Argenta è collegata per ferrovia <strong>di</strong>rettamente con Ferrara, Ravenna e Rimini, sulla cui linea si trovae, tramite Lavezzola, con Faenza e la linea Bologna-Ancona e, tramite Portomaggiore, ancora conBologna.La frazione <strong>di</strong> Campotto, il centro abitato più vicino e, in parte, interno alla stazione, ha unapopolazione <strong>di</strong> 1.000 abitanti.L’attività <strong>di</strong> gran lunga prevalente è l’agricoltura.Non vi è alcuna struttura ricettiva alberghiera, ma nella vecchie scuole elementari è stato realizzatoun ostello.Vi sono due ristoranti, per un totale <strong>di</strong> circa 300 coperti, ai quali si aggiunge un bar-pizzeria.All’interno della stazione è stata istituita nel 1977 un’oasi per la protezione della fauna, denominata“Oasi delle residue Valli <strong>di</strong> Argenta e Marmorta” avente una superficie <strong>di</strong> circa 1.600 ettari, 1.000dei quali costituiti dalle casse <strong>di</strong> espansione <strong>di</strong> Campotto e del Bassarone, <strong>di</strong> Vallesanta e del boscoidrofilo del Traversante, tutti siti <strong>di</strong> enorme valore naturalistico.Il Consorzio della Bonifica RenanaIl Consorzio della Bonifica Renana opera su un territorio <strong>di</strong>180.000 ettari, 100.000 dei quali inpianura, tra la Via Emilia, il fiume Reno e il torrente Sillaro.I confini del territorio <strong>di</strong> pianura in<strong>di</strong>viduano bacini idrografici caratterizzati da reti <strong>di</strong> canali <strong>di</strong>bonifica che intercettano e convogliano le acque meteoriche.Nelle zona <strong>di</strong> Argenta le acque vengono drenate dal torrente I<strong>di</strong>ce e dai canali Garda e Menata.Campotto è la parte terminale del comprensorio, in cui convergono pressoché tutti i canali perimmettere in Reno le acque <strong>di</strong> scolo. In questo sito sono stati pre<strong>di</strong>sposti gli invasi da utilizzarequando situazioni <strong>di</strong> piena rendono impossibile l’imme<strong>di</strong>ato deflusso.In Reno si immettono le acque dei torrenti Sillaro e I<strong>di</strong>ce e dei canali Garda e Menata, in destra <strong>di</strong>I<strong>di</strong>ce e dei canali della Botte, Morgana e Salarino in sinistra <strong>di</strong> I<strong>di</strong>ce.Le casse <strong>di</strong> espansione <strong>di</strong> Vallesanta, <strong>di</strong> Campotto, del Traversante e <strong>di</strong> Prato Levante, delBassarone e della Cassa <strong>di</strong> Lugo sono gli invasi nei quali è immagazzinata l'acqua in attesa che illivello del Reno ne permetta lo scarico.La capacità complessiva è <strong>di</strong> circa 20.000.000 <strong>di</strong> metri cubi.Qualora il riempimento delle casse <strong>di</strong> espansione non fosse sufficiente, l'acqua <strong>di</strong> scolo vieneimmessa nella cassa <strong>di</strong> espansione <strong>di</strong> I<strong>di</strong>ce e Quaderna (3.000 ettari <strong>di</strong> ottimo terreno agricolo)attraverso le savenelle Accursi e Brocchetti.La raccolta delle acque <strong>di</strong> scolo e il loro deflusso in Reno o nelle casse <strong>di</strong> espansione sono resipossibili da un imponente sistema <strong>di</strong> impianti idrovori, <strong>di</strong> chiaviche e <strong>di</strong> paratie.Nel comprensorio <strong>di</strong> pianura il Consorzio della Bonifica Renana sovrintende a 13 impianti idrovori,12impianti <strong>di</strong> irrigazione, 8 chiaviche, 11 botti a sifone, 90 paratie, 1.120 chilometri <strong>di</strong> canali.6
Storia ed evoluzione del territorio <strong>di</strong> stazioneNel Delta del Po, che si estende nell’area litoranea compresa tra la foce dell’A<strong>di</strong>ge e quella delReno, sono presenti ambienti molto <strong>di</strong>versi tra loro per morfologia ed ecologia. Nell’antichità, lamaggior parte del territorio deltizio era dominata da acquitrini <strong>di</strong> acqua dolce e solo dal Me<strong>di</strong>oevo siassistette ad un cambiamento <strong>di</strong> tendenza: la subsidenza, cioè il naturale e costante abbassamentodel suolo per “schiacciamento” degli strati se<strong>di</strong>mentari che, determinò nei secoli il progressivoingresso delle acque marine e l’aumento delle valli <strong>di</strong> acqua salmastra. Le valli <strong>di</strong> acqua dolce, già<strong>di</strong>minuite moltissimo da questo processo, furono ulteriormente ridotte dalle attività <strong>di</strong> bonifica,attività che ebbero un aumento esponenziale dal Cinquecento in poi. Le gran<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bonificainiziate con gli Estensi nel Quattrocento e, terminate con l’utilizzo dell’idrovora meccanica dallaseconda metà dell’Ottocento, ridusse enormemente l’estensione originaria delle palu<strong>di</strong>, sia <strong>di</strong> acquadolce che <strong>di</strong> salmastra .Tra le poche zone umide <strong>di</strong> acqua dolce delle gran<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> bonifica, vi sono Vallesanta eCassa Campotto – Bassarone, all’interno dell’Oasi <strong>di</strong> Campotto nel territorio <strong>di</strong> Argenta (FE).Queste, si trovano a 6 – 9 metri sul livello del mare ed hanno una superficie complessiva <strong>di</strong> 850ettari.La zona dell’Oasi (44° 34’ – 44° 35’ N, 11° 50’ – 11° 51’ E) si estende su una superficiecomplessiva <strong>di</strong> 1624 ettari e comprende, oltre alle zone agricole, quegli ambienti umi<strong>di</strong> residui dellabonifica quali Cassa Campotto – Bassarone (600 ettari circa), Vallesanta (250 ettari circa) e ilTraversante, un lembo <strong>di</strong> bosco igrofilo <strong>di</strong> 150 ettari. Durante il periodo estivo, all’occorrenza,possono venire utilizzate come serbatoi d’acqua per usi agricoli e domestici ma, l’uso principale,avviene in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> piena, quando funzionano da casse <strong>di</strong> espansione finalizzate al temporaneoricevimento delle acque dei fiumi che qui confluiscono. La servitù idraulica, a cui sono sottoposte lecasse, è preminente su ogni altro tipo <strong>di</strong> destinazione.Quest’area, fino agli anni ’60, era a<strong>di</strong>bita a riserva <strong>di</strong> caccia ma, la costante e <strong>di</strong>ffusa riduzionedelle zone umide fece insorgere la necessità, sul piano protezionistico e venatorio, <strong>di</strong> salvaguardarequesti ambienti. Per cui, nell’agosto del 1977, per iniziativa del Comune <strong>di</strong> Argenta, della Provincia<strong>di</strong> Ferrara e del Consorzio <strong>di</strong> Bonifica Renana, venne istituita l’Oasi per la salvaguar<strong>di</strong>a e laprotezione della fauna e della flora, denominata Valli <strong>di</strong> Argenta e <strong>di</strong> Marmorta che, trovandosiinteramente all’interno del territorio <strong>di</strong> Campotto, è meglio conosciuta come Oasi <strong>di</strong> Campotto.Nel1976, Vallesanta e cassa Campotto – Bassarone vennero inserite nell’elenco delle aree soggette allaConvenzione <strong>di</strong> Ramsar. Nel 1988, con la legge regionale 2 luglio 1988, n° 27, venne istituito ilParco regionale del Delta del Po, e l’area fu inserita nel Parco come Stazione n° 6, Campotto <strong>di</strong>Argenta.L’ambiente e la sua storiaLa storia morfologica <strong>di</strong> quest’area, è legata alla evoluzione dei torrenti appenninici I<strong>di</strong>ce,Quaderna e Sillaro e, in misura minore, a quella del Po <strong>di</strong> Primaro. L’origine <strong>di</strong> questo fiume èancora incerta: secondo una versione umanistico – rinascimentale ferrarese, il ramo chiamatoPrimaro sarebbe nato nel 708 – 709, a seguito <strong>di</strong> un taglio effettuato dall’arcivescovo ravennateFelice sull’argine destro del Po presso Ferrara, per impe<strong>di</strong>re il passaggio delle truppe bizantine conl’allagamento dei territori tra Ferrara e Ravenna. Date le tecnologie del tempo, molti storiciritengono questa versione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile accettazione e, se si dovesse accettare l’ipotesi del taglio,questo fu probabilmente effettuato utilizzando un alveo preesistente.Comunque, è storicamente accertato che dal VII secolo i due rami principali del Po, detto Po <strong>di</strong>Ferrara, erano: Il Po <strong>di</strong> Volano (Padus Maior), il maggiore per quanto riguarda il trasporto idrico, e7
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MAZZOTTI S.. Banca Dati Mammiferi d
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VOLPONI S. & EMILIANI D., 1995. "Nu