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Il 9 agosto 2006 Mat Slotboom, presidente della Koninklijke ... - angopi

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nell’aria, caldo da <strong>agosto</strong> in ‘Baiona’,<br />

ma qua il mare è un pò lontanuccio,<br />

dovremo farci l’abitudine in fretta.<br />

E via, di nuovo di corsa all’aeroporto:<br />

MO MAMA, provate a fare una Rotonda<br />

alla ‘rovescia’ e a tutta manetta, qua<br />

sono tutti fuori, vanno a scheggia e dalla<br />

parte sbagliata <strong>della</strong> strada. Altro giro,<br />

altra ‘Bambolina’; ore 6.30 altro checkin,<br />

altro aereo, e dopo due ore, via di<br />

nuovo. Ammiriamo la terra rossa, gli<br />

immensi solchi che l’uomo ha scavato<br />

cercando ricchezze, l’oceano Atlantico,<br />

le coste e le sue onde e il porto di Cape<br />

Town mentre accostiamo per l’atterraggio.<br />

Navi Finalmente!!!<br />

Appena fuori dal gate il caldo e l’umidità<br />

si fanno sentire, sono ancora vestito per<br />

un clima europeo, meglio alleggerire la<br />

situazione. C’è un pulmino che aspetta<br />

noi e ci porta a fare una breve gita fra le Banchine, fino all’Agenzia incaricata<br />

di gestire la burocrazia sul campo. Prendiamo un Vhf per il ‘bordo’ e via<br />

di corsa verso ‘Saldanha Bay’! Due ore di pulmino, a tutta canna, su una<br />

strada senza una curva, solo sali e scendi, struzzi e savana a sinistra, savana e<br />

montagne rosso - bruno a destra, con sporadiche cancellate indicanti<br />

Resort e Safari, con un solo autogrill in mezzo al nulla, per arrivare<br />

in questa bella baia, circondata da basse abitazioni per bagnanti,<br />

miste e Pontili per il minerale e prodotti petroliferi, pescherecci<br />

atlantici e spiagge ridossate di sabbia quasi bianca con scogli di<br />

basalto nero. Certo che qua la natura si è divertita parecchio<br />

in passato, e in mezzo alla baia, quasi a pavoneggiarsi, il Gavea<br />

Lifter col suo prezioso carico a bordo. Anche da lontano si nota<br />

che non è piccolo, ma da vicino fa ancora più impressione, e<br />

siamo ancora ben lontani dal salirci a bordo.<br />

A riceverci troviamo il project manager <strong>della</strong> Fairmout, mr.<br />

Leo Leusink, il safety-manager e un funzionario dell’agenzia<br />

marittima di supporto, dei quali non ricordo i nomi, che ci<br />

guardano con fare interrogativo, dall’alto al basso. Scambiamo<br />

i soliti convenevoli: “Com’è stato il viaggio? Come state? Come vi sembra<br />

l’hotel? Cosa ne dite di andare a bordo subito? Sapete… siamo indietro di<br />

un paio di giorni sulla tabella di marcia, così magari…”.<br />

Ormai sono le 14, mangiamo un piatto di pasta, che se la faccio a bordo una<br />

’Arrabbiata’ così me la tirano dietro. Però sono proteine, e mi sa che<br />

ci serviranno! Tempo di mettersi la tuta, senza nemmeno<br />

disfare le valige. Fortuna che ho preso su due delle mie tute<br />

e alcune paia di guanti, perché fortunello come sono, manca<br />

un tuta (‘che sfiga essere così lunghi’), e a bordo non hanno<br />

nemmeno gli occhi per piangere.<br />

Alle 15.40 siamo già a long-side, del rimorchiatore ‘Fairmount<br />

SUMMIT’, operativi al 100%! Purtroppo la divisa del Gruppo<br />

di Ravenna, spicca come un pugno negli occhi, e le prima cosa<br />

che scappa di bocca al comandante del rimorchio, un inglese di<br />

cui non ricordo il nome, è: “the same Fuck Italian style!!”; mi sa<br />

che m’ha preso un damerino.<br />

<strong>Il</strong> boss ‘Leo’ divide la squadra: “Two man on the SUMMIT, the others

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