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In stalla<br />
e in alpeggio<br />
Alpages Ouverts<br />
Vi è mai capitato di visitare un vecchio rustico valdostano? <strong>Il</strong> classico baou,<br />
mèizón e paillé (stalla, abitazione e fienile). Magari con quella sensazione di<br />
conquista, curiosando tra vecchie mura e travi come se si cercasse chissà quale<br />
tesoro; soffitti bassi, porte piccole, finestre anguste. Poi lì in fondo un elemento<br />
in legno, un po’ ondulato, con dei fori…ma cos’era? La mangiatoia! Incredibile<br />
pensare che quella stanzetta, così piccola e bassa, potesse essere la<br />
stalla. Eppure lì vivevano le mucche del nonno, e lì attorno ruotava la vita di<br />
un tempo.<br />
Oggi le stalle valdostane sono ultra moderne, ampie, dotate di mungitrici, ma<br />
resta il fascino di un ambiente che accoglie la mucca, da cui si ottiene il latte<br />
per la produzione <strong>della</strong> Fontina. E la vita di intere famiglie ruota attorno a lei,<br />
a quel latte da mungere due volte al giorno, che sia nella stalla piccola piccola<br />
o in una grande stalla moderna.<br />
Perché se anche il lavoro dell’allevatore si è evoluto, i ritmi stagionali <strong>della</strong><br />
mucca restano quelli. D’inverno in stalla, il caldo, il fieno secco, il vapore che<br />
esce dalle grosse narici, in primavera all’aperto, scalcianti e incontenibili per<br />
l’eccitazione di uscire. Poi si parte per l’alpeggio.<br />
Tutta un’altra cosa. Qui le stalle sono lunghe e basse, siamo in quota, d’inverno<br />
c’è tanta neve; i tetti devono reggerne il peso. L’architettura è semplice,<br />
ma affascinante; accanto alla stalla la casa del conduttore, spesso spartana.<br />
Ma quel che colpisce è il contesto in cui si trova l’alpeggio: prati e prati e prati<br />
incorniciati da montagne, poi lì in mezzo come un puntino ecco la baita. <strong>Il</strong><br />
mondo di quei 100 giorni in quota è tutto lì: pascoli e montagne.<br />
Oggi, gli alpeggi rimessi a nuovo costituiscono un patrimonio aziendale in alta<br />
quota che continua a rendere possibile l’attività di allevamento e trasformazione<br />
dei prodotti in alta montagna. Qui la mungitura viene svolta a mano o<br />
meccanicamente, il latte viene quindi lavorato, sul posto, crudo, senza l’aggiunta<br />
di fermenti di sintesi. La microflora batterica che si sviluppa naturalmente,<br />
unitamente alla composizione dei foraggi, è responsabile <strong>della</strong> particolarità<br />
dei sapori e degli aromi che contraddistinguono un prodotto di alpeggio,<br />
un prodotto che sa dare grandi soddisfazioni enogastronomiche.<br />
Nell’anno 2000 è nata la manifestazione denominata “Alpages Ouverts” – Alpeggi<br />
Aperti, con l’obiettivo di introdurre il visitatore in un ambiente (l’alpeggio<br />
appunto) attraverso il quale fargli conoscere, in maniera diretta e concreta,<br />
il forte legame che esiste tra la conservazione <strong>della</strong> biodiversità di questo<br />
ambiente, spesso difficile, avaro e marginale, il paesaggio, unico per maestosità,<br />
il lavoro dell’uomo ed il prodotto finito.<br />
QUANDO<br />
Nei mesi di luglio e agosto la rassegna Alpages Ouverts apre le porte degli<br />
alpeggi.<br />
<strong>Il</strong> programma delle giornate prevede:<br />
• a partire dalle ore 10,00 e durante tutta la giornata, percorsi tematici<br />
guidati da esperti dell’associazione allevatori, inerenti all’allevamento<br />
dei bovini e allo sfruttamento del pascolo, ai locali di stabulazione degli<br />
animali, mungitura, trasformazione del prodotto e conservazione<br />
dello stesso.<br />
• alle ore 13,00 degustazione delle produzioni dell’alpeggio<br />
Per il calendario e per conoscere gli alpeggi interessati:<br />
www.arev.it/alpagesouverts