Download dell'intero lavoro - Provincia di Torino
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I problemi vanno affrontati tempestivamente prendendo in considerazione approcci alternativi,<br />
scegliendo opportunamente tra questi, elaborando e realizzando adeguati piani d’azione. Bisogna<br />
saper riconoscere i segnali d’allarme prima che la situazione degeneri e ciò consente <strong>di</strong> prendere<br />
tempo per adottare soluzioni risolutive o sospensive a seconda dei casi. Non si rischia <strong>di</strong> perdere il<br />
controllo perché non si ha bisogno <strong>di</strong> controllare nulla, la situazione viene gestita apparentemente<br />
senza sforzo perché è l’intero contesto che è stato organizzato funzionalmente agli obiettivi.<br />
Dovrebbero essere proposti modelli che riducano tutto l’impegno professionale nella trasmissione<br />
dei contenuti <strong>di</strong>sciplinari o che assorbano tutto l’impegno del docente nella cura clinica degli aspetti<br />
psicologici e sociali della personalità è assurdo quanto pensare che sia possibile trasmettere<br />
alcunché senza la pre<strong>di</strong>sposizione del soggetto all’appren<strong>di</strong>mento o che sia possibile risolvere i<br />
problemi della persona senza la me<strong>di</strong>azione culturale. Il valore del modello è quello d’idea guida<br />
per la costruzione non del comportamento dell’insegnante, ma dello stile d’insegnamento come<br />
atteggiamento.<br />
La conoscenza d’alcuni modelli estremi può essere utile ai fini della formazione iniziale<br />
dell’insegnante per mostrare alcuni elementi primari <strong>di</strong> una funzione altrimenti non approcciabile<br />
che per intuizione ed immedesimazione. E’ solo la comprensione che viene dall’esperienza<br />
professionale che consente <strong>di</strong> utilizzare i modelli per una riflessione critica sullo sviluppo della<br />
propria professionalità.<br />
Per muoversi nella complessità della scuola, l’insegnante dovrebbe costruirsi dei punti <strong>di</strong> attenzione<br />
che gli permettano <strong>di</strong> sorvegliare l’intera situazione, un cruscotto denso <strong>di</strong> sofisticati sensori da<br />
monitorare durante la conduzione del proprio intervento <strong>di</strong>dattico.<br />
Per l’insegnante, l’opera <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> strumenti e soprattutto d’attivazione degli in<strong>di</strong>catori è<br />
onore ed onere personale. Il momento della conoscenza e della decisione in educazione non<br />
possono essere delegati a nessun altro, fatte salve le ovvie e debite risorse d’apporti specialistici,<br />
che però devono sempre essere adatti al contesto ed alla situazione. In educazione non è sempre<br />
semplice o privo <strong>di</strong> conseguenze il recupero dell’errore e della <strong>di</strong>strazione.<br />
Per i comportamenti automatici, manca totalmente spazio nel concetto <strong>di</strong> insegnante, basato sulla<br />
consapevolezza e responsabilità più che sull’accensione <strong>di</strong> luci che stimolino per con<strong>di</strong>zionamento<br />
risposte automatiche.<br />
Il nostro allievo deve poter essere messo in grado <strong>di</strong> sviluppare le capacità <strong>di</strong> analizzare e risolvere<br />
problemi <strong>di</strong> varia natura, deve interpretare il problema e costruirne la soluzione, inoltre deve essere<br />
in grado <strong>di</strong> inserirsi in un <strong>lavoro</strong> <strong>di</strong> gruppo. L’insegnante dovrà aiutare l’allievo per portarlo<br />
all’acquisizione della mentalità informatica coa<strong>di</strong>uvandolo nel potenziamento delle capacità<br />
richieste (astrazione, generalizzazione, associazione, <strong>di</strong>pendenze, correlazioni), modellazione<br />
coerentemente la realtà per descrivere le entità e le relazioni che costituiranno la base dati,<br />
applicazione degli algoritmi e delle strutture in maniera ottimale senza trascurare gli aspetti<br />
organizzativi e motivazionali.<br />
Ho potuto constatare che nell’insegnamento dell’informatica bisogna saper modulare gli approcci<br />
<strong>di</strong>dattici utilizzandoli a seconda della circostanza, per creare la situazione ottimale nel processo <strong>di</strong><br />
insegnamento-appren<strong>di</strong>mento che consenta all’allievo <strong>di</strong> ampliare la propria mappa concettuale,<br />
riorganizzando i concetti e facendo sorgere un vivo interesse e un atteggiamento positivo per lo<br />
stu<strong>di</strong>o delle <strong>di</strong>scipline tecniche.<br />
L’insegnante non ha il compito <strong>di</strong> trasmettere conoscenze, ma deve possedere una serie <strong>di</strong><br />
competenze che gli permettano <strong>di</strong> guidare i suoi allievi in un cammino <strong>di</strong> vita volto a formare la<br />
loro personalità. Oggi la scuola ha assunto una nuova centralità: se un tempo poteva essere<br />
considerata l’unica agenzia <strong>di</strong> socializzazione secondaria (la primaria è rappresentata dalla<br />
famiglia), oggi ci sono nuove agenzie (i mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa, il gruppo dei pari) con<br />
cui la scuola non può fare a meno <strong>di</strong> rapportarsi. Anzi proprio alla scuola spetta il compito <strong>di</strong> fornire<br />
ai ragazzi gli strumenti <strong>di</strong> criticità per rapportarsi con le nuove agenzie <strong>di</strong> socializzazione. Ed è<br />
proprio questo il contesto in cui si delinea la figura del docente moderno al quale si chiede <strong>di</strong><br />
possedere competenze che vanno al <strong>di</strong> là della preparazione in ambito <strong>di</strong>sciplinare.<br />
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