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Download dell'intero lavoro - Provincia di Torino

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Le attività in laboratorio hanno riguardato problematiche squisitamente tecniche (installazione e<br />

configurazione dell’ambiente <strong>di</strong> sviluppo e implementazione del co<strong>di</strong>ce realizzato per provarlo e<br />

collaudarlo), ma anche momenti <strong>di</strong> cooperazione in <strong>lavoro</strong> <strong>di</strong> gruppo.<br />

Quello che si voleva far emergere da queste attività è che la progettazione e realizzazione del<br />

software parte dal problema <strong>di</strong> modellazione della realtà mantenendo un errore <strong>di</strong> modello<br />

contenuto in limiti che risultino accettabili per l’utenza.<br />

Dallo scambio <strong>di</strong> opinioni effettuato con qualche studente al <strong>di</strong> fuori dell’orario scolastico è emerso<br />

che questa fase <strong>di</strong> tirocinio è stata percepita da più <strong>di</strong> un allievo come qualcosa <strong>di</strong> parimenti<br />

importante, essendo composta da lezioni poco faticose, <strong>di</strong>vertenti e in sostanza “utili all’<br />

informatica”. Questo giu<strong>di</strong>zio è ovviamente dettato dal modo in cui la <strong>di</strong>sciplina è percepita: gli<br />

studenti <strong>di</strong> questa classe, come notato anche nel periodo <strong>di</strong> osservazione, sono fortemente<br />

con<strong>di</strong>zionati dal contratto <strong>di</strong>dattico per cui la lezione <strong>di</strong> informatica è poco standar<strong>di</strong>zzata e non<br />

consiste nell’introduzione <strong>di</strong> un nuovo argomento, che permette <strong>di</strong> risolvere una serie <strong>di</strong> esercizi<br />

sempre più complicati col passare delle lezioni, fino al compito in classe che sancisce la chiusura <strong>di</strong><br />

un ciclo ed il seguente passaggio a nuovo argomento.<br />

4.1.1. Didattica e software libero<br />

Il software utilizzato nell'insegnamento delle (o con le) nuove tecnologie corrisponda ad un "libro <strong>di</strong><br />

testo". Nel settore se ne sono affermati due: quello che si rifà alla cultura del confronto,<br />

rappresentato dai valori del software libero, e quello che possiamo ricollegare alla cultura del<br />

"monopolio privato", rappresentato dal software proprietario monopolistico che, per sua natura non<br />

ama il confronto e, appena può, lo soffoca al fine <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re all'utente (consumatore) qualsiasi<br />

scelta. Il software libero, come "libro <strong>di</strong> testo", ha molteplici ragioni per essere adottato nella<br />

<strong>di</strong>dattica perché principalmente: non <strong>di</strong>scrimina i soggetti su base economica ma seleziona su base<br />

meritocratica; la gratuità delle licenze d'uso tra l'altro è conforme ai criteri stabiliti dalle varie<br />

circolari sull'adozione dei libri <strong>di</strong> testo che si preoccupano <strong>di</strong> stabilire un tetto <strong>di</strong> spesa, a seconda<br />

del tipo <strong>di</strong> scuola; permette, sia all'insegnante che all'allievo, l'assoluta libertà <strong>di</strong> copia, fondamento<br />

dello scambio della conoscenza; in questo modo si educa alla legalità non dovendo, nella scuola,<br />

ricorrere alla pirateria informatica per svolgere la normale attività educativa; è rispettoso della<br />

libertà d'insegnamento, perché permette all'insegnante <strong>di</strong> scegliere la soluzione e il fornitore che più<br />

si adatta alle sue esigenze conoscitive e <strong>di</strong>dattiche; è rispettoso della libertà <strong>di</strong> parola, perché<br />

permette anche all'insegnante, e alla scuola più in generale, <strong>di</strong> "entrare in gioco" ed essere "soggetto<br />

<strong>di</strong> cultura"; educa alla consapevolezza informatica attraverso la trasparenza, la verifica e la<br />

sperimentazione; incentiva l'economia locale valorizzando le risorse umane locali. Ma la ragione<br />

avanzata dal software proprietario monopolistico che, a scuola, si debba usare il software secondo il<br />

criterio del "più <strong>di</strong>ffuso", ad oggi, ha avuto la meglio, e ha messo all'angolo i valori del software<br />

libero sottraendo ai docenti la libertà <strong>di</strong> scelta nel settore informatico.<br />

Per un insegnante usare il software libero significa avere la possibilità <strong>di</strong> scegliere il proprio libro <strong>di</strong><br />

testo ed esercitare il <strong>di</strong>ritto della libertà d'insegnamento, ma per scegliere bisogna essere informati<br />

(preparati) e consapevoli; in alcuni casi bisogna anche <strong>di</strong>ssentire da ciò che viene "calato dall'alto".<br />

Non stupisce perciò se oggi chi per la propria <strong>di</strong>dattica sceglie <strong>di</strong> lavorare con il software libero,<br />

trovandosi isolato nell' "in<strong>di</strong>fferenza generale", trasforma il proprio insegnamento in un<br />

insegnamento <strong>di</strong> libertà. Il Ministro per la Innovazione e le Tecnologie a più riprese ha in<strong>di</strong>cato<br />

nell'uso del software libero (chiamandolo "software a co<strong>di</strong>ce sorgente aperto") una valida<br />

opportunità per la P.A. e al riguardo ha suggerito ai "decisori" <strong>di</strong> estendere i "buoni esempi". Per<br />

riappropriarci della libertà <strong>di</strong> scelta nelle nuove tecnologie ed essere al servizio della collettività e<br />

non degli interessi privati <strong>di</strong> aziende monopolistiche dobbiamo puntare: sull'autonomia scolastica<br />

(delle amministrazioni periferiche); sull'esercizio della libertà d'insegnamento (dei singoli docenti).<br />

Dobbiamo fare in modo che gli insegnanti esercitino il loro <strong>di</strong>ritto della libertà <strong>di</strong> scelta nelle nuove<br />

tecnologie, togliendosi <strong>di</strong> dosso qualsiasi timore reverenziale. Al riguardo dobbiamo procedere in<br />

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