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Ne entrano 90mila, ne escono 88mila:<br />
è così ogni anno, da cinque anni, nelle<br />
carceri italiane. Ma è un flusso continuo,<br />
caratterizzato da periodi di<br />
detenzione piuttosto brevi: in genere<br />
tra i 90 e i 120 giorni. Per esempio, tra<br />
custodia cautelare ed esecuzione della<br />
pena definitiva, l’autore di una rapina<br />
a mano armata trascorre dietro le<br />
sbarre in media 618 giorni, meno di<br />
due anni, prima di ottenere benefici di<br />
legge, detenzione domiciliare o altre<br />
misure alternative. Entrano ed escono,<br />
poi, gli extracomunitari che violano la<br />
legge Bossi-Fini sull’immigrazione: la<br />
loro media di detenzione è di 13 giorni.<br />
Ma un avvicendamento così rapido<br />
finisce per avvicinare l’istituzione carceraria<br />
«a una grande caserma di<br />
polizia, dove è facile entrare e ancor<br />
più facile uscire, senza aver avuto il<br />
tempo di imparare nulla ma soltanto<br />
d’incontrare le persone sbagliate».<br />
Il rischio di vanificare il fine ultimo<br />
della prigione (che in base alla<br />
Costituzione è «la rieducazione del<br />
condannato») è stato denunciato da<br />
Sebastiano Ardita, direttore generale<br />
“detenuti e trattamento” del Dipartimento<br />
amministrazione penitenziaria.<br />
È la conferma che occorre «impegnarsi<br />
in Parlamento affinché il carcere<br />
sia dedicato a chi è realmente<br />
pericoloso», ha sottolineato nel suo<br />
intervento il ministro della Giustizia<br />
Clemente Mastella, che tuttavia ha<br />
ribadito la sua contrarietà all’abolizione<br />
dell’ergastolo, oggetto proprio in<br />
queste settimane di una campagna<br />
promossa da diversi partiti e associazioni:<br />
«Mi parrebbe improprio e<br />
improvvido dare l’idea di essere<br />
indulgenti o indulgentisti a tutti i<br />
costi», ha detto il Guardasigilli.<br />
Il dossier illustrato da Ardita prende in<br />
esame il periodo tra il primo gennaio<br />
2006 e il 22 maggio <strong>2007</strong> e considera<br />
i condannati per un solo reato, non<br />
calcolando i beneficiari dell’indulto. Il<br />
provvedimento di clemenza - ha ripetuto<br />
in proposito il ministro Mastella -<br />
«ha avuto la funzione e il merito di<br />
azzerare una condizione di soffe-<br />
renza e d’illegalità che affliggeva le<br />
carceri». Al 31 luglio 2006, data di<br />
approvazione della legge, i detenuti<br />
avevano raggiunto la cifra di 63mila a<br />
fronte di una capienza complessiva di<br />
43mila posti. Alla data del convegno<br />
(19 giugno <strong>2007</strong>) erano 43.494, in<br />
gran parte (25.407) in attesa di giudizio.<br />
Per molti di loro la permanenza<br />
sarà breve, a quanto dicono le statistiche<br />
del Dap. Degli 85.894 entrati nel<br />
corso del 2005, per esempio, quelli<br />
ancora dentro sono 3.959. Un quadro<br />
complessivo che si comprende meglio<br />
se si considera che gli imputati per<br />
furto restano in carcere mediamente<br />
(prima della concessione di qualche<br />
misura alternativa) 65 giorni, i condannati<br />
per rapina <strong>142</strong> giorni, per<br />
spaccio di droga 134, per produzione<br />
e traffico di droga 329, per violenza<br />
sessuale 368, per omicidio 856, per<br />
sequestro di persona 903 e per associazione<br />
di tipo mafioso 436.<br />
In questo contesto, è ovvio e palese<br />
che le Forze dell’Ordine non debbono<br />
essere solo incrementare numericamente<br />
ma tutelate, garantite, autorizzate<br />
a difendersi senza conseguenze processuali<br />
e - per contro - trattate meglio<br />
economicamente. E’ necessario, ad<br />
esempio, accrescere le tutele giuridiche<br />
degli operatori ritornando al<br />
1999, quando erroneamente si decise<br />
di abrogare con la legge 205 del 25<br />
giugno il reato di oltraggio a pubblico<br />
ufficiale. Con la normativa adesso in<br />
vigore l’oltraggio commesso in danno<br />
di un pubblico ufficiale “a causa e<br />
nell’esercizio delle sue funzioni” è<br />
considerato come una semplice ingiuria<br />
e punibile solo a querela del singolo<br />
appartenente alle Forze dell’Ordine.<br />
Ci ritroviamo quindi a dover difendere<br />
a spese nostre l’onore ed il prestigio<br />
non nostro personale, ma<br />
dell’Istituzione che rappresentiamo.<br />
L’aver deciso di abrogare questo reato<br />
ha provocato in tutti il pensiero di<br />
poter liberamente offendere la funzione<br />
del poliziotto senza che lo Stato li<br />
chiami a pagarne le conseguenze.<br />
Ancor più inaccettabile poi è stata<br />
quella disposizione laddove si considera<br />
che sono invece rimasti previsti e<br />
puniti dal codice penale i reati di<br />
oltraggio a un corpo politico, amministrativo<br />
o giudiziario, a una pubblica<br />
autorità costituita in collegio nonché a<br />
un magistrato in udienza. In tal modo<br />
si è realizzata un’incongruenza non<br />
solo di tipo giuridico, ma anche e<br />
soprattutto di tipo culturale consistente<br />
nel fatto di non tutelare chi rappresenta<br />
lo Stato nelle condizioni più difficili<br />
e più rischiose.<br />
Nella foto::<br />
Ordine<br />
Pubblico a<br />
Palermo<br />
Maggiori tutele alle donne ed agli Nella foto::<br />
uomini delle Forze di Polizia del Paese<br />
la garitta di<br />
un carcere<br />
ed una necessaria accentuazione dell’aspetto<br />
sanzionatorio delle pene nel<br />
rispetto delle vittime dei reati e dei cittadini<br />
onesti vogliono dire anche maggiore<br />
sicurezza sociale. •<br />
Polizia Penitenziaria - SGS / numero <strong>142</strong> - luglio / agosto <strong>2007</strong> 7