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Relazione di Analisi

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estense corrispondente all'o<strong>di</strong>erno Lughese, confinante ad ovest con le palu<strong>di</strong> bolognesi del Renoproprio nell'area <strong>di</strong> Campotto.Il 19 marzo del 1624 un violento terremoto <strong>di</strong>strusse quasi completamente la Argentame<strong>di</strong>evale e rinascimentale, comprese buona parte delle sue poderose fortificazioni. Ciò provocòl'accentuazione del processo <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento per per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ruolo, già avviato dalle primesistemazioni idrauliche dei bacini scolanti pedecollinari bolognesi (1606) e definitivamente sancitodalla risoluzione della secolare "questione Renana" tra Ferraresi e Bolognesi, attuata nel 1767 conla immissione nell'alveo del Po <strong>di</strong> Primaro del fiume Reno, che impaludava fin sotto le mura <strong>di</strong>Ferrara.Con quella operazione idraulica si tagliò definitivamente la possibilità <strong>di</strong> accesso al mare ad"onda aperta", così come cessò la produzione <strong>di</strong> sale e Argenta perse il suo ruolo <strong>di</strong> porta a sud delDucato.Allo stesso modo il Primaro cessò la sua funzione <strong>di</strong> ramo attivo del Po, dando avvio ad una<strong>di</strong>versa strutturazione del territorio attraversato.Il corso del Primaro fu nuovamente rettificato nel 1780 tra Madonna del Bosco e Sant'Alberto,nel 1782 tra S.Biagio e Madonna del Bosco e successivamente tra Traghetto e Boccaleone. Talitronchi rivestono un interesse marginale per la Stazione, segnandone in parte solo il confine nord.Tra il 1814 ed il 1816 l'I<strong>di</strong>ce fu convogliato nuovamente nelle Valli <strong>di</strong> Argenta e <strong>di</strong> Marmorta,affinchè decantasse i detriti prima <strong>di</strong> immettersi nel Reno a S.Biagio, con una operazione chetendeva ad avviare una sorta <strong>di</strong> bonifica per colmata <strong>di</strong> quelle Valli.La nuova regimazione idraulica proseguirà nei secoli successivi, trasformandoprogressivamente l'area <strong>di</strong> Campotto e creando le situazioni <strong>di</strong> zona umida a regime variabile checostituisce l'ossatura della Stazione <strong>di</strong> Parco attuale.La BonificaAll'inizio dell'Ottocento il territorio della Bassa Bolognese continuava ad essere in precariasituazione idraulica.Gli organismi locali preposti alla manutenzione degli scoli e delle arginature fluviali operavanoin ambiti limitati dell'intero comprensorio ed esclusivamente con fon<strong>di</strong> forniti da privati<strong>di</strong>rettamente interessati alla <strong>di</strong>fesa delle proprietà.Essi venivano costituiti nel momento in cui si ravvisava l'inderogabile esigenza <strong>di</strong> intervenirenell'allontanamento delle, per essere sciolti non appena eseguite le opere provvisionali.Solo con Napoleone quegli organismi <strong>di</strong>vennero permanenti e cominciarono ad operare perCircondari (sei, nella pianura bolognese). Con l'Unità d'Italia, la bonifica dei terreni paludosiassunse la caratteristica <strong>di</strong> opera pubblica e cominciò ad operare con finanziamenti dello Stato purse in concorso con investitori privati.Con questo nuovo status, si evidenziò ancora <strong>di</strong> più la necessità <strong>di</strong> razionalizzazione degliinterventi e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tra soggetti fino a quando, nel 1909, iniziarono le procedure per lacostituzione del Consorzio della Bonifica Renana.Le <strong>di</strong>verse linee progettuali sino ad allora seguite nei vari Circondari, trovarono verifica e<strong>di</strong>ntegrazione in un unico progetto <strong>di</strong> intervento (Progetto Pasini, dal nome dell'ingegnere che loideò) che abbandonava la logica del deflusso per gravità con un canale sottopassante il Reno ecosteggiante le Valli <strong>di</strong> Comacchio, per assumere quella della separazione delle reti scolanti inacque alte ed acque basse destinando le prime allo scolo naturale nel Reno ed avviando le secondead impianti <strong>di</strong> sollevamento.Si progettarono quin<strong>di</strong> gli impianti idrovori del Saiarino (in sinistra I<strong>di</strong>ce) e <strong>di</strong> Vallesanta (indestra) che furono avviati –con le altre opere collaterali- nel 1914 e messi in esercizio nel 1925.Per agevolare lo scolo naturale delle acque alte anche nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> massima piena delReno, furono invece apprestate casse <strong>di</strong> contenimento temporaneo a Vallesanta e nel compartoI<strong>di</strong>ce-Quaderna.9

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