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SPECIALE L'ENERGIA DEI BRICS Brasile, Russia ... - Corrente - Gse

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C'e' una piccola,grande energia...Nell’era dell’ecoluddismo, della decrescita rabbiosa,cominciano a trovare ostacoli difficili da superare anche leminienergie.Le piccole centrali a biomasse? “Bruciano rifiuti”.L’eolico? “Deturpa il paesaggio”.L’idroelettrico ad acqua fluente? “Devasta le nostre belle valli”,il cui fondovalle è coperto dall’edilizia dei geometri daarrembaggio e dai capannoni con il lenzuolo “affittasi” causacrisi. A fine maggio il Nimby Forum presieduto da AlessandroBeulcke, nel censimento delle contestazioni ai progetti dinuovi impianti e nuove infrastrutture, aveva contato 354 casidi opposizione con una crescita importante per i progettienergetici di piccole dimensioni.Qualche numero estratto dalla lotteria del Rapporto Nimby2013: il nuovo fronte di opposizione ha travolto gli impiantidi produzione di energia da fonti rinnovabili, cioè 176contestazioni sulle 354 totali del censimento. Nel dettaglio,ogni 10 impianti di produzione di energia elettrica fattioggetto di opposizioni, 9 sono alimentati da fonti rinnovabili.Tra le opere più contestate spiccano le centrali a biomasse(con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchieolici (32).Perfino il fotovoltaico – non fa fumo, non rotea eliche suicrinali delle montagne – è messo sotto accusa. A fine maggioil Gestore dei Servizi Energetici aveva enumerato, fra i cinqueconti energia, quasi 530mila impianti fotovoltaici, in granparte piccole e indolori istallazioni domestiche montate sultetto di casa, per una capacità istallata di 18mila megawatt.In altre parole, tutti insieme questi pannelli al silicio hanno lapotenza di una ventina di centrali nucleari come quella che sista smantellando a Caorso (Piacenza).Gli incentivi per questi impianti fotovoltaici ci costano.Quanto sarebbero costate 20 centrali nucleari ieri, e quantosarebbero costate nei secoli venturi una ventina di centraliatomiche come quella di Caorso?Per il fotovoltaico, l’accusa è che sporca il paesaggio (in effetti,il panorama dall’aeroplano è punteggiato dai riflessi delleserre e dei pannelli solari) e che sottrae spazio all’agricoltura.Secondo alcuni, usare l’energia del sole per far crescere - fradiserbanti e fitofarmaci - gli ibridi di granturco sitibondo èpiù ecologico dei pannelli solari.Questo fenomeno di opposizione è una naturale eirrazionale paura del mondo che cambia. La scomparsadelle fabbriche classiche, la società si destruttura e diventaorizzontale, le immigrazioni cambiano il colore degli italiani.Ogni segnale di cambiamento della società è un sintomodel malessere interiore, un sintomo di paura. E l’energia stacambiando di nuovo, spinta dalle tecnologie.Il primo cambiamento della struttura energetica è avvenutonei passati quindici anni, quando dalle grandi centralielettriche a olio combustibile – struttura produttiva dellanazionalizzazione degli anni ’60 – il sistema energeticoè passato alle piccole centrali con il turbogas a ciclocombinato. Negli ultimi anni la diffusione delle rinnovabili,spinta dagli incentivi, dalla tecnologia e soprattutto daicambiamenti sociali, ha mutato lo scenario ancora una volta.Il sistema sta andando verso minicentrali locali, versoproduzioni ad alta efficienza, verso le fonti rinnovabili.Un esempio per tutti, non del settore elettrico: l’uso di rifiuticome combustibile alternativo nei cementifici. Il cuoredelle cementerie è un grande forno in cui il calcare vienesottoposto a un processo chimico basato sulla combustione.In tutto il mondo si usano combustibili poveri, carbonacciodi qualità modesta, oppure il pet coke, cioè uno scarto diproduzione delle raffinerie di petrolio.Si è scoperto (e si sta sperimentando in tutto il mondo)che, quando si usano i rifiuti al posto del pet coke,l’inquinamento dei cementifici scende in modo radicale:meno diossine, meno fumi inquinanti.Il motivo è chiaro. La plastica, la carta, sono formate dicatene di idrogeno e carbonio molto regolari e pure, e noncontengono le quantità di sostanze pericolose come i metallipesanti o gli elementi radioattivi, tipici dell’amalgama delcarbone di bassa qualità o dello scarto di raffinazione.8Elementi 29

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