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4. [PDF] Il carcere visto da dentro - Assemblea Legislativa

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Carcere e nonviolenzaQuando la pena è <strong>da</strong>vvero rieducativaL'Istituto della custodia attenuatae pene devono tendere alla rieducazione“Ldel con<strong>da</strong>nnato”, recita l’art. 27 c. 3 dellaCostituzione Italiana. In concreto è notoquanto sia difficile che l’esperienza del <strong>carcere</strong>non si trasformi, soprattutto per i piùgiovani, in un luogo di ulteriore addestramentoalla devianza, e ciò è ancor più veronelle aree in cui la criminalità organizzata ècapillarmente e potentemente diffusa.Allo scopo di sottrarre i giovani detenuti <strong>da</strong>llasub-cultura tipica del <strong>carcere</strong>, ridurre il fenomenodella recidiva e affermare, attraversol’inclusione sociale, la legalità e la sicurezzadi tutti i cittadini, nel 2004 in Calabria,a Laureana di Borrello, è stato istituito unIstituto sperimentale a custodia attenuata, ilprimo in Italia rivolto ai detenuti calabresidi 18-24 anni. Sono ragazzi alla prima esperienzadetentiva o comunque a basso indicedi pericolosità sociale e pertanto, con buonaprobabilità, non hanno una personalitàparticolarmente strutturata in senso delinquenziale.Più frequentemente provengono<strong>da</strong> situazioni di disagio e di disa<strong>da</strong>ttamento,spesso con radici nella realtà familiare, allequali è necessario cercare di rispondere peraprire nuovi futuri possibili.<strong>Il</strong> “Luigi Daga”, questo il nome del magistratocalabrese a cui l’Istituto si ispira, offre unpercorso detentivo alternativo in cui gli strumentidel trattamento - lavoro, istruzione,formazione professionale, rapporti con la famiglia- trovano piena attuazione ed in cui iltempo della detenzione è tempo di recupero edi costruzione di sé.Ogni detenuto viene qui per scelta aderendo adun “Patto trattamentale” nel quale si dichiarapronto ad impegnarsi nelle attività e ad osservaree rispettare le regole dell’Istituto. Questoaspetto "contrattuale" è chiaramente finalizzatoa son<strong>da</strong>re la motivazione del giovane ea responsabilizzarlo. Qualora il percorso nondovesse <strong>da</strong>re i frutti sperati sia il detenuto,sia la struttura, potranno decidere il rientrodel ragazzo in un <strong>carcere</strong> "tradizionale".<strong>Il</strong> periodo più duro è quello iniziale e, difatti,l’Istituto prevede un’azione di tutoraggio persostenere i giovani nei momenti di scoraggiamentoo di "tentazione" verso un futurodeviante spesso sentito come ineluttabile. Èquesta anche la fase in cui le famiglie, se giàcompromesse con la criminalità, tendono ainfluenzare negativamente i loro ragazzi <strong>da</strong>cui si sentono tradite.Presso il "Luigi Daga" si lavora nei laboratoridi falegnameria e di ceramica, nelle serre, sicompletano o si proseguono gli studi, si fannoattività sportive e ricreative. In una faseabbastanza matura viene sperimentato l’inserimentolavorativo in aziende esterne.Anche il termine della pena è una fase delicatissimaper i ragazzi, posti di fronte ad unbivio decisivo per la loro vita. Gli operatoricercano di accompagnarli al meglio agevolandol’inserimento lavorativo, che implica iltrasferimento al nord per tutti quei casi incui si ritiene che le reti familiari e sociali sianofortemente compromesse con l’illegalità etali <strong>da</strong> pregiudicare l’inserimento sociale.A ben guar<strong>da</strong>re la struttura assomiglia ad unacomunità educativa – un’alternativa alla detenzionegià praticata per i minorenni autoridi reato – e prende atto del fatto che, anchedopo la maggiore età, vi è una fase di immaturità,che infatti viene ancora definita “adolescenziale”,nella quale il giovane adulto puònecessitare ancora di un supporto educativo,soprattutto se – come accade – non lo ha sperimentatonel suo contesto di vita originario.È un progetto al quale tutti gli operatori stannocollaborando, a partire <strong>da</strong> una formazionecomune che per due mesi ha coinvolto agentidi Polizia Penitenziaria, Direttori, Educatori,Contabili, Psicologi, Assistenti Sociali delMinistero della Giustizia e dei Comuni delcircon<strong>da</strong>rio, volontari...C’è <strong>da</strong> augurarsi che i riscontri nel tempodiano ragione di questa scelta, e che questosplendido esempio possa moltiplicarsi in altreregioni e città.Anniversario222 anni or sono Leopoldo, Granduca di Toscana,ha abolito la pena di morte all’internodel suo Stato, considerando “che l’oggetto dellapena dev’essere la soddisfazione al privatoed al pubblico <strong>da</strong>nno, la correzione del reo figlioanch’esso della società e dello Stato, delladi cui emen<strong>da</strong> non può mai disperarsi”.21

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