giugno 2009 - Comune di Lonato del Garda

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Not. Lonato giugno 09 18-06-2009 15:30 Pagina 24 24 fuga dell’Austria (“cantata” molto nota che accompagnò tutto il Risorgimento e portata fino a noi dai nostri nonni). E la guerra continua. Già il giorno dopo, 21 giugno, i Piemontesi si avvicinano a quello che credono lo schieramento austriaco, e la 1 a con la 5 a Divisione si stabiliscono a Lonato; la 2 a a Calcinato avanzando la 3 a a Desenzano e Rivoltella. Ma del nemico non c’è traccia. Nelle prime ore del 23 giugno anche Vittorio Emanuele lascia Calcinato, dove aveva pernottato, e giunge a Lonato dove è confluito anche Napoleone III. Insieme salgono al castello per esaminare da là le posizioni circostanti, poi raggiungono il Tiracollo (la Spia d’Italia) e di seguito si avventurano fino a Desenzano; quindi ritornano a Lonato dove fanno colazione in casa Zambelli (Palazzo Zambelli). Nel palazzo alloggia anche il Re e vi è allestito il Comando dell’Armata Piemontese. Ed è ancora la Gazzetta di Milano che rimarca il dispaccio telegrafico partito da Lonato e diretto a Parigi che cosi commenta la giornata : ”L’Imperatore Napoleone, accompagnato da S.M. Il Re, ha percorso quest’oggi i dintorni della città (di Lonato), spingendo una ricognizione fino a Desenzano, presso alla riva del lago“. Nel frattempo gli Austriaci, credendo i Piemontesi ed i Francesi ancora oltre il Chiese, lo stesso 23 giugno cominciano a muoversi ripassando il Mincio e dirigendosi ad ovest. Ora li guida lo stesso Imperatore Francesco Giuseppe che, spartito il suo esercito in due armate, è intenzionato a riprendersi Lonato e Castiglione. Le divisioni piemontesi, però, sono già a Rivoltella ed a Castelvenzago e stanno per muoversi in avanti secondo i piani accordati. Anche i Francesi avanzano convinti che gli Austriaci siano an-
Not. Lonato giugno 09 18-06-2009 15:30 Pagina 25 cora oltre il Mincio non osando rischiare uno scontro con il fiume alle spalle. Ed invece gli Austriaci sono già vicini, ed alle prime ore del mattino una pattuglia apre il fuoco contro i Francesi nei pressi di Castel Goffredo. Napoleone intuisce subito che sarà battaglia decisiva ed esorta Vittorio Emanuele ad avanzare a sua volta. E siamo giunti al fatidico 24 giugno 1859. A Cavriana, a Medole, a Solferino, a Madonna della Scoperta, a San Martino si accendono gli scontri. Seguendo la ferrovia, anche da Lonato avanzano prima dell’alba i bersaglieri, la fanteria, i Cavalleggeri di Saluzzo ed alcuni pezzi d’artiglieria. LA BATTAGLIA ED I SOCCORSI Il combattimento durerà 14 ore e sarà un massacro. Ma nel frattempo a Lonato cosa succedeva A questo punto è meglio ricorrere alla cronaca riportata quasi in diretta da un giornaletto di quel tempo (La Gazzetta Provinciale di Brescia ), che così racconta gli eventi: ... “Infatti alle due antimeridiane () del memorando giorno 24 giugno le vicine cannonate diedero il segnale di quella immane battaglia, di quella insuperabile prova di valore, d’abnegazione della vita, d’amor di Patria e di gloria, che sarà sempre la giornata di Solferino e San Martino. Dalle alture di questi colli tra il fumo ed il polverìo, scorgevansi i battaglioni ondeggianti, i veloci attacchi, e la tremenda mischia alla baionetta. Dove fosse il cuore de’ Lonatesi, non sarà italiano che lo domandi. Mentre da occidente s’avanza precipitando in turbine basso bas- 150° anniversario della battaglia di San Martino e Solferino so, nero nero, che sembra un nuovo esercito misterioso, viene dal Campo l’ordine di apprestare quanti si potevano locali e letti pei feriti... Chi sarà vincitore Lonato non domanda, ma subito, come spinge la carità di Patria, con una gara mirabile e commovente, sotto il continuo rombo del cannone che a poco a poco si allontana, si dà attorno ed in un batter d’occhio sono apprestati i locali e pronti i letti con le biancherie, e le bende per le medicature. Non vi fu legno signorile, non vettura, non carro, che non fosse inviato al Campo a raccogliere e trasportare i feriti. E se merita elogio grandissimo la Deputazione Comunale che in quella sera (è ancora il 24 giugno, nda.) parve moltiplicarsi e correre ov’era bisogno. Se debbonsi ricordare i benestanti del paese, spontaneamente offertisi in sussidio, non sono da dimenticare i poveri contadini, questa razza troppo calunniata, de’ quali nessuno ricusò il pietoso ufficio di condurre su larghi carri, tirati lentamente da’ buoi, i feriti, tristissima messe raccolta sui desolati solchi della battaglia. E questa operazione durò a tutto il giorno 27. Ma un’altra ben più triste e caritatevole opera veniva compiuta nel giorno 26 da due compagnie di braccianti, ciascuna di venti uomini circa, con alla testa un ingegnere, e sorvegliata dalla Guardia Nazionale, che si recava a seppellire i poveri morti.(Furono piantate delle croci sulle tombe riportanti i nomi dei Caduti, ove riconosciuti). Nessuno aveva comandato, ma comandava il cuore ed il senno: e questo atto pietoso, in cui vince il ribrezzo, che si compie in silenzio, senza gloria, che non ottiene i ringraziamenti degli infelici per cui si fa, che conversa colla morte, mentre altrove è la vita e la gioja della vittoria; questo atto ebbe l’ammirazione e l’elogio riconoscente del R. Intendente Generale dell’Armata Sarda, e del cav. Zoppi, commissario di guerra, e quello preziosissimo del conte Cavour. Tre documenti che si conserveranno gelosamente ed a perpetua memoria da quel Municipio (ci sono ancora ) 25
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