Notiziario n. 1-2/2010 - Ordine degli Psicologi del Lazio

Notiziario dell’Ordine degli Psicologi del Lazio 

anno XV, numeri 1-2/2010 

Autorizzazione del Tribunale 186/95 - Roma 7/4/95 

Direttore Responsabile 

Marialori Zaccaria 

Comitato di redazione 

Gisella Gasparini, Nicola Piccinini 

Consulente redazionale e editoriale 

Alberto Cortese 

Segretaria di redazione 

Stefania De Marco 

Progetto grafico 

Alberto Hohenegger 

2010 

1/2 

Impaginazione e stampa 

Cooperativa sociale “Informare” 

Tiratura 

16.200 copie, chiuso in tipografia il 31 agosto 2010 

In copertina e nelle pagine interne 

Mario Mafai, Veduta di Roma, 1940 circa, 

olio su tela, collezione privata 

Sede della redazione 

Via Flaminia, 79 - 00196 Roma 

Tel. 06 36002758 - Fax 06 36002770 

E-mail: segreteria@ordinepsicologilazio.it 

c.f. 96251290589 

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art. 1 comma 2 - DCB - ROMA 

• L’Editoriale La professione e le sue 

istituzioni non vanno rese “liquide” 

• Il progetto giovani a Castel Madama 

Da un drammatico fatto di cronaca a un 

intervento esemplare 

• Mediazione familiare Incostituzionale 

la legge regionale 

• Valutazione del danno Ecco le linee 

guida 

• Il nuovo Consiglio Istituite le aree 

tematiche. I gruppi di lavoro e gli 

incarichi 

• L’Albo Nuovi iscritti, trasferiti, 

cancellati, sospesi

dine 

degli Psicologi 

del Lazio 

Presidente 


Vicepresidente 

Paolo Cruciani 

Segretario 

Gisella Gasparini 

Tesoriere 

Mario D’Aguanno 

Consiglieri 

Luisa Barbato 

Lelio Bizzarri 

Annalucia Borrelli 

Andrea De Dominicis 

Sara Del Lungo 

Andrea Gragnani 

Massimo Gubinelli 

Claudia Montanari 

Nicola Piccinini 

Barbara Tibaldi 

Antonino Urso

sommario 

N.1/2 

2010 

Editoriale 

• La professione e le sue istituzioni 

non vanno rese “liquide” 

In primo piano 

• Il progetto giovani a Castel Madama 

• Dagli psicologi un contributo 

insostituibile 

• L’esperienza con i gruppi nella 

scuola media 

Dossier 

• Le linee guida per la valutazione del 

danno psico-biologico 

• Rassegna stampa 

Temi di politica professionale 

• Depressione post partum, diciamo 

no al trattamento sanitario 

obbligatorio 

• Lo psicologo di base è... uno 

psicologo 

pag 4 

pag 8 

pag 9 

pag 13 

pag 16 

pag 37 

pag 41 

pag 43 

Attività del Consiglio 

• Il nuovo Consiglio e l’istituzione 

delle Aree tematiche 

• Gruppi e incarichi 

Tutela della professione 

• Incostituzionale la legge regionale 

sulla mediazione familiare 

• In Puglia solo psicologi “pugliesi”? 

Ecco perché no 

• In breve 

Informazioni utili 

• Servizi e consulenze per gli iscritti 

L’Albo 

• Nuovi iscritti a 

• Nuovi iscritti b 

• Trasferiti 

• Cancellati, deceduti, sospesi 

• Revoca sospensione 

pag 46 

pag 49 

pag 51 

pag 56 

pag 57 

pag 59 

pag 60 

pag 64 

pag 64 

pag 65 

pag 66 

Eccoci qua. Siamo nuovamente in 

grado, dopo il riavvio delle prassi 

amministrative - che hanno 

comportato, tra l’altro, una gara per 

la scelta della tipografia - di tornare a 

stampare il Notiziario, organo 

ufficiale dell’Ordine. La vincitrice 

della gara è risultata “Informare” 

una cooperativa sociale per il 

reinserimento di pazienti disabili. 

Una scelta, quella delle cooperative 

sociali, che già negli anni passati ha 

visto con successo la formazione e 

l’addestramento di persone in 

difficoltà. 

Il nuovo comitato di redazione è 

formato dal Direttore Responsabile 

che in base all’articolo 14 del 

regolamento del Consiglio dell’Ordine 

è il Presidente, e da altri due 

consiglieri, Gisella Gasparini e Nicola 

Piccinini. L’editing è curato da 

Alberto Cortese che ringrazio per la 

sua paziente e preziosa 

collaborazione e come segretaria di 

redazione è stata confermata Stefania 

De Marco. 

Come primo atto il Comitato di 

redazione ha provveduto ad elaborare 

il programma di sviluppo dell’attività 

editoriale, che è stato approvato dal 

Consiglio. Tale programma prevede 

che il Notiziario abbia carattere 

istituzionale, informativo e di 

approfondimento e che al suo interno 

trovino adeguato spazio sia le 

informazioni inerenti ad eventuali 

nuove normative che incidono sulla 

professione, sia le informazioni 

rispetto alle attività poste in essere dal 

Consiglio dell’Ordine, ivi compreso 

l’aggiornamento periodico dell’Albo 

degli iscritti e il bilancio consuntivo. 

Particolari spazi di approfondimento 

saranno dedicati ai diversi ambiti 

della professione attraverso dossier 

tematici, anche con il contributo dei 

gruppi di lavoro che afferiscono alle 

diverse aree tematiche. 

Come potrete constatare, la veste 

grafica è stata mantenuta nella sua 

forma precedente ed istituzionale 

mentre si è deciso di modificare la 

periodicità che sarà da quest’anno 

semestrale. Ricordiamo inoltre che il 

Notiziario è anche visibile sul sito 

dell’Ordine direttamente sull’Home 

Page, sezione “Nello scaffale – 

Notiziario Psicologi”. Da quest’anno, 

oltre al consueto formato .pdf, il 

Notiziario verrà inserito anche in 

formato testuale per consentire una 

più efficace ricerca mediante il 

motore interno al sito. Ricordiamo 

inoltre che nella medesima sezione del 

sito è possibile consultare l’Indice 

analitico dei Notiziari, articolato per 

temi, che consente di effettuare 

ricerche mirate sugli articoli apparsi 

sul Notiziario dal 2001 ad oggi. 

m.l.z 

3

TUTTI I GUASTI 

DI UN PENSIERO 

TROPPO DEBOLE 

E DESTRUTTURANTE 

IL PROBLEMA 

DEL CONSIGLIO NAZIONALE 

DOVE UNA MINORANZA 

SI FA MAGGIORANZA 

l’editoriale 

LA PROFESSIONE 

E LE SUE ISTITUZIONI 

NON VANNO RESE 

“LIQUIDE” 

di Marialori Zaccaria, Presidente dell’Ordine degli Psicologi 


Sono passati sei mesi 

dall’insediamento 

del nuovo Consiglio 

dell’Ordine degli Psicologi 

del Lazio, avvenuto nei 

primi giorni di febbraio 

di quest’anno. Alla fine di 

dicembre del 2009 in 

prima convocazione e poi 

a gennaio in seconda 

convocazione, si erano 

tenute le elezioni che 

avevano visto premiare e 

riconfermare il gruppo di 

Cultura e Professione, 

mentre, per la 

minoranza, l’elettorato 

aveva dato un segnale di 

cambiamento eleggendo 

cinque consiglieri della 

Sipap e un consigliere di 

Altra Psicologia. Cosa è 

successo in tutto questo 

tempo sicuramente lo 

avrete letto sul sito 

dell’Ordine, solo ora però 

riusciamo a dare alle 

stampe il resoconto del 

lavoro svolto e dei progetti 

a cui stiamo lavorando. 

Riavviare la complessa 

macchina amministrativa 

all’inizio di una nuova 

legislatura, rimettere il 

treno sui binari, è cosa 

complessa e laboriosa. 

Occorre per esempio 

riaffidare tutti gli 

incarichi - senza i quali 

l’amministrazione non 

può funzionare - che per 

correttezza istituzionale 

erano stati azzerati alla 

fine della passata 

legislatura. Ed occorre 

farlo seguendo le regole 

rigorose degli enti 

pubblici. Perché un 

Ordine professionale è un 

Ente pubblico, sia pure 

non economico, vale a 

dire senza finanziamenti 

statali, che si sostiene con 

le quote dei propri iscritti. 

Nonostante non vi sia una 

normativa ad hoc, 

l’Ordine funziona dunque 

in base ai regolamenti 

codificati degli enti 

pubblici. Una prassi 

amministrativa 

complessa ma 

indispensabile per il 

corretto funzionamento 

dell’Ente. Per fare un 

esempio, la stampa del 

Notiziario non è stata 

possibile affidarla alla 

vecchia tipografia, con la 

quale c’era un rapporto 

ormai consolidato. È stato 

necessario fare una 

nuova gara d’appalto 

dalla quale è uscita 

vincitrice una nuova 

tipografia. 

Nel frattempo si era 

aperto in 

Consiglio un dibattito che 

riguardava proprio il 

Notiziario. Una 

discussione lunga, a volte 

dai toni accesi, sul 

4


editoriaddel del presidente 

seguente specifico tema: 

“Bisogna continuare a 

stamparlo, inviandolo agli 

iscritti, o è preferibile 

diffonderlo per e-mail?”. E ciò 

nonostante il Notiziario sia da 

sempre pubblicato sul sito. 

Come Direttore responsabile - 

ma non solo - sento la necessità 

di manifestare il mio pensiero 

al riguardo, lo stesso che ho 

espresso in Consiglio. Lo farò 

servendomi di quanto scrive il 

sociologo Zygmunt Bauman a 

proposito del pensiero e della 

così detta cultura “liquida”. 

Come accade con liquidi in 

natura - sostiene Bauman - 

che non hanno una forma 

propria, ma la acquistano dal 

contenitore, anche la nostra 

civiltà oggi vive senza valori, 

modelli di riferimento, 

strutture precise. “L’esempio 

della massima fluidità è la 

rete, combinazione di 

connessioni e disconnessioni. 

In una struttura entri e resti, 

nella rete hai facilità relativa a 

collegarti ma, ed è la cosa più 

importante, hai facilità a 

disconnetterti”. Dunque, il 

mondo in cui viviamo è 

sfuggente e frammentario, e ciò 

che conta ora può essere 

cancellato da altro fra un 

istante. 

Come accade soprattutto nei 

rapporti umani, anche per gli 

oggetti, per un libro, o nel 

nostro caso per il Notiziario, le 

percezioni che proviamo nel 

toccare, nel vedere, 

nell’odorare, consentono il 

perdurare dei contenuti nella 

memoria. Mentre nell’online, i 

contenuti sgusciano via perché 

non hanno un contenitore 

proprio, sono come acqua che 

scivola tra le dita. 

Naturalmente non intendo qui 

portare un attacco ad internet, 

che utilizzo quotidianamente e 

che considero uno strumento 

indispensabile nella società 

moderna globalizzata. Ritengo 

però importante che la 

comunicazione tra 

un’istituzione come un ordine 

professionale ed i propri 

iscritti avvenga attraverso 

segni tangibili come può essere 

anche un notiziario stampato. 

Penso quindi che vadano 

mantenute entrambe le 

procedure. In questo “mondo 

liquido” è sempre più 

necessario alimentare la 

fiducia nelle Istituzioni e nella 

loro stabilità. 

Le istituzioni non sono 

solo al di fuori di noi - 

nella società - ma fanno parte 

anche del nostro mondo 

interno, e contribuiscono alla 

formazione della personalità 

dell’individuo. 

Elliott Jaques dice che le 

istituzioni trasmettono 

sicurezza e protezione 

dinanzi alla minaccia 

del caos e della follia. 

Dico tutto questo perché sempre 

più ci sono istituzioni che 

ignorano l’esistenza delle 

norme. Un esempio: la Regione 

Lazio aveva promulgato una 

legge sulla mediazione 

familiare che prevedeva 

addirittura l’istituzione di un 

albo che avrebbe inglobato al 

suo interno figure 

professionali dalle provenienze 

più disparate. Quella legge - 

dannosissima per la nostra 

professione - a nostro avviso 

era sicuramente 

incostituzionale e ci siamo 

mossi di conseguenza. La Corte 

Costituzionale ci ha dato 

ragione. Con la sentenza n. 31 

dell’Aprile 2010 ha infatti 

ribadito che sul tema degli albi 

professionali la competenza 

spetta allo Stato e non alle 

Regioni. È facilmente 

immaginabile cosa sarebbe 

accaduto se quella legge fosse 

stata applicata. Con un 

semplice corso regionale di 500 

ore ci sarebbe stato un 

germinare di queste nuove, 

ambigue, figure professionali. 

Un pericolo sventato non solo 

per la nostra professione ma 

anche per l’utenza. 

Al riguardo, comunque, il 

nostro Ordine ha sempre 

sostenuto con forza che la 

mediazione familiare, così 

come il counsellor psicologico, 

non sono professioni bensì 

competenze proprie della 

Psicologia. Questo comunque è 

un problema enorme da 

5


del presidente 

affrontare che vede 

continuamente corrodere spazi 

e competenze psicologiche. Un 

problema che affonda le radici 

proprio in quel mondo liquido 

di cui parla Bauman, dove 

“non si vive più la cultura 

dell’apprendimento, 

dell’accumulazione ma quella 

del disimpegno, della 

discontinuità e della 

dimenticanza”. C’è da 

aggiungere che è noto a tutti 

quale business può 

rappresentare il fiorire di 

scuole di counsellor, di 

mediazione familiare e di 

chissà che altro ancora. 

L’impegno del nostro Ordine è 

stato, è e sarà sempre quello di 

contrastare con una vigilanza 

continua e con ogni tipo di 

iniziative il proliferare di 

questa cultura che tra l’altro – 

lo voglio ribadire - non offre 

nessuna garanzia per l’utenza. 

Un altro obiettivo molto 

importante da 

raggiungere per la promozione 

e lo sviluppo della nostra 

professione è quello di mettere 

in campo, di valorizzare, una 

delle funzioni proprie della 

Psicologia, vale a dire la 

responsabilità sociale nei 

confronti dei cittadini. Perché 

la Psicologia non è più solo 

una Psicologia della cura, ma 

anche del benessere e della 

salute. Il nostro Ordine ha fatto 

6 

passi importanti in questa 

direzione. Sindaci coscienziosi 

che hanno a cuore la salute dei 

propri cittadini di fronte a 

eventi drammatici hanno 

interpellato l’Ordine 

chiedendoci di intervenire. È 

avvenuto a Rignano Flaminio, 

a Monte San Giovanni 

Campano ed ora a Castel 

Madama. Un ambito del tutto 

nuovo, da sviluppare sempre 

di più, per mettere in campo la 

solidarietà nei confronti di chi 

ne ha bisogno. Come nel caso 

degli interventi che sono stati 

fatti sulle terapie riparative, 

oppure sui Tso alle mamme 

affette da depressione post 

partum o sul disegno di legge 

per la riformulazione dei 

consultori, o ancora sulla 

indispensabilità della 

psicologia nelle carceri, e 

soprattutto di una psicologia di 

base in grado di intercettare i 

disturbi esistenziali o psichici 

prima che si cronicizzino. 

Penso che avremo un autunno 

molto caldo su questi temi, ma 

siamo pronti ad affrontarli. 

Ora, vorrei brevemente parlare 

dell’insediamento del Consiglio 

Nazionale dell’Ordine degli 

Psicologi, che come saprete è 

avvenuto con grande ritardo - 

poco prima dell’estate - a causa 

del non raggiungimento del 

quorum in Emilia-Romagna 

nelle elezioni di inizio anno. 

Già, perché il CNOP è composto 

da tutti i Presidenti regionali 

eletti, più un triennalista. 

Quindi a differenza di ciò che 

avviene in tutti gli altri ordini 

professionali, il nostro 

Consiglio Nazionale non è 

eletto direttamente dagli 

iscritti ma si forma cooptando 

nel consiglio tutti i presidenti 

regionali. E se una regione 

non riesce ad eleggere il 

consiglio contemporaneamente 

alle altre - com’è appunto 

avvenuto in Emilia-Romagna, 

dove per due volte consecutive 

non è stato raggiunto il 

quorum dei votanti e ci si è 

riusciti solo a maggio, al terzo 

tentativo - si blocca tutto e si 

può restare in attesa per mesi. 

Ma andiamo avanti. 

Dunque, i membri del 

CNOP sono 22, ossia 19 

presidenti regionali, più i 

presidenti delle provincie di 

Trento e di Bolzano, più il 

triennalista. La maggioranza 

scaturita dalle ultime elezioni 

è di 14 presidenti di area 

AUPI. La minoranza - che è 

composita - è invece costituita 

dal triennalista e dai 7 

presidenti di Lazio, Abruzzo, 

Toscana, Liguria, Veneto, 

Lombardia e dalla provincia di 

Trento. La minoranza 

rappresenta però quasi il 58% 

degli iscritti. Questa è la vera 

grande anomalia. Ed ecco 

perché si verifica. 

Dunque, cominciamo dal 

triennalista che nell’attuale


editoriaddel del presidente 

consiglio è espressione del voto 

della minoranza (è stato infatti 

eletto con i voti raccolti in sole 

7 regioni ) in quanto - come 

indicato dal DPR 221 

del 2005 - il triennalista viene 

giustamente eletto, con il 

cosiddetto voto ponderato 

(il valore di ogni voto 

proporzionato al numero 

degli iscritti che rappresenta), 

è espressione cioè della 

maggioranza degli iscritti alla 

comunità professionale. 

Il voto ponderato però si 

applica solo nella votazione 

del triennalista, per tutto il 

resto, nel CNOP, si vota “per 

regione”, vale a dire 

che il voto del Lazio che ha 

quasi 16.000 iscritti 

e ristorna 

annualmente al Nazionale 

27 euro pro capite, 

vale come il voto 

del triennalista o come 

quello - per fare un esempio - 

di una regione che ha 100 

iscritti. Può quindi 

accadere - ed è quello che 

accade attualmente - che le 

regioni con il maggior numero 

di iscritti, 

e quindi con la maggiore 

rappresentatività della 

professione, siano 

minoranza all’interno del 

CNOP. Naturalmente questo è 

un vulnus per la 

democrazia, 

ed è iniquo sul piano 

costituzionale, ma così è 

sancito nella 56/89. 

Questo meccanismo 

andrebbe cambiato 

prima possibile, ed anche il 

CNOP dovrebbe essere eletto o 

direttamente dagli iscritti, o 

utilizzando il voto ponderato, 

uno strumento proprio dei 

meccanismi democratici, per il 

quale il voto di ogni singola 

regione, vale di più o di meno 

a seconda del numero degli 

iscritti di quella regione. 

Sistema - come dicevamo - che 

oggi si applica solo per 

l’elezione del triennalista 

che non a caso è espressione 

della minoranza. 

Ciò premesso, il gruppo di 

minoranza (che lo ripeto 

ancora una volta rappresenta 

in realtà, con solo 7 regioni, il 

58% degli iscritti ) consapevole 

della situazione critica che 

attraversa il Paese e 

dell’emergenza in cui versa la 

nostra professione - con i 

giovani professionisti che 

sprofondano sempre di più 

nella precarietà, e con i 

continui sconfinamenti nelle 

competenze psicologiche da 

parte di altre figure - con forte 

senso di responsabilità, dopo 

aver condiviso al suo interno 

dei punti programmatici, ha 

proposto alla maggioranza 

AUPI la creazione di una sorta 

di “governo di unità 

nazionale”, con un programma 

da condividere e 

l’assegnazione di due cariche 

alla minoranza, quella di 

vicepresidente ed un’altra da 

scegliere tra segretario e 

tesoriere. E soprattutto un 

esecutivo votato 

all’unanimità. 

La proposta non è stata accolta 

e si è insediato un esecutivo - 

tutto AUPI - che rappresenta a 

mala pena l’11,60% della 

comunità professionale, 

e che soprattutto non ha 

al suo interno nemmeno 

un consigliere donna, 

nonostante l’80% dei 

professionisti siano donne. 

Un’occasione persa, 

che si è lasciata dietro 

strascichi di amarezza ed ha 

determinato nel Consiglio un 

clima di forte 

contrapposizione. 

Per superare tutte le 

anomalie all’interno 

del CNOP di cui ho parlato, 

dobbiamo sperare nella 

riforma degli ordini, una 

specie di chimera di cui si 

parla da anni che chissà se 

verrà mai. Quello che 

più inquieta però è la 

mancanza - all’apice 

del nostro Ordine 

professionale - di una 

cultura istituzionale che 

guarda al bene comune. 

È molto triste, 

ma c’è qualcosa nella nostra 

politica professionale che 

sembra scimmiottare 

la Politica con la P maiuscola 

del nostro Paese. 

7

Da un drammatico 

fatto di cronaca 

alla consapevole risposta 

delle istituzioni 

Così è nata la 

collaborazione 

tra il Comune 

e l’Ordine 

degli Psicologi del Lazio 

IN PRIMO PIANO 

CASTEL MADAMA 

PROGETTO 

GIOVANI 

8

Una iniziativa emblematica 

che segue quelle 

di Rignano Flaminio 

e di Monte San Giovanni 

Campano 

in primo piano: castel madama 

DAGLI PSICOLOGI UN CONTRIBUTO 

SPECIFICO E INSOSTITUIBILE 

AL BENESSERE COLLETTIVO 

di Marialori Zaccaria e Paolo Cruciani 

L’ 

Ordine degli Psicologi 

del Lazio ritiene sia una 

delle sue funzioni 

istituzionalmente fondanti il 

favorire l’incontro fra le esigenze 

avvertite dalla società e le 

competenze che la comunità 

scientifica e professionale degli 

psicologi è in condizione di 

offrire come risposta efficace a 

tali richieste. 

Un incontro di questo genere 

avviene non soltanto in funzione 

dei compiti particolari volta a 

volta affrontati, ma rientra nella 

finalità più ampia di una 

sempre migliore definizione, 

diffusione e promozione 

dell’immagine dello psicologo 

come professionista capace di 

fornire specifici e insostituibili 

contributi al benessere collettivo. 

In questo spirito è apparsa 

particolarmente opportuna la 

proposta giunta dal Sindaco di 

Castel Madama e di tutto il 

Consiglio Comunale di questo 

paese di fornire un contributo 

professionale in un contesto 

socio psicologico connotato da 

elementi di notevole complessità 

e drammaticità. Questo tipo di 

intervento, a seguito di una 

richiesta proveniente da 

istituzioni così rappresentative 

di una collettività, come è noto, è 

già stato attuato a Rignano 

Flaminio ed a Monte San 

Giovanni Campano. 

Qualche tempo fa, com’è noto, 

Castel Madama, caratterizzato 

da un livello di vita e di cultura 

sociale esemplari e da un 

“clima” comunitario positivo, è 

stato turbato da un tragico 

episodio. Tre giovani hanno 

ucciso un loro coetaneo per 

motivi legati ad una questione 

di gelosia: una vicenda che ha 

sconvolto l’intero corpo sociale ed 

ha rischiato di creare un clima 

di tensione esteso a tutta la 

collettività. 

Per degli psicologi è 

particolarmente rilevante la 

reazione che il Consiglio 

Comunale, un organo tanto 

rappresentativo delle istituzioni 

che gestiscono una comunità, ha 

avuto: favorire dei momenti di 

riflessione sull’accaduto, 

promuovere delle iniziative che 

diano una risposta riparativa 

alle divisioni che minacciano di 

creare esplosioni di collera e 

avviare un processo di 

comprensione condivisa di un 

evento di tale gravità. 

È in questo clima caratterizzato 

da una responsabile e 

consapevole risposta da parte 

delle istituzioni, che è maturata 

la decisione del Sindaco 

Giuseppe Salinetti, del Consiglio 

Comunale e di altri esponenti 

della comunità, di rivolgersi 

all’Ordine degli Psicologi e di 

programmare un intervento 

articolato in più tempi. Ci 

sembra importante sottolineare 

questa forma di cooperazione fra 

le istituzioni, che si mostrano 

attenti e responsabili recettori 

del disagio che si manifesta in 

un contesto sociale, e l’Ordine 

quale rappresentante della 

comunità professionale e 

scientifica di cui deve sempre 

meglio essere riconosciuta 

l’ampiezza delle competenze e 

delle possibilità di intervento 

possedute. L’Ordine e le 

istituzioni locali si sono così 

potute incontrare su un piano di 

collaborazione paritaria creando 

un terreno comune istituzionale 

di cui sarà importante fare 

tesoro, come di un modello già 

collaudato nelle situazioni citate 

sopra, da esportare anche in 

altri contesti di crisi. 

Attraverso una successione di 

incontri si è formulato un 

progetto di cui riassumeremo le 

linee generali e i risultati della 

prima parte che si è conclusa 

con il termine delle attività 

scolastiche. 

La finalità complessiva del 

progetto è la ricerca di elementi 

relativi alla situazione 

psicologica collettiva, sociale e 

antropologica culturale del paese 

per comprendere come, in una 

situazione armoniosa e in 

assenza, almeno ad una prima 

osservazione, di quelle 

componenti di degrado e 

conflittualità sociale che sono di 

solito il terreno in cui più 

frequentemente si originano le 

esplosioni di distruttività e di 

violenza, si sia verificato un 

fatto così grave e cosa sia 

possibile fare per disinnescare 

tempestivamente eventuali altre 

manifestazioni estreme di 

aggressività. 

Si è così approntato un 

programma di ricerca e 

intervento che si articola in fasi 

successive. 

9


a) Un intervento di psicologia 

scolastica e di gruppo per 

consentire, attraverso incontri 

con i giovani, una conoscenza 

capillare ed un processo di 

elaborazione dei problemi 

degli adolescenti in questa 

comunità. 

Questa parte dell’intervento, 

particolarmente centrata 

sull’utilizzazione del gruppo, 

sarà compiuta secondo tre 

livelli: 

1. Gruppi con ragazzi da 11 a 13 

anni che frequentano la scuola 

secondaria di primo grado 

operante sul territorio di 

Castel Madama. 

2. Gruppi con giovani dai 14 ai 

26 anni che saranno divisi fra 

ragazzi che frequentano le 

scuole secondarie dai 14 ai 19 

anni e giovani, universitari e 

non, dai 19 ai 26 anni. 

3. Gruppi spontanei di giovani 

disponibili ad avere un 

incontro. 

b) Il potenziamento dell’Ufficio 

comunale dei servizi sociali e 

socio-sanitari per rispondere 

alle esigenze di sostegno 

psicologico alla popolazione, 

alla scuola e alle associazioni 

che operano con minori e 

giovani con il coinvolgimento 

degli Psicologi che hanno dato 

la disponibilità a collaborare 

a titolo volontario. 

c) La collaborazione con gli 

educatori (insegnanti delle 

scuole del paese, istruttori 

dell’associazione sportiva e 

delle altre associazioni locali) 

10 

per meglio comprendere i 

vissuti del mondo giovanile, 

confronto e discussione che 

sarà attuata con una serie di 

momenti di incontro con 

operatori ed educatori. 

d) Una ricerca sulla cultura e 

sulla mentalità della 

comunità locale: ricercaazione 

interdisciplinare sulla 

storia dei cambiamenti socioculturali 

della comunità 

locale nei passaggi dalla 

società contadina a quella 

industriale a quella attuale. 

I punti a) e b) comportano la 

collaborazione fra psicologi 

provenienti dall’esterno della 

comunità esperti di questo tipo 

di interventi e psicologi che 

appartengono alla stessa 

comunità in modo da disporre di 

una pluralità di punti di vista 

da integrare in una visone di 

insieme più articolata, il punto 

c) una collaborazione fra 

psicologi e antropologi nel 

quadro di una prospettiva 

interdisciplinare. 

Allo stato attuale, come previsto 

secondo la scelta dei tempi 

decisa, è stata attuata la prima 

fase dell’intervento all’interno 

della scuola: Istituto 

Comprensivo di Castel Madama. 

La metodologia adottata è il 

risultato di una lunga serie di 

esperienze che costituiscono 

oramai un patrimonio che 

appartiene a diversi tipi di 

professionisti che si occupano di 

interventi psicologici nelle scuole 

e che, pur includendo tradizioni 

formative diverse, hanno trovato 

subito un’ampia base condivisa 

dei diversi operatori coinvolti. 

I colleghi appartenenti a 

indirizzi tecnici e metodologici 

rappresentativi delle principali 

linee di ricerca sull’utilizzazione 

dei gruppi nella scuola, che 

hanno partecipato come 

volontari a titolo gratuito e senza 

oneri per l’Ordine, si sono 

riuniti per concordare una 

impostazione di base comune 

che si è arricchita per la 

compresenza di specifiche 

tecniche utilizzate. 

I gruppi, come preciseremo in 

seguito, sono costituiti da 

ragazzi che appartengono ad 

una classe e sono invitati ad 

interagire liberamente 

utilizzando, quanto più 

possibile, quelli che secondo la 

tradizione francese sono 

chiamati “gruppi con oggetti di 

mediazione”. Questi gruppi 

utilizzano testi narrativi, filmati 

immagini o elaborati costruiti 

dagli stessi componenti in modo 

da consentire l’espressione, 

l’interpretazione e l’elaborazione 

di emozioni e pensieri presenti 

nel gruppo senza che si debba 

fare un riferimento diretto alle 

persone presenti. 

Vedremo dal resoconto successivo 

che tale tecnica si rivela assai 

conveniente quando si ha a che 

fare con contenuti di forte 

impatto emotivo in situazioni 

come quella dall’esperienza di 

Castel Madama.


IL PROGETTO 

DI INTERVENTO PSICOLOGICO 

PREMESSA 

A seguito del tragico episodio che ha 

visto coinvolti alcuni giovani del paese, 

il Sindaco di Castel Madama, con 

nota prot. n. 9302 del 14.12.2009 ha 

chiesto all’Ordine degli Psicologi del 

Lazio un progetto d’intervento psicologico. 

Gli amministratori locali, facendosi 

interpreti dell’esigenza dell’intera comunità, 

hanno convocato un Consiglio 

comunale in seduta aperta nei giorni 

19 e 21 dicembre 2009 per avviare una 

profonda riflessione allo scopo di capire 

il significato di quanto è accaduto 

e definire un percorso di cambiamento 

socio-culturale della comunità 

locale, fondato sul rispetto della persona 

umana e dei suoi inviolabili diritti, 

e su una responsabile convivenza civile. 

Il Consiglio comunale, ascoltati i cittadini 

che hanno voluto dare la propria 

testimonianza ed acquisita la disponibilità 

a collaborare con l’Amministrazione 

comunale da parte della comunità 

di Castel Madama nelle sue articolazioni 

sociali, del Vescovo di Tivoli, 

delle forze dell’ordine, del Distretto sociosanitario 

di Tivoli, dell’Istituto comprensivo, 

dell’Ordine degli Psicologi 

del Lazio, nonché dell’Assessore provinciale 

ai servizi sociali, ha deliberato 

la costituzione di un Gruppo di lavoro 

allo scopo di elaborare e realizzare 

un progetto culturale ed educativo 

della comunità di Castel Madama 

che, attraverso l’analisi delle 

attuali problematiche, individui le 

azioni da intraprendere per garantire 

ai bambini, ai ragazzi e ai 

giovani una positiva crescita personale 

e una serena convivenza civile. 

Il presente progetto rappresenta, 

quindi, un parte di un più ampio programma 

di interventi. Esso è stato elaborato 

da Marialori Zaccaria e Paolo 

Cruciani, rispettivamente Presidente 

e vice-Presidente dell’Ordine degli Psicologi 

del Lazio e da Giuseppe Mancini 

in qualità di coadiutore, sulla base 

della delibera n. 449-09 del Consiglio 

regionale dell’Ordine stesso; dal Sindaco 

Giuseppe Salinetti e dal Gruppo 

di Lavoro nominato con deliberazione 

del Consiglio Comunale n. 59 del 

21.12.2009 durante alcuni incontri tenutisi 

presso la sede dell’Ordine e quella 

del Comune di Castel Madama. 

CONTESTO 

La popolazione di Castel Madama 

(dati dell’Ufficio Anagrafe comunale, 

aggiornati al 31.12.2009) presenta le 

seguenti caratteristiche: 

Abitanti: 7.542 di cui 606 residenti 

stranieri, pari all’8% del totale; la comunità 

più numerosa è quella romena 

con 395 unità, pari al 65,2% 

Famiglie: 3029 di cui 220 con intestatario 

straniero, pari al 7,3% del totale 

Composizione media delle famiglie: 

2,48 

Fasce di età: 

Anno di nascita Fasce d’età Numero residenti Media residenti per anno 

di nascita 

2007-2009 anni 0-2 242 80,6 

2004-2006 anni 3-5 214 71,3 

2003-1999 anni 6-10 321 64,2 

1998-1996 anni 11-13 213 71 

1995-1994 anni 14-15 140 70 

1993-1991 anni 16-18 221 73,7 

1990-1985 anni 29-24 451 75,2 

1984-1975 anni 25-34 1085 108,5 

1974-1965 anni 35-44 1278 127,8 

1964-1955 anni 45-54 1170 117 

1954-1945 anni 55-64 839 83,9 

1944-1935 anni 65-74 647 64,7 

1934-1925 anni 75-84 510 51 

1924-1915 anni 85-94 118 11,8 

1914-1905 anni 95-104 8 0,8 

11

in primo piano: iniziativa castel madama 

Saldo naturale anno 2009: +25 (nati 

94, morti 69), di cui 5 stranieri 

Saldo migratorio anno 2009: +77 

(iscritti 245, cancellati 168), di cui 40 

stranieri 

Saldo generale anno 2009: +102, di 

cui 45 stranieri 

L’indice di vecchiaia è di 122,1 (rapporto 

tra popolazione di 65 anni e più 

e popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato 

per 100), nel 2006 in Italia era 

di 139,9. 

Sono in corso di reperimento i dati 

relativi al grado di istruzione e al tasso 

di abbandono presso la scuola secondaria 

di I grado 

SOGGETTI COINVOLTI 

Comune di Castel Madama 

Distretto sociosanitario ASL RM G3 di 

Tivoli 

Ordine degli Psicologi del Lazio 

Istituto comprensivo di Castel Madama 

Associazione Sportiva Dilettantistica 

Castel Madama 

Parrocchia San Michele e San Sebastiano 

Altre Associazioni di Castel Madama 

Gruppi giovanili non strutturati di Castel 

Madama 

Assessorato alle Politiche Sociali e per 

la Famiglia della Provincia di Roma 

12 

OBIETTIVI E MODALITÀ 

DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO 

1. Promuovere un intervento di psicologia 

scolastica e di gruppo tra pari per elaborare 

i vissuti legati all’adolescenza attraverso 

l’uso della metafora 

L’uso della metafora è essenziale per 

l’individuo e per i gruppi in quanto consente 

di trasmettere pensieri, concetti 

ed emozioni altrimenti difficili da comunicare, 

soprattutto in presenza di 

eventi drammatici come quelli accaduti. 

Le metafore sono rappresentazioni 

della realtà e dei vissuti che consentono 

di dare nuovi significati verso la 

conoscenza ed avviare processi di cambiamento. 

1.1.Tra i ragazzi dagli 11 ai 13 anni 

frequentanti la scuola secondaria 

di primo grado operante sul 

territorio di Castel Madama 

1- 3 fasce di età: prima media (11-12 

anni); seconda media (12-13 anni); 

terza media (13-14 anni) 

2- 9 gruppi classe 

3- organizzazione di 3 incontri con ciascun 

gruppo in orario scolastico 

4- verrà proposto ai ragazzi un mito o 

un testo letterario in grado di metaforizzare 

i vissuti legati all’adolescenza 

5- I gruppi verranno condotti da psicologi 

esperti indicati dall’Ordine 

1.2.Tra i giovani dai 14 ai 26 anni 

1- 3 fasce di età: biennio scuola secondaria 

di secondo grado (14-16 

anni); triennio scuola secondaria di 

secondo grado (16-19 anni); giovani 

dai 19 ai 26 anni (universitari e 

non) 

2- organizzazione di 3 incontri di aggregazione 

presso strutture comunali, 

previa convocazione personale 

con invito recapitato a domicilio, 

con eventuali proiezioni di film, 

spettacoli e dibattito a tema 

3- successivamente, una volta verificata 

la necessità, organizzazione di 

incontri in gruppi più ristretti per 

approfondire alcune tematiche e- 

merse dagli incontri allargati. 

4- Anche questi gruppi saranno condotti 

da psicologi facilitatori e/o antropologi 

indicati dall’Ordine. 

1.3.Tra gruppi spontanei 

1- Incontri con gruppi spontanei di giovani 

e meno giovani disponibili ad 

avere un confronto. 

2. Potenziare l’Ufficio comunale dei servizi 

sociali e socio-sanitari per rispondere alle 

esigenze di sostegno psicologico alla popolazione, 

alla scuola, alle associazioni 

che operano con minori e giovani 

2- Tale servizio avrà un carattere temporaneo 

e sperimentale della durata 

di 1-2 anni 

3- Esso potrà utilizzare le risorse di volontariato 

che hanno dato la loro disponibilità 

all’Ordine degli Psicologi 


4- Inoltre potrà utilizzare esperti con 

specifiche competenze nell’ambito 

della scuola, dello sport, della famiglia, 

dei giovani, ecc. 

3. Collaborare, in una seconda fase, con gli 

educatori in senso lato per meglio comprendere 

i vissuti del mondo giovanile 

3.1. Organizzazione di incontri di discussione 

e confronto con gli insegnanti 

della scuola primaria e 

secondaria di primo grado 

3.2. Organizzazione di incontri di discussione 

e confronto con gli 

istruttori dell’associazione sportiva 

e delle altre associazioni locali. 

4. Condurre una ricerca sulla cultura e sulla 

mentalità della comunità locale 

1- Ricerca-azione interdisciplinare sulla 

storia dei cambiamenti socio-culturali 

della comunità locale nei passaggi 

dalla società contadina a quella 

industriale alla attuale. 

LE RISORSE DA UTILIZZARE 

Psicologi esperti in psicologia scolastica, 

di comunità, di gruppo, dello 

sport e un antropologo che abbia conoscenza 

delle tradizioni locali. Partendo 

dalle risorse locali disponibili 

(psicologi iscritti all’Albo regionale del 

Lazio) e che abbiano le competenze 

necessarie. 

Si ravvisa la necessità di un coordinatore 

del progetto al fine di omogeneizzare 

il più possibile l’intervento. 

Sarà, inoltre, costituito un gruppo di 

lavoro, nominalmente indicato dall’Ordine, 

che avrà il compito di articolare 

dettagliatamente i diversi punti indicati 

nel progetto e dargli attuazione 

attraverso una costante verifica con 

tutte le parti coinvolte. 

TEMPI DI REALIZZAZIONE 

Dall’approvazione del progetto da 

parte del Comune e dell’Ordine, individuate 

le risorse, l’intervento 1 dovrà 

concludersi entro la fine dell’anno scolastico 

2009/2010, per quanto riguarda 

i ragazzi e i giovani; ed essere aggiornato 

alla luce delle esigenze e delle 

criticità che dovessero emergere dagli 

incontri e dallo studio. 

MODALITÀ DI VERIFICA 

DEL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI 

Alla ripresa dell’anno scolastico, attraverso 

dei nuovi incontri, verificare 

i cambiamenti che l’intervento è stato 

in grado di apportare.

Dal silenzio e dal disagio 

alla integrazione 

del conflitto 

e delle emozioni “difficili” 

L’ESPERIENZA 

CON I GRUPPI 

NELLA SCUOLA MEDIA 


di Paolo Cruciani e Giuseppe Mancini, coordinatori del progetto 

L’ 

intervento psicologico presso 

la scuola media dell’istituto 

comprensivo di Castel Madama, 

è stato programmato attraverso incontri 

successivi che hanno visto come 

protagonisti: il Sindaco di Castel 

Madama, la Presidente dell’Ordine 

degli psicologi del Lazio, i due coadiutori 

nominati dall’Ordine stesso, 

la dirigente dell’Istituto comprensivo 

e gli otto psicologi-psicoterapeuti 

esperti scelti per l’intervento diretto 

sui gruppi-classe. Si è concordato 

di effettuare tre incontri per ciascuno 

dei gruppi classe (nove classi 

in totale, tre per ogni anno di corso), 

affidando ad ogni collega una classe, 

salvo una co-conduzione di una 2 a 

media. 

Come linea d’intervento generale 

si è valutato opportuno indicare l’utilizzo 

della metafora e degli “oggetti 

di mediazione” come mezzo per 

veicolare pensieri, concetti ed emozioni 

in presenza di un evento così 

drammatico come quello avvenuto 

in occasione del nostro intervento. 

Questo ha comportato il ricorso all’ausilio 

di brani scelti e/o di materiale 

audiovisivo o di storie create e 

interpretate. 

Si è inoltre deciso di non prevedere 

la partecipazione degli insegnanti 

agli incontri programmando invece 

degli incontri periodici del coadiutore 

con la Dirigente scolastica. 

Gli incontri si sono concentrati, 

quasi interamente, nel corso del mese 

di maggio 2010 e si sono tenuti 

con sostanziale regolarità pur non 

mancando problemi logistici che hanno 

comportato la modifica o la parziale 

soppressione di qualche incontro. 

Al momento degli incontri ciascun 

professionista, sulla base della propria 

formazione ed esperienza, ha tarato 

l’intervento tenendo conto delle 

caratteristiche del gruppo classe 

con cui si è trovato ad interagire. 

Sono apparsi rilevanti, oltre all’età 

dei ragazzi, altre variabili quali l’eventuale 

livello di conflittualità all’interno 

del gruppo classe, il rilevamento 

di processi di esclusione, episodi 

pregressi che avevano sollecitato 

l’attenzione dei docenti e la composizione 

multietnica della classe. 

È accaduto pertanto che in alcuni 

casi, in particolare nella prime medie, 

è stato possibile procedere seguendo 

l’intervento programmato 

utilizzando strumenti e tecniche di 

comunicazione quali il brainstorming, 

la lettura di fiabe che poi sono diventate 

storie interpretate dai ragazzi 

stessi, la proiezione di un filmato e il 

commento di un opuscolo che trattavano 

del bullismo, il lavoro con parole 

chiave con definizioni positive, 

negative e neutre, con la creazione 

e l’interpretazione di storie. 

Questo ha reso possibile la rappresentazione 

della realtà, anche in relazione 

all’evento drammatico dell’omicidio, 

evidenziando al tempo stesso 

resistenze e difese. 

I livelli di partecipazione dei ragazzi 

sono risultati sempre elevati ed adeguati 

pur non mancando momenti di 

tensione e conflitto. 

In diverse storie create dai ragazzi 

è stata presente una figura adulta 

con funzione di controllo mentre i 

sentimenti attribuiti alle diverse figure 

di “bullo” sono stati caratterizzati 

da solitudine, riflessione, pentimento 

e desiderio di riparazione. In 

queste occasioni i ragazzi hanno e- 

spresso il desiderio di proseguire il 

lavoro su queste tematiche. 

Per le seconde medie l’intervento 

ha previsto anche la co-conduzione 

di un gruppo classe mentre nelle altre 

due si è proceduto con il conduttore 

unico. 

Anche in questo caso gli approcci 

e gli strumenti impiegati sono stati 

diversi e adattati alle risposte dei ragazzi. 

Si sono comunque utilizzati in un 

caso fogli e colori per esprimere, tramite 

disegni o frasi, gli stati d’animo, 

in un altro caso non sono stati offerti 

stimoli esterni ma si è preso spunto 

da eventi accaduti e da tensioni 

esistenti nei gruppi stessi. 

In una classe si è potuto affrontare 

un momento di conflitto, questo 

ha condizionato il clima del gruppo 

nel quale prevaleva il silenzio e il disagio 

che è stato possibile superare 

utilizzando fogli sui quali i ragazzi potevano 

descriversi attraverso alcune 

caratteristiche personali. 

La situazione conflittuale è stata 

così finalmente fronteggiata creando 

ulteriori e momentanee tensioni 

che sono state tuttavia elaborate positivamente 

dal gruppo. Tale procedimento, 

proprio di tutti gli interventi 

che mirano ad ottimizzare il clima 

collettivo e organizzativo in un contesto 

istituzionale, è una delle metodiche 

con cui gli psicologi possono 

dare un contributo utile alla conduzione 

dei gruppi classe. 

L’episodio dell’omicidio viene preso 

in considerazione solo alla fine con 

un vissuto di sollievo che evidenzia 

13


un meccanismo di rimozione e una 

sorta di saturazione per il fatto di a- 

verne già “parlato tanto” con i docenti. 

Nel secondo dei gruppi classe, per 

ragioni organizzative, sono stati fatti 

solo due incontri ma questo non 

ha impedito il pieno svolgimento dell’esperienza. 

La produzione simbolica 

più significativa è stata quella del 

disegno di un fiore con le diverse definizioni 

delle emozioni del gruppo. 

Anche in questo caso l’evento 

drammatico è stato affrontato ed ha 

offerto lo spunto per parlare dei mezzi 

di informazione e del razzismo, 

mostrando come il gruppo possa consentire 

la gestione ottimale del lavoro 

sulle emozioni “negative”. 

L’ultimo gruppo delle seconde medie 

sembra essere stato particolarmente 

collaborativo. 

Appare significativo che il tema 

scelto nel primo incontro sia stato 

quello dell’amicizia e i ragazzi hanno 

messo in gioco, alcuni più di altri, le 

proprie emozioni e la possibilità di 

offrire aiuto ed essere aiutati. 

La successiva scelta di utilizzare la 

tecnica delle libere associazioni con 

due gruppi, il più piccolo di sei ragazzi 

e quello più grande di undici, 

ha permesso di affrontare alcuni a- 

spetti critici di questa età. 

È apparsa evidente la funzione di 

supporto che ciascuno ha potuto 

compiere nei confronti degli altri, 

sperimentando una sensazione di benessere 

e di crescita personale. 

Anche in questo caso è stata prospettata 

e accettata la possibilità di 

un proseguimento del lavoro. 

14 

Come prevedibile, nell’intervento 

con le terze medie si sono registrati 

i problemi più rilevanti nella gestione 

dei gruppi-classe, senza che questo 

abbia compromesso la ricchezza 

di spunti e l’approfondimento dei vissuti 

emotivi. 

Assumiamo la definizione data dalla 

collega conduttrice del primo 

gruppo: “livello più primordiale e 

conflittuale... rumoroso ma… senza 

avere mai la sensazione che qualcuno 

potesse farsi male…”. 

In questo gruppo è stato necessario 

accettare questo livello di comunicazione 

utilizzando, comunque, i 

mezzi che il gruppo metteva a disposizione. 

Nonostante il rumore di fondo molto 

alto i ragazzi hanno mostrato di 

aver colto i significati più profondi 

del filmato proposto, Little Miss 

Sunshine, in cui i personaggi di diverse 

età, facenti parte di un nucleo 

famigliare, fanno un viaggio attraversando 

esperienze di varia natura. 

Sulle sensazioni create dal film, 

nell’incontro successivo, è stata creata 

un’esperienza teatrale da cui sono 

emersi alcuni dati significativi, in 

relazione alla incapacità di mantenere 

un ruolo interpretandone contemporaneamente 

altri diversi e contraddittori: 

1. la percezione della spazialità dei 

luoghi creati, vissuti spesso come 

inaccessibili e bloccanti; 

2. la mancata differenziazione dei 

comportamenti dentro e fuori la 

rappresentazione; 

3. l’insicurezza delle ragazze a ricoprire 

ruoli marcatamente femminili 

e l’esuberante irrequietezza 

nei ragazzi; 

4. la difficoltà nel rispettare una 

trama dato il bisogno di esprimere 

delle fantasie. 

In tutto questo i ragazzi hanno finito, 

comunque, per accettare di 

buon grado le regole poste dalla conduttrice. 

Nel secondo gruppo di terza media 

il primo incontro è stato caratterizzato 

da toni di voce molto alti e da 

una certa confusione il tutto si è notevolmente 

ridotto mettendo in cerchio 

le sedie e accostando i banchi. 

Questa disposizione favorisce, naturalmente, 

la sensazione di partecipare 

ad un lavoro comune ed a condividere 

la responsabilità di quello 

che avviene. 

I ragazzi si aspettavano un intervento 

regolatore da parte del conduttore 

che poi ha provato ad utilizzare 

il racconto del Tifone di Conrad. 

Dapprima sembra non esserci 

stata un’adeguata percezione della 

emotività degli eventi anche se, poi, 

è stata creata la storia di due ragazzi 

Tic e Tac (il tempo) che arrivano 

a scuola e vengono aggrediti. 

Lo scontro fisico sembra essere il 

modello di riferimento prevalente e 

quello su cui è possibile misurare la 

realtà ma a partire dal quale è stato 

possibile sviluppare livelli di comunicazione 

e di partecipazione ad un 

lavoro comune 

Nell’ultimo incontro tutto questo 

viene messo in relazione con la possibilità 

di imparare dalle esperienze 

fatte. 

Nell’altro gruppo di terza media è


stato utilizzato come strumento di 

conoscenza del gruppo il sociogramma 

di Moreno con cui il conduttore 

ha potuto comprendere la configurazione 

della leadership e la distribuzione 

dei legami di amicizia. 

Il secondo incontro si è presentato 

molto problematico, si è parlato 

dell’episodio dell’omicidio al quale è 

stato associato il significato metaforico 

della “curva della Roma” luogo 

in cui si condividono passioni molto 

forti. Questo ha portato alcuni ragazzi 

a riconoscersi una parte di responsabilità 

di quanto è avvenuto. 

Nel terzo incontro, anche se la presenza 

dei ragazzi era ridotta per problemi 

didattici, è stato proiettato un 

filmato sul bullismo poi fatto oggetto 

di discussione e di elaborazione. 

Per quanto riguarda i gruppi delle 

terze medie non è possibile programmare 

un intervento omogeneo il 

prossimo anno scolastico se non pensando 

ad una possibile collaborazione 

con i diversi Istituti che andranno 

a frequentare a Tivoli. 

Nel trarre alcune iniziali e parziali 

conclusioni su questo intervento occorre 

sottolinearne la ricchezza e la 

complessità che, le diverse formazioni 

e stili di intervento degli psicologi 

coinvolti, hanno reso più stimolante 

e di particolare utilità per gli 

sviluppi futuri. 

Il confronto e la verifica sono stati 

già avviati con tutte le parti coinvolte, 

e non si possono certamente ignorare 

alcune criticità che un intervento 

di questo tipo comporta, non 

solo in relazione ai ragazzi, ma anche 

al rapporto con i docenti e le famiglie. 

Lo scopo di cominciare a comprendere 

i possibili nuclei conflittuali 

su cui operare è stato raggiunto. 

L’esperienza condotta ha consentito 

di validare la tecnica di intervento 

pianificata. 

I gruppi hanno reso possibile raccogliere 

le impressioni che gli avvenimenti 

da cui è partita l’iniziativa 

hanno prodotto così come sono arrivati 

ai ragazzi attraverso la famiglia 

e l’ambiente della collettività nel suo 

insieme. 

Il clima che si poteva osservare nei 

gruppi rifletteva la possibilità di utilizzare 

la scuola come una “camera 

di compensazione” in cui i fatti e le 

emozioni non elaborate a livello familiare 

possono essere meglio comprese 

offrendo, grazie alla presenza 

degli altri ragazzi con cui condividere 

le angosce latenti, un valido aiuto 

all’azione dei genitori. 

Il livello di conflittualità osservato 

è affrontabile ma consente di verificare 

che, anche in una collettività più 

piccola e quindi più coesa e capace 

di mantenere buoni livelli di solidarietà, 

sono comunque presenti quegli 

elementi di inquietudine che si 

manifestano più esplicitamente nei 

contesti urbani. 

L’uso frequente di internet consente 

in effetti, com’è noto, una facile 

partecipazione a modelli di comportamento, 

a stereotipi ed a sistemi 

di valori che sono oramai condivisi 

da tutti i giovani e giovanissimi 

qualunque sia il contesto in cui vivono. 

Il giudizio complessivo di quanti 

hanno partecipato, a vario titolo, all’intervento 

è l’utilità del suo perseguimento 

secondo il programma previsto, 

attivando gruppi anche con i 

docenti e con altri giovani del paese. 

Ci sembra anche importante ipotizzare 

un lavoro di cooperazione degli 

psicologi con quanti operano nella 

scuola per facilitare la comprensione 

delle particolari configurazioni 

dei modelli di interazione centrati 

sul conflitto e sulla ricerca di posizioni 

di leadership, a cui si accompagnano 

quelle tendenze all’omologazione 

acritica, che sono alla base 

di quelle dinamiche osservabili nei 

gruppi classe e che costituiscono un 

ostacolo prettamente psicologico al 

raggiungimento delle finalità dei programmi 

di insegnamento. 

Desideriamo, in conclusione, confermare 

il giudizio positivo su una iniziativa 

che rappresenta in modo e- 

semplare il metodo con cui le istituzioni 

di Castel Madama hanno risposto 

ad un avvenimento così grave. 

È solo con un’indagine capillare, e- 

stesa ad un campione rappresentativo, 

che si può adeguatamente pianificare 

una impostazione delle direttive 

dei programmi educativi e 

delle attività socializzanti capace di 

favorire l’affermarsi di modelli di interazione 

e di gestione dei conflitti 

ispirati a valori di solidarietà e di rispetto 

fra gli altri. 

Il compito degli psicologi è quello 

di fornire tutto il sostegno della loro 

professionalità per contrastare i profondi 

livelli di angoscia e di insicurezza 

che possono poi giungere, nei 

punti di maggiore intensità del conflitto 

e di fragilità della struttura di 

contenimento, alla esplosione di condotte 

gravemente antisociali. 

15

Un documento 

che nasce dall’esigenza 

di una maggiore 

chiarezza 

e di una più obiettiva 

valutazione 

delle conseguenze 

cliniche 

e psicologiche 

del trauma 

DOSSIER 

IL DANNO 

BIOLOGICO 

E PSICHICO 

LE LINEE 

GUIDA 

16

Un contributo al lavoro 

dei colleghi, ma anche 

un possibile riferimento 

per tutti i soggetti interessati 

dossier: danno biologico-psichico, le linee guida 

UNA ATTIVITÀ DELICATA 

E SEMPRE PIÙ RILEVANTE 

DELLA PSICOLOGIA FORENSE 

di Paolo Capri 

L’ 

attività dello psicologo 

forense in materia di 

consulenze tecniche relative alla 

valutazione e quantificazione 

del danno psichico e del danno 

biologico da pregiudizio 

esistenziale sembra poter 

acquisire sempre maggiori 

spazi, sia per le evidenti 

connotazioni psicologiche del 

tipo di indagine peritale, sia per 

le sempre maggiori definizioni e 

argomentazioni legate al 

concetto di danno alla persona, 

come ricordato da varie e 

importanti sentenze della Corte 

di Cassazione. Soltanto per 

citarne alcune, ricordiamo le 

famose sentenze gemelle (n° 

26972, 26973, 26974, 26975 del 

11/11/08) sul danno alla persona 

non patrimoniale, che hanno attivato 

un ampio e articolato 

dibattito, sviluppato sui siti e 

all’interno di convegni e 

giornate di studio, fra psicologi, 

giuristi e medici-legali. 

I magistrati della Suprema 

Corte, nelle sentenze sopracitate, 

richiamano l’attenzione sugli 

aspetti psicologici del trauma, 

come fattore da cui non si può 

prescindere in riferimento al 

danno. Affermano, infatti, che 

“In questo caso, vengono in 

considerazione pregiudizi che, in 

quanto attengono all’esistenza 

della persona, per comodità di 

sintesi possono essere descritti e 

definiti come esistenziali, senza 

che tuttavia possa configurarsi una 

autonoma categoria di danno”. 

Aggiungono anche che “Va 

conseguentemente affermato che, 

nell’ambito della categoria generale 

del danno non patrimoniale, la 

formula ‘danno morale’ non 

individua una autonoma 

sottocategoria di danno, ma 

descrive, tra i vari possibili 

pregiudizi non patrimoniali, un tipo 

di pregiudizio, costituito dalla 

sofferenza soggettiva cagionata 

dal reato in sé considerata. 

Sofferenza la cui intensità e durata 

nel tempo non assumono rilevanza 

ai fini dell’esistenza del danno, ma 

solo della quantificazione 

del risarcimento”. 

Volendo definire ancora meglio 

gli aspetti psicologici del danno 

alla persona, così come sono 

stati descritti dalla Suprema 

Corte, le sentenze precedenti 

hanno spesso fatto un chiaro 

riferimento alla sofferenza 

individuale, definendo che 

“Il danno esistenziale, da 

intendersi come ogni pregiudizio 

oggettivamente accertabile che 

alteri le abitudini e gli assetti 

relazionali del danneggiato, 

inducendolo a scelte di vita diverse 

da quelle che avrebbe compiuto 

ove il fatto dannoso non si fosse 

verificato” (Cassazione, Sez. 3^ 

civile, n° 2546, 06/02/07). 

Pertanto, dal punto di vista 

psicologico-valutativo e 

descrittivo i concetti di danno 

morale e danno esistenziale hanno 

ormai acquisito una stabilità e 

una connotazione sicura in 

letteratura, mentre all’interno 

delle consulenze tecniche 

faticano ancora a trovare la 

giusta dimensione, anche per la 

mancanza, fino ad oggi, di 

quantificazioni certe e obiettive. 

Anche per questo, lo psicologo 

chiamato ad operare in questo 

specifico contesto di consulenza, 

ha avuto finora difficoltà nel 

trovare un proprio spazio, a 

causa della presenza di 

tabellazioni esclusivamente 

medico-legali. 

La lacuna è stata colmata 

dall’Ordine degli Psicologi del 

Lazio con la stesura di Linee 

Guida, o meglio di un documento 

di specifica utilità in quanto 

contenente le quantificazioni sia 

del danno psichico, sia del danno 

da pregiudizio esistenziale. 

Infatti, l’Ordine degli Psicologi 

del Lazio si è fatto promotore di 

una iniziativa che è, nel suo 

genere, unica. Si tratta della 

prima proposta di 

quantificazione del danno da 

pregiudizio esistenziale realizzata 

all’interno di un contesto 

scientifico, professionale e 

istituzionale che apre la strada 

ad una uniformità di 

trattamento valutativo delle 

vittime, tenendo conto delle 

alterazioni prodotte sull’assetto 

psicologico, sulle relazioni 

familiari e affettive e sulle 

attività realizzatrici. 

Il documento, “Linee Guida per 

l’accertamento e la valutazione 

psicologico-giuridica del Danno 

biologico-psichico e del Danno da 

pregiudizio esistenziale”, nasce 

dunque dalla necessità di un 

confronto e dalla esigenza di 

maggiore chiarezza rispetto 

l’accertamento del danno non 

patrimoniale con pregiudizi 

17


DOSSIER 

esistenziali. 

Lo scopo di questo documento è 

dunque di supporto all’attività 

professionale dei colleghi esperti 

in psicologia giuridica e ha lo 

scopo di rendere, come detto, 

maggiormente obiettiva la 

valutazione colmando i vuoti 

relativi alla difficoltà di fornire 

un quantum numerico e dunque 

risarcitorio alle problematiche 

psicologiche, cliniche e 

psicopatologiche conseguenti a 

traumi prodotti da reati o fatti 

illeciti. 

Le Linee Guida sono 

particolarmente importanti in 

quanto definiscono in modo 

netto e per la prima volta la 

quantificazione da assegnare 

allorché è presente questo tipo di 

danno alla persona. La 

sofferenza, il dolore e la 

prostrazione di chi ha subito un 

importante trauma dal punto di 

vista psicologico, per un fatto 

illecito, richiamava la necessità 

di fare qualcosa oltre il già 

esistente, dal punto di vista 

psicologico-giuridico, ovvero il 

tentativo di quantificare il 

risarcimento emotivo a questo 

tipo di vittime. Le Linee Guida 

dell’Ordine degli Psicologi del 

Lazio hanno, dunque, avuto un 

obiettivo, al momento raggiunto, 

ovvero aiutare a produrre 

valutazioni legate ad una 

maggiore oggettività nel 

formulare punteggi - da parte 

del consulente tecnico o 

comunque dell’esperto - e di 

conseguenza maggiori garanzie 

per gli attori del procedimento 

18 

giudiziario: per le vittime in 

quanto potranno essere risarcite 

seguendo criteri 

scientificamente più 

condivisibili, per le compagnie 

assicurative perché potranno 

confrontarsi, attraverso i loro 

consulenti, con dati certi e 

definiti. 

Dunque, anche alla luce della 

giurisprudenza più recente le 

tabelle del danno psichico e da 

pregiudizi esistenziali, presenti nel 

documento, costituiscono uno 

strumento essenziale e utile a 

carattere pluridisciplinare per 

la valutazione del danno alla 

persona. Da tenere presente, 

naturalmente, il valore 

indicativo e orientativo delle 

quantificazioni, essendo il danno 

psichico e da pregiudizi esistenziali 

caratterizzati da una variabilità 

individuale, soggettiva e 

personale. 

L’impianto delle Linee Guida è 

particolarmente articolato, si 

sviluppa attraverso alcune 

definizioni di personalità, di 

danno psichico, esistenziale e 

morale, viene affrontata e 

indicata la metodologia più 

appropriata, nonché il concetto 

di diagnosi, fino ad arrivare ad 

un modello di schema di relazione 

e alla proposta di un quesito 

specifico che tenga conto 

appunto della quantificazione di 

questo tipo di danno. Dopo aver 

definito nei particolari la 

quantificazione del Danno da 

pregiudizio esistenziale e del 

Danno Psichico in assenza di 

lesioni encefaliche, le Linee Guida 

forniscono 129 riferimenti 

giurisprudenziali e oltre 200 

riferimenti bibliografici specifici. 

Come detto, all’interno delle 

Linee Guida è presente anche una 

proposta di quesito, 

fondamentale rispetto la 

specifica attività da svolgere; 

nell’elaborarlo è stata posta in 

evidenza la centralità e l’unicità 

dell’intervento psicologicogiuridico, 

essendo la tematica 

strettamente legata alla 

valutazione della personalità e, 

dunque, ad attività specifiche 

dello psicologo. Ovviamente, per 

valutare la presenza e la 

consistenza del Danno alla 

Persona, occorre un’analisi 

approfondita del soggetto, ad 

personam, con aspetti 

metodologici che dovranno 

riguardare non soltanto i 

colloqui clinici, ma anche test di 

livello, di personalità e proiettivi, 

analizzando eventuali 

modificazioni della personalità nel 

corso del tempo e in seguito a 

modificazioni indotte causate da 

eventi esterni. 

Fondamentale, per questo tipo di 

valutazione, è il ruolo del CTU 

che dovrà accertare l’esistenza o 

meno del trauma psichico, 

valutando se il danneggiato ha 

subito una compromissione, una 

menomazione, una riduzione 

della sua capacità di 

comprendere e di accettare la 

realtà, attraverso processi di 

adattamento non più equilibrati, 

che possono configurare la 

presenza del Danno Biologico con 

pregiudizi esistenziali.


IL TESTO DEL DOCUMENTO 

ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO 

LINEE GUIDA PER L’ACCERTAMENTO E LA VALUTAZIONE 

PSICOLOGICO GIURIDICA DEL DANNO BIOLOGICO-PSICHICO 

E DEL DANNO DA PREGIUDIZIO ESISTENZIALE 

PREDISPOSIZIONE DI UNA SPECIFICA TABELLA 

DEL DANNO PSICHICO E DA PREGIUDIZIO ESISTENZIALE 

INDICE 

Premessa 

1. Introduzione 

2. La personalità e il danno non patrimoniale 

2.1. Danno Psichico 

2.2. Danno Esistenziale 

2.3. Danno Morale 

2.4. Metodologia 

2.5. La Diagnosi 

3. Relazioni in tema di danno biologico-psichico e di pregiudizi esistenziali 

3.1. Schema di relazione 

3.1.1. Metodologia nello svolgimento delle attività 

3.1.2. Esame Psichico 

3.1.3. Conclusioni 

4. Quantificazione Danno da pregiudizio esistenziale 

5. Quantificazione Danno Psichico in assenza di lesioni encefaliche 

6. Proposta di quesito per la valutazione del Danno Psichico e da pregiudizi esistenziali 

7. Giurisprudenza 

8. Bibliografia 

19


Premessa 

In seguito alla necessità dI confronto 

e di aggiornamento tra esperti in 

materia di danno alla persona, considerata 

anche la mancanza di quantificazione 

e la scarsa chiarezza tuttora 

esistente sull’accertamento del danno 

non patrimoniale con pregiudizi esistenziali, 

l’Ordine degli Psicologi del 

Lazio ha conferito l’incarico per la stesura 

del documento “Linee Guida per 

l’accertamento e la valutazione psicologicogiuridica 

del Danno biologico-psichico 

e del Danno da pregiudizio 

esistenziale” ai colleghi Paolo 

Capri (coordinatore), Anna Maria 

Giannini ed Emanuela Torbidone, ai 

medici legali Simona Del Vecchio e Fabrizio 

Iecher e agli avvocati Gianmarco 

Cesari e Luigi Viola. 

L’elaborazione di linee guida e di 

quantificazione del danno non patrimoniale 

deve essere considerata anche 

come supporto alle attività professionali 

degli psicologi e dei consulenti, 

correlata alla buona prassi in materia, 

con l’obiettivo di colmare una lacuna 

legata alla difficoltà di fornire una 

quantificazione anche alle problematiche 

psicologico-cliniche insorte in seguito 

a fatti e avvenimenti illeciti. 

Infine, lo scopo è dunque quello di 

rendere maggiormente obiettiva la valutazione 

anche in funzione di chi subisce 

un trauma e un danno, con le 

conseguenti ricadute giudiziarie. 

20 

1. Introduzione 

Il danno psichico ed il danno da pregiudizio 

esistenziale devono essere risarciti, 

quali danni non patrimoniali, 

ex art. 2059 c.c. 

Pur essendo pacifico il risarcimento 

di tale danno (da ultimo, si veda Cassazione 

civile 13547/2009 1 ), non è 

chiaro come si possa procedere alla 

sua quantificazione, in modo tale da 

assicurare l’integralità del risarcimento 

(Cass. civ. SS.UU. 26972/2008 2 ), il 

rispetto della vittima e la solidarietà 

verso la stessa, ex art. 2 Cost.) 

Ad oggi, nonostante la continua evoluzione 

giuridica e sociale del sistema 

risarcitorio italiano, persiste in una 

concezione esclusivamente medico legale 

del danno alla persona, mentre ai 

fini di un completo ed esauriente accertamento 

del danno non patrimoniale 

è necessaria anche una indagine 

diagnostica valutativa a carattere specialistico 

psicologico forense e soltanto 

in caso di accertata patologia psichica 

anche psichiatrico forense. 

Infatti il medico legale e lo psichiatra 

forense sono competenti per l’accertamento 

a carattere clinico medico 

e non psicologico del danno alla persona, 

in particolare in presenza di evidenti 

patologie psichiche; lo psicologo 

forense è, invece, lo specialista più idoneo 

per la valutazione del danno psichico 

e da pregiudizio esistenziale, 

avendo fra le sue competenze la possibilità 

di effettuare diagnosi con strumenti 

di indagine, quali il colloquio clinico 

e i test appropriati, ai fini dell’accertamento 

e la valutazione del danno 

(come consentito e disposto dall’art.1 

della legge n° 56/89). 

In considerazione di ciò, si auspica 

il conferimento di incarichi ad esperti 

in psicologia giuridica, sia nelle consulente 

tecniche disposte dal tribunale, 

sia nel settore assicurativo. 

Le attuali tabelle medico legali (per 

le invalidità permanenti superiori al 

15%) non possono ritenersi utili a tal 

fine, perché concepite per il danno di 

tipo fisico e non psichico, che presenta 

aspetti e dinamiche del tutto diverse; 

neanche sono utili quelle ministeriali 

per i danni c.d. micro permanenti 

in ambito rc auto, perché inidonee a 

cogliere i profili lesivi della psiche e 

delle conseguenze sugli aspetti dinamico 

relazionali comuni e non comuni 

a tutti (in questo senso, Cassazione civile 

11048/2009 3 ). 

Lo stesso Legislatore, d’altronde, con 

il D.p.r. 37/2009, nel richiedere anche 

il risarcimento da sofferenza e da turbamento 

dello stato d’animo, oltre a 

quello biologico, indica proprio agli interpreti 

di non tralasciare i profili psichici, 

ricadenti pure sulla vita quotidiana. 

Il danno psichico, coerentemente 

con la lettera dell’art. 1223 c.c., richiede 

il risarcimento come: 

- lesione dell’integrità psichica; 

- conseguenti mancate utilità non patrimoniali. 

La tabella del danno psichico e da 

pregiudizio esistenziale costituisce un 

utile ed indispensabile strumento 

scientifico a carattere pluridisciplinare 

per la valutazione del danno alla 

persona; l’uso deve riguardare consulenze 

tecniche interdisciplinari e inparticolare 

quelle a carattere specialistico 

psicologico forense per il loro riconosciuto 

valore di scienza e nelle situazioni 

in cui tale danno è dedotto, 

anche a prescindere dalla lesione del 

soma. 

Le tabelle intendono raggiungere l’obiettivo 

di costituire uno strumento a


carattere generale per una uniformità 

di trattamento valutativo delle vittime 

in base all’esame psicologico e psicodiagnostico, 

fermo restando il valore 

indicativo e orientativo della tabella 

medesima, essendo il danno psichico 

e da pregiudizio esistenziale anche nella 

sua componente percentualizzabile, 

contrassegnato da una variabilità individuale, 

soggettiva e personale; in 

questo modo si rispetterà il disposto 

dell’articolo 3 della Costituzione sia inteso 

come legge uguale per tutti e sia 

come divieto di trattare in modo diseguale 

situazioni giuridiche eguali. 

La valutazione tabellare si riferisce 

alle conseguenze psichiche ed esistenziali 

che il danno, in qualità di conseguenze 

traumatiche, ha causato sia 

alle vittime sia ai familiari, con particolare 

indagine valutativa estesa al nucleo 

familiare, sia sugli eventuali aspetti 

patologici psichici, sia sempre sulle 

alterazioni della personalità e dell’assetto 

psicologico, sulle alterazioni nelle 

relazioni familiari e affettive e sulle 


1 Per Cassazione civile, 13547/2009, in Altalex 

Massimario, 32, 2009, il danno psichico è la 

compromissione patologica della integrità psichica. 

Nessuno . 

2 Afferma Cassazione civile, SS.UU. 26972/2008, 

in Resp. civ., 1, 2009, che 

3 In Altalex Massimario, 26, 2009 

2. La Personalità 

e il Danno non-Patrimoniale 

La personalità è espressione peculiare 

dell’individuo ed è il risultato della 

naturale interazione di molteplici e 

multiformi fattori. La personalità è generalmente 

definita come “un’organizzazione 

di modi di essere, di conoscere 

e di agire, che assicura u- 

nità, coerenza, continuità, stabilità 

e progettualità alle relazioni dell’individuo 

con il mondo” 4 . È ormai 

acquisito che la personalità è un costrutto 

che si compie nel corso dello 

sviluppo individuale attraverso gli 

scambi con l’ambiente, è dinamica e in 

continua costruzione. È un sistema 

complesso che si sviluppa e funziona 

tramite interazioni continue con l’ambiente 

secondo rapporti di influenza 

reciproca. 

L’osservazione clinica e numerosi 

studi hanno osservato un rapporto causale 

tra eventi di vita e l’insorgenza di 

alcune sindromi psicopatologiche e i 

cambiamenti della personalità; inoltre, 

numerosi studi hanno indagato le componenti 

biologico/encefaliche, sociali 

e contestuali nella risposta allo stress, 

ma ciò che accade dentro la psiche è 

unico e irripetibile per ogni persona. 

Ogni individuo reagisce in maniera diversa 

ai vari eventi con i quali è costretto 

ad interagire, e gli eventuali 

traumi causati da eventi esterni non 

necessariamente configurano lo stesso 

livello di problematicità; infatti la risposta 

patologica dipende da numerosi 

fattori tra cui, oltre alle condizioni 

mentali della persona al momento del 

verificarsi dell’evento, il modo del tutto 

personale di spiegarsi l’evento all’interno 

della storia della propria vita 

e il significato personale che la persona 

stessa attribuisce all’evento 5 . Nella 

valutazione del danno alla persona gli 

illeciti e i reati si configurano come 

eventi psicosociali stressanti che possono 

generare un trauma di natura psichica. 

Freud (1895) scriveva che 

“qualsiasi esperienza che susciti u- 

na situazione penosa - quale la paura, 

l’ansia, la vergogna o il dolore 

fisico - può agire da trauma”, e definì 

i traumi: “eventi in grado di provocare 

una eccitazione psichica tale 

da superare la capacità del soggetto 

di sostenerla o elaborarla” 6 . Il 

trauma, dunque, è “un’esperienza che 

nei limiti di un breve lasso di tempo 

apporta alla vita psichica un incremento 

di stimoli talmente forte 

che la sua liquidazione o elaborazione 

nel modo usuale non riesce, 

donde è giocoforza che ne discendano 

disturbi permanenti nell’economia 

energetica della psiche” 7 . 

Da un punto di vista della vita psichica 

i traumi causano angoscia, paure 

immotivate e destabilizzanti, ripiegamento 

e chiusura emotiva, fino ad 

arrivare a vissuti di rovina e morte. In 

queste situazioni l’Io, per far fronte a 

situazioni così cariche di angoscia, può 

mettere in atto meccanismi difensivi 

che possono determinare sintomi nevrotici 

(in casi estremi anche psicotici) 

che andrebbero poi a configurarsi 

come un vero e proprio disturbo dell’Io 

e della personalità. 

I traumi si configurano come un lutto 

reale o simbolico, tra ciò che era prima 

e ciò che è ora, l’illecito inoltre si 

caratterizza come una ferita, una lacerazione, 

o una frattura fra l’individuo 

e il mondo in cui le persone devono affrontare 

un percorso esterno (iter-legale) 

e interno (elaborazione psichica) 

lungo e difficile; si tratta di percorsi 

che le persone non hanno scelto 

e in cui sono state costrette a “sacrificare” 

la loro vita. Ci si trova, dunque, 

nel sacrificio senza scelta, subìto dal 

21


destino nella forma dell’altro, che impersona 

d’improvviso il trauma 8 . 

L’illecito, in quanto causa di un lutto 

reale o simbolico, implica un lavoro 

intrapsichico in cui l’Io è “costretto, 

per così dire, a decidere se vuol condividere 

quel destino (dell’oggetto 

perduto), pensa ai soddisfacimenti 

narcisistici che offre ancora la vita 

e si risolve a troncare il suo legame 

con l’oggetto scomparso” 9 . 

Affinché si compia questo distacco 

e siano consentiti finalmente dei nuovi 

investimenti, è necessario un lavoro 

psichico: “Ciascuno dei ricordi, 

ciascuna delle attese con cui la libido 

era legata all’oggetto sono rievocati 

e superinvestiti e su ciascuno 

si compie il distacco della libido” 

10 . 

La perdita dell’oggetto, reale o simbolico, 

incide direttamente sulla qualità 

della vita, sull’equilibrio emotivo - 

affettivo, sulle funzioni mentali primarie 

di pensiero, sui meccanismi di difesa 

e sui vissuti interni del soggetto 

che ha subito il trauma, con conseguenze 

legate a sensazioni di dolore, 

angoscia e smarrimento che inficiano 

direttamente e qualitativamente la normale 

vita di relazione, con un’alterazione 

soprattutto qualitativa dello stile 

di vita. 

Inoltre, il fallimento delle funzioni 

mentali integratrici (coscienza, memoria, 

schema corporeo, metacognizione, 

costruzione di “sintesi” di significato, 

ecc.) può produrre un’alterazione 

alla struttura e sovrastruttura 

dell’Io con ripercussioni e modificazioni 

permanenti della personalità. 

In base ai recenti orientamenti giurisprudenziali 

(Sent. Cas. nr. 26972/09, 

26973/09, 26974/09, 26975/09) il danno 

non patrimoniale è una categoria 

generale che non può essere suddivisa 

in autonome sottocategorie di danno; 

ed è solo a fini descrittivi e psicologicogiuridici 

che le distinte denominazioni 

(danno psichico, danno morale, 

danno esistenziale) vengono 

adottate. D’altronde, il paradigma psicologico 

è diverso da quello giuridico 

sia per quanto riguarda l’oggetto di indagine 

(l’individuo per la psicologia, il 

fatto per il diritto), sia per quanto riguarda 

lo scopo dell’indagine: per la 

psicologia la valutazione dell’organizzazione 

di personalità e le eventuali ripercussioni 

a seguito di un illecito, per 

22 

il diritto la valutazione della certezza 

del fatto. 

La difficoltà di distinguere clinicamente 

i vari danni subìti dalla persona 

a livello “non patrimoniale” scaturisce 

dalla presenza di caratteristiche 

apparentemente simili tra di loro; infatti, 

il danno psichico, il danno morale 

e i pregiudizi esistenziali spesso 

non trovano una loro adeguata collocazione 

all’interno della letteratura 

specializzata. Si osserva, in realtà, una 

difficoltà nel differenziare i sintomi e 

le sindromi che accompagnano tali problematiche, 

in quanto in molti casi si 

tratta di modificazioni quantitative - 

qualitative di interpretazioni e valutazioni 

che devono essere necessariamente 

analizzate caso per caso. A 

grandi linee, si potrebbe associare il 

danno psichico ai nuclei psicotici, anche 

transeunti, e a gravi forme di nevrosi, 

mentre il danno morale e quello 

esistenziale presentano caratteristiche 

più assimilabili a problematiche 

nevrotiche medio - lievi. 

2.1. Danno psichico 

Il danno psichico si differenzia dal 

danno fisico poiché non ha una manifestazione 

esteriore tangibile. Infatti, 

mentre la lesione fisica lascia un segno 

evidente, il trauma psichico è caratterizzato 

da manifestazioni che riguardano 

appunto la psiche e che spesso 

non hanno ripercussioni visibili sul corpo 

del soggetto. Il danno psichico può 

essere definito come una infermità 

mentale, una condizione patologica di 

sovvertimento della struttura psichica 

nei rapporti tra rappresentazione ed 

esperienza, ricordi e vita vissuta, emozioni 

e concetti che le esprimono. La 

menomazione psichica consiste, quindi, 

nella riduzione di una o più funzioni 

della psiche. In modo estremamente 

schematico si può dire che il danno 

psichico si manifesta in una alterazione 

della integrità psichica, ovvero 

una modificazione qualitativa e quantitativa 

delle componenti primarie psichiche, 

come le funzioni mentali primarie, 

l’affettività, i meccanismi difensivi, 

il tono dell’umore, le pulsioni. 

2.2. Danno esistenziale 

Il danno esistenziale (che ancora 

subisce oscillazioni in ambito dottrinario 

e giurisprudenziale) nasce dalla 

lesione dei diritti costituzionalmente 

garantiti e si presenta come un’alterazione, 

in senso peggiorativo, del modo 

di essere di una persona nei suoi aspetti 

sia individuali che sociali; sul piano 

individuale si presenta come una modificazione 

della personalità e dell’assetto 

psicologico nel suo adattamento, 

nei suoi stati emotivi, nella sua efficienza 

e nella sua autonomia, mentre 

sul piano sociale si presenta come 

un’alterazione del manifestarsi del proprio 

modo di essere nelle relazioni familiari-affettive 

e nelle attività realizzatrici 

(riposo, interpersonali/relazionali, 

di svago, sociali/culturali e di autorealizzazione). 

Si tratta, quindi, di 

una modificazione peggiorativa dell’equilibrio 

psicologico e dello stile di vita 

nell’ambito dei rapporti sociali, della 

famiglia e degli affetti in ottica relazionale 

ed emotiva; ciò condiziona marcatamente 

la qualità della vita, la sua 

progettualità e le aspettative. 

2.3. Danno morale 

La giurisprudenza parla di “sofferenza 

psichica”, in riferimento al danno 

morale, sembra infatti metterlo in 

relazione ad uno stato di tristezza e 

prostrazione causato dal trauma, che 

non sempre arriva ad alterare l’equilibrio 

interno dell’Io e le modalità di relazionarsi 

con l’esterno. Il danno morale, 

in sintesi, viene tradizionalmente 

definito come il turbamento psichico 

soggettivo e transeunte causato dall’atto 

illecito; più precisamente viene 

identificato con la “sofferenza”, cioè 

con lo stato di prostrazione ed abbattimento 

provocato dall’evento dannoso 

11 . 

Non sempre è facile differenziare 

questo danno dai precedenti, in quanto 

in molti casi si tratta di modificazioni 

quantitative, di interpretazioni o 

di valutazioni che devono essere contestualizzate 

all’interno dello specifico 

ambito culturale e sociale. Questo tipo 

di Danno non incide sulla salute psichica, 

ma direttamente sulla dignità 

umana, primo valore costituzionalmente 

protetto dall’art. 2. 

2.4. Metodologia 

Per valutare la presenza e la consistenza 

del trauma, occorre un’analisi 

approfondita del soggetto, caso per caso, 

con aspetti metodologici che do-


vranno riguardare non soltanto i colloqui 

clinici, ma anche test di livello, di 

personalità, proiettivi e neuropsicologici, al 

fine di valutare oltre alle eventuali alterazioni 

delle funzioni mentali primarie di 

pensiero, anche gli stati emotivo-affettivi, la 

struttura e la sovrastruttura dell’Io, nonché 

i meccanismi difensivi. 

Fondamentale, per questo tipo di valutazione, 

è il ruolo del CTU che deve 

accertare l’esistenza o meno, del trauma 

psichico, valutando se il danneggiato 

ha subito una compromissione, 

una menomazione, una riduzione della 

sua capacità di comprendere e di accettare 

la realtà, attraverso processi di 

adattamento non più equilibrati. 

L’accertamento della preesistenza o 

meno di disturbi psichici rappresenta 

un punto importante delle indagini 

perché consente di verificare se vi siano 

o meno concause in riferimento al 

disturbo oltre all’evento traumatico. 

È necessario procedere con una accurata 

raccolta dei dati anamnestici, 

con l’esame della documentazione clinica 

e con l’analisi delle deposizioni testimoniali 

orientate ai fini clinici per 

accertare l’esistenza di patologia psichica 

in atto o precedente e il suo inquadramento 

nosografico. 

A completamento dell’indagine classica 

(anamnesi, colloquio clinico e osservazione), 

appare necessario un accurato 

e specialistico esame psicodiagnostico, 

effettuato rispettando la metodologia 

di somministrazione e interpretazione 

e facendo riferimento alle 

linee guida relative all’utilizzazione dei 

test psicologici in ambito forense 12 . 

È necessario valutare il livello di integrazione 

sociale, relazionale e individuale 

del soggetto in esame prima 

dell’evento “traumatizzante” e descrivere 

lo stato attuale dell’esaminato, il 

livello di compensazione e i meccanismi 

di difesa messi in atto dopo l’evento. 

Data la complessità nello stabilire 

con certezza la connessione causale 

tra un certo fatto ed un disturbo 

psichico, è necessario che lo psicologo 

esperto in psicologia forense faccia 

una corretta diagnosi differenziale, attraverso 

l’analisi della struttura dell’Io e della 

sovrastruttura, per inquadrare i sintomi 

all’interno di fasi solo attuali - dunque 

post trauma - o di fasi precedenti. 

2.5. La diagnosi 

La rigida e cristallizzata diagnosi categoriale 

(DSM-IV) può essere utile nel 

contesto della valutazione del danno 

alla persona, ma non permette una 

personalizzazione del danno allorché 

è necessario comprendere il funzionamento 

psichico di una persona e attraverso 

questo riuscire a comprendere 

i vissuti e i meccanismi di difesa 

attivati, anche psicopatologici. Nel processo 

diagnostico è necessario, quindi, 

coniugare l’utilizzo dell’approccio 

descrittivo-categoriale con l’uso di un 

approccio dimensionale e funzionale, 

per comprendere, descrivere e personalizzare 

il danno. Nella maggior parte 

dei casi, inoltre, i vari disturbi si presentano 

mescolati fra loro (misti), tanto 

che una distinzione per categorie 

appare in larga misura convenzionale 

e poco rispondente all’evidenza clinica. 

Infine, allorché la persona esaminata, 

a causa dell’illecito, presenta un 

trauma cranico di lieve-media entità, 

è necessario approfondire l’indagine 

attraverso una valutazione di natura 

neuropsicologica delle funzioni cognitive 

superiori (attenzione, memoria, 

linguaggio, pianificazione, ecc.). 

4 Caprara G.V., Pastorelli C. “Personalità” in 

Moderato P., Rovetto F. (a cura di) “Psicologo: 

verso la professione”, Editore Mc Graw- 

Hill, 2001. 

5 Toppetti F.: “Il danno psichico”. Maggioli 

Editore, Dogana RSM, 2005. 

Dominici R.: (a cura di): “Il Danno psichico 

ed esistenziale”. Giuffre 2006. 

6 “Trauma” In: Enciclopedia medica italiana. 

USES, Firenze 1988. 

7 Freud S.: “Introduzione alla psicoanalisi” 

1915-1917. Boringhieri 

8 Capri P. “Il danno alla persona. La difficoltà 

della cura e del risarcimento psicologico” 

Newsletter AIPG. 37, Aprile-Giugno 

2009. 

9 Cfr. nota 5. 

10 Cfr. nota 5. 

11 Toppetti F.: “Il danno psichico”. Maggioli 

Editore, Dogana RSM, 2005. 

Dominici R.: (a cura di): “Il Danno psichico 

ed esistenziale”. Giuffre 2006. 

12 A tale proposito consultare: 

- “Linee Guida per l’utilizzo dei tests psicologici 

in ambito forense”, Ordine degli 

Psicologi del Lazio 

- “Protocollo relativo alla corretta utilizzazione 

delle tecniche proiettive in ambito forense”, 

Associazione Italiana Rorschach. 

3. Relazioni in tema di danno biologico-psichico 

e di pregiudizi esistenziali 

(incarichi singoli o collegiali) 

• Perizia 

• Consulenza tecnica d’ufficio 

• Consulenza tecnica di parte 

In ambito 

penale 

civile: 

Danno da lutto 

Danno da nascita indesiderata 

Danno da wrongful life 

Danno da menomazione fisica 

Danno alla sfera sessuale 

Danno da menomazione della 

capacità visiva 

Danno estetico 

Danno da mobbing 

Danno da stalking 

Danno da colpa professionale 

Danno da gaslhiting 

Danno dei congiunti 

Danno da carcerazione ingiusta 

Danno da handicap 

Idoneità per la ratificazione 

di attribuzione di sesso 

Carta intestata: nome, cognome, titoli, 

recapiti del professionista 

3.1 Schema di relazione 

Premessa 

• Autorità giudiziaria che conferisce 

l’incarico 

• Avvocato che conferisce l’incarico 

• Incarico conferito dall’interessato 

stesso 

• Incarico conferito dai genitori dei minori 

• Data del conferimento dell’incarico 

• Quesiti, se dall’A. G. 

• Scopo degli accertamenti da effettuare 

• Autorizzazioni richieste e concesse 

(se trattasi di incarico conferito dall’A.G.) 

• Termine fissato per la consegna dell’elaborato 

(se trattasi di incarico 

conferito dall’A.G.) 

• Data e luogo d’inizio delle operazioni 

peritali e nomina degli eventuali 

consulenti di parte (se trattasi di incarico 

conferito dall’A.G.) 

Il fatto 

Descrizione circostanziata dei fatti a 

seguito dei quali è stato conferito 

23


l’incarico, quali emergono dalle risultanze 

degli atti o dai dati acquisiti 

3.1.1. Metodologia seguita nello svolgimento 

delle attività 

Esame della documentazione 

• Documentazione medica 

• Precedenti relazioni medico legali, 

psichiatriche, psichiatrico forensi, 

psicologo-giuridiche, ovvero 

redatte da psicoterapeuti 

Anamnesi 

• Familiare 

• Fisiologica 

• Patologica remota 

• Patologica prossima 

• Psicopatologica 

• Lavorativa e scolastica 

Vanno specificate la fonte o le fonti 

Esame obiettivo 

(in caso di incarico collegiale) 

• Eventuali esami strumentali 

• Eventuali esami di sussidio diagnostico 

• Eventuali esami di laboratorio 

Conseguente inquadramento clinico 

3.1.2. Esame psichico 

Colloqui Clinici 

• libero 

• tematico 

• a contestazione 

Accertamenti psicodiagnostici 

• Rorschach 

• WAIS-R 

• MMPI 2 

• Test grafici 

• Test neuropsicologici 

3.1.3. Conclusioni 

Considerazioni conclusive 

• Diagnosi 

• Il rapporto di causalità 

• Valutazione del danno psichico ed 

esistenziale 

• Riferimento al danno morale 

• Conclusioni 

• Risposte ai quesiti in caso di incarico 

dell’A.G. 

24 

4. Quantificazione danno da pregiudizio 

esistenziale 

Il criterio di quantificazione che proponiamo 

parte dalla suddivisione del 

danno in fasce di gravità. Sono state 

individuate cinque diverse fasce corrispondenti 

ad altrettanti intervalli percentuali. 

Il criterio di attribuire un valore 

in punti percentuali ad una determinata 

configurazione del disagio 

esistenziale è in linea con l’obiettivo 

della personalizzazione del danno. 

Danno lieve (6-15%): lieve alterazione 

dell’assetto psicologico, delle relazioni 

familiari - affettive e delle attività 

realizzatrici. 

Danno moderato (16-30%): moderata 

alterazione dell’assetto psicologico, 

delle relazioni familiari-affettive e 

delle attività realizzatrici 

Danno medio (31-50%): 

media alterazione dell’assetto psicologico, 

delle relazioni familiari-affettive 

e delle attività realizzatrici 

Danno grave (51-75%): grave alterazione 

dell’assetto psicologico e della 

personalità, delle relazioni familiariaffettive 

e delle attività realizzatrici 

Danno gravissimo (76-100%): gravissima 

alterazione dell’assetto psicologico 

e della personalità, delle relazioni 

familiari-affettive e delle attività 

realizzatrici 

Il criterio per valutare il livello di gravità 

dei pregiudizi esistenziali non può 

essere perfettamente standardizzato, 

e riteniamo che i parametri per stabilire 

quando un turbamento avvenuto 

in una singola area possa essere definito 

lieve, piuttosto che grave o gravissimo, 

può essere solo di natura descrittiva 

e su scala ordinale, prendendo 

in considerazione l’evento traumatico, 

le informazioni cliniche, anamnestiche, 

testologiche, documentali e verificando 

quali siano le funzioni mentali 

e relazionali divenute carenti, assenti, 

o negative a seguito del trauma 

Di seguito vengono proposte alcune 

indicazioni valutative inerenti: 1) la 

personalità e l’assetto psicologico; 2) 

le relazioni familiari e affettive; 3) le 


Assetto psicologico e Personalità 

Indicazioni Valutative 

È importante considerare il funzionamento 

psicologico nell’ambito di un 

ipotetico continuum che va da un funzionamento 

psicologico non alterato e 

funzionale, ad un funzionamento sconvolto 

e modificato rispetto al periodo 

precedente all’evento traumatico. Esso 

interessa le modificazione della personalità 

e dell’assetto psicologico nel 

suo adattamento, nei suoi stati emotivi, 

nella sua efficienza, nella sua autonomia, 

nella sua autostima e nella percezione 

della propria immagine psichica 

e corporea. Si tratta di valutare 

l’alterazione “dell’equipaggiamento” 

mentale successivamente all’evento 

traumatico e alla sofferenza psichica. 

Danno gravissimo 

• Gravissima alterazione della propensione 

dell’individuo verso l’interno 

o l’esterno, che può essere 

caratterizzato da un lato da isolamento, 

pessimismo, apatia e chiusura, 

dall’altro da stati di eccitabilità, 

reattività ed esaltazione 

• Gravissima alterazione della qualità 

dell’incontro con l’altro, che 

può essere caratterizzata da ostilità 

e astio, oppure da un atteggiamento 

eccessivamente conciliante 

caratterizzata da eccessiva compiacenza 

e sollecitudine dove i propri 

bisogni vengono messi completamente 

da parte, per soddisfare 

le esigenze dell’altro. 

• Gravissima alterazione della capacità 

di autoregolazione, che può essere 

caratterizzata da eccessiva 

scrupolosità e autodisciplina, oppure 

da totale mancanza di affidabilità 

e autodisciplina. 

• Gravissima alterazione nella capacità 

di moderare la propria emotività 

e le proprie reazioni in situazioni 

di fastidio, conflitto e pericolo, 

con eccessiva vulnerabilità, fragilità, 

irritabilità, rabbia, insicurezza 

e reazioni emotive incontrollate. 

• Gravissima alterazione nell’inclinazione 

ad essere curiosi e ad acquisire 

conoscenze, che può essere 

caratterizzata da totale inibizione 

della curiosità, oppure da eccessiva 

ricerca di informazioni e di 

novità. 

Danno grave 

• Grave alterazione della propensione 

dell’individuo verso l’interno o 

l’esterno, che può essere caratterizzata 

da un lato da una marcata


tendenza all’isolamento, al pessimismo, 

all’apatia e alla chiusura, 

dall’altro da marcati e frequenti 

cambiamenti d’umore che possono 

essere caratterizzati anche da 

una certa eccitazione e reattività 

• Grave alterazione della qualità dell’incontro 

con l’altro, che può essere 

caratterizzata prevalentemente 

da un atteggiamento ostile 

e refrattario, oppure dalla presenza 

di un atteggiamento marcatamente 

compiacente e sollecito verso 

l’altro, 

• Grave alterazione della capacità di 

autoregolazione, che può essere 

caratterizzata da una “patologica” 

scrupolosità e “bloccante” autodisciplina, 

oppure dalla presenza di 

atteggiamenti e comportamenti poco 

affidabili e con difficoltà a portare 

a termine le attività intraprese. 

• Grave alterazione nella capacità di 

moderare la propria emotività e le 

proprie reazioni in situazioni di fastidio, 

conflitto e pericolo, con marcata 

vulnerabilità, fragilità, irritabilità, 

rabbia, insicurezza e reazioni 

emotive difficilmente controllabili. 

Sono presenti gravi turbamenti 

nelle relazioni interpersonali e lavorative. 

• Grave alterazione nell’inclinazione 

ad essere curiosi e ad acquisire conoscenze, 

che può essere caratterizzata 

da marcata inibizione della 

curiosità, oppure da marcata ricerca 

di informazioni e di novità. 

Danno medio 

• Alterazione di media entità della 

propensione dell’individuo verso 

l’interno o l’esterno, che può essere 

caratterizzata da un lato dalla 

tendenza a preferire situazioni di 

solitudine e distacco con disinteresse 

verso l’ambiente esterno, oppure 

dall’altro da una certa labilità 

emotiva a cui si affiancano elevazioni 

dell’umore e ricorrenti oscillazioni. 


qualità dell’incontro con l’altro, che 

può essere caratterizzata prevalentemente 

da un atteggiamento 

poco amichevole e sfavorevole, oppure 

dalla presenza di un atteggiamento 

marcatamente compiacente. 


capacità di autoregolazione, che 

può essere caratterizzata da una 

marcata tendenza alla attenzione 

dei particolari, meticolosità e autodisciplina, 

oppure da certa alternanza 

tra affidabilità e inaffidabilità. 

• Alterazione di media entità nella 

capacità di moderare la propria 

emotività e le proprie reazioni in 

situazioni di fastidio, conflitto e pericolo, 

accompagnata da fragilità, 

irritabilità e insicurezza. Si tratta 

di una vulnerabilità emotiva che 

può creare turbamenti sia nelle relazioni 

interpersonali che in quelle 

lavorative. 

• Alterazione di media entità nell’inclinazione 

ad essere curiosi e ad 

acquisire conoscenze, che può essere 

caratterizzata da una diminuzione 

della curiosità, oppure dalla 

tendenza a cercare con una certa 

frequenza nuove informazioni e 

nuovi stimoli. 

Danno moderato 

• Alterazione moderata della propensione 

dell’individuo verso l’interno 

o l’esterno, che può essere 

caratterizzata da tendenza all’isolamento 

e alla chiusura, con transitori 

vissuti depressivi di lieve entità, 

oppure da una moderata labilità 

emotiva a cui si affiancano moderate 

elevazioni dell’umore. 

• Alterazione moderata della qualità 

dell’incontro con l’altro, che può 

essere caratterizzata da un atteggiamento 

tendenzialmente poco 

amichevole e sfavorevole, oppure 

dalla presenza di un atteggiamento 

tendenzialmente compiacente e 

altruistico. 

• Alterazione moderata della capacità 

di autoregolazione, che può essere 

caratterizzata da una certa 

scrupolosità, diligenza e precisione, 

oppure da una tendenza a non 

essere affidabile, con poca disciplina 

nello svolgimento delle attività 

e nei comportamenti. 

• Alterazione moderata nella capacità 

di misurare e controllare la 

propria emotività e le proprie reazioni 

in situazioni di stress, che può 

essere caratterizzata da una moderata 

vulnerabilità emotiva con 

reazioni di fastidio, irritabilità e/o 

facilità al pianto. Si tratta generalmente 

di una vulnerabilità emotiva 

che può creare turbamenti nelle 

relazioni interpersonali, ma non 

le compromettono significativamente. 

• Alterazione moderata che interessa 

l’inclinazione ad essere curiosi 

e ad acquisire conoscenze, che può 

essere caratterizzata da un calo 

della curiosità, oppure dalla propensione 

a cercare con una certa 

frequenza nuove informazioni e 

nuovi stimoli. 

Danno lieve 

• Alterazione lieve della propensione 

dell’individuo verso l’interno o 

l’esterno, che può essere caratterizzata 

da un lato da una sporadica 

tendenza all’isolamento con sporadici 

vissuti depressivi, oppure da 

una tenue labilità emotiva a cui si 

affiancano saltuarie elevazioni dell’umore. 

• Alterazione lieve della qualità dell’incontro 

con l’altro, che può essere 

caratterizzato da una sporadica 

tendenza ad essere poco amichevole 

e diffidente, oppure dalla 

presenza saltuaria di atteggiamenti 

tendenzialmente compiacenti. 

• Alterazione lieve della capacità di 

autoregolazione che può essere caratterizzata 

da una sporadica e lieve 

tendenza ad essere scrupolosi 

e precisi, oppure da occasionali atteggiamenti 

di inaffidabilità. 

• Alterazione lieve nella capacità di 

moderare la propria emotività e le 

proprie reazioni in situazioni frustranti 

e di stress. Tali reazioni non 

creano significativi turbamenti e 

possono apparire come normali 

reazioni a significativi stress. 

• Alterazione lieve che interessa l’inclinazione 

ad essere curiosi e ad 

acquisire conoscenze, che può essere 

caratterizzata da occasionali 

e sporadici cali della curiosità. 

Relazioni familiari e affettive 


Gli episodi traumatici e i reati sono 

eventi non normativi e non scelti 

che possono produrre situazioni di stallo 

o alterare in modo peggiorativo il 

funzionamento familiare. 

La famiglia deve essere intesa come 

25


entità relazionale complessa, costituita 

da più sottosistemi: la coppia, il sistema 

genitoriale, il sistema filiale e il 

sistema allargato (nonni - nipoti). 

La valutazione in questa area riguarda 

un continuum ipotetico che va da 

un funzionamento relazionale valido e 

adeguato a un tipo di relazione non 

funzionale e sconvolto rispetto al periodo 

precedente all’evento traumatico. 

Le variabili che devono essere prese 

in considerazione per la valutazione 

del danno in questa area sono: 

- La morte o malattie che danneggiano 

gravemente la relazione con 

il familiare coinvolto nell’illecito; 

- la gestione dei ruoli e dei sottoinsiemi 

familiari, ossia i confini dei 

sottosistemi, il mantenimento dei 

ruoli interpersonali, le funzioni di 

controllo e responsabilità all’interno 

del nucleo familiare; 

- la qualità degli scambi relazionali e 

affettivi, ossia la gamma dei sentimenti, 

la reattività affettiva reciproca, 

l’empatia rispetto ai bisogni 

affettivi e concreti dei membri, capacità 

di concordare obiettivi e regole, 

la capacità di comunicazione 

e la capacità di risolvere i conflitti. 

Danno gravissimo: 

• Morte e grave compromissione delle 

relazioni con gli altri componenti. 

• Totale mancanza di coesione o patologico 

invischiamento. 

• Gravi vissuti di colpa e/o rabbia nei 

confronti di uno o più membri. 

• Gravi dissidi e/o interruzione dei 

rapporti. 

• Grave chiusura, isolamento e ritiro 

dalla vita familiare con mancanza 

di partecipazione e attenzione 

alle esigenze di sviluppo della 

famiglia. 

• Alta e patologica conflittualità con 

instabilità e possibilità di perdita 

di controllo. 

• Grave alterazione dei sottosistemi 

familiari. 

• Grave disinteresse rispetto alle esigenze 

affettive degli altri membri. 

Danno grave 

• La routine familiare e il supporto 

reciproco sono insoddisfacenti. 

26 

• La coesione familiare è ampiamente 

assente o risulta patologica 

a livello di invischiamento. 

• Grave senso di fallimento riguardo 

alla vita familiare. 

• Tendenza all’isolamento e al ritiro 

dalla vita familiare. 

• Rifiuto di fare progetti futuri. 

• Irritabilità, manifesta intolleranza 

e aspre critiche in caso di divergenze 

di opinioni con deterioramento 

dei rapporti e della comunicazione. 

• Intolleranza nei confronti dei problemi 

familiari. 

Danno medio 

• Il funzionamento della famiglia e la 

coesione dei sottosistemi è disturbato. 

• Marcato senso di fallimento riguardo 

alla vita familiare. 

• Rifiuto di programmare periodi di 

evasione. 

• Tendenza alla passività. 

• Frequenti critiche e recriminazioni. 

• Tendenza a scaricare nella famiglia 

tensioni esterne. 

• Diminuzione della partecipazione 

e dell’attenzione alle esigenze di 

sviluppo della famiglia. 

• Critiche frequenti, immotivate e 

pretestuose nei confronti degli altri 

componenti. 

• Diminuzione del dialogo e tendenza 

all’isolamento. 

Danno moderato 

• Manifestazione di noia nello stare 

con i familiari. 

• Scarsa disponibilità all’ascolto e al 

dialogo. 

• Tendenza a svalutare la famiglia. 

• Recriminazioni occasionali. 

• Diminuzione del dialogo e della comunicazione. 

• Tendenza a non partecipare alle 

esigenze di sviluppo della famiglia. 

• Difficoltà a dedicare alla famiglia il 

tempo libero. 

• Tendenza a eludere i momenti di 

riunione familiare. 

• Difficoltà nel sostenersi e nel darsi 

aiuto reciproco. 

Danno lieve 

• Occasionali manifestazione di noia 

nello stare con i familiari. 

• Critiche occasionali e alternanza 

nella disponibilità all’ascolto e al 

dialogo. 

• Scarsa attenzione alle esigenze di 

sviluppo della famiglia. 

• Clima emotivo caratterizzato da 

una gamma di sentimenti negativi 

e pessimistici. 

• Difficoltà nel concordare obiettivi 

e regole. 

• Difficoltà nel risolvere i conflitti. 

Attività realizzatici 


Per attività realizzatrici si intendono 

quelle aree operative e/o relazionali 

nelle quali la persona tende a realizzare 

sé stessa; si tratta di attività che 

solitamente sono scelte dal soggetto 

come espressione della propria personalità 

e, in quanto sostegno narcisistico, 

hanno un significato fortemente 

simbolico. Le attività realizzatrici possono 

essere così suddivise: 

• Attività di riposo 

• Attività ricreative 

• Relazioni Sociali 

• Attività autorealizzatrici 

Attività di riposo 

Si tratta di alterazioni che impediscono 

lo svolgimento delle abituali attività 

di riposo in tempi sufficienti per 

potersi riposare. Si tenga presente che 

anche alterazioni nel senso opposto 

(eccessivo bisogno di riposare o eccessiva 

sonnolenza) sono considerate 

delle alterazioni in senso peggiorativo, 

in quanto interferiscono con il funzionamento 

psicosociale della persona. 

Per attività di riposo non si intende soltanto 

il sonno, ma anche quei passatempi 

che richiedono un basso livello 

di attivazione fisica e mentale, come la 

visione di un film o la lettura di un libro. 

Le alterazioni alle attività di riposo 

possono essere causate da: 

• rumori disturbanti 

• dolore fisico 

• dissonie (insonnia, ipersonnia, narcolessia)


• parasonnie (sonnambulismo, sonniloquio, 

disturbo da incubi notturni, 

disturbo da terrore notturno, 

enuresi notturna, bruxismo, parasonnie 

NAS, ecc.) 

• disturbo del ritmo circadiano 

• altro 

Danno gravissimo: si tratta di alterazioni 

che impediscono lo svolgimento 

delle abituali attività di riposo in tempi 

sufficienti per potersi riposare, al 

punto da produrre gravi problemi di 

salute (fisici e/o psicologici) e di interferire 

gravemente con lo svolgimento 

della vita diurna. 

Danno grave: difficoltà nello svolgere 

le abituali attività di riposo in tempi 

sufficienti per potersi riposare, al punto 

di produrre reali problemi fisici e/o 

psicologici e di interferire gravemente 

con lo svolgimento della vita diurna. 

Danno medio: Si tratta di alterazioni 

che non producono conseguenze sulla 

salute della persona, ma interferiscono 

significativamente con la quantità 

e la qualità delle attività di riposo. 

Danno moderato: Si tratta di alterazioni 

che interferiscono in modo moderato 

con la quantità e la qualità delle 

attività di riposo. 

Danno lieve: Si tratta di alterazione 

transitorie e brevi che durano per un 

periodo di tempo limitato, generalmente 

non più di due o tre settimane 

consecutive. 

Attività ricreative 

I passatempi e le attività ricreative 

che devono essere valutate sono quelle 

che richiedono un certo grado di attività 

fisica e mentale; alcune attività 

ricreative possono essere relativamente 

isolate (pittura, modellismo, ecc.), 

ma richiedono comunque un coinvolgimento 

attivo con l’ambiente e producono 

qualcosa di concreto e tangibile. 

Danno gravissimo: Cessazione di ogni 

impegno o attività sportive o ludiche 

in atto. Le attività ricreative sono 

rare e inesistenti. Si tratta di alterazioni 

che comportano la rinuncia a programmare 

qualsiasi attività ricreativa, 

la rinuncia e/o l’interruzione dei progetti 

in fasedi realizzazione, il rifiuto 

ad accettare proposte di attività ricreative. 

Danno grave: Diminuzione significativa 

e marcata di ogni impegno o 

attività ricreative. Si tratta di situazioni 

caratterizzate da tendenza all’isolamento, 

rinvio di quasi tutti i progetti 

creativi soggettivamente importanti. 

Danno medio: Diminuzione significativa 

e marcata di alcuni impegni 

e/o attività ricreative. Si tratta di situazioni 

caratterizzate da tendenza all’isolamento 

e al rinvio di alcuni progetti 

creativi soggettivamente importanti. 

Danno moderato: Partecipazione discontinua 

a impegni o attività ricreative. 

La partecipazione alle attività 

ricreative avviene solo se forzata. 

È presente la tendenza a rifiutare gli 

inviti a proposte di svago, e la partecipazioni 

alle iniziative creative o ludiche 

è solitamente occasionale e deludente. 

Danno lieve: Sporadici disagi o altri 

ostacoli che interferiscono con i passatempi 

e le attività ricreative. Tendenza 

a dilazionare inviti di attività 

creative e ludiche. La persona partecipa 

alle attività ricreative ma tende a 

svalutare le situazioni di svago o creative 

un tempo ritenute soddisfacenti, 

tende a valorizzare il passato a scapito 

del presente, ciò è solitamente accompagnato 

da una diminuzione dell’interesse 

verso gli hobby o gli interessi 

culturali. 

Le relazioni sociali 

L’uomo è un “animale sociale” e le 

relazioni con i pari rivestono un ruolo 

importante nel suo sviluppo e nel suo 

equilibrio psichico. Nell’infanzia le relazioni 

tra i bambini sono solitamente 

strumentali e secondarie rispetto al 

ruolo più centrale del rapporto con i 

genitori, mentre iniziano ad essere davvero 

vitali per la crescita durante l’adolescenza. 

Non devono essere considerati nella 

valutazione le relazioni con persone 

che hanno rapporti di parentela o hanno 

un rapporto professionale con la 

persona in esame (medici, educatori, 

ecc.) 

Danno gravissimo: Interruzione totale 

delle relazioni non parentali. Le 

attività relazionali sono rare e inesistenti. 

Si tratta di situazioni in cui è 

presente una interruzione totale delle 

relazioni amicali che possono essere 

accompagnate dal rifiuto di vedere gli 

amici, elusione dei contatti telefonici 

e possibili frequenti e aggressivi litigi 

con gli amici. 

Danno grave: Drastica diminuzione 

dei rapporti sociali. L’attività sociale 

al di fuori della famiglia rappresenta 

più una eccezione che una regola. 

La drastica diminuzione dei rapporti 

solitamente è accompagnata dal timore 

di giudizi negativi, dal deterioramento 

dei rapporti e dalla perdita di 

considerazione. 

Danno medio: Perdita di interesse 

per le relazioni sociali. La persona 

perde interesse verso le relazioni sociali 

con la tendenza all’auto esclusione 

dalla partecipazione delle relazioni 

e attività sociali. Le persone appaiono 

isolate e dipendenti dalla famiglia. 

Danno moderato: Tendenza a dilazionare 

gli svaghi condivisi con il 

gruppo di pari. Disagio o altri ostacoli 

che interferiscono con la socializzazione, 

è presente generalmente insoddisfazione 

per la propria vita sociale. 

Danno lieve: Tendenza a svolgere e 

preferire attività solitarie e scarsa 

convivialità. Sono presenti sporadici 

disagi o lievi ostacoli alla socializzazione. 

Attività di autorealizzazione 

Questa area è la più ampia e complessa 

nella quale rientrano diverse 

aree operative, tra cui quella sessuale, 

lavorativa, la progettualità, le aspettative 

e le “chance”. Vengono illustrate 

di seguito solo quelle più frequenti. 

Attività sessuale: 

l’attività sessuale ha particolare importanza 

e deve essere intesa nell’ambito 

di un ipotetico continuum dove da 

un lato è svolta all’interno di un rapporto 

d’amore, dall’altro può essere utilizzata 

in maniera strumentale, ossia 

quando serve a sostenere i propri sentimenti 

di potenza: nell’uomo questi 

sentimenti e vissuti hanno a che vedere 

con la potenza esercitata in maniera 

palese; nella donna invece i vissuti 

di potenza sono mascherati dalla 

seduttività. L’alterazione all’attività sessuale 

può avere cause psicologiche o 

organiche come: grave invalidità, disturbo 

da desiderio sessuale, avversione 

sessuale, disturbo dell’eccitazio- 

27


ne sessuale, disturbo dell’erezione, disturbo 

dell’orgasmo, dispareunia, vaginismo, 

ecc. 

Danno gravissimo: Interruzione dell’attività 

sessuale. 

Danno grave: Drastica diminuzione 

dell’attività sessuale e gravi limitazioni 

nello svolgimento dell’attività sessuale 

tale da renderlo difficoltoso e/o 

doloroso. 

Danno medio: Diminuzione della qualità 

e della frequenza dei rapporti sessuali 

che sono vissuti come insoddisfacenti. 

Danno moderato: Lieve diminuzione 

nella qualità e nella quantità. 

Danno lieve: L’attività sessuale non subisce 

una diminuzione nella quantità, 

ma nella qualità; è infatti caratterizzata 

da mancanza del desiderio e mera 

accondiscenda al rapporto. 

Ambito lavorativo: 

nell’adulto il lavoro è una delle più 

importanti aree di autorealizzazione e 

di espressione della propria personalità. 

Il termine “ambito” lavorativo va 

inteso in senso ampio ed include qualsiasi 

attività dell’individuo rivolta alla 

produzione di reddito (lavoro dipendente, 

libero professionale, artigianale, 

imprenditoriale, ecc.), tuttavia non 

riguarda il danno dal punto di vista della 

perdita economica, ma da quello della 

realizzazione dell’individuo: la limitazione 

della capacità lavorativa induce 

infatti vissuti di menomazione e perdita 

della virilità, con spunti depressivi 

e/o paranoidei. Nel bambino l’attività 

lavorativa trova corrispondenza 

nelle attività scolastiche, mentre nell’infante 

trova corrispondenza nelle attività 

ludiche e di gioco. 

Danno gravissimo: Perdita del posto di 

lavoro, abbandono dell’attività e grave 

perdita di opportunità lavorative e professionali. 

L’abbandono del posto di lavoro 

e la perdita di “chance” può essere 

dovuto a diversi fattori quali: malattia, 

grave invalidità, dimissioni, errori 

sul lavoro tali da dare luogo ad un 

demansionamento, scarso rendimento 

tale da giustificare un licenziamento. 

Danno grave: Il posto di lavoro è conservato 

ma risultano compromesse le 

potenzialità e la crescita professionale. 

Alto rischio di perdere il posto di lavoro. 

28 

Danno medio: la persona non rischia 

di perdere il lavoro, ma le difficoltà incidono 

sulla produttività e sulle potenzialità 

professionali future. 

Danno moderato: le difficoltà incidono 

in modo significativo sulla produttività 

e non sulle potenzialità professionali 

future. 

Danno lieve: difficoltà che incidono in 

modo transitorio sulla produttività e 

non sulle potenzialità professionali. 

5. Quantificazione danno psichico 

in assenza di lesioni encefaliche 13 

È necessario precisare che nessuna 

categoria di disturbo mentale è totalmente 

distinta, così come gli individui 

affetti dalla stessa menomazione psichica 

possono essere tutti simili sotto 

il profilo reattivo-comportamentale, in 

quanto la menomazione potrà dare origine 

a fattispecie lesive di diverso fenotipo. 

Pertanto, nella valutazione e quantificazione 

percentuale del danno psichico 

conseguente ad eventi traumatici, 

è importante comprendere sia 

il grado di compromissione funzionale 

sia come questo influenzi le capacità 

della persona (capacità legali, responsabilità, 

invalidità etc.) 

Criteri per distinguere 

tra i diversi livelli di gravità 

I criteri da utilizzare, per distinguere 

tra i diversi livelli di gravità, sono i 

seguenti: 

a) l’entità della sintomatologia: in 

particolare nei disturbi dell’umore 

e nei disturbi d’ansia è necessario 

valutare con attenzione il 

numero degli episodi depressivi, 

maniacali, ipomaniacali o ansiosi; 

b) la compromissione del funzionamento 

socio-lavorativo; 

c) il funzionamento dell’Io e l’esame 

di realtà; 

d) il livello evolutivo dei meccanismi 

di difesa utilizzati; 

e) l’identità e il tipo di “confini” tra 

sé e gli altri (rigidi, assenti, labili, 

ecc.). 

Questi cinque criteri devono essere 

valutati dapprima singolarmente e successivamente 

nella loro complessiva 

valenza per poter formulare un’adeguata 

stima del livello di compromissione 

psichica; può accadere, ad esempio, 

che uno o due criteri possano essere 

solo parzialmente soddisfatti, ma 

questo non va a diminuire la gravità 

della compromissione se nella valutazione 

complessiva essa risulta gravemente 

compromessa. I disturbi al di 

sotto della percentuale del 5% non verranno 

considerati nel computo valutativo, 

dovendosi almeno raggiungere tale 

percentuale per poter parlare di danno 

psichico. Inoltre, si è ritenuto di dividere 

in classi la percentuale valuta-


Classi 

AMA 

Classe I 

0-5% 

Classe II 

6-15% 

Danno Psichico 

Criteri AMA 

Nessun pregiudizio per le attività 

quotidiane, comportamento sociale 

adeguato, capacità di concentrazione 

normale, adattamento normale.Tale 

condizione non comporta danno alla 

persona. 

Lieve pregiudizio, compatibile comunque 

con l’esecuzione della maggior 

parte delle attività precedenti. 

Danno Psichico 

Criteri Ordine Psicologi del Lazio 

Non è presente nessuna sintomatologia e nessun disagio nel 

funzionamento sociale o familiare o lavorativo. L’identità è coesa 

e l’esame di realtà è integro. Il funzionamento dell’Io è conservato. 

La sintomatologia è lieve, ed è presente un lieve disagio nel funzionamento 

sociale o familiare o lavorativo. L’identità è coesa e 

l’esame di realtà è integro. Il funzionamento dell’Io è complessivamente 

conservato. I meccanismi di difesa utilizzati per far 

fronte alla angosce depressive, persecutorie o confusionali sono, 

solitamente, evoluti e maturi: rimozione, repressione, spostamento, 

formazione reattiva, razionalizzazione, introiezione, 

intellettualizzazione, identificazione, altruismo, sublimazione, 

umorismo, ascetismo, annullamento retroattivo, sessualizzazione, 

isolamento dell’affetto, anticipazione 

Classe III 

16-40% 

Moderato pregiudizio compatibile solo 

con l’esecuzione di alcune delle attività 

precedenti. 

La sintomatologia è di media entità, ed è presente un disagio 

clinicamente significativo che si ripercuote negativamente sul 

funzionamento sociale, familiare e/o lavorativo. I confini tra sé 

e gli altri possono essere instabili. Il funzionamento dell’Io è irregolare 

e incostante con difficoltà nella gestione degli impulsi. 

L’esame di realtà è presente, ma compromesso per alcuni aspetti. 

I meccanismi di difesa utilizzati per far fronte alle angosce depressive, 

persecutorie o confusionali si alternano tra arcaici ed 

evoluti 

Classe IV 

41%-80% 

Grave pregiudizio, con limitazione significativa 

dell’esecuzione delle attività 

precedenti. 

La sintomatologia è di grave entità, con una compromissione altrettanto 

grave del funzionamento sociale, lavorativo e di altre 

aree importanti per la vita dell’individuo. Il funzionamento dell’Io 

è intermittente e irregolare con difficoltà nel controllare gli 

impulsi. L’esame di realtà è generalmente compromesso, ma può 

essere episodicamente presente. I meccanismi di difesa utilizzati 

per far fronte alle angosce depressive, persecutorie o confusionali 

si possono alternare tra arcaici ed evoluti, ma prevalgono 

quelli arcaici come scissione, proiezione, idealizzazione e 

svalutazione primitive, negazione, acting-out. 

Classe V 

>80% 

Gravissimo pregiudizio, con impossibilità 

per l’esecuzione delle attività 

precedenti. 

La sintomatologia è di gravissima entità, con una compromissione 

altrettanto grave del funzionamento sociale, lavorativo e 

di altre aree importanti per la vita dell’individuo. Si riscontra 

mancanza del senso di continuità dell’identità, con una frammentazione 

dell’Io e perdita delle funzioni principali. L’esame di 

realtà è compromesso. I meccanismi di difesa sono arcaici e primitivi: 

scissione, identificazione proiettiva, proiezione, diniego, 

dissociazione, idealizzazione, acting-out, somatizzazione, regressione, 

fantasia schizoide. 

29


tiva, anche sulla scorta delle condivisibili 

indicazioni fornite dall’AMA (American 

Medical Association) 14 , maggiormente 

testate, adottate e riconosciute 

per la loro validità applicativa e 

scientifica a livello internazionale da 

vari decenni. 

Di seguito è riportata una lista dei 

disturbi psichici tenendo conto della 

nosografia proposta dal DSM-IV TR e 

dei criteri individuati per valutare il livello 

di compromissione 15 . Con tabella 

separata, vista la loro peculiarità, 

vengono presentate le quantificazioni 

del danno psichico correlate ai disturbi 

di personalità. 

Nel caso di disturbi psichici non presenti 

nell’elenco sottostante, per una 

giusta quantificazione, è necessario: 

- fare riferimento ai cinque criteri individuati 

per valutare il livello di 

gravità 

- individuare, tra le sindromi elencate, 

quella simile con criterio analogico. 

Eventi come il mobbing, il burn-out, 

il lutto patologico, lo stalking, ecc. non 

sono citati in tabella poiché essi non 

sono disturbi psichici ma sono “fenomeni” 

che, a seconda dei casi, possono 

produrre o meno pregiudizi esistenziali 

e/o alterazioni psicopatologiche 

che possono essere classificate secondo 

la nosografia proposta dal DSM- 

IV TR. 

CLASSE II - Sindromi lievi (6-15%) 

Disturbi d’ansia 

Fobia Specifica 

Fobia Sociale 

Disturbo d’Ansia NAS 

Disturbo dell’adattamento 

Disturbo post-traumatico da stress 

lieve o in remissione parziale 

Disturbo Acuto da Stress 

Disturbo d’Ansia Generalizzato 

Disturbo Ossessivo-Compulsivo lieve 

Disturbi dell’umore 

Disturbo Depressivi maggiore con 

episodio singolo 

Disturbo Distimico 

Disturbo Bipolare I, episodio singolo 

Disturbo dell’Umore NAS 

30 

Altri Disturbi 

Amnesia dissociativa (episodio singolo) 

Fuga dissociativa (episodio singolo) 

Disturbo ipocondriaco 

Disturbo di somatizzazione 

Disturbo somatoforme indifferenziato 

Disturbo di dimorfismo corporeo 

Disturbo algico 

Disturbo di conversione 

Sindrome psicomotoria 

CLASSE III - Sindromi moderate 

(tra 16% - 40%) 


Fobia Sociale 

Disturbo da Attacchi di Panico con 

o senza agorafobia 

Disturbo Ossessivo-Compulsivo 

Disturbo post-traumatico da stress 


Disturbo Acuto da stress 



Disturbo Depressivo maggiore episodio 

singolo con manifestazioni psicotiche 

Disturbo Depressivo maggiore ricorrente 

Disturbo Distimico 

Disturbo Bipolare I, episodio singolo 

con manifestazioni psicotiche 

Disturbo Bipolare I con episodi ricorrenti 

Disturbo Bipolare II 

Ciclotimia 



Disturbo Ipocondriaco 


Disturbo Schizoaffettivo 

Disturbo Psicotico Breve 

Fuga Dissociativa 

Amnesia Dissociativa (episodi ricorrenti) 

Fughe dissociative 

Disturbo di Depersonalizzazione 

CLASSE IV - Sindromi gravi 

(tra 41% - 80%) 


Disturbo Post-Traumatico da Stress 





Disturbo depressivo maggiore ricorrente 

Disturbo Bipolare I con episodi ricorrenti 

Disturbo Bipolare II 

Ciclotimia 



Disturbo ipocondriaco 



Disturbo Psicotico Breve 

Fughe Dissociative 

Amnesie Dissociative (episodi ricorrenti) 


CLASSE V - Sindromi gravissime 

(> 80%) 


Fughe dissociative 

Disturbo dissociativo dell’identità 


Sindromi in cui sono prevalenti modalità 

di funzionamento psicotico 

Disturbi di Personalità 

Traumi o esperienze traumatiche, 

specialmente se avvenute in età evolutiva, 

possono produrre alterazioni 

psicostrutturali che possono configurarsi 

come dei veri e propri disturbi di 

personalità. Il DSM IV -TR propone, 

nell’asse II, ben 11 distinzioni e ne descrive 

altre due nell’appendice (disturbo 

depressivo di personalità e disturbo 

passivoaggressivo di personalità). 

Nel proporre una quantificazione di 

questi disturbi si è ritenuto opportuno 

ricorrere alle teorie di Kernberg che 

identifica tre grandi organizzazioni di 

personalità (nevrotica, borderline, psicotica). 

Coniugando il DSM e le teorie 

di Kernberg è possibile rappresentare 

il livello di gravità dei disturbi di personalità 

nel seguente modo:


Organizzazioni di personalità 

(Kernberg) 

Organizzazioni Nevrotiche 

Organizzazioni Borderline 

Organizzazioni Psicotiche 

DSM-IV TR 


Disturbo Dipendente 

Disturbo Evitante 

Disturbo Depressivo 

Disturbo Passivo-Aggressivo 

Disturbo Borderline 

Disturbo Antisociale 

Disturbo Narcisistico 

Disturbo Istrionico 

Disturbo Paranoide 

Disturbo Schizotipico 

Disturbo Schizoide 

% 

15-30 

31-60 

>60 

13 Si è ritenuto di non dover affrontare la quantificazione 

del danno psichico in presenza di 

lesioni encefaliche trattandosi di valutazioni 

prevalentemente medico-specialistica. 

14 Guide to the Evaluation of Permanent Impairment 

(Classes of Impairment Due to Mental 

and Behavioral Disorders), 6^ edition, 

AMA press, 2008 

15 Alcune disturbi psichici sono presenti in più 

Classi poiché quello che cambia è il livello di 

gravità, pertanto non devono essere considerate 

delle ripetizioni. 

6. Proposta di quesito per la valutazione 

del danno psichico e da 

pregiudizi esistenziali 

Il nominato C.T.U. psicologo, esperto 

in psicologia giuridica: 

• esaminati tutti gli atti e i documenti 

dalla causa; 

• condotti colloqui clinici con il periziando 

ed eventualmente con i 

membri della famiglia; 

• effettuato un approfondito esame 

psicodiagnostico; 

• acquisita, dal medesimo e da altre 

figure significative, ogni notizia opportuna 

alla successiva richiesta di 

descrizione dello stato di salute e 

di benessere attuale e pregresso; 

• consultati, ove necessario, eventuali 

curanti che detengano informazioni 

significative (ad es. documentazione 

di prescrizioni, visite 

o degenze); 

• sentiti i consulenti delle parti, ai fini 

di una valutazione integrale e 

personalizzata del danno accerti, 

valuti e dica, utilizzando i criteri e 

il “barème” elaborati dall’Ordine 

degli Psicologi del Lazio: 

1) se il periziando sia affetto da sindromi 

e/o disturbi di rilevanza psicopatologica, 

diagnosticati secondo 

gli opportuni criteri di classificazione 

internazionale. In caso 

di risposta affermativa dica quale 

sia stata, secondo un giudizio 

di compatibilità, la causa della 

suddetta psicopatologia; 

2) se sussistano eventuali postumi 

temporanei e/o permanenti ed 

eventuali valutazioni prognostiche. 

Quantifichi, inoltre, il danno 

psichico, accertando la congruità 

delle spese sopportate per eventuali 

cure ed individuando l’entità 

di quelle necessarie per il futuro; 

3) fornisca motivate indicazioni aggiuntive 

sulla riduzione della capacità 

lavorativa specifica, tenuto 

conto delle condizioni soggettive 

del danneggiato; 

4) se e in che modo il fatto in esame 

abbia prodotto dei pregiudizi esistenziali 

che interessano: A) l’assetto 

psicologico e la personalità; 

B) le relazioni familiari e affettive; 

C) le attività realizzatrici (riposo, 

ricreative, sociali, autorealizzatrici). 

In caso affermativo valuti 

lo stato di tali pregiudizi ed 

esprima un valore che va da: assente 

(0-5%), lieve (6-15%), moderato 

(16-30%), medio (31- 

50%), grave (51-75%), gravissimo 

(>76). 

31


7. Giurisprudenza 

Cassazione civile, Sez. I, sentenza 

21.10.2009, n° 22292 

Cassazione civile, sez. lavoro, sentenza 

05.10.2009, n° 21223 


30.09.2009, n° 20980 

Tribunale Roma, sentenza 3.09.2009 

Tribunale Messina, sentenza 

11.09.2009 

Cassazione civile, SS.UU., sentenza 

19.08.2009 n° 18356 

Tribunale Roma, sez. XI, sentenza 

13.07.2009 

Cassazione civile, sez. III, sentenza 

06.07.2009, n° 15798 


13.06.2009, n° 11048 


11.06.2009, n° 13547 

Cassazione civile, sez. III, 

sentenza 04.06.2009, n° 12885 

Tribunale Piacenza, sentenza 

04.06.2009 


27.05.2009, n° 12326 

Cassazione penale, sez. IV, sentenza 

22.05.2009, n° 21505 


20.05.2009, n° 11701 


13.05.2009, n° 11059 

Tribunale Milano, sez. V civile, sentenza 

06.05.2009, n° 6076 


22.04.2009, n° 9549 


09.04.2009, n° 8703 

Tribunale Lanusei, sentenza 

31.03.2009 

Cassazione civile, sez. III, ordinanza 

31.03.2009, n° 7875 


19.03.2009, n° 6658 

Tribunale Torino, sez. IV civile, sentenza 

17.03.2009 

Tribunale Pinerolo, sentenza 

17.03.2009 


13.03.2009, n° 6168 

Corte d’Appello Potenza, sez. lavoro, decreto 

10.03.2009 


03.03.2009, n° 5057 


25.02.2009, n° 4493 

Tribunale Montepulciano, sentenza 

20.02.2009, n° 74 


16.02.2009, n° 3677 

Tribunale Chieti, sentenza 10.02.2009 

Tribunale Cassino, sentenza 

05.02.2009 

32 

Tribunale Brindisi, sentenza 

02.02.2009 

Tribunale Nola, sez. II, sentenza 

22.01.2009 


15.01.2009, n° 794 


13.01.2009, n° 469 


13.01.2009, n° 479 


13.01.2009, n° 458 

Giudice di Pace Verona, sentenza 

02.01.2009 

Giurisprudenza rilevante 2008 


19.12.2008, n° 29832 

Tribunale Firenze, sez. II civile, sentenza 

17.12.2008 


12.12.2008, n° 29211 


19.12.2008, n° 29832 


03.11.2008, n° 26422 


12.12.2008, n° 29191 


11.11.2008, n° 26972 


11.09.2008, n° 22858 


29.08.2008, n° 21934 

Tribunale Trieste, sez. civile, sentenza 

01.07.2008 

Tribunale Chiavari, sentenza 

09.08.2008, n° 373 

Tribunale Torino, sez. IX, sentenza 

06.06.2008 

Tribunale Lecce, sez. Maglie, sentenza 

29.11.2008, n° 368 


15.07.2008, n° 19445 


06.06.2008, n° 15029 

Tribunale Modena, sez. II, sentenza 

21.05.2008 


16.05.2008, n° 12433 


09.05.2008, n° 11601 


24.04.2008, n° 10651 


14.04.2008, n° 9814 


07.04.2008, n° 8973 


26.03.2008, n° 7871 


11.03.2008, n° 6436 


10.03.2008, n° 6288 

Tribunale Milano, sez. V civile, sentenza 

04.03.2008, n° 2847 


04.03.2008, n° 5795 


28.02.2008, n° 5282 


25.02.2008, n° 4712 


14.02.2008, n° 3532 


12.02.2008, n° 3284 


31.01.2008, n° 2379 


30.01.2008, n° 2106 


17.01.2008, n° 868 

Tribunale Trieste, sez. civile, sentenza 

15.01.2008, n° 2806 

Cassazione civile, sez. I, sentenza 

10.01.2008, n° 337 


07.01.2008, n° 31 


Cassazione penale, sez. IV, sentenza 

29.10.2007, n° 39815 


06.12.2007, n° 25458 


03.12.2007, n° 25187 


30.10.2007, n° 22884 

Cassazione civile , sez. III, sentenza 

24.10.2007, n° 22338 


08.10.2007, n° 20987 


28.08.2007, n° 18163 


27.06.2007, n° 14840 


27.06.2007, n° 14846 


27.06.2007, n° 14845 


04.06.2007, n° 12929 

Cassazione penale, sez. III, sentenza 

02.05.2007, n° 16575 


20.04.2007, n° 9514 


20.04.2007, n° 9510 


07.03.2007, n° 5221 


15.02.2007 n° 3462 

Cassazione civile, sez. II, sentenza 

06.02.2007, n° 2546 

Tribunale Venezia, sez. III civile, sentenza 

23.04.2007, n° 2391 

Tribunale Monza, sentenza 23.04.2007 

Cassazione civile, sez. III, sentenza


02.02.2007, n° 2311 


11.01.2007, n° 394 



09.11.2006, n° 23918 


19.05.2006, n° 11761 

Cassazione civile, sez. Unite, sentenza 

24. 03. 2006, n° 6572 

Tribunale Genova, sez. VI, sentenza 

24.11.2006, n° 4005 

Giudice di Pace Catanzaro, sentenza 

23.11.2006 

Tribunale Monza, sez. IV civile, sentenza 

27.10.2006 


12.06.2006, n° 13546 


24.03.2006, n° 6572 

Consiglio di Stato, sez. V, sentenza 

18.01.2006, n° 125 


Giudice di Pace Casoria, sentenza 

08.11.2005, n° 3231 


04.10.2005, n° 19354 


15.07.2005, n° 15022 


15.07.2005, n° 15019 

Giudice di Pace Casoria, sentenza 

13.07.2005, n° 2961 

Tribunale Reggio Emilia, sentenza 

22.02.2005, n° 210 

Tribunale Arezzo, sentenza 02.02.2005, 

n° 123 

Tribunale Agrigento 01.02.2005 

Tribunale Bologna, sez. II civile, sentenza 

27.01.2005 


Tribunale Bassano del Grappa 

14.12.2004, n° 65 

Tribunale Venezia, sentenza 

13.12.2004 

Corte d’Appello Perugia, sentenza 

28.10.2004 

Tribunale Bologna, sentenza 

15.10.2004 

Tribunale di Venezia, sez. III Civile, sentenza 

04.10.2004 

Tribunale di Venezia, sez. III civile, sentenza 

30.06.2004 

Tribunale Milano, sentenza 29.06.2004 

Giudice di Pace di Cosenza, sentenza 

16.06.2004 

Giudice di Pace di Schio, sentenza 

09.06.2004, n° 53 

Tribunale di Vicenza, sentenza 

04.05.2004, n° 548 

Tribunale di Pinerolo, sentenza 

02.04.2004, n° 119 


Tribunale di Tempio Pausania, sentenza 

10.07.2003, n° 157 


31.05.2003, n° 8827 

TAR Puglia - Bari, sentenza 

25.07.2003, n° 3000 

Corte Costituzionale, sentenza 

11.07.2003, n° 233. 

Bibliografia 

1) AA.VV.: Guide to the Evaluation of Permanent 

Impairment (Classes of Impairment 

Due to Mental and Behavioral 

Disorders), 6^ edition, AMA 

press, 2008 

2) Adams A.: Bullying at work: how to 

confront and overcome it. Virago 

Press, London, 1992. 

3) Albisini M.T.: Diritto alla salute. Riv. inf. 

mal. prof., 60, 1997. 

4) Alpa G.: Il danno biologico. Percorso di 

un’idea, Cedam, Padova, 2003. 

5) Alpa G.: Diritto dell’Informazione: La 

sentenza della Corte costituzionale 

14 luglio 1986 n. 184 sul danno non 

patrimoniale. Commenti a prima lettura, 

726, 1986. 

6) Alpa G.: Il danno biologico: parabola o 

evoluzione di un progetto di politica 

del diritto?. La nuova giur. civile 

comm., 4: 375, 2000. 

7) Amato G.: Ascesa e declino del danno alla 

vita di relazione. Danno e responsabilità, 

715, 1996. 

8) Arcangeli M., Panici M., Giovannetti A.: 

Il danno esistenziale nell’ambito della 

tutela risarcitoria del danno non 

patrimoniale: evoluzione giurisprudenziale. 

Jura medica, 22:1, 83, 2009. 

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2004. 

25) Bona M.: Danni da morte iure successionis: 

La Cassazione valorizza il 

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apre (verso il “nuovo” art. 2059 c.c.) 

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11 luglio 2003, n. 233). Danno e Responsabilità, 

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psichico. Giuffrè, 2006. 

159) Pajardi D.: Il ruolo dello Psicologo giuridico: 

identità, formazione e tutela 

della Professionalità. Consultabile 

al seguente indirizzo: www.ordpsicologier.it/public/genpags/bigs/articolopajardi.doc 

160) Panchieri P.: Stress, emozioni, malattia: 

introduzione alla medicina psicosomatica. 

Milano, II ed., 1998. 

161) Pardini L.: La medicina del lavoro ed 

il fenomeno del mobbing. Relazione 

al Convegno del Centro Studi di Diritto 

del Lavoro, Genova 3/12/1999. 

162) Pedrazzi G.: Il nuovo danno biologico 

allo specchio del vecchio danno esistenziale. 

Danno e responsabilità, 9, 

2006. 

163) Pedrazzoli M.: Danno biologico ed oltre. 

Giappichelli, Torino, 1995. 

164) Pedrazzoli M.: Lesioni di beni della 

persona e risarcibilità del danno 

nei rapporti di lavoro. Giornale diritto 

del lavoro e di relazioni industriali, 

66, 2: 288, 1995. 

165) Pera G.: Sul diritto del lavoratore a 

lavorare. RIDL, 2, 388, 1991. 

166) Pera G.: A proposito del c.d. mobbing. 

RIDL, 1: 102, 2000. 

167) Petrucci C.: Mobbing: vecchi problemi 

e nuove definizioni. Informatore 

Pirola,18, 2000. 

168) Petti G.B.: Il risarcimento del danno 

non patrimoniale alla persona. Torino, 

1999. 

169) Picella R.: Diritto alla salute e tutela 

della personalità. Una dubbia estensione 

delle fattispecie risarcibili. 

N.G.C., 1, 43, 1991. 

36 

170) Pizzetti F.: Responsabilità civile del 

datore di lavoro, occasionalità necessaria 

e stato soggettivo del danneggiato. 

Danno e resp., 432, 1999. 

171) Pizzoferrato A.: Molestie sessuali sul 

lavoro. Fattispecie giuridica e tecniche 

di tutela. Cedam, 2000. 

172) Ponzanelli G.: Limiti del danno esistenziale. 

Danno e resp., 3, 361, 1999. 

173) Poso V.A.: Dimissioni a causa di molestie 

sessuali e risarcimento del danno. 

Riv.it.dir.lav., 2: 403, 1992. 

174) Procida Mirabelli Di Lauro A.: Il sistema 

di responsabilità civile dopo la 

sentenza della Corte Costituzionale 

n.233/03 (Commento a Corte Costituzionale 

11 luglio 2003, n .233). 

Danno e responsabilità, 5:46, 2003. 

175) Riboni E.: Professione nullafacente: 

pagati per non lavorare. Corriere Lavoro, 

21/01/2000. 

176) Ricciardi M.: Il mobbing. Impresa commerciale 

industriale, 12, 1875. 

177) Romagnoli R.: Per una rilettura dell’art. 

2087c.c. Riv. trim. dir. proc. civ., 

1052, 1977. 

178) Rossetti M: Sulla liquidazione del 

danno biologico resta il rischio dei 

doppi risarcimenti. Dir. giust., 32, 

72, 2000. 

179) Rossetti M.: Lungo i sentieri del nesso 

di causalità, la Suprema Corte liquida 

anche il suicidio. Dir. e Giust., 

8: 6, 2000. 

180) Sannite R.: Il mobbing: un fenomeno 

in espansione. Atti del Convegno “Le 

molestie morali; uno dei rischi derivanti 

da un’alterata interazione 

psicosociale nell’ambito di lavoro”. 

ISPEL e Azienda Ospedaliera Clinica 

del lavoro “L. Devoto”, Milano 

4/6/1999. 

181) Santoni F.: La posizione soggettiva del 

lavoratore dipendente. Napoli, 1979. 

182) Santoro R.: Mobbing: la prima sentenza 

che esamina tale fenomeno. 

RIDL, 4: 361, 2000. 

183) Schiavone M., Palumbo G.: Riflessioni 

epistemologiche sul danno esistenziale 

e sulla sua risarcibilità. Jura 

Medica,75, 22:1, 2009. 

184) Secchi E.: In margine ai nuovi strumenti 

per il risarcimento del danno 

a persona: evoluzione storica e 

nuovi orientamenti della giurisprudenza 

di legittimità. Sarà rotta 

di collisione?. Medicina e Diritto, 

Milano, 1, 2008. 

185) Smuraglia C.: Tutela della salute dei 

lavoratori tra principi costituzionali 

e prospettive di riforma. Riv. it. 

dir. lav., 1, 414, 1998. 

186) Smuraglia C.: Diritti fondamentali della 

persona nel rapporto di lavoro. ADL, 

465, 2000. 

187) Tiberi E.: Il primato delle emozioni. 

Milano, 1988. 

188) Toppetti F.: Il danno psichico. Maggioli 

Editore, Dogana RSM, 2005 

189) Torbidone M.E., Mazzocco A., Ruta A.: 

Proposta di valutazione metodologica 

del danno esistenziale. Newsletter 

AIPG, 33, 2008, consultabile anche 

sul sito di Altalex al seguente indirizzo: 

http://www.altalex.com/index.php?idnot=42212 

190) Trimarchi P.: Istituzioni di diritto privato. 

Milano, 1983. 

191) Troiano O.: L’irresistibile ascesa del 

danno non patrimoniale (Commento 

a Corte D’Appello di Genova, 

sez. II pen., 7 febbraio 2003). Danno 

e responsabilità, 10, 970, 2003. 

192) Tullini P.: Mobbing e rapporto di lavoro. 

Una fattispecie emergente di 

danno alla persona. Riv. it. dir. lav., 

3, 251, 2000. 

193) Vallebona A.: L’onere della prova degli 

atti discriminatori. Dir.lav., 339, 

1989. 

194) Vallebona A.: L’onere della prova nel 

diritto del lavoro. Padova, 1998. 

195) Vettori G.: Il danno risarcibile. Cedam, 

Padova, 2004. 

196) Vitale C.: Personalità del lavoratore, dequalificazione 

professionale e risarcimento. 

LPO, 4, 636, 1996. 

197) Veneri L.: Il danno alla persona nel 

rapporto di lavoro. Lav.prev., 6, 1097, 

1999. 

198) Verrina D.: Il dolo specifico della condotta 

di mobbing, in possibilità e 

prospettive di intervento giudiziario. 

Atti del Convegno, 3 dicembre 

1999. 

199) Viola L.: Danni da morte e lesioni alla 

persona. Cedam, Padova, 2009. 

200) Voltolin R.: Il danno psichico (nuova 

edizione). Consultabile al seguente indirizzo: 

http://www.psicologiaforense.it/Quaderno%209.htm. 

201) Zaccaria A.: Il risarcimento del danno 

non patrimoniale in sede contrattuale. 

Responsabilità Civile, 1,28, 

2009. 

202) Ziviz P.: I danni alla persona del lavoratore. 

Alla scoperta del danno 

esistenziale, Milano, 1994. 

203) Ziviz P.: Alla scoperta del danno esistenziale. 

Contr. E. Impresa, 864, 

1994. 

204) Ziviz P.: Alla scoperta del danno esistenziale. 

Danno e Resp., 3: 348, 1999. 

205) Ziviz P.: La tutela risarcitoria della 

persona. Danno morale e danno esistenziale. 

Diritto privato Oggi, Giuffrè, 

Milano, 1999. 

206) Ziviz P.: I nuovi danni secondo la Cassazione 

(Commento a cassazione sez. 

III civ., 3 aprile 2001 n. 4881; Cassazione 

sez. III civ. 10 maggio 2001 n. 

6507; Cassazione sez. lavoro 3 luglio 

2001 n. 9009). Resp. Civ. Prev., 1203, 

2001.

LE LINEE GUIDA 

SULLA STAMPA 

dossier: rassegna stampa 

Comunicato stampa 

10 dicembre 2009 

Conferenza stampa: 

“Un valore all’esistenza delle vittime 

di reato” 

Presentazione delle Linee guida 

per l’accertamento e la valutazione 

psicologico-giuridica del danno biologico-psichico 

e del danno da pregiudizio 

esistenziale 

La predisposizione di una specifica 

tabella del danno psichico e da 

pregiudizio esistenziale è la novità 

attesa da tutti gli esperti. 

Giovedì 10 dicembre ore 11 - Camera 

dei deputati, Palazzo Marini, Sala 

delle conferenze, via del Pozzetto, 158 

“L’Ordine degli Psicologi del Lazio - 

afferma il presidente Marialori Zaccaria 

- si è fatto promotore di una iniziativa 

che è, nel suo genere, unica, come 

sempre dalla parte dell’utenza, in 

linea con la modernizzazione delle funzioni 

proprie di un Ordine al passo con 

i tempi. Si tratta infatti della prima proposta 

di quantificazione del danno da 

pregiudizio esistenziale realizzata all’interno 

di un contesto scientifico, professionale 

e istituzionale come l’Ordine 

e che apre la strada ad una uniformità 

di trattamento valutativo delle vittime, 

tenendo conto delle alterazioni 

prodotte sull’assetto psicologico, sulle 

relazioni familiari e affettive e sulle 

attività realizzatrici. Una vera e propria 

innovazione, che è destinata a modificare 

profondamente tutto il sistema 

dei risarcimenti alle ‘vittime di reato’. 

Da oggi il danno potrà essere sia 

riconoscibile che riconosciuto”. 

Negli ultimi anni, infatti, vi è stata 

una evoluzione del pensiero giuridico 

italiano che, nella materia del risarcimento 

del danno psichico e del danno 

da pregiudizio esistenziale, ha 

ribadito che lo psicologo esperto in 

psicologia giuridica ha le competenze 

specifiche necessarie, in qualità 

di CTU, per valutare, accertare 

e quantificare questo aspetto del 

danno non patrimoniale. Lo psicologo 

esperto in psicologia giuridica è, 

infatti, il professionista più idoneo nella 

valutazione del danno psichico e del 

pregiudizio esistenziale, avendo fra le 

sue competenze la possibilità di effettuare 

diagnosi con strumenti di indagine, 

quali il colloquio clinico e i test 

appropriati. In questo contesto è auspicabile 

- ed è uno degli obiettivi 

delle Linee Guida - che si affermi in 

Italia, a partire dal Lazio, la necessità 

e l’utilità di conferire incarichi 

ad esperti in psicologia giuridica sia 

nelle consulenze tecniche disposte 

dal tribunale, sia nel settore assicurativo. 

È del tutto evidente la straordinaria 

portata dell’impatto che l’applicazione 

delle Linee guida avrà sull’utenza potenziale, 

come le vittime di incidenti 

stradali, le morti o le invalidità 

permanenti conseguenti ad incidenti 

nei luoghi di lavoro, le vittime 

di stupro o di stalking, le famiglie dei 

giovani che hanno perso la vita nel 

crollo della Casa dello Studente per 

il terremoto a l’Aquila e su cui è in 

corso un’indagine della magistratura. 

Secondo l’Istat, ogni giorno in Italia 

si verificano in media 598 incidenti 

stradali, che provocano la morte di 

13 persone e il ferimento di altre 

849. Nel complesso, nell’anno 2008 gli 

incidenti stradali rilevati sono stati 

218.963. Essi hanno causato il decesso 

di 4.731 persone, mentre altre 

310.739 hanno subito lesioni di diversa 

gravità. 

Purtroppo sono molte le vittime che 

sono state, fino ad oggi, inascoltate e 

alle quali non è stato dato il giusto risarcimento. 

Spesso, infatti, il danno 

psichico e da pregiudizio esistenziale 

non è stato riconosciuto nel suo effettivo 

valore in ragione di una prassi consolidata 

che non teneva in giusto conto 

la stretta relazione che esiste fra 

corpo, psiche e personalità di ciascun 

individuo. 

Prima di oggi, si rintracciano, infatti, 

frequenti casi in cui il danno psichico 

veniva confuso con i pregiudizi 

esistenziali e viceversa, e questo comportava 

solo un parziale riconoscimento 

del danno e una sua sottostima. 

Prendendo ad esempio le famiglie dei 

giovani che hanno perso la vita nel 

crollo della Casa dello Studente per il 

terremoto a L’Aquila, il rischio (prima 

che queste Linee Guida venissero promulgate) 

era che venisse riconosciuto 

il danno morale e, se presente, il solo 

danno psichico dei familiari, senza considerare 

che eventi di questa portata 

producono una spaccatura tra la vita 

passata e quella che “sarà” e che inevitabilmente 

si presentano delle modificazioni 

peggiorative in altri aspetti 

del danno non patrimoniale come l’assetto 

psicologico, la famiglia e le attività 

realizzatrici. 

Con queste Linee Guida si ribadisce 

che l’ambito della valutazione 

del danno alla persona è un campo 

in cui la Psicologia può dare un contributo 

importante e legittimo a livello 

scientifico e giuridico, attraverso 

la valutazione della personalità 

e la diagnosi psicologica e clinica. 

Le Linee guida sono una risposta valida 

alla complessità che la valutazione 

di questo tipo di danno pone, esse 

infatti sono state elaborate in una lo- 

37


gica pluridisciplinare e con la partecipazione 

di psicologi, medici legali e giuristi. 

È anche utile ricordare che quando 

si parla di salute si deve fare riferimento 

alla definizione di salute offerta dall’Organizzazione 

Mondiale della Sanità 

(OMS) nel protocollo di costituzione: 

“La salute è uno stato di completo benessere 

fisico, psichico e sociale, e non solo l’assenza 

di malattia o di infermità”. 

In campo giuridico, l’evoluzione che 

ha portato alla “revisione” del concetto 

di danno alla salute ha reso necessario 

uno sforzo di chiarezza che ha 

evidenziato la necessità di ragionare 

sul valore “psichico” al fine di dare una 

risposta più completa ed esaustiva alla 

quantificazione del danno psichico, 

rispetto alle tabelle usate fino a oggi. 

Le Linee Guida rappresentano un 

supporto all’attività dei colleghi esperti 

in psicologia giuridica con lo scopo 

di rendere maggiormente obiettiva la 

valutazione, colmando alcune lacune 

legate alla difficoltà di fornire una stima 

delle problematiche psicologicocliniche 

insorte in seguito a reati o avvenimenti 

illeciti. 

In questa prospettiva sembra altrettanto 

indispensabile ed inevitabile che 

anche il settore assicurativo cominci a 

dotarsi, finalmente, di una rete efficiente 

e disponibile di fiduciari psicologi, 

seriamente esperti in psicologia 

giuridica e nella valutazione del danno 

alla persona. 

Presente alla Conferenza Stampa, insieme 

al Presidente Marialori Zaccaria, 

il gruppo di esperti a cui l’Ordine 

degli Psicologi del Lazio ha affidato la 

stesura delle Linee Guida: il coordinatore 

Paolo Capri, le psicologhe Anna 

Maria Giannini ed Emanuela Torbidone, 

i medici legali Simona del Vecchio 

e Fabrizio Iecher, i giuristi Gianmarco 

Cesari e Luigi Viola. 

Parteciperanno inoltre, Giovanni 

Leonardi, Direttore Generale delle Risorse 

Umane e Professioni Sanitarie 

del Ministero della Salute e Giuseppe 

Luigi Palma, Presidente CNOP. 

38 

Guida al diritto 

Il Sole 24ore online, 

4 gennaio 2010 

Danno biologico e pregiudizio esistenziale 

Esame, diagnosi, relazione linee 

guida per gli psicologi forensi 

Psicologo come “occhiale del giudice”, 

come figura complementare del 

medico legale per offrire un ulteriore 

strumento di equità nell’accertamento 

del danno alla dignità della persona. 

Dall’esigenza di confronto tra 

esperti in materia di danno alla persona 

nascono le “linee guida per l’accertamento 

e la valutazione psicologicogiuridica 

del danno biologico e del danno 

da pregiudizio esistenziale”, redatte 

da una commissione di esperti per 

l’Ordine degli psicologi del Lazio. Diverse 

le discipline che hanno contribuito 

a delineare uno strumento utile 

per coloro che sono chiamati a valutare 

l’impatto sulla psiche di un evento 

traumatico e a riportarne con obiettività 

la misura: psicologi, in prima battuta, 

rappresentati da Paolo Capri, 

membro del Consiglio direttivo Aipg 

(Associazione italiana psicologia giuridica), 

Anna Maria Giannini, professore 

associato alla Sapienza di Roma 

ed Emanuela Torbidone, psicologa 

esperta sul tema dei pregiudizi esistenziali 

del danno biologico; medici 

legali nelle persone di Simona del Vecchio 

e Fabrizio Iecher; e poi i giuristi 

Gianmarco Cesari e Luigi Viola. 

L’iniziativa, la prima che propone una 

quantificazione del cosiddetto danno 

da “pregiudizio esistenziale” realizzata 

all’interno di un ordine professionale, 

vuole aprire la strada a un’uniformità 

di trattamento valutativo delle 

vittime, inserendo nella quota di personalizzazione 

del risarcimento anche 

una valutazione professionale dell’impatto 

psicologico causato dall’evento 

lesivo. Un qualcosa di diverso da quanto 

è possibile accertare con l’indagine 

del medico legale e su un piano differente 

rispetto a quanto può fare lo psichiatra 

forense. 

“Le attuali tabelle medico legali (per 

invalidità permanenti superiori al 15%) 

non possono ritenersi utili” per la valutazione 

del danno psichico e da pregiudizio 

esistenziale, si sostiene nelle 

linee guida, “perché concepite per il 

danno di tipo fisico e non psichico, che 

presenta aspetti e dinamiche del tutto 

diverse; neanche sono utili quelle 

ministeriali per i danni cosiddetti micro 

permanenti in ambito rc auto, perché 

inidonee a cogliere i profili lesivi 

della psiche e delle conseguenze sugli 

aspetti dinamico relazionali comuni e 

non comuni a tutti”. A sostegno di questa 

tesi si richiama il Dpr 37/2009 (già 

oggetto di un precedente Primo piano 

di Responsabilità e risarcimento), nel 

quale si richiede il risarcimento da sofferenza 

e da turnamento dello stato 

d’animo. 

L’impianto della proposta 

Le linee guida prevedono una prima 

parte introduttiva in cui si vanno a differenziare 

- per pura necessità descrittiva 

in considerazione delle indicazioni 

date dalle sentenze gemelle 

delle sezioni Unite - le diverse sottocategorie 

di danno (psichico, morale 

ed esistenziale). “D’altronde - si legge 

nelle linee guida - il paradigma psicologico 

è diverso da quello giuridico sia 

per quanto riguarda l’oggetto di indagine 

(l’individuo per la psicologia, il fatto 

per il diritto), sia per quanto riguarda 

lo scopo dell’indagine: per la 

psicologia la valutazione dell’organizzazione 

della personalità e le eventuali 

ripercussioni a seguito di un illecito, 

per il diritto la valutazione della certezza 

del fatto”. 

Da questa prima analisi generale ci 

si avvicina agevolmente a una parte più 

“pratica” nella quale si delinea una metodologia 

appropriata per la diagnosi 

e per approntare la successiva relazione 

con uno schema utile tanto degli 

elementi fondamentali per la relazione 

che per l’esame della documentazione, 

dell’obiettivo in caso di incarico 

collegiale, dei colloqui clinici e degli 

accertamenti psicodiagnostici. 

La proposta avanzata dall’Ordine degli 

psicologi prevede cinqua diverse fasce 

di quantificazione in relazione alla 

gravità, corrispondenti ad altrettanti 

intervalli percentuali in linea con l’obiettivo 

della personalizzazione del 

danno. Per ognuna la commissione ha 

individuato degli elementi indicativi ai 

quali lo psicologo forense incaricato 

potrebbe rifarsi nel corso del proprio 

lavoro. A chiusura del lavoro è stato 

inoltre elaborata una proposta di quesito 

per la valutazione dela danno psichico 

e da pregiudizi esistenziali per


far “dialogare” due figure complementari 

quali magistrato e psicologo che 

utilizzano, per raggiungere il medesimo 

scopo, procedure diversificate. La 

proposta, sottolinea il presidente dell’Ordine 

laziale Marialori Zaccaria, sta 

già circolando nei tribunali italiani e 

potrebbe diventare la falsariga su cui 

costruirne di più articolate. 

Le attese 

Il documento presentato dall’Ordine 

degli psicologi è un primo passo: gli 

stessi estensori sono consapevoli che 

solo la sperimentazione e la successiva 

revisione di quanto elaborato potranno 

intervenire a colmare le lacune 

che si evidenzieranno. L’ambizione è 

quella di sfruttare lo stretto spazio individuato 

dalla Cassazione per la personalizzazione 

del danno non patrimoniale, 

introducendo tra le voci di indagine 

diagnostica quella che può essere 

effettuata dallo psicologo forense. 

La necessità dell’inquadramento 

della dignità umana all’interno del quadro 

giuridico, ha spiegato il giurista Cesari, 

è un servizio alla società. Anche 

perché, ha continuato, le tabelle non 

includono la sofferenza e soffrono di 

un impianto vecchio, legato alla predominanza 

della valutazione medicolegale 

nella determinazione del danno 

occorso. 

di Elena Pasquini 

La Repubblica - ed. Salute 

26 gennaio 2010 

Dagli incidenti al mobbing, l’Ordine 

degli psicologi del Lazio presenta 

le nuove Linee guida 

Danno esistenziale, ora si calcola 

così 

Sono almeno quindici le tipologie di 

danno che possono rovinare la vita di 

una persona. Si va dal danno da lutto 

a quello della sfera sessuale, da quello 

estetico al mobbing o allo stalking, 

fino al danno da handicap e persino da 

nascita indesiderata. 

Ora, a partire dal Lazio, avvocati, medici 

legali e giudici dovranno tener conto 

del parere tecnicoscientifico degli 

psicologi per quantificare il cosiddetto 

“danno esistenziale e psichico”, e attenersi 

alle Linee guida redatte e presentate 

di recente dall’Ordine degli psicologi 

laziali. “L’iniziativa, unica nel suo 

genere, apre la strada a quella uniformità 

di trattamento valutativo delle vittime 

di reato e dei loro parenti - sostiene 

il presidente dell’Ordine, Marialori 

Zaccaria -. È impossibile infatti 

non tener conto dei disagi e delle alterazioni 

prodotte da certi reati sulla 

sfera psicologica, familiare, di relazione, 

affettiva e lavorativa in conseguenza 

del trauma. Si tratta di una innovazione 

destinata a modificare l’intero sistema 

dei risarcimenti”. 

Basta leggere qualche dato Istat per 

comprendere l’importanza della tematica. 

Ogni giorno sulle nostre strade 

avvengono in media 598 incidenti d’auto, 

muoiono 13 persone e 849 restano 

ferite. “Il documento potrà essere usato 

alla stregua di un protocollo nel quale 

sono definiti criteri e parametri che 

offrono indicazioni e quantificazioni 

del danno non patrimoniale”, sottolinea 

la dottoressa Zaccaria. Non si lavorerà 

più alla cieca. “Per la prima volta 

sarà possibile definire il quantum da 

assegnare caso per caso a seconda della 

entità del danno - spiega Paolo Capri, 

docente di psicologia giuridica all’Università 

europea di Roma -, ci sarà 

un consulente tecnico e garanzie per 

le vittime e le compagnie assicurative”. 

I livelli di gravità del danno da pregiudizio 

esistenziale considerati sono 

cinque: danno lieve (6-15%), danno 

moderato e medio (16-30% e 31-50%), 

danno grave (51-75%) e gravissimo 

(76-100%). L’impianto delle Linee guida 

è articolato sulle definizioni di “personalità”, 

“danno psichico”, “danno esistenziale” 

oltre che morale. Psicologi 

e giuristi hanno inquadrato il concetto 

di diagnosi e stabilito parametri appunto 

per attribuire un valore al danno 

esistenziale. “Un valore che fino ad 

oggi era a discrezione del giudice, negato 

o forfettizzato - afferma l’avvocato 

Gianmarco Cesari che si occupa delle 

vittime della strada - e che adesso 

può essere allegato, provato e accertato 

nella sua effettiva, giusta entità e 

validità medica”. Tutte cose che solo 

uno psicologo giuridico può fare oltre 

quello che ovviamente è accertato dal 

medico legale. 

di Mariapaola Salmi 

Il Sole 24 Ore Sanità 

2 febbraio 2010 

Iniziativa dell’Ordine degli Psicologi 


Danno esistenziale, linee guida per 

valutarlo 

Alle “vittime di reato” va garantita 

uniformità di trattamento. Sotto 

la lente l’impatto su qualità della vita 

e sofferenza psichica 

Assenza di malattia mentale non è un 

equivalente di salute mentale”, scriveva 

Donald Meltzer. Diciamo che si può 

parlare di salute mentale quando la persona 

è in grado di realizzare la sua personalità 

e di esprimere appieno le sue 

capacità creative. L’Ordine degli psicologi 

del Lazio si è fatto promotore di 

una iniziativa unica nel suo genere, in 

linea con la modernizzazione delle funzioni 

proprie di un Ordine al passo con 

i tempi e come sempre dalla parte dell’utenza: 

la messa a punto di “Linee guida 

per l’accertamento e la valutazione 

psicologico-giuridica del danno biologico-psichico 

e del danno da pregiudizio 

esistenziale”. Illustri professionisti 

afferenti a diverse discipline - come gli 

psicologi Paolo Capri, Anna Maria Giannini 

ed Emanuela Torbidone, i medici 

legali Simona del Vecchio e Fabrizio Iecher, 

i giuristi Gianmarco Cesari e Luigi 

Viola - hanno formato un gruppo di 

lavoro coniugando le rispettive competenze 

scientifiche e professionali per 

riuscire ad applicare la psicologia al servizio 

del diritto risarcitorio e quindi al 

servizio delle vittime di reato. Si tratta 

della prima proposta di quantificazione 

del cosiddetto danno da “pregiudizio 

esistenziale” realizzata all’interno di un 

contesto istituzionale quale un Ordine 

professionale. Un’iniziativa che apre la 

strada a una uniformità di trattamento 

valutativo delle vittime. Una vera e propria 

innovazione, destinata a modificare 

profondamente tutto il sistema dei 

risarcimenti alle “vittime di reato”. Il 

danno da pregiudizio esistenziale si concretizza 

nell’alterazione delle abitudini 

di vita, degli assetti relazionali, delle attività 

realizzatrici della persona, portandola 

a scelte di vita diverse da quelle 

adottate in passato e a un diverso 

modo di esprimere la propria personalità 

nel mondo esterno. Da oggi, può 

avere inizio un cambiamento culturale 

che consideri la qualità della vita delle 

persone e la loro sofferenza psichica un 

39


valore riconoscibile attraverso il lavoro 

di una psicologia competente. L’ultimo 

Rapporto Censis dice che “dal punto di 

vista psicologico, il 36% degli italiani ha 

subìto in questi mesi maggiore stress 

(insonnia, litigiosità ecc.) per motivi legati 

alla crisi (difficoltà lavorative, di 

reddito ecc.) e il dato sale a quasi il 53% 

tra le persone con reddito più basso. Il 

Paese ha bisogno della cultura e della 

competenza della psicologia. L’Ordine 

si batte da anni con strumenti adeguati 

e in ogni sede per far comprendere 

che il ruolo che svolge per promuovere 

l’attività psicologica non si ispira a 

una mera logica corporativa. Noi ci 

muoviamo in una società sempre più 

difficile e complessa garantendo la qualità 

dell’intervento di una comunità di 

professionisti al servizio degli individui 

e dei gruppi. Con il difficile obiettivo di 

promuovere e salvaguardare la salute 

così come sancito dall’Oms e dalla nostra 

Costituzione. Come presidente dell’Ordine, 

la soddisfazione va ben oltre 

la consapevolezza di aver dato impulso 

alla realizzazione di un documento così 

innovatore. Il mio compiacimento oltrepassa 

l’aspetto tecnico della realizzazione 

e guarda piuttosto alla prospettiva 

squisitamente culturale del “dare 

ascolto” a sofferenze che in qualche 

modo hanno inciso sull’esistenza della 

persona, peggiorandone la qualità della 

vita, alterandone le abitudini, pregiudicandone 

la felicità. La promozione 

di queste Linee guida si inserisce 

pienamente nell’operato coerente degli 

ultimi anni di lavoro, durante i quali 

una psicologia competente si è posta 

in ascolto della parte più debole della 

popolazione. Mi riferisco alle tante iniziative 

poste in atto in questi anni dall’Ordine 

del Lazio, come le linee guida 

per le perizie in caso di abuso sui minori, 

il vademecum per i nuovi giunti 

nelle carceri, l’intervento di solidarietà 

a favore della popolazione di Rignano 

Flaminio, l’immediato soccorso alle popolazioni 

terremotate dell’Aquila, solo 

per citare i più significativi. Sensibilità 

di ascolto e concretezza di iniziative 

sempre strettamente connesse, e l’affermazione 

della indispensabilità della 

professione psicologica in campi in cui 

fino a oggi - per la cecità di interessi 

corporativi, per ritardi culturali e per la 

ristrettezza di una visione politica - non 

se ne erano compresi la necessità e il 

bisogno. 

40 

di Marialori Zaccaria 

Il Sole 24 Ore 

3 maggio 2010 

Prassi più uniformi per definire il 

danno esistenziale 

Uno dei punti più discussi del danno 

esistenziale era ed è costituito dall’individuazione 

di criteri idonei a consentirne 

l’accertamento giudiziale. 

Tematica quanto mai attuale se si 

considera che la Suprema corte nelle 

sentenze dalla n. 26972 alla n. 26975 

del 2008 ha affermato che, per la dimostrazione 

dei pregiudizi non patrimoniali 

diversi da quello biologico, assume 

particolare (e spesso inevitabile) 

rilievo il ricorso alla prova presuntiva. 

Ma, allo stesso tempo, ha onerato 

il danneggiato di allegare tutti gli 

elementi idonei a fornire la serie concatenata 

di fatti noti che consentano 

di risalire al fatto ignoto, e cioè l’effettiva 

ricorrenza del danno . 

Alla problematica della prova circa 

l’an si affianca quella della quantificazione, 

percentuale e (quindi)monetaria, 

del danno di cui si discute. 

In tale contesto si inserisce un’iniziativa 

dell’Ordine degli psicologi del 

Lazio di emanare “Linee guida per l’accertamento 

e la valutazione psicologico-giuridica 

del danno biologico-psichico 

e del danno da pregiudizio esistenziale”. 

Progetto nel quale l’approccio 

è spostato in alveo precipuamente 

tecnico, giacché la valutazione 

dei danni è fatta passare (anche) attraverso 

un accertamento diagnostico 

(colloquio e test) operato dallo psicologo 

forense, ritenuto lo specialista più 

idoneo ad affiancare il giudice in indagini 

in cui, come quelle in questione, 

si prescinde dalla lesione del soma. 

Le linee guida prevedono quindi cinque 

fasce di danno, dalla misura lieve 

a quella gravissima (passando attraverso 

il grado moderato, medio e grave), 

ciascuna delle quali con un proprio 

range percentuale. 

All’Ordine degli Psicologi del Lazio 

va dato atto di aver indicato un rigoroso 

metodo di lavoro al consulente tecnico 

d’ufficio, e di aver contestualmente 

posto le basi, con nitore concettuale, 

per una quantificazione del danno 

che risponda a criteri precostituiti e 

dunque facilmente individuabili da cittadino 

e giudice. 

Il progetto può quindi aprire la strada 

verso un’uniformità (almeno tendenziale) 

di applicazione, in ambito nazionale, 

delle regole in materia di accertamento, 

e poi di percentualizzazione, 

dei danni in questione. 

Esigenza particolarmente avvertita 

dagli operatori del diritto, tenuto conto 

peraltro (come evidenzia l’Ordine 

laziale) delle molteplici (e anche “nuove”) 

cause che possono determinare 

siffatti danni: incidenti stradali e sul 

lavoro, mobbing, stalking, abusi e violenze 

su donne e minori. 

Resta da vedere il concreto impatto 

di tali linee guida nelle aule di giustizia. 

Non può escludersi che diversi tribunali 

faranno riferimento all’impianto 

laziale per recepirlo in toto o per 

predisporre propri schemi, anche se il 

margine di manovra per un’autonoma 

rielaborazione appare più ristretto di 

quello consentito dalle tabelle in materia 

di danno biologico: in queste ultime, 

infatti, viene in rilievo la quantificazione 

monetaria del danno, e dunque 

un dato teoricamente mutevole 

nelle varie aree d’Italia. Le linee guida, 

invece, trattano questioni eminentemente 

scientifiche, sulle quali appaiono 

difficilmente ipotizzabili (e giustificabili) 

conclusioni sostanzialmente 

difformi tra le diverse sedi giudiziarie. 

di Antonino Porracciolo 

Presidente di sezione 

presso il tribunale di Caltanissetta 

Per la rassegna stampa completa 

vedi il sito 

www.ordinepsicologilazio.it 

in Area Stampa, 

rubrica “Dicono di noi”

PREOCCUPA LA PROPOSTA 

DI UN TSO EXTRAOSPEDALIERO 

PER LE DONNE AFFETTE 

DA DEPRESSIONE POST-PARTUM 

temi di politica professionale 

TRATTAMENTO SANITARIO 

OBBLIGATORIO 

DOPO IL PARTO? DICIAMO NO 

di Annalucia Borrelli 

Èdi questi giorni - a seguito 

dell’episodio di cronaca di 

Passo Corese in cui una giovane 

madre ha commesso un 

infanticidio - la proposta della 

SIGO (Società Italiana di 

Ginecologia ed Ostetricia) di 

applicare la procedura del TSO 

extraospedaliero per donne affette 

da depressione post-partum a 

rischio di infanticidio. Secondo i 

promotori “questa procedura 

consente di adottare limitazioni 

della libertà personale per ragioni 

di cura, all’interno dell’abitazione 

del paziente. Un’équipe 

specializzata potrebbe occuparsi 

24 ore su 24 delle donne con 

comportamenti potenzialmente 

omicidi, tutelando così, in 

maniera efficace, sia la madre che 

il figlio. La depressione postpartum 

si può prevenire e i 

ginecologi italiani sono impegnati 

da tempo per diventare 

‘sentinelle’. 

Come Ordine degli Psicologi del 

Lazio ci siamo seriamente 

preoccupati di fronte a questa 

proposta che prevede, sì, un 

approccio multidisciplinare di 

prevenzione e di presa in carico 

anche con la partecipazione degli 

psicologi, ma la consideriamo un 

atto “ultimo” di medicalizzazione 

che non tiene conto della 

complessità di un vissuto che 

avviene nella mente della donna 

prima, durante e dopo la 

gravidanza e che come psicologi 

affrontiamo quotidianamente in 

modo competente nei servizi, 

senza diventare “sentinelle” delle 

nostre pazienti, ma, semmai, 

attenti accompagnatori 

LA LETTERA AL MINISTRO 

Spett.le Ministero della Salute 

c.a. On. Ministro Prof. Ferruccio Fazio 

Oggetto: Osservazioni in merito a proposta di applicazione della procedura 

del T.S.O. alle donne affette da depressione post partum 

Onorevole Ministro Fazio, 

le scrivo a seguito della notizia, appresa dai media, che è stata avanzata alla 

sua attenzione la proposta di applicare il Trattamento Sanitario Obbligatorio 

(T.S.O.) nei confronti di donne affette da disturbi di depressivi post partum. 

In qualità di Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, vorrei esprimere 

la mia preoccupazione per una proposta che, nel prevedere il ricorso ad 

un intervento estremo e riduttivo, non coglie la complessità di un disturbo 

che è essenzialmente psicologico. Ritengo, anzi, che la crescente tendenza alla 

medicalizzazione dell’esistenza comporti troppo spesso un allontanamento 

da una risposta efficiente ed efficace ai reali bisogni di salute. 

Il fenomeno della depressione post partum - accentuato nella società moderna 

dal venir meno di un modello di famiglia patriarcale in grado di assistere 

la coppia madre-bambino - rappresenta una problematica di tale rilevanza 

clinica ed impatto sociale da ritenere assolutamente necessario ed urgente 

riflettere su un disagio che spesso si pone all’attenzione della collettività 

solo in occorrenza di gravissimi fatti di cronaca. 

Tuttavia, come per qualsiasi disagio di natura psichica, non si può pensare 

che la soluzione del problema possa organizzarsi in funzione di emergenze 

drammatiche, piuttosto che di un’attenta, costante e scrupolosa analisi del 

fenomeno. L’obiettivo primario di una presa in carico responsabile del problema 

da parte della Salute Pubblica dovrebbe concretizzarsi nell’attivazione 

di strategie atte alla prevenzione della sofferenza e dei rischi ad essa connessi: 

a partire da proposte di indagine dello stato di benessere/malessere della donna 

durante la gravidanza, all’attenta valutazione del suo stato psicologico dopo 

il parto, con un coinvolgimento di tutte le figure, professionali e ambientali, 

che gravitano intorno all’evento della nascita di un bambino. 

È senz’altro auspicabile pensare di mettere a punto protocolli di monitoraggio 

della salute psicologica della donna in gravidanza e della coppia madre-bambino 

dopo il parto, ivi includendo possibilità di assistenza diretta nei 

casi opportuni e la costruzione di percorsi di cura adattati alle necessità emergenti. 

Nella speranza che queste osservazioni possano considerarsi l’inizio di un 

proficuo dialogo sul tema, le porgo i miei più cordiali saluti. 

Dott.ssa Marialori Zaccaria 

Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio 

41


depressione post-partum 

delle donne in un momento di 

riassetto identitario. 

Il percorso della maternità è ben 

lontano dallo stereotipo della 

mistica che da sempre lo 

accompagna. La grande 

idealizzazione si scontra, 

a volte, con uno stato di 

impotenza, di ineluttabilità, di 

timore, di angoscia; inoltre, i 

modelli di cure materne, anziché 

essere un aiuto possono 

diventare una minaccia nel 

momento in cui non 

corrispondono alla realtà del 

vissuto di quel momento. 

Insomma, diventare madre può 

significare anche spae-sa-mento, 

perdita di identità, solitudine; 

può diventare territorio non 

protetto in cui prolifera 

l’ambivalenza. 

Come psicologa e psicoterapeuta 

dell’età evolutiva so bene, poi, 

quanto sia faticoso l’adattamento 

reciproco tra la madre ed il 

bambino nei primi mesi di vita ed 

anche da questo vertice di 

osservazione la donna è chiamata 

a sopportare le difficoltà iniziali 

dell’avvio della relazione che la 

faranno sentire una madre 

cattiva ed inadeguata, alle prese 

con un figlio tirannico ed esigente 

e totale ricettacolo dei suoi 

bisogni. Se è unica ed 

insostituibile deve allora essere 

anche una super mamma, 

competente e sempre disponibile 

che si colpevolizza se sente una 

discrepanza tra il bambino 

idealizzato ed il faticoso bambino 

reale. 

42 

Dal fronte dei colleghi che 

lavorano nei consultori familiari 

sappiamo che l’insorgenza della 

depressione post-partum è più 

frequente tra le donne che hanno 

avuto il cesareo, che non possono 

contare sul sostegno di un 

partner, che hanno avuto un lutto 

nei due anni precedenti il parto, 

che vedono nella maternità il 

crollo del proprio progetto 

esistenziale. 

Basterebbe soffermarsi solo un 

attimo su questi dati per capire 

l’importanza della prevenzione e 

della diffusione capillare di 

interventi che ripristino la 

condizione di benessere della 

donna con il sostegno alla 

genitorialità, alla coppia 

ed alla famiglia, con la 

responsabilizzazione del padre 

come “terzo” che funge da 

protezione della coppia madrebambino, 

con la valutazione della 

relazione madre-bambino 

attraverso l’osservazione diretta, 

con l’aiutare la donna ad 

integrare tutte le parti di sé e tutti 

i suoi ruoli perché la patologia 

scatta quando vive se stessa in 

modi parziali, con 

l’individuazione di percorsi, nei 

casi più a rischio, che siano di 

rispetto e di cura per donne che 

non sono “mostri”, ma vittime di 

una situazione di disagio. 

L’allarme dell’infanticidio è 

giustificato e certamente suona 

aberrante quando è attuato da chi 

si dovrebbe prendere cura del 

bambino, ma non crediamo che il 

TSO per la donna a rischio sia 

una risposta adeguata che 

fermerà il fenomeno; sembra, 

anzi, una risposta che cancella in 

un sol colpo tutto il lavoro di rete 

che si può fare preventivamente. 

Crediamo, invece, che sia tempo 

di proteggere le madri con un 

ambiente facilitante che le aiuti 

ad immergersi senza interferenze 

in quella che Winnicott ha 

chiamato la preoccupazione 

materna primaria. 

Un tempo la famiglia patriarcale 

riusciva ad assorbire l’impatto 

della maternità sulla donna, 

proteggendola e sostenendola 

nell’impresa; oggi, venuta meno 

questa struttura sociale e fa-miliare, 

è il sistema del welfare che 

dovrebbe intervenire. In Italia si 

verifica, invece, un fenomeno 

strano: abbiamo una normativa 

molto forte per esempio sulla 

tutela delle lavoratrici madri o 

nei congedi parentali, ma, 

nell’atto della maternità e nei 

primi mesi di vita del bambino, la 

donna è lasciata sola perché le 

strutture del welfare di assistenza 

e di protezione che debbono 

intervenire sul territorio sono 

carenti e solitamente sono le 

prime ad essere colpite nei tagli 

della spesa pubblica, 

tenute ben al di sotto degli 

standard dei paesi europei più 

avanzati. 

Sulla base di queste 

considerazioni nasce la lettera 

della Presidente dell’Ordine, di 

seguito pubblicata, al Ministro 

Fazio.

L’INCONGRUENZA 

DI UNA PUR LODEVOLE 

PROPOSTA DI LEGGE 


LO PSICOLOGO DI BASE 

È... UNO PSICOLOGO! 

Ordine, pur accogliendo con favore la Proposta 

L’ di Legge volta ad istituire la figura dello 

Psicologo di base, ne propone alcune modifiche 

Il primo giugno 2010 la Proposta di Legge n. 3215 

recante Istituzione della figura professionale dello 

psicologo di base, è stata assegnata, in sede 

Referente, alla XII Commissione Affari sociali. 

L’Ordine, già portavoce in passato di iniziative in 

tal senso, ha invitato gli onorevoli promotori a 

sostenere la Proposta fino alla conclusione dell’iter 

legislativo, sottolineando come questa riesca a 

cogliere l’importanza della prevenzione e della 

cura del disagio psicologico come strumenti di 

piena ed effettiva attuazione del diritto alla salute 

garantito dalla Costituzione. 

LA LETTERA DELL’ORDINE 

Spett.le Camera dei Deputati 

c.a. On. Antonino Foti 

Spett.le Camera dei Deputati 

XII Commissione Affari sociali 

c.a. On. Francesco De Luca 

c.a. On. Rocco Girlanda 

Oggetto: Osservazioni a Proposta 

di legge n. 3215 - Istituzione 

della figura professionale dello 

psicologo di base 

Egregi Onorevoli, 

in qualità di Presidente dell’Ordine 

degli Psicologi del Lazio, vi scrivo 

con riferimento alla proposta di 

legge da voi presentata per l’istituzione 

della figura professionale dello 

psicologo di base, della quale sono 

venuta a conoscenza pochi giorni 

orsono. 

In passato l’Ordine che rappresento 

si è fatto portavoce di proposte 

in tal senso, che, per varie ragioni, 

non sono pervenute alla con 

clusione dell’iter di approvazione in 

Parlamento. 

Desidero quindi esprimere il mio 

più sentito apprezzamento per la 

vostra iniziativa lungimirante, che 

finalmente coglie l’importanza della 

prevenzione e della cura del disagio 

psicologico come strumenti 

di piena ed effettiva attuazione del 

diritto alla salute costituzionalmente 

garantito, forieri, oltre che 

di un miglioramento della qualità di 

vita dei cittadini, anche di un generale 

progresso etico-culturale della 

nostra società. 

La lettura dell’articolato della proposta 

di legge mi impone, però, una 

riflessione, di cui non posso non farvi 

partecipi. 

Tra i possibili requisiti che l’art. 3 

stabilisce per l’iscrizione negli istituendi 

elenchi degli psicologi di base 

figura non solo l’iscrizione all’Ordine 

degli Psicologi, ma anche 

l’appartenenza all’Ordine dei Medici 

chirurghi e degli Odontoiatri. Orbene, 

una simile previsione si pone 

in netto contrasto con le disposizioni 

in materia di ordinamento del 

la professione di psicologo, ed in 

particolare con l’art. 2 della Legge 

18 febbraio 1989 n. 56. il quale e- 

spressamente dispone che: 

“Per esercitare la professione di 

psicologo è necessario aver conseguito 

l’abilitazione in Psicologia mediante 

l’esame di Stato ed essere 

iscritto nell’apposito albo professionale”. 

Mi permetto pertanto di suggerire 

di emendare il testo della proposta 

di legge, al fine di renderla 

coerente con la normativa sopra richiamata. 

Certa della condivisione da parte 

vostra di quanto osservato, vi invio 

i più sinceri auguri di buon lavoro. 

Cordialmente 


Presidente dell’Ordine 

degli Psicologi del Lazio 

43



CAMERA DEI DEPUTATI 

PROPOSTA DI LEGGE 

d’iniziativa dei Deputati 

ANTONINO FOTI, ANGELI, 

BARBIERI, CALABRIA, CATONE, 

CRISTALDI, DE LUCA, 

DI BIAGIO, DI CATERINA, 

VINCENZO ANTONIO FONTANA, 

GALATI, GIAMMANCO, GIRLANDA, 

MARINELLO, MOFFA, NIZZI, 

PELINO, VELLA 

Istituzione 

della figura professionale 

dello psicologo di base 

Presentata il 16 febbraio 2010 

Onorevoli colleghi, 

44 

LA PROPOSTA DI LEGGE 

IN DISCUSSIONE 

La presente proposta di legge intende 

istituire la figura professionale 

dello psicologo di base convenzionato 

con il servizio sanitario nazionale 

(SSN) per superare l’attuale diffidenza 

e il conseguente scarso ricorso agli 

psicologi in caso di disturbi psichici. 

Si prevede pertanto l’obbligo per il 

medico di base di indirizzare i pazienti 

che denotano disturbi o problemi psichici 

a uno psicologo di base. 

Lo psicologo di base è incaricato, insieme 

con altre figure professionali, di 

effettuare la diagnosi e di provvedere 

all’assistenza psicologica, posta a carico 

del SSN, fatto salvo il pagamento di 

un ticket. Analogamente, per i minori, 

si prevede che il pediatra di base indirizzi 

i piccoli pazienti a un neuropsicologo 

dell’età evolutiva. 

Il medico di base o il medico di fiducia 

del paziente resta comunque il solo 

responsabile dell’eventuale prescrizione 

di farmaci richiesti dallo psicologo 

di base. 

In una società «malata» e decadente 

come quella in cui viviamo, che vede, 

in particolare, giovani dediti all’alcool, 

alla cocaina o all’ecstasy o minori 

«vittime» di violenze fisiche o psicologiche, 

si ritiene necessario prevedere, 

per legge, il diritto all’assistenza 

psicologica prestata dal SSN e sarebbe 

auspicabile che tale assistenza fosse 

prevista anche nelle scuole. 

Istituire lo psicologo di base significa 

contribuire alla prevenzione della 

depressione, dello stress e di altre moderne 

patologie che portano, tra l’altro, 

ai «divorzi/omicidi», alla devianza 

giovanile, all’abuso di bevande alcoliche 

e superalcoliche, all’uso di droghe. 

In effetti, il ruolo del SSN consiste 

nell’attuare l’articolo 32 della Costituzione 

che recita: «La Repubblica tutela 

la salute come fondamentale diritto 

dell’individuo e interesse della collettività, 

e garantisce cure gratuite agli 

indigenti». 

La prevenzione in tale ambito è fondamentale 

ed è necessario fare un salto 

culturale con riferimento al ruolo 

degli psicologi nella tutela della salute 

riconoscendolo come fondamentale. 

Ciò consentirebbe, peraltro, di garantire 

il lavoro a tanti professionisti 

che, attualmente, hanno grandi difficoltà 

a trovare un’occupazione. 

La cura delle fobie, dello stress e della 

depressione attraverso il SSN, con 

il solo pagamento del ticket, porterebbe 

un miglioramento delle relazioni 

familiari, fra i genitori separati, nonché 

un maggior equilibrio nella crescita 

degli adolescenti, una maggiore determinazione 

dei rapporti fra genitori 

e figli, un attacco all’uso di droghe e 

alcool. 

La repressione è sempre un fallimento 

bisogna valorizzare e crescere 

come società, anche tutelando meglio 

la famiglia dalla sua disgregazione. 

Proposta di legge 

Art. 1 

Diritto all’assistenza psicologica 

1. La Repubblica, in attuazione dell’articolo 

32 della Costituzione, riconosce 

il diritto all’assistenza psicologica 

nei casi in cui questa risulti 

utile per la salvaguardia della salute 

psico-fisica. 

2. L’assistenza psicologica di cui al 

comma 1 è garantita dal Servizio sanitario 

nazionale (SSN) attraverso 

la figura professionale dello psicologo 

di base, istituita ai sensi dell’articolo 

2. 

Art. 2 

Istituzione e compiti 

della figura professionale 

dello psicologo di base 

1. È istituita la figura professionale dello 

psicologo di base del ruolo sanitario 

alla quale appartengono i soggetti 

iscritti negli elenchi di cui all’articolo 

3. 

2. In caso di richiesta di assistenza psicologica 

avanzata al medico di base 

o al medico di fiducia del paziente, 

questi è tenuto a indirizzare il paziente 

a uno psicologo di base. Qualora 

l’assistenza psicologica sia richiesta 

in favore di un soggetto minore 

di età, i medici pediatri del SSN 

sono tenuti a indirizzarlo a un neuropsicologo 

dell’età evolutiva ai fini 

della diagnosi. Nei casi di maltrattamento 

o di abuso sessuale ai danni 

di un soggetto minore di età è



sempre fatto obbligo diconsultare 

un neuropsicologo dell’età evolutiva 

e di informare le autorità competenti. 

Il neuropsicologo dell’età 

evolutiva, formulata la diagnosi, 

provvede a indirizzare il soggetto 

minore di età a uno psicologo di base. 

3. Lo psicologo di base provvede alla 

formulazione di una diagnosi e alla 

valutazione dell’opportunità dell’assistenza 

psicologica. La diagnosi e 

la valutazione possono essere altresì 

effettuate da uno psichiatra o neuropsichiatra 

dell’età evolutiva ovvero 

da uno psicologo clinico, che forniscono, 

altresì, le indicazioni necessarie 

a definire il progetto psicoterapeutico. 

4. Ai fini della diagnosi di cui al comma 

3 sono considerate tutte le condizioni 

di disagio e di disturbo psicologico 

trattabili mediante psicoterapia. 

5. Qualora lo psicologo di base ritenga 

necessaria anche la somministrazione 

di farmaci, è tenuto a rivolgersi 

al medico di base o al medico 

di fiducia del paziente, unico deputato 

e responsabile alla prescrizione 

di farmaci. 

6. I costi dell’assistenza psicologica 

prestata dallo psicologo di base in 

attuazione del presente articolo sono 

posti a carico del SSN, fatto salvo 

il pagamento di un ticket da parte 

del paziente, il cui importo è stabilito 

dalle autorità competenti. 

Art. 3 

Elenchi degli psicologi di base 

1. Le regioni e le province autonome 

di Trento e di Bolzano istituiscono 

gli elenchi degli psicologi di base. 

2. Possono essere iscritti negli elenchi 

di cui al comma 1 i professionisti in 

possesso dei seguenti requisiti: 

a) iscrizione all’ordine degli psicologi 

da almeno dieci anni o all’ordine 

dei medici chirurghi e degli 

odontoiatri; 

b) assenza di rapporti di lavoro dipendente 

con le strutture del 

SSN. 

3. In una sezione speciale degli elenchi 

sono indicati i professionisti dotati 

dei requisiti di cui al comma 2 

che sono in possesso di un’adeguata 

e specifica formazione professionale 

nel settore della neuropsicologia 

dell’età evolutiva riguardante minori 

che hanno subìto maltrattamenti 

o abusi sessuali. 


di Trento e di Bolzano assicurano 

l’accessibilità degli elenchi alle strutture 

del SSN e agli utenti. 

5. Negli elenchi è indicato il tipo di formazione 

psicologica dei professionisti 

iscritti. 

Art. 4 

Educazione continua in medicina 

1. L’attività di diagnosi e di assistenza 

psicologica prestate in attuazione 

dell’articolo 1 dai soggetti iscritti negli 

elenchi di cui all’articolo 3 sono 

valutate ai fini dell’attribuzione del 

punteggio per l’educazione continua 

in medicina, secondo modalità stabilite 

dal Ministro della salute con 

proprio decreto. 

Art. 5 

Verifica, monitoraggio e controllo 

qualitativo dell’assistenza 

psicologica 

1. La verifica, il monitoraggio e il controllo 

della qualità dell’assistenza 

psicologica prestata in attuazione 

dell’articolo 1 sono effettuati dai 

competenti servizi del SSN. 

2. Ai fini del comma 1, gli psicologi di 

base sono tenuti a trasmettere ai 

competenti servizi del SSN, almeno 

ogni sei mesi, una relazione sull’attività 

di assistenza psicologica prestata. 

3. I servizi competenti del SSN esaminano 

le relazioni presentate ai sensi 

del comma 2 al fine di verificare, 

controllare e valutare l’attività di assistenza 

psicologica. 


di Trento e di Bolzano, d’intesa con 

le aziende sanitarie locali, con i comuni, 

con gli ordini professionali degli 

psicologi e dei medici chirurghi 

e degli odontoiatri, con le associazioni 

scientifiche e le associazioni 

dei neuropsicologi dell’età evolutiva 

convenzionati con il SSN, nonché 

con i competenti organi del Ministero 

della salute, provvedono all’istituzione 

di un’organismo indipendente 

con funzioni di osservatorio 

permanente sui dati relativi alle attività 

di assistenza psicologica prestate 

in attuazione dell’articolo 1. I 

soggetti iscritti negli elenchi di cui 

all’articolo 3 sono tenuti a collaborare 

allo svolgimento delle attività 

di documentazione e di ricerca poste 

in essere dall’osservatorio, nel 

rispetto delle norme a tutela della 

riservatezza dei dati personali dei 

pazienti. 

Art. 6 

Clausola di salvaguardia 

finanziaria 

1. All’attuazione delle disposizioni della 

presente legge si provvede nei limiti 

delle risorse umane, strumentali 

e finanziarie disponibili a legislazione 

vigente. 

45

I RISULTATI DELLE 

VOTAZIONI E L’ELEZIONE 

DELLE CARICHE 

ISTITUZIONALI 

attività del consiglio 

IL NUOVO CONSIGLIO 

E LE AREE TEMATICHE 

CONSIGLIO DELL’ORDINE 

QUADRIENNIO 2010-2013 

Il 12 gennaio 2010 è stato eletto, in 

seconda convocazione, il nuovo Consiglio 

dell'Ordine. 

Risultati delle votazioni: 

Cruciani Paolo 1637 

Zaccaria Marialori 1612 

Borrelli Annalucia 1460 

Del Lungo Sara 1447 

D'Aguanno Mario 1439 

Urso Antonino 1387 

De Dominicis Andrea 1381 

Gragnani Andrea 1367 

Gasparini Gisella 1366 

Barbato Luisa 873 

Gubinelli Massimo 834 

Montanari Claudia 824 

Bizzarri Lelio 810 

Piccinini Nicola 806 

Tibaldi Barbara (Sez. B) 91 

Il 1 febbraio 2010, si è insediato il 

nuovo Consiglio dell’Ordine degli Psicologi 

del Lazio che ha proceduto, come 

previsto dall’art. 24 della L. 56/89, 

ad eleggere le cariche istituzionali: 

Presidente 

n. 14 schede totali 

n. 3 schede annullate 

n. 2 schede bianche 

n. 9 voti per la dott.ssa Marialori Zaccaria 

Vicepresidente 



46 

n. 1 scheda bianca 

n. 9 voti per il dott. Paolo Cruciani 

Segretario 



n. 1 scheda bianca 

n. 9 voti per la dott.ssa Gisella Gasparini 

Tesoriere 



n. 2 schede bianche 

n. 9 voti per il dott. Mario D’Aguanno 

Il verbale della seduta di insediamento è 

integralmente pubblicato sul sito 

www.ordinepsicologilazio.it alla pagina 

“http://www.ordinepsicologilazio.it/ordine/ 

ordine_lazio/ordine_attivita_consiglio/- 

2010/” 

ISTITUZIONE 

DELLE AREE TEMATICHE 

Al fine di perseguire al meglio gli 

obiettivi di promozione, tutela e sviluppo 

della professione, cardine delle 

attività dell’Ordine, il Consiglio ha ridefinito 

alcune macroaree tematiche, 

affidandone il coordinamento e la responsabilità 

ad uno o più Consiglieri. 

Sono state nominate le seguenti macroaree: 

Area Salute - Consigliere Gisella 

Gasparini 

Area Servizi sociali e Terzo settore 

- Consiglieri Mario D’Aguanno e 

Andrea De Dominicis 

Area Psicologia del Lavoro e delle 

Organizzazioni - Consigliere Sara 

Del Lungo 

Area Psicologia dell’emergenza - 

Consigliere Sara Del Lungo 

Area Psicoterapia - Consiglieri 

Annalucia Borrelli e Andrea Gragnani 

Area Giovani: Università, Formazione 

e Mercato del Lavoro - Consigliere 

Paolo Cruciani 

Area Tutela - Consigliere Paolo Cruciani 

Area Rapporti con le Province - 

Consigliere Annalucia Borrelli 

I coordinatori avranno funzioni consultive, 

di sollecito e raccolta di indicazioni 

da parte della comunità professionale, 

di riflessione e proposta, 

nonché di relazione con le istituzioni 

di volta in volta interessate nell’ambito 

della specifica area tematica ad essi 

affidata.


attività del araree tematiche 

DELIBERA n. 63 del 3 marzo 2010 

DECISIONI IN MERITO 

A INDIVIDUAZIONE AREE PROFESSIONALI 

E NOMINA RAPPRESENTANTI 

Estratto dal verbale della riunione del Consiglio 

Regionale degli psicologi del Lazio, tenutasi in 

Roma, nella sede dell’Ordine in data 01/03/10 

Il Consiglio 

- Visto l’art. 12, comma 2 Legge 18.02.1989 n. 56; 

- visto l’art. 6, comma 1, lett. g), h), m) e o) del Regolamento 

del Consiglio, a norma del quale spetta al 

Consiglio “designare a richiesta i rappresentanti dell’Ordine 

negli enti e nelle commissioni a livello regionale 

o provinciale”, “vigilare per la tutela del titolo 

professionale e svolgere le attività dirette ad impedire 

l’esercizio abusivo della professione”, “promuovere 

il consolidamento e lo sviluppo della professione 

e favorire tutte le iniziative intese a facilitare 

il progresso culturale degli iscritti”, “promuovere 

ed esercitare la rappresentanza degli psicologi ai livelli 

istituzionali”; 

- ravvisata l’opportunità, al fine di perseguire al meglio 

gli obiettivi di promozione, tutela e sviluppo della 

professione richiamati dalle disposizioni summenzionate, 

di suddividere l’attività del Consiglio in alcune 

macroaree tematiche, affidandone il coordinamento 

e la responsabilità ad uno o più Consiglieri; 

- ritenuto opportuno individuare le seguenti macroaree 

tematiche, suscettibili di ampliamento e modificazioni 

da parte del Consiglio medesimo: 

- Area Salute, nel cui ambito rientrano le attività e 

le iniziative di promozione e sviluppo della professione 

in materia di servizi sanitari (ivi compresi, 

a titolo meramente esemplificativo, i settori della 

Psicologia penitenziaria, della formazione ECM, 

della Psicologia scolastica, dei rapporti sindacali 

con le diverse Amministrazioni che impiegano Psicologi), 

nonché i rapporti con il Ministero della salute, 

con la Regione, con le Aziende sanitarie e con 

le altre istituzioni interessate; 

- Area Servizi sociali e Terzo settore, nel cui ambito 

rientrano le attività e le iniziative di promozione 

e sviluppo della professione in materia di servizi 

sociali (ivi compresi, a titolo meramente esemplificativo, 

i settori della cooperazione e dell’associazionismo 

per i servizi sociali), nonché i rapporti 

con la Regione e gli altri Enti locali e con le altre 

istituzioni interessate; 

- Area Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, 

nel cui ambito rientrano le attività e le iniziative di 

promozione e sviluppo della professione in materia 

di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni 

(ivi compresi, a titolo meramente esemplificativo, 

i settori delle Risorse umane e della Salute e sicurezza 

sul lavoro con riferimento alla promozione 

del benessere psico-sociale sul luogo di lavoro), 

nonché i rapporti con le associazioni dei datori di 

lavoro, con gli Ordini e collegi di altre professioni 

coinvolte nel settore e con le altre istituzioni interessate; 

- Area Psicologia dell’emergenza, nel cui ambito rientrano 

le attività e le iniziative di promozione e sviluppo 

della professione in materia di Psicologia 

delle situazioni di emergenza, nonché i rapporti 

con la Protezione civile a livello sia regionale che 

locale e con le altre istituzioni interessate; 

- Area Psicoterapia, nel cui ambito rientrano le attività 

e le iniziative di promozione e sviluppo dell’attività 

psicoterapeutica (ivi compresa, a titolo 

meramente esemplificativo, la definizione di standard 

qualitativi per gli istituti privati che erogano 

formazione in materia), nonché i rapporti con i Ministeri 

interessati, con le Aziende sanitarie, con le 

scuole private di specializzazione e con le altre istituzioni 

interessate; 

- Area Giovani: Università, Formazione e Mercato 

47


aree tematiche 

del Lavoro, nel cui ambito rientrano le attività e le 

iniziative di promozione e sviluppo in favore dei 

colleghi più o meno giovani (ivi compresi, a titolo 

meramente esemplificativo, lo sportello di orientamento 

per neolaureati e neoiscritti all’Ordine 

nonché i settori dei tirocini e degli esami di Stato), 

nonché i rapporti con i Ministeri competenti, 

con le Università e con le altre istituzioni interessate; 

- Area Tutela, area trasversale nell’ambito della quale 

rientrano le attività e le iniziative volte a tutelare 

il titolo professionale e ad impedire l’esercizio 

abusivo della professione (ivi compresa, a titolo 

meramente esemplificativo, la definizione dei 

confini con altre professioni, regolamentate o meno); 

- Area Rapporti con le Province, area trasversale 

nell’ambito della quale il Consiglio si propone di 

rafforzare i rapporti e incrementare i servizi a favore 

degli iscritti che risiedono nei luoghi più disparati 

del territorio regionale; 

con voto 8 favorevoli (Cruciani, Gasparini, D’Aguanno, 

Borrelli, De Dominicis, Del Lungo, Gragnani, 

Urso,), 1 astenuto (Piccinini) e 3 contrari 

(Barbato, Gubinelli e Tibaldi) 

delibera 

per i motivi di cui in premessa: 

1) di individuare le seguenti aree tematiche professionali: 

Area Salute 

Area Servizi sociali e Terzo settore 

Area Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni 

Area Psicologia dell’emergenza 

Area Psicoterapia 

Area Giovani: Università, Formazione e Mercato del 

Lavoro 

Area Tutela 

Area Rapporti con le Province 

2) di nominare, sino a fine mandato, quali coordinatori 

delle suindicate aree rispettivamente 

il Consigliere Gisella Gasparini (Area Salute); 

i Consiglieri Mario D’Aguanno e Andrea De Dominicis 

(Area Servizi sociali e Terzo settore); 

il Consigliere Sara Del Lungo (Area Psicologia del 

Lavoro e delle Organizzazioni e Area Psicologia dell’Emergenza); 

i Consiglieri Annalucia Borrelli e Andrea Gragnani 

(Area Psicoterapia); 

il Consigliere Paolo Cruciani (Area Giovani: Università, 

Formazione e Mercato del Lavoro e Area 

Tutela); 

il Consigliere Annalucia Borrelli (Area Rapporti con 

le Province) 

3) di conferire ai coordinatori così nominati funzioni 

consultive, di sollecito e raccolta di indicazioni da 

parte della comunità professionale, di riflessione e 

proposta, nonché di relazione con le istituzioni di 

volta in volta interessate nell’ambito della specifica 

area tematica ad essi affidata; 

4) di incaricare i coordinatori di riferire al Consiglio 

sulle attività svolte e sulle iniziative intraprese nell’area 

di cui hanno la responsabilità. 

Il Segretario 

OMISSIS 

Il Presidente 

48


I GRUPPI DI STUDIO 

I GRUPPI DI LAVORO 

E GLI INCARICHI 

Commissione 

deontologica 

delibera n. 92 del 29 marzo 2010 

Coordinatore: dott. Antonino Urso 

Componenti: dott. Paolo Capri, dott.ssa 

Domenicassunta Corsetti, dott. 

Giorgio Cavallero, dott.ssa Franca 

Mora 

Il Consiglio ha istituito la Commissione 

Deontologica permanente ai sensi 

dell’art. 4, comma 3 del Regolamento 

disciplinare, giusta delibera n. 80 del 

25.02.2009, in base al quale “La Commissione 

Deontologica è composta 

da iscritti all’Ordine degli Psicologi 

del Lazio nominati con deliberazione 

del consiglio dell’Ordine. Il 

Coordinatore è scelto tra i consiglieri 

dell’Ordine in carica”. La Commissione 

così composta svolgerà le 

proprie attribuzioni istituzionali per 

tutta la durata del mandato consiliare. 

Coordinatori ed esperti 

per il progetto di intervento 

psicologico a favore 

della popolazione del comune 

di Castel Madama 


Coordinatori: Vicepresidente dott. 

Paolo Cruciani e dott. Giuseppe Mancini 

Esperti: Gioia Fabiani, Elisa Losacco, 

Ana Pascu, Roberta Moriconi, 

Giuseppe Smiriglio, Barbara Fussone, 

Marco Ciocci, Giuseppe Angelino, 

Laura Cantarella, Dina Pero, Cristina 

Povinelli, Antonio Mancinella, 

Alfredo Lombardozzi. 

Il Consiglio, preso atto della sconcertante 

vicenda verificatasi nel dicembre 

2009 a Castel Madama, che ha 

visto protagonisti tre ragazzi diciannovenni 

i quali hanno aggredito e barbaramente 

ucciso un loro concittadino 

ventiseienne, ha deliberato di far 

propria la bozza del progetto per un 

“intervento psicologico di solidarietà 

nel Comune di Castel Madama”, elaborato 

dal Presidente, dal Vicepresidente, 

dal dott. Mancini e dal Sindaco 

del Comune di Castel Madama durante 

una serie di incontri svoltisi presso 

la sede dell’Ordine e del Comune. Il 

Consiglio ha, altresì, contribuito alla 

implementazione del medesimo progetto 

procedendo alla nomina di Coordinatori 

ed esperti chiamati ad intervenire 

nelle varie fasi dello stesso. Il 

gruppo afferisce all’Area Psicologia dell’Emergenza 

Comitato di redazione 

del Notiziario 


Direttore responsabile: dott.ssa 


Componenti Comitato di redazione: 

dott.ssa Gisella Gasparini, 

dott. Nicola Piccinini 

Il Consiglio, con deliberazione n. 

102/10, ha provveduto alla nomina del 

Comitato di redazione del Notiziario in 

ottemperanza a quanto disposto dall’art. 

14 del Regolamento del Consiglio 

- Cariche Regionali - lettera a) “...il 

presidente... è il direttore responsabile 

del Notiziario dell’Ordine…” 

e dall’art. 33 “Il Comitato di Redazione 

nella sua composizione integrale 

viene nominato dal Consiglio 

a maggioranza semplice su proposta 

del Direttore Responsabile ed è 

composto da un minimo di tre ad 

un massimo di cinque membri incluso 

il Direttore Responsabile. Entro 

un mese dalla nomina, presenta 

al Consiglio un programma di 

sviluppo dell’attività editoriale che 

dovrà essere discusso e votato. Tale 

programma dovrà indicare i criteri 

generali a cui il notiziario si dovrà 

informare. Il Comitato di Redazione 

cura la veste tipografica del 

notiziario, attiva risorse attorno al 

progetto editoriale, sollecita e sceglie 

gli articoli da pubblicare, tiene 

i rapporti con la tipografia e con gli 

eventuali consulenti”. 

Rappresentante in Commissione 

Regionale Ecm 


Rappresentante: dott. Gaetano Infantino 

Il Consiglio, ai sensi della normativa 

vigente in materia - Decreto Legislativo 

19 giugno 1999 n. 229, Decreto Legislativo 

30 dicembre 1992, n. 502, in 

particolare l’art. 16 ter, comma III, ai 

sensi del quale “Le Regioni, prevedendo 

appropriate forme di partecipazione 

degli ordini e dei collegi 

professionali, provvedono alla programmazione 

e alla organizzazione 

dei programmi regionali per la 

formazione continua...”, nonché della 

delibera della Giunta Regionale n. 

1152 del 2 agosto 2002, con la quale la 

Regione Lazio ha istituito la “Commissione 

Regionale per la formazione 

continua del personale del 

S.S.R., come supporto tecnico scientifico 

per l’Educazione Continua in 

Medicina - ha designato il dottor Gaetano 

Infantino quale proprio rappresentante 

in seno alla Commissione Regionale 

ECM per la Formazione Continua 

del personale del S.S.R., sino a 

fine mandato consiliare. 

49


gruppi e incarichi 

Delegati all’interno dei comitati 

per la formazione dell'Albo 

dei consulenti tecnici 

e dell’Albo dei periti 

presso i Tribunali 


Delegati: dott. Paolo Capri, dott. 

Alessandro Crisi, dott. Benedetto 

Gustini, dott.ssa Simona Leone, dott. 

Stefano Mariani, dott.ssa Maria Felice 

Pacitto, dott. Claudio Bencivenga, 

dott. Paolo Dattilo 

Il Consiglio, ai sensi della normativa 

vigente in materia ed in particolare delle 

disposizioni di attuazione del codice 

di procedura civile (artt. 13 e 14 

c.p.c.) e del codice di procedura penale 

(artt. 67 e 68 c.p.p.), ha provveduto 

alla nomina dei delegati all’interno 

dei comitati tenuti alla formazione 

dell’albo dei consulenti tecnici e dell’albo 

dei periti rispettivamente presso 

i tribunali civili e i tribunali penali. 

A seguito della ricezione della richiesta 

dal tribunale, la scelta del delegato 

dell’Ordine, tra i nominativi che costituiscono 

la rosa, viene effettuata tenendo 

conto delle disponibilità esistenti 

al momento. 

Gruppo Esami di Stato 

delibera n. 127 del 26 aprile 2010 

Coordinatore: dott.ssa Sara Del 

Lungo 

Componenti: dott.ssa Angela Guarino, 

dott.ssa Maria Antonietta Quitadamo 

Operante all’interno dell’Area Giovani: 

Università, Formazione e Mercato 

del Lavoro, il gruppo ha lo scopo di 

individuare, entro il 31 ottobre 2010, 

una graduatoria aggiornata di potenziali 

Commissari competenti e motivati 

al ruolo, dalla quale attingere i nominativi 

per le prossime tre annualità degli 

Esami di Stato partendo dall’anno 

2011. Il Gruppo esami di stato ha, inoltre, 

il compito di strutturare le informazioni 

e le esperienze maturate sino 

ad oggi e di realizzare, in accordo con 

le Università, un sistema di informazione 

per gli studenti 

Sportello di orientamento 

per neo-iscritti, laureati e studenti 

delibera n. 129 del 26 aprile 2010 

Coordinatore: dott. Paolo Cruciani 

50 

Componenti: dott. Roberto Noccioli, 

dott. Carmelo Muratore, dott.ssa 

Costanza Padoa Schioppa, dott.ssa 

Fiorella Riccardi 

Il Consiglio, al fine di soddisfare l’esigenza 

da parte di neoiscritti e neolaureati 

di avere informazioni dettagliate 

riguardanti la professione e gli 

sbocchi professionali esistenti, ha istituito, 

per l’intera durata dell’attuale 

mandato, lo sportello di orientamento 

per neo-iscritti, laureati e studenti 

presso l’Ordine degli Psicologi del Lazio. 

Lo sportello afferisce all’ Area Giovani: 

Università, Formazione e Mercato 

del Lavoro 

Rappresentanti Ordine 

in commissione tirocini presso 

l’Università Europea di Roma 

delibera n. 158 del 24 maggio 2010 

Rappresentanti dott. Andrea Gragnani, 

dott.ssa Barbara Tibaldi. 

Il Consiglio, in ottemperanza alla 

Convenzione stipulata in data 8 ottobre 

2008, tra l’Università Europea di 

Roma, Corso di Laurea in Scienze e 

Tecniche Psicologiche, e l’Ordine degli 

Psicologi del Lazio per le attività di 

tirocinio ai fini dell’iscrizione alla sezione 

B dell’Albo, ha proceduto alla nomina 

dei rappresentanti all’interno della 

Commissione Tirocini presso Università 

Europea di Roma. 

Ai sensi dell’art. 10 della Convenzione 

“La Commissione avrà il compito 

di elaborare le convenzioni per 

l’accreditamento degli Enti abilitati 

e, altresì, dovrà indicare: a) i requisiti 

di ammissione alla convenzione 

con l’Università, che i soggetti 

interessati dovranno possedere; 

b) le modalità di elaborazione del 

progetto formativo e di orientamento 

da parte della struttura accreditata; 

c) le funzioni dei tutor; d) gli obblighi 

e le attività che potranno svolgere 

i tirocinanti; e) la definizione 

di standard per la valutazione dell’efficacia 

dei tirocini”. 

Rappresentanti Ordine 

in commissione paritetica tirocini 

presso l’Università La Sapienza 


Rappresentanti: dott.ssa Sara Del 

Lungo, dott. Andrea Gragnani, dott.ssa 

Claudia Montanari, dott.ssa Valentina 

Condorelli. 

Il Consiglio, in ottemperanza alle 

Convenzioni per il tirocinio pre e post-lauream 

per gli studenti ed i laureati 

in Psicologia stipulate, in data 28 gennaio 

2002 e 15 novembre 2005, tra 

l’Ordine degli Psicologi del Lazio e l’Università 

degli Studi di Roma “La Sapienza”, 

Facoltà di Psicologia 1 e 2, ha 

proceduto alla nomina dei rappresentanti 

dell’Ordine in seno alla Commissione 

Paritetica Tirocini presso l’Università 

La Sapienza. 

Ai sensi dell’art. 14 della Convenzione 

28.01.2002 “La Commissione 

ha il compito di elaborare la convenzione 

per l’accreditamento degli 

Enti abilitati. La Commissione dovrà 

indicare: - i criteri per la scelta 

dei soggetti da ammettere alla 

convenzione con l’Università; - i criteri 

per l’elaborazione del progetto 

formativo e di orientamento da parte 

della struttura accreditata; - le 

funzioni dei tutor; - le funzioni e gli 

obblighi dei tirocinanti; - i criteri 

per il monitoraggio dei tirocini al 

fine di valutarne l’efficacia; - quant’altro 

si reputi necessario per il proficuo 

svolgimento dei tirocini”. 

Gruppo Psicologia dell’Emergenza 


Coordinatore: dott.ssa Sara Del 

Lungo 

Componenti: dott. Alessandro Baldi, 

dott.ssa Isabella Cinquegrana, 

dott.ssa Maria Luisa De Luca, dott. 

Antonio Mancinella, dott. Angelo 

Napoli 

Il Gruppo, che afferisce all’Area Psicologia 

dell’Emergenza si propone di 

realizzare i seguenti obiettivi: 

A. Rafforzare gli accordi con le Istituzioni 

in modo da consentire un 

integrazione operativa con esse 

B. Strutturare una rete di volontari 

organizzata e competente che costituisca 

un bacino da cui attingere 

nel momento della necessità 

C. Impostare e realizzare linee guida 

operative condivise sulle modalità 

di azione in situazioni di 

emergenza.

NUOVA IMPORTANTISSIMA 

VITTORIA DELL’ORDINE 

A DIFESA DELLE COMPETENZE 

ESCLUSIVE DELLO PSICOLOGO 

LA SENTENZA 

DELLA CORTE COSTITUZIONALE 

tutela della professione 

MEDIAZIONE FAMILIARE 

È INCOSTITUZIONALE 

LA LEGGE REGIONALE 

La Corte Costituzionale 

stabilisce l’illegittimità 

costituzionale della Legge 

regionale sulla mediazione 

familiare 

L’Ordine degli Psicologi del 

Lazio ha recentemente posto un 

ulteriore tassello a tutela della 

professione e a difesa delle 

competenze esclusive dello 

psicologo nel campo della 

mediazione familiare. 

La Corte Costituzionale ha, 

infatti, accolto le istanze 

dell’Ordine e ha stabilito 

l’illegittimità della Legge 

Regionale 26/2008 che istituiva 

la figura professionale del 

Mediatore Familiare ed il 

relativo Elenco regionale. 

L’Ordine è così riuscito a 

ribadire con forza come le 

competenze dello psicologo, 

esplicate all’interno della 

mediazione familiare non 

possono e non devono essere 

sostituite da altre figure 

professionali. 

Appena all’indomani 

dell’approvazione della Legge, la 

presidente dell’Ordine, Marialori 

Zaccaria, aveva dichiarato in 

un Comunicato Stampa come la 

stessa mostrasse un profilo di 

illegittimità poiché istituiva una 

nuova figura professionale e 

interveniva “su una materia 

come quella delle professioni, le 

cui competenze sono riservate 

allo Stato”, ai sensi dell’art. 117 

della Costituzione e del D.Lgs. 

30/2006. 

Per queste ragioni, l’Ordine 

aveva invitato il CNOP ad 

inviare una nota alla 

Presidenza del Consiglio dei 

Ministri ed al Ministro per i 

Rapporti con le Regioni affinché 

ricorressero contro la Legge 

Regionale presso la Corte 

Costituzionale. 

A supporto della nota del CNOP, 

l’Ordine aveva ritenuto 

opportuno porre all’attenzione 

della Presidenza del Consiglio 

dei Ministri come la Legge, 

nell’equiparare ai fini 

dell’iscrizione nell’elenco di 

mediatore familiare titoli di 

natura profondamente diversa, 

quali, ad esempio, la laurea in 

Psicologia con corsi di 

mediazione familiare della 

durata di 500 ore, si ponesse in 

netto contrasto con il principio 

di tutela dell’utenza ed 

inducesse a confondere fra loro 

le competenze esclusive di 

ciascuna figura professionale 

coinvolta nel delicato percorso 

della mediazione familiare. 

Nel corso del procedimento, la 

stessa l’Avvocatura di Stato ha 

osservato come non potrebbero 

“porsi sullo stesso piano titoli 

conseguiti a seguito di percorso 

formativo di livello universitario 

specialistico e titoli ottenuti 

mediante percorso formativo di 

livello inferiore, qual è il titolo 

di formazione regionale 

conseguito all’esito della 

frequenza di un corso della 

durata di cinquecento ore. Tale 

situazione potrebbe peraltro 

ingannare l’utenza, inducendola 

a ritenere di livello 

universitario un mediatore 

familiare munito invece del solo 

diploma regionale, con 

conseguente violazione del 

principio di tutela dell’utenza, 

che costituisce uno dei principi 

fondamentali tutelati dalle leggi 

statali in materia di attività 

professionali”. 

Lo scorso 15 aprile, la Corte ha 

accolto il ricorso e, con la 

sentenza n. 131 ha dichiarato 

“l’illegittimità costituzionale” 

della Legge, in quanto essa si 

pone “in contrasto con il 

principio fondamentale in 

materia di regolamento delle 

professioni, in base al quale 

spetta esclusivamente allo Stato 

l’individuazione delle figure 

professionali con i relativi 

profili e i titoli abilitanti”. 

51


mediazione familiare 

LA SENTENZA DELLA CORTE 

COSTITUZIONALE 

52 

SENTENZA N. 131 

Anno 2010 

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME 

DEL POPOLO ITALIANO 

LA CORTE COSTITUZIONALE 

composta dai signori: Presidente: 

Francesco AMIRANTE; Giudici: Ugo 

DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio 

FINOCCHIARO, Alfonso QUARAN- 

TA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, 

Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSE- 

SE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TE- 

SAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, 

Giuseppe FRIGO, Alessandro CRI- 

SCUOLO, Paolo GROSSI, 

ha pronunciato la seguente SEN- 

TENZA nel giudizio di legittimità costituzionale 

degli artt. 1, comma 2, 3, 

4 e 6 della legge della Regione Lazio 

24 dicembre 2008, n. 26 (Norme per 

la tutela dei minori e la diffusione della 

cultura della mediazione familiare) 

e dell’art. 1 della legge della Regione 

Lazio 24 dicembre 2008, n. 27 (Modifiche 

alla deliberazione legislativa approvata 

dal Consiglio regionale nella 

seduta del 10 dicembre 2008, concernente 

“Norme per la tutela dei minori 

e la diffusione della cultura della mediazione 

familiare”), promosso dal Presidente 

del Consiglio dei ministri con 

ricorso notificato il 27 febbraio 2009, 

depositato in cancelleria il 5 marzo 

2009 ed iscritto al n. 18 del registro ricorsi 

2009. 

VISTO l’atto di costituzione della Regione 

Lazio; 

UDITO nell’udienza pubblica del 9 

marzo 2010 il Giudice relatore Paolo 

Maddalena; 

UDITI l’avvocato dello Stato Diana 

Ranucci per il Presidente del Consiglio 

dei ministri e l’avvocato Paolo Papanti-Pelletier 

per la Regione Lazio. 

Ritenuto in fatto 

1. Con ricorso notificato il 27 febbraio 

2009 e depositato il 5 marzo 2009, 

il Presidente del Consiglio dei ministri, 

rappresentato e difeso dall’Avvocatura 

generale dello Stato, ha 

sollevato in via principale, a seguito 

di delibera governativa in data 20 

febbraio 2009, questione di legittimità 

costituzionale degli artt. 1, 

comma 2, 3, 4 e 6 della legge della 

Regione Lazio 24 dicembre 2008, n. 

26 (Norme per la tutela dei minori 


familiare), nonché delle disposizioni 

con essi inscindibilmente 

connesse o dipendenti, e dell’art. 

1 della legge della Regione Lazio 24 

dicembre 2008, n. 27 (Modifiche alla 

deliberazione legislativa approvata 

dal Consiglio regionale nella seduta 

del 10 dicembre 2008, concernente 


e la diffusione della cultura della 

mediazione familiare”), affermandone 

il contrasto con l’art. 117, 

terzo comma, della Costituzione, 

nella parte in cui esso attribuisce allo 

Stato la competenza legislativa riguardo 

ai principi fondamentali in 

materia di professioni. Riferisce il 

ricorrente che la legge regionale n. 

26 del 2008 si propone di disciplinare, 

nell’ambito della Regione, le 

figure del mediatore familiare e del 

coordinatore per la mediazione familiare, 

introducendo una nuova figura 

professionale non altrimenti 

prevista da legge dello Stato. L’unico 

articolo della coeva legge regionale 

n. 27 del 2008 ha modificato 

l’art. 6 della legge n. 26 del 2008, integrandone 

i commi 1 e 2 ed eliminando 

il comma 3. Specificamente, 

l’art. 1, comma 2, della legge regionale 

n. 26 del 2008 reca la definizione 

generale del ruolo e della figura 

professionale del mediatore familiare; 

gli artt. 3 e 4, a loro volta, 

prevedono e disciplinano la particolare 

figura di mediatore familiare 

costituita dal coordinatore per la 

mediazione familiare (istituito presso 

ogni ASL), del quale stabiliscono 

i compiti e le finalità; l’art. 6, infine, 

istituisce, presso l’assessorato regionale 

competente in materia di politiche 

sociali, l’elenco regionale dei 

mediatori familiari e reca l’analitica 

disciplina dei requisiti per l’accesso 

all’elenco stesso. L’art. 1 della legge 

regionale n. 27 del 2008, nel modificare 

l’art. 6 della legge regionale n. 

26 del 2008, ha esteso anche ai laureati 

in pedagogia la possibilità di 

iscriversi al suddetto elenco, mentre 

ha abrogato l’incompatibilità tra 

mediazione familiare ed esercizio di 

altre professioni o attività di impresa. 

Ad avviso della difesa erariale, le 

disposizioni impugnate si propongono 

di individuare la funzione e i 

compiti, anche di supporto ai tribunali, 

del mediatore familiare e del 

coordinatore per la mediazione familiare, 

nonché, previa istituzione 

di un apposito elenco regionale, gli 

specifici titoli di cui il mediatore familiare 

deve essere in possesso per 

l’iscrizione all’elenco e, di seguito, 

per l’esercizio della professione. Secondo 

l’Avvocatura, le norme denunciate 

sarebbero riconducibili alla 

materia delle “professioni”, appartenente 

alla competenza legislativa 

concorrente, ai sensi dell’art. 

117, terzo comma, Cost. Il ricorrente 

ricorda che, secondo la giurisprudenza 

costituzionale, spetta allo 

Stato la determinazione dei principi 

fondamentali nelle materie di 

competenza concorrente previste 

dall’art. 117, terzo comma, Cost., 

mentre la legislazione regionale deve 

svolgersi nel rispetto di quelli risultanti 

dalla normativa statale già 

in vigore; ed osserva che, in base all’art. 

1, comma 3, del d.lgs. 2 febbraio 

2006, n. 30 (Ricognizione dei 

principi fondamentali in materia di 

professioni, ai sensi dell’art. 1 della 

legge 5 giugno 2003, n. 131), la potestà 

legislativa regionale si esercita 

relativamente alle professioni individuate 

e definite dalla normativa 

statale. Secondo la difesa erariale, 

l’art. 155-sexies cod. civ., introdotto 

dalla legge 8 febbraio 2006, n. 54 

(Disposizioni in materia di separazione 

dei genitori e affidamento condiviso 

dei figli), ha soltanto previsto, 

ma non istituito, la figura professionale 

del mediatore familiare, 

che difatti non é definita né disciplinata 

in alcuna legge statale. La 

Regione - osserva l’Avvocatura - 

avrebbe riservato a sé la determinazione 

dei titoli professionali e dei 

correlativi contenuti della professione 

di mediatore familiare e di 

coordinatore. 

Ciò emergerebbe in particolare dall’art. 

6 della legge n. 26 del 2008, 

che tra l’altro equipara, ai fini della 

idoneità all’iscrizione nell’elenco di 

mediatore familiare, titoli di natura 

profondamente diversa perché conseguibili 

all’esito di percorsi formativi 

differenti e non assimilabili tra 

loro. Secondo la difesa erariale, non

potrebbero infatti porsi sullo stesso 

piano titoli conseguiti a seguito di 

percorso formativo di livello universitario 

specialistico e titoli ottenuti 

mediante percorso formativo di 

livello inferiore, qual è il titolo di formazione 

regionale conseguito all’esito 

della frequenza di un corso della 

durata di cinquecento ore. Tale 

situazione potrebbe peraltro ingannare 

l’utenza, inducendola a ritenere 

di livello universitario un mediatore 

familiare munito invece del solo 

diploma regionale, con conseguente 

violazione del principio di tutela 

dell’utenza, che costituisce uno 

dei principi fondamentali tutelati 

dalle leggi statali in materia di attività 

professionali. 

2. Nel giudizio dinanzi alla Corte si è 

costituita la Regione Lazio, che ha 

concluso per l’infondatezza della 

questione. Secondo la difesa della 

Regione, il ricorso muoverebbe dal 

falso presupposto che la legge regionale 

impugnata abbia introdotto 

e disciplinato una nuova professione: 

quella del “mediatore familiare” 

e del “coordinatore per la mediazione 

familiare”. In realtà, la legge 

regionale impugnata non avrebbe 

affatto né introdotto né disciplinato 

una “professione”, ma avrebbe individuato 

una “figura professionale”, 

cioè dotata di particolari competenze, 

destinata ad essere impiegata 

nell’ambito di strutture pubbliche 

ed esercitante funzioni pubblicistiche. 

Secondo la difesa della Regione, 

la ratio che ispira l’intero 

provvedimento normativo è quella 

di delineare una “figura professionale”, 

non un “professionista” lavoratore 

autonomo, operante nell’ambito 

della mediazione familiare. 

Tale diversa prospettiva emergerebbe 

dall’analisi delle singole disposizioni 

e, in particolare, di quelle che 

stabiliscono i compiti e le finalità del 

coordinatore per la mediazione familiare: 

compiti e finalità di natura 

essenzialmente pubblicistica, che, 

come tali, non sono e non possono 

essere attuati o perseguiti da un professionista 

lavoratore autonomo. In 

particolare, l’art. 1, comma 2, della 

legge regionale n. 26 del 2008 evidenzierebbe 

l’aspetto pubblicistico 

già nella parte in cui prevede le modalità 

di accesso all’opera di tale soggetto. 

Si prescrive infatti che il mediatore 

familiare possa essere “sollecitato” 

dalle parti a svolgere la sua 

opera. Tale locuzione verbale - afferma 

la Regione - sarebbe indice del 

fatto che la legge prevede, non già il 

conferimento di un mandato professionale 

nell’ambito di un contratto 

di opera professionale, bensì che tale 

soggetto, il quale opera all’interno 

di una struttura sanitaria (come 

chiarito dal successivo art. 3), possa 

essere richiesto dalle parti di intervenire 

per “adoperarsi” nel senso 

indicato dalla norma. La stessa disposizione 

prevede che l’intervento 

del mediatore professionale, oltre 

che sollecitato dalle parti, possa avvenire 

su invito del giudice o dei servizi 

sociali comunali o dei consultori 

o del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. 

Anche l’art. 3 della 

stessa legge regionale, nel disciplinare 

la figura del coordinatore per 

la mediazione familiare, prevederebbe 

in realtà l’attribuzione a tale 

figura professionale di un vero e proprio 

ufficio pubblico. 

Le finalità che il mediatore familiare 

è chiamato a svolgere in base all’art. 

4 della legge regionale sarebbero 

ben lontane dall’esercizio di una 

professione, ai sensi dell’art. 117 Cost. 

Quanto all’art. 6 della legge regionale, 

è bensì vero - osserva la Regione 

- che esso ha previsto un elenco 

regionale dei mediatori familiari, 

ma tale elenco non può considerarsi 

istitutivo di una professione operante 

a livello regionale, perché mancherebbero 

le caratteristiche proprie 

di un’attività professionale di lavoro 

autonomo. Secondo la difesa della 

Regione Lazio, la legge impugnata, 

pur avendo assegnato al mediatore 

familiare funzioni (compiti e finalità) 

esclusivamente pubblicistiche, e pur 

avendo previsto la sua collocazione 

presso ogni azienda unità sanitaria 

locale, non ha tuttavia definito il tipo 

di rapporto che lega tale soggetto 

all’ente. La legge non chiarisce infatti 

se il mediatore sia legato alle 

ASL da un rapporto di pubblico impiego 

ovvero se egli abbia un rapporto 

basato, ad esempio, su un contratto 

di collaborazione coordinata e 

continuativa. Queste modalità attuative 

- precisa la Regione - saranno 

chiarite da regolamenti attuativi. 

Intanto, l’elenco di cui all’art. 6 assolve 

essenzialmente la funzione di 



individuare una lista di soggetti, dotati 

di particolari professionalità, dalla 

quale poter attingere per il loro inserimento 

nell’ambito delle ASL o 

eventualmente di altri enti regionali. 

Un chiaro sintomo di ciò sarebbe 

dato dal fatto che l’opera di tale figura 

professionale è a carico delle finanze 

della Regione, come si desume 

dall’art. 8, che prescrive che le 

risorse necessarie all’applicazione 

della presente legge sono individuate 

nei limiti delle disponibilità finanziarie 

di cui al fondo per l’attuazione 

del piano socio-assistenziale regionale. 

Dopo aver ricordato i caratteri 

essenziali delle professioni propriamente 

dette, alle quali si riferisce 

l’art. 117, terzo comma, Cost. ed 

alla cui base vi è un contratto fra il 

professionista ed il cliente, la difesa 

della Regione ribadisce che l’attività 

del mediatore familiare non trova la 

sua fonte in un contratto di opera intellettuale, 

bensì in un sollecito da 

parte degli interessati (cioè in una 

richiesta di intervento, quale può rivolgersi 

solo ad una pubblica autorità) 

ovvero in un invito del giudice 

o di enti pubblici. Si è, in ogni caso, 

ben lontani dal conferimento di un 

mandato professionale di tipo privatistico. 

Inoltre, dal complesso delle 

norme regionali emergerebbe che il 

mediatore familiare o il coordinatore 

per la mediazione familiare è, in 

realtà, un ufficio, nel quale i singoli 

addetti svolgono la loro opera non in 

quanto scelti dalle parti o dal giudice 

o dalle altre autorità, ma in quanto 

inseriti in un’organizzazione gerarchicamente 

ordinata, nella quale 

non assume rilievo esterno l’intuitus 

personae del singolo operatore. Nel 

caso della legge in esame, si riscontrerebbe, 

non l’autonomia del professionista, 

ma, all’opposto, un vincolo 

ad agire secondo i compiti e le 

finalità, di cui agli artt. 3 e 4. Il mediatore 

familiare avrà, al più, un ambito 

di discrezionalità, propria dell’agire 

amministrativo, nell’ambito di 

obiettivi rigidamente predeterminati. 

Tutta l’attività che deve svolgere 

il mediatore familiare è, infine, a beneficio 

della collettività e, solo indirettamente, 

si riverbera sugli utenti 

del servizio. Da ultimo, la Regione 

sottolinea che anche altre Regioni 

hanno emanato regolamenti per disciplinare 

la professione di mediatore 

familiare. 

53



3. In prossimità dell’udienza l’Avvocatura 

generale dello Stato ha depositato 

una memoria illustrativa. 

54 

Considerato in diritto 

1. Il Presidente del Consiglio dei ministri 

ha sollevato questione di legittimità 

costituzionale degli artt. 1, 

comma 2, 3, 4 e 6 della legge della 

Regione Lazio 24 dicembre 2008, n. 

26 (Norme per la tutela dei minori 


familiare), nonché delle disposizioni 

con essi inscindibilmente 

connesse o dipendenti, e dell’art. 

1 della legge della Regione Lazio 24 

dicembre 2008, n. 27 (Modifiche alla 

deliberazione legislativa approvata 

dal Consiglio regionale nella seduta 

del 10 dicembre 2008, concernente 


e la diffusione della cultura della 

mediazione familiare”), denunciandone 

il contrasto con l’art. 117, 

terzo comma, della Costituzione. Ad 

avviso del ricorrente, le citate disposizioni 

- le quali: recano la definizione 

generale del ruolo e della figura 

professionale del mediatore familiare, 

quale professionista deputato 

a svolgere, anche su invito del 

giudice, un ruolo di compiuta mediazione 

nei procedimenti di separazione 

della famiglia e della coppia 

nell’interesse dei figli; prevedono e 

disciplinano la particolare figura di 

mediatore familiare costituita dal 

coordinatore per la mediazione familiare 

(istituito presso ogni ASL), 

del quale stabiliscono i compiti e le 

finalità, diretti da un lato a realizzare 

progetti di politiche efficaci a tutela 

della famiglia e dall’altro a costituire 

un punto di riferimento per 

i tribunali e i magistrati che si occupano 

di separazioni che coinvolgono 

figli minori; istituiscono, presso 

l’assessorato regionale competente 

in materia di politiche sociali, 

l’elenco regionale dei mediatori familiari 

e recano la analitica disciplina 

dei requisiti per l’accesso all’elenco 

stesso - si porrebbero in contrasto 

con il principio fondamentale 

in materia di regolamento delle 

professioni, in base al quale spetta 

esclusivamente allo Stato l’individuazione 

delle figure professionali 

con i relativi profili e i titoli abilitanti. 

2. La questione è fondata. 

2.1. Con la legge n. 26 del 2008 la Regione 

Lazio pone una regolamentazione 

complessiva della mediazione 

familiare, individuata - secondo 

la definizione che ne dà 

l’art. 1 - come il “percorso che sostiene 

e facilita la riorganizzazione 

della relazione genitoriale nell’ambito 

di un procedimento di separazione 

della famiglia e della 

coppia alla quale può conseguire 

una modifica delle relazioni personali 

tra le parti”, e si propone 

come obiettivi (art. 2) la tutela 

della “famiglia e della coppia con 

prole come principale nucleo di 

socializzazione”, il sostegno alla 

genitorialità, il mantenimento, in 

caso di separazione, dell’affidamento 

dei figli “ad entrambi i genitori, 

mediante l’assunzione di accordi 

liberamente sottoscritti dalle 

parti che tengano conto della 

necessità di tutelare l’interesse 

morale e materiale dei figli”. In 

questo quadro, con le norme impugnate 

(della stessa legge n. 26 

del 2008 e della coeva legge n. 27 

del 2008, recante un articolo unico 

a modifica dell’art. 6 della legge 

n. 26 del 2008) la Regione: (a) 

individua nel mediatore familiare 

colui che, “sollecitato dalle parti 

o su invito del giudice o dei servizi 

sociali comunali o dei consultori 

o del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, 

si adopera, nella garanzia 

della riservatezza e in autonomia 

dall’ambito giudiziario, affinché 

i genitori elaborino personalmente 

un programma di separazione 

soddisfacente per loro e 

per i figli, nel quale siano specificati 

i termini della cura, dell’educazione 

e della responsabilità verso 

i figli minori”; (b) istituisce, 

presso ogni azienda sanitaria locale, 

“la figura del coordinatore 

per la mediazione familiare avente 

la qualifica di mediatore familiare”, 

con il compito di “acquisire 

dati relativi alla condizione familiare 

attraverso indagini, studi 

e ricerche presso gli enti locali, i 

tribunali, i servizi sociali, le associazioni 

di volontariato, le forze 

dell’ordine, le scuole e i consultori”, 

di coadiuvare la Regione “nella 

progettazione di politiche efficaci 

di tutela della vita della famiglia 

e della coppia e di sostegno 

alla genitorialità responsabile”, di 

“costituire un punto di riferimento 

prioritario per i tribunali”, di avviare 

un dialogo con tutti coloro, 

compresi i magistrati, che “si occupano 

di situazioni di separazione 

“disfunzionali” che vedano il 

coinvolgimento di figli minori”; (c) 

stabilisce le finalità del coordinatore 

per la mediazione familiare 

(“rispondere alle esigenze di ascolto 

e di aiuto che provengono dalle 

famiglie e dalle coppie”; offrire 

un punto di riferimento “per la risoluzione 

dei conflitti relazionali, 

con particolare riferimento alle fasi 

della separazione, del divorzio 

e della cessazione della convivenza”; 

“raccordarsi con le istituzioni 

presenti sul territorio”; “garantire 

un supporto alla progettazione di 

interventi e servizi sul territorio”; 

“identificare le aree a rischio”; “attuare 

azioni positive per la promozione 

della pariteticità”); (d) 

istituisce, “presso l’assessorato regionale 

competente in materia di 

politiche sociali, l’elenco regionale 

dei mediatori professionali”, stabilendo 

che ad esso “possono iscriversi 

coloro che sono in possesso 

di laurea specialistica in discipline 

pedagogiche psicologiche, sociali 

o giuridiche nonché di idoneo 

titolo universitario, quale master, 

specializzazione o perfezionamento, 

di durata biennale, di mediatore 

familiare oppure di specializzazione 

professionale conseguita 

a seguito della partecipazione ad 

un corso, riconosciuto dalla Regione 

Lazio, della durata minima 

di cinquecento ore”; “coloro che, 

in possesso della laurea specialistica 

in discipline pedagogiche psicologiche, 

sociali o giuridiche alla 

data di entrata in vigore della […] 

legge, abbiano svolto per almeno 

due anni, nel quinquennio antecedente 

l’entrata in vigore della 

legge, attività di mediazione familiare 

da comprovare sulla base di 

idonea documentazione”. 

2.2 L’impianto complessivo, lo scopo 

ed il contenuto precipuo delle disposizioni 

impugnate rendono palese 

che l’oggetto di esse deve essere 

ricondotto propriamente alla 

materia concorrente delle “professioni” 

(art. 117, terzo comma,

Cost.). Nello scrutinio di disposizioni 

legislative regionali aventi ad 

oggetto la regolamentazione di attività 

di tipo professionale, questa 

Corte ha ripetutamente affermato 

che “la potestà legislativa regionale 

nella materia concorrente delle 

“professioni” deve rispettare il 

principio secondo cui l’individuazione 

delle figure professionali, con 

i relativi profili e titoli abilitanti, è 

riservata, per il suo carattere necessariamente 

unitario, allo Stato, 

rientrando nella competenza delle 

Regioni la disciplina di quegli a- 

spetti che presentano uno specifico 

collegamento con la realtà regionale. 

Tale principio, al di là della particolare 

attuazione ad opera di singoli 

precetti normativi, si configura 

infatti quale limite di ordine generale, 

invalicabile dalla legge regionale” 

(sentenze n. 153 e n. 424 

del 2006, n. 57 del 2007, n. 138 e 

n. 328 del 2009). Ha, altresì, precisato 

che la “istituzione di un registro 

professionale e la previsione 

delle condizioni per la iscrizione 

in esso hanno già, di per sé, una 

funzione individuatrice della professione, 

preclusa alla competenza 

regionale” (sentenze n. 93 del 

2008, n. 138 e n. 328 del 2009). 

Ora, la legislazione statale, con 

l’art. 155-sexies del codice civile, 

aggiunto dalla legge 8 febbraio 

2006, n. 54, ha soltanto accennato 

alla attività di mediazione familiare, 

senza prevedere alcuna specifica 

professione, stabilendo che 

“qualora ne ravvisi l’opportunità, il 

giudice, sentite le parti e ottenuto 

il loro consenso, può rinviare l’adozione 

dei provvedimenti di cui 

all’art. 155 per consentire che i coniugi, 

avvalendosi di esperti, tentino 

una mediazione per raggiungere 

un accordo, con particolare 

riferimento alla tutela dell’interesse 

morale e materiale dei figli”, ma, 

a tutt’oggi, non ha introdotto la figura 

professionale del mediatore 

familiare, né stabilito i requisiti per 

l’esercizio dell’attività. Le disposizioni 

denunciate danno una definizione 

della mediazione familiare, 

disciplinano le caratteristiche del 

mediatore familiare e stabiliscono 

gli specifici requisiti per l’esercizio 

dell’attività, con la previsione di un 

apposito elenco e delle condizioni 

per la iscrizione in esso. 

Ma, così facendo, invadono una 

competenza sicuramente statale. 

Non pare dubbio, infatti, che, attraverso 

la predetta disciplina, siano 

stati individuati i titoli abilitanti 

per lo svolgimento in ambito regionale 

della professione di mediatore 

familiare, in tal modo travalicando, 

secondo quanto dianzi 

precisato, gli ambiti di competenza 

legislativa regionale in materia 

di professioni. Non rileva la circostanza 

- sottolineata dalla difesa 

della resistente - che il mediatore 

familiare non sarebbe un professionista 

autonomo, ma una figura 

professionale, legata alla Regione, 

alla quale sarebbero affidati compiti 

e funzioni di rilievo pubblicistico. 

Per un verso, infatti, la competenza 

dello Stato ad individuare i profili 

professionali ed i requisiti necessari 

per il relativo esercizio 

spetta anche quando l’attività professionale 

sia destinata a svolgersi 

in forma di lavoro dipendente 

(artt. 1, comma 3, e 2, comma 3, 

del d. lgs. 2 febbraio 2006, n. 30, 

recante “Ricognizione dei principi 

fondamentali in materia di professioni, 

ai sensi dell’art. 1 della legge 

5 giugno 2003, n. 131”); per l’altro, 

“l’individuazione di una specifica 

area caratterizzante la ‘professione’ 

è ininfluente ai fini della 

regolamentazione delle competenze 

derivante dall’applicazione 

nella materia in esame del terzo 

comma dell’art. 117 Cost.” (sentenza 

n. 40 del 2006, nonché, tra 

le altre, sentenze n. 355 e n. 424 

del 2005). 

Su tali premesse, questa Corte 

(sentenza n. 153 del 2006) ha già 

dichiarato l’illegittimità costituzionale 

di una normativa regionale 

che disciplinava figure professionali 

alle quali la Regione faceva ricorso 

per il funzionamento del sistema 

integrato di interventi e servizi 

sociali. 



3. L’intera legge regionale n. 26 del 

2008 è inscindibilmente connessa, 

per il suo contenuto, con le disposizioni 

specificamente censurate dal 

ricorrente e pertanto la declaratoria 

di illegittimità costituzionale deve 

essere estesa, in via consequenziale, 

anche agli artt. 1, comma 1, 2, 

5, 7 e 8, non oggetto di impugnazione. 

Per questi motivi 

LA CORTE COSTITUZIONALE 

1. dichiara l’illegittimità costituzionale 

degli artt. 1, comma 2, 3, 4 e 6 

della legge della Regione Lazio 24 

dicembre 2008, n. 26 (Norme per la 

tutela dei minori e la diffusione della 

cultura della mediazione familiare); 

2. dichiara l’illegittimità costituzionale 

dell’art. 1 della legge della Regione 

Lazio 24 dicembre 2008, n. 27 

(Modifiche alla deliberazione legislativa 

approvata dal Consiglio regionale 

nella seduta del 10 dicembre 

2008, concernente “Norme per 

la tutela dei minori e la diffusione 

della cultura della mediazione familiare”); 

3. dichiara, ai sensi dell’art. 27 della 

legge 11 marzo 1953, n. 87, l’illegittimità 

costituzionale in via consequenziale 

degli artt. 1, comma 1, 2, 

5, 7 e 8 della legge della Regione Lazio 

24 dicembre 2008, n. 26. 

Così deciso in Roma, nella sede della 

Corte costituzionale, Palazzo della 

Consulta, il 12 aprile 2010. 

F.to: 

Francesco AMIRANTE, Presidente 

Paolo MADDALENA, Redattore 

Giuseppe DI PAOLA, Cancelliere 

Depositata in Cancelleria il 15 aprile 

2010. 

Il Direttore della Cancelleria 

F.to: DI PAOLA 

Sull’argomento vedi Notiziario 

n. 2/2009 pagg. 7 e 8 e Notiziario 

n. 4-5/2009 pag. 85 

55


INVITO AL COMUNE 

DI CASTELLANA GROTTE 

A RETTIFICAARE 

L’AVVISO PUBBLICO 

PER L’INCARICO 

DI COLLABORAZIONE 

CON UNO PSICOLOGO 

IN PUGLIA SOLO PSICOLOGI 

“PUGLIESI”? 

ECCO PERCHÉ NO 

L’ORDINE È VENUTO a conoscenza di una grave anomalia 

presente tra i requisiti di ammissione richiesti dall’avviso 

pubblico per il conferimento di incarico di collaborazione 

con uno psicologo pubblicato dal Comune di Castellana 

Grotte (BA). 

In particolare, l’avviso pubblico in oggetto prevede, all’art. 

2 Soggetti ammessi, che 

“Possono presentare domanda i soggetti in possesso 

dei seguenti requisiti: 

f) Laurea Magistrale in Psicologia Classe LM-51; 

g) iscrizione all’Albo degli Psicologi della Regione Puglia”. 

L’Ordine ha, pertanto, inviato una nota al Comune per 

modificare/rettificare l’avviso pubblico in oggetto, eliminando 

nel requisito dell’iscrizione all’Albo degli Psicologi il 

riferimento alla Regione Puglia, al fine di rispettare il principio 

della par condicio tra candidati in possesso del medesimo 

titolo professionale. 

56 

LA LETTERA DELL’ORDINE 

AL COMUNE 

Spett.le 

Comune di Castellana Grotte 

Via Marconi, 9 

70013 Castellana Grotte (BA) 

Alla c.a. Responsabile 

del III Servizio e Responsabile 

del Procedimento 

Rag. Giangrazio Ivone 

e p.c Ordine degli Psicologi 

della Puglia 

alla c.a. Presidente 

Giuseppe Luigi Palma 

Oggetto: Avviso pubblico per il conferimento 

di incarico di collaborazione 

con uno Psicologo, nella 

forma del contratto d’opera professionale, 

ai sensi degli articoli 

2229-2238 del codice civile. 

Con la presente, in qualità di Presidente 

dell’Ordine degli Psicologi del 

Lazio, sono a rilevare un’illegittimità 

contenuta nell’avviso pubblico per il 

conferimento di incarico di collaborazione 

con uno psicologo, nella 

forma del contratto d’opera professionale, 

ai sensi degli articoli 2229- 

2238 del codice civile. 

In proposito, sono pervenute allo 

scrivente Ordine professionale le segnalazioni 

di alcuni nostri iscritti, residenti 

nella Regione Puglia che, pur 

essendo lieti della pubblicazione di un 

avviso pubblico rivolto agli psicologi, 

evidenziano un’anomalia tra i requisiti 

di ammissione richiesti. 

Specificatamente, l’avviso pubblico 

in oggetto prevede, all’art. 2 Soggetti 

ammessi, che “Possono presentare 

domanda i soggetti in possesso dei 

seguenti requisiti: f) Laurea Magistrale 

in Psicologia Classe LM-51; g) 

iscrizione all’Albo degli Psicologi 

della Regione Puglia” e stabilisce, all’art. 

3 Documentazione, che la presentazione 

della domanda di candidatura 

dovrà essere conforme al modello 

predisposto dall’Ente (Allegato 1), 

documento in cui il candidato, “consapevole 

delle sanzioni penali, nel 

caso di dichiarazione falsa o comunque 

non corrispondente al vero, 

di cui all’articolo 76 del D.P.R. 

445/2000, dichiara di essere iscritto 

all’albo degli Psicologi della Regione 

Puglia a far data dal ... al n. 

…”. 

Indubbiamente, l’iscrizione all’Ordine 

professionale è un requisito di ammissione 

fondamentale per garantire 

la migliore tutela dell’utenza e dell’interesse 

pubblico, cui l’attività istituzionale 

è finalizzata. In tal modo, il professionista 

è infatti tenuto al rispetto 

delle norme di deontologia e di correttezza 

professionale. Tuttavia, risulta 

inspiegabile la scelta di codesto Comune 

di vincolare la domanda di partecipazione 

al requisito dell’iscrizione 

all’Albo di una determinata regione. 

La Legge 18 febbraio 1989 n. 56, istitutiva 

dell’Ordinamento della professione 

di psicologo, dispone all’art. 5 

che “Gli iscritti all’Albo costituiscono 

l’Ordine degli psicologi. Esso è 

strutturato a livello regionale e, limitatamente 

alle province di Trento 

e di Bolzano, a livello provinciale” 

e, altresì, stabilisce all’art. 7 che 

“Per essere iscritti all’Albo è necessario: 

a) essere cittadino italiano o cittadino 

di uno Stato membro 

della CEE o di uno Stato con 

cui esiste trattamento di reciprocità; 

b) non avere riportato condanne 

penali passate in giudicato per 

delitti che comportino l’interdizione 

dalla professione; 

c) essere in possesso della abilitazione 

all’esercizio della professione; 

d) avere la residenza in Italia o, per cittadini 

italiani residenti all’estero, 

dimostrare di risiedere 

all’estero al servizio, in qualità


in breve 

I FRONTI 

DELLA 

TUTELA 

di psicologi, di enti o imprese 

nazionali che operino fuori del 

territorio dello Stato”. 

Dunque, la normativa vigente considera 

l’Albo dell’Ordine degli psicologi 

come unico e strutturato in sezioni territoriali, 

ove la residenza in una determinata 

regione non costituisce requisito 

vincolante per l’iscrizione. A differenza 

di altre categorie professionali, 

gli iscritti all’Ordine degli Psicologi 

non hanno necessariamente la residenza 

all’interno della regione e, conseguentemente, 

possono svolgere l’attività 

professionale in un ambito territoriale 

distinto da quello di iscrizione. 

Oltre che dal punto di vista normativo, 

il requisito dell’iscrizione all’Albo 

degli Psicologi della Regione Puglia 

non trova alcuna giustificazione neanche 

in relazione alla natura e allo scopo 

dell’incarico. Dovendo il professionista 

affiancare l’Ufficio dei Servizi Sociali 

per il trattamento terapeutico dei 

casi, affidati dal Tribunale dei Minori 

per i quali è prescritto un percorso di 

recupero psicologico del minore o della 

famiglia di appartenenza, non si 

comprende la logica e la necessità di 

riferirisi all’Albo esclusivamente della 

Regione Puglia. Difatti, senza dover 

dettagliatamente esaminare la natura 

dell’incarico, lo svolgimento delle mansioni 

e la partecipazione del professionista 

agli eventuali incontri di equipe 

tra Servizio Sociale Comunale e 

Consultorio Familiare di Castellana/Putigliano 

sono in ogni caso garantiti anche 

da un professionista iscritto a un 

Ordine degli Psicologi diverso da quello 

della Puglia. A tal proposito, non deve 

indurre in errore la residenza, proprio 

perché l’iscrizione all’albo degli 

psicologi di una regione non preclude 

la possibilità di esercitare la professione 

in un altro ambito territoriale. 

Inoltre, desidero sottolineare che 

l’avviso pubblico de quo contiene anche 

un’imprecisione su un altro requisito 

di ammissione. L’art. 2, richiedendo 

il requisito della Laurea Magistrale 

in Psicologia classe L-M 51, ha tralasciato 

di specificare che, in conformità 

del Decreto Interministeriale 9 luglio 

2009, a firma del Ministro per la Pubblica 

Amministrazione e l’Innovazione 

e del Ministro dell’Istruzione, dell’Università 

e della Ricerca, ai fini della partecipazione 

ai pubblici concorsi verrà 

considerata e applicata la tabella di 

equiparazione tra lauree del vecchio 

ordinamento, lauree specialistiche e 

lauree magistrali. 

Alla luce di quanto sopra esposto, 

chiedo pertanto a codesta spettabile 

Amministrazione Comunale di voler 

modificare/rettificare l’avviso pubblico 

in oggetto e, conseguentemente, 

l’allegato 1 Domanda di partecipazione, 

eliminando nel requisito dell’iscrizione 

all’Albo degli Psicologi il riferimento 

alla Regione Puglia, al fine 

di rispettare il principio della par condicio 

tra candidati in possesso del medesimo 

titolo professionale. Con l’avvertenza 

che, in difetto di quanto sopra, 

l’Ordine degli Psicologi del Lazio 

sarà costretto a tutelare le ragioni della 

categoria nelle opportune sedi giurisdizionali. 

Distinti saluti. 

Il Presidente 


“Programma Sperimentale 

innovativo di sostegno genitoriale, 

gruppi self help, guidati, 

di genitori di figli adolescenti” 

L’Ordine invita la ASL di Rieti a 

rettificare l’avviso per n. 1 Psicologo 

a 36 h/sett., n. 1 Psicologo a 

18h/sett. e n. 1 Assistente Sociale a 

36h/sett 

Alcuni iscritti hanno segnalato all’Ordine 

l’avviso dell’ASL di Rieti per 

n. 1 Psicologo a 36 h/sett., n. 1 Psicologo 

a 18h/sett. e n. 1 Assistente Sociale 

a 36h/sett. nell’ambito del progetto 

della durata di un anno “Programma 

Sperimentale innovativo di 

sostegno genitoriale, gruppi self help, 

guidati, di genitori di figli adolescenti” 

Progetto n. 3. 

L’avviso pubblico non rispetta il 

principio della par condicio, in quanto 

contiene una clausola che stabilisce 

l’attribuzione di un punteggio in 

corrispondenza della votazione riportata 

dal candidato in sede di diploma 

di laurea e di specializzazione. 

Considerato che gli iscritti all’Ordine, 

inseriti nell’elenco degli psicoterapeuti 

ex art. 35 della Legge n. 

56/1989, non hanno necessariamente 

conseguito alcuna votazione, l’Ordine 

ha inviato una nota all’ASL di Rieti, 

chiedendo di voler modificare/rettificare 

l’avviso in oggetto, eliminando 

l’attribuzione del punteggio relativo 

alla specializzazione, al fine di rispettare 

il principio della par condicio tra 

candidati in possesso del medesimo 

titolo professionale. 

57


in breve 

A seguito della suddetta nota, anche 

il Dirigente della Regione Lazio, 

dott.ssa Maria Chiara Coletti, ha dato 

seguito alla nota inviata dall’Ordine, 

chiedendo alla ASL di Rieti chiarimenti 

in merito. 

L’Ordine scrive al Direttore della 

Casa Circondariale Rebibbia N.C. 

A seguito di una segnalazione di 

un’iscritta, l’Ordine ha appreso che, 

nell’ambito della Casa Circondariale 

Rebibbia N.C., gli esperti psicologi, 

convenzionati con il Ministero della 

Giustizia ex art. 80 della Legge n. 354 

del 26 luglio 1975, sono esclusi dal novero 

degli operatori incaricati al trattamento 

dei dati contenuti nei diari 

clinici dei detenuti. 

Dunque, l’esperto psicologo, pur ricevendo 

dalla Direzione l’indicazione 

di seguire il detenuto a rischio, risulterebbe 

paradossalmente non abilitato 

alla consultazione della cartella 

clinica, necessaria per la gestione e 

l’approfondimento delle problematiche 

psico-patologiche riscontrate. 

Questa situazione rischia di compromettere 

gravemente l’utenza e di 

penalizzare il diritto alla salute della 

stessa, discriminando ingiustificatamente, 

nel contempo, la categoria 

professionale degli Psicologi a cui non 

si permette di svolgere i compiti ad 

essi spettanti alla luce di un quadro 

di riferimento completo. 

58 

Garantire la consultazione 

delle cartelle cliniche 

agli Psicologi penitenziari 

ex art. 80 

L’Ordine invita l’Asl di Viterbo 

a tener conto dell’equipollenza 

dei titoli di specializzazione 

In riferimento all’Avviso per il 

conferimento di incarico di n. 1 dirigente 

psicologo a tempo determinato 

L’Ordine ritiene opportuno porre all’attenzione 

della Azienda Usl di Viterbo 

come la Legge 31/2008 (articolo 

24 sexies, comma 1), sancisca l’equipollenza, 

ai fini dell’accesso ai concorsi 

presso il Servizio sanitario nazionale, 

tra il titolo di specializzazione 

in Psicoterapia, il riconoscimento 

dell’esercizio della psicoterapia ex art. 

35 e il diploma rilasciato dalle corrispondenti 

scuole di specializzazione 

universitarie. 

ASL e tirocini 

L’Ordine scrive alle Asl in merito 

alla supervisione dei tirocini per 

l’iscrizione all’albo. 

Solo gli Psicologi iscritti alla sezione 

A dell’Albo possono esercitare le 

funzioni di “tutor” per i tirocini validi 

ai fini dell’ammissione agli esami di 

Stato per l’abilitazione alla professione 

di Psicologo. L’Ordine invita, quindi, 

le Asl a verificare la corretta applicazione 

della normativa, al fine di 

evitare spiacevoli inconvenienti a coloro 

che - effettuato il tirocinio con un 

“tutor” non Psicologo - potrebbero vedersi 

rifiutata l’ammissione all’esame 

di Stato o comunque veder compromessi 

i risultati dello stesso a causa di 

una preparazione inadeguata. 

Riscatto del periodo di tirocinio 

L’Ordine chiede chiarimenti all’INPDAP 

A seguito di una segnalazione l’Ordine 

è venuto a conoscenza del rifiuto 

da parte dell’INPDAP di Viterbo ad 

accogliere le richieste di riscatto del 

periodo di tirocinio pratico, in quanto 

riconosciuto dalla normativa vigente 

ad esclusivo favore dei sanitari 

e dei farmacisti. 

Dal momento che la normativa vigente 

realizza un’ingiustificata disparità 

di trattamento con le altre figure 

professionali che, comprese nel novero 

delle professioni sanitarie SPTA, 

svolgono la loro attività nell’ambito del 

S.S.N., l’Ordine ha inviato una nota all’INPDAP 

chiedendo dei chiarimenti 

necessari a comprendere, in considerazione 

del quadro normativo e professionale 

attuale, la motivazione dell’esclusione 

degli psicologi dal novero 

dei soggetti ammessi. 

Per i materiali completi: 


[Home page - 

Tutela della professione]

RIATTIVATI I SERVIZI 

DI CONSULENZA GRATUITA 

PER GLI ISCRITTI 

ALL’ORDINE 

informazioni utili 

SERVIZI E CONSULENZE 

PER GLI ISCRITTI 

CONSULENZE GRATUITE 

A FAVORE DEGLI ISCRITTI 

L’elevato gradimento manifestato dagli 

iscritti, che in gran numero hanno 

usufruito delle consulenze con una frequenza 

costante e assidua negli anni, 

ha indotto il Consiglio dell’Ordine degli 

Psicologi del Lazio a riattivare i servizi 

di consulenza gratuita in merito 

agli aspetti fiscali e legali connessi all’esercizio 

della professione. Le consulenze 

sono a titolo gratuito e vengono 

svolte presso la sede dell’Ordine da 

professionisti abilitati e di comprovata 

esperienza. 

• Consulenza fiscale 

Il servizio di consulenza fiscale e in 

materia Terzo settore o Non Profit 

è riservato agli iscritti all’Ordine del 

Lazio e ciascun iscritto può usufruire 

di una sola consulenza gratuita. 

Le consulenze fiscali saranno erogate, 

alternativamente e previo appuntamento, 

dai commercialisti dott. Fabrizio 

Del Franco e rag. Dalia Bardini. 

Per prenotare la consulenza è necessario 

fissare un appuntamento telefonando 

all’U.R.P. (Tel: 06 36 00 27 

58) durante gli orari di apertura: lun. 

10-13 | mar. 10-13 | mer. 14-17 | gio. 

10-13 | ven. 10-13. 

• Consulenza legale 

Il servizio di consulenza legale è riservato 

agli iscritti all’Ordine del Lazio 

e ciascun iscritto può usufruire di una 

sola consulenza gratuita. 

Le consulenze legali saranno erogate, 

previo appuntamento, dall’avvocato 

Luca Lentini. 

Per prenotare la consulenza è necessario 


all’U.R.P. (Tel: 06 36 00 27 


10-13, mar. 10-13, mer. 14-17, gio. 10- 

13, ven. 10-13. 

SERVIZIO DI ASSISTENZA 

IN MATERIA DI IRAP 

Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi 

del Lazio ha attivato una convenzione 

in merito ai servizi di assistenza 

tributaria in materia di IRAP. 

La convenzione, stipulata in conformità 

alla delibera del Consiglio dell’Ordine 

degli Psicologi del Lazio n. 

58/2010, è diretta a fornire, in favore 

degli iscritti che ne faranno richiesta, 

un servizio di assistenza da parte dello 

Studio Legale Tributario, in persona 

del dott. Fabrizio Del Franco, nel 

contenzioso tributario in materia di 

IRAP. 

Nella gestione delle istanze di rimborso, 

dei ricorsi e di quanto afferente 

al contenzioso, lo Studio Legale Tributario 

applicherà, in favore degli i- 

scritti, tariffe agevolate rispetto a 

quelle ordinariamente applicate. 

Si precisa che l’Ordine degli Psicologi 

del Lazio, soggetto stipulante della 

convenzione, rivestirà la qualità di 

terzo nei rapporti che si instaureranno 

tra i singoli psicologi iscritti e lo Studio 

Legale Tributario. 

Il testo della convenzione è disponibile 

nella sezione “Visualizza Convenzioni” 

presente nell’Area iscritti 

del sito www.ordinepsicologilazio.it. 

Per informazioni sulle credenziali di 

accesso all’Area Iscritti contattare 

l’URP segreteria@ordinepsicologilazio.it 

SPORTELLO ORIENTAMENTO 

AL LAVORO 

Visto l’elevato gradimento che l’iniziativa 

ha riscosso negli anni passati, 

il Consiglio dell’Ordine ha deciso di 

riattivare lo Sportello di orientamento 

ampliandolo e prevedendo delle 

attività da svolgersi in collaborazione 

con l’Università. 

Lo sportello veniva istituito, in via 

sperimentale, nel dicembre 2004 proponendosi 

di stimolare una riflessione 

sul ruolo dello psicologo per migliorare 

la coscienza di sé all’interno della 

comunità professionale e creare un 

punto di contatto tra l’Ordine e le nuove 

generazioni di psicologi. 

Rivolto a neo iscritti, neo laureati 

e studenti, lo sportello è stato recentemente 

ampliato e attualmente è gestito 

da quattro giovani colleghi che 

sono a disposizione per fornire informazioni 

riguardo alla professione e ai 

possibili sbocchi professionali. 

La gestione dello sportello è stata affidata 

ai dottori Roberto Noccioli, 

Carmelo Muratore, Costanza Padoa 

Schioppa e Fiorella Riccardi sotto 

il coordinamento del Vicepresidente 

dottor Paolo Cruciani, referente 

dell’Area Giovani: Università, Formazione, 

e Mercato del Lavoro. 

Il servizio prevede una alternanza 

periodica a cadenza quindicinale. 

Per prenotare un incontro è necessario 


all’U.R.P. (Tel: 06 36 00 27 


10-13, mar. 10-13, mer. 14-17, gio. 10- 

13, ven. 10-13. 

59

l’albo 

nuovi iscritti a 

l’albo • nuovi iscritti a dal 14/12/2009 al 12/07/2010 

Abatecola Romina 17767 

Abbafati Michela 18064 

Abbruzzese Mariacarmela 17945 

Acernese Mariangela 17447 

Agalliu Joniada 17946 

Agostini Laura 17768 

Airò Michele 18065 

Albano Stefano 17448 

Alberton Silvia 17769 

Alcamo Azzurra 17323 

Alesina Massimiliano 17449 

Alessandro Ilaria 17324 

Aloisio Natascia 17450 

Alteri Ilaria 17451 

Altieri Claudia 17947 

Ambrosetti Manuela 17452 

Ambrosioni Alessandra 17325 

Amegadzie Afiwavi 17453 

Amplatz Alma 17454 

Angarano Daniela 17948 

Antoci Valentina 17770 

Antonelli Silvia 17771 

Antonini Paola 17455 

Antonucci Sara 17772 

Appicciutoli Silvia 18066 

Araneo Maria 17456 

Arangio Paola 17457 

Arlotta Dario 17326 

Arpino Rosanna 17458 

Attollino Rosa 17327 

Badella Simona 17459 

Baldascini Miriam 17949 

Baldinelli Chiara 17460 

Baldonero Eleonora 17950 

Balletti Francesca 17461 

Ballone Federica 17462 

Banci Serena 17951 

Bandiera Grazia 17463 

Bandieri Carlotta 17464 

Bandini Lucarini Barbara 17952 

Barazzutti Giovanna 17465 

Barbiero Maria Angelica 17466 

Barbini Claudia 17467 

Barda Miriam 17328 

Barile Angela 17953 

Bartocci Federica 17468 

Bartoloni Anna 17954 

Basile Gianluigi 17773 

Basso Cristina 17955 

Battinelli Daniela 17774 

Battisti Eleonora 17775 

Bazzani Laura 17329 

Beccarini Claudia 17469 

Belella Daniela 18025 

60 

Bello Marianna 17776 

Benedetti Edmondo 17956 

Benedetti Eleonora 18067 

Benvenuti Marco Valerio 17777 

Berardi Elisa 17330 

Bernagozzi Barbara 17470 

Bernardini Bruna 17331 

Berry Ilaria 17778 

Biagiarelli Mario 17779 

Biagini Chiara 17332 

Bianchi Eleonora 17333 

Bianchi Lorenzo 17780 

Bianco Silvana Assunta 

Gabriella 17471 

Bicaku Etleva 18068 

Biondi Domenica 18026 

Biscu Patrizia 17472 

Biso Gioia 17334 

Bizzarri Virginia 17781 

Blanco Elisa 17335 

Boleo Morena 17957 

Bomba Simone 17782 

Bonanno Daniele 17446 

Bonetti Alessio 17473 

Borelli Daniela 17474 

Borri Simone 17336 

Borriello Rosa 17337 

Bortone Maria Consiglia 18027 

Bracaglia Alessandra 17475 

Brancone Daniela 17958 

Brandino Silvia 17476 

Bravi Federica 17477 

Briganti Maria Fabiana 17783 

Brunetti Livia 17338 

Bruni Paolucci Sara 18069 

Bruno Paola 18028 

Bruscolini Sara 17478 

Brutti Edoardo 17339 

Burratti Diana 17784 

Cabras Elena 17479 

Cabua Luigi 18029 

Caccetta Maria 17480 

Cafarotti Sara 18070 

Calabria Giulia 17785 

Caldarola Nadia 17481 

Caldarola Sabrina 17482 

Calderoni Chiara 17483 

Calenne Marco 17786 

Cameli Alessandra 17484 

Camelo Francesca 17787 

Campione Isabella 17788 

Campioni Teresa 17789 

Campus Antonio Marco 18030 

Canali Maria Grazia 17790 

Cantarini Beatrice 17485 

Capozzi Saverio 17791 

Cappiello Maria Rosaria 18071 

Cappuccio Sara 17792 

Caprioli Nicola 17486 

Caprioni Francesca 17487 

Caragnano Stefania 17488 

Carcione Teresa 17489 

Cardia Laura 17340 

Cardillo Giulia 18031 

Cariglino Stefania 17490 

Carillo Teresa 17491 

Carlucci Maria 17492 

Carrara Michela 18072 

Carrarini Chiara 17793 

Caruso Antonio 17493 

Casciano Francesca Lucia 17794 

Cascioli Marinella 17494 

Casconi Tiziana 17959 

Casella Laura 17495 

Casimirri Alessandra 17795 

Castellani Angelita 17960 

Castiglia Marco 17796 

Castrovillari Roberta 17496 

Casu Silvia 17341 

Catalano Francesca Paola 17342 

Catallo Debora 17797 

Catena Fabio 17961 

Cattaneo Chiara 17497 

Cavallo Letizia 17962 

Cavolo Eleonora 17798 

Cavucci Valentina 17799 

Celani Daniela 18073 

Celani Roberta 18074 

Celentano Alessandra 17800 

Cenci Rocco Emanuele 17343 

Centogambe Monica 17498 

Cesarini Michela 17344 

Chessa Stefania 17499 

Chiacchio Valentina 17500 

Chiappini Daniele 17345 

Chiarenza Gabriella 17963 

Chilet Bazalar Carmen Rosa 17801 

Chirico Laura 17501 

Ciancio Elena 17502 

Ciappici Roberta 17346 

Ciccoli Carla 18032 

Cieplinska Margherita 17347 

Cimei Giovanna 17802 

Cinquerrui Carlo 18075 

Cioccetti Giorgia 17803 

Cioria Pasqualina 17348 

Cipparone Federico 18033 

Cirillo Alessandra 17349

Ciullo Enrica 18076 

Claudio Fabiana 17804 

Coco Antonio 17805 

Colaiacomo Simone 17503 

Colanicchia Antonio 17806 

Colapietro Francesca 17504 

Coletta Arianna 17964 

Colistra Eleonora 17505 

Comito Vanessa 17807 

Conforti Anna Cristina 17506 

Congedo Marco 17507 

Conte Federico 17508 

Conte Salvatore, Ciro 17808 

Converso Azzurra 17809 

Coppa Rocco 17965 

Coppola Marzio 17810 

Coppola Silvia 17350 

Coraci Alessandro 17811 

Corno Giuseppina 17966 

Corsetti Pierina 17812 

Cortese Daniele 18077 

Cortesi Vanessa 17509 

Coscia Annunziata 17510 

Costa Giuseppe 17813 

Costantini Cristina 17511 

Costantini Rita 17512 

Costanzo Francesca 18099 

Cozzo Lucia 17967 

Crescenzi Federica 17351 

Crescenzo Giovanni 17814 

Crescimanno Silvia 17815 

Cristiano Maria Filomena 17513 

Cristini Elisabetta 17816 

Crocca Massimo 17352 

Crocicchia Valentina 17817 

Cuccurullo Francesca 17353 

Cultrera Denise 17354 

Cuollo Claudia 17818 

Cuomo Antonio 17440 

D’Agostino Claudia 

Valentina Jeny 17514 

D’Alessandro Monica 17515 

D’Alessandro Roberta 17819 

D’Amario Veronica 17820 

D’Amico Francesca 18034 

D’Angelo Elisa 17516 

D’Angelo Valeria 17821 

D’Asaro Ambra 17517 

D’ercole Sabrina 17968 

D’Eugenio Silvia 17518 

D’Innocenzo Antonella 17519 

D’Oonofrio Vincenzo 17822 

D’Ursi Raffaele 17823 

Daniele Colomba 17520 

Dattola Antonietta 17355 

De Bellis Emanuela 17439 

De Donno Agnese 17969 

De Felice Sara 17356 

De Fusco Alessandra 17970 

De Gennaro Anna Franca 18078 

De Ieso Loredana 17521 

De Luca Michela 17522 

De Lucia Francesca 17824 

De Napoli Silvia 17523 

De Nardis Pamela 17524 

De Nigris Anna 17825 

De Nigris Marica Angela 17525 

De Nigris Natalia 17526 

De Paola Annarita 17357 

De Santis Alessandra 17527 

De Santis Fabio 18035 

De Santis Marzia 17528 

De Simoni Elisa 17529 

De Stefano Raffaella 17530 

Del Frate Roberta 17971 

Del Gaizo Valeria 17826 

Del Prado Aurelio 17358 

Dell’Aquila Chiara 17827 

Dell’Oste Veronica 17531 

Della Corte Maria Elena 17359 

Della Guardia Floriana 17360 

Della Putta Daniela 18036 

Delli Veneri Laura 17828 

Denaro Daria 17829 

Denaro Fortunata 17361 

Di Agostino Rita 17532 

Di Bartolomeo Concetta 17533 

Di Benedetto Maria 17534 

Di Bernardo Vincenzo 17535 

Di Cello Marzia 17830 

Di Chio Giada 17362 

Di Ffante Mariantonietta 17536 

Di Fazio Alessandra 17831 

Di Folco Simona 17537 

Di Francescantonio Sara 17538 

Di Francesco Corrado Maria 17832 

Di Leo Antonella 17833 

Di Manno Anna Maria 17972 

Di Manno Valeria 17539 

Di Marco Nadia 17973 

Di Marzio Maria Elena 18079 

Di Marzio Raffaella 17834 

Di Massa Federica 17835 

Di Michele Elisa 17974 

Di Palma Alessandra 17363 

Di Palo Maria Adelaide 18037 

DiPpietro Elvira 17975 

Di Ruzza Federica 17540 

Di Siena Maria 17364 

Di Vincenzo Giorgia 17836 

Dibartolo Stefania 17837 

Diotallevi Caterina 17541 

Ditrani Sabrina 17542 

Donati Angela 17838 

l’albo 


Duma Elisa 17839 

Durante Viviana 17840 

Esposito Paola 17543 

Ettorre Addolorata 17841 

Evangelisti Paola 17976 

Fabriani Flaminia 17544 

Fagioli Sabrina 18080 

Falco Chiaralisa 17545 

Falcone Angela Maria 17842 

Falcone Mariangela 18038 

Fantilli Donatella 17546 

Farina Orsola 17547 

Farinola Erika 17977 

Farnese Amelia 17843 

Farroni Arianna 17548 

Federici Francesca 17549 

Feliciani Silvia 17550 

Fernetti Francesca 17844 

Ferrante Roberto 17845 

Ferrara Mariachiara 17978 

Ferrara Marianna 17365 

Ferrarelli Valentina 17551 

Ferrari Alessia 17846 

Ferraro Dania 17552 

Ferreri Marina Giulia 17553 

Festuccia Giorgia 17366 

Fiani Fabio 17847 

Fiocca Valentina 18039 

Firullo Antonella 17979 

Fistola Alessia 17554 

Flamini Domenica 17555 

Florio Giovanna 18040 

Foglia Elisa 17367 

Fontana Debora 17980 

Fonti Giovanna 17848 

Franceschini Marco 17368 

Franciosa Virginia 17849 

Franco Giuseppe 18081 

Frangella Francesca 17850 

Fransoni Emanuela Francesca 17556 

Frappetta Annalisa 17981 

Fratangeli Mirko 17369 

Fraudatario Antonio 17557 

Frazzitta Claudia 17558 

Frezza Joy 17559 

Frittelloni Maria Vittoria 17560 

Fronzetti Antonella 17561 

Frosoni Luca 17562 

Fuduli Valeria 17851 

Furchì Elsa Lucia 17852 

Fusaro Paolo 17563 

Gabriele Luana 17982 

Gabriele Monica 17564 

Gabriele Simona 17853 

Gagliardi Stefano 17983 

Gaias Giusi 17984 

Galante Fabrizio 17565 

61

l’albo 


Galasso Emanuela 17566 

Gambasin Alessia 17567 

Ganucci Cancellieri Uberta 17568 

Gargano Germana 17854 

Gargano Marco 17855 

Garofalo Francesca 17856 

Garofano Marina 17569 

Garsia Eloisa 17370 

Gasbarri Alessia 17570 

Gasparini Marina 17571 

Gatta Sara 18082 

Gattu Carlotta 17857 

Gavini Claudia 17858 

Gazzella Marta 17572 

Gerbaldo Elisa 17985 

Gerbi Rebecca Federica 17859 

Germano Francesca 17573 

Ghione Valentina 18041 

Giallorenzo Angela 18042 

Giannattasio Gelsomina 17860 

Giannese Annamaria 17986 

Giannitelli Elisa 18043 

Giannone Giulia 17861 

Giannone Isabella 17987 

Giannotti Massimo 17371 

Gigantelli Giuliana 17862 

Gigliello Mariarosaria 17988 

Gioffrè Daniela 17574 

Giordano Ilaria 17575 

Giovagnoli Susanna 17863 

Giovannelli Ilaria 17576 

Giubilei Annalisa 17864 

Giuffrida Maria Teresa 17372 

Giuliano Sonia 17577 

Giunta Daniela 17578 

Gobbi Marco 17373 

Gobbo Carrer Evita 17865 

Gottardo Valentina 17579 

Grauso Aldo 17374 

Greco Ilaria 17580 

Greco Luigina Marzia 17375 

Grisolia Eugenia 17866 

Guastafierro Maria Sole 17581 

Gubbiotti Valeria 17582 

Guerra Giulia 17376 

Guerriero Viviana 17867 

Guidi Letizia 17583 

Guidi Tiziana 17868 

Iacarelli Samia 17869 

Iacono Domenica 17584 

Iafrate Cleopatra 17377 

Iannella Gaetano 17585 

Iazzolino Chiara 17378 

Ibarra Ana sofia 17586 

Improta Erika 17870 

Ingigneri Cristiana 17587 

Intrieri Ilaria 17588 

62 

Iodice Vincenza 17871 

Iovino Marianna 17589 

Iozzi Daniela 17590 

Irace Guiseppe 18083 

Jiritano Giulia 17872 

La Carrubba Letizia 17591 

La Placa Anna 17989 

Laddaga Daniela 18044 

Lagioia Bianca Elisa 17592 

Lamboglia Valeria 17593 

Lanna Virginia 17594 

Lantieri Lisa 17595 

Lanzon Giulia 17873 

Lasorsa Francesca Romana 17990 

Lella Roberta 17991 

Lena Fanny Elisa 17596 

Leone Roberta 17597 

Leotta Mariagrazia 17598 

Liberati Valentina 17992 

Licursi Cinzia 17874 

Limentani Micol 17993 

Lioce Valentina 17994 

Litti Mauro 18045 

Liverini Rosaria 17599 

Lo Iacono Annalisa 17600 

Lo Paro Laura 17601 

Lombardi Maria Giovanna 17602 

Longobardi Francesco 17603 

Lopreiato Vincenza 17379 

Lorenzani Miriam 18084 

Lorenzetti Daniela 18046 

Lorusso Antonio 17380 

Lotrionte Antonia 17604 

Lovisa Veronica 18047 

Lucaselli Smeralda 17605 

Lucci Gabriella 17606 

Lucidi Barbara 17607 

Lucido Sabrina 18048 

Luongo Stella 17381 

Luzi Valentina 18049 

Macchiarolo Dario 17608 

Maddaloni Andrea 17875 

Madeo Fabio 17876 

Maffettone Antonella 17995 

Maggiacomo Daniela 17382 

Maggiorano Daniela 17609 

Magliocca Maria Cristina 18085 

Magnante Paola 17996 

Mallardi Daniela 17610 

Maluccio Angela 17383 

Mammana Angela 17611 

Mammucari Marco 17612 

Mancini Alessandra 17384 

Mancini Monica 17997 

Mancini Paola 17613 

Mancuso Serena 18050 

Manilii Veronica 17998 

Mannarelli Alessandra 17614 

Maraldi Chiara 17615 

Marano Vincenza 18051 

Marchelle Marco 17616 

Marchese Pietro 

Alessandro Sebastiano 17385 

Marchioni Marina 17877 

Marcoccia Fabiola 17878 

Marelli Romina 17879 

Marfisi Dominga 17999 

Marianecci Emanuele 17617 

Marianetti Claudia 17618 

Marinelli Emanuela 17880 

Marini Ilaria 17881 

Marino Alessandra 17441 

Marino Andrea 17386 

Marsicovetere Carmen 17619 

Marsiglio Fulvia 17620 

Martini Alessandra 17882 

Martini Valentina 17883 

Martino Danila 17621 

Martiri Sara 18000 

Mascia Patrizia 17622 

Masia Maria Gisa 17623 

Masini Sara 17884 

Massaro Maria 17885 

Massini Sara 17886 

Mastella Marta 17624 

Mastrantoni Irene 17887 

Mastrantonio Simona 18001 

Mastrosanti Alessia 18002 

Mattei Antonella 17625 

Mattia Francesca 17626 

Maugeri Gabriella 17387 

Mauro Francesca 17888 

Mazza Francesca Fiorella 17627 

Mazzei Pamela 17388 

Mazzei Pietro 17628 

Mellini Elena 17389 

Merangoli Angela 17629 

Merlini Paola 17630 

Mesaroli Rodolfo 17889 

Miccolo Emanuela 17631 

Michienzi Barbara Valeria 17632 

Micozzi Anna 17890 

Miglietta Giancarlo 17891 

Mignucci Giulia 17633 

Milelli Mariantonietta 17634 

Minerva Giulia 17635 

Mingrone Roberta 17892 

Miranda Angelo 17636 

Mizzoni Alessandra 17637 

Moccia Francesca 17390 

Modaffari Marianna 17638 

Molinara Antonella 17391 

Molinari Maria Grazia 17639 

Monacchia Maria Cristina 17893

Monittola Rita Chiara 17894 

Monte Fiammetta 18052 

Monti Chiara 17640 

Monti Laura 17641 

Monticelli Patrizia 18086 

Morabito Serena 17642 

Morcelli Gian Luca 17643 

Moretti Giuseppe 17644 

Morgillo Teresa 17645 

Mori Debora 18003 

Moriconi Clara 17895 

Morini Ilenia 17392 

Morsicato Concetta 18087 

Moruzzi Stefania 17646 

Muggianu Assunta 17393 

Muredda Gemma maria 17647 

Nardelli Martino 17648 

Nardelli Nicola 17649 

Narzisi Lucia 17650 

Nasta Maria Antonietta 17896 

Nastro Rosanna 17651 

Natalizio Luca 17897 

Nazzaro Maria Paola 17652 

Nazzarro Federica 17653 

Neri Ilaria 17654 

Nesci Valentina 17898 

Nicoletti Chiara 17655 

Nicolino Linda 17656 

Nicotra Pamela 17394 

Nigito Concetta simona 17657 

Nitti Maristella 17899 

Nocco Cristian 17900 

Nocella Stefania 17658 

Novembrino Vita 17659 

Nunzi Marco 17660 

Nunzi Maria Letizia 17901 

Nutile Rossella 17902 

Pacconi Silvia 17395 

Paciotti Matteo 17661 

Palazzo Annalisa 18004 

Palma Valentina 17662 

Palmieri Veronica 17663 

Palmisano Marianna 17664 

Palombi Sara 17665 

Palumbo Daniela 17666 

Paluzzi Emmanuela 17667 

Panatta Romina 17668 

Paniccia Daniela 17669 

Pannunzi Laura 17396 

Paolini Angela 17397 

Paolini Marina 17903 

Paolucci Laura 17670 

Papi Chiara Paola 17904 

Parenzi Elisabetta 17671 

Pariano Maria 17672 

Parisi Anna 17398 

Parisi Presicce Tiziana 17399 

Parisse Francesca 17673 

Parsi di Landrone Sara 17400 

Pascucci Laura 18088 

Pascucci Silvia 17905 

Pasquini Matteo 17401 

Patrisso Emanuela 17674 

Pecorario Chiara 17675 

Pedace Elena 17676 

Pellas Cecilia 17677 

Pellecchia Laura 17906 

Pellegrini Valeria 17678 

Penserini Giorgia 17679 

Perantoni Patrizia 17680 

Perfetti Daniela 18005 

Peri Raffaella 17681 

Peris Martina 18006 

Pernice Ileana 17402 

Perri Andrea 18053 

Perriello Marianna 17403 

Perrone Mariateresa 17682 

Petracca Carmen 17404 

Petrucci Claudia 17405 

Petrucci Francesca 18054 

Piccini Giorgia 18007 

Piccolo Cinzia 17907 

Piccolo Francesca 17683 

Pierattini Camilla 17684 

Piergentili Flavio 17685 

Pieroni Laura 17406 

Pigliacelli Francesca 17686 

Pilotti Stefania 17908 

Pinna Claudia 17407 

Piochi Carlotta 17909 

Pipolo Ciro 17408 

Piredda Valeria 17687 

Pirozzolo Manuela 17688 

Pisana Sara 17689 

Pisotta Iolanda 17690 

Pizzolo Sabrina 17910 

Plini Silvia 17691 

Policella Roberta 17911 

Pontani Sabrina 18089 

Pontillo Maria 17409 

Porri Annalisa 17692 

Postorino Valentina 17912 

Privitera Giulia 17693 

Proietti Stefano 17694 

Proietti Libianchi Angela 17695 

Proietto Chiara 17696 

Prunesti Yuna 17697 

Puce Giovanna 17698 

Pucella Sonia 17699 

Pugliese Maria Caterina 17700 

Pugliese Melania 18055 

Quacquarelli Angela 17701 

Quaglia Astrid 17702 

Quagliozzi Francesco 17410 

l’albo 


Rabbia Azzurra 17703 

Ragonese Angela 17704 

Raimondi Anna 17411 

Ramaccia Giulia 17705 

Ranaldi Beatrice 17412 

Ranfone Sabrina 17413 

Rapisarda Veronica 17414 

Rapposelli Giulio 18008 

Rastelli Ursula 18009 

Rea Luigi 18010 

Reale Alessandro 18011 

Reale Maria Luisa 17706 

Recchia Costanza 17707 

Regine Stefania 17708 

Regini Daniele 17415 

Renda Gemma 17709 

Resmini Giovanni 17416 

Restante Daria 18012 

Ria Matteo 17417 

Riccardi Claudia 17418 

Ricci Federica 18013 

Rienzi Cinzia 18014 

Riina Serena 17913 

Rinaldi Micaela 17914 

Ritorto Chiara 17915 

Rizzuti Francesca 17419 

Roberto Rosaria 17916 

Romano Floriana 17710 

Romano Maria Annunziata 17420 

Romeo Laura 17421 

Ronchetti Elena 18090 

Rosa Alessia 17711 

Rosamilia Paolo 17712 

Rossetti Sarah 17917 

Rossi Ilaria 18091 

Ruggeri Anna 17713 

Ruggiero Rachele 17714 

Rumori Cristina 17715 

Ruocco Giuseppina 18092 

Ruota Claudia 17918 

Russello Carla 17716 

Russello Claudia 17919 

Russo Daniela 18056 

Russo Daria 17422 

Russo Manuela 17717 

Russo Vincenzo Mariano 17423 

Saglimbene Arianna 18015 

Salati Roberto 17718 

Salvi Elisa 17424 

Sandri Francesca 17920 

Sangermano Giulia 17719 

Santi Chiara 17720 

Santillo Susanna 17921 

Santini Sara 17721 

Santonastaso Ornella 17722 

Santone Paola 17922 

Saragò Eleonora 17723 

63

l’albo 

nuovi iscritti b - trasferiti 

Sauli Emariola 17425 

Scaccia Alessandra 17923 

Scaccia Antonella 17924 

Scalfati Paola 17426 

Scancella Samanta 17724 

Scappaticci Maria Rita 17427 

Scaramuzzino Roberta 18057 

Scarano Raffaella 17725 

Scardapane Valentina 17726 

Scipioni Alessia 17942 

Sciroccale Stefania 18058 

Scopece Giuseppina 17925 

Seccia Vittoria 17926 

Secco Domitilla Elena 18093 

Sella Giacomo 18094 

Sena Francesca 17727 

Sepede Chiara 17927 

Siagura Annalisa 18095 

Sideri Alessandra 17728 

Silvestre Valentina 18016 

Silvestri Erica 17729 

Simeoli Sonia 17730 

Simone Maria 18096 

Simonetta Maria Angela 18097 

Sofia Luigi 17928 

Somma Guglielmo 17731 

Sommella Dorothy 17929 

Sorbara Simona Rita Chiara 17732 

Spagnuolo Angela 17733 

Spurio Maria Grazia 17941 

Stanghetti Oriana 18098 

Staroccia Laura 17734 

Stasolla Teresa 17735 

Stefani Adriano 17736 

Sulollari Nertila 17737 

Supino Alessia 17738 

Svaluto Moreolo Rosanna 17739 

Taccheri Laura 17740 

Taccucci Chiara 17428 

Tagliaferri Chiara 17741 

Tagliaferri Daniele 17742 

Taglialatela Daniela 17743 

Tamasi Nadia 17744 

Tamburello Stella 18017 

Tampucci Laura 17745 

Tana Livia 17930 

Tandurella Simona 17746 

Tardugno Claudia 17747 

Terrezza Loredana 17429 

Testa Giovanna 17748 

Teti Giovanna 17749 

Todaro Angela 17430 

Tomarelli Luca Maria 17431 

Torre Roberta 17432 

Totaro Ivana 17433 

Tozzi Agnese 17434 

Tozzi Maria Chiara 17750 

Traina Salvatore 17435 

Tranquilli Francesca 17751 

Treta Lorena 17931 

Tricoli Flavia 18059 

Trocchia Dora 17932 

Tronci Maria Antonia 17752 

Trudu Mauro 18060 

Tuoto Severina 18018 

Ursano Stefania 17753 

Uselli Alessandro 17754 

Vallone Marianna 17755 

Vanore Annie 17933 

Vantaggiato Fernando 18061 

Vanzi Matteo 17934 

Vaudo Sabrina 17756 

Vecchiarelli Silvia 17935 

Venditti Annalisa 17936 

Veneri Roberta 17757 

Veneziani Ilaria 17436 

Verni Elisa 18019 

Viceconte Laura 17937 

Vigliotti Dora 17437 

Vignola Norma 17758 

Viola Letizia 17759 

Violani Manuela 17938 

Vitale Stefano 17445 

Vitanza Giorgia 17760 

Viterbo Manuela 17939 

Vitiello Giuseppina 18020 

Vitiello Manuela 17761 

Volpe Stella 17762 

Zabberoni Silvia 17763 

Zamparelli Emanuela 17764 

Zangrillo Francesco 17765 

Zarroli Rossella 17766 

Ziino Colanino Mariangela 17940 

Zito Davide 17438 

Zizzo Ingrid 18021 

l’albo • nuovi iscritti b dal 14/12/2009 al 12/07/2010 

Attianese Carlo 63 b) 

Campagna Lorella 72 b) 

Coppola Marianna 61 b) 

Gagliardi Alessandro 69 a) 

Ligis Massimiliano 64 b) 

Mastrosanti Patrizia 65 b) 

Pampanini Francesca 66 b) 

Pandolfi Maria Chiara 71 b) 

Rocchi Giordana 62 b) 

Rossi Francesca 73 b) 

Scipioni Mario 67 b) 

Tomaselli Valeria 68 b) 

Vitali Giuseppe 70 a) 

l’albo • trasferiti da altre regioni 

dal 11/11/2009 al 12/07/2010 

Bevilacqua Chiara Schaula 17442 

(Piemonte) 

Bivona Umberto 17943 

(Sicilia) 

Blandino Sebastiana Liliana 17443 

(Sicilia) 

Carrasca Federica 17320 

(Abruzzo) 

Costanzo Francesca 18099 

(Abruzzo) 

64 

De Chiara Vittoria 18022 

(Campania) 

Fontana Giovanna 18023 

(Sicilia) 

Girasoli Concetta Lucia 17944 

(Puglia) 

Iulianella Marianna 17321 

(Abruzzo) 

Langellotti Maria 18024 

(Basilicata) 

Meucci Carolina 17322 

(Lombardia) 

Morrone Annalucia 18063 

(Puglia) 

Policardi Erica 17444 

(Friuli Venezia Giulia) 

Romano Stefania 18062 

(Piemonte)

l’albo 

trasferiti - cancellati - deceduti - sospesi 

Aloisi Maria Stella 5821 

(Toscana) 

Anoia Rosalba 8219 

(Liguria) 

Babbino Michele 11670 

(Emilia Romagna) 

Borrega Marina 5949 


Ciferri Cosetta 15546 

(Lombardia) 

l’albo • trasferiti ad altre regioni 

Clausi Maria 16890 


Cursi Christian 10686 

(Umbria) 

Di Prisco Pasquale 11870 

(Veneto) 

Domanico Romina 14414 

(Toscana) 

Elia Angela 15699 

(Puglia) 

dall’11/11/2009 al 12/07/2010 

Esposito Annalisa 11475 

(Campania) 

Fabiano Grazia 15629 

(Calabria) 

Farina Cinzia 10647 

(Toscana) 

Formica Chiara 11591 

(Sicilia) 

l’albo • cancellati art. 11 comma 1 lettera a), L. 56/89 

Amadei Laura 6426 

Ariemma Patrizia 2555 

Azzarone Anna 12816 

Barbieri Rosella 6781 

Boido Stefania 3560 

Bresi Fabio 8871 

Cagnazzi Milena 10014 

Calavetta Giuseppe 339 

Cammarata Gabriele Fabio 14815 

Caponera Elisa 8942 

Carli Antonella 1515 

Chelini Camilla 10966 

Corneli Maria Luisa 512 

Costanzo Roberta 14243 

Crispino Giuseppe 1844 

De Maria Silvana 706 

De Petris Rita Maria Pia 6225 

De Sanctis Natalia 7054 

Del Piano Vincenzo 3896 

Del Vecchio Renzo 13007 

Dell'Anna Gaetano 9053 

Di Felice Luciana 2405 

Fabretti Olimpia 12537 

Facheris Renata 3805 

Farinetti Marta 9058 

Fattori Luciana 884 

Fazio Giuseppina 3546 

Fioretti Rosella 7639 

Ganucci Cancellieri Uberta 14985 

Greggio Monica 14986 

Guarnieri Giuseppina 11957 

Infante Maria 13520 

Lardo Gaetana Maria 8379 

Lauriola Marco 7032 

Maduli Maria Letizia 12364 

Marchioni Marina 7972 

Martella Alberto 7763 

Miliacca Luigino 3377 

Mobach Ilse Aukje 6732 

Monterosso Anna 8089 

Nuttini Maria Assunta 5946 

Nuzzo Anna Rita 10779 

Passafiume Adelaide 4540 

Patti Giorgia 8600 

Pes Emiliano 15210 

Pisani Tiziana 7211 

Pollioni Sara 14212 

Prezza Miretta 174 

Quagliarini Carlotta 14790 

Quintili Marisa 11207 

Ricciardi Daniela 11017 

Rizonico Roberto 7931 

Rizzo Maria Cristina 9852 

Rossini Gabriella 5487 

Sabatini Emanuela 13899 

Sarracino Diego 12307 

Sarti Silvano 631 

Spedo Carla 258 

Talone Berardino 6990 

Tomai Anna Maria 1109 

Zucchini Marisa 8304 

Carnevali Anna Maria 1323 

Della Giusta Giorgina Carla 1764 

Evangelisti Luca 3848 

l’albo • deceduti 

Formati Antonietta 3397 

Manunta Maria Adelaide 2490 

Palermo Maria Stefania 16323 

Pellicani Alessandro 659 

Zagaglia Sandra 6558 

Zambrano Sergio 2316 

l’albo • sospesi articolo 26, comma 2, L. 56/89 

Abete Francesco 8553 27/06/2008 

Acquarone Caterina 6115 27/06/2008 

Albano Teresa 4965 27/06/2008 

Angioni Anna 2396 12/07/2005 

Aste Roberto 6700 27/06/2008 

Autiero Norma 8982 27/06/2008 

Belardinelli Alessandra 4463 27/06/2008 

Bentivegna Elena 2029 27/06/2008 

Bianchi Alessandra 6993 27/06/2008 

Biondi Pasqualina 1404 27/06/2008 

Caldarelli Sandro 4722 17/09/2008 

Coppola Alessandra 7399 27/06/2008 

65

l’albo 

sospesi - revoca sospensione 

Crescenzi Anna 2676 27/06/2008 

Crescenzi Marco 4311 27/06/2008 

Daini Silvia 1087 27/06/2008 

D'alessandro Gaetano 3382 27/06/2008 

De bonis Antonella 5606 17/09/2008 

De santis Elisabetta 8776 27/06/2008 

Devescovi Antonella 2967 12/07/2005 

Di Cori Maurizio 923 27/06/2008 

Djavaherian Tehrani Monfared 

Seyed Shamseddin 4850 17/09/2008 

Ercole Antonio 2026 27/06/2008 

Fantelli Francesca 9193 27/06/2008 

Farina Consuelo Maria 6061 27/06/2008 

Federici Patrizia 391 27/06/2008 

Fusillo Lucia Anna 4002 17/09/2008 

Grillone Saverio Domenico 359 22/03/2005 

Iannascoli Anna 1642 27/06/2008 

Kertesz Caterina 4900 27/06/2008 

La Forgia Laura 7018 27/06/2008 

Liurni Patrizia 4904 27/06/2008 

Lovaglio Marco Valentino 7999 27/06/2008 

Manca Fernanda 5402 27/06/2008 

Marzano Cassano Maria Grazia 2503 27/06/2008 

Massimi Giulia 6387 27/06/2008 

Mastroianni Serenella 7153 27/06/2008 

Moccia Carmela 7928 27/06/2008 

Mosca Pia 3885 27/06/2008 

Murillo Lopez Pilar 7340 27/06/2008 

Nencini Giovanna 5650 27/06/2008 

Nicolosi Gaetano Romualdo 2978 27/06/2008 

Nucci Alessandra 8110 17/09/2008 

Palloni Antonella 7064 27/06/2008 

Panunzi Marina 2100 27/06/2008 

Paolini Marco 2169 27/06/2008 

Parisi Domenico 1820 12/07/2005 

Passerini Stefano 1775 27/06/2008 

Pastorelli Cinzia 6346 12/07/2005 

Petracca Lucia 4010 27/06/2008 

Pintabona Carmela 5810 27/06/2008 

Pintus Antonella 7655 27/06/2008 

Pizzuti Paola 1180 27/06/2008 

Pucci Simonetta 5299 29/10/2008 

Qammou Elie 4865 17/09/2008 

Qossoqsi Mustafa 7506 27/06/2008 

Ricci Maria 1101 27/06/2008 

Ricco Roseline 7960 27/06/2008 

Rossitto Corrado 3635 27/06/2008 

Saltarelli Cristina 9130 27/06/2008 

Savino Antonella 7255 29/10/2008 

Sbrana Roberta 8662 27/06/2008 

Scateni Stefania 9141 27/06/2008 

Simmi Susanna 484 27/06/2008 

Soldani Letizia 4644 27/06/2008 

Tedeschi Alessandro 9586 27/06/2008 

Testa Ignazio 2122 27/06/2008 

Vescovi Roberto 2052 27/06/2008 

Vilarasau Carla 7306 27/06/2008 

Vimercati Sanseverino Livia 6851 27/06/2008 

Viviani Maria Carolina 8446 22/03/2005 

Palestra Maria Grazia 7984 dal 09/10/2009 al 9/10/2010 

l’albo • sospesi articolo 26, comma 1, lettera c), L. 56/89 

l’albo • revoca sospensione articolo 26, comma 2, L. 56/89 

Angeli Stefania 8980 27/06/2008 

Bandini Massimo 1964 15/01/2010 

Munthe Katriona 5214 25/01/2010 

Bavassano Ramona 6973 07/04/2010 

Scarpelli Antonia 754 07/04/2010 

Rossi Margherita 7744 14/05/2010 

Marra Luciana 4658 14/05/2010 

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dell’Ordine degli Psicologi del Lazio 


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degli Psicologi 


tel. 06 36.00.27.58 3 linee r.a. • fax 06 36.00.27.70 

e-mail: segreteria@ordinepsicologilazio.it 


apertura uffici 

Lunedì 10 - 13; Martedì 10 - 13 

Mercoledì 14 - 17; Giovedì 10 - 13 

Venerdì 10 - 13 

Negli stessi orari è possibile contattare gli uffici anche 

telefonicamente al n. 0636002758 (3 linee a ricerca 

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contatti con il pubblico: 

Responsabile: 

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Stefania De Marco 

Daniela Berni 

Maria Pucci 

Daniela Nardella

Notiziario n. 1-2/2010 - Ordine degli Psicologi del Lazio

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