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impianto di cogenerazione alimentato a biomasse vegetali solide

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IMPIANTO DI COGENERAZIONE<br />

ALIMENTATO A BIOMASSE VEGETALI SOLIDE<br />

S. Agata <strong>di</strong> Puglia (FG)<br />

PROPONENTE/PROMOTER<br />

IL PRESIDENTE<br />

VIA ZUCCHERIFICIO, 10 - 48213 - MEZZANO (RA)<br />

DOCUMENTAZIONE TECNICA AI FINI AUTORIZZATIVI<br />

UNITA' FUNZIONALE/FUNCTIONAL UNIT<br />

Documenti generali<br />

RELAZIONE DESCRITTIVA GENERALE<br />

CONSULENZA/GENERAL CONTRACTOR<br />

IL PRESIDENTE<br />

CONSULENZA/SUBCONTRACTOR<br />

VIALE COLOMBO, 13 - 71121 FOGGIA, ITALIA<br />

TEL. +39 0881 665635 FAX +39 0881 881672<br />

e-mail: info@unais.it www.unais.it<br />

IL DIRETTORE GENERALE<br />

(Ing.Roberto Carpaneto)<br />

VIA SAN NAZARO, 19 - 16145 GENOVA, ITALIA<br />

TEL. +39 010 362 8148 FAX +39 010 362 1078 P. IVA 03476550102<br />

e-mail dappolonia@dappolonia.it www.dappolonia.it<br />

DATE/DATA SCALA/SCALE N. INT/ INTERNAL N. TAV/PLATE N. REV SH<br />

20/06/2011 10 625 SAG 00 G 001 2


Doc. No. SAG-00-P-016-1<br />

Rev. 2 - Giugno 2011<br />

INDICE<br />

Pagina<br />

1 PREMESSA 1<br />

2 BIOMASSE QUALE FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE 2<br />

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 4<br />

3.1 ACCORDI INTERNAZIONALI - IL PROTOCOLLO DI KYOTO 4<br />

3.2 IL QUADRO DI RIFERIMENTO EUROPEO 4<br />

3.2.1 Direttiva 2001/77/CE 4<br />

3.2.2 Direttiva 2009/28/CE 5<br />

3.3 IL QUADRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE 5<br />

3.3.1 Il Piano <strong>di</strong> Azione Nazionale per le energie rinnovabili (P.A.N.) 5<br />

3.3.2 Il quadro <strong>di</strong> riferimento regionale 6<br />

4 IL CONTESTO NORMATIVO 7<br />

4.1 IL CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE 7<br />

4.2 IL CONTESTO NORMATIVO REGIONALE 7<br />

5 DESCRIZIONE DEL PROGETTO 9<br />

5.1 UBICAZIONE 9<br />

5.2 CRITERI PROGETTUALI 10<br />

5.2.1 Sezione stoccaggio e movimentazione della biomassa 15<br />

5.2.2 Sezione generazione vapore 16<br />

5.2.3 Sezione trattamento e evacuazione fumi 19<br />

5.2.4 Sezione produzione energia elettrica 23<br />

5.2.5 Ciclo vapore 24<br />

5.2.6 Apparecchiature e strumentazioni elettriche 26<br />

5.2.7 Sistemi Ausiliari 28<br />

5.2.8 Opere civili e infrastrutture <strong>di</strong> <strong>impianto</strong> 30<br />

6 LA FILIERA AGRICOLA PER L’APPROVVIGIONAMENTO DELLE BIOMASSE 33<br />

6.1 CARATTERISTICHE DELLE PAGLIE AI FINI DELLA RACCOLTA E DEL LORO IMPIEGO<br />

ENERGETICO 33<br />

6.2 QUANTITATIVI DI PAGLIA ED AMPIEZZA DEL BACINO DI APPROVVIGIONAMENTO 34<br />

6.3 DIFFERENTI IPOTESI DI APPROVVIGIONAMENTO INTEGRATIVO 36<br />

6.4 LOGISTICA DELLE OPERAZIONI DI RACCOLTA E TRASPORTO DELLE PAGLIE E<br />

RELATIVI COSTI 37<br />

6.5 GESTIONE AGRONOMICA OTTIMALE DELLE PAGLIE 38<br />

6.6 CALCOLO DEL BILANCIO DELLE EMISSIONI CO2-EQUIVALENTI 39<br />

6.7 RECUPERO DELLE CENERI 40<br />

6.8 ANALISI ECONOMICA DEL PROGETTO D’IMPIANTO IN RAPPORTO AL SUO<br />

DIMENSIONAMENTO 40<br />

6.9 EFFETTO DELLE TARIFFE INCENTIVANTI ED APPLICAZIONE DEL PREZZO “PLUS”<br />

DELLE BIOMASSE 41<br />

6.10 CONCLUSIONI 42<br />

7 TOPOGRAFIA, GEOLOGIA, IDROLOGIA, PAESAGGIO E AMBIENTE 43<br />

Agritre<br />

Relazione Descritiva Generale<br />

Pag. i


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

7.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROLOGICO DELL’AREA 43<br />

7.2 PAESAGGIO 47<br />

8 ASPETTI ECONOMICI ED OCCUPAZIONALI 50<br />

8.1 ADDESTRAMENTO E SERVIZI TECNICI 51<br />

Agritre<br />

Relazione Tecnica Generale<br />

Pag. ii


Doc. No. SAG-00-P-016-1<br />

Rev. 2 - Giugno 2011<br />

RELAZIONE DESCRITTIVA GENERALE<br />

1 PREMESSA<br />

La AGRITRE srl, Società controllata da TRE Spa (Tozzi Renewable Energy del gruppo Tozzi<br />

Hol<strong>di</strong>ng), sulla base dell’accordo <strong>di</strong> filiera siglato con le Organizzazioni Agricole Provinciali<br />

Col<strong>di</strong>retti, Confagricoltura, CIA e COPAGRI, teso alla valorizzazione energetica <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong><br />

provenienti dalle attività agricole del territorio provinciale (filiera corta), ha elaborato la<br />

documentazione progettuale necessaria ad ottenere l’autorizzazione a costruire ed esercire<br />

l’<strong>impianto</strong>, in località Viticone in agro <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia da parte degli uffici regionali<br />

competenti.<br />

Il progetto è coerente e rispettoso <strong>di</strong> tutti i parametri e le previsioni contenute nel Piano Energetico<br />

Ambientale della Regione Puglia e delle Leggi e dei Regolamenti vigenti.<br />

In particolare, l’<strong>impianto</strong> rientra nell’ambito delle previsioni <strong>di</strong> potenza installabile nella Regione<br />

per impianti a <strong>biomasse</strong>; è conforme a quanto previsto dalle norme regionali sulla localizzazione <strong>di</strong><br />

tali impianti; è alimentata totalmente con <strong>biomasse</strong> <strong>di</strong> filiera garantite da tracciabilità ed esclude<br />

l’utilizzo anche parziale <strong>di</strong> rifiuti o CDR (combustibile derivato da rifiuti).<br />

Il progetto assume come riferimento le migliori tecnologie esistenti per minimizzare le emissioni in<br />

atmosfera e garantire in questo modo valori al <strong>di</strong> sotto dei limiti <strong>di</strong> legge per tutte le sostanze,<br />

garantisce che il consumo d’acqua è estremamente basso grazie al sistema <strong>di</strong> raffreddamento ad aria,<br />

che le emissione rumorose saranno opportunamente contenute grazie all’utilizzo <strong>di</strong> macchinari<br />

progettati per garantire livelli <strong>di</strong> rumore compatibili con le migliori tecnologie <strong>di</strong>sponibili al<br />

momento dell’acquisto e che ci sarà un traffico veicolare facilmente assorbibile dall’asse viario<br />

esistente.<br />

Questo progetto è un’occasione <strong>di</strong> sviluppo per il territorio, non solo per la creazione <strong>di</strong> posti <strong>di</strong><br />

lavoro <strong>di</strong>retti e in<strong>di</strong>retti (complessivamente si stimano oltre 100 posti <strong>di</strong> lavoro su base continuativa<br />

fra <strong>di</strong>pendenti della centrale ed occupati in attività <strong>di</strong> terzi a servizio della centrale stessa) e per<br />

l’investimento complessivo pari ad almeno 75 milioni <strong>di</strong> euro, ma anche perché fornisce un<br />

contributo concreto alla costituzione e gestione <strong>di</strong> una filiera su base territoriale per la raccolta,<br />

<strong>di</strong>stribuzione e valorizzazione delle <strong>biomasse</strong> agricole, oggi molto presenti nella zona ma<br />

valorizzate poco o nulla e comunque mai in maniera organica.<br />

Agritre Pag. 1<br />

Relazione Descritiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

2 BIOMASSE QUALE FONTE DI ENERGIA RINNOVABILE<br />

Dal Rapporto “Le Fonti Rinnovabili 2010” a cura dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,<br />

l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) emerge che l’incidenza delle <strong>di</strong>verse fonti<br />

energetiche sull’offerta mon<strong>di</strong>ale totale <strong>di</strong> energia primaria nel 2007, equivalente a 12.026 Mtep, è<br />

stata del 34% per il petrolio, del 26,4% per il carbone, del 20,9% per il gas naturale, del 5,9% per<br />

l’energia nucleare e del 12,4% per le fonti energetiche rinnovabili. Queste ultime hanno consentito<br />

<strong>di</strong> produrre complessivamente 1.492 Mtep <strong>di</strong> energia primaria, <strong>di</strong> cui la quota più grande derivante<br />

dall’uso <strong>di</strong> biomassa solida, pari al 9,3% dell’offerta mon<strong>di</strong>ale ed al 73% del totale da rinnovabili.<br />

Nei Paesi dell’Unione Europea la quantità <strong>di</strong> energia rinnovabile consumata ha raggiunto nel 2008<br />

quota 147,7 Mtep, aumentando <strong>di</strong> 9,2 Mtep rispetto all’anno precedente. La quota da rinnovabili dei<br />

consumi <strong>di</strong> energia primaria è salita a 8,2% nel 2008, dal 7,7% nel 2007.<br />

Il Paese che ha contribuito maggiormente a questo incremento è l’Italia con 2,6 Mtep in più rispetto<br />

al 2007, grazie al forte aumento della produzione dei settori biomassa solida e biocarburanti, oltre al<br />

considerevole contributo dell’idroelettrico.<br />

Osservando il contributo dei singoli settori all’aumento <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia rinnovabile<br />

nell’Unione Europea, quello della biomassa solida è il principale responsabile con una crescita <strong>di</strong><br />

2,9 Mtep, <strong>di</strong> cui gran parte attribuibile alla produzione italiana (+1,3 Mtep). In termini percentuali, si<br />

nota chiaramente la netta prevalenza della biomassa con una quota del 66,1% rispetto all’incidenza<br />

delle altre fonti rinnovabili sul totale dell’energia primaria rinnovabile consumata nel 2008.<br />

La produzione <strong>di</strong> energia primaria attraverso l’uso <strong>di</strong> biomassa solida nei Paesi UE è stata nel 2008<br />

<strong>di</strong> 70,3 Mtep, manifestando una crescita positiva (+4,6%) rispetto al 2007 (67,2 Mtep).<br />

A livello nazionale, le fonti rinnovabili <strong>di</strong> energia hanno contribuito complessivamente al consumo<br />

interno lordo (CIL) nel 2008 per una percentuale <strong>di</strong> poco superiore al 9,6%. Complessivamente nel<br />

2008 si è avuto un aumento della produzione da fonti rinnovabili in Italia del 18%. È da notare come<br />

l’incremento percentualmente più significativo, pur restando su valori assoluti molto bassi, provenga<br />

da fonti non tra<strong>di</strong>zionali quali l’eolico, il fotovoltaico, i rifiuti e le <strong>biomasse</strong> (legna, biocombustibili,<br />

biogas) che passano, sul totale delle rinnovabili, da poco più del 14% del 2000 al 34% del 2008,<br />

sebbene il contributo della biomassa legnosa (+5%) si attesti su valori ancora lontani da quelli tipici<br />

dei Paesi europei.<br />

Agritre Pag. 2<br />

Relazione Descrittiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

La generazione <strong>di</strong> energia elettrica da biomassa (legna, biogas e RSU), che dovrebbe sostenere la<br />

crescita del contributo delle rinnovabili del nostro Paese, ha registrato, infatti, una crescita limitata,<br />

pari 0,5 TWh, tra le più basse negli ultimi anni.<br />

Pertanto le <strong>biomasse</strong> presentano elevate potenzialità <strong>di</strong> sviluppo nel Paese, e rivestiranno certamente<br />

un ruolo rilevante, soprattutto nel breve/me<strong>di</strong>o periodo (2020).<br />

Nelle regioni meri<strong>di</strong>onali si evidenzia già uno sviluppo significativo della generazione elettrica con<br />

<strong>biomasse</strong> (+820% nel Sud, rispetto all’incremento del 209% nelle regioni settentrionali e del 248%<br />

in quelle centrali), avendo più che raddoppiato il peso del loro ruolo nella produzione dal 2000 al<br />

2008. Tale risultato, sebbene ancora poco significativo rispetto agli impegni che l’Italia ha assunto<br />

in ambito internazionale, è stato comunque raggiunto anche grazie al fatto che le Regioni sono<br />

<strong>di</strong>ventate le principali protagoniste delle politiche <strong>di</strong> incentivazione delle fonti rinnovabili tramite<br />

l’erogazione <strong>di</strong> incentivi agli investimenti per la realizzazione degli impianti. Il sostegno e<br />

l’interessamento al settore è testimoniato dal fatto che più del 50% delle risorse pubbliche<br />

finalizzate a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e provenienti dall’Unione Europea sono<br />

state destinate per le <strong>biomasse</strong>, tramite i Programmi Operativi Regionali (POR) ed i Programmi <strong>di</strong><br />

Sviluppo Rurale (PSR).<br />

La biomassa, quin<strong>di</strong>, se utilizzata in modo sostenibile in tutte le fasi (accrescimento, raccolta,<br />

conferimento e conversione energetica), rappresenta una fonte <strong>di</strong> energia rinnovabile e <strong>di</strong>sponibile<br />

localmente ed il suo impiego può consentire la produzione <strong>di</strong> energia elettrica e calore limitando le<br />

emissioni complessive <strong>di</strong> CO2, oltre a rappresentare la possibilità <strong>di</strong> sviluppare interessanti nicchie<br />

<strong>di</strong> mercato e <strong>di</strong> specializzazione.<br />

In Puglia si ha un buon potenziale <strong>di</strong> biomassa <strong>di</strong>sponibile da residui agroindustriali che<br />

permetterebbero uno sviluppo notevole del settore, come evidenzia la seguente tabella, in cui è<br />

riportata una stima del potenziale <strong>di</strong> biomassa in Italia (dati ENEA), a livello regionale.<br />

Il progetto dell‘<strong>impianto</strong> è nato e si è sviluppato, pertanto, nell’ipotesi <strong>di</strong> utilizzo esclusivo <strong>di</strong><br />

<strong>biomasse</strong> <strong>vegetali</strong> <strong>solide</strong> <strong>di</strong> origine agricola, in primo luogo la paglia <strong>di</strong> grano che rappresenta, in<br />

provincia <strong>di</strong> Foggia, la biomassa principalmente <strong>di</strong>sponibile.<br />

Agritre Pag. 3<br />

Relazione Descrittiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO<br />

3.1 ACCORDI INTERNAZIONALI - IL PROTOCOLLO DI KYOTO<br />

Impropriamente denominato protocollo, esso è un trattato internazionale, siglato nel 1997, che<br />

impegna 40 Paesi industrializzati e quelli con economia in transizione a contenere le loro emissioni<br />

<strong>di</strong> gas serra entro limiti ben definiti.<br />

E’ entrato in vigore il 16 febbraio 2005 e, al momento, è stato ratificato da 177 Paesi.<br />

Il Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ha documentato che esiste una<br />

«significativa» evidenza che l’atmosfera terrestre si stia riscaldando e che la causa principale <strong>di</strong> ciò<br />

sia l’effetto serra, ovvero la capacità <strong>di</strong> certi gas, quali l’anidride carbonica (CO2), l’ossido <strong>di</strong><br />

azoto (N2O), il metano (CH4) e altri gas d’origine industriale <strong>di</strong> intrappolare il calore solare ed<br />

evitare che questo si allontani dall’atmosfera. Secondo l’IPCC, l’accumulo <strong>di</strong> gas serra<br />

nell’atmosfera ha prodotto, nel corso del ventesimo secolo, un riscaldamento della temperatura<br />

me<strong>di</strong>a globale <strong>di</strong> circa 0,6°C.<br />

Per il futuro, gli scenari prospettati dagli scienziati sono ancora meno rassicuranti. Il pianeta sta<br />

attualmente assorbendo un’energia dal sole in eccesso rispetto a quella che è ri-emessa nello spazio<br />

(Hansen et al., 2005; Hansen et al., 2008). Anche se il livello della concentrazione dei gas serra si<br />

stabilizzasse al livello dell’anno 2000, comunque si verificherà un riscaldamento globale (<strong>di</strong> circa<br />

0,1 °C ogni <strong>di</strong>eci anni) e un innalzamento del livello dei mari (tra 0,2 – 0,6 m, entro la fine del<br />

secolo). Se invece la concentrazione in atmosfera dovessero continuare a crescere al ritmo attuale,<br />

allora la temperatura me<strong>di</strong>a globale potrà salire da 0,2 °C fino 0,4 °C ogni <strong>di</strong>eci anni.<br />

Sulla base <strong>di</strong> queste evidenze <strong>di</strong>versi Paesi si sono impegnati a tagliare le loro emissioni<br />

complessive <strong>di</strong> sei gas serra del 5,2% rispetto a quelle registrate nel 1990, entro il periodo 2008-<br />

2012. I sei gas serra sono la CO2, il metano (CH4), il protossido <strong>di</strong> azoto (N2O), gli<br />

idrofluorocarburi (HFC); i perfluorocarburi (PFC); l'esafluoruro <strong>di</strong> zolfo (SF6).<br />

Le misure per raggiungere gli impegni <strong>di</strong> riduzione delle emissioni riguardano in primis il<br />

miglioramento dell'efficienza energetica in settori rilevanti dell'economia nazionale; lo sviluppo e<br />

maggiore utilizzazione <strong>di</strong> energia rinnovabile; l'adozione <strong>di</strong> misure per limitare le emissioni <strong>di</strong> gas<br />

ad effetto serra nel settore dei trasporti, la limitazione e/o la riduzione delle emissioni <strong>di</strong> metano<br />

attraverso il recupero e utilizzazione del gas nel settore della gestione dei rifiuti, nonché nella<br />

produzione, il trasporto e la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> energia.<br />

3.2 IL QUADRO DI RIFERIMENTO EUROPEO<br />

3.2.1 Direttiva 2001/77/CE<br />

Nel 2001 la Comunità Europea considera che occorre promuovere la produzione <strong>di</strong> elettricità da<br />

fonti energetiche rinnovabili, sia per conformarsi a quanto previsto dal Protocollo <strong>di</strong> Kyoto per la<br />

riduzione dei gas serra, che per motivi <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong>versificazione dell'approvvigionamento<br />

energetico, per la protezione dell'ambiente e per la coesione economica e sociale della Comunità<br />

stessa. Per questo emana la <strong>di</strong>rettiva in calce con la quale ogni Paese facente parte della CE,<br />

applicando apposite misure incentivanti, è chiamato ad aumentare l’apporto percentuale <strong>di</strong> FER<br />

Agritre Pag. 4<br />

Relazione Descrittiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

(Fonti <strong>di</strong> Energia Rinnovabile) sul consumo <strong>di</strong> elettricità totale per raggiungere nel 2010 gli obiettivi<br />

stabiliti.<br />

L’obiettivo globale in<strong>di</strong>cativo è raggiungere il 12% del consumo interno lordo <strong>di</strong> energia con una<br />

quota del 22,1% <strong>di</strong> elettricità prodotta da FER sul consumo totale <strong>di</strong> elettricità.<br />

Gli Stati membri hanno l’obbligo <strong>di</strong> adeguare <strong>di</strong> conseguenza la loro normativa entro il 27/10/2003.<br />

All’Italia viene in<strong>di</strong>cato l’obiettivo del 25% <strong>di</strong> energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili rispetto<br />

al 16% prodotta sul totale nel 1997.<br />

3.2.2 Direttiva 2009/28/CE<br />

L’ultima Direttiva, emanata nell’aprile del 2009, aggiorna le precedenti <strong>di</strong>rettive 2001/77/CE e<br />

2003/30/CE, e pone alla Unione Europea l’obiettivo <strong>di</strong> raggiungere, entro il 2020, il 20% della quota<br />

<strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo <strong>di</strong> energia della Comunità e il 10% della<br />

quota <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili sul consumo <strong>di</strong> energia per autotrazione.<br />

3.3 IL QUADRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE<br />

3.3.1 Il Piano <strong>di</strong> Azione Nazionale per le energie rinnovabili (P.A.N.)<br />

Emanato nel giugno del 2010 in ottemperanza alla Direttiva 2009/28/CE, ripropone l’obiettivo<br />

previsto da questa per l’Italia.<br />

In esso viene in<strong>di</strong>cato che la quota <strong>di</strong> energia da fonti rinnovabili, sul consumo finale <strong>di</strong> energia,<br />

deve passare dal 5,2% del 2005 al 17% nel 2020. Per la specifica quota <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> elettricità,<br />

l’obiettivo è <strong>di</strong> produrre da FER circa il 29% del consumo totale.<br />

L’Italia ha delineato nel PAN i seguenti obiettivi strategici:<br />

• sicurezza dell’approvvigionamento energetico,<br />

• riduzione dei costi dell’energia per le imprese e i citta<strong>di</strong>ni,<br />

• promozione <strong>di</strong> filiere tecnologiche innovative,<br />

• tutela ambientale (riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti),<br />

La valorizzazione energetica delle <strong>biomasse</strong> è, altresì, uno dei punti <strong>di</strong> riferimento della strategia<br />

nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas climalteranti, in particolare <strong>di</strong> anidride carbonica,<br />

nell’ambito degli impegni internazionali.<br />

Le azioni intraprese dalla nostra Nazione per implementare il contributo delle Fonti <strong>di</strong> Energia<br />

Rinnovabile (FER) sono state <strong>di</strong>verse: dal D. Lgs. 79/1999 (Decreto Bersani) che ha introdotto<br />

l’obbligo <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> quote da Fonti Rinnovabili nella produzione elettrica complessiva, al D.<br />

Lgs. 387/2003, nel quale sono ripresi gli obiettivi fissati in sede europea nel 2001 e si decreta<br />

l’incremento annuale che devono avere le FER sulla produzione elettrica totale nei trienni 2004-<br />

2006, 2007-2009, 2010–2012, nonché la semplificazione delle procedure amministrative, fino alla<br />

L. 99/2009 che ha previsto il varo <strong>di</strong> un Piano straor<strong>di</strong>nario per l’efficienza e il risparmio energetico.<br />

Le leggi finanziarie del 2007 (L. 296/2006) e del 2008 (L. 244/2007) con relativo Collegato (L.<br />

222/07) hanno voluto <strong>di</strong>fferenziare l’incentivazione tra le varie FER.<br />

Agritre Pag. 5<br />

Relazione Descrittiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

La produzione <strong>di</strong> energia elettrica effettuata da impianti <strong>di</strong> potenza superiore ad 1 MW è incentivata<br />

dal rilascio <strong>di</strong> 1,8 Certificati Ver<strong>di</strong> ogni MWh prodotto <strong>di</strong> energia elettrica.<br />

Questo però solo se vengono utilizzate <strong>biomasse</strong> <strong>vegetali</strong> agro-forestali provenienti da Filiera Corta<br />

(massimo 70 km dall’<strong>impianto</strong> o tramite intese <strong>di</strong> filiera raggiunte nell’ambito del DLgs 102/2005),<br />

garantite da un sistema <strong>di</strong> tracciabilità e <strong>di</strong> rintracciabilità normato dal recente decreto 2 marzo<br />

2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 103 del 5 maggio 2010.<br />

Questo particolare incentivo, maggiore rispetto alle altre FER, è stato appositamente previsto dal<br />

legislatore al fine <strong>di</strong> implementare l’uso, nell’<strong>impianto</strong>, <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> <strong>di</strong> provenienza locale ancorché<br />

<strong>di</strong> costo più elevato rispetto a quelle <strong>di</strong> provenienza estera.<br />

3.3.2 Il quadro <strong>di</strong> riferimento regionale<br />

3.3.2.1 Il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)<br />

Con Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 827 dell’8 giugno 2007, la Regione Puglia ha adottato il<br />

P.E.A.R. (Piano Energetico Ambientale Regionale), strumento programmatico necessario al<br />

miglioramento della qualità della proposta energetica regionale.<br />

Esso analizza il sistema energetico attuale, stu<strong>di</strong>a la probabile evoluzione a me<strong>di</strong>o e lungo termine e<br />

definisce le linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo che l’ente intende dare al suo territorio sia per quel che riguarda la<br />

domanda che per quel che riguarda l’offerta, ponendosi degli obiettivi e dotandosi degli strumenti<br />

necessari.<br />

In questo contesto e nell’ambito <strong>di</strong> uno sviluppo energetico ambientale sostenibile, emerge il settore<br />

delle fonti rinnovabili.<br />

Il PEAR si pone come obiettivo <strong>di</strong> arrivare nel 2020 ad una produzione <strong>di</strong> energia elettrica da fonte<br />

rinnovabile del 18% rispetto al 3% riscontrato sul totale nel 2004.<br />

Questo dovrebbe avvenire incrementando la produzione del 40% ma al tempo stesso riducendo le<br />

emissioni <strong>di</strong> CO2 del 9%.<br />

Se l’energia da fonte rinnovabile, fino agli inizi degli anni 90, era rappresentata essenzialmente da<br />

legna da ardere, da allora fino ad oggi si è sviluppata nel contesto regionale soprattutto con l’eolico<br />

e, più recentemente, con il fotovoltaico.<br />

Nonostante la preminente vocazione agricola del territorio e le <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> materia prima, il<br />

capitolo delle rinnovabili rappresentato dalla biomassa vegetale, rimane “in<strong>di</strong>etro” con una potenza<br />

installata <strong>di</strong> gran lunga inferiore alle potenzialità regionali e a questo proposito il Pear così si<br />

esprime:<br />

“rappresentano, per la regione Puglia, una delle opzioni più concrete in termini <strong>di</strong> potenziale<br />

energetico e <strong>di</strong> sviluppo tecnologico. In aggiunta, potrebbero contribuire fattivamente al rilancio<br />

delle attività agricole, forestali e zootecniche che nella regione rappresentano un importante tassello<br />

dell’economia locale ed elemento prioritario <strong>di</strong> conservazione del territorio. Questa importante fonte<br />

rinnovabile si presta anche per favorire la <strong>di</strong>versificazione produttiva <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong> soggetti<br />

impren<strong>di</strong>toriali e per conseguire finalità <strong>di</strong> stretto carattere ambientale.”<br />

Agritre Pag. 6<br />

Relazione Descrittiva Generale


Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

Rev. 2 – Giugno 2011<br />

4 IL CONTESTO NORMATIVO<br />

4.1 IL CONTESTO NORMATIVO NAZIONALE<br />

A livello nazionale il quadro normativo <strong>di</strong> riferimento è rappresentato dal:<br />

Decreto Legislativo 29 <strong>di</strong>cembre 2003, n. 387 "Attuazione della <strong>di</strong>rettiva 2001/77/CE relativa alla<br />

promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno<br />

dell'elettricità", finalizzato a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili<br />

alla produzione <strong>di</strong> elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario, introducendo misure<br />

nazionali per promuovere l'aumento del consumo <strong>di</strong> elettricità da fonti rinnovabili, tra cui<br />

l’incremento della quota minima <strong>di</strong> cui all'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79,<br />

la razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative e l’istituzione dell'Osservatorio<br />

nazionale sulle fonti rinnovabili e l'efficienza negli usi finali dell'energia;<br />

Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 10 settembre 2010 “Linee Guida per<br />

l’autorizzazione degli impianti da fonti alimentati da fonti rinnovabili”, le quali costituiscono una<br />

<strong>di</strong>sciplina unica, valida su tutto il territorio nazionale, per il proce<strong>di</strong>mento autorizzativo degli<br />

impianti alimentati da fonti rinnovabili, <strong>di</strong>fferenziato per tipologia <strong>di</strong> <strong>impianto</strong> e per taglia <strong>di</strong><br />

potenza. Tali linee guida hanno, tra l’altro, la finalità <strong>di</strong> assicurare un corretto inserimento degli<br />

impianti nel paesaggio, con particolare attenzione per gli impianti eolici;<br />

Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”e, precisamente, dalla<br />

Parte Seconda del decreto, relativamente alle procedure per la valutazione d'impatto ambientale<br />

(VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC). La valutazione <strong>di</strong> impatto ambientale ha<br />

la finalità <strong>di</strong> assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le con<strong>di</strong>zioni per uno sviluppo<br />

sostenibile, e quin<strong>di</strong> nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della<br />

salvaguar<strong>di</strong>a della bio<strong>di</strong>versità e <strong>di</strong> un'equa <strong>di</strong>stribuzione dei vantaggi connessi all'attività<br />

economica. L'autorizzazione integrata ambientale ha per oggetto, invece, la prevenzione e la<br />

riduzione integrate dell'inquinamento proveniente da determinate categorie <strong>di</strong> attività industriali e<br />

prevede misure intese a evitare, ove possibile, o a ridurre le emissioni nell'aria, nell'acqua e nel<br />

suolo, comprese le misure relative ai rifiuti, per conseguire un livello elevato <strong>di</strong> protezione<br />

dell'ambiente, salve le <strong>di</strong>sposizioni sulla valutazione <strong>di</strong> impatto ambientale.<br />

4.2 IL CONTESTO NORMATIVO REGIONALE<br />

A livello regionale il quadro normativo <strong>di</strong> riferimento è rappresentato dal :<br />

Legge Regionale 12 aprile 2001, n. 11 “Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale” e<br />

ss.mm.ii, che <strong>di</strong>sciplina le procedure a livello regionale, con lo scopo <strong>di</strong> assicurare che nei processi<br />

decisionali relativi a piani, programmi <strong>di</strong> intervento e progetti <strong>di</strong> opere o <strong>di</strong> interventi, <strong>di</strong> iniziativa<br />

pubblica o privata, siano perseguiti la protezione e il miglioramento della qualità della vita umana, il<br />

mantenimento della capacità riproduttiva degli ecosistemi e delle risorse, la salvaguar<strong>di</strong>a della<br />

molteplicità delle specie, l'impiego <strong>di</strong> risorse rinnovabili, l'uso razionale delle risorse;<br />

Legge Regionale 14 Giugno 2007, n. 17 – “Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione al<br />

decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale”, con la quale la Regione ha<br />

delegato l’istruttoria e il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale alla provincia competente<br />

per territorio, a decorrere dal 1° luglio 2007.<br />

Regolamento Regionale 14 luglio 2008, n. 12 per la realizzazione degli impianti <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />

energia alimentata a <strong>biomasse</strong>, finalizzato favorire lo sviluppo <strong>di</strong> impianti alimentati da <strong>biomasse</strong> in<br />

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particolare <strong>di</strong> origine agricola e forestale prodotte localmente, definendo criteri per la localizzazione<br />

<strong>di</strong> impianti alimentati a biomassa, ivi compresa la coerenza del piano <strong>di</strong> approvvigionamento<br />

rispetto alla scelta localizzativa ed alle risorse locali effettivamente <strong>di</strong>sponibili;<br />

Regolamento Regionale 30 Dicembre 2010, n. 24 “Regolamento attuativo del Decreto del Ministero<br />

per lo Sviluppo Economico del 10 settembre 2010, “Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti<br />

alimentati da fonti rinnovabili”, recante la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aree e siti non idonei alla installazione<br />

<strong>di</strong> specifiche tipologie <strong>di</strong> impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Puglia”,<br />

basata sulla ricognizione delle <strong>di</strong>sposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del<br />

patrimonio storico e artistico, delle tra<strong>di</strong>zioni agroalimentari locali, della bio<strong>di</strong>versità e del<br />

paesaggio rurale che identificano obiettivi <strong>di</strong> protezione non compatibili con l’inse<strong>di</strong>amento, in<br />

determinate aree, <strong>di</strong> specifiche tipologie e/o <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> impianti;<br />

Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale 30 <strong>di</strong>cembre 2010, n. 3029 “Approvazione della <strong>di</strong>sciplina del<br />

proce<strong>di</strong>mento unico <strong>di</strong> autorizzazione alla realizzazione ed all’esercizio <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong><br />

energia elettrica”, atto che regolamenta il proce<strong>di</strong>mento autorizzativo regionale <strong>di</strong> impianti,<br />

alimentati da fonti rinnovabili, che generano elettricità.<br />

Determinazione del <strong>di</strong>rigente servizio energia, reti e infrastrutture materiali per lo sviluppo 3<br />

gennaio 2011, n. 1 con cui sono state approvate le “Istruzioni tecniche per la informatizzazione<br />

della documentazione a corredo dell’Autorizzazione Unica” e delle “Linee Guida Procedura<br />

Telematica”, ai sensi della <strong>di</strong>sciplina approvata con Delibera <strong>di</strong> Giunta Regionale n. 3029/2010;<br />

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5 DESCRIZIONE DEL PROGETTO<br />

Di seguito vengono illustrate nel dettaglio le opere da realizzare nell’ambito del progetto con<br />

particolare riferimento ai criteri utilizzati per le scelte progettuali, agli aspetti dell'inserimento<br />

dell'intervento sul territorio, alle caratteristiche prestazionali e descrittive dei materiali prescelti,<br />

nonché ai criteri <strong>di</strong> progettazione delle strutture e degli impianti, in particolare per quanto riguarda<br />

la sicurezza, la funzionalità e l'economia <strong>di</strong> gestione.<br />

5.1 UBICAZIONE<br />

Il progetto prevede che l’<strong>impianto</strong> sorga in un’area lontana all’incirca 12 km dal centro abitato<br />

<strong>di</strong> Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia, in località Viticone.<br />

L’area si presta particolarmente per questo tipo <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento industriale agroenergetico, sia per la<br />

prossimità <strong>di</strong> arterie stradali provinciali, regionali e statali, ai fini del traffico veicolare in entrata, sia<br />

per la vicinanza alla costruenda sotto stazione elettrica ad alta tensione TERNA in Comune <strong>di</strong><br />

Deliceto in<strong>di</strong>spensabile per la connessione.<br />

L’area non è sottoposta a vincoli <strong>di</strong> nessun tipo.<br />

Nel raggio circostante sono situate poche masserie abitate delle quali la più prossima all’area<br />

dell’<strong>impianto</strong> è <strong>di</strong>stante oltre 300 metri.<br />

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5.2 CRITERI PROGETTUALI<br />

L’<strong>impianto</strong> è costituito da una centrale termoelettrica a <strong>biomasse</strong> <strong>vegetali</strong> <strong>solide</strong> da 25 MWe (lordo<br />

– full electric). I componenti principali che costituiscono il cuore del sistema impiantistico sono<br />

costituiti dalla caldaia alimentata a <strong>biomasse</strong> della potenza <strong>di</strong> 80 MWt e da un turbogruppo da 31,5<br />

MVA.<br />

L’<strong>impianto</strong> ha le seguenti caratteristiche principali:<br />

• Combustibile: Biomasse <strong>vegetali</strong> <strong>solide</strong>;<br />

• Configurazione: produzione <strong>di</strong> energia elettrica;<br />

• Condensazione: condensatore ad aria;<br />

• Abbattimento degli NOx nei fumi me<strong>di</strong>ante sistema SNCR (Selective Non Catalitic Reduction),<br />

basato sull’iniezione <strong>di</strong> urea in caldaia;<br />

• Neutralizzazione <strong>di</strong> eventuali gas aci<strong>di</strong>, me<strong>di</strong>ante l’aggiunta <strong>di</strong> un reagente alcalino, come ad<br />

esempio la calce idrata – Ca (OH)2;<br />

• Abbattimento delle polveri me<strong>di</strong>ante filtro a maniche.<br />

Il progetto è coerente e rispettoso <strong>di</strong> tutti i parametri e le previsioni contenute nel Piano Energetico<br />

Ambientale della Regione Puglia e delle Leggi e dei Regolamenti emanati in materia.<br />

In particolare, l’<strong>impianto</strong> rientra nell’ambito delle previsioni <strong>di</strong> potenza installabile nella Regione<br />

per impianti a <strong>biomasse</strong>; è conforme a quanto previsto dalle norme regionali sulla localizzazione <strong>di</strong><br />

tali impianti; è alimentata totalmente con <strong>biomasse</strong> <strong>di</strong> filiera garantite da tracciabilità ed esclude<br />

l’utilizzo anche parziale <strong>di</strong> rifiuti o CDR (combustibile derivato da rifiuti).<br />

Il progetto dell’<strong>impianto</strong> utilizza le migliori tecnologie che costituiscono l’attuale stato dell’arte in<br />

materia seguendo i principi ispiratori delle BAT (Best Available Techniques). L'uso delle BAT<br />

consente <strong>di</strong> ridurre le emissioni e l'impatto sull'ambiente, riducendo nel contempo i consumi<br />

energetici e migliorando la produttività e/o la qualità della produzione.<br />

Con il termine BAT si intende:<br />

• per tecniche, sia le tecniche impiegate sia le modalità <strong>di</strong> progettazione, costruzione,<br />

manutenzione, esercizio e chiusura dell’<strong>impianto</strong>;<br />

• per <strong>di</strong>sponibili, le tecniche sviluppate su una scala che ne consenta l’applicazione in con<strong>di</strong>zioni<br />

economicamente e tecnicamente valide, nell’ambito del pertinente comparto industriale,<br />

prendendo in considerazione i costi e i vantaggi. Questo in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che siano o<br />

no applicate o prodotte nello Stato membro <strong>di</strong> cui si tratta, purché il gestore possa avervi accesso<br />

a con<strong>di</strong>zioni ragionevoli; migliori, le tecniche più efficaci per ottenere un elevato livello <strong>di</strong><br />

protezione dell’ambiente nel suo complesso.<br />

La BAT comprende procedure, tecniche, tecnologie ed altri aspetti quali manutenzione, standard<br />

operativi e verifiche <strong>di</strong> consumi energetici e <strong>di</strong> efficienza. La BAT riguarda tutti gli aspetti del<br />

funzionamento <strong>di</strong> un <strong>impianto</strong> o <strong>di</strong> un’industria che influenzano l’ambiente. In quest’ottica,<br />

l’inquinamento comprende le sostanze tra<strong>di</strong>zionali e il calore, il rumore e le vibrazioni, nonché il<br />

consumo delle risorse: acqua, materie prime ed energia.<br />

La scelte tecnologiche effettuate per l’<strong>impianto</strong>, sono in accordo ai principi ispiratori delle BAT.<br />

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Infatti, al fine <strong>di</strong> minimizzare le emissioni in atmosfera e garantire in questo modo valori molto al <strong>di</strong><br />

sotto dei limiti <strong>di</strong> legge per tutte le sostanze, sono state previste le migliori tecnologie <strong>di</strong>sponibili<br />

allo stato dell’arte. In particolare, per rispondere ai limiti dell’attuale normativa sulle emissioni <strong>di</strong><br />

CO, sono stati previsti particolari accorgimenti relativi alla sezione <strong>di</strong> combustione della caldaia e<br />

alla configurazione <strong>di</strong> <strong>impianto</strong>. Questo, consente <strong>di</strong> ottenere comunque elevati standard <strong>di</strong><br />

efficienza sod<strong>di</strong>sfacendo allo stesso tempo i più stretti requisiti d’impatto ambientale.<br />

Il progetto ottimizza i consumi <strong>di</strong> acqua grazie al sistema <strong>di</strong> raffreddamento ad aria: il contenimento<br />

dell’utilizzo delle risorse idriche è infatti una delle linee guida che hanno spinto alla scelta <strong>di</strong> questa<br />

soluzione impiantistica. Un ulteriore vantaggio derivante da questa scelta deriva dall’assenza delle<br />

vistose nubi <strong>di</strong> vapor d’acqua caratteristiche dei condensatori ad acqua. Viene inoltre previsto un<br />

parziale recupero delle acque utilizzate nei processi e successivamente raccolte e opportunamente<br />

trattate, in modo da garantire un’ ulteriore ottimizzazione dei consumi idrici.<br />

Il progetto garantisce che le emissione rumorose saranno opportunamente contenute grazie<br />

all’utilizzo <strong>di</strong> macchinari progettati e realizzati per garantire livelli <strong>di</strong> rumore compatibili con le<br />

attuali normative. Sono inoltre previsti tutti gli accorgimenti necessari al contenimento delle<br />

emissioni <strong>di</strong> rumore, quali griglie afoniche, tamponature opportunamente progettate con funzione <strong>di</strong><br />

insonorizzazione, sistemi cabinati insonorizzati per i componenti che lo consentono.<br />

Nella scelta dei materiali per i componenti, le tubazioni, i collettori e nella determinazione delle<br />

temperature e delle pressioni <strong>di</strong> progetto sono prese in considerazione tutte le con<strong>di</strong>zioni critiche più<br />

gravose, in modo che siano garantite con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza e le prestazioni necessarie al corretto<br />

funzionamento. In tutti i casi la scelta dei materiali e i calcoli per determinare le caratteristiche<br />

principali dei materiali, sono effettuati in considerazione della più alta temperatura e pressione<br />

possibile compresi i margini <strong>di</strong> sicurezza in conformità ai requisiti <strong>di</strong> legge e gli standard applicabili.<br />

Particolare attenzione è stata posta nell’in<strong>di</strong>viduare soluzioni progettuali in<strong>di</strong>rizzate ad una gestione<br />

integrata <strong>di</strong> tutti i sottosistemi impiantistici, con l’obiettivo <strong>di</strong> ottimizzare il monitoraggio dei<br />

processi da remoto, favorire l’efficienza operativa e agevolare le operazioni <strong>di</strong> manutenzione.<br />

L’<strong>impianto</strong> prevede quin<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> automazione e controllo che consente la conduzione<br />

automatizzata della centrale e la protezione delle sue apparecchiature qualora si dovessero verificare<br />

con<strong>di</strong>zioni anomale <strong>di</strong> esercizio. Il sistema <strong>di</strong> automazione integrerà molteplici funzioni inclusa la<br />

supervisione e controllo delle apparecchiature in campo, la gestione degli allarmi, l’ottimizzazione<br />

dei processi e la raccolta ed archiviazione delle informazioni. Il sistema permetterà sia la gestione<br />

tecnico-operativa delle infrastrutture impiantistiche, sia la gestione della sicurezza e dovrà quin<strong>di</strong><br />

essere in grado <strong>di</strong> svolgere molteplici funzioni tra cui:<br />

• Acquisizione dati (misure, stati <strong>di</strong> funzionamento ed allarmi) relativi agli elementi impiantistici;<br />

• Generazione <strong>di</strong> coman<strong>di</strong> verso gli organi <strong>di</strong> attuazione, con modalità automatica o manuale,<br />

secondo la logica programmata.<br />

• Controllo dei valori acquisiti in riferimento ai valori limite configurati e generazione automatica<br />

delle segnalazioni per le misure “non validate” (allarmi software).<br />

• Elaborazione degli allarmi tecnici, sud<strong>di</strong>visi per livelli <strong>di</strong> priorità e classi <strong>di</strong> appartenenza.<br />

• Controllo della integrità e della funzionalità del sistema, con propria auto<strong>di</strong>agnostica.<br />

L’architettura del sistema utilizzerà protocolli evoluti e specificatamente progettati per le funzioni<br />

specifiche <strong>di</strong> ogni livello funzionale in modo da garantire la massima flessibilità e apertura, totale<br />

interoperabilità dei sottosistemi, massima espansibilità attraverso una struttura modulare e massimo<br />

uso delle tecnologie <strong>di</strong> comunicazione dell’ Information Technology. In questo modo sarà possibile<br />

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attuare tutte le strategie <strong>di</strong> risparmio energetico e <strong>di</strong> ottimizzazione che consentono il contenimento<br />

dei costi <strong>di</strong> manutenzione e dei tempi <strong>di</strong> intervento.<br />

L’<strong>impianto</strong> sarà realizzato e gestito in modo da garantire la massima <strong>di</strong>sponibilità e sicurezza <strong>di</strong><br />

esercizio. A tal fine sono stati adottati abbondanti margini <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento, opportune<br />

ridondanze e soluzioni tecniche atte ad evitare e prevenire ogni criticità <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong> blocchi e<br />

protezioni.<br />

L’<strong>impianto</strong> è basato su un progetto intrinsecamente sicuro: in caso <strong>di</strong> malfunzionamenti operativi<br />

non ci saranno pericoli per gli operatori, la popolazione e per l’ambiente circostante.<br />

In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emergenza, sono state prese adeguate misure <strong>di</strong> protezione tali da portare l’<strong>impianto</strong><br />

in con<strong>di</strong>zioni operative sicure in modo automatico.<br />

In caso <strong>di</strong> avaria <strong>di</strong> unità operative ausiliarie, la loro sostituzione avverrà in tempi rapi<strong>di</strong> senza<br />

compromettere l’esercizio dell’<strong>impianto</strong>:in ogni caso l’<strong>impianto</strong> è dotato <strong>di</strong> una adeguata scorta <strong>di</strong><br />

parti <strong>di</strong> ricambio.<br />

L’<strong>impianto</strong> può essere condotto per produrre solo energia elettrica (conduzione full electric) o per<br />

produrre energia elettrica ed energia termica (conduzione cogenerativa).<br />

Al fine <strong>di</strong> rendere minimo l’impatto visivo delle varie strutture del progetto e perseguire la migliore<br />

integrazione dell’intero <strong>impianto</strong> nel paesaggio è necessario adottare delle misure che mitighino<br />

l’impatto sul territorio. Le prescrizioni progettuali adottate, sono <strong>di</strong> seguito descritte:<br />

• I colori delle facciate esterne dei fabbricati, compresi quelli destinati ad ospitare gli impianti,<br />

dovranno essere tenui e scelti tra le tipiche tonalità in uso per l’e<strong>di</strong>lizia rurale tra<strong>di</strong>zionale, al fine<br />

<strong>di</strong> ridurne la visibilità<br />

• sistemazione con piantumazioni nell’area perimetrale dell’<strong>impianto</strong> con essenze arbustive<br />

autoctone al fine <strong>di</strong> attenuare il più possibile la <strong>di</strong>scontinuità tra opere tecnologiche ed ambiente<br />

circostante;<br />

• le <strong>di</strong>rettrici dei cavidotti, interni ed esterni all’<strong>impianto</strong>, seguiranno i percorsi delle vie <strong>di</strong><br />

circolazione, al fine <strong>di</strong> ridurre gli scavi per la loro messa in opera;<br />

• massimizzazione delle <strong>di</strong>stanze dell’<strong>impianto</strong> da unità abitative regolarmente censite e<br />

stabilmente abitate;<br />

• minimizzazione dei i tempi <strong>di</strong> costruzione;<br />

• ripristino dello stato dei luoghi dopo la <strong>di</strong>smissione dell'<strong>impianto</strong> o destinazione del suolo alla<br />

rinaturalizzazione con specie autoctone scelte in base alle peculiarità dell'area; la vegetazione<br />

presente, dunque, va mantenuta o quantomeno rimpiazzata a fine ciclo;<br />

Per ridurre l’impatto sul paesaggio della caldaia, che costituisce il componente più consistente dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dell’ingombro visivo, è stata prevista una boiler house costituita da una copertura e da<br />

un sistema <strong>di</strong> alettature inclinate fissate sulle facciate verticali in grado <strong>di</strong> nascondere il corpo<br />

caldaia consentendo allo stesso tempo la corretta ventilazione e <strong>di</strong>ssipazione del calore.<br />

La sempre crescente sensibilità per le problematiche <strong>di</strong> risparmio energetico e <strong>di</strong> sostenibilità<br />

ambientale in ambito e<strong>di</strong>lizio, ha imposto anche una particolare attenzione nell’in<strong>di</strong>viduare soluzioni<br />

progettuali che privilegino il contenimento dei consumi energetici degli e<strong>di</strong>fici climatizzati. Pertanto<br />

sono previste soluzioni impiantistiche e architettoniche in accordo alla recente normativa in materia<br />

<strong>di</strong> risparmio energetico (D.Lgs.311/06). In questa ottica l’ integrazione architettonico-impiantistica è<br />

realizzata scegliendo gli elementi <strong>di</strong>sperdenti principali quali infissi e tamponamenti perimetrali, in<br />

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modo da coniugare la contestualizzazione dell’immagine complessiva degli e<strong>di</strong>fici e la <strong>di</strong>minuzione<br />

delle <strong>di</strong>spersioni termiche.<br />

Particolare cura è stata posta nella definizione della planimetria, alla ricerca della semplicità <strong>di</strong><br />

movimento degli operatori e <strong>di</strong> accesso alle aree funzionali, che si ritiene premessa in<strong>di</strong>spensabile<br />

per la sicurezza. Sono stati mantenuti gli spazi necessari a consentire le operazioni <strong>di</strong> manutenzione<br />

ed esercizio in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima sicurezza ed è stato stu<strong>di</strong>ato il layout in modo da favorire<br />

l’accesso a tutte le aree <strong>di</strong> <strong>impianto</strong> in modo semplice e funzionale.<br />

L’uso <strong>di</strong> tecnologie consolidate e <strong>di</strong> schemi funzionali ampiamente sperimentati consente l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> superfici ridotte e l’ottimizzazione <strong>di</strong> strutture e funzioni <strong>di</strong> controllo in comune a più aree<br />

funzionali.<br />

L’<strong>impianto</strong> è sud<strong>di</strong>viso nelle seguenti sezioni principali:<br />

sezione stoccaggio e movimentazione della biomassa<br />

• ricevimento, stoccaggio e movimentazione del combustibile;<br />

• caricamento del combustibile alla sezione <strong>di</strong> combustione;<br />

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sistema <strong>di</strong> generazione vapore<br />

• sistema <strong>di</strong> combustione e generazione vapore;<br />

• sistema <strong>di</strong> rimozione ceneri;<br />

sistema <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> energia elettrica<br />

• turbogeneratore;<br />

• sistema by-pass turbina;<br />

ciclo vapore<br />

• sistema <strong>di</strong> condensazione ad aria;<br />

• degasatore<br />

sezione trattamento e evacuazione fumi<br />

• sistema <strong>di</strong> depurazione ed evacuazione fumi e sistemi ausiliari per il controllo delle emissioni;<br />

• sistema <strong>di</strong> analisi fumi;<br />

• camino per lo scarico dei fumi <strong>di</strong> combustione;<br />

apparecchiature e strumentazioni elettriche<br />

• sottostazione elettrica a 150 KV per il collegamento con la rete;<br />

• cavidotto a 30 kV per il collegamento tra il sito e la sottostazione;<br />

• sistema elettrico <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione me<strong>di</strong>a e bassa tensione con relativi quadri e trasformatori<br />

elettrici ;<br />

• sistemi <strong>di</strong> regolazione, supervisione e controllo;<br />

sistemi ausiliari <strong>di</strong> centrale<br />

• <strong>impianto</strong> <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong>stribuzione acqua demineralizzata;<br />

• impianti <strong>di</strong> iniezione ad<strong>di</strong>tivi chimici e campionamento chimico acqua <strong>di</strong> caldaia;<br />

• <strong>impianto</strong> i produzione e <strong>di</strong>stribuzione aria compressa;<br />

• <strong>impianto</strong> antincen<strong>di</strong>o (rivelazione e spegnimento);<br />

• <strong>impianto</strong> HVAC;<br />

• <strong>impianto</strong> adduzione, trattamento acque e rete <strong>di</strong> scarico acque reflue;<br />

opere civili e infrastrutture <strong>di</strong> <strong>impianto</strong><br />

• strade, piazzali, recinzioni, opere a verde;<br />

• fondazioni e opere <strong>di</strong> supporto agli impianti principali;<br />

• e<strong>di</strong>fici;<br />

Di seguito si fornisce una descrizione delle opere previste nel progetto<br />

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5.2.1 Sezione stoccaggio e movimentazione della biomassa<br />

La particolarità <strong>di</strong> queste tipologie <strong>di</strong> biomassa (paglia e potature) è che esse vengono prodotte in<br />

determinati brevi perio<strong>di</strong> dell’anno. La paglia <strong>di</strong> grano viene imballata nei mesi estivi successivi alla<br />

mietitura e, grazie alla sua ridotta umi<strong>di</strong>tà, può essere stoccata in cumuli (stoccaggi) <strong>di</strong>ffusi sul<br />

territorio, che alimenteranno in maniera programmata il magazzino dell’<strong>impianto</strong> mantenendo una<br />

<strong>di</strong>sponibilità costante e continua del materiale.<br />

Le potature <strong>di</strong> oliveti e vigneti dovranno essere invece sminuzzate per favorire il trasporto e smaltite<br />

in maniera più veloce rispetto alla paglia a causa della umi<strong>di</strong>tà più elevata che potrebbe favorire una<br />

degradazione del materiale.<br />

Nell’area dell’<strong>impianto</strong> verrà organizzata l’area <strong>di</strong> ricevimento e pesatura e verranno pre<strong>di</strong>sposti i<br />

depositi all’aperto per le balle <strong>di</strong> paglia e per il cippato <strong>di</strong> legno, equipaggiati con gru e pale<br />

semoventi.<br />

Il materiale sarà convogliato in sezioni <strong>di</strong>verse per la preparazione e la successiva introduzione in<br />

caldaia attraverso due <strong>di</strong>verse linee <strong>di</strong> alimentazione.<br />

5.2.1.1 Movimentazione paglia<br />

Tutta la sezione destinata alla ricezione della biomassa ed alla sua successiva movimentazione verso<br />

la sezione <strong>di</strong> combustione sarà costruita con standard <strong>di</strong> qualità, specie per quanto riguarda la<br />

<strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> polveri.<br />

La paglia verrà stoccata in un’area dell’e<strong>di</strong>ficio pari a 930 m 2 circa, per un’altezza netta complessiva<br />

<strong>di</strong> 4 metri. Il sistema <strong>di</strong> caricamento dei nastri trasportatori che alimentano la caldaia avverrà per<br />

mezzo <strong>di</strong> 2 carroponti che attraversano tutta la campata principale dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />

5.2.1.2 Movimentazione cippato<br />

Il deposito è costituito in senso longitu<strong>di</strong>nale da quattro corsie, le cui <strong>di</strong>mensioni sono circa 11 m <strong>di</strong><br />

lunghezza, 4 m <strong>di</strong> larghezza ed altezza utile <strong>di</strong> stoccaggio pari a 8 m.<br />

Questo stoccaggio assume un significato rilevante nella gestione dell’<strong>impianto</strong>: una tale autonomia<br />

permette <strong>di</strong> gestire con una certa flessibilità la sezione <strong>di</strong> cippatura ed il ricevimento della biomassa<br />

dall’esterno, con particolare riferimento alla programmazione delle manutenzioni e alla gestione <strong>di</strong><br />

particolari emergenze.<br />

All’interno del deposito <strong>di</strong> cippato, l’accumulo della biomassa lungo tutta la lunghezza delle corsie<br />

viene ottenuta con un raschiatore (o rastrello) che con movimenti <strong>di</strong> traslazione orizzontale e<br />

verticale <strong>di</strong>stribuisce la biomassa lungo la singola corsia. Questo stesso convogliatore permette<br />

anche lo scarico del cippato dal lato corto <strong>di</strong> ogni corsia, opposto a quello <strong>di</strong> alimentazione. Un<br />

sistema a fotocellule, nella parte finale delle corsie, verifica lo stato <strong>di</strong> riempimento ed influenza la<br />

logica <strong>di</strong> gestione delle fasi <strong>di</strong> carico e scarico del deposito.<br />

Lungo il fronte <strong>di</strong> scarico delle tre corsie, è presente un trasportatore a catena interrato che raccoglie<br />

tutto il cippato estratto dal deposito e lo convoglia ai nastri trasportatori che alimentano la caldaia.<br />

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5.2.1.3 Caricamento biomassa<br />

L’area <strong>di</strong> caricamento mette in contatto la sezione <strong>di</strong> stoccaggio con quella <strong>di</strong> combustione e serve<br />

essenzialmente a convogliare il combustibile in caldaia. Tramite le <strong>di</strong>verse linee <strong>di</strong> carico controllate<br />

dal sistema informatico si convoglieranno i balloni prismatici <strong>di</strong> paglia e il cippato <strong>di</strong> legna<br />

provenienti dai rispettivi stoccaggi.<br />

Le linee <strong>di</strong> carco saranno costituite da nastri trasportatori in grado <strong>di</strong> movimentare la biomassa dallo<br />

stoccaggio relativo alla sezione <strong>di</strong> caricamento.<br />

5.2.2 Sezione generazione vapore<br />

5.2.2.1 Sistema <strong>di</strong> combustione e generazione vapore<br />

Il generatore <strong>di</strong> vapore per la produzione <strong>di</strong> vapore surriscaldato ad elevata entalpia è costituito da<br />

una caldaia ad un solo corpo cilindrico superiore, progettata con tre passaggi. Il primo passo è la<br />

camera <strong>di</strong> combustione. Il secondo passo è il surriscaldatore. Il terzo passo contiene i restanti fasci<br />

tubieri dell'economizzatore.<br />

La tecnologia è del tipo a griglia mobile, così definita perché appunto i processi <strong>di</strong> combustione<br />

avvengono al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> una griglia <strong>di</strong> metallo. La combustione delle particelle più pesanti avverrà<br />

sulla griglia, mentre le particelle più leggere bruceranno in sospensione.<br />

L’aria primaria immessa attraverso la griglia la raffredda e garantisce la combustione sulla griglia,<br />

l’aria secondaria immessa con eiettori in camera <strong>di</strong> combustione garantisce la turbolenza e la<br />

miscelazione dell’ossigeno e dei composti volatili.<br />

L'<strong>impianto</strong> sarà progettato per avere le seguenti caratteristiche:<br />

• Bassi valori <strong>di</strong> emissione;<br />

• Massima affidabilità;<br />

• Lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> esercizio prima <strong>di</strong> ogni fermata per manutenzione;<br />

• Grande flessibilità sull'uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> combustibile;<br />

La camera <strong>di</strong> combustione avrà due <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> combustione:<br />

• Griglia mobile per <strong>biomasse</strong><br />

(Max.80 MW)<br />

• Bruciatori a metano- per start-up (2 x 15 MW)<br />

La potenzialità massima con combustibile solido sarà <strong>di</strong> 80 MW.<br />

La zona ad irraggiamento è posizionata <strong>di</strong>rettamente sopra il forno contenente la griglia; il passaggio<br />

dei fumi è verticale <strong>di</strong>scendente per l’immissione nella sezione convettiva.<br />

La sezione <strong>di</strong> combustione è costituita da un forno a griglia mobile raffreddata ad aria in grado <strong>di</strong><br />

garantire il funzionamento continuo in automatico ed un’elevata efficienza <strong>di</strong> combustione, anche in<br />

presenza <strong>di</strong> caratteristiche del combustibile variabili. Il raffreddamento ad aria della griglia è<br />

funzione dei bassi carichi termici dovuti dal P.C.I. del combustibile e dall’elevata semplicità <strong>di</strong><br />

realizzazione e affidabilità <strong>di</strong> esercizio.<br />

L’alimentazione della griglia <strong>di</strong> combustione avviene dalla tramoggia <strong>di</strong> carico, dalla quale si<br />

<strong>di</strong>parte il canale <strong>di</strong> adduzione equipaggiato nella sezione <strong>di</strong> uscita da spintori idraulici.<br />

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Il movimento dei barrotti <strong>di</strong> griglia, gestito in automatico oppure con una sequenza pre<strong>di</strong>sposta dalla<br />

Sala Controllo, consente quin<strong>di</strong> al combustibile <strong>di</strong> procedere lungo le sezioni <strong>di</strong> essicazione,<br />

combustione e scarico ceneri, per essere poi espulso, come ceneri alle tramoggie <strong>di</strong> scarico al<br />

collettore / trasportatore ceneri, in bagno d’acqua (guar<strong>di</strong>a idraulica).<br />

A valle del combustore a griglia è prevista una camera <strong>di</strong> combustione costituita da tubi lisci uniti<br />

tra loro me<strong>di</strong>ante interposta aletta saldata longitu<strong>di</strong>nalmente in modo da ottenere una struttura<br />

membranata costituente una camera a tenuta. L’isolamento refrattario <strong>di</strong> questa sezione del<br />

generatore consente <strong>di</strong> evitare la combustione incompleta nelle zone fredde che tendono a formarsi<br />

in corrispondenza delle pareti metalliche.<br />

Tale esecuzione del generatore permettere <strong>di</strong> abbattere la temperatura in camera <strong>di</strong> combustione, in<br />

quanto le pareti membranate sovrastanti la griglia assorbono una quota rilevante del calore <strong>di</strong><br />

irraggiamento. Inoltre, grazie alle tramogge delle ceneri poste in corrispondenza dei cambi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rezione sul piano verticale e delle superfici <strong>di</strong> scambio convettive, si ottiene una migliore gestione<br />

del flusso dei fumi e un corrispondente minore grado <strong>di</strong> sporcamento delle superfici in oggetto. Ciò<br />

è garantito inoltre dalla bassa velocità dei fumi prevista in fase <strong>di</strong> progetto, la quale consente così un<br />

sufficiente tempo <strong>di</strong> permanenza degli stessi in camera <strong>di</strong> combustione con conseguente controllo<br />

delle emissioni <strong>di</strong> monossido <strong>di</strong> carbonio.<br />

La camera <strong>di</strong> combustione è dotata <strong>di</strong> strumenti adatti a rilevare costantemente tutti i parametri<br />

essenziali <strong>di</strong> funzionamento (temperatura, ossigeno, ecc.). In sostanza durante il suo funzionamento,<br />

agendo nella sala controllo con sistemi a <strong>di</strong>stanza, è possibile mo<strong>di</strong>ficare ed intervenire sui<br />

parametri <strong>di</strong> funzionamento, così da garantire sempre ed in ogni momento le migliori con<strong>di</strong>zioni<br />

operative e quin<strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> combustione ottimale.<br />

La camera <strong>di</strong> combustione può essere completamente ventilata e svuotata, cosa fondamentale<br />

durante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> fermo e <strong>di</strong> start-up.<br />

I vantaggi <strong>di</strong> un tale sistema <strong>di</strong> combustione sono i seguenti:<br />

• Elevati rapporti <strong>di</strong> turndown<br />

• Flessibilità <strong>di</strong> combustibile<br />

• Combustibile <strong>di</strong> supporto non necessario<br />

• Basso eccesso <strong>di</strong> aria con alta efficienza e ridotta potenza del ventilatore aria comburente<br />

• Basso valore <strong>di</strong> emissioni<br />

• Massima affidabilità<br />

• Lunghi tempi <strong>di</strong> esercizio tra pulizie manuali della camera <strong>di</strong> combustione.<br />

A valle della camera <strong>di</strong> combustione, i fumi attraversano una sezione ra<strong>di</strong>ante, la quale abbassa la<br />

temperatura fino a circa 750°C, e una sezione convettiva, costituita dai seguenti elementi:<br />

• uno screen evaporatore il quale abbassa la temperatura fino a circa 650°C<br />

• i banchi surriscaldatori, dotati <strong>di</strong> attemperatori interme<strong>di</strong> che regolano la temperatura del vapore<br />

fino alla temperatura finale richiesta<br />

• i banchi economizzatori, i quali innalzano la temperatura dell’acqua <strong>di</strong> alimento fino a valori<br />

prossimi alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vaporizzazione, prima del suo ingresso nel corpo cilindrico<br />

I fumi cal<strong>di</strong> in uscita dall’economizzatore <strong>di</strong> caldaia hanno una temperatura intorno ai 170 °C e<br />

vengono inviati al trattamento <strong>di</strong> depolverizzazione costituito essenzialmente da un un filtro a<br />

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maniche, e successivamente vengono aspirati dal ventilatore <strong>di</strong> tiraggio indotti ed avviati al camino<br />

per il definitivo scarico all’atmosfera.<br />

Un sistema <strong>di</strong> ricircolo dei fumi in camera <strong>di</strong> combustione, garantisce il controllo accurato degli<br />

Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Azoto (NOx). I fumi esausti rilasciati dal generatore <strong>di</strong> vapore verranno pertanto ricircolati<br />

e immessi in camera <strong>di</strong> combustione per elevare la turbolenza e <strong>di</strong>minuire la produzione <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

azoto. Risulta comunque necessario la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un idoneo sistema DeNOx per rispettare i<br />

limiti imposti dalla normativa italiana, in termini <strong>di</strong> NOx.<br />

I collegamenti tra le superfici riscaldanti assicureranno una <strong>di</strong>stribuzione del flusso sulle superfici<br />

stesse stabile e regolare in tutte le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio.<br />

Il progetto delle parti in pressione rispetta la normativa VSG e sarà approvato da ISPESL/PED.<br />

Per l’accensione della caldaia s prevede la presenza <strong>di</strong> 2 bruciatori per innescare la combustione: si<br />

tratta <strong>di</strong> bruciatori a gas naturale retrattili posti sulle pareti della camera <strong>di</strong> combustione della<br />

caldaia.<br />

5.2.2.2 Sistema <strong>di</strong> rimozione ceneri<br />

Il processo <strong>di</strong> combustione delle paglie, oltre al calore utile alla conversione elettrica, genera un<br />

residuo <strong>di</strong> combustione, rappresentato dalle ceneri; tale residuo deve essere allontanato e smaltito<br />

nel modo più corretto; in alternativa (allorché tecnicamente ed economicamente possibile), può<br />

essere valorizzato attraverso un impiego alternativo.<br />

Considerato che il contenuto in ceneri è pari al 6-7% della sostanza secca delle paglie, 131 mila<br />

tonnellate annue <strong>di</strong> paglia determinano la produzione <strong>di</strong> 8.000 – 9.000 tonnellate <strong>di</strong> ceneri all’anno<br />

(circa una tonnellata per ora <strong>di</strong> funzionamento dell’<strong>impianto</strong>).<br />

Le ceneri da raccogliere sono identificabili in <strong>di</strong>verse sezioni dell’<strong>impianto</strong>:<br />

• ceneri <strong>di</strong> fondo del letto che vengono scaricate ad umido;<br />

• ceneri leggere raccolte nella tramoggia <strong>di</strong> fondo del passaggio convettivo;<br />

• ceneri leggere raccolte nelle tramogge <strong>di</strong> scarico del filtro a maniche.<br />

Il sistema a umido per le ceneri pesanti consiste in un sistema <strong>di</strong> nastri trasportatori a catena che<br />

convogliano le ceneri umide fino a tre scarrabili. Le ceneri pesanti provenienti dalla superfìcie della<br />

griglia mobile sono trasportate al limite frontale della griglia stessa dalla quale cadono all'interno del<br />

trasportatore sopra descritto.<br />

Un secondo sistema <strong>di</strong> trasportatori meccanici raccoglie le ceneri provenienti dalla parte convettiva<br />

e dal filtro a maniche e le invia poi in un silo <strong>di</strong> stoccaggio a secco. Il sistema <strong>di</strong> evacuazione è<br />

<strong>di</strong>mensionato per raccogliere le ceneri leggere, trasportarle in maniera adeguatamente protetta per<br />

evitare pulviscolo nell’aria ed immagazzinarle in un silo.<br />

Il silo è dotato <strong>di</strong>:<br />

• filtro <strong>di</strong> sfiato;<br />

• sensore <strong>di</strong> livello a 3 posizioni;<br />

• sistema <strong>di</strong> estrazione residui sia a secco sia ad umido (umi<strong>di</strong>ficatore ceneri).<br />

La gestione delle ceneri da biomassa è <strong>di</strong>sciplinata dal D.Lgs. 152/2006 (parte IV) che le classifica<br />

come “rifiuti speciali non pericolosi” ed in particolare nella categoria dei rifiuti inorganici<br />

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provenienti da processi termici. E’ possibile <strong>di</strong>stinguere la frazione delle “ceneri pesanti” da quella<br />

<strong>di</strong> “ceneri leggere”. Ovviamente trattasi <strong>di</strong> ceneri che provengono da materiale non trattato con<br />

vernici, solventi o prodotti chimici in genere.<br />

La definizione <strong>di</strong> “rifiuto speciale non pericoloso” assegna al materiale <strong>di</strong> scarto la possibilità <strong>di</strong><br />

sottoporlo a procedure semplificate <strong>di</strong> smaltimento (D.M. 186/2006); laddove sia tecnicamente ed<br />

economicamente possibile, l’attuale orientamento normativo (sia con riferimento alla legislazione<br />

comunitaria che a quella nazionale) stabilisce in via preferenziale il recupero <strong>di</strong> materia ed energia,<br />

destinando il conferimento in <strong>di</strong>scarica solo come ultima possibilità.<br />

In particolare, sarebbe opportuno (in virtù della recente normativa in materia) qualificare le ceneri<br />

come “sottoprodotto” piuttosto che come materiale <strong>di</strong> “rifiuto”; questa <strong>di</strong>stinzione ha rilevanti<br />

ricadute in quanto escludere l’obbligo <strong>di</strong> avviare il materiale medesimo allo smaltimento ed offre<br />

nuove possibilità d’impiego.<br />

In sintesi, le potenziali possibilità <strong>di</strong> recupero sono:<br />

• produzione <strong>di</strong> conglomerati cementizi;<br />

• utilizzo in cementifici;<br />

• industria dei laterizi e dell’argilla espansa;<br />

• recuperi ambientali.<br />

Particolare interesse si intende però assegnare alla possibilità <strong>di</strong> procedere ad un recupero e<br />

valorizzazione agronomica delle ceneri, consapevoli che la sottrazione minerale ai campi coltivati<br />

eseguita con l’asporto delle paglie potrebbe essere perfettamente riequilibrata attraverso l’apporto<br />

concimante delle ceneri, tal quali od opportunamente compostate.<br />

Nel novero delle procedure semplificate previste dal D.M. 186/2006, sono proponibili, infatti, due<br />

ulteriori e <strong>di</strong>stinti processi <strong>di</strong> recupero:<br />

• produzione <strong>di</strong> compost ;<br />

• produzione <strong>di</strong> fertilizzanti (purché conformi alla L. 748 del 19 ottobre 1984).<br />

Un ulteriore riferimento normativo per il riutilizzo delle ceneri è il D. Lgs. 220/95 che ha recepito il<br />

Reg. CEE 2092/91 sull’utilizzo <strong>di</strong> “prodotti per la concimazione e l’ammendamento impiegabili in<br />

agricoltura biologica” il quale in<strong>di</strong>ca, tra questi, anche l’uso <strong>di</strong> cenere <strong>di</strong> legno vergine.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista prettamente agronomico, le ceneri possono essere considerate:<br />

• un concime, finalizzato ad apportare al suolo agrario elementi nutritivi utili all’accrescimento<br />

delle piante coltivate e, dunque, favorirne la produzione;<br />

• un correttivo-ammendante, finalizzato ad innalzare la reazione del suolo (pH), in ragione della<br />

presenza <strong>di</strong> metalli alcalino-terrosi insolubili o poco solubili (quali Ca e Mg) nonché metalli<br />

alcalini solubili (quali Na e K) sotto forma <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>, idrossi<strong>di</strong> e carbonati.<br />

5.2.3 Sezione trattamento e evacuazione fumi<br />

Relativamente agli accorgimenti progettuali e tecnologici per la riduzione e il controllo delle<br />

emissioni, verranno adottati i sistemi e le tecnologie più efficaci ed affidabili oggi <strong>di</strong>sponibili, con i<br />

seguenti obiettivi primari:<br />

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• controllo delle caratteristiche del combustibile perché rientri sempre nei limiti <strong>di</strong> legge e non<br />

contenga all’origine inquinanti in qualità e quantità superiori a quanto previsto dalla<br />

progettazione dell’<strong>impianto</strong>;<br />

• controllo della combustione e del suo completo svolgimento (minimizzazione delle emissioni <strong>di</strong><br />

CO) anche al fine <strong>di</strong> sfruttare al massimo il contenuto energetico del combustibile;<br />

• controllo in continuo delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> combustione e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> efficienza delle<br />

sezioni <strong>di</strong> abbattimento fumi sia in caldaia che al camino; questi controlli sono tra loro connessi,<br />

me<strong>di</strong>ante apposito HW e SW <strong>di</strong> processo (supervisione dei parametri <strong>di</strong> funzionamento, gestione<br />

attiva <strong>di</strong> eventuali allarmi e sicurezze intrinseche) e realizzano il mantenimento delle con<strong>di</strong>zioni<br />

ottimali <strong>di</strong> funzionamento <strong>di</strong> tutta la catena combustione;<br />

• elevata capacità <strong>di</strong> gestire i transitori senza produrre emissioni inquinanti indesiderate e, in ogni<br />

caso, <strong>di</strong> ridurre a tempi minimi le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> transitorio e <strong>di</strong> emergenza.<br />

Il sistema <strong>di</strong> trattamento e abbattimento delle emissioni si basa, essenzialmente su tre <strong>di</strong>verse<br />

meto<strong>di</strong>che:<br />

• denitrificazione<br />

• trattamento chimico e fisico dei fumi<br />

• sistemi <strong>di</strong> rilevazione e monitoraggio al camino<br />

La denitrificazione si basa su <strong>di</strong> un processo chimico <strong>di</strong> abbattimento degli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto (NOx)<br />

.attraverso l’iniezione, tramite ugelli, nel flusso gassoso prodotto dalla combustione, <strong>di</strong> una<br />

soluzione <strong>di</strong> acqua ed urea.<br />

Il reagente quando entra in contatto con le molecole degli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto, reagisce con loro e le<br />

trasforma in altri composti non inquinanti, garantendo quin<strong>di</strong> il rispetto dei limiti fissata dalla<br />

norma.<br />

Il trattamento fumi, è del tipo a secco e questo permette <strong>di</strong> ridurre <strong>di</strong> molto i consumi idrici della<br />

centrale. I gas <strong>di</strong> combustione che escono dalla sezione <strong>di</strong> combustione, sono convogliati ad una<br />

torre <strong>di</strong> reazione dove sono miscelati con idrossido <strong>di</strong> calce che reagisce con i composti alogenati<br />

(HCl, HF) e con anidride solforosa, trasformandoli in sali <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o, cloruri e solfati.<br />

Dopo questo primo trattamento chimico i fumi vengono sottoposti ad un successivo sta<strong>di</strong>o fisico<br />

tramite il passaggio del flusso <strong>di</strong> aria calda attraverso filtri a maniche appositamente realizzati per<br />

catturare particelle <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni piccolissime. Queste, una volta depositate nelle celle dei filtri,<br />

vengono poi recuperate e raccolte in un sistema <strong>di</strong> stoccaggio chiuso.<br />

Per garantirne il perfetto funzionamento, i filtri a manica sono monitorati costantemente, specie per<br />

quanto riguarda i parametri <strong>di</strong> temperatura dei fumi, onde evitare che una elevata temperatura li<br />

renda inefficaci. In quel caso è comunque previsto un sistema <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> aria esterna che<br />

abbassa la temperatura dei fumi a valori <strong>di</strong> normale funzionamento. Inoltre le maniche filtranti sono<br />

perio<strong>di</strong>camente pulite tramite getti <strong>di</strong> aria compressa per mantenerle in perfetto stato <strong>di</strong> efficienza.<br />

Le dotazioni che completano il sistema ambientale della centrale comprendono un sistema <strong>di</strong><br />

analizzatore dei fumi per garantire in continuo il monitoraggio ed il controllo delle emissioni al<br />

camino provenienti dal ciclo <strong>di</strong> combustione.<br />

Il sistema permetterà l’analisi e la rilevazione in continuo dei seguenti parametri:<br />

• Temperatura;<br />

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• Portata volumetrica dell’effluente gassoso;<br />

• Ossigeno <strong>di</strong> riferimento;<br />

• Polveri totali;<br />

• Monossido <strong>di</strong> Carbonio (CO);<br />

• Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Azoto (NOx);<br />

• Sostanze organiche sotto forma <strong>di</strong> gas e vapori, espresse come Carbonio Organico Totale (COT);<br />

• Biossido <strong>di</strong> Zolfo (SO2).<br />

Il sistema <strong>di</strong> monitoraggio in continuo dovrà prevedere il controllo dei microinquinanti come IPA,<br />

metalli, composti inorganici del cloro espressi come acido cloridrico (HCl), composti inorganici del<br />

fluoro espressi come acido fluoridrico (HF), <strong>di</strong>ossine e furani (PCDD + PCDF).<br />

Inoltre, sempre in continuo, il sistema rileverà anche le concentrazioni <strong>di</strong> Carbonio Organico totale<br />

(COT), importante in<strong>di</strong>catore della concentrazione totale <strong>di</strong> sostanze organiche presenti negli<br />

scarichi inquinanti che serve per poter valutare in modo complessivo il carico inquinante e<br />

l’efficacia dei sistemi <strong>di</strong> abbattimento.<br />

I dati – insieme ad altri parametri funzionali – saranno raccolti da appositi analizzatori e trasmessi<br />

ad una postazione computerizzata presso la sala controllo che in tempo reale elabora i dati per<br />

permettere il controllo del rispetto dei limiti <strong>di</strong> legge.<br />

Il monitoraggio delle emissioni è basato sulla tecnica FTIR “Fourier Transformed Infrared”.<br />

Con il sistema FTIR è possibile effettuare misure in continuo <strong>di</strong> HCl, CO, NO, NO2, SO2, H2O,<br />

CO2, O2 e COT. Il camino <strong>di</strong> emissione sarà dotato <strong>di</strong> prese <strong>di</strong> misura posizionate in accordo con<br />

quanto specificatamente in<strong>di</strong>cato dal metodo U.N.I.CHIM. e U.N.I. 10169 e <strong>di</strong>mensionate in<br />

accordo con quanto in<strong>di</strong>cato dall’ASL. Per quanto riguarda l’accessibilità alle prese <strong>di</strong> misura,<br />

saranno garantite le norme <strong>di</strong> sicurezza previste dalla normativa vigente in materia <strong>di</strong> prevenzione<br />

degli infortuni e igiene del lavoro. I sistemi <strong>di</strong> abbattimento a presi<strong>di</strong>o delle emissioni saranno<br />

sottoposti a perio<strong>di</strong>ca manutenzione, al fine <strong>di</strong> garantire l’efficienza degli stessi, e prevenire danni<br />

ambientali.<br />

Le misure <strong>di</strong> concentrazione dei gas molecolari eteronucleari sono effettuate dallo strumento ad<br />

assorbimento Infrarosso a Trasformata <strong>di</strong> Fourier (FTIR) che garantisce: analisi simultanea dei gas<br />

in maniera omogenea e senza alterazione della loro composizione, elevata sensibilità, adattabilità a<br />

qualsiasi variazione dovuta al mutare delle con<strong>di</strong>zioni del processo o alle richieste legislative.<br />

La misura delle sostanze organiche sotto forma <strong>di</strong> gas e vapori è effettuata me<strong>di</strong>ante il metodo a<br />

ionizzazione <strong>di</strong> fiamma (FID). La misura della concentrazione <strong>di</strong> O2 è effettuata me<strong>di</strong>ante metodo<br />

elettrochimico. La misura delle concentrazione <strong>di</strong> polveri è effettuata tramite metodo<br />

<strong>di</strong>ffrattometrico, ovvero tramite la misura in-situ della <strong>di</strong>ffrazione ottica. La misura della portata è<br />

effettuata con principio <strong>di</strong> misura basato sulla pressione <strong>di</strong>fferenziale rilevata dalla sonda inserita<br />

per tutto il <strong>di</strong>ametro del camino, la misura della temperatura e della pressione sono effettuate<br />

utilizzando misuratori locali.<br />

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La seguente tabella riporta il confronto tra emissioni garantite dell’<strong>impianto</strong> con i limiti <strong>di</strong> legge<br />

richiesti dal R.R. 12/2008 che riprende i limiti del DLgs. 152/2006, Parte III dell'Allegato I alla<br />

parte V, riferiti a impianti fino a 50 MW <strong>di</strong> potenza termica installata.<br />

I limiti <strong>di</strong> legge sono sostanzialmente riferiti alla me<strong>di</strong>a giornaliera (infatti secondo il DLgs.<br />

152/2006 i valori limite <strong>di</strong> emissione sopra in<strong>di</strong>cati si considerano rispettati se la valutazione dei<br />

risultati evidenzia che, nelle ore <strong>di</strong> normale funzionamento, durante un anno civile, nessun valore<br />

me<strong>di</strong>o giornaliero valido supera i pertinenti valori limite <strong>di</strong> emissione ed il 95% <strong>di</strong> tutti i valori me<strong>di</strong><br />

orari convalidati nell’arco dell’anno non supera il 200% dei pertinenti valori limite <strong>di</strong> emissione) e a<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> gas secco con tenore <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong> riferimento all’11% <strong>di</strong> ossigeno.<br />

Inquinante<br />

Dati stimati a monte<br />

del trattamento<br />

Emissioni garantite<br />

dell’<strong>impianto</strong><br />

Valori richiesti dal<br />

R.R. 12/2008<br />

Valore me<strong>di</strong>o stimato<br />

(mg/Nm³, secco, 11%<br />

O 2 )<br />

Valore me<strong>di</strong>o<br />

giornaliero (mg/Nm³,<br />

secco, 11% O 2 )<br />

(DLgs. 152/2006,<br />

Parte III dell'Allegato I<br />

alla parte V, impianti<br />

fino a 50 MW <strong>di</strong><br />

potenza termica<br />

installata)<br />

(mg/Nm³, secco, 11%<br />

O 2 )<br />

Polveri 2200 10 30<br />

Monossido <strong>di</strong> carbonio (CO) 100 100 100<br />

Carbonio organico totale<br />

(COT)<br />

10 10<br />

Ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto (NO 2 ) 400 200 200<br />

Ammoniaca (NH 3 ) 20<br />

Biossido <strong>di</strong> zolfo (SO 2 ) 300 100 200<br />

Acido cloridrico (HCl) 400 10 /<br />

Acido fluoridrico (HF) 1 /<br />

Va infine tenuto presente che:<br />

• l’<strong>impianto</strong> ha caratteristiche <strong>di</strong> progetto note e consolidate e procedure <strong>di</strong> emergenza analoghe a<br />

quelle messe a punto in numerose applicazioni simili;<br />

• tutte le apparecchiature essenziali al corretto funzionamento sono coperte da scorta <strong>di</strong> stand-by o<br />

sono progettate a sezioni ridondanti ed hanno doppia alimentazione <strong>di</strong> energia;<br />

• l’intero sistema è coperto da SW e HW <strong>di</strong> controllo in grado <strong>di</strong> gestire <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong><br />

preallarme ed allarme e <strong>di</strong> attivare le procedure correttive prima che si vengano a creare<br />

situazioni che impongano la fermata;<br />

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• l’<strong>impianto</strong> è sorvegliato a turni continui (24 ore su 24) da personale specializzato <strong>di</strong> conduzione e<br />

manutenzione;<br />

il sistema <strong>di</strong> combustione è supervisionato 24 ore su 24, dal conduttore caldaista in turno<br />

5.2.4 Sezione produzione energia elettrica<br />

La produzione <strong>di</strong> energia elettrica avviene tramite un turbo alternatore <strong>alimentato</strong> dal vapore<br />

prodotto dalla sezione sopra descritta.<br />

Il sistema della turbina a vapore, è fornito su uno skid compreso <strong>di</strong> tutti i sottosistemi necessari al<br />

suo corretto funzionamento. In particolare il gruppo comprende:<br />

• prelievo controllato per il degasatore a 3,5 bar (a), per preriscaldatore aria a 7,5 bar (a), per il<br />

preriscaldo condense e a per la produzione <strong>di</strong> acqua calda a 0,7 bar (a);<br />

• valvole <strong>di</strong> ammissione con sistema <strong>di</strong> regolazione della pressione e prelievo a pressione<br />

controllata<br />

• riduttore <strong>di</strong> velocità, completo <strong>di</strong> giunto <strong>di</strong> accoppiamento all’alternatore,<br />

• possibilità <strong>di</strong> funzionamento in “sli<strong>di</strong>ng pressure” con valore minimo <strong>di</strong> pressione,<br />

• sistema <strong>di</strong> lubrificazione completo <strong>di</strong> pompe principali e <strong>di</strong> emergenza, refrigerante dell’olio, 2<br />

filtri (ridondanza al 100%), serbatoio dell’olio, tubazioni <strong>di</strong> collegamento, valvole, sfiato olio con<br />

separazione olio/aria, ecc.;<br />

• viradore;<br />

• valvole <strong>di</strong> ammissione del vapore vivo ad alta pressione complete <strong>di</strong> accessori;<br />

• valvole <strong>di</strong> regolazione del vapore vivo complete <strong>di</strong> accessori;<br />

• filtri temporanei e permanenti sull’arrivo del vapore vivo;<br />

• sistema <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> velocità <strong>di</strong> tipo elettro-idraulico;<br />

• sistema del vapore <strong>di</strong> tenuta completo <strong>di</strong> filtri, valvole e tubazioni;<br />

• <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> scatto per sovra velocità, bassa pressione olio lubrificazione, alta pressione scarico<br />

turbina, spostamento assiale eccessivo dell’albero, blocco a <strong>di</strong>stanza;<br />

• strumentazione per un esercizio sicuro ed affidabile dell’intero sistema incluso il sistema <strong>di</strong><br />

rilevazione vibrazioni e temperature metallo dei cuscinetti;<br />

• tubazioni <strong>di</strong> collegamento;<br />

• controflange, bulloni, guarnizioni per le eventuali estremità flangiate<br />

• piastre <strong>di</strong> fondazione, spessori <strong>di</strong> livello e bulloni per il collegamento al basamento ed eventuali<br />

inserti necessari per la posa in opera e per l’allineamento;<br />

• quadro <strong>di</strong> controllo e regolazione turbina;<br />

• quadro misure e protezioni del generatore completo <strong>di</strong> sistema <strong>di</strong> sincronizzazione per gestione<br />

parallelo rete automatico/manuale ed eventuale esercizio in isola;<br />

• coibentazioni <strong>di</strong> tutte le superfici con temperatura superiore ai 70 °C.<br />

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Sarà presente un sistema <strong>di</strong> by-pass turbina, completo <strong>di</strong> valvola <strong>di</strong> riduzione della pressione e <strong>di</strong><br />

attemperatore <strong>alimentato</strong> con l’acqua in mandata dalle pompe <strong>di</strong> alimento, per lo scarico al<br />

condensatore <strong>di</strong> tutto il vapore generato dalla caldaia in emergenza su chiusura della valvola <strong>di</strong><br />

ammissione <strong>di</strong> turbina.<br />

5.2.5 Ciclo vapore<br />

5.2.5.1 Condensatore ad aria<br />

Il vapore scaricato dalla turbina, verrà inviato, tramite tubazione <strong>di</strong> adduzione, al condensatore ad<br />

aria. L’apparato è <strong>di</strong>mensionato per potere ricevere, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emergenza, il vapore dallo<br />

scarico del by-pass della turbina.<br />

Il condensatore ad aria si compone dei seguenti elementi:<br />

• collettore <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

• fasci tubieri ;<br />

• ventilatori assiali;<br />

• motori elettrici con inverter o a doppia velocità.<br />

A valle del condensatore è installato il serbatoio condense (pozzo caldo) ed il gruppo del vuoto.<br />

Il condensatore ad aria opera me<strong>di</strong>ante la movimentazione <strong>di</strong> aria ambiente (20 °C).<br />

5.2.5.2 Pozzo caldo<br />

Successivamente al condensatore, il condensato si raccoglie nel pozzo caldo, dal quale le pompe <strong>di</strong><br />

estrazione provvedono al rilancio verso il degasatore.<br />

L’accumulatore <strong>di</strong> condense è <strong>di</strong>mensionato in modo da consentire la completa separazione dei gas<br />

dal liquido ed accumulare una quantità <strong>di</strong> condense sufficiente ad assicurare per queste ultime un<br />

tempo <strong>di</strong> permanenza <strong>di</strong> almeno 6 minuti alla massima portata <strong>di</strong> condense preve<strong>di</strong>bile (ovvero<br />

quando il by-pass <strong>di</strong> turbina è completamente aperto). Questo garantisce il controllo del livello delle<br />

condense stesse e la corretta alimentazione della pompa <strong>di</strong> estrazione delle condense. Il condensato<br />

viene estratto dal pozzo caldo da due pompe e inviato al degasatore.<br />

5.2.5.3 Sistema condensato e acqua <strong>di</strong> alimento<br />

Il sistema acqua alimento comprende il rilancio del condensato, la reintegrazione delle per<strong>di</strong>te e del<br />

blow-down con acqua demineralizzata, il degasaggio, il preriscaldo attraverso l’economizzatore<br />

della caldaia e infine l’alimentazione al corpo cilindrico della caldaia.<br />

Il sistema acqua alimento è costituito essenzialmente dai componenti descritti nel seguito.<br />

• Due elettropompe <strong>di</strong> estrazione del condensato, ciascuna <strong>di</strong>mensionata per il 100% della portata,<br />

per cui una è in servizio e la seconda <strong>di</strong> riserva, le quali aspirano dal pozzo caldo del<br />

condensatore ed erogano al degasatore;<br />

Agritre Pag. 24<br />

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• Un Degasatore termofisico a bassa pressione, il quale dovrà anche svolgere la funzione <strong>di</strong><br />

accumulo dell’acqua per il generatore <strong>di</strong> vapore per un tempo sufficiente a fronteggiare un<br />

eventuale black-out dell’<strong>impianto</strong>. Le caratteristiche dell’acqua degasata devono essere conformi<br />

a quanto prescritto dalla normativa tecnica ed adeguate alle esigenze del generatore <strong>di</strong> vapore e<br />

comunque tali da mantenere il contenuto <strong>di</strong> ossigeno al <strong>di</strong> sotto dei 0,1 ppm.<br />

• Due pompe <strong>di</strong> alimento della caldaia a biomassa, ciascuna <strong>di</strong>mensionata al 105% della portata<br />

richiesta dalla caldaia, che aspirano dalla cassa accumulo del degasatore ed erogano la portata<br />

richiesta al corpo cilindrico.<br />

5.2.5.4 Degasatore<br />

Il degasatore sarà sistemato nella boiler house e normalmente verrà <strong>alimentato</strong> con vapore in bassa<br />

pressione spillato dalla turbina. Spora<strong>di</strong>camente il degasatore potrà essere <strong>alimentato</strong> dalla linea del<br />

vapore in alta pressione, previa depressurizzazione ed attemperamento. Questa con<strong>di</strong>zione si<br />

verifica quando la pressione all’interno del collettore <strong>di</strong> bassa pressione scende sotto un limite<br />

prefissato (durante il bypass turbina, durante la fase <strong>di</strong> avviamento, durante il funzionamento a<br />

carichi parziali).<br />

Il degasatore sarà installato nella boiler house a 15 m <strong>di</strong> altezza e dovrà essere completo <strong>di</strong> tutti gli<br />

accessori usuali per questo tipo <strong>di</strong> componente e necessari per il suo corretto funzionamento in tutte<br />

le con<strong>di</strong>zioni operative previste.<br />

In particolare il degasatore sarà costituito dai seguenti componenti<br />

• una torretta degasante (verticale);<br />

• un serbatoio <strong>di</strong> raccolta acqua degasata (orizzontale);<br />

• i bocchelli flangiati per l’ingresso e l’uscita dei flui<strong>di</strong><br />

• piastre, sottopiastre, piastre <strong>di</strong> teflon ed antivibranti, bulloni <strong>di</strong> ancoraggio;<br />

• coibentazione per mantenere una temperatura superficiale del lamierino <strong>di</strong> rivestimento non<br />

superiore ai 50 °C in corrispondenza <strong>di</strong> una temperatura dell’aria <strong>di</strong> 30 °C;<br />

• attacchi per la strumentazione <strong>di</strong> controllo e regolazione;<br />

• una colonna idrometrica completa degli accessori relativi;<br />

strumentazione e valvolame necessari al funzionamento del sistema;<br />

5.2.5.5 Sistema recupero condense<br />

Questo sottosistema provvede a raccogliere tutte le condense pulite recuperabili dal ciclo termico,<br />

per riadoperare come acqua <strong>di</strong> supplemento; le condense recuperabili possono giungere<br />

principalmente da:<br />

• Tenute manicotti della turbina a vapore<br />

• Eiettori del vuoto del condensatore<br />

Il sistema include un serbatoio <strong>di</strong> raccolta delle condense e due pompe <strong>di</strong> circolazione al 100%,<br />

adatte per il trasferimento delle condense al degasatore con una portata modulata automaticamente<br />

dal regolatore <strong>di</strong> livello del degasatore stesso.<br />

.<br />

Agritre Pag. 25<br />

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5.2.6 Apparecchiature e strumentazioni elettriche<br />

Gli impianti elettrici verranno realizzati in stretta osservanza delle normative CEI Italiane applicabili<br />

ed attualmente in vigore, con particolare riguardo alle norme CEI 64-8/ 1-2-3-4-5-6-e 7 ( Impianti<br />

elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in corrente alternata e 1500V in<br />

corrente continua ), CEI 81-1 ( Protezione delle strutture contro i fulmini ) e CEI 99 ( Impianti<br />

elettrici <strong>di</strong> potenza con tensione nominale superiore ad 1KV in corrente alternata ).<br />

Per quanto concerne il collegamento in alta tensione ( 150KV ) alla rete nazionale verranno<br />

rispettate tutte le norme e prescrizioni Terna applicabili.<br />

Il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione in bassa tensione sarà del tipo TN-S.<br />

5.2.6.1 Tensioni <strong>di</strong> <strong>impianto</strong><br />

I livelli <strong>di</strong> tensione <strong>di</strong> stabilimento saranno i seguenti:<br />

• Tensione <strong>di</strong> consegna a Terna : 150KV,trifase,50HZ , ottenuta me<strong>di</strong>ante due trasformatori<br />

elevatori: il primo, posizionato all’inizio del cavidotto <strong>di</strong> circa 6 km <strong>di</strong> collegamento alla<br />

sottostazione TERNA , da 11/30KV,da 27MVA ; il secondo, ubicato in sottostazione TERNA,<br />

Candela 2, in località Piano D’Isca, da 30/150KV,25MVA.<br />

• Tensione <strong>di</strong> generazione con turbogeneratore e <strong>di</strong>stribuzione MT interna : 11KV,trifase,50HZ<br />

• Tensione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione BT per utenze <strong>di</strong> elevata potenza unitaria , con azionamenti ad inverter<br />

: 690V,trifase,50HZ, ottenuta tramite due trasformatori riduttori 11/0,69KV, da 2 MVA cadauno,<br />

collegabili in parallelo. Detti trasformatori saranno costruiti in modo da minimizzare gli effetti<br />

delle armoniche generate dagli azionamenti a tiristori sulla rete.<br />

• Tensione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione BT per utenze forza, piccola forza ed illuminazione : 400V-<br />

230V,trifase + neutro, 50HZ , ottenuta tramite due trasformatori riduttori 11/0,4-0,23KV,<br />

trifase/trifase + neutro, da 2 MVA cadauno, collegabili in parallelo. La tensione <strong>di</strong> 230V sarà<br />

impiegata per alcune utenze minori <strong>di</strong> piccola taglia, per i circuiti <strong>di</strong> illuminazione ed i circuiti<br />

prese.<br />

• Tensioni 24V continua e 48V continua per i servizi <strong>di</strong> sicurezza <strong>di</strong> stabilimento e <strong>di</strong> centrale.<br />

• Tensione 110V alternata,50HZ, da UPS, per strumentazione e sistemi <strong>di</strong> controllo.<br />

5.2.6.2 Utenze elettriche<br />

Le utenze elettriche sono in<strong>di</strong>cate, ciascuna con la propria potenza nominale <strong>di</strong> primo<br />

<strong>di</strong>mensionamento , negli allegati schemi unifilari generali.<br />

La potenza totale installata in BT è <strong>di</strong> circa 5.900KW, con potenza complessiva assorbita in<br />

esercizio <strong>di</strong> circa 2.000KW ; con i dovuti margini <strong>di</strong> sicurezza sono stati quin<strong>di</strong> previsti , per le due<br />

tensioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione BT, 690Vca e 400-230Vca, due coppie <strong>di</strong> trasformatori, tra loro identici e<br />

parallelabili, da 2MVA cadauno.<br />

5.2.6.3 Distribuzione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a tensione<br />

Il turbogeneratore, la cui potenza nominale è <strong>di</strong> 31,9MVA, produce energia alla tensione <strong>di</strong><br />

11KV,50HZ,trifase ; a questa stessa tensione è stata quin<strong>di</strong> prevista la <strong>di</strong>stribuzione primaria in MT<br />

dello stabilimento ; verrà quin<strong>di</strong> fornito in opera un quadro generale MT 11KV, denominato QMT<br />

01, <strong>di</strong> tipo blindato, modulare, composto , in linea <strong>di</strong> massima , dalle seguenti sezioni:<br />

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• Scomparto <strong>di</strong> arrivo linea dal generatore, incorporante :<br />

− Interruttore MT <strong>di</strong> protezione del generatore;<br />

− Misure <strong>di</strong> energia in uscita dal generatore ( produzione lorda richiesta da UTIF )<br />

− Gruppi <strong>di</strong> misura con riduttori <strong>di</strong> tensione e corrente, a monte ed a valle dell’interruttore, e<br />

quanto necessario alla sincronizzazione del medesimo con la rete ed al suo parallelo con la<br />

stessa.<br />

• N° 2 due scomparti identici, ciascuno equipaggiato con interruttore MT <strong>di</strong> idonee caratteristiche,<br />

riduttori <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> tensione e corrente, circuiti <strong>di</strong> protezione e quant’altro necessario per la<br />

corretta protezione dei due trasformatori 11.000/690V,trifase,50HZ <strong>di</strong> alimentazione del quadro<br />

utenze a 690Vca.<br />

• N° 2 due scomparti identici, ciascuno equipaggiato con interruttore MT <strong>di</strong> idonee caratteristiche,<br />

riduttori <strong>di</strong> misura <strong>di</strong> tensione e corrente, circuiti <strong>di</strong> protezione e quant’altro necessario per la<br />

corretta protezione dei due trasformatori 11.000/400-230V,trifase,50HZ <strong>di</strong> alimentazione del<br />

quadro utenze a 400-230Vca.<br />

• N° 1 scomparto <strong>di</strong> alimentazione del primario del trasformatore elevatore<br />

11/30KV,50HZ,trifase, da 27MVA; lo scomparto è equipaggiato con idoneo interruttore<br />

automatico MT, e dei riduttori <strong>di</strong> misura amperometrici e voltmetrici, e dei <strong>di</strong>spositivi e<br />

apparecchiature per il parallelo della rete con il quadro 11KV, al ripristino delle con<strong>di</strong>zioni (<br />

dopo un’anomalia della rete ) che permettono <strong>di</strong> passare dal funzionamento in isola dell’<strong>impianto</strong><br />

al suo collegamento alla rete Terna.<br />

Tutti i componenti <strong>di</strong> misura e controllo saranno alimentati da una fonte <strong>di</strong> energia soccorsa da<br />

batterie a 48Vcc <strong>di</strong> adeguate caratteristiche.<br />

5.2.6.4 Sottostazione elettrica <strong>di</strong> alta tensione <strong>di</strong> collegamento alla rete nazionale<br />

La sottostazione <strong>di</strong> alta tensione,ubicata nella sottostazione Candela 2 in località Piano D’Isca, sarà<br />

costituita da un trasformatore 30/150KV,trifase,50HZ,triangolo/stella , in olio , con raffreddamento<br />

ONAN, <strong>di</strong> potenza nominale <strong>di</strong> 25MVA; il trasformatore è completo <strong>di</strong> regolazione <strong>di</strong> tensione<br />

secondaria , azionata da idoneo motore elettrico.<br />

A monte e valle del trasformatore sono previsti gli opportuni scaricatori <strong>di</strong> sovratensione.<br />

A valle del trasformatore , in conformità delle prescrizioni Terna, sarà realizzato uno stallo<br />

completo, includente:<br />

• barre isolate in aria<br />

• interruttore tripolare tipo SF6 ( 152T2 ), completo dei sezionatori 189TB1 e 189TB2 a monte ed<br />

a valle.<br />

• riduttori <strong>di</strong> misura voltmetrici (TV)<br />

• riduttori <strong>di</strong> misura amperometrici (TA)<br />

• scaricatori <strong>di</strong> sovratensioni e filtri.<br />

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Nel locale <strong>di</strong> misura verranno istallati i relé <strong>di</strong> protezione della linea HV sino alla stazione Terna <strong>di</strong><br />

interconnessione; le misure fiscali dell’energia ceduta alla rete ; il gruppo 48Vcc <strong>di</strong> soccorso per gli<br />

ausiliari <strong>di</strong> sottostazione.<br />

Il collegamento alla rete Terna è definito nella STMG ( Specifica Tecnica Minima Generale )<br />

emessa da Terna stessa.<br />

5.2.6.5 Distribuzione <strong>di</strong> bassa tensione a 690vca,400vca e 230vca.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione alle utenze <strong>di</strong> bassa tensione ( 690Vca,400e 230Vca ) è realizzata a mezzo <strong>di</strong><br />

opportuni quadri power center-motor control center (PMCC) de<strong>di</strong>cati ; si vedano i due schemi<br />

unifilari generali per la relativa composizione .<br />

Caratteristica comune a tutti i PMCC è quella <strong>di</strong> essere sud<strong>di</strong>visi in due barramenti, uniti da idoneo<br />

congiuntore sbarre, con <strong>di</strong>stribuzione simmetrica delle utenze multiple sulle due sezioni; ciascun<br />

semibarramento riceve alimentazione da uno dei due trasformatori de<strong>di</strong>cati; in tal modo è garantita<br />

la massima flessibilità <strong>di</strong> funzionamento anche i occasione <strong>di</strong> potenziali guasti <strong>di</strong> una o più<br />

apparecchiature.<br />

5.2.6.6 Gruppo elettrogeno <strong>di</strong> emergenza<br />

E’ prevista la fornitura ed istallazione in opera <strong>di</strong> un gruppo elettrogeno <strong>di</strong> emergenza, <strong>di</strong> opportuna<br />

potenza ( stimata al momento in un massimo <strong>di</strong> 600KW ) , che produce energia alla tensione <strong>di</strong><br />

690Vca,trifase, 50HZ, ed è in grado <strong>di</strong> alimentare, tramite opportuno quadro <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione ad esso<br />

de<strong>di</strong>cato , le seguenti utenze :<br />

• Sistema <strong>di</strong> raffreddamento in ciclo chiuso.<br />

• Pompe <strong>di</strong> lubrificazione della turbina<br />

• Viradore<br />

• Ventilatori <strong>di</strong> caldaia<br />

• Pompe antincen<strong>di</strong>o<br />

• Illuminazione <strong>di</strong> emergenza<br />

• Carica batterie<br />

• Sistema UPS<br />

Il gruppo , raffreddato ad aria, sarà contenuto in un container da 20” ( munito <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>atore ad una<br />

estremità ) e verrà <strong>alimentato</strong> da opportuna cassa <strong>di</strong> deposito combustibile della capacità <strong>di</strong> circa<br />

3mc, sufficienti ad alimentare per circa 24 ore il gruppo alla piena potenza.<br />

5.2.7 Sistemi Ausiliari<br />

Tutti i processi ausiliari connessi al funzionamento dell’<strong>impianto</strong>, in particolare agli impianti <strong>di</strong><br />

demineralizzazione, compressori ad aria, trattamento acque, ventilazione e con<strong>di</strong>zionamento,<br />

antincen<strong>di</strong>o vengono controllati localmente da <strong>di</strong>spositivi de<strong>di</strong>cati, tipo PLC, interfacciati a loro<br />

volta con il DCS e monitorati nella sala controllo centralizzata delle stazioni operative. Per le<br />

descrizioni dei sistemi non riportate nei paragrafi successivi, si faccia riferimento ai calcoli<br />

preliminari e al <strong>di</strong>sciplinare tecnico prestazionale.<br />

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5.2.7.1 Sistema <strong>di</strong> raffreddamento in ciclo chiuso dei componenti ausiliari<br />

Il sistema <strong>di</strong> raffreddamento in ciclo chiuso è a servizio dei sistemi ausiliari dei componenti<br />

principali costituenti la centrale, quali principalmente:<br />

• Circuito <strong>di</strong> raffreddamento olio <strong>di</strong> lubrificazione turbina<br />

• Circuito <strong>di</strong> raffreddamento dell’alternatore della turbina<br />

• Circuito <strong>di</strong> raffreddamento pompe alimento<br />

Il sistema <strong>di</strong> raffreddamento previsto è a ciclo chiuso con acqua <strong>di</strong> demi opportunamente trattata;<br />

essa transita all’interno dei fasci tubieri degli scambiatori cedendo a loro volta il calore ad uno<br />

scambiatore ad acqua.<br />

Il sistema è così composto:<br />

• n. 1 vaso <strong>di</strong> espansione;<br />

• n. 2 pompe <strong>di</strong> circolazione (una in funzione, l’altra in stand-by);<br />

• n. 1 aerotermo per raffreddamento<br />

5.2.7.2 Sistema <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong>stribuzione acqua demi<br />

Il sistema consente <strong>di</strong> produrre e garantire un accumulo <strong>di</strong> acqua demineralizzata ed assicurare un<br />

reintegro continuo, del circuito vapore/condensato e altri ausiliari, con acqua <strong>di</strong> qualità adeguata alle<br />

necessità dei <strong>di</strong>versi sottosistemi. La centrale, infatti, presenta un consumo continuo <strong>di</strong> acqua<br />

demineralizzata dovuto alla necessità <strong>di</strong> compensare gli spurghi e le per<strong>di</strong>te del ciclo termico<br />

durante il regolare funzionamento; tali portate sono dovute essenzialmente ai seguenti consumi:<br />

• reintegro della portata <strong>di</strong> blow-down della caldaia a biomassa;<br />

• reintegro del vapore utilizzato per il soffiaggio in caldaia;<br />

• reintegro acqua per dosaggio con<strong>di</strong>zionamenti chimici;<br />

• reintegro acqua per <strong>di</strong>luizione urea<br />

• per<strong>di</strong>te spora<strong>di</strong>che <strong>di</strong> acqua o vapore per utilizzi minori.<br />

È quin<strong>di</strong> necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un’adeguata riserva <strong>di</strong> acqua demineralizzata per assicurare il<br />

riempimento delle apparecchiature del ciclo sia in fase <strong>di</strong> primo avviamento, sia in seguito a<br />

manutenzioni significative su apparecchiature che ne richiedano il drenaggio.<br />

5.2.7.3 Sistema <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong>stribuzione aria compressa<br />

Il sistema ha lo scopo <strong>di</strong> produrre aria compressa, per servizi e per strumenti, <strong>di</strong>stribuendola alle<br />

varie utenze della centrale alle con<strong>di</strong>zioni standard <strong>di</strong> 7 bar.<br />

Il sistema comprende due compressori ad elevata efficienza, uno in servizio ed uno <strong>di</strong> riserva,<br />

completi <strong>di</strong> filtri in aspirazione e <strong>di</strong> scambiatori raffreddati con l’acqua del sistema <strong>di</strong><br />

raffreddamento.<br />

L’aria strumenti subisce un ulteriore trattamento <strong>di</strong> essiccazione e <strong>di</strong> postfiltrazione prima <strong>di</strong> essere<br />

immagazzinata in un polmone <strong>di</strong> adeguate capacità.<br />

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Il sistema è ubicato al chiuso in locale apposito.<br />

5.2.7.4 Sistema trattamento acque reflue<br />

Il sistema <strong>di</strong> trattamento delle acque reflue tratta le seguenti categorie <strong>di</strong> reflui:<br />

Acque meteoriche:<br />

le acque provenienti dalle precipitazioni atmosferiche vengono raccolte tramite l’apposita rete<br />

attraverso i tombini posizionati su tutta la superficie dell’<strong>impianto</strong>. Si presta particolare attenzione<br />

alle “acque <strong>di</strong> prima pioggia” (definite come le prime acque meteoriche che precipitano fino ad<br />

un’altezza <strong>di</strong> 5mm su tutta la superficie non drenante d’<strong>impianto</strong>, contenenti olio e possibili<br />

inquinanti), le quali raccolte separatamente subiscono un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>soleazione, quin<strong>di</strong> inviate<br />

alla vasca <strong>di</strong> neutralizzazione e successivamente nel recapito finale. Le “acque <strong>di</strong> seconda pioggia”<br />

possono essere inviate sia al sistema <strong>di</strong> filtrazione a sabbia e al recapito finale.<br />

Acque nere:<br />

le acque nere, provenienti dagli scarichi civili <strong>di</strong> uso sanitario sono convogliate nella rete interrata<br />

de<strong>di</strong>cata, e inviate ad un sistema <strong>di</strong> trattamento biologico con vasca tipo Imhof. L’acqua trattata<br />

viene successivamente inviata alla rete <strong>di</strong> sub irrigazione.<br />

Scarichi <strong>di</strong> processo:<br />

gli scarichi <strong>di</strong> processo derivanti da spurghi <strong>di</strong> apparecchiature e linee, drenaggi, condense e<br />

lavaggio o svuotamento <strong>di</strong> parti <strong>di</strong> <strong>impianto</strong>, possono contenere ad<strong>di</strong>tivi chimici e avere pH non<br />

neutro. Raccolti attraverso tombini e ghiotte posizionate ove necessario, gli scarichi <strong>di</strong> processo<br />

sono inviati alla vasca <strong>di</strong> neutralizzazione e quin<strong>di</strong> se<strong>di</strong>mentati. Le acque trattate sono<br />

successivamente inviate alla rete <strong>di</strong> sub irrigazione.<br />

Le caratteristiche delle acque trattate, avviate alla sub-irrigazione sono compatibili con quanto<br />

previsto dalla normativa (Tabella 3 dell’Allegato 5 alla Parte 3 del D.Lgs. n.152 del 3/4/2006).<br />

5.2.8 Opere civili e infrastrutture <strong>di</strong> <strong>impianto</strong><br />

All’interno dell’area destinata ad ospitare la centrale sono previsti gli e<strong>di</strong>fici principali, costituiti<br />

dall’e<strong>di</strong>ficio stoccaggio e movimentazione della paglia, dall’e<strong>di</strong>ficio stoccaggio e movimentazione<br />

cippato, dalla sala macchine, dove trovano alloggio le apparecchiature e tutto quanto è a corredo del<br />

ciclo vapore, la sala <strong>di</strong> controllo e la sala quadri, dall’e<strong>di</strong>ficio servizi ausiliari, dall’e<strong>di</strong>ficio<br />

magazzino/officina /spogliatoi e dall’e<strong>di</strong>ficio produzione acqua calda.<br />

Gli e<strong>di</strong>fici sono previsti su fondazioni <strong>di</strong>rette. Sono previste fondazioni su palo per le<br />

apparecchiature principali quali la turbina, la caldaia, gli accessori caldaia, la linea trattamento fumi,<br />

il camino.<br />

Le opere civili da realizzare sono <strong>di</strong> seguito riepilogate:<br />

• Fabbricato scarico e stoccaggio biomassa;<br />

• Fondazioni caldaia, accessori caldaia e trattamento fumi;<br />

• Fondazioni camino;<br />

• Fabbricato controllo ed uffici: quadri elettrici;<br />

• Fabbricato officina e magazzino;<br />

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• Fabbricato ausiliari <strong>di</strong> centrale (demi, compressori, locale pompe ed antincen<strong>di</strong>o);<br />

• Fabbricato impianti (turbina, condensatore e sistemi <strong>di</strong> centrale);<br />

• Fabbricato impianti produzione acqua calda;<br />

• Fondazioni apparecchiature sottostazione;<br />

• Fondazioni apparecchiature e serbatoi;<br />

• Vasche interrate;<br />

• Cunicoli, fognature, linee interrate e raccolta acque meteoriche;<br />

• Fabbricato portineria, mensa e spogliatoi ;<br />

• Cavidotto <strong>di</strong> collegamento;<br />

• Strade, piazzali, cigli, cordoli, marciapie<strong>di</strong>;<br />

• Recinzione;<br />

Di seguito si fornisce una breve descrizione degli e<strong>di</strong>fici<br />

5.2.8.1 E<strong>di</strong>ficio movimentazione biomassa<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 24.20 m x<br />

84.70 m. L’e<strong>di</strong>ficio è ad un unico piano con un’altezza massima <strong>di</strong> colmo pari a 11.75 m.<br />

La struttura costituente l’E<strong>di</strong>ficio movimentazione biomassa è realizzata in acciaio. Gli elementi<br />

verticali sono realizzati con profili tipo HEB600. Le vie <strong>di</strong> corsa per il carro ponte sono realizzati<br />

con i profili IPE500. Le travi <strong>di</strong> bordo sono realizzati con profili IPE600. Le travature principali, <strong>di</strong><br />

luce pari a 12.10 m, sono realizzati con profili HEB650. L’orizzontamento <strong>di</strong> copertura poggia sugli<br />

arcarecci posti ad interasse <strong>di</strong> 1.28 m. Gli arcarecci, realizzati con profili HEB240 <strong>di</strong> varia luce (8.00<br />

m, 7.20 m, 5.50 m), si appoggiano su un sistema <strong>di</strong> travature principali.<br />

La resistenza nei confronti delle azioni orizzontali è garantita attraverso la controventatura <strong>di</strong> parete<br />

realizzata con profili HEB200 e la controventatura <strong>di</strong> copertura costituita da profili angolari 80x10<br />

accoppiati e posti a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 cm.<br />

I tamponamenti e l’orizzontamento <strong>di</strong> copertura sono realizzati con pannelli in lamiera grecata<br />

coibentata.<br />

5.2.8.2 Sala macchina-quadri elettrici, sala controllo, uffici<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 24.20 m x<br />

37.50 m. Il corpo principale dell’e<strong>di</strong>ficio con la sala macchina (E<strong>di</strong>ficio N.6) è ad un unico piano<br />

con un’altezza massima <strong>di</strong> colmo pari a 12.30. Il corpo secondario che contiene sala controllo, sala<br />

quadri ed altri locali (E<strong>di</strong>ficio N.7) ha due piani e si sviluppa in altezza fino alla quota <strong>di</strong> 9.20 m.<br />

La struttura costituente l’E<strong>di</strong>ficio sala macchina è realizzata in acciaio. Gli elementi verticali della<br />

sala macchina sono realizzati con profili tipo HEB600. Gli elementi verticali del corpo contenente la<br />

sala controllo, la sala quadri sono invece realizzati con profili tipo HEB400. Le vie <strong>di</strong> corsa per il<br />

carro ponte sono realizzati con i profili IPE600. Le travature principali sopra la sala macchina, <strong>di</strong><br />

luce pari a 18.50 m, sono realizzati con profili HEB900x391. Le travature principali sopra la sala<br />

controllo, <strong>di</strong> luce pari a 8.50 m, sono realizzati con profili IPE450. Le travature principali sopra la<br />

sala quadri, <strong>di</strong> luce pari a 8.50 m, sono realizzati con profili IPE330. Gli arcarecci, realizzati con<br />

Agritre Pag. 31<br />

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profili HEB240 <strong>di</strong> varia luce (8.00 m, 7.00 m), si appoggiano con il passo pari a 1.28 m su un<br />

sistema <strong>di</strong> travature principali.<br />

La resistenza nei confronti delle azioni orizzontali è garantita attraverso la controventatura <strong>di</strong> parete<br />

realizzata con profili HEB200 e la controventatura <strong>di</strong> copertura costituita da profili angolari 80x10<br />

accoppiati e posti a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 cm.<br />

I tamponamenti e l’orizzontamento <strong>di</strong> copertura sono realizzati con pannelli in lamiera grecata<br />

coibentata.<br />

5.2.8.3 E<strong>di</strong>ficio– servizi ausiliari<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 15.00 m x<br />

19.50 m. L’e<strong>di</strong>ficio è ad un unico piano con un’altezza massima pari a 6.05 m.<br />

La struttura portante <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio è realizzata in elementi in c.a. sia per quanto riguarda gli<br />

elementi verticali che per gli orizzontamenti. I solai sono realizzati con travi in c.a. e con la soletta<br />

in laterocemento. Gli elementi portanti verticali sono <strong>di</strong>sposti lungo la <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale in<br />

quattro file con il passo 6.00 m (due campate) e 7.50 m (una campata) e lungo la <strong>di</strong>rezione<br />

trasversale in quattro file con il passo 5 m. Le travi principali a sostegno del solaio hanno forma<br />

rettangolare. Esse hanno altezza pari a 70 cm, larghezza pari a 50 cm. I pilastri hanno sezione<br />

quadrata 55 cm x 55 cm. La soletta in laterocemento ha spessore pari a 23 cm compresa la soletta <strong>di</strong><br />

spessore pari a 5 cm.<br />

5.2.8.4 E<strong>di</strong>ficio magazzino/officina/spogliatoi<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 14.40 m x<br />

26.10 m. Il corpo principale dell’e<strong>di</strong>ficio con l’officina è ad un unico piano con un’altezza massima<br />

<strong>di</strong> colmo pari a 9.50. Il corpo secondario che contiene magazzino, spogliatoi ed altri locali è<br />

anch’esso ad un unico piano e si sviluppa in altezza fino alla quota <strong>di</strong> 5.20 m.<br />

La struttura costituente l’E<strong>di</strong>ficio N.8 è realizzata in acciaio. Gli elementi verticali sono realizzati<br />

con profili tipo HEB550. Le vie <strong>di</strong> corsa per il carro ponte sono realizzati con i profili IPE600. Le<br />

travature reticolari principali, <strong>di</strong> luce pari a 14.4 m, hanno altezza pari ad 1.70 m ed i profili che la<br />

costituiscono sono dati da due profili angolari 100x100x12 accoppiati e posti a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 cm. Gli<br />

arcarecci, realizzati con profili IPE180 <strong>di</strong> luce pari a 5.50 m, si appoggiano con il passo pari a 1.20<br />

m su un sistema <strong>di</strong> travature principali.<br />

La resistenza nei confronti delle azioni orizzontali è garantita attraverso la controventatura <strong>di</strong> parete<br />

realizzata con profili HEB200 e la controventatura <strong>di</strong> copertura costituita da profili angolari 80x10<br />

accoppiati e posti a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 2 cm.<br />

I tamponamenti e l’orizzontamento <strong>di</strong> copertura sono realizzati con pannelli in lamiera grecata<br />

coibentata.<br />

5.2.8.5 E<strong>di</strong>ficio produzione acqua calda<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 7.50 m x 20.00<br />

m. L’e<strong>di</strong>ficio è ad un unico piano con un’altezza massima pari a 6.05 m.<br />

La struttura portante <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio è realizzata in elementi in c.a. sia per quanto riguarda gli<br />

elementi verticali che per gli orizzontamenti. I solai sono realizzati con travi in c.a. e con la soletta<br />

in laterocemento. Gli elementi portanti verticali sono <strong>di</strong>sposti lungo la <strong>di</strong>rezione longitu<strong>di</strong>nale in<br />

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quattro file con il passo 5.00 m e lungo la <strong>di</strong>rezione trasversale in due file con il passo 7.50 m. Le<br />

travi principali a sostegno del solaio hanno forma rettangolare. Esse hanno altezza pari a 70 cm,<br />

larghezza pari a 50 cm. I pilastri hanno sezione quadrata 55 cm x 55 cm. La soletta in laterocemento<br />

ha spessore pari a 23 cm compresa la soletta <strong>di</strong> spessore pari a 5 cm.<br />

5.2.8.6 E<strong>di</strong>ficio stoccaggio cippato<br />

L’e<strong>di</strong>ficio in oggetto è un fabbricato <strong>di</strong> tipo industriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni in pianta pari a 15.00 m x<br />

21.00 m. L’e<strong>di</strong>ficio è ad un unico piano con un’altezza massima pari a 6.50 m.<br />

La struttura portante <strong>di</strong> questo e<strong>di</strong>ficio è realizzata in elementi prefabbricati in c.a. ed in c.a.p. La<br />

copertura è realizzata con i tegoli binervati TT <strong>di</strong> altezza pari a 60 cm, <strong>di</strong> larghezza pari a 149 cm,<br />

con la soletta superiore <strong>di</strong> spessore pari a 5 cm. I tegoli poggiano internamente sulle travi a “T”<br />

rovescio ed esternamente sulle travi a “L”. Le travi a “T” rovescio hanno l’anima alta 100 cm e lo<br />

spessore pari a 40 cm. La suola ha l’altezza pari a 28 cm e sporge <strong>di</strong> 20 cm. Le travi a “L” hanno<br />

l’anima alta 100 cm e lo spessore pari a 50 cm. La suola ha l’altezza pari a 28 cm e sporge <strong>di</strong> 20 cm.<br />

I pilastri hanno la sezione quadrata 55 x 55 cm.<br />

6 LA FILIERA AGRICOLA PER L’APPROVVIGIONAMENTO<br />

DELLE BIOMASSE<br />

6.1 CARATTERISTICHE DELLE PAGLIE AI FINI DELLA RACCOLTA E DEL<br />

LORO IMPIEGO ENERGETICO<br />

I residui colturali pagliosi rappresentano una fonte energetica <strong>di</strong> notevole entità nel nostro territorio<br />

e <strong>di</strong> facile accessibilità; occorre, però, considerare alcune specifiche criticità connesse al loro<br />

impiego ai fini energetici; in particolare:<br />

• la bassa produttività per unità <strong>di</strong> superficie;<br />

• il limitato periodo <strong>di</strong> tempo a <strong>di</strong>sposizione per la raccolta;<br />

• la sussistenza <strong>di</strong> consolidati impieghi alternativi d’utilizzo;<br />

• la peculiare composizione chimica del combustibile.<br />

Le quantità areiche <strong>di</strong> paglie, essendo relativamente modeste, possono causare notevole aggravio<br />

alle procedure <strong>di</strong> raccolta e comprometterne la convenienza economica; analogamente, il basso peso<br />

specifico del materiale (dunque il suo notevole ingombro) determinano una maggiore incidenza dei<br />

costi unitari <strong>di</strong> trasporto.<br />

La fase del trasporto è dunque fattore nevralgico dell’intera organizzazione logistica della filiera,<br />

unitamente alla razionale ed efficiente meccanizzazione del cantiere che sovraintende alla raccolta<br />

ed imballatura delle paglie.<br />

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Per il complesso delle <strong>di</strong>fficoltà precedentemente enunciate (scarsa concentrazione territoriale ed<br />

elevati costi logistici connessi alla raccolta ed al trasporto della biomassa), unitamente alla necessità<br />

impiantistica <strong>di</strong> provvedere all’installazione delle più raffinate ed efficienti tecnologie <strong>di</strong> trattamento<br />

dei fumi e d’intercettazione <strong>di</strong> composti emissivi potenzialmente inquinanti, nonché in<br />

considerazione dell’esigenza <strong>di</strong> far valere l’effetto <strong>di</strong> rilevanti economie <strong>di</strong> scala (sia nella<br />

realizzazione dell’investimento che nella sua successiva gestione), è possibile affermare che la più<br />

efficiente filiera agro-energetica (sul fronte tecnico, ambientale ed economico) incentrata<br />

sull’impiego delle paglie è quella che ricorre ad impianti <strong>di</strong> potenza elettrica almeno superiore ai 20<br />

MW.<br />

6.2 QUANTITATIVI DI PAGLIA ED AMPIEZZA DEL BACINO DI<br />

APPROVVIGIONAMENTO<br />

Al fine <strong>di</strong> approvvigionare integralmente l’<strong>impianto</strong> in progetto è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una quantità<br />

<strong>di</strong> paglie allo stato secco pari a 134 mila tonnellate all’anno, ciò che corrisponde ad un ammontare<br />

<strong>di</strong> paglie pari a circa 160 mila tonnellate all’anno, considerando un tenore in umi<strong>di</strong>tà pari al 15%.<br />

Con riferimento ai nostri ambienti cerealicoli meri<strong>di</strong>onali, il valore della <strong>di</strong>sponibilità areica <strong>di</strong><br />

paglie è pari a circa 1,22 t ha-1 a-1 <strong>di</strong> biomassa secca, corrispondente a circa 1,44 t ha-1 a-1 <strong>di</strong><br />

biomassa tal quale alla raccolta (15% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà). Occorre riferire che il valore areico così<br />

determinato può ritenersi altamente conservativo e prudenziale; tale atteggiamento è dettato da<br />

ragioni sia agronomiche che ambientali; esse suggeriscono <strong>di</strong> adottare tassi <strong>di</strong> prelievo annui <strong>di</strong><br />

sostanza organica equilibrati e tecnicamente razionali. Dal punto <strong>di</strong> vista meramente<br />

impren<strong>di</strong>toriale, l’adozione <strong>di</strong> un criterio <strong>di</strong> prelievo delle risorse assai più vincolante costringe ad<br />

una più complessa organizzazione logistica e ad un aggravio dei costi. E’ però ferma convinzione<br />

del gruppo AGRITRE garantire modalità <strong>di</strong> prelievo ispirate alla massima compatibilità ambientale<br />

a garanzia della sostenibilità dell’impiego delle risorse.<br />

Ne consegue che, l’estensione complessiva della superficie coltivata a cereali sufficiente<br />

all’approvvigionamento dell’<strong>impianto</strong> è pari a circa 110.000 ettari.<br />

Un primo approccio finalizzato alla stima dell’estensione territoriale del bacino <strong>di</strong><br />

approvvigionamento considera: pari 0,80 l’incidenza della superficie agricola totale rispetto alla<br />

superficie territoriale; pari a 0,62 l’incidenza della superficie cerealicola rispetto alla superficie<br />

agricola totale; pari a 0,88 l’incidenza relativa all’accessibilità tecnica delle superfici cerealicole ai<br />

fini <strong>di</strong> un agevole espletamento delle procedure <strong>di</strong> raccolta e trasporto delle paglie. I coefficienti<br />

appena riferiti sono derivati sperimentalmente e debbono considerarsi come valore me<strong>di</strong>o<br />

territoriale. Da ciò consegue che la superficie complessiva del bacino <strong>di</strong> approvvigionamento può<br />

avere un’estensione minima <strong>di</strong> 2.500 e massima <strong>di</strong> 5.000 km quadrati; ciò corrisponde ad un raggio<br />

teorico territoriale della lunghezza compresa fra 28 e 40 km, in rapporto al grado <strong>di</strong> adesione<br />

all’accordo <strong>di</strong> filiera da parte degli agricoltori che gestiscono le superfici cerealicole (ipotizzato<br />

variabile dal 100 al 50%),<br />

Un secondo approccio <strong>di</strong> stima si è invece riferito ai dati del V Censimento dell’Agricoltura<br />

(ISTAT, 2000) ed identifica otto <strong>di</strong>versi ma limitrofi ambiti territoriali in rapporto ai quali<br />

determinare le <strong>di</strong>sponibilità reali <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> pagliose. Il territorio coinvolto nell’analisi è tutto<br />

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racchiuso entro una circonferenza <strong>di</strong> raggio ideale pari a 50 km, incentrata nel punto <strong>di</strong> teorica<br />

ubicazione dell’<strong>impianto</strong>.<br />

La <strong>di</strong>sponibilità potenziale complessiva <strong>di</strong> paglie è poco superiore alle 440 mila tonnellate annue,<br />

prelevate da una superficie cerealicola totale poco più estesa dei 362 mila ettari, questi ultimi<br />

<strong>di</strong>slocati nell’ambito <strong>di</strong> una superficie territoriale <strong>di</strong> circa 7.400 km quadrati.<br />

E’ possibile valutare che il territorio così considerato manifesta una <strong>di</strong>sponibilità potenziale <strong>di</strong><br />

paglie più che tripla e quasi tre volte e mezzo superiore a quella strettamente necessaria al<br />

rifornimento annuo dell’<strong>impianto</strong>. In particolare, la potenza elettrica teoricamente installabile è<br />

superiore agli 82 MW rispetto ai 25 MW lor<strong>di</strong> strettamente richiesti dall’<strong>impianto</strong>.<br />

Questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> eccedenza è ovviamente intenzionale in quanto deve tener conto del<br />

complesso dei fattori riduttivi o <strong>di</strong> decurtazione che attengono all’accessibilità delle superfici<br />

cerealicole oltre che al grado <strong>di</strong> adesione degli impren<strong>di</strong>tori agricoli all’accordo <strong>di</strong> filiera.<br />

Più nel dettaglio, con riferimento ai <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>stretti geografico-territoriali, è possibile evidenziare<br />

quanto segue: l’area dei Monti Dauni meri<strong>di</strong>onali è quella che manifesta le <strong>di</strong>sponibilità potenziali<br />

più elevate <strong>di</strong> paglia (non a caso l’area in cui si colloca il comune <strong>di</strong> S. Agata <strong>di</strong> Puglia); si perviene,<br />

infatti, ad una potenza elettrica installabile <strong>di</strong> circa 18,8 MW. La densità energetica territoriale<br />

me<strong>di</strong>a è pari a 32,8 tep km-2. I comuni <strong>di</strong> Sant’Agata, Anzano <strong>di</strong> Puglia e Deliceto sono quelli che<br />

manifestano i valori più elevati <strong>di</strong> densità energetica (compresa fra 39,5 e 40,7 tep km-2); il<br />

Tavoliere centrale consentirebbe l’installazione <strong>di</strong> una potenza elettrica <strong>di</strong> ulteriori 15,7 MW.<br />

Foggia è il comune che su scala provinciale evidenzia la più alta produzione potenziale <strong>di</strong> paglia e,<br />

quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> energia (17 ktep all’anno); al gruppo dei comuni afferenti alla Provincia <strong>di</strong> Potenza (quelli<br />

più vicini all’<strong>impianto</strong>) ed al Tavoliere settentrionale, corrisponderebbero, rispettivamente, 11,9 ed<br />

11,5 MW <strong>di</strong> potenza elettrica installabile; il Tavoliere meri<strong>di</strong>onale ed i Monti Daini settentrionali<br />

manifestano valori pari rispettivamente a 8,4 e 7,8 MW <strong>di</strong> potenza elettrica teoricamente<br />

installabile; in coda alla graduatoria i <strong>di</strong>stretti della Provincia <strong>di</strong> Avellino e della Provincia B.A.T.,<br />

nei quali sarebbe possibile procedere, rispettivamente, all’installazione <strong>di</strong> 5,1 e 3,2 MW <strong>di</strong> potenza<br />

elettrica.<br />

Solo considerando l’area geografica dei Monti Dauni meri<strong>di</strong>onali, area in cui insiste il territorio del<br />

comune <strong>di</strong> S. Agata <strong>di</strong> Puglia, è possibile valutare una <strong>di</strong>sponibilità potenziale <strong>di</strong> paglie tale da<br />

sod<strong>di</strong>sfare fino al 75% il quantitativo <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> annualmente necessario per alimentare l’<strong>impianto</strong>.<br />

In alternativa, sempre con riferimento al medesimo bacino potenziale <strong>di</strong> approvvigionamento,<br />

volendo valutare il contributo in paglie ascrivibile esclusivamente alle aree pianeggianti, si perviene<br />

ad una potenza elettrica teoricamente installabile pari a circa 39 MW a raffronto dei 25 MW lor<strong>di</strong> in<br />

progetto. Quanto appena espresso vuole significare che le aziende cerealicole così identificate, ossia<br />

quelle logisticamente più idonee all’acquisizione delle paglie, sarebbero largamente sufficienti a<br />

garantire un adeguato approvvigionamento <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> all’<strong>impianto</strong>.<br />

Tale con<strong>di</strong>zione appare pertanto assai favorevole e pone l’organizzazione logistica in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

sicurezza e garanzia quantitativa <strong>di</strong> approvvigionamento, con ampi margini <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> ulteriori<br />

quantità <strong>di</strong> biomassa.<br />

A completamento delle valutazioni precedenti, si è proceduto ad espletare un terzo e più preciso<br />

approccio d’analisi il quale, impiegando carte <strong>di</strong>gitalizzate d’uso (o copertura) del suolo, adotta la<br />

tecnologia GIS (Geographical Information System). In questo modo si è potuto determinare il reale<br />

<strong>di</strong>mensionamento del bacino <strong>di</strong> approvvigionamento delle paglie e la sua effettiva <strong>di</strong>slocazione<br />

territoriale.<br />

Attraverso l’impiego <strong>di</strong> tale tecnologia è stato possibile valutare quanto segue:<br />

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• Il territorio del comune <strong>di</strong> S. Agata (unitamente ai pochi comuni limitrofi) si colloca<br />

nell’area baricentrica più idonea all’approvvigionamento delle paglie, lì dove si registrano le<br />

più elevate densità territoriali del residuo colturale. Le ulteriori e limitate aree teoricamente<br />

idonee hanno, invece, una collocazione troppo periferica rispetto alla zona geografica <strong>di</strong><br />

riferimento, rappresentata dalla Capitanata.<br />

• A motivo della <strong>di</strong>ffusa coltivazione cerealicola, le densità territoriali <strong>di</strong> paglie risultano<br />

particolarmente elevate; pertanto, l’estensione complessiva del bacino <strong>di</strong> raccolta risulta<br />

relativamente contenuta, in rapporto alla potenza <strong>di</strong> generazione elettrica dell’<strong>impianto</strong>,<br />

comunque assai più ridotta rispetto al valore limite in<strong>di</strong>cato dalla normativa nazionale e<br />

regionale a riguardo (che stabilisce un raggio massimo pari a 70 km). Infatti, nel caso in cui<br />

si procedesse all’integrale acquisizione del quantitativo <strong>di</strong> paglie necessarie ad alimentare<br />

l’<strong>impianto</strong>, il raggio massimo dell’area effettiva <strong>di</strong> approvvigionamento sarebbe pari a poco<br />

meno <strong>di</strong> 36 km; tale raggio aumenterebbe a 43 e 51 km nella con<strong>di</strong>zione in cui,<br />

rispettivamente, solo il 70 od il 50% delle superfici cerealicole territoriali fossero <strong>di</strong> fatto<br />

impiegate ai fini dell’approvvigionamento.<br />

• E’ possibile affermare che il 40% delle <strong>biomasse</strong> necessarie all’esercizio dell’<strong>impianto</strong> può<br />

essere reperito entro una <strong>di</strong>stanza dal suo sito <strong>di</strong> localizzazione compresa fra i 25 ed i 32<br />

km, a seconda del grado <strong>di</strong> effettiva utilizzazione delle superfici cerealicole <strong>di</strong>sponibili.<br />

Da quanto fin qui espresso, consegue che l’approvvigionamento <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> necessarie ad<br />

alimentare l’<strong>impianto</strong>, integralmente o parzialmente, può essere sod<strong>di</strong>sfatto secondo modalità<br />

largamente conformi alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “filiera corta”, ossia quella filiera che attinge le proprie<br />

necessità <strong>di</strong> combustibile in un ambito territoriale strettamente e rigorosamente locale, mai superiore<br />

ai 70 km <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza.<br />

6.3 DIFFERENTI IPOTESI DI APPROVVIGIONAMENTO INTEGRATIVO<br />

Alla favorevole con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> approvvigionamento appena riferita per le paglie, è possibile<br />

considerare l’aggiunta <strong>di</strong> ulteriori ed ampie <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> altre tipologie <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> (siano esse <strong>di</strong><br />

scarto o da colture de<strong>di</strong>cate), sempre <strong>di</strong> natura ligno-cellulosica e pertanto omogenee per qualità<br />

combustibili alle paglie.<br />

Con riferimento alle <strong>di</strong>sponibilità dei residui <strong>di</strong> potatura <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>ffuse coltivazioni arboree<br />

(oliveti e vigneti), è possibile procedere alle stime seguenti. Nell’area geografica del Tavoliere<br />

meri<strong>di</strong>onale, si renderebbero potenzialmente utilizzabili quantitativi <strong>di</strong> frasche e sarmenti tali da<br />

consentire l’istallazione <strong>di</strong> ulteriori 16 MWe; analogamente, con riferimento all’area del Tavoliere<br />

settentrionale, le <strong>biomasse</strong> residuali ottenute dagli scarti <strong>di</strong> potatura delle colture arboree<br />

consentirebbero <strong>di</strong> attivare, almeno in linea potenziale, potenze elettriche per ulteriori 11 MWe<br />

circa. Complessivamente, la provincia <strong>di</strong> Foggia, valutando la <strong>di</strong>sponibilità degli scarti <strong>di</strong> potatura <strong>di</strong><br />

vigneti ed oliveti, potrebbe consentire l’attivazione <strong>di</strong> impianti per circa 43 MWe.<br />

Sarebbe anche possibile, nonché auspicabile, orientarsi verso la coltivazione <strong>di</strong> specie agrarie<br />

espressamente destinate alla produzione <strong>di</strong> biomassa per l’energia (quali erbai autunno-vernini e<br />

colture estive come sorgo e girasole). Se questa innovazione colturale venisse anche accompagnata<br />

dall’adozione <strong>di</strong> alcune pratiche agronomiche a carattere “conservativo”, con particolare riferimento<br />

alla lavorazione del suolo, si avrebbe l’occasione <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre un “pacchetto” tecnologico<br />

completo, in grado <strong>di</strong> perseguire una pluralità <strong>di</strong> benefici obiettivi:<br />

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• incrementare la fertilità dei suoli agrari attraverso l’inserimento <strong>di</strong> una coltura “da rinnovo”<br />

e l’adozione <strong>di</strong> una più razionale tecnica agronomica;<br />

• favorire un aumento del contenuto in sostanza organica ed il sequestro del carbonio nel<br />

suolo, al fine <strong>di</strong> contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico;<br />

• <strong>di</strong>versificare l’attività produttiva e rendere più <strong>di</strong>namica l’organizzazione aziendale;<br />

• aumentare in modo rilevante la produzione aziendale delle <strong>biomasse</strong>;<br />

• contribuire, tramite la produzione <strong>di</strong> energia da fonte rinnovabile, alla sostituzione <strong>di</strong><br />

energia <strong>di</strong> origine fossile;<br />

• favorire un incremento dei ricavi aziendali.<br />

L’applicazione <strong>di</strong> uno schema <strong>di</strong> avvicendamento colturale che veda l’inserimento <strong>di</strong> una coltura da<br />

rinnovo un anno su tre (triticale o sorgo, a solo titolo d’esempio) consentirebbe un drastico<br />

contenimento della superficie agricola asservita all’approvvigionamento dell’<strong>impianto</strong> a circa 31<br />

mila ettari (contrazione al 28,8 %) nel caso del triticale ed a soli 21 mila ettari nel caso del sorgo<br />

(contrazione al 19,1 %).<br />

6.4 LOGISTICA DELLE OPERAZIONI DI RACCOLTA E TRASPORTO<br />

DELLE PAGLIE E RELATIVI COSTI<br />

In previsione della raccolta, le paglie vengono lasciate in andane dalla mietitrebbiatrice e,<br />

successivamente, confezionate in balle. Il periodo utile per tale operazione è <strong>di</strong> 15-45 giorni dopo la<br />

raccolta della granella, in funzione del periodo <strong>di</strong> mieti-trebbiatura. Un efficiente utilizzo energetico<br />

<strong>di</strong> questi materiali residuali deve prevedere una sequenza <strong>di</strong> operazioni logistiche fondamentalmente<br />

identificabili in: raccolta, addensamento ed imballatura, trasporto e stoccaggio del prodotto<br />

combustibile così ottenuto fino alla suo finale impiego energetico.<br />

La modalità d’imballatura più idonea è quella che porta al confezionamento <strong>di</strong> grosse balle a forma<br />

<strong>di</strong> parallelepipedo (“balloni”), ad alta densità. Le <strong>di</strong>mensioni più frequentemente adottate nell’area<br />

oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono: 0,85 x 1,20 x 2 m, per cui il volume è <strong>di</strong> circa 2 m3, il peso intorno ai 400<br />

kg, la densità approssimativamente pari a 200 kg m-3. Le balle parallelepipede giganti hanno,<br />

quin<strong>di</strong>, una elevata massa volumica e la loro forma si presta al trasporto ed allo stoccaggio.<br />

Per il trasporto su strada vengono normalmente utilizzati autotreni ed autoarticolati ed il costo<br />

unitario del trasporto è strettamente correlato alla <strong>di</strong>stanza da percorrere, al volume<br />

complessivamente <strong>di</strong>sponibile per il carico, alla massa volumica del materiale oggetto <strong>di</strong><br />

trasferimento nonché alla forma ed alle <strong>di</strong>mensioni in cui quest’ultimo viene confezionato. Nel<br />

presente stu<strong>di</strong>o si considera <strong>di</strong> destinare al trasporto delle paglie un autotreno con rimorchio<br />

ribassato avente un volume utile <strong>di</strong> carico pari a 122 m3. I 56 “balloni” complessivamente<br />

<strong>di</strong>slocabili sull’autorimorchio, avendo ciascuno un peso <strong>di</strong> 400 kg, consentono il trasporto <strong>di</strong> un<br />

peso totale <strong>di</strong> paglia pari a 22,4 t; è questo, pertanto, il quantitativo trasportabile ad ogni viaggio <strong>di</strong><br />

andata e ritorno.<br />

Il traffico <strong>di</strong> automezzi che contrad<strong>di</strong>stingue il regime <strong>di</strong> attività dell’<strong>impianto</strong> ai fini<br />

dell’approvvigionamento in paglie consiste nel passaggio <strong>di</strong> 2,5 automezzi l’ora (rispettivamente in<br />

entrata ed uscita) nell’arco del periodo d’esercizio annuo dell’<strong>impianto</strong> medesimo.<br />

La limitata “finestra temporale” a <strong>di</strong>sposizione per la raccolta delle paglie ed il numero troppo<br />

elevato <strong>di</strong> tali viaggi nell’unità <strong>di</strong> tempo che sarebbe necessario <strong>di</strong>sporre verso l’<strong>impianto</strong>, induce a<br />

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far ricorso ad una pluralità <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> stoccaggio <strong>di</strong> tipo “satellite”, al fine <strong>di</strong> consentire un’or<strong>di</strong>nata<br />

fornitura delle paglie senza generare irrime<strong>di</strong>abili intasamenti presso un unico centro <strong>di</strong> stoccaggio<br />

presso l’<strong>impianto</strong>. Considerate le frequenze dei viaggi <strong>di</strong> trasporto, occorrerebbe pre<strong>di</strong>sporre circa 6<br />

<strong>di</strong>versi centri “satellite”; presso ogni centro satellite, quin<strong>di</strong>, viene stoccata una quantità <strong>di</strong> paglie<br />

pari a 26.400 tonnellate, utile a garantire un approvvigionamento per circa 55 giorni.<br />

Al fine <strong>di</strong> procedere allo stoccaggio delle paglie in ciascun centro <strong>di</strong> raccolta occorre <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una<br />

superficie effettiva <strong>di</strong> accatastamento delle paglie pari a circa 1,32 ettari. Per motivi <strong>di</strong> sicurezza e<br />

prevenzione incen<strong>di</strong>, è consigliabile ripartire l’intera massa combustibile in una pluralità <strong>di</strong> “isole”<br />

<strong>di</strong> stoccaggio, opportunamente <strong>di</strong>stanziate fra loro <strong>di</strong> almeno 12 metri; è inoltre opportuno<br />

considerare un corridoio laterale perimetrico anch’esso <strong>di</strong> ampiezza pari a 12 metri. Adottando una<br />

<strong>di</strong>sposizione geometricamente regolare, si vengono così ad occupare circa 3,2 ettari per ciascun<br />

centro <strong>di</strong> stoccaggio, per complessivi 19-20 ettari.<br />

Il costo <strong>di</strong> acquisto della paglia, realizzato <strong>di</strong>rettamente sul campo sul materiale semplicemente<br />

sfalciato e lasciato in superficie, si aggira, <strong>di</strong> norma, intorno ai 10 al massimo 15 €/ha, ciò che<br />

corrisponde a circa 10 € a tonnellata <strong>di</strong> paglia tal quale (al 15 % <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà).<br />

La somma complessiva dei costi (<strong>di</strong>retti ed in<strong>di</strong>retti) giornalieri relativi alle operazioni <strong>di</strong> raccolta è<br />

pari a circa 16 €/t <strong>di</strong> .<br />

Per quanto riguarda i costi <strong>di</strong> movimentazione delle paglie, essi possono essere scomposti in tre<br />

componenti: costi fissi <strong>di</strong> carico/scarico delle paglie, stimati pari a 5,0 €/ t <strong>di</strong> paglia; costi variabili in<br />

rapporto al tempo complessivamente impiegato, stimati pari a 4,3 €/t <strong>di</strong> paglia; costi variabili in<br />

rapporto alla <strong>di</strong>stanza percorsa durante il trasporto, pari a 4,0 €/t. Per il calcolo, si considera una<br />

<strong>di</strong>stanza me<strong>di</strong>a da percorrere pari a 35 km (considerando solo l’andata od il ritorno) ad una velocità<br />

<strong>di</strong> circa 60 km/h. Sommando le <strong>di</strong>verse spese sostenute durante la giornata lavorativa si perviene ad<br />

un costo complessivo <strong>di</strong> 2.358 €, ossia 39,3 €/t <strong>di</strong> paglie.<br />

Un ulteriore aspetto rilevante in merito al valore economico delle paglie consiste nella<br />

determinazione del costo relativo al suo equivalente fertilizzante, che tenga conto dei nutrienti<br />

minerali contenuti nelle paglie e che sono asportati dal suolo in caso <strong>di</strong> allontanamento delle paglie<br />

medesime. Sommando il valore economico relativo a ciascun elemento minerale presente nelle<br />

paglie è possibile risalire al valore economico complessivo dei residui colturali calcolato sulla scorta<br />

degli equivalenti fertilizzanti; in prima approssimazione, è possibile affermare che il valore<br />

nutrizionale delle paglie (al 15% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà) corrisponde all’incirca a 10 € per tonnellata.<br />

6.5 GESTIONE AGRONOMICA OTTIMALE DELLE PAGLIE<br />

La strategia ritenuta più idonea alla gestione delle paglie rientra in un quadro più articolato <strong>di</strong> misure<br />

che mirano alla generale salvaguar<strong>di</strong>a della fertilità dei suoli agrari e che prevedono interventi<br />

innovativi che interagiscono su tre piani <strong>di</strong>stinti:<br />

1. misurato equilibrio fra asportazione ed incorporazione delle paglie;<br />

2. inserimento <strong>di</strong> una coltura da rinnovo (in particolare, un erbaio autunno-vernino) a<br />

destinazione energetica un anno su tre, con conseguente interruzione della monosuccessione<br />

cerealicola;<br />

3. introduzione <strong>di</strong> tecniche agronomiche “conservative”, più rispettose dell’integrità fisicofunzionale<br />

del suolo, con particolare riferimento alle lavorazioni principali.<br />

Agritre Pag. 38<br />

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Doc. No. SAG-00-P-016-2<br />

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Con riferimento al prelievo delle paglie, una virtuosa soluzione <strong>di</strong> compromesso che tenga conto del<br />

complesso dei fattori favorevoli e contrari all’interramento dei residui colturali, è quella <strong>di</strong><br />

procedere ad una asportazione parziale. Questa con<strong>di</strong>zione può essere applicata regolando<br />

opportunamente l’altezza <strong>di</strong> taglio della barra falciante della mietitrebbia, in modo da ottenere il<br />

rapporto stoppie / paglie ritenuto più favorevole. Un valore dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> raccolta pari a 0,8 implica<br />

che le stoppie rappresentano il 20% dell’intero ammontare delle paglie in campo. Se l’efficienza <strong>di</strong><br />

raccolta è pari a 0,6 vuol <strong>di</strong>re che il 40% delle paglie inizialmente prelevate è poi andato perduto;<br />

2/3 <strong>di</strong> tale quantità è lasciato sul campo coltivato (durante le operazioni <strong>di</strong> raccolta del cereale), il<br />

rimanente 1/3 è invece perso al <strong>di</strong> fuori del campo (nel corso delle operazioni <strong>di</strong> trasporto e<br />

stoccaggio). Complessivamente è possibile affermare che poco più del 40% <strong>di</strong> tutta la biomassa<br />

pagliosa (fra stoppie e paglie vere e proprie) ritorna al suolo a costituire, nel tempo, una risorsa<br />

organica capace <strong>di</strong> preservare la qualità del suolo.<br />

6.6 CALCOLO DEL BILANCIO DELLE EMISSIONI CO2-EQUIVALENTI<br />

La capacità <strong>di</strong> ridurre le emissioni clima-alteranti è riconosciuta come uno dei criteri essenziali <strong>di</strong><br />

vantaggio delle fonti rinnovabili rispetto a quelle fossili. Occorre pertanto operare il calcolo del<br />

bilancio dei gas serra complessivamente emessi in atmosfera a fronte <strong>di</strong> quelli evitati. Questo<br />

calcolo andrebbe eseguito considerando non solo il funzionamento dell’<strong>impianto</strong> in sé ma<br />

estendendo l’analisi all’insieme della filiera agro-energetica (dalla fase <strong>di</strong> coltivazione fino<br />

all’utilizzo ed alla conversione energetica della biomassa).<br />

A tal fine è stata adottata la metodologia europea esposta nella recente Direttiva 2009/28/CE del<br />

Parlamento Europeo e del Consiglio, datata 23 aprile 2009, ed inerente alla promozione ed uso<br />

dell’energia da fonti rinnovabili.<br />

Con il termine <strong>di</strong> “emissioni evitate” si intende riferirsi all’ammontare complessivo delle emissioni<br />

<strong>di</strong> CO2 (e gas equivalenti) che si sarebbero prodotte nel caso in cui l’<strong>impianto</strong> <strong>di</strong> produzione<br />

energetica, invece <strong>di</strong> essere <strong>alimentato</strong> con <strong>biomasse</strong> (fonte energetica rinnovabile) fosse rifornito a<br />

mezzo <strong>di</strong> un combustibile fossile. Le emissioni prodotte, invece, sono quelle ascrivibili: alle<br />

operazioni <strong>di</strong> raccolta e trasporto delle paglie; alla restituzione al suolo del complesso dei nutrienti<br />

minerali che sono stati sottratti con le paglie; alle costruzione dell’<strong>impianto</strong> ed alla sua <strong>di</strong>smissione,<br />

al termine del periodo complessivo d’esercizio. Non viene invece addebitato il costo emissivo <strong>di</strong><br />

coltivazione, poiché le paglie sono da considerarsi un residuo piuttosto che un sottoprodotto.<br />

E’ possibile affermare che l’attività dell’<strong>impianto</strong> e la conseguente produzione <strong>di</strong> energia elettrica da<br />

fonte rinnovabile consente <strong>di</strong> realizzare una sostituzione <strong>di</strong> fonti fossili a cui corrisponde un<br />

ammontare netto <strong>di</strong> risparmio emissivo (gas ad azione clima-alterante) compreso fra 68.600 e<br />

68.800 tonnellate equivalenti <strong>di</strong> CO2.<br />

Il risparmio emissivo conseguito (rispetto ad analoga produzione elettrica ma impiegando una fonte<br />

energetica fossile quale il metano) è, in termini relativi, pari all’89% (dato <strong>di</strong> gran lunga più elevato<br />

rispetto alla soglia minima fissata dalla UE, corrispondente al 35%).<br />

Volendo “convertire” questo considerevole ammontare <strong>di</strong> emissioni evitate in termini <strong>di</strong> risorse<br />

naturali, è possibile stimare la quantità equivalente <strong>di</strong> carbonio che verrebbe sequestrata<br />

annualmente da una superficie afforestata; essa è paria a circa 4.500 ha <strong>di</strong> superficie boscata; (ciò<br />

che corrisponde a circa 1 milione ed 800 mila piante).<br />

Agritre Pag. 39<br />

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6.7 RECUPERO DELLE CENERI<br />

Il processo <strong>di</strong> combustione delle paglie genera un residuo rappresentato dalle ceneri; tale residuo<br />

deve essere smaltito nel modo più corretto; in alternativa esso può essere valorizzato attraverso un<br />

impiego alternativo.<br />

Le ceneri derivanti da processi <strong>di</strong> combustione della biomassa sono classificate come “rifiuti<br />

speciali non pericolosi” ai sensi del D.lgs. 152/2006 (parte IV). E’ particolarmente opportuno<br />

qualificare le ceneri come “sottoprodotto” piuttosto che come materiale <strong>di</strong> “rifiuto”; questa<br />

<strong>di</strong>stinzione ha rilevanti ricadute in quanto esclude l’obbligo <strong>di</strong> avviare il materiale medesimo allo<br />

smaltimento ed offre nuove possibilità d’impiego. L’attuale normativa stabilisce <strong>di</strong>verse possibilità<br />

<strong>di</strong> recupero con procedure semplificate; in particolare è possibile considerare le seguenti<br />

destinazioni:<br />

produzione <strong>di</strong> conglomerati cementizi o industria <strong>di</strong> laterizi;<br />

produzione <strong>di</strong> compost;<br />

produzione <strong>di</strong> fertilizzanti;<br />

recupero ambientale, previo valutazioni con test <strong>di</strong> cessione del rifiuto.<br />

Particolare interesse si intende assegnare alla possibilità <strong>di</strong> procedere al recupero ed alla<br />

valorizzazione agronomica delle ceneri, consapevoli che la sottrazione minerale ai campi coltivati<br />

eseguita con l’asporto delle paglie potrebbe essere perfettamente riequilibrata attraverso l’apporto<br />

concimante delle ceneri, tal quali od opportunamente compostate. Dal punto <strong>di</strong> vista prettamente<br />

agronomico, le ceneri possono essere considerate:<br />

a) un concime, finalizzato ad apportare al suolo agrario elementi nutritivi utili<br />

all’accrescimento delle piante coltivate e, dunque, favorirne la produzione;<br />

b) un correttivo-ammendante, finalizzato ad innalzare la reazione del suolo (pH), in<br />

ragione della presenza <strong>di</strong> metalli alcalino-terrosi insolubili o poco solubili (quali Ca<br />

e Mg) nonché metalli alcalini solubili (quali Na e K) sotto forma <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>, idrossi<strong>di</strong><br />

e carbonati.<br />

In particolare, le ceneri pesanti contengono la maggior parte degli elementi chimici d’interesse per<br />

un riutilizzo agronomico; <strong>di</strong>versamente, le ceneri fini sono la tipologia più apprezzata <strong>di</strong> ceneri ai<br />

fini dell’impiego nell’industria dei laterizi e dei conglomerati.<br />

Considerato che il contenuto in ceneri delle paglie è pari al 6-7% della loro sostanza secca,<br />

dall’<strong>impianto</strong> si ottengono, annualmente, 8.000 – 9.400 tonnellate <strong>di</strong> ceneri (da 1,0 ad 1,2 tonnellate<br />

<strong>di</strong> ceneri per ora <strong>di</strong> funzionamento dell’<strong>impianto</strong>). Me<strong>di</strong>amente, occorre procedere ad un carico <strong>di</strong><br />

trasporto ogni due giorni nell’arco del tempo annuo <strong>di</strong> esercizio dell’<strong>impianto</strong>. Si verrebbe a<br />

configurare un costo unitario totale pari a 86 € t-1 che, rapportato alla totalità delle ceneri ottenute<br />

dall’<strong>impianto</strong>, determina un’incidenza complessiva pari a 800-810 mila euro.<br />

6.8 ANALISI ECONOMICA DEL PROGETTO D’IMPIANTO IN RAPPORTO<br />

AL SUO DIMENSIONAMENTO<br />

Si è inteso procedere alla verifica <strong>di</strong> un parametro progettuale assolutamente cruciale: la “capacità”<br />

dell’<strong>impianto</strong> (ossia la sua “taglia” in termini <strong>di</strong> potenza <strong>di</strong> generazione elettrica) deve poter<br />

rispondere a precisi e ben definiti criteri <strong>di</strong> “ottimizzazione”.<br />

Agritre Pag. 40<br />

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Il primo criterio è quello inerente la “massimizzazione” del ren<strong>di</strong>mento del capitale investito<br />

(misurato tramite il computo del VAN - Valore Attuale Netto) determinato come se esso fosse un<br />

capitale a carattere “pubblico” (piuttosto che privato); tale criterio, quin<strong>di</strong>, poggia su <strong>di</strong> un principio<br />

<strong>di</strong> pubblica utilità: si assume che l’<strong>impianto</strong> sia ben <strong>di</strong>mensionato allorché riesca a conseguire il<br />

livello <strong>di</strong> maggior convenienza possibile in termini <strong>di</strong> beneficio “pubblico”.<br />

Il secondo criterio è invece <strong>di</strong> tipo specificamente impren<strong>di</strong>toriale ed identifica il <strong>di</strong>mensionamento<br />

minimo che deve connotare l’<strong>impianto</strong> affinché il VAN dell’investimento (considerato, questa volta,<br />

come investimento a carattere privato) sia uguale od almeno superiore a zero. E’ questo un giu<strong>di</strong>zio<br />

<strong>di</strong> convenienza dell’investimento che esprime la con<strong>di</strong>zione minima ed essenziale per cui non deve<br />

verificarsi una per<strong>di</strong>ta finanziaria da parte dell’investitore ma, al contrario, l’acquisizione <strong>di</strong> un<br />

profitto.<br />

Con riferimento al primo criterio, occorre puntualizzare due importanti assunti su cui poggia<br />

l’analisi: non sono presi in considerazione gli incentivi tariffari rappresentati dai Certificati Ver<strong>di</strong><br />

(quin<strong>di</strong>, la valutazione economica riguardo la convenienza a realizzare un <strong>impianto</strong> a <strong>biomasse</strong> deve<br />

astrarsi dall’influenza esercitata dalle misure pubbliche d’intervento a sostegno delle energie<br />

rinnovabili ); non è considerata l’incidenza del carico fiscale tramite le imposte <strong>di</strong>rette (non ci si<br />

pone nell’ottica del singolo impren<strong>di</strong>tore quanto nella prospettiva del “policy maker” o del<br />

pianificatore; s’intende pertanto valutare il beneficio collettivo che scaturisce dall’investimento,<br />

senza riferimento alcuno alla figura impren<strong>di</strong>toriale specifica che lo realizza).<br />

Attraverso l’applicazione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> simulazione economico, si perviene alla conclusione che<br />

l’ampiezza ottimale del bacino <strong>di</strong> approvvigionamento, a cui corrisponde un valore massimo del<br />

VAN pari a 13,25 M€, ha un raggio R pari a 40,70 km; ciò consente l’installazione <strong>di</strong> un <strong>impianto</strong><br />

della potenza elettrica Pw <strong>di</strong> 24,76 MW.<br />

Il secondo criterio che informa l’elaborazione dei prossimi scenari <strong>di</strong> simulazione, <strong>di</strong>versamente dal<br />

caso precedente, tiene conto della natura “privata” dell’investimento, operato da una società che<br />

punta alla realizzare <strong>di</strong> profitti. Perché possano maturarsi degli utili è necessario che il valore del<br />

VAN corrispondente all’investimento non sia negativo. Rispetto al caso precedente, si procede<br />

all’introduzione dell’effetto “economia <strong>di</strong> scala” (che rende l’investimento progressivamente più<br />

conveniente al crescere della sua “taglia”) nonché alla considerazione dell’incidenza della<br />

tassazione <strong>di</strong>retta. L’aliquota fiscale assunta a riferimento è pari al 40%.<br />

Attraverso l’applicazione del medesimo modello <strong>di</strong> simulazione economico, si perviene alla<br />

conclusione che l’investimento comincia a <strong>di</strong>venire economicamente vantaggioso (VAN > 0) solo<br />

per potenze elettriche superiori a 25 MW.<br />

Pertanto, è possibile affermare che il <strong>di</strong>mensionamento proposto, ossia i 25 MW <strong>di</strong> potenza elettrica<br />

lorda, è la “taglia” più appropriata anche con riferimento ad una valutazione <strong>di</strong> tipo economico.<br />

6.9 EFFETTO DELLE TARIFFE INCENTIVANTI ED APPLICAZIONE DEL<br />

PREZZO “PLUS” DELLE BIOMASSE<br />

Operando nell’ambito del mercato nazionale dell’energia, in esso agiscono significative misure<br />

d’incentivazione; è quin<strong>di</strong> opportuno verificare l’influenza esercitata da parte del sostegno al prezzo<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta dell’energia elettrica me<strong>di</strong>ante il sistema dei cosiddetti “certificati ver<strong>di</strong>”.<br />

Agritre Pag. 41<br />

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Ancora una volta, tale influenza verrà valutata in termini d’incremento del VAN. Interpretando il<br />

requisito previsto dal Regolamento regionale sulle <strong>biomasse</strong>, occorrerà quantificare il cosiddetto<br />

prezzo plus che trasferisca almeno il 30% del maggior valore riveniente dall’incentivo.<br />

Si supponga (a titolo del tutto ipotetico) che l’incentivo tariffario ammonti a 0,14 € kWh-1; è<br />

possibile stimare che un prezzo “plus” <strong>di</strong> acquisto delle paglie fissato a 59 € per tonnellata consente<br />

<strong>di</strong> pervenire al valore “obiettivo” del VAN, in grado <strong>di</strong> trasferire almeno il 30% dei maggiori<br />

vantaggi economici legati al certificato verde dal settore “industriale” della filiera energetica a<br />

quello “agricolo” della medesima.<br />

Poiché non si è in grado <strong>di</strong> elaborare delle proiezioni atten<strong>di</strong>bili in merito al futuro regime <strong>di</strong><br />

sostegno ai prezzi dell’energia da fonte rinnovabile, è possibile affermare che, considerando valori<br />

crescenti dell’incentivo tariffario, da zero a 0,18 € kWh-1, il prezzo plus delle paglie dovrebbe<br />

crescere linearmente in risposta agli incentivi, fino a pervenire al valore <strong>di</strong> 72 € t -1.<br />

6.10 CONCLUSIONI<br />

L’ampia gamma delle valutazioni riferite nel piano <strong>di</strong> approvvigionamento, converge in modo<br />

univoco a confermare una con<strong>di</strong>zione, chiara e <strong>di</strong>fficilmente confutabile, <strong>di</strong> coerenza delle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> approvvigionamento delle <strong>biomasse</strong> sia rispetto alla localizzazione dell’<strong>impianto</strong> che<br />

in rapporto alle <strong>di</strong>sponibilità locali delle risorse in paglia, frasche e sarmenti.<br />

Dagli stu<strong>di</strong> condotti, appare del tutto avvalorato il giu<strong>di</strong>zio che l’<strong>impianto</strong> in progetto risulti<br />

opportunamente <strong>di</strong>mensionato nei suoi parametri <strong>di</strong> potenza e commisurato alle effettive<br />

<strong>di</strong>sponibilità locali <strong>di</strong> <strong>biomasse</strong> cerealicole residuali.<br />

Si è avuto modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che l’<strong>impianto</strong> in progetto, con riferimento alle modalità <strong>di</strong><br />

approvvigionamento delle paglie, è in grado <strong>di</strong> rispettare criteri <strong>di</strong> sostenibilità ecologica e<br />

compatibilità ambientale, salvaguardando la conservazione della fertilità dei suoli, migliorando la<br />

gestione agronomica delle superfici agricole, incrementando significativamente la red<strong>di</strong>tività delle<br />

aziende (sia in presenza che in assenza del regime <strong>di</strong> sostegno alle tariffe energetiche).<br />

E’ stato inoltre identificato un “pacchetto” integrato <strong>di</strong> proposte tecnico-agronomiche utili a<br />

determinare benefiche ricadute ambientali ed aziendali in conseguenza <strong>di</strong> una virtuosa sintonia fra il<br />

settore industriale e quello agricolo della filiera energetica.<br />

Anche sul fronte prettamente economico-finanziario è stato evidenziato che la “taglia” impiantistica<br />

proposta è quella che meglio valorizza le risorse impiegate e la ricchezza generata, in termini <strong>di</strong><br />

massimizzazione del ritorno “pubblico” dell’investimento (senza cioè considerare l’effetto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>storsione potenzialmente esercitato dagli incentivi tariffari). Allo stesso tempo vigono le<br />

con<strong>di</strong>zioni minime perché il medesimo investimento possa essere considerato profittevole da parte<br />

<strong>di</strong> un investitore privato.<br />

Agritre Pag. 42<br />

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7 TOPOGRAFIA, GEOLOGIA, IDROLOGIA, PAESAGGIO E<br />

AMBIENTE<br />

7.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROLOGICO DELL’AREA<br />

L’area in stu<strong>di</strong>o, compresa nel territorio del Subappennino Dauno, tra le quote <strong>di</strong> circa 320 e 330<br />

metri s.l.m.m. appare come un’area pianeggiante degradante dolcemente verso sud.<br />

Il territorio <strong>di</strong> competenza del Subappennino Dauno comprende una serie <strong>di</strong> affioramenti<br />

cronologicamente compresi fra il Cretaceo-Paleogene e l'Olocene, con varie formazioni ed una<br />

litologia estremamente varia. Al periodo più antico appartengono le formazioni riferibili, in base<br />

alla microfauna in esse contenuta, al Cretaceo-Paleogene e rappresentate dal complesso<br />

in<strong>di</strong>fferenziato, costituito prevalentemente da argille e marne a forte componente siltosa, grigie e<br />

vari colori, il cui strato <strong>di</strong> costipazione e scistosità varia notevolmente. Queste argille sono<br />

affiancate da complessi <strong>di</strong> strati calcarei, calcareo-marnosi e calcarenitici con intercalazioni <strong>di</strong><br />

brecce calcaree, arenarie, pud<strong>di</strong>nghe e, in misura minore, <strong>di</strong>aspri e scisti <strong>di</strong>asprigni.<br />

Il territorio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è ricoperto prevalentemente da terreni sabbiosi <strong>di</strong> età Plio-Pleistocenica, solo a<br />

sud ovest affiorano rocce pre-plioceniche con facies <strong>di</strong> “flysch” specialmente nelle pen<strong>di</strong>ci dei<br />

rilievi della Daunia e <strong>di</strong> Melfi.<br />

I rilievi collinari della zona dei “Flysch” raggiungono quote intorno a 500 metri s.l.m..<br />

Poiché i se<strong>di</strong>menti danno origine a rilievi essenzialmente argillosi, la morfologia è dolce e i fianchi<br />

delle colline scendono con moderato pen<strong>di</strong>o.<br />

Solo la sommità <strong>di</strong> alcune alture si mostra aspra e scoscesa in corrispondenza <strong>di</strong> limitati<br />

affioramenti <strong>di</strong> calcari, brecce e arenarie me<strong>di</strong>amente compatte. Nei territorio ad Ovest <strong>di</strong><br />

Sant’agata la morfologia è quella propria <strong>di</strong> tutta la capitanata con vaste spianate inclinate<br />

debolmente verso il mare interrotte da valli ampie, solcate da torrenti e canali che con<strong>di</strong>zionano e<br />

rendono ripi<strong>di</strong> i versanti.<br />

Nell’area in esame si possono in<strong>di</strong>viduare due blocchi riferibili cronologicamente ad altrettanti<br />

perio<strong>di</strong>.<br />

Agritre Pag. 43<br />

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Il primo, più antico, interessa la serie dei depositi prepliocenici, mentre il secondo è caratterizzato<br />

dalla presenza della serie plio-pleistocenica che ricopre gran parte dell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Esso tra<br />

l’altro risulta essere il terreno fondale dell’intervento <strong>di</strong> progetto pertanto sarà descritto<br />

dettagliatamente. Si tratta complessivamente <strong>di</strong> una serie sabbiosa-argillosa con episo<strong>di</strong><br />

conglomeratici alla base ed alla sommità. Pertanto essa rappresenta un intero ed unico ciclo<br />

se<strong>di</strong>mentario anche se i termini più alti possono comprendere episo<strong>di</strong> secondari <strong>di</strong> variazioni<br />

eustatiche e <strong>di</strong> alluvionamento.<br />

La stratigrafia dell’area è così composta:<br />

• CONGLOMERATI POLIGENICI DI BASE, FORTEMENTE CEMENTATI ( Pp)<br />

• SABBIE DI COLORE GIALLO BRUNO CON LENTI CIOTTOLOSE, LOCALMENTE<br />

FOSSILIFERE (Ps)<br />

• ARGILLE E ARGILLE MARNOSE GRIGIO-AZZURROGNOLE, LOCALMENTE<br />

SABBIOSE (PQa)<br />

• SABBIE E SABBIE ARGILLOSE A VOLTE CON LIVELLI ARENACI GIALLASTRI<br />

E LENTI CIOTTOLOSE (PQs)<br />

• CONGLOMERATI POLIGENICI CON CIOTTOLI DI MEDIE E GRANDI<br />

DIMENSIONI: A VOLTE FORTEMENTE CEMENTATI E CON INTERCALAZIONI DI<br />

SABBIE E ARENARIE (QC1)<br />

• CIOTTOLAME INCOERENTE CON INTERCALAZIONI SABBIOSE (QC2)<br />

Agritre Pag. 44<br />

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Stralcio carta geologica dell’area <strong>di</strong> intervento –Foglio 175<br />

Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> tale unità che rappresenta il terreno che <strong>di</strong>rettamente interagirà con le strutture <strong>di</strong><br />

fondazione delle opere in progetto e fino alla profon<strong>di</strong>tà investigate (circa 15 metri), rinveniamo le<br />

Argille limose <strong>di</strong> colore grigio azzurro. Allo stato attuale, non si evidenziano fattori riconducibili a<br />

fenomeni <strong>di</strong> natura geostatica che implichino mo<strong>di</strong>fiche degli equilibri raggiunti.<br />

Il rilevamento geologico e geomorfologico <strong>di</strong> dettaglio, i dati bibliografici e l’analisi <strong>di</strong> indagini<br />

eseguite nell’area d’esame, hanno permesso la ricostruzione stratigrafica dalla quale si è evinto che<br />

la totalità dell’area è interessata dall’affioramento <strong>di</strong> terreno vegetale che ricopre limo argilloso e<br />

sabbioso intercalato da vari livelli <strong>di</strong> brecce calcaree fino ad una profon<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 7.00 metri dal<br />

p.c..<br />

L’intervento da effettuare nell’area <strong>di</strong> indagine è compatibilmente confacente all’assetto<br />

morfostrutturale dell’area, alle caratteristiche fisico-meccaniche dei litotipi riconosciuti, alle<br />

con<strong>di</strong>zioni geologiche.<br />

Secondo la nuova classificazione sismica dei comuni italiani il territorio <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia,<br />

rientra nelle “Zone sismiche 1”. (Cfr. Carta Zone Sismiche)<br />

Agritre Pag. 45<br />

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Dal punto <strong>di</strong> vista idrogeologico l’area è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> reticoli fluviali giovani<br />

(torrenti e valloni), caratterizzati da alvei in modellamento attivo, orientati in <strong>di</strong>rezione NW-SE con<br />

bacino idrografico in continua evoluzione morfo-strutturale.<br />

I principali torrenti sono:<br />

• T. Calaggio<br />

• T. Fugno.<br />

Il torrente Calaggio nasce nel Vallone della Toppa, presso il monte La Forma (m 864) e col torrente<br />

S. Gennaro forma il torrente Carapelle. Delimitando il confine con il territorio <strong>di</strong> Rocchetta<br />

Sant’Antonio, riceve, da sinistra, il suo principale affluente, il torrente Fugno.<br />

Il torrente Fugno nasce presso Anzano <strong>di</strong> Puglia sul versante opposto al torrente Fiumarella ed<br />

attraversa la zona centro-settentrionale del comune, a nord della città. Alimentato dalle acque della<br />

Valle <strong>di</strong> Fassa, dal Vallone del Salice e dalla Sorgente del Porcaro a destra e dalla Valle delle Coste<br />

e dal torrente Carpanito, a sinistra, il Frugno lambisce il confine <strong>di</strong> Acca<strong>di</strong>a, fino a riversarsi nel<br />

Calaggio, dopo Fontana il Piscilo.<br />

Il regime idraulico del corso d’acqua è torrentizio ed essenzialmente <strong>di</strong>pendente dalle fasi<br />

stagionali.<br />

Il sito in oggetto ricade in un’area che si colloca in corrispondenza <strong>di</strong> una blanda struttura<br />

anticlinalica delimitata a sud da una struttura valliva <strong>di</strong> probabile genesi fluviolacustre, che<br />

attualmente ospita del Canale Colotti, affluente del T.Carapelle, a Nord invece il F.so Viticone<br />

affluente del T.Carapelle.<br />

L’acquifero presente, pur essendo dotato <strong>di</strong> permeabilità <strong>di</strong>screte, non è localmente dotato <strong>di</strong><br />

importanti volumi delle riserve regolatrici limitando la portata dei pozzi presenti nell’area a 0,5-1,5<br />

lit./sec.; la quota piezometrica si attesta me<strong>di</strong>amente intorno ai 45-80 metri dal piano <strong>di</strong> campagna.<br />

Non sono visibili in sito morfosculture attive ad opera <strong>di</strong> acque selvagge né in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> movimenti<br />

plastici <strong>di</strong> massa ad opera della gravità (soliflusso, creep). In sito i processi attivi <strong>di</strong> evoluzione e<br />

rimodellamento morfologico (che si attuano essenzialmente ad opera degli agenti esogeni naturali e<br />

della gravità) si svolgono in forma marginale o ad<strong>di</strong>rittura nulla (per l’assenza <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>enti<br />

topografici ed idraulici significativi e scarsità <strong>di</strong> circolazioni attive delle acquemeteoriche).<br />

Gli interventi previsti negli elaborati progettuali, dal punto <strong>di</strong> vista geologico, sono pertanto fattibili.<br />

Agritre Pag. 46<br />

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Dal punto <strong>di</strong> vista morfologico generale l'area interessata dall'<strong>impianto</strong> è definibile come zona<br />

apicale delle alture costituente il paesaggio che nel complesso risulta essere <strong>di</strong> bassa collina, con<br />

topografia blandamente ondulata che si colloca, nello specifico, in un contesto morfologico generale<br />

<strong>di</strong> origine fluviolacustre. Le aree esaminate fungono in generale da spartiacque superficiali<br />

delineando le geometrie dei vari bacini idrografici che recapitano a fondovalle (negli impluvi<br />

naturali).<br />

La natura litologica, prevalentemente composta da elementi litoi<strong>di</strong> in matrice anidra talvolta<br />

cementata, dei terreni presenti ostacola, nelle aree <strong>di</strong> interesse, lo sviluppo <strong>di</strong> processi erosivi attivi;<br />

pertanto il risultato è che ci si trova <strong>di</strong> fronte ad una morfologia caratterizzata, in generale, da profili<br />

topografici arrotondati e regolari.<br />

Le aree esaminate si collocano in corrispondenza <strong>di</strong> spartiacque superficiali, con pendenze poco<br />

spinte, in cui la circolazione idrica superficiale ha caratteristiche idrauliche poco attive, basse<br />

velocità idrauliche, assenza <strong>di</strong> carico solido e scarsità <strong>di</strong> potere erosivo.<br />

Le acque corrive svolgono occasionalmente solo una certa azione <strong>di</strong> ruscellamento superficiale<br />

<strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> tipo essenzialmente laminare. La debole pendenza topografica presente in corrispondenza<br />

della maggior parte delle postazioni garantisce, nei riguar<strong>di</strong> delle erosioni lineari, spinte nulle o<br />

assenti con azioni erosive ascrivibili alle azioni delle acque meteoriche limitate alla reptazione. I<br />

singoli siti esaminati sono pertanto stabili.<br />

7.2 PAESAGGIO<br />

Il paesaggio può essere inteso come luogo <strong>di</strong> aggregazione del mondo fisico, formato da un<br />

complesso <strong>di</strong> beni ambientali e antropico-culturali e dalle relazioni che li correlano.<br />

L’analisi del paesaggio, è legata al rapporto tra oggetto (il territorio) e soggetto (l’osservatore); da<br />

questo rapporto, nasce il legame percettivo <strong>di</strong> cui è sfondo il paesaggio.<br />

Definire il paesaggio e le sue componenti è operazione complessa.<br />

Oggetto <strong>di</strong> molteplici stu<strong>di</strong>, interpretazioni, <strong>di</strong>scussioni, la definizione <strong>di</strong> paesaggio non può che<br />

essere "convenzionale”, correlata cioè al contesto “<strong>di</strong>sciplinare” (inteso come settore culturale e/o<br />

operativo) entro cui essa stessa si colloca.<br />

I <strong>di</strong>versi “tipi” <strong>di</strong> paesaggio sono definibili come:<br />

• paesaggio naturale: spazio inviolato dall’azione dell’uomo e con flora e fauna naturali<br />

sviluppate spontaneamente;<br />

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• paesaggio seminaturale: spazio con flora e fauna naturali che, per azione antropica,<br />

<strong>di</strong>fferiscono dalle specie iniziali;<br />

• luogo culturale: spazio caratterizzato dall’attività dell’uomo (le <strong>di</strong>fferenze con la<br />

situazione naturale sono il risultato <strong>di</strong> azioni volute);<br />

• valore naturale: valore delle caratteristiche naturaIi <strong>di</strong> uno spazio che permangono dopo le<br />

attività trasformatrici dell’uomo (specie animali e <strong>vegetali</strong>, biotopi, geotopi);<br />

• valore culturale: valore delle caratteristiche <strong>di</strong> uno spazio dovute all'inse<strong>di</strong>amento umano<br />

(e<strong>di</strong>ficazione e infrastrutturazione, strutture storiche,reperti archeologici);<br />

• valore estetico: valore da correlarsi sua accezione sociale (psicologico/culturale).<br />

Nel quadro delle componenti fisiche che determinano il valore estetico <strong>di</strong> un paesaggio figurano: la<br />

sua configurazione, cioè il modo con il quale il paesaggio e i suoi elementi naturali e artificiali si<br />

manifestano all’osservatore; la struttura geomorfologica; il livello <strong>di</strong> silenzio ed i <strong>di</strong>versi<br />

suoni/rumori; i cromatismi.<br />

La definizione data della componente “paesaggio” nell’ambito del Piano Urbanistico Territoriale<br />

Tematico/Paesaggio della Regione Puglia (Piano Paesistico ai sensi della 431/85), è quella <strong>di</strong> “un<br />

insieme integrale concreto, un insieme geografico in<strong>di</strong>ssociabile che evolve in blocco sia sotto<br />

l’effetto delle interazioni tra gli elementi che lo costituiscono, sia sotto quello della <strong>di</strong>namica<br />

propria <strong>di</strong> ognuno degli elementi considerati separatamente”.<br />

L’analisi del paesaggio e quin<strong>di</strong> la sua definizione, non può essere elaborata in termini<br />

scientificamente corretti se non attraverso l’in<strong>di</strong>viduazione ed il riconoscimento analitico delle sue<br />

componenti intese quali elementi costitutivi principali.<br />

Il paesaggio può essere considerato l’aspetto visibile <strong>di</strong> un ambiente, in quanto rivela esteriormente<br />

i caratteri intrinseci delle singole componenti.<br />

Quin<strong>di</strong> una analisi del paesaggio, <strong>di</strong>viene lo specchio <strong>di</strong> una analisi dell’ambiente.<br />

Da quanto precedentemente enunciato, si ritiene non corretto relegare e limitare uno stu<strong>di</strong>o sul<br />

paesaggio ad una semplice verifica degli elementi percettivi o visivi del paesaggio.<br />

Oltre alla analisi delle visuali, dell’aspetto fisico e percettivo delle immagini e delle forme <strong>di</strong><br />

paesaggio, uno stu<strong>di</strong>o paesaggistico deve occuparsi anche <strong>di</strong> indagare tutte le componenti naturali e<br />

antropiche e ed i loro rapporti.<br />

Il territorio rurale è interessato da una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> testimonianze storico-archeologicoarchitettoniche.<br />

Ne sono prova i villaggi rupestri, le necropoli, le chiese rupestri, i muretti a secco, i<br />

tratturi, le masserie fortificate.<br />

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L'articolazione tipologica, il numero e l’importanza documentaria e paesaggistica <strong>di</strong> tali presenze<br />

autorizza (specialmente per le masserie) a in<strong>di</strong>viduare sul territorio una serie <strong>di</strong> sistemi extraurbani<br />

(quello delle masserie, delle torri, etc.), da salvaguardare attraverso la “valorizzazione” dei beni che<br />

li costituiscono. Ma questi, quasi tutti <strong>di</strong> proprietà privata, esclusi da qualsiasi ciclo economico che<br />

ne giustifichi l’utilizzazione, sono in larghissima misura abbandonati e sottoposti a rapido degrado.<br />

In agro Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia le masserie, originariamente circondate da un latifondo in cui si<br />

sviluppavano attività agricole reciprocamente complementari, oggi sono inserite in un ambiente<br />

privo <strong>di</strong> <strong>di</strong>more permanenti. Generalmente, sono del tipo a due piani con l’abitazione sovrapposta al<br />

rustico, con garitte pensili e ca<strong>di</strong>toie, oppure del tipo a ”torre” a due piani su base quadrata (usata<br />

come abitazione temporanea e legata alla conduzione degli oliveti e dei mandorleti), dotata <strong>di</strong><br />

ca<strong>di</strong>toie dal parapetto del terrazzo, con o senza recinto.<br />

All’interno della perimetrazione così come nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze, le forme <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione sono<br />

unicamente rappresentate da case sparse <strong>di</strong>ffuse nel territorio.<br />

Ricerche bibliografiche insieme a ricognizioni su campo sembrano escludere la presenza nell’area<br />

interessata dalla realizzazione dell’<strong>impianto</strong> <strong>di</strong> emergenze storiche o archeologiche <strong>di</strong> pregio tranne<br />

la presenza <strong>di</strong> masserie del XIX-XX secolo quali la Masseria Ciommarino a circa 750 m<br />

dall’<strong>impianto</strong> , Masseria Viticone a circa 600 m dall’<strong>impianto</strong>.<br />

In merito all’antropizzazione, prima considerata dal punto <strong>di</strong> vista dell’e<strong>di</strong>ficazione, la stessa deve<br />

essere considerata anche in riferimento alla vegetazione: la presenza, infatti, <strong>di</strong> aree a seminativo<br />

definisce queste come aree antropizzate poiché sottoposte a pratiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>sserbo, aratura e,<br />

comunque, a tutto quanto necessario alla coltivazione. Queste sono quin<strong>di</strong> aree a bassa naturalità.<br />

Molto poco interessanti dal punto <strong>di</strong> vista vegetazionale oltre che paesaggistico, sono le aree a<br />

seminativo, che occupano la totalità della superficie all’interno dell’area in esame. La mancanza <strong>di</strong><br />

elementi paesaggistici <strong>di</strong> pregio viene avvalorata e confermata da quanto emerge dallo stu<strong>di</strong>o del<br />

PUTT/P, definendo un paesaggio prettamente agricolo.<br />

In relazione alle analisi condotte è possibile asserire che il paesaggio è in grado <strong>di</strong> accettare <strong>di</strong>versi<br />

tipi <strong>di</strong> intervento, purché si rispettino determinate linee <strong>di</strong> comportamento, che permettano <strong>di</strong> restare<br />

al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> verificabili limiti <strong>di</strong> impatto.<br />

Al fine <strong>di</strong> rendere ugualmente minimo l’impatto visivo delle varie strutture del progetto e perseguire<br />

la migliore integrazione dell’intero <strong>impianto</strong> nel paesaggio è necessario adottare delle misure che<br />

mitighino l’impatto sul territorio e nel tempo stesso sulla flora e sulla fauna.<br />

Le scelte progettuali da adottare consistono:<br />

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I colori delle facciate esterne dei fabbricati, compresi quelli destinati ad ospitare gli impianti,<br />

dovranno essere tenui e scelti tra le tipiche tonalità in uso per l’e<strong>di</strong>lizia rurale tra<strong>di</strong>zionale, al fine <strong>di</strong><br />

ridurne la visibilità<br />

sistemazione con piantumazioni nell’area perimetrale dell’<strong>impianto</strong> con essenze arbustive autoctone<br />

al fine <strong>di</strong> attenuare il più possibile la <strong>di</strong>scontinuità tra opere tecnologiche ed ambiente circostante;<br />

è preferibile utilizzare sistemi <strong>di</strong> recinzione <strong>vegetali</strong>, tipo siepi. Nel caso <strong>di</strong> recinzione artificiale,<br />

con reti metalliche o grigliati è preferibile l’utilizzo <strong>di</strong> strutture ad infissione anziché cordoli <strong>di</strong><br />

fondazione.<br />

le <strong>di</strong>rettrici dei cavidotti, interni ed esterni all’<strong>impianto</strong>, seguiranno i percorsi delle vie <strong>di</strong><br />

circolazione, al fine <strong>di</strong> ridurre gli scavi per la loro messa in opera;<br />

massimizzazione delle <strong>di</strong>stanze dell’<strong>impianto</strong> da unità abitative regolarmente censite e stabilmente<br />

abitate.<br />

8 ASPETTI ECONOMICI ED OCCUPAZIONALI<br />

Il progetto per l’<strong>impianto</strong> <strong>di</strong> Sant’Agata <strong>di</strong> Puglia prevede un investimento complessivo superiore a<br />

80 milioni <strong>di</strong> €.<br />

Questo investimento permetterà <strong>di</strong> realizzare un’opera importante dal punto <strong>di</strong> vista energetico che<br />

fornirà il suo contributo in un contesto nazionale che punta al raggiungimento dell’obiettivo <strong>di</strong> un<br />

parco <strong>di</strong> generazione elettrica più <strong>di</strong>versificato ed efficiente.<br />

Ma l’iniziativa appare, per il contesto in cui sarà inserita, anche una grande occasione <strong>di</strong> sviluppo<br />

tecnologico e professionale dalle importanti ricadute occupazionali e <strong>di</strong> crescita sociale ed<br />

economica del territorio.<br />

I lavori per la realizzazione dello stabilimento avranno una durata stimata <strong>di</strong> 28 mesi, periodo<br />

durante il quale verrà garantita un’occupazione me<strong>di</strong>a nell’or<strong>di</strong>ne delle 40-50 unità al giorno,<br />

coinvolgendo all’incirca 300 addetti, per la realizzazione delle opere civili e per il montaggio delle<br />

apparecchiature elettromeccaniche e degli impianti elettrici.<br />

Una volta entrata in esercizio, l’<strong>impianto</strong> creerà, a regime, almeno 35 nuovi posti <strong>di</strong> lavori stabili e<br />

<strong>di</strong>retti. Si tratta <strong>di</strong> tutte quelle persone, assunte e formate appositamente, cui sarà demandata la<br />

gestione ed il controllo dell’<strong>impianto</strong>.<br />

Il personale <strong>di</strong> cui avrà bisogno la centrale avrà competenze, qualifiche e mansioni, <strong>di</strong>versificate.<br />

Oltre alla figura <strong>di</strong> capo <strong>impianto</strong> e <strong>di</strong> un vice capo <strong>impianto</strong>, verranno impiegati turnisti addetti alle<br />

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varie fasi del ciclo <strong>di</strong> lavorazione, oltre a personale con funzioni <strong>di</strong> staff (segreteria,<br />

amministrazione, controlli ambientali e strumentali).<br />

I lavoratori saranno impegnati sia con orario <strong>di</strong> ufficio che su turni <strong>di</strong> lavoro tali da garantire<br />

l’operatività della centrale 24 ore al giorno.<br />

Agli occupati <strong>di</strong>rettamente assunti dalla società devono essere aggiunti un numero significativo <strong>di</strong><br />

persone – sempre impiegate su base continuativa - nell’indotto per le seguenti attività <strong>di</strong> servizio<br />

alla centrale:<br />

trasporto dei materiali in entrata ed uscita dalla centrale;<br />

attività <strong>di</strong> manutenzione e controllo;<br />

pulizia e guar<strong>di</strong>ania;<br />

mensa.<br />

Non è poi da sottovalutare il contributo, sia in termini occupazionali che <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> opportunità<br />

<strong>di</strong> sviluppo economico, che può dare la centrale con lo stimolo per l’organizzazione stabile e<br />

permanente della filiera locale delle <strong>biomasse</strong>.<br />

Da questo punto <strong>di</strong> vista si aprono, infatti, interessanti prospettive almeno su due fronti:<br />

organizzazione dei servizi <strong>di</strong> supporto per l’incontro fra la domanda <strong>di</strong> biomassa e l’offerta <strong>di</strong><br />

materiale presente nell’area;<br />

riconversioni culturali <strong>di</strong> terreni agricoli da destinare a seminativi energetici.<br />

Si ritiene infatti che ci sia ampio spazio per la costituzione <strong>di</strong> imprese e cooperative per<br />

l’organizzazione <strong>di</strong> attività impren<strong>di</strong>toriali permanenti sviluppate localmente e finalizzate a<br />

garantire un servizio efficiente e continuativo sul fronte dell’offerta <strong>di</strong> biomassa.<br />

8.1 ADDESTRAMENTO E SERVIZI TECNICI<br />

Prima dell’avviamento dell’<strong>impianto</strong> ciascun Fornitore dovrà provvedere all’addestramento<br />

complessivo del personale su tutto ciò che riguarda l'esercizio e la manutenzione dell’<strong>impianto</strong> e <strong>di</strong><br />

tutti i sistemi forniti.<br />

Il programma <strong>di</strong> addestramento sarà progettato ed eseguito per preparare il personale ad esercire la<br />

Centrale in sicurezza e affidabilità. In relazione a quanto sopra il programma <strong>di</strong> addestramento<br />

dovrà prevedere due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> percorso formativo, volte a qualificare personale <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />

professionalità:<br />

• Tipo A - Personale <strong>di</strong> Esercizio dell’<strong>impianto</strong><br />

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• Tipo B - Personale <strong>di</strong> Manutenzione dell’<strong>impianto</strong><br />

L'addestramento dei due gruppi dovrà essere condotto con riguardo specifico alle <strong>di</strong>verse aree <strong>di</strong><br />

competenza <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> essi; per ciascun tipo <strong>di</strong> addestramento dovranno essere previste sessioni<br />

complete <strong>di</strong> formazione da tenersi in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo contigui, in date da concordare.<br />

Il programma <strong>di</strong> addestramento sarà strutturato in tre fasi separate:<br />

• addestramento teorico in sede, incluso la descrizione dell’<strong>impianto</strong>, suoi Componenti /<br />

Sistemi e suoi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> funzionamento;<br />

• addestramento sul campo con il supporto del personale <strong>di</strong> avviamento dei vari Fornitori,<br />

durante le fasi <strong>di</strong> avviamento e messa in servizio;<br />

• addestramento sul campo e precisamente nella sala controllo con il supporto del personale<br />

<strong>di</strong> avviamento del Fornitore durante le prove funzionali dell’<strong>impianto</strong> e per il periodo <strong>di</strong> esercizio<br />

precedente il Taking Over Tests.<br />

Il programma sarà elaborato in modo tale che la fase <strong>di</strong> teoria sia completata prima dell’inizio delle<br />

più importanti fasi <strong>di</strong> avviamento.<br />

Si fornirà 3 mesi prima della data <strong>di</strong> inizio dei corsi, una descrizione particolareggiata degli scopi<br />

dell’addestramento.<br />

Come parte dello scopo del Lavoro, il Fornitore preparerà i Manuali <strong>di</strong> addestramento che saranno<br />

consegnati in copie sufficienti per essere forniti a ciascun partecipante almeno 4 settimane prima<br />

dell’inizio del programma stesso. I Manuali <strong>di</strong> addestramento saranno strutturati per aumentare<br />

l'efficienza dell’addestramento; documenti <strong>di</strong> progetto possono essere inclusi come parte del<br />

Manuale, ma non è considerata accettabile la mera raccolta <strong>di</strong> documenti.<br />

I corsi saranno tenuti in lingua italiana, i manuali <strong>di</strong> addestramento saranno preparati in lingua<br />

italiana e saranno, inoltre, fornite tutte le facilities (proiettori, lavagne, TV, etc se necessario)<br />

necessarie per effettuare l’addestramento in sito.<br />

Verrà inoltre un corso <strong>di</strong> informazione / formazione rivolto al personale non tecnico dell’<strong>impianto</strong><br />

de<strong>di</strong>cato alla descrizione generale dell’<strong>impianto</strong> e dei suoi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> funzionamento con particolare<br />

riguardo ai criteri della sicurezza e della protezione ambientale. Per questa categoria <strong>di</strong> personale<br />

dovrà essere approntata una documentazione sintetica relativa agli argomenti trattati.<br />

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