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Nel mondo degli affetti. Della creatività. Del benessere.

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Caregiver<br />

Lontane e vicine<br />

14<br />

È possibile trasformare l’esperienza di malattia della propria<br />

madre in un’occasione per migliorare i rapporti famigliari e<br />

dare un nuovo senso alla propria vita Lara e Katia, due sorelle<br />

(rispettivamente 38 e 37 anni) molto diverse dal punto di<br />

vista <strong>degli</strong> aspetti caratteriali, lo hanno fatto. Una infermiera<br />

professionale e l’altra commessa in un negozio di abbigliamento.<br />

Due vite profondamente lontane fino al momento della<br />

scoperta della malattia della madre. Da quel momento, tutto è<br />

cambiato.<br />

Ci raccontate come è stata scoperta malattia di vostra<br />

madre<br />

Katia: Si è ammalata a giugno del 2011 di tumore al seno<br />

e, dal momento che era in stadio avanzato, subito siamo<br />

state messe al corrente del fatto che la malattia non avrebbe<br />

avuto una guarigione. Successivamente, abbiamo scoperto<br />

che aveva anche metastasi cerebrali e da lì è iniziato tutto:<br />

chemioterapia, radioterapia, la scoperta di un abbassamento<br />

della colonna vertebrale, fino ad arrivare al recente ricovero in<br />

Hospice.<br />

Lara: Inizialmente aveva linfonodi ascellari e al collo che sono<br />

stati sottovalutati perché sono stati diagnosticati come una<br />

reazione infiammatoria. Al seno non aveva nulla e, dato che<br />

nostra madre ha tre gatti, i dottori hanno pensato che avesse<br />

una sorta di allergia. Ha iniziato con l’antibiotico ma poi gli<br />

esami sono risultati negativi. Successivamente il medico ha richiesto<br />

un’ecografia e da qui la diagnosi di cancro: un tumore<br />

piccolo ma molto aggressivo.<br />

Qual è stata la vostra reazione E vostra madre come<br />

l’ha presa<br />

Katia: É difficile! Io e mia madre non siamo mai state molto<br />

unite e ho cercato di starle vicino, di farmi conoscere per la<br />

persona nuova che ero. L’ho vissuta come una grande possibilità.<br />

Mentre mia mamma non l’ha vissuta come una possibilità<br />

di crescita.<br />

Lara: La mamma è rimasta scioccata, io pure. Sono stata la<br />

prima a saperlo. Mi avevano detto che era un tumore molto<br />

aggressivo. Era seguita nell’ospedale dove lavoro.<br />

Katia: Con le prime chemio la situazione è un po’ rientrata,<br />

anche i medici erano meravigliati e noi, ovviamente, eravamo<br />

felici. Abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo sperato che<br />

potesse avere un esito positivo. Ma subito dopo il buio.<br />

Lara: Il buio, perché la vedevo strana. Ha sempre avuto un<br />

passo molto veloce e invece aveva iniziato a camminare lentamente;<br />

ha sempre usato scarpe con il tacco e ora prediligeva<br />

scarpe basse; ripeteva le stesse cose più volte. Ne ho parlato<br />

con mia sorella e altre persone vicine a noi ma tutti mi dicevano<br />

che ero io l’esagerata e che è assolutamente normale cambiare<br />

abitudini dopo la scoperta di un cancro. Poi un giorno un<br />

mio amico mi ha detto di averla vista inciampare tre volte dove<br />

non c’era nulla su cui inciampare. Quindi, ho insistito per farle<br />

fare una TAC cerebrale e mia sorella, che non era d’accordo,<br />

mi ha detto: “alla fine gliela fai fare!”. Io mi sono sentita molto<br />

in colpa e, invece, l’esito dava ragione ai miei sospetti.<br />

Katia: É vero, ho trovato più facile pensare che i cambiamenti<br />

di mia madre fossero dettati da una situazione emotiva... e<br />

poi lei è sempre stata un po’ distratta! Dato che a me capita,<br />

quando sono sotto stress, di essere un po’ distratta, ho pensato<br />

che lei avesse tutte le ragioni per esserlo.<br />

Lara: Mi sono molto arrabbiata perché i medici non avevano<br />

previsto una TAC; ho dovuto insistere io. La loro giustificazione<br />

è stata che la tac cerebrale non è prevista dal protocollo<br />

ed è costoso farla. Da figlia della persona ammalata, è stato<br />

devastante sentirsi dire una cosa del genere e mi sono sentita<br />

molto arrabbiata con la sanità.<br />

Katia: Questo è un argomento che più volte è stato discusso<br />

anche all’interno del gruppo dei caregiver, a cui ho partecipato<br />

ad Attivecomeprima. Penso che esistano dei pazienti<br />

che vengono considerati delle sperimentazioni. Noi siamo<br />

state fortunate perché Lara lavora all’interno della struttura<br />

ospedaliera, sa come muoversi e ha potuto utilizzare le sue<br />

competenze anche per tenere le relazioni con i medici. Se fossi<br />

stata da sola, mi sarei dovuta affidare.<br />

Lara: Dopo aver avuto a che fare con diversi medici, tra cui<br />

un’oncologa con la quale ho avuto molti diverbi, abbiamo trovato<br />

una bravissima oncologa di riferimento. É stata lei che successivamente<br />

ci ha consigliato di ricoverare mia mamma in Hospice.<br />

L’Hospice l’ha quindi consigliato l’oncologa<br />

Lara: Inizialmente l’ha fatto il medico di reparto e io ne ho poi<br />

parlato con l’oncologa, la quale ha detto che era la soluzione<br />

migliore. E così ci siamo affidate all’Hospice della struttura<br />

ospedaliera che stava seguendo mia madre.<br />

Katia: Quando ce l’hanno proposto, ci hanno colte di sorpresa,<br />

non ce lo aspettavamo…<br />

Probabilmente proprio perché vostra madre non vi<br />

trasmette il suo vissuto rispetto alla malattia.<br />

Katia: Verissimo, anche in Hospice hanno difficoltà a capire.<br />

Forse la reazione di vostra madre alla diagnosi, alle

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