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C a n n e s 2 0 1 2<br />

s p e c i a l e<br />

La giuria del concorso<br />

Magnifica ossessione<br />

Una varietà di temi, autori, sguardi nelle opere in concorso sul<strong>la</strong> Croisette. Oltre a Garrone,<br />

Bertolucci e a Moretti presidente di giuria, tra i film più apprezzati Loach, Vinterberg e Haneke<br />

••• lA scorrere <strong>la</strong> selezione di Cannes<br />

2012 emerge un cinema d’autore sempre più<br />

meticcio, un crocevia di autori e attori in<br />

trasferta verso storie e paesaggi da scoprire:<br />

l’iraniano Abbas Kiarostami si sposta in<br />

Giappone, Isabelle Huppert è il nome di punta<br />

nel film del coreano Hong Sangsoo (oltre ad<br />

apparire nel nuovo Haneke), il brasiliano<br />

Walter Salles adatta per lo schermo il romanzo<br />

del<strong>la</strong> Beat Generation. È anche una selezione<br />

improntata a rapporti conflittuali,<br />

generazionali (come nel film d’esordio di<br />

Anderson o nel<strong>la</strong> commedia di Loach) ma<br />

anche col proprio corpo (<strong>la</strong> Cotil<strong>la</strong>rd<br />

nell’atteso ritorno di Audiard, il turismo<br />

sessuale africano del sempre poco allineato<br />

Seidl). È poi un festival che ritrova i generi, dal<br />

noir di Lee Daniels al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita (sfigata) di<br />

Andrew Dominik, dal<strong>la</strong> suspence ad alto tasso<br />

erotico di Im Sang-soo al western<br />

proibizionista di John Hillcoat scritto da Nick<br />

Cave. Soprattutto, dopo <strong>la</strong> Palma d’Oro dello<br />

scorso anno al fuoric<strong>la</strong>sse Malick (del quale ci<br />

saremmo aspettati il nuovo progetto, ma si sa<br />

che i suoi tempi sono sempre distesi), è un<br />

festival che ritrova il cinema americano<br />

(meticcio per antonomasia, con registi<br />

australiani e neoze<strong>la</strong>ndesi), con molti autori<br />

attesi al varco del<strong>la</strong> conferma dopo i recenti<br />

Precious, The road, L’assassinio di Jessie James.<br />

Non mancano echi del<strong>la</strong> primavera araba, con<br />

l’egiziano Nasral<strong>la</strong>h, o registi redivivi come<br />

Léos Carax. È inoltre, come molti hanno<br />

sottolineato, un festival per vecchie glorie, dal<br />

90enne A<strong>la</strong>in Resnais agli over 70 Loach,<br />

Haneke, Kiarostami (fuori concorso anche<br />

Bertolucci e Argento). “Il” festival per<br />

eccellenza che per 12 giorni catalizza<br />

l’attenzione del Cinema che conta,<br />

raccogliendo solo consensi per<br />

l’organizzazione (ma quante code…) e<br />

l’atmosfera da tempio del<strong>la</strong> cinefilia, a<br />

testimonianza del<strong>la</strong> rilevanza strategica<br />

del<strong>la</strong> Settima Arte per <strong>la</strong> cultura francese:<br />

non a caso il “sistema cinema” d’Oltralpe è<br />

una macchina perfettamente oliata con<br />

risorse adeguate, una forte attenzione dal<br />

settore pubblico e forti riflessi sulle<br />

proiezioni festivaliere: appena parte <strong>la</strong> sig<strong>la</strong><br />

(bellissima) si levano solo app<strong>la</strong>usi nel<strong>la</strong> folta<br />

p<strong>la</strong>tea del<strong>la</strong> Salle Lumière (da noi non è<br />

necessariamente così).<br />

Le pagine seguenti offrono un panorama<br />

pressoché completo dei film presentati nelle<br />

diverse sezioni, mentre per il Palmarès vi<br />

rinviamo al nostro sito www.fice.it.<br />

• MARIO MAZZETTI<br />

Le mini recensioni pubblicate in questo speciale sono firmate da:<br />

Domenico Barone (DB), Giovanni Ottone (GO), Anna Maria Pasetti (AMP), Cristiana Paternò (CP), Federico Pontiggia (FP), Mario Mazzetti (MM)<br />

concorso<br />

DE ROUILLE ET D’OS<br />

di Jacques Audiard<br />

Ruggine e ossa, come quando si prende un pugno in<br />

faccia. Il regista de Il profeta ha voluto strafare scegliendo<br />

Marion Cotil<strong>la</strong>rd per il ruolo di una donna prima piegata e<br />

poi rigenerata dal dolore, che scopre l’amore e <strong>la</strong><br />

redenzione. Ispirandosi ai racconti di Craig Davidson, ha<br />

inventato i due personaggi principali, il pugile Ali e l’addestratrice di orche<br />

Stéphanie che si incontrano per puro caso, disabili all’esistenza, lei perché ha perso<br />

entrambe le gambe, lui perché privo di tutto se non del<strong>la</strong> forza fisica. Il film ha una<br />

peculiare maestria nell’uso quasi pittorico dei materiali che conferma, nonostante<br />

qualche elemento melodrammatico di troppo, <strong>la</strong> bravura del cineasta. (CP)<br />

V TUMANE (IN THE FOG)<br />

di Sergei Loznitsa<br />

L’ennesimo adattamento in lizza<br />

per <strong>la</strong> Palma, dal romanzo di<br />

Vasil Bykov, ci riporta nel buio<br />

del<strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale.<br />

1942, frontiera occidentale<br />

dell’Unione Sovietica, occupanti<br />

nazisti e partigiani si fronteggiano: preso con altri sabotatori, il<br />

ferroviere Sushenya viene ri<strong>la</strong>sciato e quindi ingiustamente<br />

accusato di col<strong>la</strong>borazionismo. Per avere salva vita e dignità, dovrà<br />

affrontare terribili scelte morali, perché il confine tra lealtà e<br />

tradimento è avvolto dal<strong>la</strong> nebbia. Dopo l’ottimo My joy, un’altra<br />

selva oscura per <strong>la</strong> poetica nicciana di Loznitsa. (FP)<br />

V I V I L C I N E M A m a g g i o g i u g n o 1 2 17

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