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TRIMESTRALE DEL CIRCOLO RICREATIVO AZIENDALE ...

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Monte Grisa. Schizzi del Marchesetti.<br />

ricordiamo S. Leonardo, Monte<br />

Kosten, Sales, anche se la loro visibilità<br />

è piuttosto ridotta. Il castelliere di<br />

Slivia, ora intitolato a Carlo<br />

Marchesetti, di cui era visibile solo una<br />

gran massa di pietrame, manomesso<br />

durante la guerra, è stato indagato negli<br />

anni 1970, finalmente con criteri<br />

scientifici moderni. Una rigorosa stratigrafia<br />

e l’esame al C14 ne pongono<br />

l’esistenza dal medio bronzo al ferro,<br />

cioè dal 1600 al 700 a.C. circa, in due<br />

distinti momenti culturali.<br />

Lungo la fascia costiera, a Monte<br />

Grisa, sulla più alta delle due sommità<br />

a quota 323 m., nel periodo del bronzo<br />

finale (1150-900 a.C.) era insediato il<br />

castelliere superiore, fortificato in parte<br />

naturalmente dallo scoscendimento<br />

verso il mare e, dal lato opposto, artificialmente<br />

e collegato con un vallo a<br />

quello inferiore a triplice cinta, che<br />

però si era costituito prima, nel bronzo<br />

medio (1500 -1300 a.C.). Le datazioni<br />

e le seriazioni sono ricavate dai materiali<br />

raccolti dal Marchesetti e conservati<br />

nei Civici musei. Di tutto ciò non<br />

rimane più traccia, consunto dal tempo<br />

e dai massicci interventi di sistemazione<br />

e uso dell’area fatti in occasione<br />

dell’edificazione del Tempio Mariano.<br />

Anche Contovello, come Conconello,<br />

è stato annullato dagli insediamenti<br />

posteriori: vi insiste l’abitato attuale.<br />

Di Trieste si usa dire che la sommità<br />

del colle di San Giusto fosse occupata<br />

da un castelliere, ma di ciò non rimane<br />

alcuna traccia; il ragionamento viene<br />

fatto per analogia e per il fatto che il<br />

nome Tergeste è preromano, ma non<br />

abbiamo indicazioni sulla sua primitiva<br />

ubicazione.<br />

Nei suoi dintorni, a Montebello<br />

era stato individuato e scavato dal<br />

Marchesetti un abitato, danneggiato<br />

da lavori di sterro, datato dal 1200 al<br />

800 a. C.<br />

I castellieri dell’età del ferro rimangono<br />

in uso fino al V sec. a.C, poi<br />

l’area della “civiltà dei castellieri” rimane<br />

abbandonata, forse in seguito alla<br />

crisi provocata dalle migrazioni e incursioni<br />

celtiche. Alcuni di essi, però,<br />

in posizioni strategiche, poste lungo le<br />

vie di comunicazione e dei commerci,<br />

prolungano la loro esistenza anche in<br />

età romana, come San Servolo e<br />

Cattinara. Quest’ultimo venne parzialmente<br />

indagato dal Marchesetti<br />

poiché il terreno attorno doveva venir<br />

sistemato a polveriera ed egli vi rinvenne<br />

materiali protostorici e romani. Le<br />

ricerche vennero riprese nel dopo guerra<br />

e negli anni ‘80 e infine durante i<br />

lavori per la “grande viabilità”. Ne è<br />

emerso un villaggio difeso dalle mura,<br />

poi spianate per aumentare la superficie<br />

abitativa, cui si addossavano le abitazioni<br />

di cui si trovarono pavimenti<br />

con scaglie di calcare immerse nell’argilla.<br />

Accanto a recipienti in ceramica<br />

di vari tipi, si rinvennero attrezzi agricoli<br />

in corno di cervo per il periodo<br />

più antico e un falcetto di ferro per<br />

quello finale (I sec. a.C.) Accanto<br />

all’agricoltura, i resti faunistici indicano<br />

quale principale attività la pastorizia,<br />

ma anche l’allevamento del bove e<br />

del cavallo, accanto alla caccia di cervo,<br />

capriolo, cinghiale, volpe e lepre e alla<br />

raccolta di molluschi marini e una frequentazione<br />

estesa per tutto il primo<br />

millennio a.C. fino all’epoca romana<br />

nel I d.C.<br />

La linea più interna è dominata dal<br />

Monte Carso abitato dal bronzo recente<br />

all’età del ferro con qualche sporadica<br />

presenza in età romana; si estende<br />

anche oltre il confine di stato e in<br />

gran parte risulta distrutto per interventi<br />

recenti.<br />

Proseguendo verso l’Istria e passando<br />

dall’Altipiano carsico alle alture<br />

marnose, il Marchesetti segnalò in località<br />

Monte d’Oro (Aquilinia) la presenza<br />

di un castelliere che venne indagato<br />

in anni più recenti confermando<br />

un quadro dell’economia agricolo –<br />

pastorale comune a quello degli abitati<br />

carsici.<br />

La nostra escursione all’interno<br />

della “civiltà dei castellieri” come viene<br />

chiamata, si conclude sulle alture di<br />

Muggia, ma ci corre l’obbligo almeno<br />

di una citazione delle località istriane<br />

partecipi di questo stesso aspetto culturale:<br />

S. Spirito di Cittanova, Gradina<br />

di Canale di Leme, Castelvenere,<br />

Moncas di Valle presso Rovigno,<br />

Monte Castelir a Brioni, Moncodogno<br />

presso Rovigno scavato di recente,<br />

contemporaneo e in contatto con il<br />

mondo miceneo e, infine, il più importante<br />

di tutti: Nesazio, capitale degli<br />

Histri che proseguì la sua esistenza<br />

dopo la conquista romana fino all’età<br />

cristiana (V – VI sec. d.C.).<br />

Per tornare a noi, sulle alture di<br />

Muggia, presso Santa Barbara, sorge<br />

sul monte Castellier il castelliere degli<br />

Elleri , indagato con attenzione nella<br />

Il castelliere di Elleri.<br />

parte italiana, ma ancora da scavare per<br />

una buona porzione che si trova oltre il<br />

confine di stato. E’ un insediamento<br />

eccezionale in cui la vita è durata<br />

dall’età del bronzo fino a quella romana<br />

per 1500 anni, vissuto su un’economia<br />

rappresentata dalla pastorizia,<br />

l’agricoltura e la pesca oltre alla lavorazione<br />

della lana, ma anche in una posizione<br />

strategica per i traffici commerciali<br />

che ne spiegano la lunga vitalità.<br />

Estremamente interessanti sono anche<br />

i documenti di età romana, tra cui<br />

un’epigrafe che documenta gli inizi<br />

della romanizzazione e pone dei problemi<br />

di interpretazione non risolti.<br />

Probabilmente in rapporto con la fase<br />

di VIII sec. a.C. del castelliere è una<br />

necropoli a incinerazione che ha fornito<br />

vasi in ceramica che accoglievano i<br />

resti del rogo accompagnati dal corredo<br />

del defunto: oggetti di ornamento<br />

personale, armi, utensili in bronzo,<br />

ferro ed osso. Tutto il materiale del sito<br />

è ora esposto nel museo di Muggia.<br />

Quest’estate è stato creato un percorso<br />

di visita al castelliere, attrezzato<br />

con passerelle, tabelle con chiare spiegazioni<br />

che cercano di illustrare la<br />

complessità della situazione topografica,<br />

panchine per un’utile sosta di riflessione,<br />

di cui avranno certamente bisogno<br />

i nostri pazienti lettori se sono riusciti<br />

ad arrivare in fondo!<br />

Grazia Bravar<br />

Nella pagina a fianco. Sopra, Santa Barbara<br />

- Necropoli: corredo di una tomba femminile.<br />

Sotto, resti del castelliere di Elleri.

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