Notiziario n. 1-2/2010 - Ordine degli Psicologi del Lazio

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l’editoriale del presidente affrontare che vede continuamente corrodere spazi e competenze psicologiche. Un problema che affonda le radici proprio in quel mondo liquido di cui parla Bauman, dove “non si vive più la cultura dell’apprendimento, dell’accumulazione ma quella del disimpegno, della discontinuità e della dimenticanza”. C’è da aggiungere che è noto a tutti quale business può rappresentare il fiorire di scuole di counsellor, di mediazione familiare e di chissà che altro ancora. L’impegno del nostro Ordine è stato, è e sarà sempre quello di contrastare con una vigilanza continua e con ogni tipo di iniziative il proliferare di questa cultura che tra l’altro – lo voglio ribadire - non offre nessuna garanzia per l’utenza. Un altro obiettivo molto importante da raggiungere per la promozione e lo sviluppo della nostra professione è quello di mettere in campo, di valorizzare, una delle funzioni proprie della Psicologia, vale a dire la responsabilità sociale nei confronti dei cittadini. Perché la Psicologia non è più solo una Psicologia della cura, ma anche del benessere e della salute. Il nostro Ordine ha fatto 6 passi importanti in questa direzione. Sindaci coscienziosi che hanno a cuore la salute dei propri cittadini di fronte a eventi drammatici hanno interpellato l’Ordine chiedendoci di intervenire. È avvenuto a Rignano Flaminio, a Monte San Giovanni Campano ed ora a Castel Madama. Un ambito del tutto nuovo, da sviluppare sempre di più, per mettere in campo la solidarietà nei confronti di chi ne ha bisogno. Come nel caso degli interventi che sono stati fatti sulle terapie riparative, oppure sui Tso alle mamme affette da depressione post partum o sul disegno di legge per la riformulazione dei consultori, o ancora sulla indispensabilità della psicologia nelle carceri, e soprattutto di una psicologia di base in grado di intercettare i disturbi esistenziali o psichici prima che si cronicizzino. Penso che avremo un autunno molto caldo su questi temi, ma siamo pronti ad affrontarli. Ora, vorrei brevemente parlare dell’insediamento del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, che come saprete è avvenuto con grande ritardo - poco prima dell’estate - a causa del non raggiungimento del quorum in Emilia-Romagna nelle elezioni di inizio anno. Già, perché il CNOP è composto da tutti i Presidenti regionali eletti, più un triennalista. Quindi a differenza di ciò che avviene in tutti gli altri ordini professionali, il nostro Consiglio Nazionale non è eletto direttamente dagli iscritti ma si forma cooptando nel consiglio tutti i presidenti regionali. E se una regione non riesce ad eleggere il consiglio contemporaneamente alle altre - com’è appunto avvenuto in Emilia-Romagna, dove per due volte consecutive non è stato raggiunto il quorum dei votanti e ci si è riusciti solo a maggio, al terzo tentativo - si blocca tutto e si può restare in attesa per mesi. Ma andiamo avanti. Dunque, i membri del CNOP sono 22, ossia 19 presidenti regionali, più i presidenti delle provincie di Trento e di Bolzano, più il triennalista. La maggioranza scaturita dalle ultime elezioni è di 14 presidenti di area AUPI. La minoranza - che è composita - è invece costituita dal triennalista e dai 7 presidenti di Lazio, Abruzzo, Toscana, Liguria, Veneto, Lombardia e dalla provincia di Trento. La minoranza rappresenta però quasi il 58% degli iscritti. Questa è la vera grande anomalia. Ed ecco perché si verifica. Dunque, cominciamo dal triennalista che nell’attuale
l’editoriale editoriaddel del presidente consiglio è espressione del voto della minoranza (è stato infatti eletto con i voti raccolti in sole 7 regioni ) in quanto - come indicato dal DPR 221 del 2005 - il triennalista viene giustamente eletto, con il cosiddetto voto ponderato (il valore di ogni voto proporzionato al numero degli iscritti che rappresenta), è espressione cioè della maggioranza degli iscritti alla comunità professionale. Il voto ponderato però si applica solo nella votazione del triennalista, per tutto il resto, nel CNOP, si vota “per regione”, vale a dire che il voto del Lazio che ha quasi 16.000 iscritti e ristorna annualmente al Nazionale 27 euro pro capite, vale come il voto del triennalista o come quello - per fare un esempio - di una regione che ha 100 iscritti. Può quindi accadere - ed è quello che accade attualmente - che le regioni con il maggior numero di iscritti, e quindi con la maggiore rappresentatività della professione, siano minoranza all’interno del CNOP. Naturalmente questo è un vulnus per la democrazia, ed è iniquo sul piano costituzionale, ma così è sancito nella 56/89. Questo meccanismo andrebbe cambiato prima possibile, ed anche il CNOP dovrebbe essere eletto o direttamente dagli iscritti, o utilizzando il voto ponderato, uno strumento proprio dei meccanismi democratici, per il quale il voto di ogni singola regione, vale di più o di meno a seconda del numero degli iscritti di quella regione. Sistema - come dicevamo - che oggi si applica solo per l’elezione del triennalista che non a caso è espressione della minoranza. Ciò premesso, il gruppo di minoranza (che lo ripeto ancora una volta rappresenta in realtà, con solo 7 regioni, il 58% degli iscritti ) consapevole della situazione critica che attraversa il Paese e dell’emergenza in cui versa la nostra professione - con i giovani professionisti che sprofondano sempre di più nella precarietà, e con i continui sconfinamenti nelle competenze psicologiche da parte di altre figure - con forte senso di responsabilità, dopo aver condiviso al suo interno dei punti programmatici, ha proposto alla maggioranza AUPI la creazione di una sorta di “governo di unità nazionale”, con un programma da condividere e l’assegnazione di due cariche alla minoranza, quella di vicepresidente ed un’altra da scegliere tra segretario e tesoriere. E soprattutto un esecutivo votato all’unanimità. La proposta non è stata accolta e si è insediato un esecutivo - tutto AUPI - che rappresenta a mala pena l’11,60% della comunità professionale, e che soprattutto non ha al suo interno nemmeno un consigliere donna, nonostante l’80% dei professionisti siano donne. Un’occasione persa, che si è lasciata dietro strascichi di amarezza ed ha determinato nel Consiglio un clima di forte contrapposizione. Per superare tutte le anomalie all’interno del CNOP di cui ho parlato, dobbiamo sperare nella riforma degli ordini, una specie di chimera di cui si parla da anni che chissà se verrà mai. Quello che più inquieta però è la mancanza - all’apice del nostro Ordine professionale - di una cultura istituzionale che guarda al bene comune. È molto triste, ma c’è qualcosa nella nostra politica professionale che sembra scimmiottare la Politica con la P maiuscola del nostro Paese. 7
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