30 Agosto 2007 - OCST
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14<br />
ATTUALITÀ REGIONE<br />
Ferrovie transalpine<br />
Chi trafora e chi nicchia<br />
<strong>30</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2007</strong><br />
Antonio Sanna<br />
La notizia della recente inaugurazione del tunnel di base del<br />
Lötschberg che a dicembre vedrà sfrecciare lungo i suoi 34.600<br />
metri, a 250 chilometri l’ora ben 120 treni al giorno, dovrebbe<br />
indurre oltre confine a qualche riflessione…<br />
Sembra infatti farsi strada l’idea che mentre in territorio elvetico i trafori<br />
ferroviari e stradali si progettino e si realizzino, in Italia tutto rallenta<br />
o si ricomincia sempre da capo e viene da chiedersi come mai questo<br />
avvenga, come scritto su Famiglia cristiana del 29 luglio.<br />
Trattando della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione (la TAV<br />
per intenderci), da anni oggetto di proteste, contestazioni, indecisioni,<br />
senza che a tutt’oggi sia stato disegnato un tracciato definitivo, informa<br />
di una visita al tunnel svizzero programmato dal presidente dell’osservatorio<br />
tecnico istituito per trovare un accordo generale sull’opera. Se il<br />
motivo di tale visita è quello di rendersi conto come la Svizzera abbia<br />
potuto realizzare la galleria del Lötschberg, nonostante il pericolo dell’amianto<br />
e con il parere favorevole delle parti interessate, vien da chiedersi<br />
perché non ci si sia preoccupati prima di vedere come i vicini di<br />
casa gestiscono operazioni similari. Anche se è il caso di dire «meglio<br />
tardi che mai» sembra proprio che non ci si guardi attorno. Che non si<br />
faccia memoria storica di trafori ferroviari che hanno stupito il mondo,<br />
consentendo ancora l’attraversamento della catena alpina.<br />
Si constata un certo tergiversare di fronte a manifestazioni contro un<br />
tracciato ferroviario che, passando sotto le Alpi, attraversa l’Europa da<br />
ovest a est, pur avendo la possibilità di farne constatare l’utilità. Non si<br />
contrappone a contestazioni ambientali il fatto che dal prossimo anno il<br />
solo Lötschberg toglierà dalla strada circa 7 tonnellate di merci e che<br />
l’Alp Transit ridurrà della metà quasi 2 milioni di tir che oggi circolano<br />
sulle strade svizzere. Ci si spaventa per l’amianto che lo scavo disperde,<br />
ma si sa che dietro le perforatrici svizzere vi sono sofisticate apparecchiature<br />
in grado di raccoglierne anche le particelle più piccole. Cosa<br />
che permette di riutilizzare negli stessi cantieri milioni di metri cubi di<br />
materiale.<br />
Certo va riconosciuto che talune prese di posizione da parte di enti e<br />
gruppi locali potrebbero essere evitate se opportunamente informati e<br />
sentiti prima. E qui La Svizzera con la sua democrazia diretta, cui ricorre<br />
prima di qualsiasi decisione che interessa l’economia del paese, ci<br />
può insegnare molto. Soprattutto perché a prescindere dalla percentuale<br />
di cittadini partecipanti al voto, l’esito viene rispettato.<br />
Non è che i trafori o i tracciati ferroviari abbiano solo aspetti positivi<br />
dal punto di vista ambientale, ma come rileva lo stesso messaggio federale<br />
dando il via<br />
alla nfta, una<br />
moderna infrastruttura<br />
ferroviaria<br />
che riduce il<br />
traffico stradale e<br />
quindi l’inquinamento,<br />
va<br />
comunque accolta<br />
favorevolmente.<br />
Mi si consenta<br />
qui proprio a<br />
proposito del traforo<br />
del Gottardo<br />
il quale, con i suoi 57 chilometri acquisterà nel 2017 il primato di galleria<br />
ferroviaria sin qui tenuto da quella del Sempione, di richiamare alla<br />
memoria quel traforo italo-svizzero che lo scorso anno ha compiuto nel<br />
disinteresse generale un secolo.<br />
I lavori, iniziati alla fine del 1898, furono seguiti da ingegneri italiani,<br />
tedeschi e svizzeri alla guida di 4000 operai, provenienti da quasi tutte<br />
le regioni d’Italia e sistemati in villaggi sorti a ridosso dei cantieri, nelle<br />
vicinanze dei paesi.<br />
Per quasi otto anni braccia nerborute scavarono venti chilometri di<br />
roccia. Un lavoro immane durante il quale venivano spesso messe in<br />
atto nuove tecniche per superare pericoli ed affrontare impreviste cause<br />
naturali, come l’esondazione di acque calde del 1901. Venti chilometri<br />
di galleria scavati metro per metro fino al fatidico 2 aprile 1905 quando,<br />
caduto l’ultimo diaframma della galleria 1, le due squadre si incontrarono.<br />
Sette anni (costati quaranta morti, molti invalidi e feriti) di cui uno<br />
scultore di Viggiù, Butti, ne sintetizzò lavoro e sacrifici in un gruppo scultoreo<br />
messo all’ingresso dell’Expo universale di Milano del 1906.<br />
Lavoro e sacrifici dei quali… cent’anni, non ce ne rendiamo conto.<br />
Forse per capire quanto fu grande quell’impresa, bisognerebbe imitare<br />
una mia decisione di quando facevo il giramondo, spinto dal desiderio<br />
di conoscere le opere dell’uomo e le abitudini delle genti. Salire con<br />
l’auto sul treno-navetta che da Briga porta a Iselle e, nei circa venti<br />
minuti di percorso al buio del tunnel raffrontare certe realizzazioni di ieri<br />
con alcune ahimè sempre in panne di oggi. Non sarà difficile riconoscersi<br />
perdenti. E non solo perché disponiamo di mezzi di lavoro eccezionali<br />
e sofisticati, ma anche perché non sempre ci si rende conto che il problema<br />
dei trasporti necessita di un’inversione di marcia, sull’esempio di<br />
chi ha ritenuto che il binario è stato e continua ad essere vincente.<br />
■ IL CASO<br />
Il certificato di lavoro è un diritto del lavoratore<br />
D<br />
Egregi Signori,<br />
vorrei sapere qualcosa sul certificato di<br />
lavoro, in particolare mi chiedo se sia possibile<br />
richiederlo anche durante il rapporto di<br />
lavoro. Sono alla ricerca di un nuovo posto di<br />
lavoro ma ad oggi il mio curriculum manca della<br />
valutazione del mio attuale datore di lavoro.<br />
Posso chiedere al mio attuale datore di lavoro<br />
il certificato anche senza aver già notificato<br />
la disdetta<br />
Grazie per la risposta e cordiali saluti.<br />
A. Riva<br />
R<br />
Caro Associato,<br />
il certificato di lavoro contiene tutte le informazioni<br />
riguardanti il tipo di attività, la durata<br />
del rapporto di impiego, la qualità del lavoro<br />
che hai prestato con una valutazione anche<br />
della tua condotta professionale.<br />
L’art. 3<strong>30</strong>a del CO prescrive che il lavoratore<br />
può richiedere in ogni momento questo certificato<br />
senza dover giustificare al datore di<br />
lavoro il motivo per cui lo chiede o l’eventuale<br />
interesse personale.<br />
Ti evidenzio che il datore di lavoro non può<br />
rifiutare il rilascio del certificato, tanto meno<br />
alla cessazione del rapporto di lavoro anche<br />
se la fine di tale rapporto sia sfociata in una lite<br />
giudiziale: questo perchè la funzione propria<br />
del certificato di lavoro è quella di provare ai<br />
futuri datori di lavoro le mansioni svolte e le<br />
competenze professionali acquisiste.<br />
Il certificato di lavoro diventa quindi uno strumento<br />
fondamentale per rimanere competitivi<br />
nel mercato del lavoro. Particolare attenzione<br />
merita la valutazione sulla prestazione lavorativa<br />
contenuta nel certificato.<br />
Ti ricordo che è tua facoltà chiedere un certificato<br />
di lavoro senza tale valutazione.<br />
In questo caso il documento concernerà<br />
solamente la durata del rapporto di lavoro e la<br />
mansione svolta.<br />
Alla luce di quanto esposto puoi richiedere<br />
subito il certificato di lavoro per completare il<br />
tuo curriculum.<br />
Cordiali saluti.<br />
<strong>OCST</strong><br />
lic. jur. Manuela Puggioni