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Atti della Presentazione - Fondazione Edison

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Enrico Lettabene anche al sindacato e sicuramente farebbemolto bene al sistema Paese.Marco Fortis, in uno degli articoli finali e quindipiù recenti <strong>della</strong> sua raccolta, affronta un altrogrande tema che negli ultimi tempi è un po’scomparso, quello del Sud del Paese. Oggi, infatti,nel nostro Paese il Sud non viene più consideratoun problema, nel senso che viene sostanzialmentemesso da parte. E questo è un problema culturaleancor prima che di scelte concrete, però iocredo che sia un tema che riguardi un po' tutte leculture politiche del nostro Paese, che tendono apensare che meno se ne parla meglio è, fruttoanche di quello che è successo in questi anni. Miveniva da riflettere sul fatto - e lo faccio volentieriqui a Milano, e non a Napoli o a Catania, per direquanto il problema io lo consideri nazionale - cheormai, tranne forse una o due eccezioni, non c'èuno strumento di comunicazione classico, che siaun quotidiano, un settimanale o una televisioneche venga realizzato fisicamente nel Sud del nostroPaese, diciamo sotto Roma.La sostanza è che la riflessione sul Mezzogiorno ècompletamente scomparsa. Penso che questo siaun grande problema perché come argomentaperfettamente Marco Fortis a pagina 167, il divariotra il Nord-Centro e il Sud dell’Italia ha raggiuntodimensioni che potremmo definire eccezionali.Infatti, se non consideriamo le quattro regioniitaliane più povere (Puglia, Calabria, Sicilia e Campania),il nostro Paese ha delle performance dicrescita che sono ampiamente migliori <strong>della</strong> mediadell’euro area, mentre il Pil pro-capite dellequattro regioni più povere è assai inferiore a quellodel Portogallo.Un altro messaggio che ci viene dalla crisi riguarda,pertanto, l’importanza di riuscire a intaccareparte di quel disavanzo strutturale che le regionipiù povere del nostro Paese hanno nei confrontidei loro competitori europei, perché è lì che c’èuno spazio per noi di recupero; non è infatti semplicechiedere alla Lombardia o al Veneto, chegià hanno una forza economica e imprenditorialeai massimi livelli in Europa, di correre a unavelocità maggiore rispetto alla Baviera o all’Ile deFrance. Vi è quindi un tema molto profondo cheriguarda scelte concrete, che implica la necessitàdi mettere in campo piani di sviluppo per quelleregioni che siano utili a tutto il Paese, e non soltantoincentivi per andare a fare in quelle regionile stesse cose che si fanno nel resto d'Italia, concosti inferiori. Probabilmente tutto ciò richiede uncambio di filosofia, che sicuramente è molto difficile,molto complicato da mettere in pratica, maho l’impressione che esorcizzare il problema anzichétentare, sia pure con fatica, di affrontarlo siala soluzione peggiore.Voglio ora affrontare un altro tema ampiamentetrattato nel libro di Fortis, vale a dire quello dellosviluppo delle infrastrutture a livello nazionale e alivello europeo. La settimana scorsa Alberto QuadrioCurzio ha scritto sul Corriere <strong>della</strong> Sera uneditoriale, come sempre molto efficace, sul temadelle infrastrutture. Lo voglio riprendere perchéritengo che il rilancio infrastrutturale sia un puntochiave, un punto essenziale per uscire dalla crisi,grazie alla creazione di posti di lavoro e alla possibilitàdi far girare risorse che esso comporta. Credo,però, che vi sia un problema di scelta delleinfrastrutture da realizzare, scelta che andrebbefatta sulla base di priorità legate alla tempistica direalizzazione. In altri termini, la precedenza andrebbedata alle opere cantierabili, i cui lavoripossono partire immediatamente, generandosubito posti di lavoro e facendo circolare denaro.Di queste realizzazioni infrastrutturali pronte perpartire ce ne sono tante in Italia, e la Lombardia èil cuore di queste, grazie a scelte fatte negli ultimianni; penso alla Pedemontana Lombarda, che trale opere infrastrutturali è sicuramente la più importantema anche la più complessa, alla TangenzialeEsterna Milanese, alla BreBeMi. Ma un po'tutto il Nord del nostro Paese ha opere cantierabilii cui lavori potrebbero cominciare da subito;ed è soprattutto in merito a questo aspetto <strong>della</strong>immediata realizzazione delle opere che risiedonoi miei dubbi circa il Ponte sullo Stretto, ancoraoggi inserito tra le opere infrastrutturali prioritarie,perché credo che difficilmente questo potrà generareda subito ricchezza e posti di lavoro.Vorrei ora affrontare come ultimo argomento lagrande questione europea.Se è vero, come Fortis argomenta, che noi abbiamotante carte da giocarci in questa crisi, dallaquale potremo uscirne ancora forti a patto discongiurare quel rischio di deindustrializzazionedi cui parlavo prima, la questione europea rimanecomunque per noi fondamentale, decisiva, cosìcome si evince dalla prefazione di Quadrio Curzio,nella quale vengono riportati numerosi passaggidi Carlo Azeglio Ciampi, che sottolineanoanche questo aspetto.La questione fondamentale, a mio avviso, è chel’Europa rappresenta la prima vittima <strong>della</strong> crisieconomico-finanziaria in corso, ma non l’Europatout court, bensì l’Europa comunitaria. L’Europa èsempre cresciuta, è sempre andata avanti attra-7<strong>Atti</strong> presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009

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