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Da un albero genealogico al DNA e ritorno - CusMiBio - Università ...

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1.3. Alc<strong>un</strong>i concetti base e terminologia essenzi<strong>al</strong>e sulle m<strong>al</strong>attie monogeniche e le leggi di MendelLe m<strong>al</strong>attie ereditarie monogeniche sono determinate da mutazioni in singoli geni che si trasmettono nellefamiglie secondo leggi ben definite scoperte d<strong>al</strong>l’abate Gregorio Mendel nella seconda metàdell’Ottocento. Per questo motivo le m<strong>al</strong>attie monogeniche o monofattori<strong>al</strong>i vengono anche chiamate“mendeliane”. In particolare bisogna ricordare che: I geni possono avere <strong>al</strong>leli diversi (varianti <strong>al</strong>ternative di <strong>un</strong>o stesso gene) ossia essere polimorfici;Gli organismi diploidi hanno due copie di ogni gene, cioè due <strong>al</strong>leli. Se i due <strong>al</strong>leli sono ugu<strong>al</strong>i,l’individuo è omozigote (ad es, ha genotipo AA oppure aa). Se i due <strong>al</strong>leli sono diversi, l’individuo èeterozigote (ad es, il genotipo è Aa);La I legge di Mendel o legge dell’<strong>un</strong>iformità della prima generazione ibrida, afferma che l’incrociotra individui della generazione parent<strong>al</strong>e ciasc<strong>un</strong>o omozigote per due <strong>al</strong>leli diversi di <strong>un</strong>o stesso gene(ad es, AA x aa) e che quindi differisce d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro genitore per <strong>un</strong>a caratteristica (ad es, pelo nero omarrone), dà <strong>un</strong>a progenie costituita da individui tutti identici tra loro (tutti eterozigoti; ad es, Aa);Durante la meiosi i due <strong>al</strong>leli di <strong>un</strong> gene segregano e si distribuiscono ciasc<strong>un</strong>o in <strong>un</strong> gamete aploide(II legge di Mendel, legge della segregazione). Un individuo omozigote produce <strong>un</strong> solo tipo digamete (A oppure a) relativamente a <strong>un</strong> dato locus (la posizione occupata da <strong>un</strong> gene in <strong>un</strong>cromosoma). Un individuo eterozigote produce due tipi di gameti (A e a) in ugu<strong>al</strong> quantità, cioè inrapporto (50%) ciasc<strong>un</strong>o. Una buona rappresentazione grafica della segregazione si ottienecostruendo il “quadrato di P<strong>un</strong>nett” (Fig. 1.2 e 1.3);Alleli appartenenti a geni diversi loc<strong>al</strong>izzati su cromosomi diversi segregano in modo indipendente(III legge di Mendel, legge della segregazione indipendente);Allele dominante: <strong>al</strong>lele che si manifesta <strong>al</strong>lo stato eterozigote;Allele recessivo: <strong>al</strong>lele mascherato d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>lele dominante, che si manifesta solo <strong>al</strong>lo stato omozigote;Allele codominante: due <strong>al</strong>leli entrambi espressi <strong>al</strong>lo stato eterozigote, che agiscono sul fenotipo inmodi indipendenti e distinguibili. Un esempio classico si ha nel caso degli <strong>al</strong>leli I A e I B del grupposanguigno ABO.L’1% circa dei neonati è affetto da <strong>un</strong>a m<strong>al</strong>attia genetica monogenica. La mutazione genica è presente find<strong>al</strong> concepimento, quindi anche <strong>al</strong>la nascita, anche se non sempre si manifesta fenotipicamente <strong>al</strong>lanascita. Alc<strong>un</strong>e di queste m<strong>al</strong>attie comportano conseguenze già apprezzabili nel neonato. Altre m<strong>al</strong>attiemonogeniche si manifestano, invece, durante le età successive della vita. La corea di H<strong>un</strong>tington, adesempio, è <strong>un</strong>a m<strong>al</strong>attia genetica a insorgenza tardiva che si manifesta solo in età adulta.Fig. 1.2 Rappresentazione della legge dellasegregazione dei caratteri (I legge di Mendel): nelquadrato di P<strong>un</strong>nett sono riportati i possibili genotipidei figli di genitori eterozigoti per <strong>un</strong> carattererecessivo (sopra) e per <strong>un</strong> carattere dominante (sotto).Fig. 1.3 Il quadrato di P<strong>un</strong>nett illustra la mod<strong>al</strong>ità ditrasmissione di <strong>un</strong> carattere recessivo legato <strong>al</strong>cromosoma X e i possibili genotipi dei figli di <strong>un</strong>padre m<strong>al</strong>ato (a sinistra) o di <strong>un</strong>a madre portatrice (a4destra).


Nella Tabella 1.2 sono riportate <strong>al</strong>c<strong>un</strong>e delle princip<strong>al</strong>i m<strong>al</strong>attie monogeniche di cui è indicata lafrequenza nella popolazione adulta, il tipo di trasmissione, la loc<strong>al</strong>izzazione cromosomica e il numero delcat<strong>al</strong>ogo OMIM (Online Mendelian Inheritance in Man).M<strong>al</strong>attiemonogenicheFrequenza in popolazione adulta Tipo ditrasmissioneIpercolesterolemia eterozigoti 1 / 500AutosomicafamiliaredominanteCorea di H<strong>un</strong>tington 1 / 20000AutosomicadominantePolicistite ren<strong>al</strong>e 1 / 1000 nati vivi Autosomicadell’adultodominanteFibrosi cistica 1 / 2000 – 4000Autosomicapopolazione caucasicarecessivaAnemia(HbS)f<strong>al</strong>ciformeMolto rara in Europa, moltodiffusa nella popolazione nera inAfrica (1 / 400 – 600) e inAmerica (1 / 50)T<strong>al</strong>assemia Molto frequente nel bacinoMediterraneo (1 / 250)AutosomicarecessivaAutosomicarecessivaFenilchetonuria 1 / 10000 nati vivi AutosomicarecessivaIpofosfatemia 1 / 20000 X-linkedfamiliaredominanteEmofilia A 1 / 5000 – 10000 nei maschi X-linkedrecessiva<strong>Da</strong>ltonismo 8% nei maschi; 0,64% nelle X-linked(Cecità <strong>al</strong> verde e <strong>al</strong> femminerecessivorosso)Loc<strong>al</strong>izzazione Ref. OMIMcromosomicaCromosoma 19 143890Cromosoma 4 143100Cromosoma 16 173900Cromosoma 7 219700Cromosoma 11 141900.0243Cromosoma 11 catenebeta; cromosoma 16catene <strong>al</strong>faAlfa:141800Beta:141900Cromosoma 12 261600Cromosoma X 307800Cromosoma X 306700Cromosoma X 303800Miopatia di 1 / 6000 nei maschi X-linked Cromosoma X 310200DuchennerecessivaTab. 1.2 Alc<strong>un</strong>e m<strong>al</strong>attie monogeniche di cui è indicata la frequenza nella popolazione adulta, il tipo di trasmissione,la loc<strong>al</strong>izzazione cromosomica e il numero del cat<strong>al</strong>ogo OMIM (Online Mendelian Inheritance in Man).6


Ma tu ce l’haiil pedigree???!!2. M<strong>al</strong>attie genetiche monogeniche e an<strong>al</strong>isi dei pedigree2.1 Che cosa e’ il pedigree?Uno degli aspetti della genetica è lo studio dei meccanismi con cui i geni sono trasmessi dai genitori aifigli. A t<strong>al</strong>e scopo i genetisti effettuano accoppiamenti tra organismi della stessa specie, per an<strong>al</strong>izzare latrasmissione dei caratteri. Nella genetica umana, gli accoppiamenti speriment<strong>al</strong>i ovviamente non sonopossibili. Molte delle nostre conoscenze sull’ereditarietà dei caratteri umani derivano perciò d<strong>al</strong>la an<strong>al</strong>isidegli <strong>al</strong>beri gene<strong>al</strong>ogici o pedigree.In pratica, il pedigree è la rappresentazione sistematica della storia familiare attraverso l’uso di simbolistandardizzati (Fig.2.1). Il pedigree viene stilato partendo da <strong>un</strong>’intervista ai componenti di <strong>un</strong>a famiglia,<strong>al</strong> fine di ricostruirne la storia (anamnesi); in questo modo è possibile seguire la trasmissione di <strong>un</strong> datocarattere attraverso parecchie generazioni in <strong>un</strong>a data famiglia (Fig.2.2).L’an<strong>al</strong>isi del pedigree permette di determinare se il carattere ha <strong>un</strong>a mod<strong>al</strong>ità di trasmissione recessiva odominante, e se il gene in questione è loc<strong>al</strong>izzato su <strong>un</strong> autosoma o su <strong>un</strong> cromosoma sessu<strong>al</strong>e, permettein ultima an<strong>al</strong>isi di informare i membri di <strong>un</strong>afamiglia sulla probabilità di trasmettere questem<strong>al</strong>attie ai propri figli.Fig.2.1. I simboli usati nell’an<strong>al</strong>isi del pedigreeadottati nel 1995 d<strong>al</strong>la Società Americana diFig.2.2. Un pedigree che mostra la trasmissioneereditaria di <strong>un</strong> carattere (i simboli scurirappresentano gli individui affetti) attraversonumerose generazioni di <strong>un</strong>a famiglia.Nell’an<strong>al</strong>isi del pedigree ci si basa sui principi dell’eredità di Mendel per escludere le mod<strong>al</strong>ità ditrasmissione che sono incompatibili con il pedigree. Ad esempio, la presenza nell’<strong><strong>al</strong>bero</strong> <strong>gene<strong>al</strong>ogico</strong> difemmine m<strong>al</strong>ate ci permette di escludere la trasmissione legata <strong>al</strong>l’Y.7


3. I polimorfismi di restrizione (RFLP) e il loro utilizzo nella diagnostica dellem<strong>al</strong>attie genetiche3.1 Gli enzimi di restrizioneGli enzimi di restrizione (ER) riconoscono <strong>un</strong>a sequenza di nucleotidi nella doppia elica del <strong>DNA</strong> etagliano il <strong>DNA</strong> in frammenti di l<strong>un</strong>ghezza definita (Tab.3.1). Sono enzimi prodotti dai batteri che liutilizzano per difendersi dagli attacchi di <strong>un</strong> <strong>DNA</strong> estraneo, per esempio di <strong>un</strong> virus (Fig.3.1). Sono statifino ad ora purificati più di 1000 enzimi di restrizione prodotti da <strong>al</strong>trettanti tipi di batteri diversi.coesiveTab 3.1 Gli enzimi direstrizione si indicano con <strong>un</strong>sistema di lettere e numeri chesi riferisce <strong>al</strong> ceppo batterico dacui sono stati isolati. Sonomostrati <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i esempi dienzimi di restrizione, lesequenze di <strong>DNA</strong> che questitagliano e i prodotti discissione. Alc<strong>un</strong>i enzimitagliano le sequenze in modo dadare origine ad estremitàcoesive, <strong>al</strong>tri effettuano <strong>un</strong>taglio che determina laformazione di estremità piatte.Il <strong>DNA</strong> endogeno viene protetto d<strong>al</strong>l’aggi<strong>un</strong>ta di gruppi metile (-CH 3 ) ai residui di adenina e citosina(Fig.3.1). <strong>Da</strong>l p<strong>un</strong>to di vista biochimico gli ER sono delle endo-desossi-ribonucleasi che scindono <strong>un</strong>legame fosfodiesterico. Gli ER si possonosuddividere in varie classi a seconda della specificitàe della mod<strong>al</strong>ità di taglio; ER diversi riconoscono etagliano, in linea di massima, sequenze diverse; <strong>un</strong>ostesso enzima taglia qu<strong>al</strong>siasi tipo di <strong>DNA</strong> dov<strong>un</strong>quetrovi la propria sequenza di riconoscimento, dettasito di restrizione. I siti di restrizione sono sequenzep<strong>al</strong>indromiche (cioè che possono essere lete inentrambe le direzioni, come le parole ANNA, ETNAGIGANTE …) di poche (in genere 4, 5 o 6) coppiedi nucleotidi.Gli ER sono <strong>un</strong>o strumento fondament<strong>al</strong>e perl’an<strong>al</strong>isi del <strong>DNA</strong>.Fig. 3.1 I batteri producono enzimi di restrizione perdifendersi dagli attacchi di <strong>DNA</strong> esogeno, peresempio <strong>DNA</strong> fagico. Altri enzimi (metilasi)proteggono il <strong>DNA</strong> batterico d<strong>al</strong>l’azione delleproprie endonucleasi di restrizione.A causa del tipo di sequenze riconosciute (sequenzep<strong>al</strong>indromiche) e della loro mod<strong>al</strong>ità di taglio (lamaggior parte degli ER fa <strong>un</strong> taglio asimmetrico),tagliando due <strong>DNA</strong> diversi con <strong>un</strong>o stesso enzimasi mettono <strong>al</strong>lo scoperto le stesse sequenzenucleotidiche, si generano cioè le stesse estremità(estremità adesive o coesive) nei due tipi dimolecole. Questo permette di costruire molecole di<strong>DNA</strong> ricombinante (Fig.3.2)11


Fig 3.2 Costruzione di <strong>un</strong>a molecola di <strong>DNA</strong>ricombinante a partire da due molecole di<strong>DNA</strong> (<strong>un</strong>a bianca e <strong>un</strong>a nera) provenienti dafonti diverse ed entrambe tagliate con lostesso enzima di restrizione EcoRI.3.2 Polimorfismi del <strong>DNA</strong>Il termine polimorfismo significa “esistenza di forme diverse”. In genetica, il polimorfismo può esserean<strong>al</strong>izzato a livello di proteina (polimorfismo proteico) oppure di materi<strong>al</strong>e genetico (polimorfismogenetico). In questo secondo caso, le forme diverse (ossia le varianti genetiche) possono riguardare <strong>un</strong>gene, v<strong>al</strong>e a dire <strong>un</strong> tratto di <strong>DNA</strong> codificante <strong>un</strong>a proteina (polimorfismo <strong>al</strong>lelico), oppure <strong>un</strong> tratto di<strong>DNA</strong> non codificante (polimorfismo di sequenza).polimorfismo proteicoPolimorfismopolimorfismo geneticopolimorfismo <strong>al</strong>lelicopolimorfismo di sequenza3.3 Polimorfismi di sequenza del <strong>DNA</strong>E’ stato osservato che il <strong>DNA</strong> di due individui differisce per circa <strong>un</strong> nucleotide ogni 500/1000. Questediversità di sequenza si definiscono polimorfismi e dato che >98% del <strong>DNA</strong> umano è <strong>DNA</strong> noncodificante, e che quindi la maggior parte di queste differenze è loc<strong>al</strong>izzata in sequenze non codificanti, ilfenotipo di <strong>un</strong> polimorfismo di sequenza del <strong>DNA</strong> non è riconoscibile d<strong>al</strong>l’esterno (come nel caso, adesempio, dell’<strong>al</strong>binismo, o individuabile biochimicamente, come per i gruppi sanguigni). <strong>Da</strong>to l‘elevatonumero di loci polimorfici (1 coppia di basi ogni 500/1000), i polimorfismi di sequenza del <strong>DNA</strong> sonomolto più frequenti dei polimorfismi <strong>al</strong>lelici tradizion<strong>al</strong>i (<strong>al</strong>binismo, gruppi sanguigni, <strong>al</strong>leli delladeterminazione del colore degli occhi, etc, etc…) e conseguentemente più utili nella ricerca biologica emedica.3.4 I polimorfismi di l<strong>un</strong>ghezza dei frammenti di restrizione (RFLP)Quando <strong>un</strong> polimorfismo interessa <strong>un</strong>a sequenza riconosciuta da <strong>un</strong> dato ER, la variazione, creando odistruggendo siti di restrizione, darà luogo a differenze nei siti di taglio di quel dato enzima <strong>al</strong>l’internodella popolazione. Digerendo il <strong>DNA</strong> di individui diversi con quell’enzima, si osserva quindi <strong>un</strong>polimorfismo di l<strong>un</strong>ghezza dei frammenti di restrizione (RFLP, che per semplicità si usa leggere RIFLIP),e cioè d<strong>al</strong> <strong>DNA</strong> di individui diversi si generano frammenti di restrizione diversi.Come tutti i polimorfismi, i RFLP sono ereditabili come caratteri mendeliani semplici (Fig. 3.3) e sonotrasmessi come caratteri codominanti. Il fenotipo di <strong>un</strong> RFLP è evidenziabile in termini di differenze dinumero e/o dimensione dei frammenti di <strong>DNA</strong> ottenuti d<strong>al</strong>la digestione con <strong>un</strong> certo enzima direstrizione. I frammenti sono visibili dopo migrazione elettroforetica su <strong>un</strong> gel (Fig. 3.3 in basso).12


Fig. 3.3 Sono mostrati due frammenti di restrizione ottenuti con digestione con l’enzima EcoRI (E = sito direstrizione di EcoRI) di due <strong>al</strong>leli (1e 2) di <strong>un</strong> gene. L’<strong>al</strong>lele 1 èinterrotto da <strong>un</strong> sito di taglio perl’enzima EcoRI (GAATTC), l’<strong>al</strong>lele2, a causa di <strong>un</strong>a mutazione di <strong>un</strong>asingola base, non presenta il sito ditaglio (GACTTC). Trattando questidue <strong>al</strong>leli con l’enzima direstrizione EcoRI, si otterrannosegmenti di l<strong>un</strong>ghezza diversa: duesegmenti (350 e 150 bp) nel casodell’<strong>al</strong>lele 1 e <strong>un</strong> solo segmentonon tagliato (500 bp, 350 + 150) nelcaso dell’<strong>al</strong>lele 2. Negli individuieterozigoti sono presenti entrambigli <strong>al</strong>leli e quindi si evidenzierannotutti e tre i segmenti.Nella parte in basso della figura èmostrato <strong>un</strong> pedigree di <strong>un</strong>afamiglia e sotto il simbolo deisingoli individui è indicato ilgenotipo relativamente agli <strong>al</strong>leli 1e 2. <strong>Da</strong>l pedigree mostrato sicapisce come i RFLP abbiano ereditarietà mendeliana semplice e siano codominanti. Nel caso osservato, <strong>un</strong>a coppiaeterozigote ha <strong>un</strong>a figlia omozigote per l’<strong>al</strong>lele 1 e <strong>un</strong> figlio omozigote per l’<strong>al</strong>lele 2. Quando il <strong>DNA</strong> dei genitori edei figli è digerito con l’enzima di restrizione EcoRI e i frammenti di <strong>DNA</strong> vengono separati mediante corsaelettroforetica, il <strong>DNA</strong> dei genitori eterozigoti mostrano 3 bande corrispondenti a frammenti da 500, 350 e da 150bp; la figlia omozigote 1/1 mostra 2 bande corrispondenti a frammenti da 350 e 150 bp; il figlio omozigote 2/2mostra <strong>un</strong>a sola banda da 500 bp.3.4.1 La tecnica della PCR per l’an<strong>al</strong>isi degli RFLPL’introduzione della PCR, la tecnica che consente di amplificare selettivamente <strong>un</strong> tratto di <strong>DNA</strong>, harivoluzionato la genetica molecolare. (Per la descrizione della tecnica, vedere più avanti <strong>al</strong> § 5.1).Le applicazioni della PCR sono praticamente infinite. Uno degli ambiti di utilizzo è la diagnosi dim<strong>al</strong>attie genetiche mediante an<strong>al</strong>isi dei RFLP. L’utilizzo della PCR semplifica molto le cose. Ad esempio,la PCR consente di an<strong>al</strong>izzare <strong>un</strong>o specifico tratto di <strong>DNA</strong>, invece di dover lavorare su tutto il <strong>DNA</strong>nucleare di <strong>un</strong>a cellula, ossia sul <strong>DNA</strong> genomico.Come è illustrato nella Fig. 3.4, i primer (inneschi) della PCR vengono disegnati a monte e a v<strong>al</strong>le delsito di restrizione. Il segmento di <strong>DNA</strong> amplificato viene sottoposto a digestione con l’enzima direstrizione e i prodotti della digestione vengono an<strong>al</strong>izzati dopo separazione elettroforetica.Fig.3.4 I primer della PCRvengono disegnati a monte e av<strong>al</strong>le del sito di restrizione (sito ditaglio dell’ER, cut site). Dopol’amplificazione, il <strong>DNA</strong> vienedigerito con l’enzima direstrizione e i frammenti di <strong>DNA</strong>vengono separati mediante corsaelettroforetica. Gli omozigoti e glieterozigoti sono distinguibili inbase <strong>al</strong>le diverse bande ottenuted<strong>al</strong>la digestione con l’ER. Gliomozigoti 1/1 e 2/2 darannorispettivamente due bande e 1banda; gli eterozigoti daranno 3bande.13


3.5 I polimorfismi di restrizione (RFLP) nella diagnosi delle m<strong>al</strong>attie genetiche3.5.1 Utilizzo di <strong>un</strong> RFLP nella diagnosi diretta. Diagnosi di anemia f<strong>al</strong>ciformeGli individui affetti da anemia f<strong>al</strong>ciforme sono omozigoti per la mutazione HbS, che consiste nellasostituzione di <strong>un</strong> singolo amminoacido dei 146 che formano la catena dell’emoglobina.Nell’emoglobina HbS, l’acido glutammico (Glu) nella sesta posizione della catena è sostituito d<strong>al</strong>lav<strong>al</strong>ina (V<strong>al</strong>). La sostituzione amminoacidica è dovuta <strong>al</strong>la mutazione A T nella posizione mediana delcodone 6 (Fig. 3.5).La sostituzione che converte il codone GAG (acido glutammico) nel codone GTG (v<strong>al</strong>ina) modifica lasequenza CCTGAGG (che interessa i codoni 5, 6 e 7) riconosciuta e tagliata d<strong>al</strong>l’enzima direstrizione MstII. Gli individui omozigoti ed eterozigoti sono distinguibili in base <strong>al</strong> tipo dibande ottenute d<strong>al</strong> loro <strong>DNA</strong> dopo digestione con l’enzima MstII (Fig. 3.5, in basso).Fig. 3.5 La figura mostra l’enzima direstrizione Mst II che riconosce e tagli<strong>al</strong>a sequenza CCTGAGG. Il <strong>DNA</strong>dell’<strong>al</strong>lele A viene tagliato d<strong>al</strong>l’enzimadi restrizione. Una mutazione di <strong>un</strong>asingola base fa perdere il sito di tagliodell’enzima MstII e il <strong>DNA</strong> dell’<strong>al</strong>lele Snon viene tagliato d<strong>al</strong>l’enzima. Nellaparte bassa della figura si vede ilrisultato della corsa elettroforeticarelativa ai <strong>DNA</strong> di <strong>un</strong> individuo norm<strong>al</strong>e,di <strong>un</strong> portatore sano e di <strong>un</strong> individuoaffetto amplificati con PCR (utilizzandoi primer indicati d<strong>al</strong>le frecce orizzont<strong>al</strong>i)e successivamente digeriti con l’enzimaMstII. L’individuo norm<strong>al</strong>e ( A A )mostra 2 bande, il portatore sano ( A S )mostra 3 bande e l’individuo affetto ( S S ) mostra <strong>un</strong>a sola banda di l<strong>un</strong>ghezzacorrispondente <strong>al</strong> <strong>DNA</strong> non tagliato.In questo caso specifico, la stessa mutazione che causa la m<strong>al</strong>attia <strong>al</strong>tera anche <strong>un</strong> sito di restrizione. Lasemplice digestione con l’enzima di restrizione rilevante consente di fare diagnosi diretta di m<strong>al</strong>attia e diriconoscere i portatori (Fig. 3.5 e 3.6).Fig.3.6. E’ mostrato il pedigree di <strong>un</strong>afamiglia in cui soltanto il figlio 1 èaffetto da anemia f<strong>al</strong>ciforme. Entrambii genitori sono eterozigoti e per questomotivo hanno avuto <strong>un</strong> figlio m<strong>al</strong>ato.Le bande elettroforetiche per ognimembro della famiglia (visibili <strong>al</strong> disotto di ogn<strong>un</strong>o) consentono diidentificare il genotipo di ogniindividuo (vedere legenda Fig.3.3 e3.5).14


13.5.2 Utilizzo di <strong>un</strong> RFLP nella diagnosi indiretta. Ricerca di <strong>un</strong> RFLP associato a <strong>un</strong> <strong>al</strong>lelem<strong>al</strong>attiaA differenza di quello che avviene nel caso dell’anemia f<strong>al</strong>ciforme, la maggior parte delle m<strong>al</strong>attiegenetiche sono dovute a numerose mutazioni diverse dello stesso gene (eterogeneità genetica, vedere pag.10). In questo caso la mutazione responsabile della m<strong>al</strong>attia non corrisponde a <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico polimorfismo disequenza (e quindi a <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico eventu<strong>al</strong>e RFLP).In questi casi non è quindi possibile utilizzare <strong>un</strong> RFLP per la diagnosi diretta. E’ invece possibile trovare<strong>un</strong>o o più RFLP associati <strong>al</strong> gene-m<strong>al</strong>attia (in quanto loc<strong>al</strong>izzati <strong>al</strong>l’interno o nelle vicinanze del gene) chepossono essere utilizzati per la diagnosi: si tratta in questo caso di diagnosi indiretta per associazione enon di diagnosi diretta.Per poter utilizzare il RFLP come marcatore occorre che il gene responsabile della m<strong>al</strong>attia sia collocatocosì vicino <strong>al</strong> RFLP che quest’ultimo possa rivelare la presenza stessa del gene m<strong>al</strong>ato.Un particolare RFLP può essere associato in <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i individui con l’<strong>al</strong>lele–m<strong>al</strong>attia ed in <strong>al</strong>tri con l’<strong>al</strong>lelesano. Pertanto, per poter utilizzare <strong>un</strong> RFLP nella diagnosi indiretta, è necessario esaminare non soltantoil <strong>DNA</strong> del m<strong>al</strong>ato ma il maggior numero possibile di membri della famiglia per identificare il tipo diassociazione presente in quel pedigree (Fig. 3.7).L’importanza dei RFLP come marcatori genetici di associazione sta nel fatto che consentono la diagnosidi m<strong>al</strong>attia anche in casi in cui non è noto il gene responsabile. I marcatori RFLP (nel genoma umanosono stati identificati migliaia di RFLP e diverse centinaia sono stati assegnati a ciasc<strong>un</strong> cromosoma)hanno consentito la mappatura di <strong>al</strong>c<strong>un</strong>i importanti geni-m<strong>al</strong>attia (ad esempio, è stato possibile assegnareil gene della fibrosi cistica in posizione dist<strong>al</strong>e del braccio l<strong>un</strong>go del cromosoma 7).A differenza della diagnosi diretta, l’accuratezza della diagnosi per associazione è del 100% solo quandoil locus m<strong>al</strong>attia e il RFLP sono strettamente associati (vicini sul cromosoma). In questo caso, infatti lafrequenza di crossing-over che può modificare l’associazione è trascurabile. Tanto maggiore è la distanzatra il RFLP e il locus genico di interesse, tanto più bassa è la probabilità di <strong>un</strong>a diagnosi accurata.Un secondo aspetto da prendere in considerazione è che non sempre <strong>un</strong> dato RFLP può essere utilizzato aifini della diagnosi indiretta. E’ necessario che nella famiglia siano presenti i due <strong>al</strong>leli (se tutti gliindividui della famiglia sono portatori dello stesso <strong>al</strong>lele del RFLP studiare quel RFLP in quella famiglianon è significativo!).I12 3 4II12IIIMW1 2 3 4 5 6 7 81Fig.3.7 Il pedigree mostra l’ereditarietà di <strong>un</strong> marcatore RFLP attraverso tre generazioni di <strong>un</strong>a famiglia in cuiè presente <strong>un</strong>a m<strong>al</strong>attia recessiva legata <strong>al</strong> cromosoma X. Nella famiglia sono presenti gli <strong>al</strong>leli (+) e (-). Tuttigli individui m<strong>al</strong>ati sono maschi che presentano l’<strong>al</strong>lele (+). Tutti gli individui portatori dell’<strong>al</strong>lele (-) sonosani; si può dedurre che l’<strong>al</strong>lele m<strong>al</strong>attia sia strettamente associato <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>lele (+) di questo RFLP. Sia la madre(II 1) che la nonna I 1 sono eterozigoti portatrici sane in cui l’<strong>al</strong>lele (+) è associato <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>lele m<strong>al</strong>attia. L’<strong>al</strong>lele(-) del RFLP è associato <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>lele sano del gene m<strong>al</strong>attia come dimostrato da I 2, III 5, III 6 e III 7.L’accuratezza della diagnosi dipende d<strong>al</strong> grado di associazione dei due loci. Se il marcatore e il locus m<strong>al</strong>attianon sono strettamente associati, il crossing-over durante la formazione dei gameti potrebbe modificarel’associazione e <strong>un</strong> individuo portatore dell’<strong>al</strong>lele (+) del RFLP non sarebbe portatore dell’<strong>al</strong>lele m<strong>al</strong>attia.15

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