Arcobaleno 04/2004

Dietro le quinte
Quest’anno che è appena trascorso è stato un anno intenso e di fermento
per la pattuglia nazionale e a maggior ragione per il capo pattuglia
Antonio.
Gli obiettivi erano molti e ambiziosi, ma l’entusiasmo
quando si parla di lavorare e fare attività vera, quella in cui
ci si sporca le mani con la terra e ci si bagna se piove, è
sempre al massimo.
Da questo nasceva il nostro fermento, sempre impazienti
di unire due pali con un cordino.
Il nostro lavoro lungo tutto l’anno doveva essere incentrato
sul proporre attività agli esploratori e ai loro capi reparto,
che uscissero fuori da quello che era stata fino ad ora
la normale routine delle unità, di far muovere tutti gli scaut
in giro per l’Italia, un po’ nel vero senso del termine e un
po’ solo col pensiero, per intrecciare o rafforzare quel filo
rosso che corre di città in città e unisce idealmente tutti gli esploratori,
per creare quella consapevolezza troppo spesso lasciata alle
parole, che col tempo perdono di significato, in cui ogni scaut sa di
appartenere ad una grande famiglia, con fratelli dietro ogni angolo.
Ma i parenti non visitati spesso vengono dimenticati. E questo non è
bene, un po’ “come incrociare i flussi”, se mi consentite la citazione
colta! :-)
Ecco quale è l’antefatto principale dei Teknicamp di quest’anno.
Esperienza che potremo considerare di rodaggio, per questa sua
natura sperimentale, ne sono stati fatti tre diversi, ma in contemporanea,
la contemporaneità sottolinea il fatto che non erano esperienze
diverse ed isolate, ma voci armoniche di un unico canto.
Ogni campo era leggermente diverso, per contenuti, scalette e
approcci.
Per tre giorni Esploratori con la E maiuscola provenienti dall’alta
pattuglia di diversi reparti si son radunati per cimentarsi in attività
che li impegnassero fattivamente oltre il normale.
Per tre giorni hanno disegnato e appreso i segreti di una carta
topografica, hanno alzato torri e ponti, danzato e cantato attorno
ai fuochi la sera.
Per tre giorni hanno condiviso lo spirito stesso dell’essere esploratori,
e ogni nodo che stringevano era un ancoraggio sicuro a
quello spirito.
16 JEDI