Le maioliche di Minghetti - Peoplecaring.telecomitalia.it
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<strong>Minghetti</strong><br />
Maioliche Artistiche<br />
Giacomo <strong>Minghetti</strong>, giovane bolognese<br />
affascinato dall’astro napoleonico, seguì l’aquila<br />
imperiale nella campagna <strong>di</strong> conquista della<br />
Spagna.<br />
Fer<strong>it</strong>o a Saragozza fu curato da una famiglia<br />
<strong>di</strong> Figueras dove incontrò Margar<strong>it</strong>a Julian che<br />
sposò e rientrò a Bologna dove gli nacquero ben<br />
<strong>di</strong>eci figli che dovette mantenere con molti<br />
sacrifici.<br />
Mio bisnonno materno Angelo <strong>Minghetti</strong>,<br />
decimo dei figli <strong>di</strong> Giacomo, fu costretto al più<br />
presto a trovarsi un lavoro qualunque e iniziò come<br />
garzone presso un fornaio. Questo del forno fu un<br />
fausto presagio, che tuttavia non poteva sod<strong>di</strong>sfare<br />
chi aveva qual<strong>it</strong>à innate per potere aspirare a più<br />
alte mete, e, dopo vari tentativi, pensò <strong>di</strong> cambiare il<br />
forno del panettiere con quello del vasaio.<br />
Dopo un periodo <strong>di</strong> addestramento presso la<br />
Cooperativa Ceramica <strong>di</strong> Imola iniziò una modesta<br />
lavorazione domestica cuocendo i suoi vasetti nella<br />
stufa <strong>di</strong> cucina, poi riuscì a realizzare un piccolo<br />
laboratorio con qualche aiutante.<br />
Dopo i primi anni <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato Angelo<br />
<strong>Minghetti</strong> inizia la sua piena attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> ceramista<br />
nel 1850, im<strong>it</strong>ando le <strong>maioliche</strong> rinascimentali<br />
<strong>it</strong>aliane e perfezionandone la tecnica esecutiva.<br />
Inizialmente le <strong>di</strong>fficoltà economiche<br />
furono rilevanti e in famiglia si ricordava che, in<br />
occasione della cottura <strong>di</strong> un’opera importante, non<br />
riuscendo ad ottenere la temperatura necessaria<br />
nella fornace per improvvisa carenza <strong>di</strong> legna,<br />
Angelo entrò in casa e, sotto gli occhi esterrefatti<br />
della moglie Carolina, fece a pezzi un arma<strong>di</strong>o per<br />
alimentare il fuoco.<br />
In segu<strong>it</strong>o susc<strong>it</strong>ò un vivo interesse fra gli<br />
antiquari <strong>it</strong>aliani e stranieri (inglesi, francesi,<br />
tedeschi e svizzeri) e partecipò con le sue <strong>maioliche</strong><br />
alle maggiori esposizioni nazionali ed internazionali<br />
e tante furono le or<strong>di</strong>nazioni che fu costretto a<br />
trovare se<strong>di</strong> idonee alla crescente sua produzione.<br />
Dal primo laboratorio nei pressi della<br />
Montagnola si sposta nel 1854 a Palazzo Malvasia<br />
dove ha anche l’ab<strong>it</strong>azione, e nel 1858 inaugura una<br />
fornace a Palazzo Pepoli per poi trasferirsi nel 1877<br />
in via San V<strong>it</strong>ale 87.<br />
In un convegno <strong>di</strong> ceramisti a Torino, in<br />
occasione della mostra ivi tenuta nel 1884, egli fu<br />
salutato “felice innovatore dell’arte ceramica<br />
<strong>it</strong>aliana”.<br />
Ma Angelo <strong>di</strong>mostrò anche il suo coraggio<br />
civico nella storica mattina dell’8 agosto 1848,<br />
quando fu svegliato dalla voce <strong>di</strong> un suo compagno<br />
<strong>di</strong> lavoro che gli gridava dalla strada in puro <strong>di</strong>aletto<br />
”Anzlèin tu ban al cadnàzz e corr!”, cioè<br />
“Angiolino pren<strong>di</strong> il catenaccio (il vecchio fucile<br />
del padre) e corri”, perché alla Montagnola si<br />
preparavano le barricate in quanto gli Austriaci<br />
erano a Borgo Panigale e venivano verso la c<strong>it</strong>tà.<br />
Verso sera le truppe straniere, entrate<br />
baldanzose in c<strong>it</strong>tà, dovettero ripiegare davanti al<br />
<strong>di</strong>sperato impeto e al coraggio e alla rabbia dei<br />
bolognesi, più o meno armati con vecchi fucili, con<br />
scuri e mazze e perfino con sassi e coltelli..<br />
Busto <strong>di</strong> Angelo<strong>Minghetti</strong> in Certosa<br />
Angelo, fer<strong>it</strong>o a un braccio, tornò a casa alla<br />
sera, insieme ai suoi lavoranti, come un bravo<br />
artigiano che ha terminato la sua giornata <strong>di</strong> lavoro.<br />
Nella Certosa <strong>di</strong> Bologna il bel monumento<br />
sepolcrale, esegu<strong>it</strong>o in maiolica in stile robbiano, ci<br />
mostra il busto <strong>di</strong> Angelo, modellato da Alessandro<br />
Massarenti, minerbiese che insegnò all’Accademia<br />
<strong>di</strong> belle Arti <strong>di</strong> Ravenna, che lo presenta quale egli<br />
fu: un uomo intelligente e risoluto, un uomo che,<br />
malgrado i penosi inizi, aveva raggiunto nella v<strong>it</strong>a<br />
l’alta meta che si era prefissa. Un uomo fortunato.<br />
Nel 1885 Angelo <strong>Minghetti</strong> muore e<br />
subentrano i figli: Gennaro e Arturo. Il primo si<br />
specializza nel decoro a grottesche e il secondo<br />
nella p<strong>it</strong>tura <strong>di</strong> figure e paesaggi. Gennaro insegna<br />
anche alla scuola ceramica <strong>di</strong> Faenza e stringe<br />
buoni rapporti con il suo fondatore Gaetano<br />
Ballar<strong>di</strong>ni (da cui la Scuola prende nome).<br />
La figlia Cesira sposa Cesare Zanichelli,<br />
figlio <strong>di</strong> Nicola, fondatore dell’omonima Casa<br />
E<strong>di</strong>trice, e i <strong>Minghetti</strong>, grazie anche alla parentela<br />
con i Zanichelli e con l’illustre cugino Marco,<br />
hanno l’opportun<strong>it</strong>à <strong>di</strong> stringere rapporti d’amicizia<br />
con uomini famosi che frequentavano, presso la<br />
libreria Zanichelli, il Cenacolo carducciano quali:<br />
Carducci, il suo caro <strong>di</strong>scepolo Ferrari, Guerrini,<br />
Stecchetti, Panzacchi, Albertazzi, Bistolfi, Testoni,
Murri, avv.Ceneri, Righi, Marconi e l sindaco<br />
Dall’Olio.<br />
Collaborarono anche con Rubbiani,<br />
Sézanne e Achille e Giulio Casanova della società<br />
bolognese “Aemilia Ars”. La Fabbrica <strong>di</strong> <strong>maioliche</strong><br />
<strong>Minghetti</strong> e la manifattura <strong>di</strong> ricami “Aemilia Ars”<br />
<strong>di</strong>vennero a Bologna, verso la fine dell’800, i più<br />
importanti produttori <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> alto artigianato<br />
artistico, note ed apprezzate in tutto il mondo.<br />
Ai circa 30 lavoranti si affiancano via via<br />
artisti locali, quasi tutti insegnanti delle Accademie<br />
<strong>di</strong> Belle Arti, quali ad esempio i docenti<br />
Massarenti, Colombarini, Pasqualini, Carpigiani e<br />
Vincenzi per la scultura e Scabia, Lambertini,<br />
Corticelli, Zagni e Santi per la p<strong>it</strong>tura.<br />
All’inizio del ‘900 entrano a far parte della<br />
Fabbrica anche i figli <strong>di</strong> Gennaro e <strong>di</strong> Arturo:<br />
Angelo, figlio <strong>di</strong> Gennaro, <strong>di</strong>plomato in scultura e<br />
famoso tenore, Aurelio, che <strong>di</strong>verrà un apprezzato<br />
cr<strong>it</strong>ico d’arte, e le figlie Margher<strong>it</strong>a e Itala che sono<br />
abili decoratrici insieme alle figlie <strong>di</strong> Arturo,<br />
Eleonora e Laura.<br />
La produzione me<strong>di</strong>a era <strong>di</strong> circa 4000<br />
pezzi l’anno e l’argilla chiara era forn<strong>it</strong>a dalle cave<br />
<strong>di</strong> Paderno, ora completamente esaur<strong>it</strong>e<br />
La v<strong>it</strong>a <strong>di</strong> fabbrica si svolge con molto<br />
entusiasmo e in grande armonia sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
Gennaro che, essendo stato un valido tenore e<br />
Accademico Filarmonico della celebre ist<strong>it</strong>uzione<br />
musicale bolognese, <strong>di</strong>rige anche l’esecuzione <strong>di</strong><br />
brani corali, sopratutto ver<strong>di</strong>ani, che allietano<br />
l’attiv<strong>it</strong>à dei <strong>di</strong>pendenti durante le lunghe ore <strong>di</strong><br />
lavoro.<br />
Durante e dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale<br />
tuttavia <strong>di</strong>minuiscono le or<strong>di</strong>nazioni e la fabbrica<br />
attraversa perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> forti <strong>di</strong>fficoltà economiche.<br />
Nel 1925 muore Gennaro e il 15 giugno<br />
1927 la fabbrica si trasferirà fuori Porta Maggiore in<br />
Via Filippo Argelati, nel 1929 lascia la fabbrica<br />
anche Arturo e nel 1930 lasciano la fabbrica i miei<br />
gen<strong>it</strong>ori: la figlia <strong>di</strong> Gennaro Itala e suo mar<strong>it</strong>o<br />
Luigi Santi, entrambi decoratori.<br />
Pur tuttavia Arturo fino al 1932 segu<strong>it</strong>erà a<br />
<strong>di</strong>pingere le sue <strong>maioliche</strong> nella sua ab<strong>it</strong>azione <strong>di</strong><br />
via Oriani e a cuocerle in fabbrica.<br />
Rimane il prof. Alcino Cesari che nel 1962<br />
cede fabbrica e il negozio <strong>di</strong> Piazza Galvani alla<br />
moglie Dora Vicoli. Nel 1967 cessa l’attiv<strong>it</strong>à della<br />
fabbrica e nel 1989 chiude il negozio.<br />
<strong>Le</strong> <strong>maioliche</strong> artistiche <strong>Minghetti</strong>, ispirate<br />
allo stile neorinascimentale, sono inconfon<strong>di</strong>bili per<br />
i decori a grottesche e a raffaellesche, per i putti e i<br />
draghi alati e per i “giochi” <strong>di</strong> colore azzurro, verde<br />
chiaro e giallo su fondo bianco.<br />
Famoso è il servizio realizzato da Gennaro<br />
<strong>Minghetti</strong> e dai suoi collaboratori per il francese<br />
Antonio <strong>di</strong> Borbone Orléans, Duca <strong>di</strong> Montpensier,<br />
in occasione delle sue nozze nel 1886 con l’Infanta<br />
Eulalia <strong>di</strong> Spagna, composto all’origine da<br />
novecento pezzi, fra cui enormi candelabri e<br />
giar<strong>di</strong>niere, centri tavola, alzate, fruttiere, modellati<br />
per la parte scultorea da Alessandro Massarenti.<br />
<strong>Minghetti</strong> - Piatto Montpensier<br />
Detto servizio è da considerarsi il<br />
capolavoro <strong>di</strong> Gennaro in cui egli profuse i tesori<br />
della sua fantasia e dell’arte sua. Altri servizi<br />
analoghi vengono forn<strong>it</strong>i alle famiglie bolognesi<br />
Hercolani e Pepoli.<br />
Ma tante famiglie bolognesi conservano<br />
gelosamente le <strong>maioliche</strong> <strong>Minghetti</strong>, per lo meno le<br />
famose innumerevoli Madonnine col manto<br />
finemente decorato e le inconfon<strong>di</strong>bili statuine del<br />
Presepio.
<strong>Minghetti</strong> - Madonna<br />
Giovanni Santi