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1 CENSIMENTO DELLE AREE IN DISSESTO DA FRANA 1.1 Criteri ...

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Numero di<br />

Aree dei fenomeni mappati (km 2 )<br />

Tipologie fenomeni<br />

franosi<br />

Valore Valore Area<br />

Valore minimo<br />

massimo Medio totale<br />

Scivolamenti 20˙571 1.02 10 -4 4.68 10 0 2.86 10 -2 5.88 10 2<br />

Colate 1245 1.83 10 -4 3.40 10 -1 1.49 10 -2 1.85 10 1<br />

Colate rapide 13 4.10 10 -3 3.31 10 -2 1.26 10 -2 1.64 10 -1<br />

Crolli 330 2.98 10 -4 4.36 10 -1 2.07 10 -2 6.83 10 0<br />

Soliflussi 1808 4.76 10 -4 9.10 10 -1 3.78 10 -2 6.83.10 1<br />

Franosità diffusa 3527 2.31 10 -4 1.80 10 0 3.67 10 -2 1.30 10 2<br />

Tabella 7: Distribuzione della tipologia, numero dei fenomeni e area individuati nel censimento dei dissesti da<br />

frana.<br />

Il rollover che si osserva in tutte le curve di frequenza riportate in letteratura è interpretato da<br />

alcuni autori come reale, cioè dovuto al limite fisico delle dimensioni delle frane in un certo<br />

contesto (PELLETIER et al., 1997, GUZZETTI et al., 2002), da altri come effetto del<br />

sottocampionamento dovuto alla risoluzione della mappatura (STARK & HOVIUS, 2001). In<br />

realtà, il sottocampionamento può essere causato sia dall’incapacità soggettiva di riconoscere i<br />

fenomeni, sia dall’impossibilità oggettiva di osservarli (insufficiente risoluzione delle foto, presenza<br />

di copertura boscosa e di zone ombreggiate, cancellazione dei fenomeni ed erosione delle forme,<br />

etc.). In relazione a quest’ultima spiegazione va inoltre considerato il fatto che le frane di piccole<br />

dimensioni vengono frequentemente asportate antropicamente per restituire terra all’agricoltura e<br />

sono individuabili soltanto durante pochissimi anni in seguito dell’evento. Le grandi frane, invece,<br />

lasciano tracce che si riconoscono a distanza di secoli o millenni. Il rollover dipende quindi dal<br />

dettaglio con il quale sono state mappate le frane e dal contesto geologico e geomorfologico.<br />

Nella curva di frequenza del bacino dell’Arno si osserva l’inizio del rollover intorno a un’area<br />

di 1·10 -2 km 2 . Esso è probabilmente dovuto all’impossibilità di riconoscere, tramite il rilievo<br />

fotogrammetrico condotto principalmente alla scala 1:30000, fenomeni franosi più piccoli di questa<br />

soglia. Questo valore di rollover è tuttavia uno dei più bassi riportati in letteratura: GUZZETTI et<br />

al. (2002), ad esempio, analizzando la curva di frequenza del database delle frane dell’Umbria e<br />

delle Marche, comprendente all’incirca 16˙000 fenomeni franosi, hanno osservato il rollover a 2·10 –<br />

2 km 2 , mentre FRATT<strong>IN</strong>I et al. (2003), analizzando circa 60˙000 fenomeni franosi della regione<br />

Lombardia, hanno osservato un rollover intorno ai 9·10 -1 km 2 . Il confronto fra i risultati ottenuti nel<br />

bacino dell’Arno e quelli relativi ad altre zone d’Italia ha permesso quindi di trovare positiva<br />

conferma riguardo alla precisione e al dettaglio adottati durante la realizzazione della banca dati dei<br />

dissesti e riguardo alla completezza di quest’ultima.<br />

La completezza del censimento è importante perchè esso, oltre a fornire indicazioni sulla<br />

suscettibilità in riferimento a possibili fenomeni di riattivazione, è anche lo strumento<br />

indispensabile per la calibrazione delle metodologie di previsione (analisi statistica, approccio<br />

deterministico, reti neurali) che saranno utilizzate in seguito.<br />

Dalla statistica effettuata sulla banca dati dei dissesti da frana emerge che la maggior parte dei<br />

dissesti presenti nel bacino sono movimenti a cinematismo lento, cioè scivolamenti, colate e<br />

soliflussi, i quali nel totale rappresentano il 98,7% dei fenomeni mappati. Sebbene i crolli e le colate<br />

rapide interessino una percentuale molto bassa del territorio del bacino (rispettivamente l’1,2% e lo<br />

0,1 %), l’impatto che essi hanno sull’ambiente e sugli elementi a rischio può essere notevole. E’<br />

possibile tuttavia, dato che le tipiche dimensioni di questi fenomeni rapidi sono spesso vicine al<br />

rollover di Fig. 5, che essi siano in parte sfuggiti. Altro problema è che, specie per quanto riguarda i<br />

fenomeni superficiali (debris-flow e simili) le tracce dell’avvenuto movimento vengono

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