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Don Gennaro Penta - Comune di Fontanarosa

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Il ricordo <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>,<br />

protagonista della storia religiosa <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong><br />

Tempio a Lei de<strong>di</strong>cato.<br />

REALIZZO’ LA CHIESA PIU’ BELLA<br />

DELLA PROVINCIA<br />

Quella mattina brumale dell’8 febbraio 1933, cessava <strong>di</strong> vivere, dopo<br />

qualche giorno <strong>di</strong> agonia, la poliedrica personalità <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong><br />

<strong>Penta</strong>, Rettore della Basilica <strong>di</strong> S. Maria della Misericor<strong>di</strong>a, canonico<br />

onorario della Cattedrale <strong>di</strong> Avellino, sacerdote energico ed<br />

instancabile. Dormiva placidamente sul letto <strong>di</strong> morte come un operaio<br />

stanco dopo la sua lunga giornata spesa per la gloria <strong>di</strong> Dio,<br />

l’incremento del culto alla Madonna e lo splendore del maestoso<br />

Dopo il commosso elogio pronunciato sul suo feretro dal fedele <strong>di</strong>scepolo prof. Pasquale<br />

Fucci, fondatore dell’Istituto Magistrale “A. Manzoni”, un velo <strong>di</strong> oblio sembrò eclissare, per<br />

intrigo <strong>di</strong> mestieranti, la figura in<strong>di</strong>menticabile <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong>.<br />

Rievocare, pertanto, sia pure in sintesi, la vita <strong>di</strong> quest’apostolo è per noi un bisogno<br />

dello spirito, un dovere <strong>di</strong> riconoscenza, perché <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong>, che era nato a <strong>Fontanarosa</strong> il 16<br />

aprile 1855, è stato il personaggio-chiave, il protagonista della storia religiosa del nostro<br />

paese, dalla seconda metà dell’ottocento ai primi decenni del nostro secolo.<br />

Apprese i primi elementi della cultura sotto la guida <strong>di</strong> Mons. Salvatore Ciampi, dotto<br />

sacerdote, poeta nostro e storico insigne. Completò i suoi stu<strong>di</strong> nel Seminario <strong>di</strong> Avellino, allora<br />

faro <strong>di</strong> pietà e <strong>di</strong> scienza. Quando <strong>di</strong>venne sacerdote, era Procuratore-Rettore della Chiesa<br />

della Misericor<strong>di</strong>a don Giuseppe Giusto, come risulta, oltre che da altre testimonianze, da un<br />

Istrumento del Clero <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong> del 1870, in cui viene espressamente detto che “il Clero<br />

ricettizio si elesse un suo Procuratore nella persona del sacerdote don Giuseppe Giusto, tra<br />

tutti maggiore <strong>di</strong> età , nominato con atto notarile del 1856”.<br />

E poiché allora i Procuratori, (a <strong>di</strong>fferenza del secolo precedente in cui si eleggevano<br />

ogni anno) venivano eletti a vita dai membri del Clero, dopo la morte <strong>di</strong> <strong>Don</strong> Giuseppe Giusto<br />

(17-04-1892), all’unanimità fu eletto don <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>, che fu Rettore della Chiesa dal 1892<br />

al 1933, anno della sua morte. In quell’occasione, l’Arciprete don Nicola Petrone – ex membro<br />

della ricettizia – fu fatto partecipare agli avventizi col titolo <strong>di</strong> Rettore onorario del Santuario.<br />

Di qui fu creata volutamente, in seguito, la confusione tra Rettore e Vice-Rettore. Per la<br />

chiarificazione <strong>di</strong> questo equivoco riman<strong>di</strong>amo al prezioso saggio storico plurimonografico <strong>di</strong><br />

don Salvatore Zollo “<strong>Fontanarosa</strong> Sacra” pubblicato nel 1982.<br />

L’Avv. Ernesto Ciampi, sindaco <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>, il 15 ottobre 1951, in una lettera<br />

ufficiale del <strong>Comune</strong>, affermò: " In <strong>Fontanarosa</strong> esiste la Parrocchia <strong>di</strong> S. Nicola Maggiore e<br />

l'Abbazia <strong>di</strong> S. Maria a Corte, che nulla hanno in comune con la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria della


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Misericor<strong>di</strong>a, che è un Santuario affidato al Rettore” (Ve<strong>di</strong> “<strong>Fontanarosa</strong> Sacra”, pag. 122). E,<br />

nell’opera citata, a pag. 109, don Salvatore Zollo afferma: “…Ricordo per i posteri, la nascita<br />

dei due ultimi Rettori <strong>di</strong> S. Maria della Misericor<strong>di</strong>a, quella <strong>di</strong> don Nicola Petrone, rettore<br />

onorario (1842-1937); e quella <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>, effettivo (1855-1933). I Rettori<br />

posteriori non ci interessano perché non fanno storia”. E, in realtà, dalla seconda metà<br />

dell’ottocento fino ad oggi, soltanto don <strong>Gennaro</strong> ha fatto storia.<br />

Appena sacerdote, iniziò il suo apostolato in paese con il fervore e l’entusiasmo <strong>di</strong> un<br />

missionario. <strong>Don</strong> Nicola Gambino, nella sua “<strong>Fontanarosa</strong> e la Madonna della Misericor<strong>di</strong>a”,<br />

pubblicata nel 1980, a pag. 276 afferma: “Successivamente (cioè dopo il 1884, anno della 2^<br />

incoronazione della Madonna) il restauro e l’abbellimento della chiesa ebbe un nuovo impulso<br />

per l’opera <strong>di</strong>namica ed instancabile <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>”. E a pag. 279, a coronamento <strong>di</strong><br />

tutti i lavori del <strong>di</strong>namico Rettore, il Gambino scrive: “dopo quella data, cioè il 1923, con i<br />

quadri e la pittura <strong>di</strong> De Lisio, la chiesa non subì mo<strong>di</strong>fiche <strong>di</strong> sorta e il privilegio del 1927<br />

coronava i molti sacrifici <strong>di</strong> tutto il popolo (e - aggiungiamo noi – innanzitutto <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong>)<br />

consentendogli l’onore <strong>di</strong> avere la chiesa più bella e ricca della provincia”. Degno<br />

riconoscimento dell’azione tanto meritoria <strong>di</strong> don <strong>Gennaro</strong>!<br />

Nel biennio 1903-04, per sua iniziativa, furono eseguiti importanti lavori <strong>di</strong> restauro<br />

nella Chiesa ancora grezza e spoglia: pavimento <strong>di</strong> marmo pregiato, stucchi luci<strong>di</strong>, dorature,<br />

pitture armoniose nei colori e nelle raffigurazioni (ben nove <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> mole, tra i quali una<br />

meravigliosa Assunta) dovuta all’efficacia cromatica dello stile pittorico dell’artista Arnaldo De<br />

Lisio <strong>di</strong> 34 anni, <strong>di</strong>scepolo del Toma e del Morelli, nato a Castelbottaccio (Campobasso) il<br />

09.12.1869 e morto a Napoli il 05.03.1949.<br />

Per fare atto <strong>di</strong> degna riparazione al furto sacrilego degli ori votivi, perpetrato nel<br />

1913, <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> si adoperò con giovanile entusiasmo a preparare e festeggiare<br />

solennemente la terza incoronazione della Sacra Immagine, avvenuta il 15 agosto 1913, con<br />

l’intervento del Car<strong>di</strong>nale Gaetano Bisleti, legato del Papa Pio X, alla presenza <strong>di</strong> tutto il popolo<br />

festante. Nel 1923 volle affidare <strong>di</strong> nuovo al De Lisio (coa<strong>di</strong>uvato dai decoratori napoletani<br />

Chiobran<strong>di</strong> e Ribaudo) l’incarico <strong>di</strong> ritoccare l’interno della Chiesa e <strong>di</strong>pingere altri due quadri<br />

alle due estremità del soffitto centrale: “Lo sposalizio della Vergine” e “La Madonna con S.<br />

Elisabetta, Gesù e S. Giovanni”. Negli anni successivi <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> completò la decorazione e<br />

l’arredamento della Chiesa con una corona <strong>di</strong> lampade d’argento sul tempietto della Madonna,<br />

l’organo, la serie <strong>di</strong> colonne rivestite <strong>di</strong> marmi policromi, l’or<strong>di</strong>ne dei balaustri estratti dalle<br />

cave <strong>di</strong> Gesualdo, i banchi robusti intarsiati per i fedeli e doviziosi doni votivi.<br />

Ma il merito maggiore <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> resta quello <strong>di</strong> essersi adoperato perché la<br />

Chiesa <strong>di</strong> S. Maria della Misericor<strong>di</strong>a, elevata a Santuario da Pio X il 16 luglio 1913, <strong>di</strong>etro sua<br />

istanza, venisse annesso alla Basilica <strong>di</strong> S. Pietro col titolo <strong>di</strong> “Basilica Minore”. A ricordo<br />

dell’avvenimento, il prof. Pasquale Fucci dettò le parole incise sulla lapide marmorea<br />

incastonata sulla facciata esterna della Chiesa; le ultime suonano così:


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“Anno MCMXXVII essendo Rettori del Tempio Mons. Nicola Petrone e Sac. <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>”. La<br />

Bolla <strong>di</strong> aggregazione alla Basilica Vaticana porta la data del 20 luglio 1927 ed è in<strong>di</strong>rizzata<br />

esclusivamente: “Al Rev.mo <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong> Rettore del Santuario della Beata Vergine<br />

della Misericor<strong>di</strong>a”.<br />

Fu il coronamento della sua indefessa attività a servizio della Chiesa e dei fedeli <strong>di</strong><br />

<strong>Fontanarosa</strong>. Non temiamo <strong>di</strong> errare, se affermiamo che tutto ciò che si ammira nel bellissimo<br />

Santuario è stata opera in<strong>di</strong>scussa <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>.<br />

<strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> aveva fatto del Tempio Mariano il luogo della preghiera e la meta <strong>di</strong> tanti<br />

pellegrini, che affluivano anche dalle province limitrofe, per portarsi ai pie<strong>di</strong> della Madonna,<br />

nelle festività principali dell’anno, specialmente nella festa <strong>di</strong> Aprile e Agosto, e arricchirsi <strong>di</strong><br />

vita liturgica e sacramentale.<br />

Inteso così lo scopo <strong>di</strong> un Santuario, secondo lo spirito del nuovo Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Diritto<br />

Canonico, non vi può essere contrapposizione tra la parrocchia e un santuario, perché mentre<br />

la prima rappresenta il centro or<strong>di</strong>nario, il secondo assume un carattere <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>narietà e <strong>di</strong><br />

sussi<strong>di</strong>arietà. Lo scrittore redentorista O. Gregorio afferma: “I Santuari <strong>di</strong>ventano pressocchè<br />

inoperosi se si riducono a svolgere un facile compito devozionale, indulgendo ad un accentrato<br />

folclorismo, a guasti popolareschi <strong>di</strong>scutibili e a formule <strong>di</strong>venute ormai antiquate e povere <strong>di</strong><br />

contenuto biblico e teologico”. (Oss. della Dom. 28.05.1972). Tale è <strong>di</strong>venuto oggi il nostro<br />

Santuario, dopo la morte <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>.<br />

Per tutti i benefici e i meriti acquisiti in oltre un cinquantennio <strong>di</strong> lavoro apostolico,<br />

<strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> resta uno dei più gran<strong>di</strong> benefattori del nostro paese. Il suo ricordo, il suo spirito<br />

<strong>di</strong> autentico operaio del Vangelo continui ad aleggiare nel “suo” Santuario; perché c’è urgente<br />

bisogno <strong>di</strong> un ra<strong>di</strong>cale risveglio <strong>di</strong> fede genuina e cosciente (e non superficiale, sbia<strong>di</strong>ta e<br />

vuota, intessuta <strong>di</strong> folclore superstizioso e magico), fede convinta, impreziosita e vivificata<br />

dalle opere <strong>di</strong> una devozione mariana profonda e <strong>di</strong>sinteressata, nel nostro paese che langue e<br />

agonizza ogni giorno. E’ il messaggio che, dopo tanti lustri dalla morte, ci trasmette la nobile e<br />

in<strong>di</strong>menticabile figura <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> <strong>Penta</strong>, che della devozione alla Chiesa aveva fatto lo<br />

scopo della sua vita e della sua azione.<br />

DON GENNARO E L’ARTISTICO PRESEPE<br />

Pre<strong>di</strong>ligeva il presepe. A sue spese e con pastori acquistati da lui, fin da quando era<br />

giovane sacerdote (come attesta anche l’Arciprete Mons. Nicola Petrone in un suo pro-memoria<br />

manoscritto del 15.06.1993), <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong> fu l’ideatore <strong>di</strong> quell’artistico presepe dell’autentico<br />

settecento che riscosse il plauso del S.A.R. il Principe <strong>di</strong> Piemonte nella Mostra campionaria da<br />

questi inaugurata ad Avellino il 24 luglio 1932. Egli essendo vissuto nella seconda metà<br />

dell’ottocento fino ai primi decenni del novecento, a contatto con quel piccolo mondo<br />

napoletano dei “pastori”, alla ricerca del “pezzo” più prezioso, sempre teso in nuovi<br />

ampliamenti della raccolta, era un collezionista esperto, fornito <strong>di</strong> sensibilità scaltrita, affinata,


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struggente, per cui non volle rinunziare mai all’onere e al gusto <strong>di</strong> impegnarsi <strong>di</strong> anno in anno<br />

nella sacra e artistica manifestazione presepiale, senza suonare trombe, né scomodare<br />

giornalisti o operatori della Rai e delle telecamere private erroneamente informati. Quelli che<br />

sono venuti dopo hanno cercato <strong>di</strong> ricopiare e imitare, come modesti <strong>di</strong>scepoli, il Presepe <strong>di</strong><br />

<strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong>, che resta il tipico e artistico Presepe napoletano <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>.<br />

Con molta leggerezza è stato affermato che, durante l’agonia <strong>di</strong> <strong>Don</strong> <strong>Gennaro</strong>, il<br />

Presepe fu trafugato dai nipoti. E’ una mera calunnia. Basta leggere a riguardo l’intero promemoria<br />

dell’arciprete Petrone riportato sul “Mattino” del 22.12.1982 dal giornalista Franco<br />

Genzale. Ma quel che più importa sapere è che il Presepe era stato promesso in dono al Museo<br />

Irpino dall’erede dott. Giovanni <strong>Penta</strong> fin dal 1936. Detta donazione legale “<strong>Penta</strong>” potette<br />

effettuarsi solo nel maggio del 1969, allorché fu portato a termine il nuovo palazzo del Museo,<br />

che oggi ospita, in una sala luminosa, le scene più importanti e suggestive dell’incantevole<br />

Presepe <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>.<br />

Una parte <strong>di</strong> questa donazione (precisamente n° 54 figure presepiali <strong>di</strong> cui 6 animali)<br />

era stata conservata nei depositi del Museo Irpino poiché, per mancanza <strong>di</strong> spazio, non era<br />

stato possibile esporla.<br />

Nel 1998, per interessamento del Prof. Giovanni Coppola, all’epoca Assessore ai Beni<br />

Culturali dell’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> Avellino, con deliberazione n° 1052 del 25.11.1998<br />

tali figure presepiali della donazione “<strong>Penta</strong>” furono concesse in comodato gratuito al <strong>Comune</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong> dall’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> Avellino.<br />

Attualmente, una parte <strong>di</strong> essi (per la precisione n° 48 pezzi) è custo<strong>di</strong>ta nella<br />

cassaforte della Chiesa <strong>di</strong> Maria SS. della Misericor<strong>di</strong>a e gli altri (n° 6 “angeli”), invece, sono<br />

esposti nel Museo Civico delle Produzioni Artistiche dell’Artigianato Popolare <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>,<br />

nella sezione de<strong>di</strong>cata al presepe napoletano del ‘700.<br />

Tratto da: Petroccione A., Trilogia Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>, <strong>Fontanarosa</strong>, 2000

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