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INVOLUCRO BEN TEMPERATO

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<strong>INVOLUCRO</strong> <strong>BEN</strong> <strong>TEMPERATO</strong><br />

Efficienza energetica ed ecologica in architettura attraverso la pelle degli edifici<br />

Fabrizio Tucci<br />

INDICE<br />

Introduzione. Involucro ecoefficiente per un'architettura ben temperata<br />

di Salvatore Dierna<br />

Prefazione. Involucro ben temperato per un'architettura ambientalmente consapevole<br />

di Fabrizio Tucci<br />

PARTE I - PRINCIPI E STRATEGIE PER L'<strong>INVOLUCRO</strong> <strong>BEN</strong> <strong>TEMPERATO</strong><br />

1. Ecoefficienza dell'involucro architettonico: evoluzione tecnologica e innovazione<br />

prestazionale per un dialogo aperto con l'energia solare<br />

1.1. Le radici della ricerca: l'evoluzione di ruoli, configurazioni e caratteri dei sistemi d'involucro<br />

1.2. Gli input strategici: la necessità del controllo climatico passivo e dell'interazione ambientale<br />

negli edifici<br />

1.3. Gli sviluppi sperimentali: l'innovazione delle prestazioni bioclimatiche ed energetiche degli<br />

involucri architettonici<br />

2. Captazione e trasmissione passiva dell'energia solare in architettura: le proprietà<br />

intrinseche del materiale vetro<br />

2.1. La natura della luce e il modo di trasmettersi della radiazione solare<br />

2.2. La trasmissione della luce attraverso il vetro: trasparenza e assorbimento selettivi<br />

2.3. Proprietà e tipi di vetro alla base della prestazionalità dell'involucro trasparente<br />

2.3.1. Effetti dei diversi ossidi sulle proprietà del vetro<br />

2.3.2. Processi produttivi del vetro<br />

2.3.3. Tipi di vetro<br />

3. Princìpi ed effetti dell'irraggiamento solare nel passaggio attraverso la pelle degli edifici<br />

3.1. I fenomeni di rifrazione, diffrazione e diffusione della luce attraverso l'involucro architettonico<br />

3.2. Il ruolo-filtro dell’involucro a trasparenza variabile per una migliore gestione del daylighting<br />

factor<br />

3.3. L'incidenza dei livelli differenziati di illuminazione naturale ai fini del comfort visivo


4. Strategie per il controllo e la gestione dell'energia solare nell'involucro ben temperato<br />

4.1. Quali strategie su quali componenti<br />

4.2. Dal componente di base: la finestra, al sistema di componenti: l'involucro vetrato<br />

4.2.1. Il caso-base: la finestra<br />

4.2.2. La specializzazione del sistema di componenti: l’involucro vetrato<br />

4.3. L’evoluzione: i sistemi d’involucro edilizio per la gestione bioclimatica passiva dell’energia<br />

nsolare<br />

4.3.1. Sistemi laterali per le facciate dell’involucro ben temperato<br />

4.3.2. Sistemi zenitali per le coperture dell’involucro ben temperato<br />

4.3.3. Sistemi globali per gli spazi bioclimatici integrati o parte integrante dell’involucro ben<br />

temperato<br />

4.4. L’innovazione: gli elementi di controllo del comportamento prestazionale dei sistemi<br />

d’involucro<br />

5. Categorie e caratteri dei sistemi tecnologici dell'involucro ben temperato<br />

5.1. L’involucro interagente in senso passivo e attivo con l’energia solare<br />

5.2. L’involucro regolatore dei flussi luminosi naturali in entrata<br />

5.3. L'involucro schermato e oscurato<br />

PARTE II - SISTEMI TECNOLOGICI PER L'<strong>INVOLUCRO</strong> <strong>BEN</strong> <strong>TEMPERATO</strong>: DALLA<br />

CAPTAZIONE ALLA SCHERMATURA SOLARE<br />

6. Sistemi tecnologici per la interazione energetica passiva e attiva con l'irraggiamento<br />

solare<br />

6.1. I vetri ad alte prestazioni energetiche<br />

6.1.1. I vetri con rivestimenti selettivi<br />

6.1.2. TIM: Transparent Insulating Materials - comportamento energetico<br />

6.1.3. I vetri evacuati<br />

6.1.4. Gli Aerogel - comportamento energetico<br />

6.2. I vetri a selettività energetica<br />

6.2.1. I vetri Okasolar<br />

6.2.2. I vetri energetici (con fotovoltaico integrato)<br />

6.2.3. I vetri con microreticolo integrato<br />

6.2.4. I vetri Okatech<br />

6.3. I vetri cromogenici<br />

6.3.1. I vetri elettrocromici<br />

6.3.2. I vetri termocromici<br />

6.3.3. I vetri a cristalli liquidi<br />

6.3.4. I vetri fotocromici


6.4. I vetri speciali<br />

6.4.1. I vetri termici (heat mirror)<br />

6.4.2. I vetri acustici<br />

6.4.3. I vetri strutturali<br />

6.4.4. I vetri luminosi<br />

7. Sistemi tecnologici per la diffrazione e diffusione luminosa dell'irraggiamento solare<br />

7.1. Componenti per il controllo solare spettrale selettivo: i vetri diffusori solari<br />

7.1.1. I pannelli prismatici<br />

7.1.2. Gli LCD: i vetri tagliati al laser<br />

7.1.3. Gli HOE: i film olografici<br />

7.1.4. Le pellicole a controllo solare<br />

7.2. Componenti per il controllo solare angolare selettivo: i profili a micro- lamelle<br />

7.2.1. I profili ad orientamento fisso<br />

7.2.2. I profili ad orientamento variabile<br />

7.2.3. I profili metallici simmetrici<br />

7.2.4. I profili metallici asimmetrici<br />

7.3. Integrazione tra la tipologia dei vetri diffusori e la tipologia delle micro- lamelle<br />

7.3.1. La combinazione di pannelli prismatici con profili ad orientamento variabile<br />

7.3.2. Altre possibili combinazioni tra componenti per il controllo selettivo angolare e spettrale<br />

7.4. I vetri ad alte prestazioni di diffusione luminosa: i materiali isolanti traslucidi<br />

7.4.1. I TWD: Transluzente WärmeDämmung - comportamento alla trasmissione luminosa<br />

7.4.2. Gli Aerogel: comportamento alla trasmissione luminosa<br />

7.4.3. Gli Helioran<br />

8. Sistemi tecnologici per la schermatura bioclimatica dall'irraggiamento solare<br />

8.1. Schermature solari esterne fisse<br />

8.1.1. Schermature solari esterne fisse verticali<br />

8.1.2. Schermature solari esterne fisse orizzontali in facciata<br />

8.1.3. Schermature solari esterne fisse orizzontali in copertura<br />

8.1.4. Schermature solari esterne fisse combinate orizzontali e verticali<br />

8.2. Schermature solari esterne mobili<br />

8.2.1. Schermature solari esterne mobili verticali in facciata e in copertura<br />

8.2.2. Schermature solari esterne mobili orizzontali in facciata<br />

8.2.3. Schermature solari esterne mobili orizzontali in copertura<br />

8.2.4. Schermature solari esterne mobili combinate orizzontali e verticali<br />

8.3. Schermature solari interne<br />

8.3.1. Schermature interne alla facciata


8.3.2. Schermature interne alla copertura<br />

8.4. Schermature solari integrate<br />

8.4.1. Schermature integrate flessibili<br />

8.4.2. Schermature integrate rigide<br />

PARTE III - SPERIMENTAZIONI SULL'<strong>INVOLUCRO</strong> <strong>BEN</strong> <strong>TEMPERATO</strong>:<br />

50 CASI DI STUDIO<br />

9. La sperimentazione sulla interazione solare passiva e attiva in architettura<br />

9.1. Vetri basso emissivi - Sede della Swiss Re, Norman Foster<br />

9.2. Vetri T.I.M. - Museo d’arte contemporanea Kiasma, Steven Holl<br />

9.3. Vetri evacuati - in fase di applicazione<br />

9.4. Vetri Aerogel - Studio di architettura, Thomas Herzog<br />

9.5. Vetri okasolar - Centro Sovrintendenza Monumenti Esslingen, O. Reutter<br />

9.6. Vetri energetici - Centro universitaio Herne Sodingen, Jourda & Perraudin<br />

9.7. Vetri a microreticolo - Design Center Linz, Thomas Herzog<br />

9.8. Vetri Okatech - Biblioteca Centrale di Seattle, Rem Koolhaas<br />

9.9. Vetri elettrocromici - in fase di applicazione<br />

9.10. Vetri termocromici - in fase di sviluppo<br />

9.11. Vetri L.C.D. - Casa della Cultura giapponese di Parigi, Toyo Ito<br />

9.12. Vetri fotocromici - in fase di ricerca<br />

9.13. Vetri termici - Sede Helvetia Patria di Saint Gallen, Herzog & De Meuron<br />

9.14. Vetri acustici - Stazione TGV di Avignone, AREP<br />

9.15. Vetri strutturali - House of glas a Leerdamm, Krunnenberg & Van Der Elve<br />

9.16. Vetri luminosi - Aquarius Hall e Park Hotel Weggis, Vincenz Erni<br />

10. La sperimentazione sulla diffrazione e diffusione luminosa in architettura<br />

10.1. Pannelli Prismatici - National Gallery, M. Safdie<br />

10.2. Pannelli a microlamelle prismatiche - Centro Congressi, Thomas Herzog<br />

10.3. Vetri tagliati a Laser - J.P. Getty Museum, Richard Meier<br />

10.4. Vetri tagliati a Laser - Complesso di Uffici, Santos & Partners<br />

10.5. Film Olografici - Ing Bank, E. Van Egeraat<br />

10.6. Film Olografici - CommerzBank, Norman Foster<br />

10.7. Pellicole a controllo solare - Business Promotion Centre, Norman Foster<br />

10.8. Pellicole a controllo solare - Heathrow Airport, Richard Rogers<br />

10.9. Profili ad orientamento fisso - Federal Building, Richard Meier<br />

10.10. Profili ad orientamento fisso - Nuova Biblioteca Centrale, Fletcher


10.11. Profili ad orientamento variabile - Città Universitaria, Mc Donough<br />

10.12. Profili ad orientamento variabile - House Yale University, D. Philips<br />

10.13. Profili a sezione simmetrica - Sede del Fondo Monetario, Hok San<br />

10.14. Profili a sezione simmetrica - Distretto di Caltrans, Eric Miralles<br />

10.15. Profili a sezione asimmetrica - Swanlea School, Percy Thomas<br />

10.16. Profili a sezione asimmetrica - Uffici Henderson, Tate & Snyder<br />

10.17. Aerogel - Centro produzione industriale, Wilkhahn, Thomas Herzog<br />

10.18. TWD - Ostello e Centro per la formazione giovanile, Thomas Herzog<br />

11. La sperimentazione sulla schermatura solare in architettura<br />

11.1. Frangisole a lamelle - Edificio per ristorante Fast Food, Janne Kentala<br />

11.2. Frangisole a pale - LFone/Landesgartenscau, Zaha Hadid<br />

11.3. Frangisole continuo - Galleria Cy Twombly, Renzo Piano<br />

11.4. Frangisole a lamelle - Edificio n° 8 all’Ecocenter, Mario Cucinella<br />

11.5. Frangisole continuo - Sede della compagnia Ricola, Herzog e de Meuron<br />

11.6. Frangisole continuo - Ambasciata della Danimarca, Nielsen & Nielsen<br />

11.7. Frangisole a lamelle - Unesco Workshop, Renzo Piano<br />

11.8. Frangisole a pale - Museo Universitario di Alicante, Alfredo Payà<br />

11.9. Frangisole continuo sagomato - Centro di calcolo FF.SS., Marco Visconti<br />

11.10. Frangisole a griglia - Sede Caja General de Ahorros, A. Campo Baeza<br />

11.11. Frangisole a griglia - Uffici amministrativi della GSW, Sauerbruch Hutton<br />

11.12. Frangisole continuo e lamelle - Sede compagnia Interunfall, Jean Nouvel<br />

11.13. Frangisole scorrevoli - Residenze Rue des Suisses, Herzog & de Meroun<br />

11.14. Frangisole vetri attivi - Riqualificazione palazzo uffici Eni, Philippe Samyn<br />

11.15. Frangisole a pale - Centro industriale in Rue Berlier, Dominique Perrault<br />

11.16. Frangisole a pale - Fondazione Menil, Renzo Piano<br />

POSTFAZIONE E APPARATI DI SUPPORTO:<br />

PER UNA CRESCITA DELLA SPERIMENTAZIONE<br />

12. Postfazione<br />

Possibili linee di sviluppo della sperimentazione sulla ecoefficienza dell'involucro ben temperato<br />

12.1. La ricerca in progress: materiali, tecniche e prestazioni evolutive<br />

12.2. Il futuro: la sfida innovativa di processo e di prodotto e lo sviluppo, scambio e trasferimento<br />

di tecnologie


APPARATI DI SUPPORTO<br />

REFERENCES<br />

Bibiliografia generale in ordine cronologico<br />

Bibliografia tematica<br />

I. Testi che fanno da fondamentale riferimento ad ogni attività cognitiva e di ricerca sul tema<br />

dell’architettura bioecologica e dell’ecoefficienza dell’involucro<br />

II. Testi particolarmente riferibili all’acquisizione delle conoscenze evolute che hanno segnato<br />

l’attività sperimentale sulle questioni della bioclimatica e della efficienza energetica in architettura<br />

con particolare relazione al ruolo della pelle edilizia<br />

III. Testi di approfondimento tematico, che si possono articolare in tre sottosezioni:<br />

III.1. Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro interagente in senso passivo e attivo con<br />

l’energia solare<br />

III.2. Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro regolatore dei flussi luminosi naturali in<br />

entrata<br />

III.3. Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro protetto, schermato e oscurato<br />

dall’irraggiamento solare<br />

Indice dei nomi<br />

Indice dei luoghi e delle opere<br />

Fonti delle illustrazioni


Abstract<br />

Involucro ben temperato per un’architettura ecoefficiente ed<br />

ambientalmente consapevole<br />

Fabrizio Tucci<br />

Il presente libro si configura come una sorta di ideale sviluppo delle premesse di<br />

metodo tracciate nel mio primo testo dedicato all’argomento: “Ecoefficienza<br />

dell’involucro architettonico”, del 2000, ove cercavo di porre i picchetti per il<br />

superamento della visione dell’involucro come mèra barriera protettiva ed indagavo i<br />

principali fattori ambientali, bioecologici e bioclimatici, con i quali un involucro<br />

ecoefficiente dev’esser in grado di interagire per fornire un quadro prestazionale<br />

innovativo e per adempiere al suo nuovo ruolo di “complesso sistema-filtro selettivo e<br />

polivalente”.<br />

In questi sei anni ho continuato a fare ricerca e a svolgere sperimentazione, per quanto<br />

possibile, sull’argomento.<br />

Data la quantità e complessità delle informazioni che sono state (e sono ancora, da<br />

parte mia) oggetto di trattazione e di ricerca, ho preferito organizzare i risultati su due<br />

livelli di informazione:<br />

- un primo ambito, rappresentato da questo libro “Involucro ben temperato”, che ha per<br />

oggetto gli aspetti configurativi e prestazionali più innovativi sul tema dell’involucro<br />

architettonico nella loro più esplicita relazione col fattore soleggiamento ed in<br />

particolare nell’articolazione sui tre aspetti che tale relazione implica: la captazione<br />

solare, la diffusione dell’illuminazione naturale e la protezione dall’irraggiamento<br />

diretto;<br />

- un secondo ambito, sul quale attualmente sto ancora lavorando, che dovrebbe<br />

portarmi nei prossimi anni a rappresentarne i risultati in un terzo libro dal titolo<br />

“Involucri edilizi”, con l’obiettivo di operare una sistematizzazione dei tipi d’involucro,<br />

delle loro soluzioni tecnologiche sperimentali, delle loro più evolute prestazioni<br />

ambientali e dei relativi comportamenti rispetto ai fattori bioclimatici.<br />

Questo testo prende le mosse dalla definitiva acquisizione di una consapevolezza e<br />

dalla conoscenza di un dato che è ormai noto agli addetti ai lavori ma che non<br />

bisognerebbe mai stancarsi di render conoscibile a tutti: che l’elevatissimo consumo<br />

energetico da parte dell’uomo è una delle principali cause degli attuali gravissimi<br />

problemi ambientali in cui versa il nostro piccolo pianeta, che il settore delle costruzioni<br />

consuma circa la metà del fabbisogno energetico mondiale, ed in particolare che agli<br />

edifici si può imputare, secondo calcoli aggiornati, circa il 40% del consumo di tale<br />

fabbisogno.<br />

Siamo giunti ad un tale livello di ricorso indiscriminato all’ausilio della produzione<br />

artificiale di energia per il mantenimento di un presunto benessere “indoor” nei nostri<br />

spazi abitativi e lavorativi, che nel mondo occidentale - ma negli ultimi anni anche nelle<br />

aree orientali del mondo sviluppate come il Giappone o in vertiginoso sviluppo come<br />

l’India e soprattutto la Cina - comuni edifici destinati ad uso residenziale hanno bisogno<br />

di consumi energetici che in media si attestano sui 150 Kwh/mq annui ma che spesso<br />

arrivano fino a 200/300 Kwh/mq annui, mentre quelli destinati ad uso ufficio e in genere<br />

al settore terziario arrivano a necessitare, nella combinazione di riscaldamento,<br />

raffrescamento ed illuminazione - tutti rigorosamente artificiali e prodotti con ricorso ad<br />

energie non rinnovabili ed altamente inquinanti - di consumi energetici iperbolici che<br />

variano tra i 300 e i 600 KWh/mq annui, quando ormai è accertato che la soglia di<br />

accettabilità in un’ottica ambientalmente sostenibile è ben dieci volte più piccola sia in<br />

un caso che nell’altro.


Ai dati catastrofici relativi al consumo energetico attuale vanno aggiunte le<br />

considerazioni, sempre più pregnanti e scientificamente dimostrate, sulla pessima<br />

qualità ambientale delle architetture d’interno “servite” dai dispositivi artificiali tecnicoimpiantistici<br />

che attingono a tali consumi energetici. La ricaduta immediata di questo<br />

secondo ordine di considerazioni investe purtroppo in pieno la nostra salute, e rimanda<br />

alla ormai tristemente nota sindrome da edifici malati, codificata negli studi<br />

internazionali con la definizione anglosassone di “Sick Building Syndrom”.<br />

Per risolvere problemi di tale portata non è più sufficiente pensare a semplici<br />

miglioramenti qualitativi delle tecniche di costruzione o dei sistemi di processo e di<br />

prodotto in campo edilizio, nè basta ricorrere a presunte metodologie di valutazione<br />

degli impatti ambientali o di certificazione ecologica quando queste rischiano di essere<br />

sistematicamente applicate ex post, a conclusione dell’iter progettuale e come mèra<br />

verifica dimostrativa della qualità ambientale di questo o quel progetto.<br />

Occorre invece, alla base, pensare ad un nuovo tipo di architettura, che riesca a<br />

concentrare la sua attenzione sugli elementi-cardine con i quali è possibile mettere in<br />

pratica un comportamento radicalmente diverso di quel particolare organismo<br />

sistemico che è l’edificio.<br />

In quest’ottica, possiamo affermare che tra gli elementi-cardine per un’architettura<br />

ecoefficiente ed ambientalmente consapevole il ruolo primario è da attribuire senza<br />

dubbio all’Involucro architettonico, che cerco di illustrare in questo libro nei suoi<br />

molteplici aspetti di sistema “ben temperato”, in quanto capace, finalmente, di dialogare<br />

attivamente e fattivamente con i fattori immateriali microclimatici del soleggiamento nei<br />

suoi aspetti termici, dell’illuminazione naturale, della temperatura esterna, della<br />

ventilazione naturale, e dei tanti altri elementi che vanno oggi ad informare un possibile<br />

quadro innovativo dei requisiti prestazionali ambientali per un’architettura<br />

ecosostenibile.<br />

A proposito della più volte citata aggettivazione di “ben temperato” riferita all’involucro,<br />

da me usata fin nel titolo per focalizzare l’attenzione del lettore sul ruolo-cardine di<br />

questo elemento edilizio in un’architettura che voglia e possa oggi dirsi di volta in volta<br />

ecosostenibile, ecoefficiente, ecocompatibile, ma che di fondo presenti quanto meno<br />

un atteggiamento comportamentale definibile ambientalmente consapevole, occorre<br />

chiarirne l’origine e il senso.<br />

Se il “Wohltemperierte Klavier” (clavicembalo ben temperato) di J.S Bach è uno<br />

strumento “ben disposto”, perchè suscettibile di essere suonato in 24 tipi di tonalità,<br />

allo stesso modo la tonalità degli edifici ben temperati, e in particolare dei loro involucri,<br />

come ci ha per primo ammonito Reyner Banham nel suo “The Architecture of Welltempered<br />

Environment” del 1969, dev’essere in grado di variare i suoi caratteri, le sue<br />

prestazioni e il suo comportamento a seconda dei momenti climatici del giorno o della<br />

stagione, ed interagire ogni volta in modo diverso con la luce, il calore, il suono, il<br />

vento.<br />

L’involucro diventa così lo strumento fondamentale per mettere in atto quelle difficili e<br />

complesse operazioni di selezione, interazione, filtro, tra i fattori macroambientali<br />

esterni e quelli microambientali interni, necessarie per mantenere in equilibrio le<br />

condizioni di ottimalità dal punto di vista dello stato climatico naturale generale<br />

dell’edificio e allo stesso tempo per garantire il più basso livello di consumo energetico<br />

conseguibile nel complesso da quella data architettura “involucrata”.<br />

Appare evidente come l’introduzione del concetto di “ben temperato” riferito<br />

all’involucro e più in generale al tipo di edificio che ne è confinato apra il campo da più<br />

di trent’anni ad una piccola rivoluzione del pensare e del fare architettura che fa<br />

inevitabilmente da spartiacque tra il vecchio e il nuovo modo di progettare: da una<br />

parte vi sono ancora coloro che, assecondando la contingente necessità specifica di<br />

questo o quel committente, o comunque scegliendo la via relativamente più semplice e<br />

sicuramente consolidata dalla pratica degli ultimi cinquant’anni, progettano la scatola


iccamente dotata di ogni aggiunta di apparecchiature tecnico-impiantistiche<br />

energivore; dall’altra coloro che credono fermamente nella capacità dell’architettura di<br />

interagire nel modo più naturale possibile con i fattori ambientali esterni, riponendo in<br />

alcuni aspetti ed elementi-chiave dell’architettura, primo fra tutti l’involucro, la<br />

possibilità di ottimizzarne la gestione e il controllo dei flussi immateriali di energia per il<br />

conseguimento di un elevato benessere ambientale interno (che definiremmo generato<br />

da comportamento “passivo”) ed un ridottissimo consumo energetico “attivo”<br />

(possibilmente generato dalle cosiddette fonti rinnovabili come sole, vento, geotermia,<br />

biomasse, ecc.).<br />

Il contrasto tra le due impostazioni è in un certo senso la differenza che esiste tra un<br />

motoscafo e una barca a vela.<br />

Nel 1967 il nostro Banham registrava già l’ottuso entusiasmo con cui molti architetti<br />

accoglievano il motore fuori bordo su qualsiasi tipo di imbarcazione: con un motore<br />

fuori bordo ci si sente onnipotenti, perchè in grado di trasformare praticamente ogni<br />

oggetto galleggiante in una barca manovrabile. Un piccolo e concentrato pacchetto<br />

meccanico, totalmente indipendente dalla progettazione del resto della barca, è in<br />

grado di trasformare una massa indifferenziata in un oggetto con funzione coincidente<br />

con lo scopo che le è stato assegnato: non serve più una particolare arte progettuale<br />

nel concepire la forma della barca, dello scafo, della vela, perchè l’elemento meccanico<br />

risolve ogni problema, a prezzo di altissimi consumi e di elevato inquinamento.<br />

Una barca a vela, al contrario, ce la fa senza motore, perchè essa stessa è concepìta e<br />

costruita come una macchina: lo scafo ha una resistenza minima alla corrente, la vela<br />

sfrutta in modo ottimale il vento e può adattarsi alle diverse condizioni di ventilazione<br />

prevalente o frequente; gli stessi passeggeri diventano parte integrante dell’intero<br />

sistema, perchè in grado, col loro peso, di portare la barca da una posizione obliqua ad<br />

una di equilibrio.<br />

Progettare un edificio “ben temperato”, ossia in armonia con l’intorno ambientale e teso<br />

ad impiegare di esso i naturali flussi termodinamici e fluidodinamici per il<br />

conseguimento di un comportamento bioclimatico passivo che comporti una drastica<br />

riduzione dei consumi energetici ed un innalzamento del comfort ambientale interno,<br />

significa sposare la filosofia della barca a vela piuttosto che della barca a motore;<br />

significa propendere per un dialogo, il più proficuo possibile, con i fattori ambientali<br />

microclimatici e biofisici che la natura ci offre piuttosto che ricorrere a sistemi artificiosi<br />

e artificiali dannosi per gli equilibri ambientali e spesso, alla lunga, anche per la nostra<br />

salute; significa calarsi nell’ottica che interpreta e legge l’edificio come un vero e<br />

proprio strumento climatico che, secondo la teoria della Flussgleichgewicht di Von<br />

Humboldt, riesce ad instaurare un perenne equilibrio in perpetuo mutamento, che<br />

riesce di giorno in giorno, di stagione in stagione, ad interagire attraverso la sua “pelle”<br />

e ad adeguarsi attraverso il suo complessivo sistema tecnologico “dinamico” alle<br />

differenti condizioni climatiche esterne, non solo proteggendosi da esse come è<br />

successo fino ai nostri giorni ma aprendosi ad esse, filtrandole, selezionandole,<br />

dialogando con esse, mantenendo la sua “andatura” energetico-ambentale come la<br />

barca a vela fa nel suo dialogo costante col vento con l’acqua e col sole, ovvero<br />

sfruttando le forze fisiche materiali e immateriali che provengono e sono disponibili<br />

dall’intorno microambientale piuttosto che accendendo in maniera energivora ed<br />

insulsa dal punto di vista ecosostenibile un impulso artificioso e assolutamente<br />

acontestualizzato che spesso porta il fruitore dell’architettura a comportamenti<br />

paradossali come tenere la maglietta a maniche corte d’inverno per il troppo caldo e il<br />

golfino a maniche lunghe d’estate per il troppo freddo all’interno degli ambienti così<br />

irrazionalmente gestiti nel condizionamento termico.<br />

C’è ancora molto da fare nella strada verso una sempre più pregnante presenza della<br />

consapevolezza ambientale nel fare umano volto ad una progettazione che produca<br />

involucri architettonici ben temperati, edifici ecosostenibili e città ecoefficienti a misura<br />

d’uomo e rispettose della natura.


Ma la cultura contemporanea, anche nella consapevolezza di massa, ha ormai fatto<br />

sue le istanze per un’urgente e radicale inversione verso questi obiettivi, la via teoricometodologica<br />

è stata tracciata con grande chiarezza da almeno un decennio,<br />

l’apparato legislativo-normativo sta cominciando ad esistere e ad esercitare da cinque<br />

anni il fondamentale ruolo di sensibilizzazione, di indirizzo e, finalmente, di obbligo per<br />

il conseguimento dell’efficienza ecologica ed energetica in architettura, la<br />

sperimentazione sta conoscendo in questi anni un’eccezionale fase evolutiva, e<br />

l’innovazione tecnologica sta vivendo un momento non solo particolarmente proficuo<br />

nella ricerca, ma anche straordinariamente vicino alla traduzione applicativa di gran<br />

parte dei suoi risultati, a riprova che la cultura tecnologica del progetto è sempre più<br />

centrale in un’architettura contemporanea “ambientalmente consapevole”.<br />

Spero che questo libro possa rappresentare un ulteriore piccolo contributo in tale<br />

direzione.


BIBLIOGRAPHY<br />

BIBLIOGRAFIA GENERALE IN ORDINE CRONOLOGICO<br />

I VENT’ANNI DAL 1969 AL 1989: I PRIMI TESTI DI FONDAMENTO DISCIPLINARE<br />

References<br />

- Banham R., The Architecture of the Well-tempered Environment, The Architectural Press Ltd, London,<br />

1969<br />

- Camous R., Watson D., L'habitat bio-climatique, l'Etincelle, Montreal, 1979<br />

- Chauliaguet C., Le Controle du Milieu, Association DUA, Paris, 1979<br />

- Izard J.L. , ArchiBio, Parenthèses Editions, Paris, 1979<br />

- Cornoldi A., Los S., Energia e Habitat, Franco Muzzio editore, Padova 1980<br />

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Thiebaut A., Architecture bioclimatique, Ecole d'architecture de Nancy, Nancy, 1980<br />

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BIBLIOGRAFIA TEMATICA<br />

La serie di riferimenti bibliografici che segue non è certamente da considerare esaustiva della più<br />

significativa letteratura internazionale sugli argomenti trattati in questo libro, che è ben più vasta soprattutto<br />

se si dovesse prendere seriamente in considerazione anche quella d’oltreoceano. Nel selezionare e<br />

segnalare quelle che a mio giudizio sono le più significative pubblicazioni prodotte in Europa (con la dovuta<br />

eccezione dei “testi sacri” statunitensi di Reyner Banham, James Marston Fitch e Victor Olgyay,<br />

doverosamente inseriti nella prima sezione che segue), l’intento è duplice: prima di tutto quello di esplicitare<br />

quali riferimenti sono stati considerati nello sviluppo degli studi e delle ricerche restituite nel presente volume<br />

(per i quali in corrispondenza dell’enunciazione di ogni sezione si fa esplicito rimando tra parentesi alle parti<br />

del libro, capitoli o paragrafi, che sono stati corroborati da tali riferimenti); secondopoi quello di fornire i<br />

“picchetti” di base su cui impiantare la propria conoscenza dei vari aspetti che, se opportunamente<br />

interrelati, possono concorrere a formare una consapevolezza corretta e fondata della cultura tecnologica<br />

che dovrebbe sottendere ogni eventuali attività di approfondimento della ricerca e della sperimentazione<br />

progettuale.<br />

I) Testi che fanno da fondamentale riferimento ad ogni attività cognitiva e di ricerca sul tema<br />

dell’architettura bioecologica e dell’ecoefficienza dell’involucro [riferimento al capitolo 1]:<br />

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- Wienke U., L’edificio passivo. Standard - Requisiti - Esempi, Alinea Editrice, Firenze, 2002<br />

II) Testi particolarmente riferibili all’acquisizione delle conoscenze evolute che hanno segnato<br />

l’attività sperimentale sulle questioni della bioclimatica e della efficienza energetica in architettura<br />

con particolare relazione al ruolo della pelle edilizia [riferimento ai capitoli 2, 3 e 4]:<br />

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III) Testi di approfondimento tematico, che si possono articolare in tre sottosezioni:<br />

III.1) Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro interagente in senso passivo e attivo con<br />

l’energia solare [riferimento al paragrafo 5.1. e ai capitoli 6 e 9]:<br />

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III.2) Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro regolatore dei flussi luminosi naturali in<br />

entrata [riferimento al paragrafo 5.2. e ai capitoli 7 e 10]:<br />

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III.3) Testi utili per approfondire la tematica dell’involucro protetto, schermato e oscurato<br />

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