Il 9 agosto 2006 Mat Slotboom, presidente della Koninklijke ... - angopi
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Cena di gala<br />
in un locale<br />
ricavato da un vecchio<br />
mulino a vento<br />
per concludere<br />
la giornata<br />
in sintonia<br />
con l’importanza<br />
dell’avvenimento<br />
fare. E l’accordo è un fatto concreto!”. Come è lontana<br />
dalla cultura <strong>della</strong> politica italiana questa gente del<br />
Mare del Nord!<br />
Si parte e si consuma un buffet in navigazione fra le<br />
banchine del porto. Lo spettacolo è immenso; inimmaginabile.<br />
Stiamo navigando all’interno del più grande<br />
porto d’Europa fra petroliere, navi e gru, 150 chilometri<br />
di banchine e rimorchiatori, chiatte fluviali e golette,<br />
portacontainers e containers. Stefano Tricoli, capogruppo<br />
di Ancona riprende tutto, smarrito, con una piccola<br />
videocamera. Gli altri già conoscono l’importanza del<br />
porto olandese o fingono di conoscerla. Jaap Lems,<br />
Comandante del porto di Rotterdama spiega all’Ammiraglio<br />
Dassatti, Comandante Generale delle Capitanerie<br />
di Porto dell’Italia, come si controlla il traffico delle navi<br />
e delle merci in questo enorme bacino generato da una<br />
diga (dam) su un piccolo fiume, il Rotte, che si unisce al<br />
Nieuwe Maas nel cuore <strong>della</strong> città.<br />
<strong>Il</strong> mare è distante poco più di 40 chilometri e le navi<br />
sono attorno a noi. “Ci unisce un linguaggio comune -<br />
esordisce l’Ammiraglio Dassatti rivolto al piccolo gruppo<br />
di ormeggiatori italiani - e la vostra esperienza di lavoro<br />
ha dimostrato quanto il linguaggio del mare unisca gli uomini<br />
del porto e abbatta le frontiere.” Lino Capozzi sa di avere<br />
dimostrato ai suo colleghi olandesi quanto di meglio<br />
esprime la cultura marinaresca del Mediterraneo e tiene<br />
banco. Antonio Palumbo, suo capogruppo a Livorno lo<br />
cova compiaciuto.<br />
La città di Rotterdam con le sue avveniristiche costruzioni<br />
fa da sfondo alla lenta navigazione del nostro<br />
catamarano che attracca al pontile <strong>della</strong> suggestiva<br />
sede dell’Holland: Amerika Lijn chiusa definitivamente<br />
nel 1977. Adesso nello stabile di mattoni sormontatto<br />
da quattro torrette ottagonali ingentilite da motivi<br />
Jugendstil c’è un hotel e una banderuola segnavento<br />
che riporta, su un quadrante di orologio, la sua posizione<br />
rispetto al Nord. E’ il luogo <strong>della</strong> memoria storica del<br />
porto dove si sono imbarcati centinaia di migliaia di<br />
emigranti europei, con i loro miseri bagagli, per cercare<br />
attraverso l’Atlantico, la fortuna nella nuova terra d’oltre<br />
mare. Jaap Lems, questo cordiale e rubizzo olandese<br />
uscito, pure lui, dal pennello di un pittore fiammingo mi<br />
dice che l’ultima nave per gli Stati Uniti è partita nel<br />
1971; quando sono cominciati i miei sogni.<br />
Gli architetti e gli urbanisti olandesi, degli anni settanta<br />
hanno pensato bene di affogare questo palazzo del primo<br />
novecento fra due imponenti grattacieli. Si sbarca e si<br />
sale al diciassettesimo piano di uno di questi, nella sala<br />
controllo del movimento delle navi in porto, e si entra<br />
fra computer e grandi schermi. Stavolta gli olandesi non<br />
riescono a stupirci come sul catamarano: anche se l’Ambasciatore<br />
Italiano all’Aja, Gaetano Cortese, ascolta,<br />
curioso e con grande diplomazia le spiegazioni che da il<br />
nostro ospite. “Se vuole vedere qualcosa di veramente avveniristico<br />
deve venire nella nostra Sala di controllo a Roma”<br />
mi dice con orgoglio il Capitano di Fregata Francesco<br />
Tomas, Aiutante di Bandiera dell’Ammiraglio Das-