero monumentale<br />

di Santa Maria di Gesù per le sculture funerarie dell'Ottocento,<br />

i mausolei liberty, incluso quello della mia famiglia, e poi la<br />

chiesa normanna del Vespro del dodicesimo secolo, dove accaddero<br />

i Vespri Siciliani, tappa storica di grande rilievo per la<br />

Sicilia".<br />

Per la pittura, il suo campo quali opere o pittori sceglie?<br />

"Un dipinto che si trova alla Galleria d'arte moderna Sant'Anna,<br />

complesso del Quattrocento divenuto convento nel Seicento,<br />

molto bello: qui fra le opere s<br />

egnalo il quadro di Michele Catti, "Ultime foglie (Il viale della Libertà<br />

in una giornata di pioggia)", del 1906. E poi il quadro di<br />

Renato Guttuso "La Vucciria", un ricordo di come era il nostro<br />

mercato, a Palazzo Steri. Di fronte, a piazza Marina, si trova<br />

un albero imperdibile, il ficus di dimensioni enormi, chesembra<br />

preistorico, del Giardino Garibaldi".<br />

Un fuori porta da non perdere, invece?<br />

"A Bagheria, per le sculture strane e fantasiose dei "mostri"<br />

della settecentesca Villa di Palagonia, un ibrido di mano d'opera<br />

locale e opera "ufficiale"; dove fu pure girato una parte del film<br />

"Il mafioso" del 1962 di Alberto Lattuada, con Alberto Sordi:<br />

ecco, anche il cinema potrebbe essere un modo per esplorare<br />

la città sui set dei film che vi sono stati girati".<br />

(La Repubblica)<br />

34 24marzo2014 asud’europa

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