specie minacciate d'estinzione - United Nations Postal Administration
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Foto: Esther Nisanova http://www.esthernisanova.com<br />
L’ARTISTA<br />
I francobolli sono stati disegnati da Sergio<br />
Baradat (U.S.A.)<br />
Illustratore, fotografo, pittore, designer; ogni<br />
mezzo, nelle mani del designer di fama internazionale<br />
Sergio Baradat, sembra trasformarsi in un pennello<br />
e il mondo diventare la sua tela. Sia che illustri libri<br />
o copertine di giornali, che disegni marchi aziendali,<br />
che fotografi meraviglie architettoniche in Havana e<br />
Parigi o che trasformi i suoi dipinti in decorazioni,<br />
home design e couture d’ispirazione cinese, Sergio<br />
rimane sempre al vertice della creatività e completamente<br />
coinvolto nella creazione.<br />
Il Sig. Baradat è giunto a New York nei suoi primi<br />
venti anni per studiare presso la rinomata Parsons<br />
School of Design, dove ha perfezionato la sua arte. A breve, ha conseguito onorificenze e premi. È stato incaricato due volte dal<br />
Servizio <strong>Postal</strong>e degli Stati Uniti, una volta per creare il celebrativo Mambo della serie di francobolli postali “Let’s Dance” del 2006<br />
e successivamente, nel 2008, per disegnare la serie denominata “Tropical Fruit”, in cui ha raffigurato i frutti della Nativa Cuba, dal<br />
kiwi alla guaiava, in colori appariscenti e appetitosi.<br />
Sempre nel 2008, è stato selezionato per l’iniziativa Get Out The Vote sponsorizzata dall’Istituto Americano di Arti Grafiche.<br />
Dopo la diffusione su scala nazionale, la sua locandina è stata esposta presso il Museo di Denver e il Walker Art Center durante la<br />
campagna elettorale USA.<br />
Inoltre, è stata la prima persona a essere selezionata per l’inserimento contemporaneo sia negli Annuari Americani di<br />
Illustrazioni e Fotografie. Le sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti dello Smithsonian’s Cooper Hewitt Museum of<br />
Design di New York, del <strong>Postal</strong> Museum di Washington D.C., del Cuban Heritage Collection presso l’Università di Miami, nonché<br />
in moltissime collezioni private.<br />
L’elenco di clienti di Sergio suona come un “who’s who” (repertorio) delle aziende di rilievo americane: AT&T Conde Nast,<br />
USPS, Estee Lauder e persino Swatch. Le sue illustrazioni e i suoi disegni sono apparsi in alcune delle principali pubblicazioni come<br />
The New Yorker, Vanity Fair, Vogue, Time, GQ, Newsweek e Forbes.<br />
Come se non bastasse, le sue opere hanno anche impreziosito le copertine di oltre quaranta libri su una varietà di soggetti<br />
per moltissime case editrici, tra cui Doubleday, Harper Collins, Simon& Schuster e Random House; impossibile non citare le sue<br />
copertine per programmi della Academy Awards e American Music Awards, nonché copertine di album discografici e locandine<br />
per luminari dell’intrattenimento del calibro di Motown, BMG, Polygram e Sony.<br />
L’ispirazione di un artista proviene da diverse fonti; per Sergio, la fonte da cui trarre ispirazione dipende dal progetto a<br />
portata di mano. Ad esempio, se lavora sul design di un tessuto, la sua ispirazione sarà probabilmente la sua amica Diane o forse<br />
la modella e musa Dovanna. Se lavora a un’illustrazione, potrebbe recarsi al Museo di Storia Naturale per riportare sé stesso alle<br />
origini naturali della decorazione e della forma. Se lavora a un collage o con immagini fotografiche, è probabile che tragga ispirazione<br />
dalla sua conoscenza enciclopedica di storia sociale e generi decorativi per creare la sua visione. Tuttavia, la base di tutta la<br />
sua ispirazione si concentra in un solo nucleo spirituale, il suo retaggio catalano e cubano. Sebbene attualmente si divida tra il suo<br />
Pied à Terre di Manhattan e la sua camera tropicale a Miami, considera ancora la sua casa spirituale la città che ha lasciato quando<br />
aveva solo cinque anni, Havana. Naturalmente, come per tutta la sua arte, cerca di reinventare il genere e portarci a osservare il<br />
familiare e lo sconosciuto attraverso le sue lenti colorate. La chiama “filantropia artistica” e si diverte moltissimo ad arricchire la<br />
nostra visione, qualunque sia il pennello che decida di usare.<br />
da Kevin Bradford King<br />
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