Il 9 agosto 2006 Mat Slotboom, presidente della Koninklijke ... - angopi

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RELAZIONE FRA IL SERIO E IL FACETO SULL’OPERAZIONE A SALDANHA BAY di Stefano Trombini da Ravenna Beh, già mi sembrava strano dover partire per l’Olanda a febbraio, pensa un po’, sentire Cesare (Guidi, presidente Angopi, ndr) dirmi per telefono: “…Amico mio, che ne dici!?! Se il passaporto ce l’hai pronto ti manderei in Sud Africa!, c’è quella piattaforma che i ragazzi hanno caricato a Dubai da ‘sbarcare’. E io, come cadendo dalle nuvole, come se fosse una cosa detta, così, per scherzare, la cosa più normale del mondo “… Dov’e’ il problema? Tempo di fare le valige e sono pronto! Questo, succedeva martedì 27 marzo, ed ero in palestra; Cesare e i suoi ‘Angioletti’ avevano tentato varie volte di chiamare, ma quell’oretta total free è un toccasana per me e il telefono era nell’armadietto, così ho risposto verso le 13.30. “Amico mio” dicevamo… “Allora preparati, partenza prevista giovedì 29, h 12.30 aeroporto di Bologna via Amsterdam! Verso sera ti raggiungono Lino Capozzi di Livorno e Mimmo Riera di Augusta; dormite là e la mattina dopo, assieme agli olandesi dei ‘Krve’ e della ‘Fairmount’, ve ne andate in South Africa… VA MO’ LA’!!!
Da lì in poi è stata una corsa all’informazione più recente e più realistica possibile: problemi di web, problemi di fax, si fa così, no si fa cosà… un casino dai, però… però eccomi qua andato e tornato, ancora non ci credo; e, come quella olandese, pure questa africana è stata per me una esperienza esaltante, una totale ‘figata’! (ne avrò da raccontare ai nipoti, se continuo così e se ho c… a campare!). Partiamo? OK, comincio io, così potete farvi un idea di quello che è successo… Dicevo, Bologna/Amsterdam, vi risparmio lo strazio dei VICINI DI VITA, saluti, baci e abbracci come se andassi alla morte. Arrivo allo Shipol Airport e col mio ‘forbitissimo inglese oxfordiano’ mi districo fra pratiche doganali e doganieri. Trovo la via e con l’aiuto a distanza di Francesca, ‘la Bella’ trovo pure lo shuttle per l’hotel. Che FICO l’hotel, c’è pure l’elettro-boccaletta per farsi il CAF- FETTONE in camera; e via che vado, dopo ½ litro dico basta e provo a fare una Pennica, aspettando l’arrivo degl’altri. Autista PITTORESCO, quello del bus per l’aeroporto; mi fa… “la vuoi una donnina!?! E mi da un biglietto da visita! Quando vuoi fai un fischio e io provvedo! Forti gli olandesi, declino l’offerta…, però… Il pensierino m’aveva più che SFIORATO! Appena arrivati i colleghi e sistemati in hotel, non faccio tempo a prepararmi per la cena che dal desk mi mandano a chiamare due uomini Fairmount. Ancora istruzioni, biglietti elettronici e tute da lavoro da portare in là, anche per gli altri “SOLDATI”. Dopo la prima ‘birinena’ di convivio, il boss, Geer Lepeel ci lascia, così facciamo amicizia con un Chief engineer Fairmount in partenza per il Camerun, Daniel (credo ). Mentre si cena, ci facciamo spiegare che sta succedendo laggiù, e intanto sondiamo il terreno riguardo il nostro prossimo futuro! Anche lui parte presto, così, dopo la seconda birinena ci saluta e si eclissa. Seguito da noi dopo poco! Ma perché le mattine sono sempre così traumatiche!?! Alle 04.00 ho gli occhi che mi schizzano dalla testa, sarà stato tutto quel caffè? Boh! Ok… Via, Via, Via! che si và! All’aeroporto come promesso troviamo i quattro olandesi: Herme, Simon, Ronny dei Krve (che già avevo incontrato a Rotterdam) e Warner ‘bross’ Leijnaar della HMC, un ragazzo ‘GAGIO’ con una ‘Capa Tanta’ sui Bilanciamenti e gli Assetti dinamici di Scafi in Affondamento Controllato (accidenti!), quello che affonderà la Barge “GAVEA LIFTER”, insomma. Vabbè, check-in e il resto e si parte alle 10.30. Conoscendo la mia poca pazienza, credo che non potrei mai al mondo fare lo steward, volerebbero certe Sberle! Il viaggio va bene, ma perbacco quanto durano 11h di volo. E se si ‘Sguasta’ qualcosa come faccio ad andare in sala macchine a vedere se si può rimediare? Alle 21.50 prendiamo contatto col Suolo Africano, aeroporto TAMBO di Johannesburg. Dormita veloce, poi la mattina realizzo dove sono, guardando il buffet noto qualcosa di diverso, e non mi riferisco solo al caffè!(oh, qua sono tutti neri…tranne noi!). C’è umidità
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