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Edição 118 - Insieme

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CULTURA u CULTURA<br />

I Grandi<br />

bronzi del<br />

Battistero di<br />

Firenze<br />

1<br />

scultorea di Vincenzo Danti è stata al centro<br />

della mostra ‘I grandi bronzi del Battistero’, ospitata<br />

fino a settembre al Museo Nazionale del Bar-<br />

L’arte<br />

gello, di Firenze. I bronzi dello scultore perugino (1530-<br />

1576), che fu discepolo ‘ideale’ di Michelangelo, ha preso<br />

occasione dal restauro delle tre grandi figure realizzate per<br />

la porta sud del Battistero di Firenze, che raffigurano la<br />

‘Decollazione del Battista’ e costituiscono il suo capolavoro.<br />

Il gruppo bronzeo, riportato alla sua originaria bellezza<br />

sotto la supervisione dell'Opificio delle Pietre Dure, è<br />

stato visibile per la prima volta ‘da vicino’, come sottolinea<br />

la soprintendente Cristina Acidini, e il pubblico ha potuto<br />

apprezzarne ‘la suprema eleganza intellettuale dei moti<br />

falcati, quasi da danzatori, di Salomè e del carnefice sull'inginocchiato<br />

Battista’.<br />

Contemporaneo del Gianbologna, Danti lavorò a lungo,<br />

come l’artista fiammingo, al servizio dei Medici. Gran<br />

parte delle opere che realizzò per Cosimo I sono oggi conservate<br />

al Museo Nazionale del Bargello, che è dunque la<br />

sede privilegiata per richiamare l’attenzione del pubblico<br />

su questo straordinario scultore del ‘500, particolarmente<br />

attento alla lezione di Michelangelo.<br />

Nonostante Danti non sia stato né un allievo, né un collaboratore<br />

diretto del Buonarroti, ne fu comunque tra i più<br />

importanti e originali seguaci. Il suo rapporto con Michelangelo<br />

si basò su una libera elezione delle opere del maestro<br />

come modelli normativi: studiandole lungamente da<br />

vicino, egli ne condivise in profondità non solo gli ideali<br />

formali, ma anche la tecnica e il metodo di lavoro. Si distinse<br />

inoltre dagli altri seguaci fiorentini del Buonarroti,<br />

legati alle sue opere giovanili presenti a Firenze, privilegiando<br />

il linguaggio formale del Michelangelo romano e<br />

dei suoi molti discepoli, dal 1550 in poi.<br />

La mostra, che ha riunito al gruppo del Battistero e alle<br />

opere presenti al Bargello, gran parte di quelle collocate<br />

in altre sedi fiorentine e in raccolte museali in Italia e all'estero,<br />

ha rappresentato l'occasione per uno studio critico approfondito<br />

anche della tecnica scultorea di questo artista.<br />

(AdnKronos) *<br />

Outubro - Ottobre 2008 - INSIEME - 24

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