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30 Agosto 2007 - OCST

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2 SINDACATO ATTUALITÀ<br />

<strong>30</strong> <strong>Agosto</strong> <strong>2007</strong><br />

• CAPITALI PREVIDENZIALI<br />

Grandi affari per le banche e briciole per i lavoratori...<br />

Nando Ceruso<br />

Icapitali previdenziali dei lavoratori continuano<br />

ad essere esposti ai maneggioni<br />

dell’alta finanza che li manipolano come<br />

meglio credono nell’ambito dei mercati finanziari<br />

e borsistici, senza che da parte delle<br />

autorità di vigilanza federali ci siano i dovuti<br />

controlli. Va da sè che le banche e i vari istituti<br />

assicurativi di riferimento continuino a fare i<br />

loro affari, non sempre cristallini e trasparenti,<br />

mentre i lavoratori e i datori di lavoro sono<br />

periodicamente chiamati alla cassa per<br />

coprire le voragini finanziarie determinate,<br />

spesso, dalle incontrollate operazioni finanziarie<br />

orchestrate proprio da questi istituti.<br />

Di solito non sono neppure date informazioni<br />

ufficiali sulle cause che determinano<br />

perdite enormi di risorse finanziarie previdenziali,<br />

e il Governo federale non si degna<br />

neppure di adottare opportune misure, per evitare<br />

che si ripetano le vicende di mala gestione<br />

e le speculazioni che hanno inghiottito decine<br />

e decine di miliardi di franchi.<br />

È indubbio che i grandi penalizzati che ne<br />

pagano le conseguenze sono sempre gli assicurati,<br />

a seguito della complessità della legge<br />

e per la carenza delle strutture di vigilanza che<br />

il Governo federale continua a tenere limitate e<br />

non conformi alle esigenze della Legge federale<br />

sulla previdenza professionale.<br />

Una sorta di esagerata tolleranza con banche<br />

e istituti assicurativi, insomma, mentre si<br />

lasciano allo sbando gli interessi generali dei<br />

lavoratori e più in generale l’economia del<br />

mercato sociale. Per tali ragioni occorre ribadire<br />

che i capitali previdenziali non devono<br />

favorire solo lauti affari per le grandi banche e<br />

i loro enti assicurativi di riferimento, ma sono<br />

stati costituiti dai lavoratori e dalle imprese<br />

per agevolare un sistema di rendita integrativa,<br />

che assicuri ai lavoratori e alle lavoratrici<br />

un adeguato tenore di vita al termine dell’età<br />

lavorativa. Alla luce di quanto è successo e sta<br />

succedendo nella gestione e nell’amministrazione<br />

dell’enorme massa di capitali accumulati<br />

nei fondi previdenziali (ben oltre cinquecento<br />

miliardi di franchi), questo principio è spesso<br />

messo da parte, agevolando in modo disinvolto<br />

e superficiale politiche di comodo e di<br />

massimo profitto per banche e assicurazioni,<br />

spesso anche a scapito dei lavoratori e delle<br />

imprese che hanno costituito i capitali.<br />

Negli ultimi anni il tasso d’interesse sui capitali<br />

accumulati dai lavoratori si è ridotto dal 4 al<br />

2,5%, mentre i costi amministrativi e assicurativi<br />

di rischio delle polizze di istituzioni previdenziali<br />

collettive facenti capo ad assicurazioni<br />

e banche sono lievitati anche oltre il 120%,<br />

generando così una riduzione delle rendite del<br />

15-20%.<br />

D’altra parte, anche i recenti dati elaborati<br />

dal Credit Suisse dimostrano la continua evoluzione<br />

positiva, che conferma il buon trend di<br />

rendimenti (media annua del 9-12%) registrato<br />

sui capitali previdenziali negli ultimi anni.<br />

Se a ciò si aggiungono i fattori speculativi e<br />

le enormi perdite finanziarie che a fasi alterne<br />

si verificano a seguito di investimenti piuttosto<br />

sospetti, viene spontaneo chiedersi se il<br />

Governo federale non debba essere spronato<br />

ad adottare i dovuti provvedimenti a tutela dei<br />

capitali previdenziali.<br />

L’Organizzazione Cristiano-Sociale Ticinese<br />

(<strong>OCST</strong>) non è dunque affatto soddisfatta della<br />

gestione di istituti previdenziali da parte di<br />

assicurazioni e banche, caratterizzata dai rendimenti<br />

miliardari che, da un lato, favoriscono<br />

sfacciatamente gli affari delle grandi banche e<br />

degli enti assicurativi, mentre, dall’altro, lasciano<br />

stagnare i tassi d’interesse e le rendite dei<br />

lavoratori verso il basso.<br />

L’<strong>OCST</strong> ritiene quindi inderogabile che<br />

siano riveduti i metodi gestionali dei fondi<br />

previdenziali e che in rapporto al trend evolutivo<br />

dei rendimenti siano adeguati anche i tassi<br />

d’interesse sulle polizze assicurative del<br />

secondo pilastro, al fine di arrestare la continua<br />

erosione delle rendite dei lavoratori e delle<br />

lavoratrici. In questo campo d’impegno,<br />

l’<strong>OCST</strong> intende sensibilizzare l’opinione pubblica<br />

e tutte le forze sociali, sollecitando politiche<br />

più oculate e trasparenti mirate a salvaguardare<br />

un patrimonio di vitale importanza<br />

nell’ambito dell’economia del mercato sociale<br />

del nostro Paese.<br />

• SETTORE VENDITA<br />

I commercianti e i loro «interessi di bottega»<br />

Nando Ceruso<br />

Troppi commercianti usano e abusano,<br />

furbescamente, delle deroghe concordate<br />

dai partner contrattuali sulle aperture<br />

dei negozi, senza tuttavia applicare il contratto<br />

collettivo cantonale che sancisce i diritti<br />

fondamentali del personale di vendita.<br />

A distanza di anni purtroppo ci si trova ancora<br />

di fronte a una categoria di piccoli e medi<br />

imprenditori (sempre che tali li si possa definire)<br />

del commercio, che cercano di fare<br />

solo i propri interessi di bottega eludendo<br />

i più elementari diritti del personale di vendita.<br />

Evidentemente questo tipo di mentalità,<br />

becera, si scontra con la disponibilità finora<br />

dimostrata dai partner sindacali, <strong>OCST</strong> in primis,<br />

che hanno sospinto un costruttivo lavoro<br />

teso ad agevolare il commercio e parimenti i<br />

diritti dei lavoratori del settore.<br />

L’<strong>OCST</strong> non può più accettare che una larga<br />

fascia di commercianti e di piccole e medie<br />

imprese del commercio calpestino i più elementari<br />

diritti del personale di vendita mentre<br />

usufruiscono alla grande delle deroghe e di<br />

tutte le agevolazioni, pensando solo agli interessi<br />

di bottega e infischiandosene dei diritti<br />

del personale, concordati tra<br />

le parti sull’estensione degli<br />

orari di apertura e di chiusura<br />

dei negozi e sulla flessibilità.<br />

Va rammentato che, a<br />

parte le imprese della grande<br />

distribuzione e un’infima<br />

parte dei negozi del piccolo<br />

commercio che offrono<br />

buone condizioni contrattuali<br />

al personale e rispettano il<br />

contratto di categoria, una<br />

larga cerchia di commercianti<br />

nega ancora i diritti sociali e<br />

salariali sanciti nel Contratto Collettivo cantonale<br />

del personale di vendita.<br />

Troppi datori di lavoro del commercio al dettaglio<br />

non applicano il Contratto collettivo o ne<br />

eludono, furbescamente, i contenuti sociali e<br />

salariali, attraverso contratti individuali di lavoro<br />

precari, a ore e su chiamata. Il Contratto<br />

collettivo del personale di vendita non solo non<br />

è diffuso, ma, al contrario, si assiste a una<br />

situazione di precariato e di dumping sociale e<br />

salariale, diffuso proprio attraverso i contratti di<br />

lavoro discriminanti e antisociali dei quali certi<br />

datori fanno ormai uso e abuso...<br />

Si tratta di una situazione<br />

non più tollerabile, tanto più<br />

dopo quanto è stato fatto da<br />

parte dei sindacati di categoria<br />

e dello stesso personale<br />

di vendita, per agevolare<br />

deroghe e flessibilizzazione<br />

al fine di andare incontro alle<br />

esigenze dei commercianti.<br />

In tale contesto delude e<br />

rammarica lo scarso impegno<br />

di DISTI e<br />

Federcommercio per diffondere<br />

il Contratto collettivo di<br />

categoria tra i propri affiliati,<br />

mentre nel contempo pretendono una nuova<br />

legge sul commercio che consenta ulteriori<br />

margini di manovra sulla flessibilità e gli orari di<br />

apertura e chiusura dei negozi.<br />

L’<strong>OCST</strong> vuole richiamare l’attenzione su una<br />

situazione non più tollerabile sul mancato<br />

rispetto dei diritti fondamentali del personale di<br />

vendita che spingerà inevitabilmente partner<br />

sindacali ad assumere atteggiamenti ben<br />

diversi da quelli finora assunti, in particolare<br />

contro i commercianti e le imprese che si<br />

dimostrano poco inclini al rispetto delle regole<br />

contrattuali.

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