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don Antonio Petroccione - Comune di Fontanarosa

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DON ANTONIO PETROCCIONEUna lunga attività pastorale <strong>don</strong>ata ai poveri ed ai bisognosil 25 <strong>di</strong>cembre del 2004, nel giorno della ricorrenzadella Natività <strong>di</strong> nostro Signore Gesù Cristo, venivaa mancare all’affetto dei suoi cari e della ComunitàParrocchiale <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>,alla veneranda età <strong>di</strong> 95anni, il Sacerdote <strong>don</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Petroccione</strong>.Si spense come un lumicino, consunto dalleinnumerevoli fatiche della sua esistenza, nel giornomolto caro ai cristiani, il giorno in cui Dio Padre si èfatto Uomo ed è venuto sulla Terra per caricarsi deipeccati <strong>di</strong> tutti noi.Il giorno 25, sin dall’inizio della sua missionepastorale, aveva assunto un carattere speciale: il 25<strong>di</strong>cembre aveva ricevuto la prima Tonsura, il 25luglio il Sud<strong>di</strong>aconato, sempre il 25 lugliol’or<strong>di</strong>nazione sacerdotale, ed il 25 <strong>di</strong> ogni mese loaveva scelto, come si legge dai suoi appuntipersonali, come giorno del suo “ritiro spirituale mensile”.Ma fu il 25 agosto del 1937, nel corso degli esercizi Spirituali effettuati nella Casa dei Vergini inNapoli, il giorno che egli aveva definito, nei suoi appunti, “……data memorabile che ha segnatoin me un ra<strong>di</strong>cale mutamento <strong>di</strong> vita. Non li avevo fatto mai così bene gli Esercizi! Nonconoscevo ancora quale cumulo <strong>di</strong> grazie Essi apportano ad un’anima ben <strong>di</strong>sposta! Feci unaconfessione generale per iscritto con fermi propositi <strong>di</strong> mutar vita e <strong>di</strong> iniziare una vera vita <strong>di</strong>santità sacerdotale”.Uomo <strong>di</strong> profonda pietà e <strong>di</strong> vasta cultura, <strong>don</strong> <strong>Antonio</strong>, de<strong>di</strong>cò, nel corso del suo lungoapostolato, la parte migliore delle sue energie alla costruzione dell’Opera della DivinaProvvidenza per servire i poveri, gli umili, i bisognosi.Nasce a <strong>Fontanarosa</strong> il 14 <strong>di</strong>cembre 1909 da Giuseppe e Angelina Venuti, umili e pii genitori.Educato cristianamente dalla madre, dall’Abate Curato <strong>don</strong> Giuseppe Pasquariello (padrino allasua Cresima nel settembre del 1925), cui era stato affidato per l’appren<strong>di</strong>mento dei primiinsegnamenti e da mons. Nicola Petrone, parroco <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>, a cui era molto legato e che<strong>di</strong>ventò il suo confessore.Dopo le scuole elementari, nell’ottobre del 1920 frequentò la 1^ classe ginnasialeprivatamente dall’Abate <strong>don</strong> Giuseppe Pasquariello il quale, prendendo atto della suapreparazione e della sua inclinazione, insistette tanto con la madre per avviarlo agli stu<strong>di</strong>seminariali.Fu lo stesso Abate a condurlo, nell’ottobre del 1921, nel Seminario Diocesano a frequentare ilcompletamento del corso ginnasiale. Terminato il corso con buoni risultati, venneaccompagnato, dal Rettore Mons. Michele Reppucci, al Seminario Campano <strong>di</strong> Posillipo


(Napoli), ove frequentò il primo anno del liceo classico. Nel 1926, per <strong>di</strong>sposizione della SantaCongregazione dei Seminari, dovette essere trasferito, con tutti i seminaristi inter<strong>di</strong>ocesani,all’Ateneo Pontificio <strong>di</strong> Benevento, ove, completato il corso filosofico ed espletato quelloteologico, conseguì la laurea in Santa Teologia.Il 25 <strong>di</strong>cembre 1928 ricevette la prima Tonsura dall’Arcivescovo <strong>di</strong> Benevento ed il 25 luglio del1931 il Sud<strong>di</strong>aconato dal Vescovo <strong>di</strong> Avellino.Il 25 luglio 1932, all’età <strong>di</strong> soli ventitre anni, fu or<strong>di</strong>nato sacerdote nel Duomo <strong>di</strong> Avellino, dalVescovo mons. Francesco Petronelli.Dopo un anno <strong>di</strong> pastorale in seminario, il 29 novembre 1933 fu nominato vice-parroco aSturno con l’incarico <strong>di</strong> Economo Curato. Il 15 aprile 1934, per motivi <strong>di</strong> salute, dovetteabban<strong>don</strong>are l’ufficio pastorale in quel comune e tornare in <strong>Fontanarosa</strong> dove si de<strong>di</strong>cò, conentusiasmo, alla vita <strong>di</strong> ministero, all’insegnamento <strong>di</strong> materie letterarie e religiose nell’Istitutomagistrale, collaborando, nel frattempo, a varie riviste <strong>di</strong> giovani scrittori e adoperandosi peristruire privatamente giovani studenti.In comunione <strong>di</strong> spirito con un santo sacerdote <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>, l’Abate <strong>don</strong> Pasquale DeSimone, Curato dell’Abbazia <strong>di</strong> Santa Maria a Corte, concepì l’idea <strong>di</strong> fondare un ospizio peranziani e fanciulli abban<strong>don</strong>ati da e<strong>di</strong>ficare nei pressi dell’Asilo Infantile, realizzato già qualcheanno prima da <strong>don</strong> Pasquale De Simone.Si recarono insieme, pertanto, a Bisceglie (BA) per visitare un grande istituto per anzianifondato da Don Pasquale Uva, amico <strong>di</strong> Don Pasquale De Simone.Ritornarono in paese, ma non riuscirono a portare a termine il loro sogno, a causa <strong>di</strong>persistenti ostilità da parte del Parroco.Nel frattempo, Don <strong>Antonio</strong>, nelle elezioni amministrative del 1946 era stato eletto ConsigliereComunale nella lista capeggiata dall’Avv. Pasquale Ciampi ed era stato nominato presidente“dell’Ente <strong>di</strong> assistenza dei poveri – ex ECA”.Nell’ottobre dello stesso anno, intanto, viene a mancare Don Pasquale De Simone.Don <strong>Antonio</strong> non si arrese, era fortemente intenzionato a fondare un istituto <strong>di</strong> accoglienza peri poveri, i bisognosi, i malati, le persone abban<strong>don</strong>ate. Fu soltanto qualche tempo dopo che,per vie ben <strong>di</strong>verse, segnate dalla Divina Provvidenza, si poté realizzare il suo sogno. Lamattina del 22 settembre 1948, infatti, si presentarono a casa <strong>di</strong> Don <strong>Antonio</strong> spontaneamentedue persone: il Sig. <strong>don</strong> Enrico De Rosa e la sig.na Filomena Rosato le quali, dopo unareciproca intesa, avevano deciso <strong>di</strong> affidare i loro beni immobili, consistenti in oltre quattroettari <strong>di</strong> terreno per il primo ed in circa ventinove are per la seconda, nelle sue mani perché ne<strong>di</strong>sponesse a favore <strong>di</strong> un’Opera <strong>di</strong> beneficenza per l’infanzia derelitta e la vecchiaiaabban<strong>don</strong>ata.Occorreva, allora, ricercare un terreno utile dove e<strong>di</strong>ficare quella che poi avrebbe chiamatoOpera della Divina Provvidenza e per questo, insieme all’amico Don Filiberto Romano, percorsetutte le campagne <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>.Fu preferita un’area, <strong>di</strong> proprietà dell’avv. Gustavo Giusto, acquistata per 350.000 lire, denaroche Don <strong>Antonio</strong> aveva messo da parte nei <strong>di</strong>versi anni in cui, privatamente, aveva insegnato amolti studenti <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong> e dei paesi limitrofi.La prima pietra fu posta l’8 luglio dell’Anno Santo 1950. Il progetto dell’opera fu redattodall’arch. Giuseppe Rubino ed i lavori iniziarono nel mese <strong>di</strong> marzo del 1951.


Intanto, Don <strong>Antonio</strong> aveva dato vita ad un giornalino perio<strong>di</strong>co titolato “L’Opera della DivinaProvvidenza in <strong>Fontanarosa</strong> (AV)” attraverso il quale intendeva informare i numerosibenefattori, che inviavano offerte da ogni parte del mondo, sull’andamento dei lavori <strong>di</strong>costruzione del fabbricato e sulla gestione dell’Opera.L’inaugurazione dell’Istituto si svolse solennemente il 9 giugno 1954 alla presenza del VescovoMons. Pe<strong>di</strong>cini, del Prefetto, <strong>di</strong> numerose Autorità civili e <strong>di</strong> una folla enorme <strong>di</strong> fedeli.La casa <strong>di</strong> riposo cominciò subito ad ospitare <strong>di</strong>verse minorate psichiche provenienti da ogniparte dell’Irpinia alle quali veniva fornita ogni forma <strong>di</strong> assistenza ed in breve tempo siraggiunse il numero <strong>di</strong> cento ricoverate, amorevolmente seguite dall’attenta vigilanza delleSuore dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> S.G. Benedetto Cottolengo <strong>di</strong> Torino.Don <strong>Antonio</strong> aveva trovato la <strong>di</strong>sponibilità delle suore <strong>di</strong> quell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> gravarsi dell’oneredell’assistenza in quanto, negli anni precedenti, aveva intessuto rapporti molto intensi <strong>di</strong>collaborazione con la Madre Generale avviando <strong>di</strong>verse giovani della zona al magistero dellavocazione.Nell’Istituto “Opera della Divina Provvidenza” regnava lo spirito <strong>di</strong> famiglia: le ricoverate piùautonome aiutavano le invalide, le suore organizzavano l’andamento dell’Istituto e alcune<strong>don</strong>ne, spesso volontariamente, si preoccupavano dell’organizzazione della cucina e dei compitidomestici.L’attività pastorale e la <strong>di</strong>rezione dell’Istituto venivano curate da Don <strong>Antonio</strong>.Nel mese <strong>di</strong> aprile del 1970, però, alcuni citta<strong>di</strong>ni, per motivi personali, or<strong>di</strong>rono un tranello econvinsero una giovane infermiera che prestava servizio presso l’Istituto <strong>di</strong> Don <strong>Antonio</strong> ariferire falsamente all’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria che nella Casa <strong>di</strong> Riposo, venivano commessi abusi <strong>di</strong>ogni genere tanto che per un breve periodo l’Istituto fu fatto chiudere.Ma, dopo solo breve tempo, tutto si chiarì. Le indagini giu<strong>di</strong>ziarie verificarono ed attestaronoche era stata organizzata una ri<strong>di</strong>cola rappresentazione spettacolare ed una volgaremenzogna. La casa <strong>di</strong> riposo fu riaperta e l’assistenza alle persone bisognose continuò.Don <strong>Antonio</strong> poté riprendere con rinnovato vigore la sua attività pastorale iniziando lacostruzione e ristrutturazione <strong>di</strong> altri beni immobili. Ristrutturò l’abitazione <strong>don</strong>ata dalbenefattore <strong>don</strong> Enrico De Rosa, situata in via Mazzini, che a<strong>di</strong>bì, in parte, a laboratori percorsi <strong>di</strong> formazione per il taglio, cucito e maglieria e, per l’altra parte, a riven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> libri eoggetti sacri. Avviò, in seguito, i lavori <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> un grande centro in contrada Scaratte<strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong> ove pensava <strong>di</strong> fondare un orfanotrofio maschile e che, invece, venne utilizzato,fino al terremoto del 23 novembre del 1980, quale sede <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> formazione regionale <strong>di</strong> tipoprofessionale. Costruì, poi, un altro fabbricato nei pressi dell’Opera della Divina Provvidenzaove istituì una scuola <strong>di</strong> tipo agrario e, in seguito, sistemò la sua biblioteca privata formata daben 12.000 volumi e dove è vissuto negli ultimi anni della sua vita.Non smise mai <strong>di</strong> impegnarsi nella vita sociale e religiosa del suo comune: si preoccupòpersonalmente per l’istituzione della scuola me<strong>di</strong>a pubblica, proponendo egli stessol’intitolazione all’insigne compaesano dott. Luigi Di Prisco ed offrendo, per qualche tempo, unaparte dei suoi immobili per ospitarne gli alunni; si pro<strong>di</strong>gò, con alcuni suoi cari amici, percostituire il circolo Culturale intitolato all’illustre compaesano Padre Michele Avvisati; svolse lafunzione <strong>di</strong> Padre Spirituale della Confraternita del SS. Rosario e Sant’<strong>Antonio</strong> e, per alcunianni, <strong>di</strong> presidente dell’A.C. <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>.


Intanto il tempo trascorreva ineluttabilmente e il tenace e perseverante Sacerdote cominciavaa sentire il peso della sua età e a porsi il problema del suo trapasso a miglior vita: ricordo cheaffrontava l’argomento della morte con grande serenità, con una personale tranquillità e unasingolare pacatezza d’animo grazie alla sua salda fede nel Signore Gesù e alla consapevolezza<strong>di</strong> avere sempre al suo fianco la Ma<strong>don</strong>na della Misericor<strong>di</strong>a che contava <strong>di</strong> incontrarepersonalmente un giorno ed alla quale intonava con insistenza il canto “andrò a vederLa undì……..”.Nel suo lungo apostolato era riuscito a realizzare molti dei suoi sogni, conscio sempre che tuttosi compie nel segno della Divina Provvidenza, “che l’uomo propone e Dio <strong>di</strong>spone” comesolitamente amava commentare.Un suo ultimo, grande sogno, però, non riuscì a tradurre in realtà.Don Salvatore Zollo nel suo volume “<strong>Fontanarosa</strong> Sacra”, 1982, a pag. 70 così ci riferisce:“Oggi il clero locale si è ridotto a due preti: l’uno, (Don <strong>Antonio</strong>) che, nella ferma decisione <strong>di</strong>voler aggregare tutti i beni immobili dell’Opera della Divina Provvidenza al Santuario <strong>di</strong> SantaMaria della Misericor<strong>di</strong>a, né avrebbe voluto fare una sorgente non <strong>di</strong> lucro, ma <strong>di</strong> pietà marianacon opere sociali annesse, sotto il controllo <strong>di</strong> un Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione finora nonvoluto;……”E lo stesso <strong>don</strong> <strong>Antonio</strong> <strong>Petroccione</strong> nel suo saggio “Trilogia Sacerdotale <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>” 1998,a pag. 31 testualmente afferma “Ma in seguito, sorsero altre <strong>di</strong>fficoltà e la Casa fu chiusa il 18-2-1993, soprattutto perché le Autorità <strong>di</strong>ocesane e quelle parrocchiali non seppero e nonvollero trovare giusto rime<strong>di</strong>o alla regolarizzazione giuri<strong>di</strong>ca con una Fondazione Diocesanadell’Opera preferibilmente aggregata alla Chiesa Santuario locale, per farne una piccolaPompei, cioè una cittadella <strong>di</strong> pietà, <strong>di</strong> devozione e <strong>di</strong> accoglienza dei pellegrinaggi affluentinella chiesa, ma sempre restando intatto lo scopo della fondazione, cioè il ricovero el’assistenza dei poveri, dei malati e degli invali<strong>di</strong>”.E, così, il 18 luglio 1995, all’età <strong>di</strong> 86 anni, con atto pubblico n°26898 registrato in Avellino il28.08.1995 redatto dal notaio dott. Edgardo Pesiri effettuò la <strong>don</strong>azione <strong>di</strong> tutti i suoi beniall’Associazione “Missione dell’Immacolata” <strong>di</strong> Frigento (AV).Si preoccupò, finanche, della ristrutturazione dell’Opera della Divina Provvidenza facendoeseguire i lavori necessari per mo<strong>di</strong>ficare la destinazione d’uso dell’immobile che fu trasformatoin noviziato per le suore Francescane dell’Immacolata e che fu inaugurato il 2 agosto 1997.In un secondo tempo si privò anche <strong>di</strong> tutto il denaro che aveva raccolto con le offerte <strong>di</strong>numerosi benefattori nel corso del suo apostolato. Infatti, insieme a Madre Massimiliana si recòa ritirare presso il Banco <strong>di</strong> Napoli la somma <strong>di</strong> due miliar<strong>di</strong> e seicentomilioni delle vecchie lireche affidò nelle mani della stessa Madre Massimiliana affinché fosse “utilizzata per laristrutturazione dei beni immobili <strong>don</strong>ati all’Or<strong>di</strong>ne” come si legge in alcuni suoi personaliappunti.“Ringraziamo il Signore che sta <strong>di</strong>rigendo e guidando bene i responsabili della missione da Luisuggerita”, così commentava la <strong>don</strong>azione dei suoi beni a pag. 32 del suo saggio “TrilogiaSacerdotale <strong>di</strong> <strong>Fontanarosa</strong>”, 1998.Il Signore certamente guiderà al meglio l’azione pastorale dell’Or<strong>di</strong>ne dei Francescanidell’Immacolata affinché sappiano trasmettere ed infondere alla comunità dei fedeli l’ere<strong>di</strong>tàmorale che Don <strong>Antonio</strong> ci ha lasciato: la sua bontà d’animo, la sua umiltà, la sua generosità,

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