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s c h e d e c r i t i c h e
THE WAY BACK
di Peter Weir
…Sceneggiatura: Keith R. Clarke, Peter Weir dal
romanzo “The long walk” di Slavomir Rawicz …Fotografia:
Russell Boyd …Montaggio: Lee Smith …Interpreti:
Jim Sturgess, Ed Harris, Colin Farrell, Saoirse
Ronan, Gustaf Skarsgård, Dragos Bucur …Produzione:
Exclusive Films, National Geographic Films con
Imagenation Abu Dhabi, Monolith Films, On the
Road, Point Blank Productions …Distribuzione: 01
…Usa/Emirati Arabi Uniti/Polonia 2011 …colore 133’
••• 1939, LA POLONIA è sotto il
giogo sovietico quando Janusz,
accusato di spionaggio, è
condannato a vent’anni di lavori
forzati in un campo di
concentramento in Siberia. Nel
gulag sono riuniti uomini di diversa
nazionalità. Criminali e detenuti
politici vivono fianco a fianco.
Prigioniero di una terra ostile
all’uomo, la Siberia, e costretto a
subire le condizioni inumane del
lager, Janusz riesce a tenere desti i
sensi e la ragione coltivando un
unico obiettivo: evadere. The way
back è la storia di questa evasione,
la storia di un lungo viaggio a piedi
che condurrà un gruppo di uomini
dalla Siberia all’India attraversando
tempeste di neve, deserti bruciati
dal sole e le montagne
dell’Himalaya, con una marcia
lunga più di seimila chilometri.
A raccontare quest’impresa eroica
è Peter Weir, il regista di film-culto
come Picnic a Hanging Rock,
L’attimo fuggente e The Truman
Show. Accertatosi della veridicità
dell’impresa con una lunga fase di
ricerca storica, Weir si è lanciato nel
progetto riunendo intorno a sé un
cast internazionale, a rispecchiare
la composizione multiculturale del
gulag: l’inglese Jim Sturgess per il
ruolo del leader del gruppo di
fuggiaschi; l’americano Ed Harris,
che interpreta un ingegnere
americano arrestato a Mosca;
l’irlandese Colin Farrell per il
personaggio del criminale Valka; lo
svedese Gustaf Skarsgård, il
rumeno Dragos Bucur, il tedesco
Sebastian Urzendowsky nel gruppo
di evasi.
Dopo un inizio claustrofobico nel
campo di concentramento, a
partire dalla fuga del gruppo di
prigionieri il film spicca il volo,
mettendo i personaggi a contatto
diretto con la natura. Weir sceglie
di lavorare sulle immagini,
lasciando alla musica
un ruolo
marginale: gli
uomini e gli spazi
aperti hanno lo
stesso statuto di
personaggio. Il
film gioca
sull’equilibrio
tra i primi
piani, che
mettono in
luce la sofferenza fisica e la lotta
dei corpi per la sopravvivenza, e i
campi lunghi e lunghissimi nei
quali la natura s’impone con tutta
la sua forza facendo degli esseri
umani semplici silhouette perse
nell’immensità del deserto o della
foresta. Il film opta per la sobrietà:
nessuna concessione al
sentimentalismo, a rischio di
lasciare lo spettatore un po’ freddo
in certi passaggi narrativi,
malgrado l’eccezionalità
dell’impresa raccontata. Al termine
di questa grande avventura, resta
impresso nella memoria lo sguardo
dei protagonisti, uno sguardo che
ricorda fino a che punto la
perseveranza, la fiducia e l’anelito
alla libertà permettano all’uomo di
realizzare imprese straordinarie.
SILVIA ANGRISANI
VIAGGIO IN PARADISO
di Adrian Grunberg
Titolo originale: How I spent my summer vacation
…Sceneggiatura: Adrian Grunberg, Stacy Perskie
…Fotografia: Benoit Debie …Montaggio: Steven
Rosenblum …Musiche: Antonio Pinto …Interpreti:
Mel Gibson, Peter Stormare, Dean Norris, Gabriel
Jimenez Cacho, Kevin Hernandez …Produzione: Airborne
Productions, Icon Productions …Distribuzione:
Eagle Pictures …Usa 2012 …colore 95’
••• COME spesso capita negli
ultimi anni, un film interpretato
(in questo caso anche prodotto)
da Mel Gibson rischia di rimanere
offuscato, o peggio ancora
travolto dalle vicissitudini
personali dell’attore e regista
americano. Un problema talmente
serio per lui e la sua casa di
produzione che Viaggio in
Paradiso è uscito negli Usa
direttamente in home video.
Senza entrare nel merito delle
peraltro discutibili vicende
personali di Gibson, è in ogni caso
davvero un peccato che questo
film non venga valutato per
quello che realmente è: una
pellicola d’azione interessante e
originale, non priva di meriti sul
piano stilistico e registico. Scritto e
diretto dal secondo di Gibson sul
set di Apocalypto, l’esordiente
Adrian Grunberg, il film racconta
(come nel titolo originale) la
decisamente peculiare “vacanza
estiva” di un criminale che ha
appena derubato di diversi milioni
di dollari un pericoloso boss.
Arrestato dopo uno spettacolare
inseguimento oltre il confine
messicano, l’uomo viene portato a
El Puebilito, una prigione
realmente esistita fino al 2002, in
cui i detenuti sono liberi di
circolare, produrre droga, avere
rapporti con prostitute, portare le
proprie famiglie, in un posto che
sembra un po’ una baraccopoli e
un po’ la sede di una civiltà a se
stante. Un posto nel migliore dei
casi allucinante, che ospita migliaia
di persone e che costituisce uno
dei tanti esperimenti falliti legati
al rinnovamento del sistema
penitenziario. È all’interno di
questo luogo spaventoso che
l’uomo dovrà mettere insieme le
forze sufficienti per scappare e
riprendere i soldi “sequestratigli”
da due poliziotti dediti alla bella
vita.
Ironico e spettacolare, basato su
una sceneggiatura ricca di colpi di
scena che sfrutta in pieno lo
stupore dello spettatore rispetto
all’ambientazione, Viaggio in
Paradiso segna per Gibson una
sorta di ritorno alle origini dopo
Mr. Beaver, diretto dalla sua
amica Jodie Foster. A più di
vent’anni dal successo di Mad
Max ed Arma Letale, Gibson
evita di prendere la deriva del
blockbuster hollywoodiano per
darsi al cinema indipendente di
qualità, in cui gli stereotipi del
genere d’azione vengono riletti in
maniera divertente ma anche
divertita. Il film sembra avere
fatto sua la lezione di tanta
televisione degli ultimi anni (24,
Prison break) e sfrutta le
possibilità di sintesi del cinema
per dar vita ad un film
scanzonato, intrigante
nell’affrontare un mondo spietato
e pericolosissimo, raccontato in
tutte le sue inquietanti
contraddizioni ed impreziosito
dall’utilizzo di una prigione di
Vera Cruz che restituisce, così
come il cast quasi interamente
latino, autenticità alla storia.
MARCO SPAGNOLI
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