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Claudio Napoleoni e la tendenza fondamentale del nostro tempo

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se con Sraffa non esiste altro problema teorico rilevante che quello <strong>del</strong><strong>la</strong>misurazione, proprio Sraffa chiuderebbe un’epoca <strong>del</strong><strong>la</strong> storia <strong>del</strong> pensieroeconomico, ponendosi come unica posizione possibile. 19Essendo questo il modo in cui <strong>Napoleoni</strong> avvia l’esegesi <strong>del</strong> libro di Sraffa,è quindi possibile identificare almeno tre fronti di indagine, attraverso cuiinterpretare il percorso di ricerca compiuto da <strong>Napoleoni</strong> durante tutti gli anniSessanta. 20 Innanzi tutto si renderà necessaria <strong>la</strong> comprensione <strong>del</strong> modo in cuiSraffa si colloca nel<strong>la</strong> tradizione c<strong>la</strong>ssica, con riferimento al<strong>la</strong> perfetta circo<strong>la</strong>rità<strong>del</strong> suo mo<strong>del</strong>lo e al ruolo <strong>del</strong> sovrappiù, e in partico<strong>la</strong>re di come si configura ilsuo rapporto con Marx. In secondo luogo, sarà altrettanto necessario chiarire inche senso per Sraffa <strong>la</strong> crisi <strong>del</strong><strong>la</strong> teoria moderna sia definitiva, e comeparadossalmente il suo sistema sia un modo per poter<strong>la</strong> salvare. Quindi, in vista diun tentativo di fondare in senso filosofico <strong>la</strong> scienza economica, reso necessariodall’astrattezza <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo di Sraffa, e funzionale al<strong>la</strong> costruzione di una nuovateoria c<strong>la</strong>ssica, sarà inevitabile valutare quali conseguenze avrà l’apparireall’orizzonte <strong>del</strong>l’economia politica proprio <strong>del</strong>l’opera di Sraffa. Va tenutopresente che una tale teoria c<strong>la</strong>ssica sarà indispensabile a <strong>Napoleoni</strong> per poter dare<strong>del</strong>le indicazioni rivoluzionarie di politica economica, tentando una dimostrazionese <strong>la</strong> contraddizione in cui cade <strong>la</strong> teoria <strong>del</strong> valore-<strong>la</strong>voro non sia altro che <strong>la</strong> conseguenza <strong>del</strong>fatto che tale teoria patisca acriticamente una contraddizione reale, che abbia luogo tra il mercato euna distribuzione <strong>del</strong> prodotto fondata sul sovrappiù. Se si riuscisse a dare questa dimostrazione,apparirebbe chiaro che <strong>la</strong> rilevanza teorica <strong>del</strong>le teoria <strong>del</strong> valore-<strong>la</strong>voro sta proprio nel<strong>la</strong>contraddizione a cui essa mena; e mentre appare naturale che Ricardo cercasse di conciliarel’inconciliabile [...], appare viceversa sorprendente che il medesimo tentativo sia stato fatto daMarx, almeno nel senso che se egli fosse stato pienamente coerente con il contenuto rivoluzionario<strong>del</strong> suo pensiero, avrebbe dovuto dichiarare apertamente <strong>la</strong> contraddizione, e avrebbe quindi [...]potuto [...] costruire una teoria <strong>del</strong><strong>la</strong> crisi ben più fondata di quel<strong>la</strong> che in realtà fu in grado didare.” Ibid., p. 19.19 “A coloro che mantenessero ancora <strong>la</strong> convinzione che nei tentativi falliti degli economisti,antichi e meno antichi, si celino problemi reali che non si devono <strong>la</strong>sciar cadere, non resterebbe inrealtà, dopo Sraffa, che un’unica alternativa: tentare di riformu<strong>la</strong>re, da capo a fondo, tutte lecategorie <strong>del</strong> discorso economico.” Ibid., p. 22.20 Si veda R. Marchionatti, Un economista dissenziente, op. cit.7

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