numero 06 - CNA Ravenna

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L’esperto risponde Vizi e difetti nelle opere edili Quali garanzie per i propri clienti? 12 di Simona Ruffilli Responsabile provinciale Ufficio Giuridico Legislativo L’esperto risponde Sono un imprenditore edile e vorrei sapere a quali garanzie sono tenuto nei confronti dei miei clienti, per le opere eseguite. Le garanzie, a cui per legge è tenuto l’imprenditore che ha posto il quesito, possono essere di due tipologie, fra loro sensibilmente differenti, in linea di principio, anche se, a volte, può non essere semplice tracciarne il confine. Si tratta delle garanzie per “difformità e vizi” e per “gravi difetti”. La garanzia per difformità e vizi (art. 1667 Codice Civile) è legata a situazioni in cui sia riscontrabile una discordanza dell’opera da quanto prescritto in contratto o una mancanza rispetto alle regole dell’arte che il costruttore è sempre tenuto a rispettare, anche indipendentemente da quanto previsto in contratto. Si deve trattare di vizi qualificabili come lievi, in contrapposizione a quelli gravi, disciplinati dall’art. 1669 Codice Civile. La giurisprudenza può aiutare a dare concretezza a queste categorie astratte. Secondo un’elencazione, da considerarsi solo esemplificativa, possiamo segnalare che i giudici hanno ritenuto lievi, per esempio: il distacco di parte del pavimento o il difetto di una controsoffittatura e dell’impianto di illuminazione. Si deve trattare di vizi occulti, ossia non riconoscibili, né conosciuti dal cliente o di vizi che l’appaltatore abbia taciuto in mala fede. Infatti, nel caso in cui il vizio fosse palese, la garanzia non è operante. Nei casi sopra rappresentati, l’impresa che ha realizzato l’opera, è esposta alla denuncia del vizio, da parte del committente, entro il termine di sessanta giorni dalla scoperta e, qualora non provveda all’eliminazione del problema lamentato, è soggetta ad un’azione giudiziale che potrà essere esercitata entro due anni dalla consegna dell’opera. Trascorso tale termine, la possibilità di esercizio dell’azione del cliente si prescrive. Diverse sono le caratteristiche dei “gravi difetti” e delle relative conseguenze (art. 1669). A questo proposito, la legge stabilisce che “quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per la loro natura a lunga durata, se, nel corso di dieci anni dal compimento, l’opera, per vizio del suolo o per difetto della costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente pericolo di rovina o gravi difetti, l’appaltatore è responsabile nei confronti del committente e dei suoi aventi causa…”. Per vizio del suolo, si intende quello che lo renda inidoneo a sopportare la costruzione che vi insiste (ad esempio terreno fangoso o argilloso), mentre il difetto che rileva, in questo caso, è quello che incide sulla sostanza e sulla stabilità dell’opera e che ne compromette il godimento e la funzione. In questi casi, la legge ha previsto un’estensione della garanzia cui il costruttore è tenuto, per la durata di 10 anni dal compimento dell’opera. Quando il grave difetto venga riscontrato, il cliente ha un obbligo di denuncia entro un anno dalla scoperta e di esercizio dell’azione giudiziaria entro un anno dalla denuncia medesima. Trascorso tale termine, l’azione si intende prescritta. Per questa tipologia di vizio, la legittimazione ad agire verso il costruttore si estende anche agli acquirenti dell’immobile che non siano i committenti dell’opera e ad eventuali terzi che lamentino di essere stati danneggiati. Sedar Cna Servizi
servizi Sommario Certificati di malattia Posta Elettronica Certificata Dichiarazione annuale dei redditi Conciliare tempi di vita e di lavoro Sistri, finalmente il rinvio! Certificati di malattia È operativa la trasmissione telematica all’INPS di Giuseppe Lombardo Responsabile provinciale Sezione Rapporti di Lavoro Con le ultime previsioni normative (art. 25 L. 183/2010 - Collegato lavoro), dal 1 febbraio 2011, dopo un periodo transitorio di dieci mesi, è divenuta operativa la trasmissione telematica dei certificati di malattia all’INPS da parte dei medici, dipendenti o convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale. I medici che non usano la modalità di invio telematico sono passibili di sanzioni da parte dell’AUSL. Conseguenza principale del nuovo regime legale è che i lavoratori: • sono esonerati dall’obbligo di invio del certificato cartaceo all’INPS, tranne alcuni casi in cui permangono obiettive situazioni di tipo tecnico e/o procedurale come ad esempio: - eventi di malattia che richiedono ricovero ospedaliero; - eventi di malattia certificati da strutture di pronto soccorso; - medici privati ancora non abilitati o impossibilitati, all’invio telematico. Nei casi in cui la trasmissione on line della certificazione di malattia non risulti possibile, il lavoratore dovrà presentare l’attestazione al proprio datore di lavoro e, ove previsto, il certificato di malattia all’INPS, secondo le modalità tradizionali; • con decorrenza ancora da definire non saranno più obbligati a consegnare l’attestato di malattia cartaceo al proprio datore di lavoro, ma se richiesto dalla ditta, dovranno comunicare il n. di protocollo del certificato. In attesa devono continuare a consegnare l’attestato di malattia al datore di lavoro. Dal momento in cui, il lavoratore sarà esonerato dalla consegna dell’attestato di malattia, il datore di lavoro potrà prendere visione e produrre gli attestati, solo attraverso i seguenti canali telematici messi a disposizione dell’INPS: 1. accesso diretto al sistema INPS tramite PIN rilasciato dall’Istituto (sconsigliata); 2. attivazione Posta Elettronica Certificata – PEC (consigliata); 3. accesso tramite il numero di protocollo identificativo del certificato di malattia inviato per via telematica dal medico, da richiedere ai propri dipendenti, che sono tenuti a fornirlo (da utilizzare in attesa di perfezionare la modalità 2) o 4); 4. accesso al sistema INPS tramite intermediari (consulenti del lavoro, associazioni di categoria, società di servizi, ecc). Ad oggi l’INPS non ha ancora diramato istruzioni su questa modalità. Sarà nostra cura proporla solo se effettivamente semplificherà le operazioni in capo alla ditta. Allo stato attuale si consiglia la modalità del punto 2), “attivazione Posta Elettronica Certificata (PEC)” in quanto risulta più semplice. Infatti, basta attivare o essere in possesso di una casella di posta elettronica certificata per ricevere gli attestati di malattia da parte dell’INPS. La richiesta di invio degli attestati tramite PEC deve essere inoltrata all’indirizzo di PEC della sede INPS di competenza e deve avvenire utilizzando lo stesso indirizzo di PEC al quale dovranno essere destinati gli attestati che l’INPS ha ricevuto dai medici. Ricevute le richieste da parte dei datori di lavoro, l’INPS invierà attraverso flussi automatici giornalieri gli attestati di malattia agli indirizzi di PEC comunicati. Se in attesa di perfezionare la richiesta di ricezione tramite PEC, si ha l’esigenza di reperire attestati di malattia, il datore di lavoro utilizzando il numero di protocollo identificativo del certificato di malattia inviato telematicamente dal medico e il codice fiscale del lavoratore può consultare e stampare gli attestati attraverso il sito dell’INPS www.inps.it cliccando su “servizi online” e poi su: Per tipologia di utente > Cittadino > Consultazione attestati di malattia, viene proposta una finestra nella quale inserire il codice fiscale del lavoratore e il numero di protocollo del certificato. 13 CNA Servizi Sedar Cna Servizi
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