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L'errore trasfusionale ABO - Blood Transfusion

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D Luppialle pratiche trasfusionali, sperimentati negli ospedalianglosassoni, sono falliti in quanto dequalificanti per ilrestante personale che, in assenza forzata del team, facevaaumentare l'incidenza di errori per mancato "allenamento"degli altri operatori.L'incremento degli organici dei Servizi, alloscopo di affidare compiti specifici di verifica, non èpraticabile in tempi di contrazione delle risorse disponibiliper la sanità.Le proposte di ordine specificamenteimmunoematologico sono state indiscutibilmente utili perridurre l'incidenza degli errori del Centro <strong>trasfusionale</strong>.L'utilizzo del sangue di gruppo O per l'emergenza<strong>trasfusionale</strong>, quando le scorte di sangue sono adeguate,ha eliminato l'errore <strong>ABO</strong> in un momento particolarmentecritico, in cui la fretta e l'emotività degli operatori sonoforieri di errori fatali. Il bedside test è andato gradualmentein disuso, soprattutto in Italia, perché scarsamente affidabilenelle mani di operatori per forza di cose nonsufficientemente competenti di tecniche di laboratorioimmunoematologico e, inoltre, non garantiva al paziente latrasfusione delle unità a lui specificamente assegnate.L'utilizzo di dispositivi semplici come i braccialettiidentificativi (wristband) aumenta certamente lasicurezza ma è stata evidenziata un'alta percentuale diimpiego non corretto del dispositivi da parte deglioperatori 9 . L'apposizione della firma del paziente sulleunità è pratica consolidata nel predeposito autologo e tutelail paziente che viene trasfuso da sveglio, ma non quando èsotto l'effetto dell'anestesia totale. I sistemi a codici sibasano sull'utilizzo di braccialetti identificativi, moduli dirichiesta, provette ed etichette tutti dotati di un codiceidentificativo (numeri e/o lettere) univoco per quel paziente:sono efficaci alla sola condizione di ferreo rispetto delleprocedure operative specifiche, che possono d'altra parteessere bypassate dall'operatore con annullamento dellamisura di sicurezza.Anche i software gestionali possono ridurrel'incidenza degli errori, in modo particolare quelli del ServizioTrasfusionale, perché possono essere controllateautomaticamente tutte le fasi del percorso dell'unità (anchecon l'ausilio di dispositivi di lettura di codici a barre), e, inultimo, mediante il computer crossmatch al momentodell'evasione. Ma per dispiegare appieno tutta la loropotenzialità di sicurezza, questi software andrebberointegrati con parti sensibili del Sistema informativoospedaliero (anagrafica, codice nosologico, grupposanguigno), altrimenti non sono in grado di intercettareerrori commessi al momento del prelievo dei campioni, o alletto del paziente al momento dell'inizio della trasfusione.Un ulteriore limite consiste nella necessità che le struttureospedaliere interessate godano di uno standard elevato diinformatizzazione e di reti informative integrate con struttureperiferiche.Qualche considerazione più approfondita meritano i"sistemi a barriera" che al momento, rappresentano idispositivi di sicurezza concettualmente più avanzati e piùefficaci nella prevenzione dell'errore di identificazione delpaziente. Il nome deriva dalla caratteristica principale diquesti sistemi che consiste nel frapporre una barriera fisicafra l'unità da trasfondere ed il paziente: solo lacorrispondenza totale fra unità ed un codice univoco,presente sul braccialetto del paziente, permette di "aprire"la barriera e rendere l'unità trasfondibile; invece un noncorretto allineamento in una delle fasi blocca l'esecuzionedelle fasi successive.Il sistema detto <strong>Blood</strong>-Loc Safety System (NovatekMedical Inc., Greenvich, CT, USA) è costituito da:- braccialetto identificativo sul quale è prestampato uncodice di n°3 lettere, univoco per quel paziente durantetutta la durata del ricovero;- buste di plastica trasparente nelle quali viene ripostal'unità assegnata;- dispositivi di chiusura a combinazione che servono perbloccare l'apertura della busta.Per la trasfusione autologa sono previsti colori ecombinazioni particolari. Al momento della richiesta diindagini finalizzate a trasfusione o al momento del prelievodella prima unità autologa, al paziente viene applicato unbraccialetto recante un codice a 3 lettere: questo codiceunivoco è riportato esclusivamente sul braccialetto in mododa rendere necessario che tutte le operazione di trascrizionedel codice sulla provetta o di lettura del codice per l'aperturadel dispositivo a combinazione al momento dell'inizio dellatrasfusione, debbano necessariamente essere eseguite astretto contatto fisico con il paziente. Il medico trasfusore,espletate tutte le consuete procedure di identificazione delpaziente, del gruppo e delle unità, per avere accesso alleunità di sangue deve leggere il codice sul braccialetto che,solo se composto esattamente sul dispositivo di chiusura,ne permette l'apertura.Il sistema CBTIS, (Computerized Bedside<strong>Transfusion</strong> Identification System o I-TRAC System,Immucor Inc., Norcross, USA) è costituito da:braccialetto identificativo recante un codice a barre univoco;- computer palmare dotato di scanner per barcode e distampante per etichette;- software gestionale residente sull'host computer delServizio <strong>trasfusionale</strong>, in grado di ricevere informazionein rete dal palmare.All'inizio del percorso <strong>trasfusionale</strong>, al paziente vieneapplicato al polso un braccialetto recante un codice a barre316

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