293 Arte e handicap visivo in Degas - Fondazione Internazionale ...
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gno e colore che desiderava.<br />
Abbandonò<br />
qu<strong>in</strong>di la pittura ad olio,<br />
ormai <strong>in</strong>compatibile<br />
con il suo disagio <strong>visivo</strong>,<br />
per il pastello, che conosceva<br />
dagli anni giovanili<br />
perché corrispondeva<br />
di più alle dim<strong>in</strong>uite<br />
capacità di vista.<br />
Il pastello gli consentiva<br />
di ottenere tonalità<br />
compatte e senza ombre,<br />
di dip<strong>in</strong>gere disegnando,<br />
di correggere<br />
<strong>in</strong> trasparenza, di dare<br />
maggiori possibilità al<br />
ritocco. Usava il pastello<br />
con maestrìa privilegiando<br />
gli effetti di luce<br />
e colore sul disegno. A<br />
questo periodo (dal 1885<br />
<strong>in</strong> poi) appartiene la serie<br />
di “donne”: c’è chi<br />
si specchia, chi si asciuga<br />
il collo, chi si riassetta,<br />
chi si pett<strong>in</strong>a e si fa pett<strong>in</strong>are,<br />
chi entra nella<br />
vasca da bagno, chi si<br />
spugna nella t<strong>in</strong>ozza,<br />
accanto a donne ritratte<br />
nei loro lavori come<br />
quello di modiste o stiratrici.<br />
Quando la vista non gli<br />
permise di cogliere i<br />
contorni delle figure si<br />
dedicò allora alla scultura.<br />
“L’arte dell’uomo<br />
cieco” la chiamava. In<br />
questo periodo modellò<br />
una lunga serie di figur<strong>in</strong>e<br />
di donne nude.<br />
Scrive a questo proposito<br />
Valery «Le sue mani<br />
esperte sentivano la<br />
forma nascere sotto le<br />
dita con le proporzioni<br />
volute... Gli ultimi barlumi<br />
dei suoi occhi <strong>in</strong>tegrano<br />
il suo tatto.<br />
Tante volte aveva guardato<br />
i suoi modelli muoversi<br />
liberi, tante volte<br />
aveva corretto e ricorretto<br />
i suoi disegni nella<br />
ricerca della l<strong>in</strong>ea, volumi,<br />
proporzioni che<br />
costituiscono l’espres-<br />
sione estetica che il corpo<br />
umano assume nella<br />
vita».<br />
La scultura era più accessibile<br />
alle possibilità<br />
visive dell’artista perché<br />
gli consentiva un<br />
lavoro <strong>in</strong> cui era impegnato<br />
più di tatto che<br />
la vista. «Le forme non<br />
si rivelano più attraverso<br />
gli occhi ma da<br />
quanto mi restava nella<br />
mente», diceva. Eseguì<br />
un gran numero di statu<strong>in</strong>e<br />
<strong>in</strong> cera, <strong>in</strong> terracotta,<br />
soltanto per sé.<br />
Ne lasciò riprodurre <strong>in</strong><br />
gesso soltanto due: una<br />
di queste è la notissima<br />
Danzatrice quattordicenne<br />
che l’artista vestì<br />
con tutù di tulle, il corsetto<br />
e le scarpette di<br />
raso. Ne seguirono molte<br />
altre raffiguranti baller<strong>in</strong>e<br />
nelle quali <strong>Degas</strong><br />
cercò di fissare i diversi<br />
movimenti della danza.<br />
Alla sua morte Paul Durand-Ruel<br />
ne trovò ben<br />
centoc<strong>in</strong>quanta, che affidò<br />
allo scultore Bartholomè<br />
perché le traducesse<br />
<strong>in</strong> bronzo. L’operazione<br />
fu eseguita solamente<br />
dopo la f<strong>in</strong>e<br />
della Guerra Mondiale<br />
dal fonditore Hèbrard<br />
su settantadue, perché<br />
le altre erano <strong>in</strong> pessime<br />
condizioni. Di ogni<br />
opera furono fusi ventidue<br />
esemplari <strong>in</strong> parte<br />
dest<strong>in</strong>ati agli eredi, <strong>in</strong><br />
parte venduti. Un serie<br />
di tali esemplari è conservata<br />
nel Museu de<br />
l’Art di S.Paolo del Brasile.<br />
Nei momenti di benessere<br />
<strong>visivo</strong> <strong>Degas</strong> cont<strong>in</strong>uò<br />
tuttavia a dip<strong>in</strong>gere<br />
cavalli e danzatrici,<br />
dai movimenti così <strong>in</strong>cisivi<br />
e delicati da far<br />
dubitare i critici di una<br />
vista seriamente compromessa.<br />
E, pur angustiato dal<br />
male che l’<strong>in</strong>abilitava,<br />
non perse mai la voglia<br />
di lavorare. Nel luglio<br />
del ‘91 scriveva all’amico<br />
De Valernas «Ah, la mia<br />
vista! Il mio spirito nella<br />
solitud<strong>in</strong>e dello studio<br />
si fa sempre pressante e<br />
la difficoltà di vedere<br />
mi paralizza. Misuro le<br />
mie forze e voglio fare<br />
una serie di litografie<br />
di donne alla toilette ed<br />
un’altra di danzatrici<br />
nude».<br />
Le lettere degli ultimi<br />
anni del secolo ripetono<br />
il peggioramento della<br />
sua vista. Nel 1896 scriveva:<br />
«Ogni cosa è difficoltosa<br />
per un cieco<br />
che vuol far f<strong>in</strong>ta di vedere».<br />
In verità era <strong>in</strong>namorato<br />
del suo lavoro<br />
e lavorò <strong>in</strong>tensamente<br />
per molti anni ancora.<br />
È fuori dubbio che la<br />
precarietà della vista,<br />
alla quale contribuì il<br />
decl<strong>in</strong>o degli anni, divenne<br />
per <strong>Degas</strong> una restrizione<br />
di vita e di attività<br />
artistica. Alcune<br />
testimonianze descrivono<br />
la frustrazione, il<br />
bisogno di staccarsi ripetutamente<br />
dall’opera<br />
che stava eseguendo e<br />
di riposarsi: artifici per<br />
compensare la vista deficitaria.<br />
I quadri degli<br />
ultimi anni sono di<br />
grandi dimensioni,<br />
hanno figure anch’esse<br />
grandi, scarsi dettagli,<br />
colori brillanti. Uno degli<br />
ultimi dip<strong>in</strong>ti, Madame<br />
Alex, raffigurato a<br />
grandezza quasi naturale,<br />
presenta ancora una<br />
vigorìa straord<strong>in</strong>aria;<br />
sfortunatamente la sua<br />
vista sempre più <strong>in</strong>debolita,<br />
il suo <strong>handicap</strong><br />
<strong>visivo</strong>, non gli permise<br />
di f<strong>in</strong>ire altre grandi tele<br />
rimaste <strong>in</strong>compiute.<br />
mario morra<br />
pag. 3<br />
Le stiratrici, 1876?; Parigi, Collezione Durand-<br />
Ruel<br />
In un caffè (l’assenzio), 1875-76; Parigi Musée<br />
d’Orsay