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<strong>Cascina</strong> <strong>Macondo</strong> - Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku-<br />
Borgata Madonna della Rovere, 4 – 10020 Riva Presso Chieri – TO - Italy - tel 011/9468397<br />
www.cascinamacondo.com - info@cascinamacondo.com<br />
Haiku Poesia del Futuro - Seconda Conferenza Italiana Haiku<br />
domenica 28 giugno 2009, Circolo dei Lettori, Torino - Italy<br />
<strong>RAKU</strong><br />
di Anna Maria Verrastro<br />
La cerimonia del thè in Giappone è legata alla filosofia zen. La sua precisa e puntuale<br />
ritualità, il suo uso, si diffusero così tanto in Giappone presso i sovrani, i nobili, i militari,<br />
i mercanti, i monasteri, che nacque l’esigenza di chiamare e coinvolgere artigiani del legno,<br />
del bambù, delle fibre vegetali, della lacca, della cera, del metallo, dell’avorio, della ceramica,<br />
per produrre oggetti di qualità estetiche essenziali da usare nelle cerimonie del thè.<br />
La ceramica assunse un valore particolare in quanto di ceramica erano fatte le ciotole che<br />
contenevano il thè.<br />
I maestri vasai si tramandavano di padre in figlio oralmente l’arte della lavorazione e della<br />
manipolazione degli smalti, delle argille, delle cotture. Rikyu era un valente artigiano, maestro<br />
della Cerimonia del Thè, vissuto in Giappone nel XVI secolo. La ceramica <strong>RAKU</strong> prende il<br />
nome da Rikyu, la prima famiglia di vasai che ebbe la concessione feudale per produrre i<br />
tipici manufatti di terracotta destinati alle cerimonie del thè.<br />
I collezionisti cominciarono a raccogliere e conservare le ciotole Raku. Divennero così<br />
preziose che molti prìncipi preferivano, come regalo dai loro sudditi, una ciotola Raku<br />
prodotta da un artigiano famoso, piuttosto che un appezzamento di terra.<br />
Un’aria di misticismo e religiosità circondava gli oggetti Raku destinati alla cerimonia del thè.<br />
La caratteristica più importante della ceramica Raku è quella di togliere dal fuoco il<br />
manufatto ancora incandescente e riversarlo nell’acqua per un repentino raffreddamento,<br />
senza ovviamente che il pezzo si rompa per l’elevato shock termico cui è sottoposto.<br />
La tecnica fu scoperta e usata da un vasaio giapponese del XVI secolo rimasto anonimo.<br />
Per poter realizzare la ceramica Raku occorre un’argilla molto refrattaria (in grado di<br />
sopportare gli elevati sbalzi di temperatura nel processo di raffreddamento).<br />
In Giappone due sono i tipi di Raku tradizionale:<br />
il Raku rosso<br />
Il Raku nero<br />
si ottiene ingobbiando le ciotole allo stato crudo con un’argilla molto ricca di<br />
ferro. Cotto a circa 800/850 gradi il pezzo viene ricoperto con una vetrina a<br />
base di piombo e cotto di nuovo ad una temperatura di 900/1000 gradi<br />
.<br />
si ottiene ricoprendo la ciotola, già cotta a 800/850 gradi, con uno smalto a<br />
base di silice, ferro e manganese, mescolati con una percentuale di ossido di<br />
piombo. Il manufatto viene cotto di nuovo a circa 1100 gradi e, quando la<br />
vetrina comincia a fondere, si estrae incandescente e si lascia raffreddare<br />
all’aria.<br />
1
Il Raku come tecnica di cottura degli smalti sulla ceramica si è molto diffuso in<br />
occidente, particolarmente negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova<br />
Zelanda e, negli ultimi anni, anche in Italia, Francia, Germania, Olanda.<br />
Iniziatore della diffusione della cermica Raku in occidente è il ceramista inglese Bernard<br />
Leach che scoprì la tecnica nel 1911 a Tokio. Il suo libro “Potter’s Book” svela le tecniche<br />
Raku apprese in nove anni vissuti tra Cina e Giappone a fare sperimentazione, ricerche,<br />
apprendistato. Bernard Leach è morto nel 1979 all’età di 92 anni.<br />
Negli anni 60 alcuni ceramisti americani, per primo Paul Soldner, cominciarono<br />
nuove sperimentazioni del Raku scoprendo tecniche di ossidazione con il fumo di materiali<br />
organici: foglie secche o umide, erbe, carta, trucioli di legno, segatura, stracci, paglia, letame.<br />
Sperimentarono diverse modalità di raffreddamento repentino nell’acqua, nel thè, nel sale,<br />
nella sabbia. Sperimentarono nuovi impasti di ceramiche, aggiungendo materiali come la<br />
Chamotte, la sabbia silicea, la cenere vulcanica (pomice), il talco, l’allumina, il Ball Cay, la<br />
bentonite (materiali che si possono trovare facilmente presso i rivenditori di prodotti ceramici)<br />
al fine di far diventare le argille più refrattarie. Sperimentarono nuovi smalti, nuove<br />
decorazioni e forme, nuovi effetti di craclè. La cottura Raku realizzava non solo oggetti<br />
funzionali, ma apriva la strada alla produzione di particolarissimi oggetti d’arte, e divenne un<br />
happening pubblico di grande suggestione.<br />
Raku vuol dire “gioire il giorno”. La ciotola, oggetto d’arte da cui si beve il thè con<br />
profonda religiosità, scaturita dalle mani esperte di un artigiano che in essa ha riversato tutti i<br />
segreti della sua arte e la cui fama di bocca in bocca si è diffusa in ogni regione, mette in<br />
risalto la bellezza, l’evento particolarissimo di bere il thè in modo ceriomoniale circondati da<br />
ospiti di riguardo. Il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra, il thè, e l’uomo con le sua mani di<br />
artigiano, simbolicamente e fisicamente si mescolano nella ciotola che diventa nella<br />
cerimonia una sorta di inno alla vita: gioire il giorno appunto.<br />
Si narra che imperatori, principi, militari avessero l’usanza di usare una ciotola Raku solo una<br />
volta nella cerimonia del thè. I vasai furono coinvolti a costruirne a migliaia per poter<br />
soddisfare questa richiesta. Un oggetto d’arte usato soltanto una volta, solo per una precisa<br />
occasione, e poi distrutto o messo da parte, ricercato da collezionisti e amatori, non può che<br />
aumentare di preziosità e valore.<br />
Ciò che rende prezioso il manufatto Raku è anche la sua unicità. Non esitono infatti due pezzi<br />
“uguali” tante sono le varianti che possono intervenire nel processo di lavorazione, di cottura,<br />
di raffreddamento (spessori, forme, tipi di argilla, smalti, effetti craclè, umidità,<br />
ossidazione…). Finché il pezzo non è stato tolto dal fuoco, raffreddato, lavato, pulito,<br />
asciugato, non si può prevedere esattamente come sarà. Questa “alea”, e l’unicità che ne<br />
deriva, rende la ceramica Raku, e la sua cottura, un happening affascinante contribuendo<br />
all’aumento della sua preziosità.<br />
Una storia zen narra di un bambino di nome Ikkyu che viveva in un monastero per<br />
diventare monaco. Era molto intelligente. Il suo insegnante aveva una preziosa tazza da thè;<br />
un oggetto di ceramica molto antico. Sfortunatamente Ikkyu ruppe questa tazza. Ne fu molto<br />
imbarazzato. Sentendo i passi dell’insegnante giungere dal corridoio nascose i cocci della<br />
tazza dietro la schiena. Quando il maestro comparve, il bambino gli domandò:<br />
“Perché, maestro, la gente deve morire?”<br />
“Questo è naturale - spiegò il vecchio - ogni cosa deve morire, e deve vivere per il tempo che<br />
le è stato destinato”.<br />
Ikkyu mostrando la tazza rotta disse:<br />
“Per la tua tazza era venuto il tempo di morire”.<br />
2
<strong>RAKU</strong>HAIKU di <strong>Cascina</strong> <strong>Macondo</strong><br />
Da quindici anni nei laboratori di <strong>Cascina</strong> <strong>Macondo</strong> si sperimenta la ceramica Raku.<br />
Tre ciotole Raku, cotte il giorno della premiazione, sono il riconoscimento spettante ai primi<br />
tre classificati del Concorso Internazionale di Poesia Haiku in Lingua Italiana che <strong>Cascina</strong><br />
<strong>Macondo</strong> bandisce ogni anno.<br />
Il Rakuhaiku è un manufatto tipico di <strong>Macondo</strong>, risultato di una sperimentazione strettamente<br />
connessa con la poetica Haiku. E’ una ciotola. Un Haiku interpretato con l’arte della ceramica<br />
Raku o, meglio, un Haiga dove l’immagine a cui viene abbinato l’Haiku è un’immagine che<br />
consiste in un manufatto Raku tridimensionale, con le sue forme, le sue macchie di colore,<br />
i suoi effetti craclè, i suoi smalti, il suo rituale.<br />
Nella produzione di ciotole Rakuhaiku sono coinvolti i canoni estetici della poesia Haiku<br />
(semplicità, essenzialità, concentrazione…) e i canoni estetici del Raku (unicità, colore,<br />
forma, manufatto…). L’artigiano entra in comunicazione ideale e profonda con l’Haijin per<br />
trasformare l’Haiku da lui prodotto in un piccolo oggetto d’arte, unico e irripetibile.<br />
E’ un passaggio: il testo haiku viene reinterpretato, rivisitato, trasformato dalla libertà, dalla<br />
visione, dalla sensibilità del vasaio in forma, colore, oggetto Un Haiku che gioisce al giorno.<br />
<strong>Cascina</strong> <strong>Macondo</strong> - Haiku Poesia del Futuro - Seconda Conferenza Italiana Haiku<br />
domenica 28 giugno 2009, Circolo dei Lettori, Torino - Italy<br />
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