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i loVe SiCily<br />
che le sue mete preferite sono a sud della Germania. dalla Svizzera<br />
alla Francia meridionale, dalla liguria alla Sicilia. Perché<br />
questo amore per il Sud? Sia le montagne svizzere illuminate<br />
da un sole abbagliante che le città portuali come Nizza, Genova,<br />
rapallo e Messina sono luoghi vitali, grazie alla forza ignea del<br />
sole, fonte di calore ed eccitazione. Non a caso i medici che curarono<br />
la sua depressione gli consigliavano di sostare in luoghi<br />
solari, fuori dall’uggiosa e deprimente Germania.<br />
Un magnifico aprile a Messina<br />
Non è casuale che gli anni del vagabondaggio coincidano con<br />
il massimo splendore filosofico di Nietzsche. Dall’estate 1881,<br />
quando il filosofo lascia Sils – Maria e si stabilisce a Genova, fino<br />
all’autunno 1882, quando ritorna nel capoluogo ligure e si trasferisce<br />
a rapallo, Nietzsche scrive, viaggiando, i suoi capolavori.<br />
tutti impregnati di quel senso gaio e sensuale della vita che è<br />
tipico del mondo meridionale. in uno stile solare e gaudente, il<br />
pensatore dà carne ai propri concetti, paragonando il mare e il<br />
sole alla dimensione greca della vita contrapposta al freddo e<br />
alla nebbia del mondo germanico, adatto alla sofferenza masochistica<br />
della civiltà cristiano – borghese.<br />
dopo aver ascoltato Bellini e Bizet, Nietzsche comincia a identificare<br />
nelle opere di questi musicisti l’espressione dell’ebbrezza<br />
mediterranea, istintiva e gioiosa, diversa dal torbido e malinconico<br />
ascetismo tedesco “wagneriano”. Nello stesso anno 1882<br />
Nietzsche conosce e si innamora di lou Salomè, una giovane<br />
ebrea finlandese con cui è disposto a condividere un menage a<br />
troix. Nietzsche è euforico ma l’amore dura poco, perché guastato<br />
dalla perfida intromissione della sorella Elisabeth. Il filosofo<br />
reagisce riprendendo a viaggiare.<br />
Questo è il suo periodo più inquieto. tutti i giorni percorre la<br />
strada che va da Rapallo a Santa Margherita e a Portofino, inebriandosi<br />
di mare e di sole. Proprio durante queste passeggiate<br />
Nietzsche inizia a scrivere “Così parlò Zarathustra” che termina<br />
più tardi tra roma e Nizza. tra i due poli di questo suo inquieto<br />
andare si inserisce il viaggio a Messina, intrapreso alla fine di<br />
marzo del 1882.<br />
Dalla città dei mamertini il filosofo scrive all’amico Overbeck in<br />
data 8 aprile“… alla fine con audace decisione mi sono imbarcato<br />
come solo passeggero per Messina e comincio a credere<br />
di aver avuto in ciò più fortuna che intelligenza – giacché questa<br />
Messina sembra fatta per me; i messinesi mi dimostrano una<br />
tale amabilità e premura, che mi sono venute in mente le idee<br />
più buffe (chissà, per esempio, che non ci sia qualcuno che mi<br />
vien dietro in viaggio con lo scopo di comprarmi i favori di questa<br />
gente?)”.<br />
L’esperienza breve ma intensa vissuta a Messina viene fissata<br />
in un epistolario, e si metaforizza nelle opere filosofiche scritte<br />
durante questo periodo.<br />
Foto di Fabrizio Cavallaro da un’idea di Riccardo Di Salvo<br />
Art director Riccardo Di Salvo - Modelli: Antonino Leonardi, Massimiliano Isajia, Paolo Tiralongo.<br />
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della Sicilia lo affascina lo spirito greco – arcaico, fatto di un<br />
senso religioso della vita che, al di sotto dell’esteriorità dei riti cristiani,<br />
conserva l’oscuro senso del destino, tipico della tragedia<br />
greca. La religiosità del popolo siciliano, barocca fino all’estremo<br />
del delirio, sontuosa e scintillante, ha un cuore tragico. e’ dominata<br />
dall’idea del fato in cui il filosofo tedesco si riconosce. Non<br />
a caso nello “Zarathustra”, l’espressione della volontà di potenza<br />
consiste nell’adeguare i propri valori ai valori veri della natura,<br />
non del sovrannaturale, tipico della teologia cristiana: “la formula<br />
per la grandezza dell’uomo è amor fati; non volere nulla<br />
di diverso da quello che è, non nel futuro, non nel passato, non<br />
per tutta l’eternità. Non solo sopportare ciò che è necessario, ma<br />
amarlo”.<br />
(continua nel prossimo numero di “Lui <strong>Magazine</strong>”, giugno 2013),