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GIUGNO 2012 N.14 - Case Piacentine

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approfondimenti<br />

<strong>GIUGNO</strong><br />

<strong>2012</strong><br />

Orti in città<br />

Fonte “Compagnia del giardinaggio”<br />

Il ritorno alla coltivazione dell’orto anche in città è<br />

un fenomeno recentissimo: sino a pochi anni fa, era<br />

l’ultima moda delle feste dei divi invitare gli ospiti<br />

a cena ed offrire le primizie coltivate sulla propria<br />

terrazza o veranda.<br />

Per capire il perché di questo rinnovato interesse per la<br />

coltivazione dell’orto, bisogna tornare un po’ indietro con<br />

gli anni, all’epoca pre-industriale. Fino a tale periodo,<br />

campagna e città hanno convissuto bene insieme, anzi, si<br />

può dire che nella storia occidentale ad ogni fase di crescita<br />

urbana si sia accompagnata una proporzionata crescita del<br />

patrimonio verde e dei campi a coltura.<br />

In Italia il minimo storico della coltivazione amatoriale<br />

dell’orto è stato raggiunto negli anni Sessanta e Settanta. La<br />

coltivazione di orti all’interno delle città era una vera<br />

anomalia, una stranezza, ed era sempre guardata con<br />

sospetto ed avversione: l’orto in città in poche parole- divenne<br />

simbolo di una condizione sociale ed economica inferiore. La<br />

città era considerata (e purtroppo lo è ancora) luogo per<br />

parchi e giardini, non per orti. E la vedevano in questo modo<br />

sia gli urbanisti che la gente comune: entrambi<br />

consideravano l’orto in città un elemento di degrado<br />

paesaggistico.<br />

Ma alla base della coltivazione amatoriale dell’orto in tempi<br />

attuali non è tanto la necessità di fare economia (le statistiche<br />

evidenziano infatti come una buona parte della produzione<br />

venga regalata ad amici e parenti), quanto il desiderio di<br />

“sapere cosa si mangia” e la preoccupazione alimentare per<br />

se stessi ed i propri figli.<br />

Il rinnovato interesse per l’orticoltura ha anche un'altra<br />

causa: oltre a comportare uno stretto rapporto con la natura,<br />

non c’è necessariamente bisogno di mettersi in discussione<br />

e a reinventare continuamente se stessi e il proprio gusto. In<br />

poche parole tiene attivi e rilassa.<br />

Inoltre, proprio per la sua capacità di rispondere ad un<br />

duplice ordine di esigenze intime socializzare con gli altri ma<br />

anche isolarsi e dialogare con se stessi, la cura dell’orto è da<br />

sempre un’attività praticata sia dalla gente comune che dagli<br />

intellettuali.<br />

Voltaire, Petrarca, Manzoni, Calvino, e molti altri, erano<br />

appassionati giardinieri ed orticoltori. Francesco Bacone nel<br />

suo “Sui giardini” sostiene che il giardinaggio è il più puro dei<br />

piaceri, e Kant lo pone tra le arti maggiori.<br />

Anche Hesse fu un giardiniere paziente e costante, sebbene<br />

dicesse che il suo orto alla fine divenne una “dura schiavitù”.<br />

Il giardino fu fonte di ispirazione poetica per la sua opera,<br />

come testimonia la poesia “Il sogno del giardiniere”.<br />

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