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<strong>Basilicata</strong> itinerarinei Paesaggi d’autore


2 3Queste pagine consegnano al lettore curioso nuovi motivi perintraprendere un viaggio in <strong>Basilicata</strong> e specificamente nei diversiborghi e città impreziositi dallo sguardo, dalle parole e dai versi,dalle espressioni artistiche di grandi personalità o perché culla di talenti, diuomini d’ingegno, di lettere, di scienza, di impegno sociale e politico chehanno particolarmente segnato il loro tempo. Ci sono infatti opere poetiche,letterarie e artistiche ispirate da precisi luoghi che sono ormai nel bagaglioculturale di molti e che fanno parte del proprio immaginario; reminiscenze,ricordi, curiosità che ci spingono a saperne di più, a vedere o rivedere con inostri occhi ciò che abbiamo immaginato e visto attraverso le opere di questigrandi protagonisti della vita artistica culturale o sociale.Con i paesaggi d’autore, come con i parchi letterari, si tende appuntoa sottolineare come contesti concreti divengono nel nostro comunesentire fortemente caratterizzati, in alcuni casi trasfigurati, da narrazioni,interpretazioni, rappresentazioni che hanno finito con l’imprimere un nuovosenso, un caleidoscopio di significati e di emozioni a scorci paesaggisticia vicoli e piazze, alle dimensioni tangibili in cui si dipana l’esistenza degliuomini proponendosi come significativi perché in grado di rivelarciqualcosa, di illuminarci su taluni aspetti della nostra storia, del nostrosentire sociale o talvolta della nostra vita interiore. Personalità di spiccocostituiscono motivo di riconoscimento e di orgoglio delle comunità. Leloro dimore, i luoghi frequentati, l’ambiente fisico nel quale si sono formati,che hanno segnato nel profondo la loro vicenda umana e il loro ruolo neidiversi ambiti della scena sociale divengono motivo di interesse, curiositàda appagare, tentativo di comprendere e di avvicinarsi attraverso le cose chepermangono, le tracce materiali, allo spirito di questi uomini, al loro viveree sentire.La scelta dei quattordici protagonisti della vicenda storico-culturale lucanaed italiana, si tratta infatti di eminenti espressioni della grande ereditàstorico-culturale della nostra nazione, integra ed arricchisce altre propostedi viaggio sui luoghi del cinema e della letteratura presenti su www.basilicataturistica.com.Ad aprire questo invito alla scoperta della <strong>Basilicata</strong> dei poeti, scrittori,saggisti, politici, musicisti, pittori è la figura e l’opera del “Principe deimusici” Gesualdo da Venosa, la cui avventura umana ed artistica haechi e risonanza mondiale, di cui ricorrono nel 2013 quattrocento annidalla morte. Si tratta di una prima ed iniziale Rassegna di alcune tra legrandi personalità e le grandi opere che svelano e rivelano tratti di storia,sensibilità artistiche e letterarie fiorite in regione, evidentemente illustratecon un taglio volto a propiziare un viaggio di scoperta anche fornendoinformazioni puntuali su cosa vedere e su cosa altro fare. Un insieme dispunti introduttivi redatti con competenza e piacevolezza dal Centro AnnaliNino Calice che contribuisce, peraltro, ad alimentare ed arricchire il sitowww.basilicatadautore.it, l’ambiente digitale che l’<strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong> ha intesodedicare a questa articolata offerta di turismo culturale della <strong>Basilicata</strong>.Viene ad attuarsi così un importante progetto voluto e coordinato daElena Iacoviello del Dipartimento Attività Produttive della Regione<strong>Basilicata</strong> nell’ambito del Progetto interregionale Paesaggi d’autore (www.paesaggidautore.it).Gianpiero PerriDirettore Generale <strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>


1Carlo Gesualdo da Venosa(1566 - 1613)Figura fra le più eccentriche della vita musicaledell’epoca, considerato all’unanimità daglistorici della musica come uno dei più grandimusicisti del Rinascimento, Gesualdo esprimenel madrigale a cinque voci la somma del suogenio artistico. Questa forma musicale è nataverso la metà del trecento ed è la più anticaforma poetico-musicale dell’Ars Nova fiorentina,destinata ad un ambiente colto e raffinato.La concezione del madrigale si basa sullacorrispondenza tra figure musicali e immagini econcetti proposti dal testo, che la musica scava inprofondità mettendone in luce il contenuto.Per comprendere a pieno la maestria delnostro Principe dei musici si pensi che essogeneralmente era a due voci, raramente a trevoci. La base poteva essere sia cantata cheaccompagnata da strumenti e l’argomentodei testi l’amore, la politica o la morale.In uno dei suoi dialoghi il Tasso canta lastirpe Gesualda, nel cui stemma, leonerampante con cinque gigli rossi in campod’argento, portato per dimostrare la nobiltàdegli antichissimi principi Normanni “ ..riluce lo splendore vetusto”. Della Casatatra le più illustri e potenti del regno diNapoli Carlo, il principe madrigalista, è ilquindicesimo e ultimo Signore di Gesualdo,a partire dal capostipite Gesualdo, eroelongobardo del settimo secolo.Io pur respiro in cosìgran dolore,/ E tu purvivi, o dispietato coreCarlo Gesualdo e S. CarloBorromeo, part. dellapala d’altare Il perdono diGesualdo, opera di GiovanniBalducci, 1609


6 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Guida Itinerari turistico-culturali7Al bisnonno Fabrizio, divenuto importante riferimento per la corona spagnola,tanto da essere elevato da Carlo V alla dignità di Grande di Spagna, succedevanel 1545 Luigi IV, nonno di Carlo, che nell’ascesa dei Gesualdo ebbe unruolo ancora più decisivo. Intimo consigliere e collaboratore di Filippo II diSpagna, venne infatti compensato per i suoi servigi con nuovi feudi e immensericchezze, tanto da potersi permettere l’acquisto della oraziana città di Venosa,ottenendo di conseguenza l’investitura a principe di Venosa su disposizionedella Santa Sede. Amante delle lettere e delle arti, diede avvio al mecenatismodei Gesualdo e, per accrescere la potenza della casata, alle attente politichematrimoniali che li imparentarono con Orsini, Carafa, d’Avalos, Caracciolo.In tal senso tra i figli di Luigi IV fu Alfonso a fare un autentico capolavoro,portando a buon fine il matrimonio di suo fratello Fabrizio con GeronimaBorromeo, nipote del papa. La futura madre di Carlo, figlia di Margherita de’Medici, era infatti nipote per parte di madre di Papa Pio IV, al secolo GiovanAngelo de’ Medici, e sorella del cardinale Carlo Borromeo, il San Carlo deiteatri di Napoli e Lisbona. Carlo Gesualdo nacque dunque a Venosa l’8 marzodel 1566. Visse la sua giovinezza a Napoli nel palazzo di Torre Maggiore diproprietà del duca di Sangro, dove il padre Fabrizio, amante delle lettere edelle arti, aveva creato un cenacolo intellettuale, al cui interno illustri musiciprovvedevano alla formazione musicale del giovane Carlo.Venosa, Castello Del Balzo. Foto: Guido Alberto Rossi - <strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>Cortile e loggiato del Castello Del BalzoQuesti sin da giovanissimo aveva rivelato un talento sbalorditivo e la musicadivenne ben presto la sua stessa ragione di vita. All’età di diciannove anniGesualdo pubblicò il primo mottetto “Ne reminiscaris Domine delicta nostra”,(perdona o Signore i nostri delitti), quasi un sinistro presagio alla luce del piùsconvolgente accadimento della sua vita. Al contempo lo si educava in unclima di religiosità penitenziale, con rigorosa disciplina, e con gli Exercitiaspiritualia di Ignazio Loyola, che inculcavano nell’animo sensibile e fragile delgiovane profondi sensi di colpa.La morte improvvisa del fratello maggiore lo sottrasse alla predestinatacarriera ecclesiastica . Si dovette allora subito pensare a trovargli una moglie,e la scelta cadde sulla splendida cugina Maria d’Avalos, nata da Carlo contedi Montesarchio e da Sveva Gesualdo, più grande di lui di sei anni, giàvedova e madre due volte, ma considerata la donna più bella del Regno. Ilmatrimonio avvenne a Napoli il 28 maggio del 1586 con dispensa del PapaSisto V, nella chiesa di S. Domenico Maggiore. In seguito alle nozze, gli sposipresero alloggio nel palazzo napoletano di Torre Maggiore, mentre i genitoridi Carlo si ritiravano nel loro feudo di Calitri e pochi anni dopo nasceval’erede, Emanuele. Totalmente assorbito dalla sua musica e dalla passione perla caccia, tuttavia, il Principe forse non coltivò con particolare riguardo il suo


8 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Guida Itinerari turistico-culturali9rapporto con la moglie, che intrecciò un’audace eimprudente relazione amorosa con il duca d’AndriaFabrizio Carafa, a sua volta sposato e padre diquattro figli. Venuto a conoscenza della relazione,pressato dal suo stesso rango che gli imponevadi vendicare l’oltraggio subito e riabilitare l’onoreferito, Gesualdo premeditò la vendetta: il 16 ottobre1590 finse di partire per una battuta di caccia didue giorni, salvo rientrare nella notte e coglierei due amanti in flagrante adulterio nella stanzada letto della moglie uccidendoli entrambi . Lecircostanze lo giustificavano dal punto di vista dellalegge e del costume del tempo, tanto che il viceréMiranda, dal quale Carlo si recò immediatamentea dare notizia personalmente dell’omicidio diPalazzo San Severo, lo esortò ad allontanarsi daNapoli non per sfuggire alla legge, ma per nonesasperare il risentimento delle famiglie degliuccisi. Fu dunque per sfuggire alla vendetta deiCarafa, che Carlo si rifugiò nel castello di Gesualdo,dove visse per diciassette anni trasformando lafortezza in una fastosa corte canora che ospitò imusicisti più famosi dell`epoca e grandi personaggidi cultura come Torquato Tasso. Del suo rientro aNapoli abbiamo le notizie che documentano i suoirapporti proprio con il poeta, che lì sì recò dopol’allontanamento dalla corte estense. Nel 1594 CarloGesualdo si trasferisce con grande fasto a Ferrara,ove nello stesso anno appaiono i primi due libridi madrigali, e dove sono celebrate sfarzosamentele sue nozze con Eleonora d’Este, nipote del ducaAlfonso II. Qui il Principe crea, intona, componeardite nuove musiche, suona il liuto e la chitarraspagnola, illuminato dalla vivacissima atmosferaculturale della corte ferrarese.A Ferrara abita inizialmente a Palazzo deiDiamanti, ma ben presto si allontana per un lungoviaggio. A Venezia, città che gli piaceva moltissimo,Maria D’Avalos, part. dipintoCappella Carafa, Chiesa S.Domenico Maggiore, NapoliFrontespizio del Libro primodei Madrigali, Ferrara, 1594Eleonora d’Este, part. daldipinto Il perdono di Gesualdodi Giovanni Balducciimmerso nella composizione, insofferentedei doveri che gli derivano dal rangoprincipesco, cerca per quanto gli è possibiledi sottrarsi agli incontri di circostanza conle autorità locali. Rimanda di giorno ingiorno, e alla fine accetta di malavoglia,l’incontro con il Doge in persona mentregli preme molto di più l’incontro con il piùgrande compositore veneziano dell’epoca,Giovanni Gabrieli: solo nel discorrere dimusica la sua conversazione si anima, comesempre. Il ritorno a Ferrara, dopo unaassenza durata ben sette mesi, segna unasvolta nella vita culturale della città: con lapresenza a corte del principe musico si assiste a unmomento di gloria dell’accademia ferrarese, cheinfluenzerà anche grandi musicisti quali Marenzioe Monteverdi.Nel marzo del 1596 Carlo, a causa delle tensionicon il cognato Cesare e delle maldicenze su suepresunte avventure galanti e maltrattamenti allaconsorte, lascia definitivamente la città estenseper trascorrere gli ultimi diciassetteanni della sua vita in ritiro dal mondo,nella prediletta dimora di Gesualdo.Furono questi gli anni caratterizzati damalesseri psicofisici e fissazioni religiose,punteggiati di malattie e lutti: le gravicondizioni di salute della moglie, laperdita dei due figli, il piccolo Alfonsino eil ventenne Emanuele, e dello zio Alfonso,l’arcivescovo di Napoli.In questa prostrante condizionepsicofisica il Principe finì col nutrire unavenerazione a tratti morbosa per SanCarlo Borromeo, fratello di sua madre.Ne resta traccia nella grande pala dellachiesa di Santa Maria delle Grazie delRitratto di Carlo Gesualdo,dal libro di G. Iudica, Ilprincipe dei musici. CarloGesualdo da Venosa, 1997In basso: lettera di CarloGesualdo al Duca diModena in cui comunicala morte del figlio Alfonso(Gesualdo, 23 ottobre 1600)


10 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Guida Itinerari turistico-culturali11Con Gesualdo da non perdere:Museo ArcheologicoNazionale (Castello Del Balzo)Non mancare di visitare il Ipiano del castello (con la Saladel Trono e le volte affrescate)dove ha sede la Biblioteca Civica«Mons. Rocco Briscese« conun fondo di libri antichi moltointeressante.Gesualdo ritratto accanto a San Carlo Borromeo, part. dal dipinto Il perdono di Gesualdodi Giovanni Balducci; a destra: lettera dedicatoria di Scipione Stella al Libro II dei Madrigali(Ferrara, 10 maggio 1594); in basso: frammento manoscritto di Carlo Gesualdoconvento dei cappuccini in Gesualdo, eseguita nel 1609 da Giovanni Balducci,dove San Carlo è raffigurato nell’atto di intercedere per il nipote, ritrattoaccanto a lui in palandrana nera e collare di pizzo mentre riceve, insieme con lamoglie Eleonora, il perdono dei suoi peccati dal Cristo benedicente. In questocontesto di sofferta contrizione, egli crea gli ultimi capolavori di musica sacra, iResponsoria per la Settimana Santa, insieme agli ultimi due libri, il Quinto e ilSesto, di madrigali. Le sue pagine sono intrise di malinconia e di intimo travaglioeppure questo periodo è certamente quello più prolifico a livello musicalee culturale, il castello è frequentato da illustri intellettuali, tra cui TorquatoTasso e Giovan Battista Marino. Lo stile musicale, caratterizzato da repentinicambi di tonalità, da intense cariche emotive, sorprende per l’originalità e perla modernità di certe soluzioni armoniche. Anche le scelte tematiche sono incontrotendenza rispetto all’immaginario arcadico e della poetica petrarchescamolto in voga all’epoca: Carlo Gesualdo attinge ai testi dei poeti contemporaneie nei suoi scritti predominano i suoi sentimenti e il suo vissuto quali la passioneamorosa nelle sue diverse sfaccettature e il pensiero della morte.Giovanna D’AmatoIl centro storico tutto dascoprire, fra vicoli stretti, corti,palazzi, chiese e fontane (Venosa «Uno dei Borghi pi bellid«Italia«).Lungo via Orazio ci sonoi ceramisti venusini cheripropongono i disegni e le formedell«antica tradizione della cittˆ.A poca distanza dal centro sitrova il Parco Paleolitico (Museodella preistoria in «situ« unicoin Europa), con fossili animali,umani e litici che testimoniano lapresenza sul territorio dell«homoerectus.e poi:da Venosa si possono raggiungerein breve tempo con l«auto gli altriimportanti luoghi gesualdiani:Taurasi e Gesualdo (AV).Amenitˆ:Non si puo« mancare una visita aivigneti e alle cantine.La Cantina sociale di Venosaha riservato al madrigalistal«etichetta «Gesualdo«.In via di allestimento anchel«Enoteca regionale.Fra settembre e ottobre sonodedicati al vino la Festa dellavendemmia e Aglianica WineFestival.Contatti utili:Comune di VenosaPiazza Municipiotel. 0972 308611www.comune.venosa.pz.itUfficio del turismotel. 0972 35280Museo ArcheologicoNazionale di VenosaPiazza Castellotel. 0972 36095www.basilicata.beniculturali.itBiblioteca CivicaCastello Del Balzotel. 0972 35280biblioteca@comune.venosa.pz.itPro Loco VenusiaPiazza Castellotel. 0972 308632www.prolocovenusia.ilcannocchiale.it


12 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 2Quinto Orazio Flacco(65 a.C. - 8 a.C.)Venusia, dai Romani ai NormanniInaugurato nel 1991 insieme al Parco Archeologico, il Museo Archeologico Nazionale diVenosa è collocato nei bastioni e nei corridoi di collegamento delle torri del Castello Pirrodel Balzo. Vi è raccontata la storia dell’importante colonia latina di Venusia fondata dairomani nel 291 a. C.. Nel 1996 si è arricchito di una nuova sezione dedicata alla preistoriacon l’esposizione di reperti dal Paleolitico inferiore all’ Età del Bronzo. Il percorso museale,articolato in sezioni dedicate all’occupazione del territorio in età preromana, alla primafase della romanizzazione, all’età repubblicana, augustea ed imperiale, ripercorre la vitadella colonia con un costante richiamo all’evidenze monumentali portate alla luce dagliscavi archeologici. .Lungo tutto il percorso museale sono esposte numerose epigrafi che rappresentano unaimportante testimonianza della stratificazione sociale della colonia romana.L’ultima sezione è dedicata al periodo tardo antico e medievale. Un’importante aspetto dellastoria della città è legato alla presenza di una fiorente colonia ebraica, documentata tra il IVed il IX sec. d.C., da numerosi epigrafi funerarie,provenienti soprattutto dalle Catacombe edall’area dell’Anfiteratro.Museo Archeologico Nazionale di VenosaCastello Pirro del BalzoPiazza Umberto I - Venosa(PZ)Tel.e fax 0972 36095e-mail:museoarcheo.venosa@gmail.comOrario Museo: 9,00 - 20,00 lunedi-domenica14,00-20,00 martediOrario Parco Archeologico: 9,00-14,00 (escluso ilmartedi). Per visite pomeridiane previa richiestascritta ed autorizzazione del Soprintendente.Orario Catacombe Ebraiche: si possonovisitare previa richiesta e autorizzazione delSoprintendente, dal lunedi al venerdi dalle 9,00alle 13,00.Orario Parco Paleolitico di Notarchirico:si può visitare previa richiesta scritta, dal lunedi alvenerdi dalle 9,00 alle 13,00.Quintus Horatius Flaccus nasce l’8 dicembre del65 a.C. nell’antica Venusia, una colonia romanaposta sul confine tra Lucania e Apulia. Quel pocoche sappiamo lo dobbiamo allo stesso poeta,che parla di se nelle Epistole e nelle Satire, e auna brevissima biografia (Vita Horatii) giuntacisotto il nome di Svetonio. Anche l’origine del suonome è incerta: probabilmente derivante dallatribù cui apparteneva Venosa o addirittura dallagens Horatia; mentre flaccus (floscio, pendente)era un cognome generico che derivava da unparticolare fisico appunto ed era comune a moltefamiglie romane. Del padre sappiamo che era unliberto, cioè un ex schiavo liberato che era statoservo pubblico di Venosa, dove vi era arrivatoquasi sicuramente dalla Siria, o dall’orientecomunque, quando Venusia doveva essere laprima sosta e il primo mercato (quindi anchedi schiavi) nella strategica tratta tra Brindisi eRoma, tanto da far ipotizzare a molti studiosi(primo tra tutti il Braun) un’origine ebraica dellafamiglia paterna appartenente agli israeliti diconfessione alessandrina penetrati in Roma negliultimi decenni della Repubblica, di cui sarebberotestimonianza diretta le epigrafi delle catacombeebraiche di Venosa giunte fino a noi.Della madre non vi è alcun accenno nelle operedel poeta, perché morì negli anni della sua primafanciullezza. Le umili condizioni e le modesterisorse non impedirono al padre (che possedevaun piccolo appezzamento e una casetta) di«Perché cerchiamo terrescaldate da un altro sole?Chi esule dalla patria,fugge anche se stesso?»(Odi, 23 a.C.)Il busto di Orazio al PincioRoma, Villa Borghese


14 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Quinto Orazio Flacco15lasciare la periferica colonia, con il figlio ancorafanciullo dopo averlo fatto studiare da Flavio, ilmiglior maestro del luogo, e di trasferirsi a Romaper farlo educare alla pari dei figli dei senatorie dei cavalieri. Qui intraprese la professione diauctionum coactor, un esattore delle imposte, unmestiere lucroso che gli permetterà di garantire algiovane Orazio l’educazione propria della miglioresocietà: prima a Roma, dove studia con OrbilioPupillo, un maestro di Benevento che lo introduceagli autori classici e all’Iliade; poi ad Atene, doveil padre, poco prima di morire, lo manderà astudiare la filosofia all’età di venti anni.Nel 44 a. C. è ad Atene quando giunge la notiziadella congiura contro Cesare nelle idi di marzo;un anno dopo aderirà all’esercito di Bruto, cheera giunto in Macedonia come pro pretore, nellaguerra contro Ottaviano e Antonio: con il gradodi tribuno (riservato solitamente agli eredi difamiglie gentilizie) partecipa alla battaglia diFilippi nel 42 a. C., che vide il trionfo di Ottavianoe la fine della guerra civile. Riesce a salvarsi nonsenza un qualche disonore, come ricorderà eglistesso nei Carmina, per aver abbandonato loscudo ed essersi dato alla fuga. Nel 41 a. C., dopoun’amnistia concessa dai triumviri, torna a Roma:ha ventiquattro anni e più niente e nessuno almondo, poiché il padre è deceduto e il podere e lacasa natale sono stati confiscati.Venosa, Piazza Orazionegli Anni Venti[Archivio Luccioni]


16 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Quinto Orazio Flacco17Venosa, area archeologica: sulla destra l’anfiteatro romano e sulla sinistra la Chiesa della Trinitàe l’Incompiuta. Foto: Guido Alberto Rossi - <strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>


18 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Quinto Orazio Flacco19Trova un modesto impiego da cancelliere pressoun questore (scriba quaestorius) e comincia ascrivere le prime satire e i primi epodi, sullascia di Lucilio e Varrone. Acquista una certanotorietà, che lo porta a conoscere Vario e poi ilgrande Virgilio, i quali ne parlano a Mecenate, ilpotente ministro di Ottaviano, che ne sarà amicoe protettore per tutta la vita. Lo stesso Orazioricorderà come decisivi furono i suoi due amicie non le sue opere nell’aver fornito il pretestoper la conoscenza di Mecenate, al cui cospettoil giovane, impedito dalla soggezione, balbetta amalapena poche parole, nella primavera del 38a.C. durante il loro primo incontro. Pochi mesidopo è già tra gli intimi del ristretto circolo, tantoche nel 37 a.C. è in viaggio con lo stesso Mecenatee L. Cocceio Nerva, per una delicatissimamissione diplomatica tesa a favorire la pace traOttaviano e Antonio (che intanto governaval’oriente) descritto, poi, nella celebre quinta satiradel primo libro nota come il “viaggio a Brindisi”(viaggio in cui ritorna per l’ultima volta a Venosae di cui si ricorderà, come molti sostengono, nellecelebre fons Bandusiae). Pochi anni più tardi,probabilmente intorno al 33 a.C., riceve in donoda Mecenate una villa e un podere nella Sabina,nelle campagne a nord di Roma. Libero dal lavoroe dall’assillo del bisogno quotidiano (quell’otiumche il poeta celebrerà continuamente), lasciaRoma e si dedica esclusivamente alla poesia, lì,vicino all’Aniene e sulle pendici dell’amoenusLucretilis, quasi sicuramente l’odierno monteLibretti, che molto dovettero ricordargli lecampagne natali. Vive sempre più appartatodalla vita della città per dedicarsi alla scrittura,nonostante le celebri (nelle Epistole) invocazionidi Mecenate per l’amico lontano: rifiuta, persino,il ruolo di segretario di Augusto che, nonostanteCasa di OrazioFontana di Messer OtoFontana AngioinaPiazza Orazioil suo passato nelle milizie di Bruto, lo aveva conosciuto e accolto congrande amicizia. Nel 35 aveva pubblicato il primo libro delle Satire; nel 30il secondo e nel 29 il libro degli Epodi; nel 23 i primi tre libri delle Odi; nel20 le Epistole. Tre anni più tardi, nel 17, l’imperatore gli affida la celebrazionedell’impero, col canto del Carmen Saeculare; nel 13 pubblica il quarto librodelle Odi. Cinque anni dopo, nel settembre dell’8 a.C., Mecenate muore, nonsenza aver prima raccomandato l’amico ad Augusto («Horatii Flacci ut meiesto memor»); ma, soltanto due mesi dopo, Orazio morirà improvvisamente(forse per un infarto) all’età di cinquantasette anni: quasi a mantenere quellapromessa fatta da lui stesso, in cui dichiarava che se ne sarebbe andato dalmondo insieme con il suo amico e benefattore, vicino al quale venne sepoltosull’Esquilino.Uno dei più celebri ritratti di Orazio è quello realizzatodal pittore lucano Giacomo Di Chirico (Venosa 1844/Napoli 1883). Artista fra i più importanti del secondoOttocento italiano, Di Chirico entrò nella maison parigina diAdolphe Goupil che acquisto una delle sue tele più note: Unmatrimonio in <strong>Basilicata</strong>. L’Orazio fa parte della collezionepermanente della Pinacoteca Provinciale di Potenza.Giacomo Di Chirico è anchel’autore del ritratto di Camillod’Errico (1821/1897),illuminato sindaco di PalazzoSan Gervasio, cui si deve lacreazione di una delle piùimportanti collezioni d’arte delMezzogiorno d’Italia.La Pinacoteca d’Errico diPalazzo San Gervasio raccoglieoltre 300 tele e 500 stampe(XVII/XIX sec.) di artistiquali Salvator Rosa, AbrahamBrueghel, Gaspare Traversi,Francesco de Mura, AndreaVaccaro, Francesco Solimena.La collezione è esposta pressoil Museo d’Arte Medievale eModerna di Palazzo Lanfranchia Matera e, con mostretemporanee, presso Palazzod’Errico a Palazzo San Gervasio(PZ).


20 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Quinto Orazio Flacco21Con Orazio da non perdere:Museo ArcheologicoNazionale (Castello Del Balzo)Di grande suggestione e interesse ilParco Archeologico conl«anfiteatro romano, le terme, laChiesa della Trinitˆ e la struggente«Incompiuta« dei Normannile Catacombe ebraiche;la «Casa di Orazio«;Le antiche fontane:«la romanesca«, la fontana angioina,la fontana di Messer Oto e laFontana di S. Marcoe poi:la «Fons Bandusiae« cantata daOrazio, nelle campagne di Banzi,paese di antiche origini (VIII sec.a.C.) che ospit— il papa Urbano IInel 1089.Meritano una visita i centri storici diMaschito (paese di etnia arbereschecome la vicina Ginestra) e Forenza,paese che visse una stagioneartistica di grande rilievo tra il XVIIe il XVIII secolo testimoniata dalleopere presenti nelle ChieseAmenitˆ:La Cantina sociale di Venosa hariservato al poeta del «Nunc estbibendum« l«etichetta «Terre diOrazio«. Con il vino a Venosava gustato l«olio extra-vergine,prodotto di qualitˆ.Tanti i ristoranti e le trattorieche propongono piatti tradizionaligustosissimi, come la pasta di granoarso.A Forenza da non perdere il pecorinopluripremiato, sia fresco chestagionato, una vera delizia, e ipiatti tradizionali.A Maschito sempre l«Aglianicoil protagonista.Contatti utili:Comune di VenosaUfficio del turismotel. 0972 35280Museo ArcheologicoNazionale di VenosaPiazza Castellotel. 0972 36095www.basilicata.beniculturali.itBanziPro Loco VenusiaPiazza Castellotel. 0972 308632ForenzaMaschito - AglianicoPro Loco di BanziLargo Urbano IItel. 0971 947434amicidiursone@libero.itPro Loco Forenzawww.prolocoforenza.itPro Loco MaschitoVia Dante Alighieri, 21tel 0972 383865Il cortile del castello Del Balzo durante Aglianica Wine festival


22 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 3Federico II degli Staufen(1194-1250)Nel territorio collinare che da Venosa si spinge verso sud-est, segnatoa valle dal Fiume Bradano, ecco ergersi Acerenza, l’imprendibile cittàmedievale che Goti e Longobardi adottarono come sede strategicadelle proprie guarnigioni. «Argentia sane propter munitissimamloci positionem», come la definì Paolo Diacono nella sua HistoriaLangobardorum, è rifugio sicuro in epoca medievale e meta di costantiflussi migratori. Antica sede vescovile Acerenza ospita una delle Cattedralipiù belle e piene di fascino del Sud. Edificata tra XI e XIII secolo, quandola città è elevata ad Arcidiocesi metropolitana, la Chiesa di Santa MariaAssunta e San Canio Vescovo sorge sui resti di una chiesa paleocristianaa sua volta edificata su un tempio d’epoca romana dedicato all’ErcoleAcheruntino. La monumentale architettura denuncia la presenza delleabili maestranze francesi, approdate al seguito dei Normanni. La criptacustodisce il seplocro della famiglia Ferrillo, cui si deve il restauro del XVIsec. e gli affreschi coevi realizzati da Giovanni Todisco da Abriola.foto <strong>APT</strong>Era la sera del 26 dicembre 1194, il giorno diS.Stefano, quando a Jesi, nella marca anconetana,la regina Costanza, erede dei normanni e figliadi Ruggero II, il grande fondatore del regno diSicilia, diede alla luce il primogenito di Enrico VI,imperatore dei tedeschi e figlio del Barbarossa.Chiamò quel neonato col nome di Costantino,(nome con cui i principi tedeschi lo elessero rea Francoforte) lo lasciò in custodia ai duchi diSpoleto e raggiunse il marito in Sicilia che, scesoappositamente dalla Germania, nel giorno diNatale aveva sedato l’ennesima rivolta e si erafatto incoronare, nel duomo di Palermo, come redi Sicilia.Aveva così consegnato nelle manidell’inconsapevole fanciullo la prospettiva diquello che sarà l’ultimo impero della romanità,così come lo aveva immaginato già il nonno,nella sua idea di trasformare la monarchia elettivatedesca in un impero romano ereditario.Nelle mani del figlio perché Enrico, puravendolo preparato, non vedrà realizzatoil suo sogno e morirà a Messina nell’estatedel 1197 in seguito a una febbre contrattaper la disabitudine, comune a moltiprincipi del nord, al clima dell’Italiameridionale. Aveva visto suo figlio soltantouna volta: il giorno del battesimo a Folignoquando, al cospetto di nobili e cardinali, gli vennedato il nome dei nonni: Federico Ruggero. Stavaarrivando a prenderlo suo zio, Filippo di Svevia,«Il primo europeo di miogusto, quel magico essereintangibile e inconcepibile;quell’uomo enigmaticopredestinato alla vittoria ealla rovina.»(F. Nietzsche)Recto di un mezzo augustalecon l’effigie di Federico II


24 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Federico II251. Jesi, Costanzad’Altavilla e lanascita di FedericoII (Miniaturadalla Cronacadi GiovanniVillani, BibliotecaVaticana);2. Costanza affidaFederico alladuchessa di Spoleto(miniatura dal Liberad honorem Augustidi Pietro Eboli,Burgerbibliothek diBerna)3. Il giovaneFederico II inricognizione frai suoi castelli;4. cantorealla Cortesveva (CodiceManesse,Bibliotecauniversitaria diHeidelberg)per portarlo in Germania, quando sua madre inviò alcuni conti dallaPuglia e, dopo averlo condotto a Palermo, lo fece incoronare re di Sicilia,il giorno di Pentecoste del 1198. In questo modo sottrasse alle terre delpadre la fanciullezza e l’educazione di colui che avrebbe stupito il mondo;inaugurando quella fatalità decisiva che avrebbe accompagnato Federico sinda bambino e fino alla fine dei suoi giorni e del suo impero.A soli quattro anni si trova a ereditare, suo malgrado, le terre nordiche finoalla Danimarca e quelle polacche a est; l’Inghilterra e la Francia erano Stativassalli e tributari; la Borgogna, la Castiglia e l’Italia intera (compreso ilpatrimonio papale, esclusa Roma) erano nelle disposizioni dell’imperatoree, ora, con la Sicilia e la corona di re d’Africa che i Normanni si eranoattribuiti, vedeva schiudersi le porte dell’oriente. Ma ancora una volta ilfato intervenne nella vita dello Staufen quando, a novembre, sua madremorì, non senza aver disposto che la sua tutela fosse affidata al papaInnocenzo III fino al compimento del quattordicesimo anno d’età. L’eredeal trono si ritrovò così, solo, in una corte e in un regno affidato ai vescovisu mandato del papa in cui convergevano tutte le forze del tempo, d’orientee d’occidente: c’erano i tedeschi di Enrico VI, i francesi di Gualtiero diBrienne, i siciliani e tutta la parte continentale del Regno (Puglia, <strong>Basilicata</strong>,Napoli e la Daunia), i saraceni, Genova e Pisa e le truppe papali.Mentre la Germania viene affidata allo zio Filippo e al guelfo Ottone diBraunschweig, Federico passerà i successivi dieci anni tra le corti dellaPuglia e della Sicilia, in giro tra i mercati, le strade, i castelli, le moschee,le biblioteche, a crescere nel mito del puer Apuliae; un re ragazzino, tra lagente, con la protezione cortese ma interessata del papa, che lo farà sposarecon Costanza, degli spagnoli d’Aragona, prima di sciogliere la sua tutela nel1208. A quattordici anni, Federico si trova per la prima volta a governare ilsuolo italico e il caos che lo caratterizza quando giunge la notizia che suo zioFilippo è stato assassinato in Germania da una cospirazione guelfa: l’ultimodegli Staufen, il legittimo erede al trono, dovrà abbandonare la terra dellamadre e salire, per la prima volta, in quella del padre. Il viaggio ebbe delmiracoloso: senza esercito, senza denaro, poco esperto della lingua tedesca,affidato all’aiuto del papa, alla fedeltà solo probabile di alcuni principitedeschi e al peso del nome degli Staufen, partì da Palermo per risalire lungoil continente fino a Roma; di qui a Genova, poi a Pavia e lungo il Lambro aCremona; poi Mantova, Verona, Trento, poi ad ovest dove varcò le Alpi perraggiungere Chur e poi Costanza.Nel frattempo i principi tedeschi avevano scomunicato Ottone ed elettoFederico che entrava, diciassettenne, a Basilea come imperatore. Passerannoaltri quattro anni prima che vengano placate le rivolte interne e si arrivialla incoronazione ad Aquisgrana, nel 1215, alla presenza della moglieCostanza e del primogenito Enrico: il “fanciullo d’Apulia, il re bambino” haormai ventuno anni e ancora soltanto una corona da conquistare: quella diGerusalemme, del re del mondo. Sotto papa Onorio III, succeduto al grandeInnocenzo, e contro tutte le forze anti imperiali, Federico tornò in Italia perpreparare la crociata che avrebbe dovuto restituire la città santa all’occidentecristiano: nel 1222, morta Costanza, sposò la giovanissima Isabella, figliadi re Giovanni di Gerusalemme, una principessa siriana senz’altro in doteche la corona, la quale morirà sei anni più tardi, dopo aver partorito ilsecondogenito Corrado.


26 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Federico II27Melfi, Castello normanno-svevoNel giugno del 1228 Federico II lascia il porto di Brindisi al comando diquaranta galere dirette a Cipro: è stato, sorprendentemente, scomunicatodal successore di Onorio: Ugo da Ostia, un francescano che prenderàil nome di Gregorio IX; ma, nonostante ciò, entrerà da trionfatore aGerusalemme il 17 marzo del 1229, senza alcuna guerra e soltanto per unaserie (ancora una volta) di combinazioni, relazioni e capacità personali,incontri decisivi (si pensi all’amicizia che durerà tutta la vita col sultano Al-Kamil e con l’emiro Fahr-ed-Din), e si autoincoronerà il giorno successivo,nella chiesa del Santo Sepolcro. L’ultimo apice dell’impero cristiano erastato raggiunto: tornato in Italia e fatta la pace col papa, ad Anagni, FedericoII non aveva più corone da posare sul suo capo né titoli da conquistare: oradoveva dedicarsi al consolidamento del potere.Constitutiones Regum Regni Utriusque Siciliae mandante Friderico II ImperatoreCittà del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Regin. Lat. 1948, fol. 4 rLo fece nel più moderno dei modi possibili:organizzando, per la prima volta, un regno comeuno stato unitario (anticipando le grandi signoriee i grandi principi del Rinascimento) con unapropria economia, una propria educazione, delleproprie leggi, un proprio esercito e una propriaflotta.Nel castello di Melfi, «la porta della Puglia»,nell’agosto del 1231 vengono emanate lecostituzioni, il Liber Augustalis, la prima grandecodificazione dopo Giustiniano e l’unica in tuttoil medioevo.Quando si pensa al regno svevo nella <strong>Basilicata</strong>della prima metà del XIII sec. vengono, per primacosa, alla mente i castelli di Melfi e Lagopesole.Dai documenti imperiali decifrati dalWinkelmann, circa sette secoli dopo, risulteràinvece chiaro come tutta l’area del Vulture e delnord della <strong>Basilicata</strong> fosse sotto il controllo e lacura degli Statuta Officiorum della monarchia:da Melfi a Monticchio, da Lavello a Gaudiano,da Rionero a Rapolla a Lagopesole;e Acerenza e Palazzo S. Gervasioe Genzano; e Venosa e Aviglianoe il Monte Serico e San Fele…domus o castrum che fossero, nel1241 sono ufficialmente nel registrodelle case imperiali e dei castelli dariparare o portare a compimento.Esiste, quindi, una precedentearchitettura su cui i maestridel regno guidati dal cipriotaPhilippe Chinard apporterannomigliorie, cambiamenti di stile,d’uso e destinazione, su ordinedell’imperatore. Il castello diLagopesole è forse l’unica eccezione:nonostante la sua origine incerta,La battuta di cacciadell’Imperatore (miniatura daL’art de la chace des oisiaus,Parigi, Bibliothèque Nationalde France, ms fr. 12400, inizisec. XIV)Il Castello di Lagopesole


28 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Federico II29probabilmente saracena, quel che è certo è che già nel 1137 ospitò ilgrande concilio detto di Melfi e poco tempo dopo fu sempre qui che siincontrarono il papa Innocenzo II e l’imperatore Lotario III; ma è anchequello che, secondo il grande storico dell’arte Émile Bertaux, maggiormentesi avvicina ad un progetto voluto direttamente dall’imperatore svevo che lotrasformò da semplice domus a castello, pensandolo, forse, sui ricordi deimonasteri dell’ordine teutonico delle sue terre paterne.A Melfi la fortificazione esisteva già per opera dei Normanni ma Federico viintervenne certamente, perché vi era l’importantissima tesoreria del regno.Verrà poi stravolta dagli Angiò, dai Doria, dai saccheggi e dai terremoti,pur mantenendo riconoscibile la sua pianta medievale. E ancora a PalazzoS. Gervasio, altra domus di caccia e allevamento, direttamente voluta daFederico che vi aveva fatto costruire la corte, le scuderie, l’appartamentoimperiale; e il rifugio del monte Serico, vicino Genzano, forse anch’esso preesistente,ma sicuramente sistemato dall’imperatore perché una delle sostepiù frequenti nelle sue lunghe battute di caccia.Questi sono oggi, i quattro luoghi della <strong>Basilicata</strong> dove più evidenterisulta l’intervento diretto dello stesso Federico nell’edificazione o nellatrasformazione della struttura, quando non dell’area urbana.Il Castello di Monteserico,edificato nell’XI secolo inuna posizione strategica, alconfine tra i territori bizantinidella media e bassa valledel Bradano (Montepeloso,Matera e Montescaglioso) equelli, prima longobardi e poinormanni, del nord-est della<strong>Basilicata</strong>.Il fortilizio, con l’abitatocircostante esteso su unversante della collina, nelXIII secolo si caratterizzacome domus legata allosfruttamento delle risorseagricole del ricco territorio,allora demanio regio diFederico II. Appartiene neisecoli successivi ai Grimaldi eai Sancia e diventa proprietàComunale alla fine deglianni ’80.fonte: Ministero per i Benie le Attività CulturaliE intorno a lui ci sono le migliori menti emaestranze di quei luoghi: Pier delle Vigne,da Capua, che redige con lui le Costituzionimelfitane; Roffredo di Benevento, tra i più grandigiuristi del tempo, a cui affida la creazionedell’università di Napoli; a Salerno c’è la scuolamedica; a Melfi la Corte Superiore dei Conti; aLacuspensilis, i suoi falconieri e allevatori, cheavevano appreso dagli arabi la caccia col falcone:«Allorché fummo in Oriente, notammo cheanche gli arabi si servono d’un cappuccio per lacaccia col falcone… I re d’Arabia ci inviarono iIl Castello di Palazzo SanGervasio, in fase di restauro,si trova all’estremità di CorsoManfredi, arteria principaledel centro storico del paese.Il suo recupero consentirà unpercorso di visita all’interno eall’esterno della struttura.loro falconieri, espertissimi in quest’arte, con falchi dei tipi più diversi.»; traFoggia e la Capitanata la sua guardia imperiale, i saraceni, prima scacciatidalle montagne della Sicilia e poi divenuti i suoi più fedeli servitori,grandi esperti nell’allevamento dei cavalli e degli animali esotici che daLucera venivano spediti ai castelli del regno, come gru, oche selvatiche,uccelli acquatici, aironi, pellicani… Sull’arte di cacciare con gli uccelli (Dearte venandi cum avibus), venne scritto tra queste valli e questi boschiIl Castello di Lagopesole è ubicato sul colle chedomina la valle di Vitalba. Residenza di caccia e di“otium” estivo eretto dall’imperatore Federico II nel1242. [...] Gli Angioini ne completano la costruzionerestaurandone le coperture e dotandolo di unacquedotto, di scuderie e di un laghetto antistantenel quale vennero allevate anguille, pescate nei laghidi Versentino e Salpi […].Dall’estate del 2011, accanto all’esposizionepermanente che documenta gli scavi medievalidel sito, il castello ospita il Museo polimediale“il Mondo di Federico II”, un percorso musealemultimediale dedicato al mito di Federico II.Durante il periodo estivo l’offerta museale si ampliacon lo spettacolo multimendiale dedicato semprealla vita dell’imperatore Federico II ed ospitato neglispazi della corte interna del castello.fonte: Ministero per i Beni e le Attività CulturaliNel castello di Lagopesole ha sede, inoltre, il Centrodei Lucani nel mondo “Nino Calice” e il relativoMuseo dell’emigrazione, un percorso immersivoe interattivo nella storia dell’emigrazione lucana,dall’Unità ad oggi.


30 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Federico II31segnando l’inizio della scienzasperimentale in occidentecosì come le costituzionierano state «l’atto di nascitadella burocrazia moderna». E,ancora, Michele Scoto, NicolòPisano, Fibonacci: la filosofia, lamatematica, la giurisprudenza,la medicina, la veterinaria, lapoetica, l’architettura, la culturaaraba e quella franco-provenzale, quella grecae quella ebraica; il trasformatore del mondolo chiamarono i contemporanei non senza unmisto di meraviglia ed orrore, lo Stupor Mundiche Dante prenderà a modello nel De monarchia:avrebbe abbandonato per l’ultima volta questeterre per ritornare in Germania a rivendicare lacorona, dove il figlio Enrico aveva tradito (saràimprigionato a Rocca San Felice, vicino Melfi,e morirà suicida a trent’anni) e sarebbe tornatodopo cinque anni per affrontare l’ultimo ostacoloalla supremazia dell’impero, il più potente: laChiesa di Roma.Aveva, intanto, sposato in terze nozze Isabella,sorella di Enrico III re d’Inghilterra e, tornato inItalia, si trovò scomunicato per la seconda voltanonostante avesse inviato suo cognato, RiccardoFederico II a corte con i poeti(Palermo, Palazzo dei Normanni)In basso: Immagini trattedal trattato di caccia De artevenandi cum avibus(Biblioteca Vaticana)Monogramma di FedericoII Imperatore, re di Sicilia eGerusalemmedi Cornovaglia a capo dei crociati inglesi, atrattare a suo nome la pace in Terrasanta,dopo che il principe musulmano Erak avevariconquistato Gerusalemme e sterminato iTemplari. Era deciso a marciare su Romae sulle città del nord sue alleate; con unesercito come mai si era visto giunse finoalle porte della città ma la notizia dellamorte di Gregorio IX lo fece desistere dalprogetto: nuovo papa fu eletto il contegenovese Sinibaldo Fieschi, che prese ilnome di Innocenzo IV, il cui nipote erauno degli uomini più fidati di Federico,che venne ricevuto e riconosciuto come figlio devoto della Chiesa nelgiugno del 1244. Adesso che era il Dominus Mundi, Federico auspicavasoltanto la pace ma fu un’illusione che durò poco: troppe erano le forzeanti imperiali che il papato era deciso a sfruttare contro colui che avevaosato usurparne il primato, mettendone in discussione, in verità, nonl’esistenza ma la secolarizzazione, il suo potere temporale (così come avevafatto, dall’interno, l’altro grande contemporaneo di Federico: il santoFrancesco, da Assisi). Era tornato a Melfi quando lo raggiunse la notiziadella sua defenestrazione e della maledizione di tutta la sua stirpe, tra cuila quarta moglie Bianca dei Lancia, orchestrata da Ranieri di Viterbo sottola guida del papa, dopo il concilio di Lione del 1245: decise di risalire,ancora una volta, la penisola con l’intento di dirigersi dal papa prima (conla mediazione di Luigi IX, il “re santo” dei francesi, suo intimo e sinceroamico, pronto a salpare per la sua infelice crociata) e dal figlio Corradoin Germania, poi; ma le città guelfe, con in testa Parma, rendevano ormaiingovernabile il suolo italico: subì la più grave sconfitta della sua vitaa Borgo San Donnino in cui 4.500 imperiali vennero catturati o uccisi,come il gran maestro di corte e suo amico Taddeo di Suessa; la corona, iltesoro imperiale saccheggiati; a Cremona lo tradì il suo migliore amico e


32 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Federico II33Incoronazione di Manfredi,Re di Sicilia, Miniatura dal CodiceChigi (Biblioteca Vaticana)Nei luoghi federiciani da non perdere:consigliere, quel Pier delleVigne che tanto avevacontribuito alla creazionedel regno; il figlio Enziocatturato dai bolognesi chelo assisteranno, comunque,per ventidue anni, fino allasepoltura con esequie regaliin San Domenico a Bolognanel 1272. L’imperatore, scampato agli agguati, da Pisa ritorna via mare nelregno di Sicilia per riorganizzarsi: dopo aver avuto l’appoggio dei principilaici d’Europa, che a lui e non al papa si erano rivolti dopo il fallimento dellacrociata e la cattura di re Luigi IX, è intenzionato più che mai a raggiungereLione e mettere Innocenzo IV di fronte alle proprie responsabilità: passal’estate e l’autunno tra Lagopesole e Melfi, a cacciare probabilmente; ai primidi dicembre è a Foggia, dove lo coglie una febbre intestinale che si trasformain infezione e dove muore, nel castello di Fiorentino, il 13 dicembre del 1250,pochi giorni prima di compiere cinquantasei anni.Fu tumulato nel duomo di Palermo, accanto alle tombe dei suoi genitori, nelmaestoso sarcofago di porfido che egli stesso aveva fatto costruire dai maestriscultori del suo regno.«Distruggete nome e corpo, seme e progenie di questo babilonese» avevanogridato il papa e i suoi cardinali: nipoti, nuore, uomini e donne e bambini,figli, da Corrado a Manfredi a Federico d’Antiochia, vennero imprigionati,trucidati, lasciati morire di stenti dopo decenni di prigionia: «Tramontato èil sole del mondo, che splende sopra le genti; tramontato il sole della giustizia,colui che dava la pace…» scriverà Manfredi al fratello Corrado; ma imutamenti, di cui lo Staufen era stato animatore e precursore e di cui Dantesarà la sintesi finale, erano già in atto o di lì a venire nel Rinascimento ormaiprossimo: «i condottieri, i signori e i tiranni come gli splendidi, dotti e saggiduchi di Firenze, Urbino, Ferrara, e finalmente città e stati cittadini, nonfurono che gli eredi, tutti, di Federico II.» (E. H. Kantorowicz).Melfi:Il castello con il MuseoArcheologico Nazionale;la Cattedrale e il campanilemedioevale di Noslo de Remerio;il Palazzo vescovile (la Sala degliStemmi), e il Museo diocesano;la Porta venosina e i palazzi storici;nelle vicinanze,le chiese rupestri di Santa Lucia eSanta Margherita, meravigliosamenteaffrescateLagopesole:Il Castello con il Museo polimedialedi Federico IIPalazzo S. Gervasio:il Castello e Corso Manfredi con ilPalazzo d«ErricoGenzano di Lucania:Castello di Monteserico;nel centro del paese da non perderela Fontana CavallinaAmenitˆ:Speciali i «marroncini« di Melfi(«sagra della varola« in ottobre) etutte le specialitˆ gastronomichea base di castagne tra cui da nonperdere i dolci.Gran gusto per il pecorino diFiliano; ottimo il miele fra Melfi,Venosa e Ripacandida.Straordinario l«artigianato artisticodi Avigliano: l«antica tradizione delleBalestre aviglianesi viva epregevolissimaContatti utili:Museo Archeologico nazionaledel melfesetel. 0972.238726Pro-Loco di Melfi«Federico II«Piazza P. Festa Campaniletel. 0972 251111www.comune.melfi.pz.itPro-Loco LagopesolePiazza Federico II, 22Lagopesole - Aviglianotel. 0971 86251www.prolocolagopesole.itPer «Monteserico«:Comune di Genzano di Lucaniatel. 0971 774006Pro-Loco «Manfredi«Via Rona, Palazzo S. Gervasiotel. 0972 725160prolocomanfredi@tiscali.itEnte Morale D«erricoC. Manfredi 134Palazzo San Gervasio (Pz)tel. 0972 44479MelfiS. MargheritaFontanaCavallinaGenzanoAvigliano: balestre


34 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 4Francesco Saverio Nitti(1868 - 1953)«La vera saggezza è nel pensare da pessimista,poiché la natura delle cose è ingiusta e crudelee la illusione è debolezza; ma, nella vita praticae nella misura del possibile, agire da ottimista poichénessuna energia, nessuno sforzo di bontàe di amore vanno mai interamente perduti.»(Meditazioni e ricordi, 1952)Sala DoriaIL MELFESE, LUOGO DI INCONTRO DI POPOLI E CULTUREIl racconto della storia di questo territorio nell’antichità si snoda in un ideale percorsocronologico attraverso le Sale del Museo Archeologico Nazionale “Massimo Pallottino” diMelfi, all’interno del Castello Normanno-Svevo.Istituito nel 1976 in seguito anche alla donazione allo Stato del Monumento del Castelloda parte dei Principi Doria Pamphili, ultimi proprietari, questo Museo documenta le fasidi vita degli insediamenti indigeni dauni (Melfi, Lavello, Banzi) e nord lucani (Ruvo delMonte,Ripacandida) che a partire dal VII sec. a.C. hanno popolato queste aree.La testimonianza offerta dai ricchi corredi funerari in particolare delle elitès indigene, attestain maniera inequivocabile i rapporti intercorsi nel corso del VI e V sec. a. C. con il mondogreco ed etrusco grazie alla centralità di questo territorio nel sistema di comunicazioni tra idiversi versanti dell’Italia meridionale: l’asse Ofanto-Sele consentiva collegamenti con l’areaetrusco-campana e con il Tavoliere pugliese, il fiume Bradano con la costa ionica magnogreca. I raffinati oggetti di importazione e la loro composizione nei corredi evidenzianol’adozione di modelli greci nelle pratiche rituali legate ai momenti salienti della società deltempo: la nascita, il matrimonio, il banchetto, la guerra, la speranza di salvezza.Il Castello da iniziale rocca normanna, con Federico II di Svevia assume importanzastrategica e luogo privilegiato per la promulgazione del primo codice di leggi del Medioevo,le “Constitutiones Augustales”, lasciando anch’esso una traccia di immortalità nella storia diquesti luoghi.Museo Archeologico Nazionale “M. Pallottino”Via Normanni- MelfiTel. fax 0972 238726e-mail:sba-bas.melfimuseo@beniculturali.itorario: 9,00-20,00 martedi-domenica14,00-20,00 lunediChiuso: 1 gennaio; 25 dicembre (se non previstoda progetti nazionali di apertura straordinariadel MiBAC)Era il 19 di luglio del 1868 quando, nella casa divia Castello n. 96 a Melfi, Filomena Coraggio,moglie di Vincenzo Nitti, diede alla luce ilprimogenito Francesco Saverio Vincenzo.I Nitti erano una famiglia della borghesiameridionale, dedita allo studio delle professioni,come quella di medico esercitata dal capostipiteFrancesco Saverio senior, di cui Vincenzo eral’ultimo figlio. Ma l’ultimogenito non seguì letradizioni di famiglia, abbandonando gli studidi medicina e dedicandosi agli affari e all’attivitàpolitica. Lontano dalle tradizioni liberali dellafamiglia (il vecchio Francesco Saverio verràammazzato da Crocco e la sua banda quando,occupata Venosa, si rifiuterà di inneggiare aiBorboni, gridando «Viva Garibaldi!» primadi accasciarsi al suolo), Vincenzo si avvicinaal socialismo internazionale e mantiene stretticontatti con mazziniani e garibaldini, controi borbonici prima e i briganti poi. Mentre èalla macchia nei boschi del Vulture, conoscela giovane contadina Filomena e, appenadiciottenne, la sposa nel 1867, contro il parere


36 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Francesco Saverio Nitti37Nitti nel 1890Melfi nei primi anni del Novecento: via Carmine [Ar. Luccioni]Melfi nei primi anni del Novecento: Strada Bagno e la Piazza con il mercato [Ar. Luccioni]della sua stessa famiglia. «Una vita difficile emodesta» ricorderà il giovane Francesco Saverioanni più tardi, dovuta alle difficoltà economichederivanti dal temperamento del padre, uomodifficile, di grande rigore morale, ma dal caratterescontroso, che spesso risultava incompatibile collavoro cui era dedito. Questo non gli impedirà,però, di pentirsi di aver abbandonato gli studi edi riversare nel figlio quelle aspirazioni mancate,anche a costo di sacrifici. Il giovane Francescoviene così avviato allo studio: prima ad Ariano,poi a Potenza dove conclude gli studi elementari.Nel 1878 vince una borsa di studio per il LiceoGinnasio “Salvator Rosa”: sono anni difficilima anche formativi, lontano da casa e sotto latutela dei Gianturco, amici del padre. Nel 1882consegue la promozione per il quinto anno esi trasferisce a Napoli, dove ottiene la licenzaginnasiale nello stesso anno.Le sempre più difficili condizioni economichegli impediranno di proseguire gli studi liceali inmodo regolare ma, grazie agli aiuti dei conoscentidel padre come Spirito, Ciccotti e, soprattuttoFortunato, dopo quattro anni dal suo arrivo aNapoli si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza,Luglio 1894, Venosa, Badiadella Trinità, Nitti vicino adAntonia PersicoAntonia Persico, 1896e però frequenta le lezioni più disparate: da quelle di economia politica aquelle di estetica (dove conosce Croce già nell’83). Studia e lavora, giornoe notte, come correttore di bozze o corrispondente di alcune riviste e, nel1890, si laurea. Aveva visto giusto il Fortunato quando lo aveva accolto alsuo arrivo anni prima:« Conobbi il giovinetto Nitti, venuto in Napoli, diantica famiglia borghese dei miei paesi, poverissima, insieme col padre, lamadre e tre sorelle, che egli sostentò, letteralmente, per più anni, del più duroumile suo lavoro di tavolino; e lo amai, perché veramente eroico e d’ingegnoe desideroso di apprendere […]» a cui il giovane Francesco dedicherà ilsuo primo saggio: L’emigrazione italiana e i suoi avversari, per l’editorepiemontese Roux. Sempre su segnalazione del Fortunato, lascia il Corrieredi Napoli e diventa corrispondente per la Gazzetta Piemontese (il futuro LaStampa) e per il Resto del Carlino, riuscendo così a guadagnare qualcosa.Nel salotto di Fortunato si era avvicinato alla Destra liberale, abbandonandoi giovani ideali mazziniani: ammira Turiello, Crispi, e infine Giolitti.Nel 1891 pubblica, sempre per Roux, Il socialismo cattolico, che gli daràattenzione nazionale e verrà tradotto in più lingue, ma per mantenersicontinua a fare il giornalista, frequenta lo studio di Emanuele Gianturco eaccetta il ruolo di commissario d’esame a Montecassino e a Cava dei Tirreni.Nel nuovo governo degli amici Lacava e Gianturco, ottiene il ruolo dimembro esterno della Commissione Lavoro e Previdenza. Partecipa conScarfoglio e Serao alla nascita del Mattino, di cui diventa redattore. Glianni delle difficoltà e dei sacrifici enormi sembrano, ormai, alle spalle:nel 1893 tiene il primo corso di economia politica all’università, in attesadel concorso a cui intendeva partecipare. Nel 1894, invitato da Federico


38 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Francesco Saverio Nitti39Persico, preside della facoltà di giurisprudenza,a tenere una conferenza al prestigioso CircoloFilologico di Napoli, incontra Antonia, una dellefiglie dell’illustre professore e della marchesaCavalcanti, che sarà l’amore di tutta la sua vita.Si sposano il 30 luglio del 1898, con testimoneFortunato:« Non potrei rivolgermi ad amicopiù affettuoso e di più antica amicizia» gliscriverà il trentenne Nitti. In mancanza delconcorso a Napoli, aveva ottenuto la cattedra allaFacoltà di Agraria a Portici, ma nel 1899 vennenominato professore a Napoli. Sono gli anni diNord e Sud, delle lotte politiche coi socialisti aNapoli, degli studi e dei saggi per un rinnovatomeridionalismo: nel 1902 esce La città di Napoli,il celebre saggio che attirerà le attenzioni diEinaudi e Giolitti e proporrà il giovane professorelucano come una delle nuove figure di riferimentonel panorama culturale e politico della nazione.Nel 1904 viene eletto deputato nel collegio diMuro Lucano, per il partito radicale. Nasconocinque figli: Vincenzo, Giuseppe, Maria Luigia,Federico e Filomena. Nel 1911, il quarto governoGiolitti lo nomina Ministro del Regno d’Italia perl’Industria, Agricoltura e Commercio (l’odiernoministero dell’economia).Frontespizio del volume diNitti L’Italia all’alba del XXsecolo, edito nel 19012 ottobre de 1913: Nitti aMuro Lucano, suo collegioelettorale, con i sindaci diCastelgrande Vito Marzi e ilsindaco di Muro Lucano LuigiPistolesi [Ar. Luccioni]Nel 1916 è Ministro del Tesoro: negli anni dellaguerra intrattiene rapporti con le diplomazieeuropee e statunitensi, da Parigi a Londra a NewYork, fino alle dimissioni nel 1918.Un anno dopo Vittorio Emanuele III lo nominapresidente del Consiglio dei Ministri, in uno deimomenti più difficili della storia italiana. Ottieneil reincarico nel 1920, tra l’Europa in subbugliodel dopoguerra, in cui si batte per la pacificazionee le spinte nazionaliste in Italia con D’annunzioe l’impresa di Fiume. Dal primo giorno in cui eraentrato in parlamento, aveva scritto a Fortunatoche quel mondo non gli piaceva: adesso neaveva patito personalmente gli intrighi, i giochidi potere, le manovre che lo porteranno alledimissioni nel giugno dello stesso anno.Washington 1917, Nitti indelegazione con GuglielmoMarconi (secondo da sinistra)e Ferdinando di Savoia (terzoda sinistra)Conferenza internazionale dipace di Sanremo, aprile 1920a cui parteciparono irappresentanti delle quattronazioni vincitrici della Primaguerra mondiale: Nitti, DavidLloyd George, AlexandreMillerand e l’ambasciatoregiapponese K. Matsui. L’eventofu riportato sulla copertinadella «Domenica del Corriere»il 2 maggio 1920Cartolina per le elezioni del 1921


40 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Francesco Saverio Nitti41Comizio a PalazzoSan Gervasio durantela campagna elettoraledel 1921Nelle elezioni del ’21, passate a girare la <strong>Basilicata</strong> da Melfi a Muro a Lauria,denunciava, insieme con Amendola, le prime violenze fasciste.Nel 1922 pubblica L’Europa senza pace e tenta una mediazione politica conMussolini e D’Annunzio, che però fallisce. Dalla sua villa di Acquafreddascrive per la United Press e mantiene rapporti con i socialisti italiani diTurati e Kuliscioff, sempre teso a trovare una mediazione nella difficilecrisi del sistema liberale italiano, pur nel totale distacco e sdegno dalgoverno fascista, convinto che le prossime elezioni avrebbero spazzatovia Mussolini e i suoi, ma si sbagliò: nel 1923 lascia Maratea per tornare aRoma e riprendere l’attività di avvocato, ma le squadre fasciste, su ordinediretto di Mussolini («Rendere impossibile la permanenza dell’on. NittiFrontespizio e fotodal volume L’Europasenza pace del 1922nella capitale») lo stavano aspettando: la sera del29 un gruppo di cento squadristi saccheggia edevasta l’abitazione di Nitti in via Farnese. Nittiè ancora convinto che il fascismo esaurirà da séla sua violenza ma, preoccupato per la famiglia,matura la decisione di espatriare, rassicurandopersonalmente Mussolini sul suo temporaneodisimpegno dalle vicende di politica interna.Dopo alcuni mesi in attesa dei passaporti traRoma e Napoli, la sera del 4 giugno 1924 lafamiglia Nitti si imbarca a Napoli in direzioneMarsiglia, per poi raggiungere Ginevra e, infine,Zurigo cinque giorni dopo. Ma il disincantodurerà pochissimo: all’indomani dell’omicidioMatteotti, scrive a Giovanni Amendola:«Bisogna resistere e vincere. Noi rappresentiamola civiltà contro la nuova barbarie. Io ho fattosempre opera di moderazione. Ma ora tutta lacoscienza nazionale insorge contro i sistemi dibrigantaggio e di violenza. In tutta Europa è unsenso di diffidenza e di attesa». Dopo un anno,tornati i figli in Italia, Nitti e sua moglie lascianoZurigo diretti a Parigi, sempre in contatto conle diplomazie e gli intellettuali europei, oltreche con i suoi amici e mentori di sempre. Scriveper diversi giornali e tiene conferenze in giroper l’Europa (celebre quella di Cambridge,insieme con Keynes, sul liberalismo economico)mentre in Italia il ministero gli toglie la cattedraall’università di Napoli: ancora una volta, a quasisessantanni, Nitti è costretto a ricominciare dacapo: non è più deputato, non è più avvocatone professore; è in esilio, con i figli lontani, maintensifica il suo impegno antifascista, ancor dipiù dopo le violenze e la tragica fine subita daisuoi amici Gobetti e Amendola (le uniche gioiesaranno il matrimonio della figlia Filomena e lanascita di due nipoti tra il ’31 e il ’33). Ma sono1923, ultime immagini primadell’esilio, in alto con lafamiglia e, in basso, Villa Nittiad Acquafredda di MarateaCopertina di Meditazionidell’esilio, edito nel 1947


42 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Francesco Saverio Nitti43brevi momenti non destinati a durare: mentrein Italia minacciano di sequestrare la casa diRoma e quella di Acquafredda, in condizionieconomiche sempre più aggravate dalla guerraimminente, tra il ’37 e il ’41 moriranno tre deisuoi figli; il vecchio politico è alle soglie deisettant’anni, in una Europa devastata dallaguerra, ma nel 1943, con la caduta del regimefascista, scrive al re e a Badoglio di esser prontoa dare il suo contributo per la ricostruzione eprogetta di rientrare in Italia dopo venti annidi esilio.Ma la mattina del 30 agosto, due agenti delleSS, prelevano Nitti dalla sua abitazione,comunicandogli che sarà deportato inGermania. Vi rimarrà venti mesi, nell’altoTirolo, fino a quando le truppe francesi delgenerale Tassigny non arriveranno a liberarelui e gli altri deportati, il 2 maggio del 1945.Il ritorno di Nitti e sua mogliedall’esilio1946, all’Assemblea CostituenteRientrato in Italia gli viene riassegnata la cattedra di Scienza delle finanzee collabora al nuovo quotidiano Il Tempo, dove arrivano Labriola, Cecchi,Moravia, Cardarelli, Praz, Alvaro, Brancati, Piovene, Malaparte. Vieneeletto alla Costituente nel 1946, sempre nel collegio della sua <strong>Basilicata</strong> ein una lista a Roma, ma il vecchio leader è ormai isolato politicamente,per i contrasti con Croce, Orlando, Togliatti, Nenni, De Nicola, che purestimava politicamente e che pure pensarono a lui per un incarico di governoche poi non trovò attuazione. Nel 1947 moriva il figlio Federico, scienziatodi fama internazionale, e nel 1948 la moglie Antonia. Ma nonostante gliennesimi dolori, il vecchio senatore non era mai domo: celebre la polemicaper l’elezione a Presidente della Repubblica di Einaudi, suo vecchio allievoall’università, e la sua discesa in campo per le elezioni del 1952 a Roma, inuna lista di indipendenti socialisti e comunisti.Era l’ultimo tentativo del grande statista liberale di partecipare al futuro delpaese: il 20 febbraio del 1953, in seguito ad una congestione polmonare,Nitti moriva nella sua casa di Roma. Le ultime parole alla figlia Filomenafurono per le sue terre del Vulture e per i nipoti. Aveva ottantacinque anni.In alto: i Laghi di Monticchioe il Vulture(foto di Guido Alberto Rossi)A destra e in basso:Villa Nitti ad Acquafreddadi Maratea


44 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Francesco Saverio Nitti45Nei luoghi nittiani da non perdere:Melfi, la casa natale di Nitti dove è in allestimento il MuseoIl Centro Culturale F. S. Nitti di Melfi è sede dellafondazione costituita nel Novembre del 2009, presidiostorico-identitario del pensiero e l’opera di NittiIl Centro ospita una mostra fotografica permanente e labiblioteca dell’Università Popolare, dove sono confluitioltre 2000 volumi del Presidente Sandro Pertini nel quadrodel progetto di racconto multimediale della storia degliesuli antifascisti in Francia. Ha al suo interno spazi perla lettura, per attività formative e sale convegni. Tante leiniziative editoriali e culturali nel corso dell’anno all’internoe all’esterno del Centro. Fra le attività la gestione di VillaNitti a Maratea come sede di laboratori di alta formazionePer saperne di più: Associazione Francesco Saverio Nitti,tel. 0972 728645 | www.associazionefsnitti.orgwww.fondazionefsnitti.itIl Museo Diocesano diMelfi è allestito nel PalazzoVescovile che caratterizzail centro storico della cittàcon il suo elegante impiantoscenografico, significativaespressione di architetturasettecentesca.La vasta raccolta permanentepresenta al piano terraoggetti di carattere liturgico(suppellettili, vasellame inargento e paramenti); alpiano nobile le eleganti salecon affreschi settecenteschie originari elementi d’arredofanno da cornice a operepittoriche, argenti e reliquiariin legno dorato e policromo.Largo Duomo - 85025 MELFIApertura (tutti i giorni, esclusomartedì)info: Curia Vescovile Melfitel. 0972.238604-0972.238429curiavescovilemelfi@virgilio.itIl Museo civico di Melfi hasede in Palazzo Donadoni(XVII sec.), oltre ad ospitaremostre temporanee, presentauna collezione permanentecostituita da un nucleo diopere (XVI/XIX sec.) donatedalla famiglia Araneo, le operedello scultore di Melfi AntonioPoppa e due affreschi rupestricatalogati come “I Tre Santi”e “La Sacra Famiglia” risalential XVII sec., ritrovati in grottenella zona del Vulture.Via P. Rispoli n. 1-9 Melfitel. 0972.251111A Melfi il Centro Culturale, la casanatale e il monumento nei giardinipubbliciVilla Nitti ad Acquafredda di Marateae poi:a Maratea imperdibile la vistamozzafiato dal «Cristo« e una sostanel centro storico del paese, oltre agodere della meravigliosa costa su cuiVilla Nitti affaccia.Dalla Costa di Maratea moltosuggestivo risalire la Valle del Nocee raggiungere Rivello, un paese di unabellezza struggente che ha ispiratoartisti come Antonio Scordia, MauroMasi. e i pittori del Gruppo Cobra.A Rivello visitare il Convento di S.Antonio da Padova con gli affreschi diSimone da Firenze e Giovanni Todisco(XVI sec.).Continuando a risalire la valle,passando per il centro di Lagonegro,non si pu— non lasciarsi conquistaredal leggendario lago Sirino.Da qui si pu— partire per risalire ilMonte Sirino che anche attrezzatoper lo sci invernale, la porta a Sud delParco Nazionale Val d«Agri Lagonegrese,sul limitare del Parco del Pollino.Sulle pendici del Sirino, a 1500 m. diquota, c« l«incantato Lago Laudemio,il pi meridionale dei laghi di origineglaciale.Percorribili sono anche gli antichi«tratturi« lungo le vie dellatransumanza che collegavano il Tirrenoallo Jonio, il percorso «Coast tocoast« rivisitato di recente nel film diRocco PapaleoAmenitˆ:Castagne e Aglianico fra Melfi eVenosa; i dolci di mandorle e i«bocconotti« all«amarena diMaratea e Trecchinaaccompagnati da rosoli d«altritempiContatti utili:Centro CulturaleF. S. Nitti in Vico SanPietro, vicino la casa nataletel. 0972 728645La Fondazione ha sede aRoma presso il ConsiglioItaliano delle scienzesociali, in via Ovidio, 20tel. 06 68136156Pro Loco MarateaVia Santavenere n. 144tel. 0973 876983SirinoRivelloLago LaudemioPro Loco RivelloViale Monastero, 48Rivello, tel. 0973 46267Pro loco KaleidosVia Brennero, 14 - 85042Lagonegro (PZ)Cell. 333/8891333www.prolocokaleidos.itPro loco Lauria,Via Roma, Palazzo Favazzawww.prolocolauria.itParco Nazionale AppenninoLucano, tel. 0975 344222


46 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 5Giustino Fortunato(1848 - 1932)«Le società non si sono mai perduteper i vizi delle classi inferiori,ma solo per la mancanza di virtùe operosità delle classi dirigenti.»Maratea«Era il 1930, ed io, appassionato di problemimeridionalistici, ne scrivevo su un piccoloquindicinale fiorentino, L’Universale. Il maggioredi questi problemi era l’arretratezza del Sud sucui riportavo dati ed opinioni. Un giorno ricevettiquesto biglietto: “Caro signore, seguo con moltointeresse i suoi articoli, e ne apprezzo l’onestà el’esattezza dei dati. Purtroppo non sono d’ accordosulle conclusioni, e se un giorno verrà a trovarmi,gliene spiegherò il perché. Giustino Fortunato”.L’indomani uno scompartimento di terza classemi scaricò a Napoli, ed un tram alla porta di DonGiustino a cui bussai col batticuore. Venne adaprirmi lui stesso, e quando gli dissi il mio nome,mi rispose sorridendo: “Così giovane? Ah, oracapisco tutto!”. Mi condusse per mano nella sualibreria, dove parlammo per quasi due ore.Secondo lui, la questione del meridione nonesisteva. Esisteva solo quella dei meridionali.Siccome mi ribellavo a questa dichiarazioneche mi sembrava razzista, rispose: “No, la razzanon c’entra, c’entra ben altro. Venga qua”, e micondusse in un’ altra biblioteca foderata di libririlegati. “Questi non sono miei , sono di mia sorellache, essendo molto pia, ha raccolto qui le opere deimistici italiani. Le guardi, le guardi...”.(Scritti varii, 1874)


48 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giustino Fortunato49E dopo un po’, vedendo che non capivo, mi chiese:“Ne ha visto qualcuna di un mistico meridionale?”.“No...” feci, seguitando a non capire. “Infatti, nonce ne sono, e la questione meridionale è tutta qui.Noi meridionali non crediamo in Dio. Chi noncrede in Dio non crede nel domani. E chi non credenel domani non pianta alberi: li lascia distruggeredalle sue capre allo stadio di virgulti. Vada avedere i nostri calanchi, ammassi di argilla senzavita, e se ne accorgerà”. Non ho mai dimenticatoquesta lezione che mi s’impresse nella mente e nelcuore. Don Giustino morì poco dopo. Fu il piùgrande e illuminato studioso del meridione. Il suobiglietto mi fu sequestrato dai tedeschi quandomi arrestarono, insieme a tutto il poco che avevo:è l’unica perdita di cui non sono mai riuscito aconsolarmi.»Fortunato con Mameli eSonnino, foto pubblicata sullaRivista mensile del «Corrieredella Sera» nel luglio del 1915Così Indro Montanelli ricordava, poco tempoprima di morire, nella sua rubrica sul Corriere dellaSera, l’incontro avvenuto settant’anni prima conil vecchio pensatore e politico meridionale, nellasua casa di Napoli, a via Vittoria Colonna. Il noncerto devoto, il laico Fortunato spiega a Montanelliche Dio è un progetto, una visione prima di tuttoe il vecchio meridionalista è, certamente, ormaidisincantato dalle vicende personali e dai fattidella storia. Proprio lui che lontano da astrattismie sterili riflessioni fini a se stesse, aveva spesouna vita a tessere rapporti, costruire e ampliareconsensi, a fare, a operare, a incoraggiare carrieree studi, ad educare, in virtù di una emancipazioneautonoma del mezzogiorno intero e della sua terra,la <strong>Basilicata</strong>, in particolare.Dove la famiglia Fortunato arriva nel 1720, daGiffoni di Salerno, stabilendosi prima a San Fele,poi a Gaudiano e nel 1728, definitivamente aRionero in Vulture.Casino FortunatoVisita all’azienda di Gaudianodei membri della Commissioneparlamentare d’inchiesta sullecondizioni dei contadini del SudAllevatori di bestiame, poi fittuari di terrenie infine proprietari, aumentarono la loroconsistenza patrimoniale grazie ai legamifamiliari: Carmelo, il capostipite, sposò CaterinaCaputi, figlia di un proprietario terriero di SanFele; Cherubino una Pessolano, già imparentaticoi Granata e i De Martinis, ricche famiglie dellazona; Giustino senior, la marchesa Parise diMoliterno; Anselmo si unì in matrimonio conFrancesca Cortese, figlia di ricchi possidentidi Potenza; Pasquale, infine, sposò AntoniaRapolla, figlia di grandi proprietari terrieridi Venosa (di cui due figlie sposeranno unGiannattasio e un Catena, altre famiglie di ricchipossidenti). Da questa unione nasce il giovaneGiustino, terzo di otto figli, il 4 settembre del1848, nel palazzo di famiglia che affacciava sullapiazza. La sua è ormai, dopo più di un secolodall’arrivo, una famiglia della grande borghesia,di proprietari terrieri e di gente avviata alleRionero 1912: in primo pianoPalazzo Catena e i giardinidi Palazzo Fortunato, sullosfondo la chiasa Madre[Ar. Luccioni]In basso: la biblioteca diPalazzo Fortunato a Rionero


50 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autoreRionero in Vulture,Palazzo Fortunato[Ar. Luccioni]In basso: testo scrittoin occasione delcinquantenariodella fondazionedella Sezione Alpinain cui Fortunatoinvita i giovanidel Mezzogiornoal podismo e ariprendere «labuona e sana usanzadell’apprendere devisu».carriere ecclesiastiche, amministrative,professionali; fregiati del titolo di marchesidai Borboni (di cui però, non si servironomai) e parte attiva nelle vicende pre e postunitarie del mezzogiorno d’Italia, dallarepubblica napoletana a Murat, al Regnodelle Due Sicilie, al brigantaggio. Il giovaneGiustino studia prima dai Gesuiti, poi dagliScolopi, poi a Napoli, in un Liceo privato,fino all’iscrizione all’università e alla laureain Giurisprudenza nel 1869.Ma la storia, l’arte, la letteratura sono la veraformazione di quegli anni, sotto la guida dimaestri come De Sanctis, Settembrini e lafrequentazione di artisti come Morelli, DiChirico, Palizzi.Conosce Salandra, Sonnino, Franchetti,Torraca, Villari. Studia il tedesco e traducescritti di Goethe (celebri le Lettere daNapoli).Si iscrive al Club Alpino Italiano, fondatoda Quintino Sella, e gira in lungo e inlargo la <strong>Basilicata</strong> e il Mezzogiorno d’Italia(viaggi confluiti poi nei memorabili saggi digeografia e storia del territorio).Le pendici del Vulture care a Fortunato


Giustino Fortunato53Paesaggio agrario del Vulture con i filari dell’Aglianicofoto: Leonardo Nella (Archivio ALSIA)Nel 1873 vince il concorso per un postodi Consigliere alla Prefettura di Lecce marifiuta l’incarico, sempre più preso daglistudi storici, dalla collaborazione ad alcuneriviste, come la Rassegna Settimanale,dalla partecipazione alla fondazione dellaSocietà napoletana di Storia Patria.Nel 1878, insieme con il fratelloErnesto (che avvierà, nella tenuta diGaudiano, una delle prime aziendeitaliane all’avanguardia nella zootecnia ecerealicoltura, apprezzata da Azimonti,Bordiga e in collegamento con laScuola di Agraria di Portici, sempresostenuto dal fratello maggiore, deciso atrasformare la sua famiglia da ereditiera aimprenditoriale) torna trentenne a Rionero.Forte delle relazioni famigliari, nel 1880, sicandida e viene eletto deputato nel collegio diMelfi per la XIV legislatura.Il giovane Fortunato si fa immediatamenteapprezzare, indifferentemente daglischieramenti politici: avvia da subito labattaglia (che durerà diciassette anni, il primotronco verrà inaugurato nel 1897) per unprogetto di legge che prevedesse la costruzionedelle ferrovie nell’Ofanto e sulla tratta Foggia-Potenza: «Perché i giovani sappiano qualedura fatica bisognò sostenere per cominciarea tradurre l’idea dell’Italia unita in una unitàeconomica reale» scriverà nel 1927 ricordandoquell’esperienza.Dal palazzo di famiglia (che pure avevaospitato persino Giuseppe Bonaparte eFerdinando II) è un continuo tessere relazioni:di lavoro, amicali, di ogni tipo: ci sono Croce, Nitti,Racioppi, Ciccotti, Ciasca, Salvemini, Bissolati,Einaudi, Guarini.Il salone di PalazzoFortunato agli inizi delNovecento [Ar. Luccioni]Copertina del volume Ricordidi Napoli, edito a Milano daTreves nel 1874


54 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giustino Fortunato55La stazione di Rionero in V., Atella e Ripacandida.La realizzazione delle strade ferrate ofantine fu uno dei grandiobiettivi raggiunti da FortunatoC’è la battaglia per il chinino di Stato conFranchetti, Celli, Guicciardini, che i Fortunatoacquistavano e somministravano, a loro spese, aicontadini, già prima della legge del 1901. Dopoil rifiuto di incarichi ministeriali e onorificenze(Salandra e Croce avevano proposto unamedaglia d’oro per l’impegno reale nellecampagne del mezzogiorno, con l’apertura dilaboratori per gli studi malarici) Fortunato lascial’incarico di segretario della Presidenza dellaCamera nel 1897. Nel 1902 ospita a Rionero ilPresidente del Consiglio Zanardelli in viaggioin <strong>Basilicata</strong>, prima delle legge speciale del1904 (che Fortunato contesterà sempre comedannosa).Pochi mesi dopo pubblica il celebre saggio “Laquestione meridionale e la riforma tributaria”.Nel 1909 viene nominato Senatore del Regno,sempre in contatto febbrile con intellettuali,politici, scienziati: nel 1914 Croce gli dedica la suaopera “Cultura e vita morale”.Nel 1915 (più per sostenere il suo amico Salandrache per convinzione) vota a favore dell’entratain guerra: due anni più tardi, nella sua Rionero,verrà aggredito e ferito con un punteruoloda un gruppo di elettori che gli contestavanoCopertina della raccoltadi scritti e discorsi diFortunato (1880-1897)Delle strade ferrate ofantine,pubblicato a Firenze daBarbera nel 1898Giustino Fortunato conGiuseppe Zanardelli,presidente del Consigliodei Ministri, nelle stradedi Rionero in Vulture.Nel corso del suo storicoviaggio in <strong>Basilicata</strong> l’On.Zanardelli si fermò aPalazzo Fortunato dal 26 al29 settembre 1902questa scelta o che, perlomeno, la usarono comepretesto. Da Napoli, dove si trasferisce, continual’impegno, nonostante tutto, per la sua terra ela sua gente, promuovendo la costruzione diasili, la bonifica di terreni, il miglioramento dellecondizioni sanitarie: poi, nel 1921, muore l’amatofratello Ernesto e il vecchio Giustino, a 74 anni eminacciato dalla cecità, è ormai un uomo provatoche comunque non smette di impartire lezionie ammonimenti a chi frequenta il suo salotto ogli scrive per avere consigli e pareri: da Gobetti aDorso, da Amendola a Rossi Doria, a Rosselli.Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degliintellettuali antifascisti voluto da Croce eAmendola: ma già un anno prima ammoniva,primo fra tutti, della crisi dello stato liberalee del fascismo come regime (Nel regimefascista verrà pubblicato nel 1926 e distribuitoclandestinamente).Nonostante i problemi di salute ed economicidegli ultimi anni, si prodigò ancora per la suaterra natia (fece costruire un ulteriore asiloa Lavello nel 1928) e continuò a scrivere eoccuparsi di problemi politici e sociali, fino aquando, assistito dalla sorella Anna, moriràottantaquattrenne, il 23 luglio del 1932.Pergamena di ringraziamentodella municipalità di Rioneroin Vulture per l’impegno diFortunato nel promuoverela legge dello stato per larealizzazione della stradaferrata dall’Ofanto a Potenza,datata 4 settembre 1888(Rionero in Vulture, BibliotecaCivica “Giustino Fortunato”)a destra: fotografie di amicie personalità esposte nellaBiblioteca di Palazzo FortunatoIn basso: una delle immaginipiù note di Giustino Fortunatoritratto nel suo studio


56 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giustino Fortunato57Rionero e il Vulture da non perdere:Palazzo Fortunato vieneedificato agli inizi delSettecento da CarmeloFortunato e poi ampliatonel secolo successivo.Il corpo di fabbrica èimponente (circa 4000mq) e racchiude laresidenza, magazzini,cantine scuderie, uncortile interno e unampio giardino.Il palazzo ha conservatogli arredi originari dellabiblioteca e delle cucine.Dal 1975 Ospita laBiblioteca Civica“Giustino Fortunato”che custodisce parte delfondo di famiglia: libri,foto e documenti.È sede dellaFondazione GiustinoFortunato per gli studistorici, economici esociali di indirizzomeridionalistico.Per informazioni:Comune di Rionero inVulture, ufficio cultura,tel. 0972 729234.Palazzo Fortunato e il centrostorico di Rionero con gli altriPalazzi signorili (Catena, Ciasca,Giannattasio...) e i musei della Civiltˆdell«Aglianico e del brigantaggio;stupefacenti le cantine storiche,grotte in cui matura l«Aglianicodel Vulture visitabili nel centro delpaesee poi:a pochi km. le cantine delle«scescio« a Barile (il paese di originiarbereshe) e la chiesa di S. Donato aRipacandida (affreschi sec. XVI);non si pu˜ mancare di vedere ilaghi di Monticchio e l«Abbaziabenedettina di S. Michele che ospitail Museo del Vulture;emozionante risalire le pendici delmassiccio fra i castagni e i faggisecolari;una pausa di benessere assicurataalle vicine Terme di Rapollada non perdere una visita ai boschie alle Cascate di San Fele, unmeraviglioso spettacolo naturale.Da qui si pu— proseguire versoMuro Lucano, cittˆ ricca di storianel cui castello fu imprigionata euccisa Giovanna I nel 1382.Nel Museo Archeologico Nazionalei pregevoli reperti che raccontanole antiche origini dei popoli della<strong>Basilicata</strong> nord-occidentale.Amenitˆ:gustosissimi i mena base di castagne eAglianico, senzadimenticare le salubriacque minerali delVulture. Ottimo l«olioextravergine dei molti frantoidella zonaContatti utili:Biblioteca Civica«G. Fortunato«tel. 0972 729261Bad“a di S. Michele Arcangelo- Monticchio,tel. 0972 238140Pro Loco Rionero in VultureVia Matteotti, 10tel. 0972 725511Cantine BarileCascate S. FeleMuro LucanoSan DonatoRipacandidaPro-Loco Barilewww.prolocobarile.itTerme di Rapollawww.termedirapolla.itPro-Loco Ripacandidawww.sandonatoripacandida.netCascate di San FeleAssociazione U_uattennierewww.cascatedisanfele.itwww.murolucano.euMuseo Archeologico NazionaleVia Seminario, 6 - tel. 0976 71778www.basilicata.beniculturali.it


58 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 6Michele Janora(1867 - 1910)Monticchio, Badìa di San Michele Arcangelofoto <strong>APT</strong>Doveva essere una pacifica ossessione quellaper la precisione, che il giovane Janora andavapredicando in ogni dove nel lavoro che più gli eracostato fatica ed amore, quelle memorie della cittàdi Irsina, l’antica Montepeloso, che gli aveva datoi natali. Lui, insegnante, storico e archeologo perdiletto e passione, raccomandava prima di tuttoai suoi concittadini una conoscenza esatta dellecose, come richiede la Storia appunto, e la vitadunque.A partire dal nome di quella città che amava,troppo spesso frutto di «fantasticaggini» e originimitologiche inesistenti, come quelle da lui citatedelle vicine Tricarico o Tursi.Irsina allora, da pochi anni, Montepeloso prima:«Sulla vetta di un’amena collina, circondata daubertosi vigneti, a 550 metri sul livello del mare,sorge la città di Montepeloso, ribattezzata nel 1895col nome di Irsina. Conta circa 8000 abitanti edappartiene al circondario di Matera in provinciadi <strong>Basilicata</strong>. Ha due strade rotabili, l’una cheunisce a Gravina, l’altra a Tolve.Si entra nella città per tre porte: la Porta Maggioreo di S.Eufemia a borea, la Porta Lenazza (chenon so proprio perché l’abbiano italianizzatachiamandola Arenacea) ad oriente, e la Porticelladei Greci a mezzogiorno. Si notano ancora gliavanzi delle solide mura che circondavano la cittàe due torri che facevano parte delle fortificazioni.Le strade interne, sebbene mal tenute, sono quasitutte in piano, tranne nei quartieri della Porticella,«Da alcuni scavi praticaticasualmente nella miavigna, prossima alla città,e proprio sul ciglio delburrone sottostante allacappelletta di S.Eufemia,son venuti fuori parecchivasi antichissimi, che,non parendomi digreca fattura, spedii alchiarissimo Comm. Ridoladi Matera, perché dicesse ilsuo illuminato pareresu di essi e li conservassenel suo ricco Museo,ove attualmente si trovano.Ebbene, a giudizio del ch.Commendator Ridola e delDirettore del Museo diTaranto, detti vasisono di epoca preellenicae rimontano all’epocamessapica.Detto ciò, si può benissimoaffermare che il monte,detto chi sa quando MontePiloso, fosse sito abitatoanche prima dei Greci[…]»(Memorie storiche, critichee diplomatiche della Cittàdi Montepeloso, 1901)


60 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Janora61che è la parte più antica della città, dove i vicolihanno un certo pendìo. Non mancano numerosepiazze o larghi o piani e parecchi palazzi di vecchiacostruzione. Nell’assieme, questa città si rivelasubito al visitatore come una delle più antichedella <strong>Basilicata</strong>».Già sede vescovile dal 325 d.C., quando il suovescovo Doroteo, è tra i partecipanti al Concilio diNicea. Poi, dal X sec., crocevia di bizantini, feudonormanno e successivamente svevo con Federico II.E abati, priori, principi, duchi e marchesi, dagliAltavilla ai Del Balzo, agli Aragona e gli Sforza.Questo dovette affascinare non poco il giovaneMichele se, ancora diciannovenne, aveva già inmente di scrivere una storia di quel luogo, comeegli stesso ricorderà. Vi era nato il 3 settembre del1867, da Giuseppe Janora e Marianna Lorusso, inun palazzotto signorile che affacciava sulla stradaprincipale del paese.Una famiglia benestante, che permise al giovaneJanora di frequentare il ginnasio ad Altamura e illiceo a Napoli.Comincia ad insegnare presto, nella sua città,poi a Napoli e infine a Gravina di Puglia, ma giàa ventuno anni è al lavoro nella sua faticosa erigorosa ricerca di notizie, dati, appunti, carte,che abbandona e riprende più volte, per dieciIrsina: Piazza Garibaldi conil Palazzo ducale e, a destra,l’Arco Sant’Eufemia[Ar. Luccioni]In basso: Michele Janora e suofratello Giovanni, presidentedella Camera di Commerciodi Potenza dal 1910 al 1919lunghi anni, sconfortato dalla mole di lavoronecessaria e dubbioso sulle sue capacità diriuscirvi. Contemporaneamente vengono alla lucei primi reperti, sepolti da millenni sotto la cittàinconsapevole, che il giovane Janora raccoglie ecataloga nella sua casa natale e che aumentano inlui quella attenzione verso quel luogo così caricodi storia, dove la leggenda (e solo quella) voleva,addirittura, che si fossero incontrati S. Francescoda Assisi e Federico II, più di settecento anniprima (probabilmente quando l’imperatore eracon la corte a Bari, nel 1222, e Francesco, si disse,scese al sud per ammonire le genti e metterle inguardia dallo svevo).Ma al giovane ricercatore, pur suggestionatodalla leggenda, interessano lo studio rigoroso,il confronto preciso, il manufatto certo: cosìsi mette in contatto col celebre archeologofrancese Duchesne: «Il prof. Duchesne, benchéoccupatissimo per le molteplici e alte caricheche mirabilmente disimpegna in Roma, si degnòvenire in mio aiuto […]» e riprende a lavorare allericerche storiche e alla catalogazione di reperti,Portale della Chiesa di SanFrancesco e particolare degliaffereschi della cappellaipogeaIn basso: Cattedrale di SantaMaria Assunta


Paesaggio collinare tra Irsina e Matera


66 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Janora67Irsina da non perdere:Vasi a decorazione geometricafoto Mario Calia, Museo Nazionale “D. Ridola” - MateraMuseo Civico Janora - La collezione archeologica Janora,ospitata nell’ex Convento di S. Francesco di Irsina,comprende oltre 1600 reperti (vasellame, armi, utensili,ornamenti, monete). I reperti provengono da necropolie singole tombe presenti lungo la fascia orientale della<strong>Basilicata</strong> e quella nord-occidentale della Puglia. L’arcocronologico della collezione va dal Neolitico al periodotardo romano con una prevalenza di reperti datati tra il VIe il II secolo a. C.L’allestimento curato dalla Soprintendenza ai BeniArcheologici della <strong>Basilicata</strong> e dall’archeologo MassimoBarretta restituisce una selezione rappresentativa dellacollezione Janora che culmina nel cratere a calice a figurerosse con scene del mito di Bellerofonte.I tesori della Cattedraledi S. Maria AssuntaLa statua di Sant’Eufemia,in pietra di Nanto, scolpitae dipinta intorno al 1453, èstata attribuita ad AndreaMantegna da Clara Gelaoe a Pietro Lombardo daGiovanni Agosti, curatoredella mostra su Mantegnaallestita al museo del Louvrenel 2008, dove l’opera è stataesposta. La preziosa sculturaè custodita nella Cattedraledi Irsina con altre importantiopere provenienti dalladonazione del sacerdoteirsinese Roberto De Mabilia,rettore della chiesa di SanDaniele a Padova a metà delXV sec.Museo Civico Janoranel convento di San FrancescoImperdibile l«attigua Chiesa di SanFrancesco con la sorprendente cappellaipogea interamente affrescata (XIVsec.)Ricca di tesori artistici lamonumentale Cattedrale di S. MariaAssunta con la statua di Sant«Eufemiale preziose opere della donazione DeMabilia.e poi: il centro di Irsina con i palazzistorici D«Amato Cantoro e JanoraLa Chiesa del Purgatorio con le operedei lucani Pietro Antonio Ferro e AndreaMiglionico (XVII sec.), presente anchecon «Le nozze di Cana« nella Chiesa diS. Agostino.A circa 30 km da Irsina il paese diOppido Lucano dove, nella Chiesarupestre di S. Antuono, possibileammirare altri affreschi del XIV sec.Interessante il ciclo di GiovanniTodisco nel Convento di Sant«Antonio(1558), cosÁ come le opere di Stabilenella Chiesa del Convento (XVI sec.).A poca distanza dal centro abitatoi resti delle ville di epoca romana:Masseria Ciccotti e S. Gilio (I sec.a.C.-VI sec. d.C.), quest«ultima sito digrande interesse (Watch List 2010).A Oppido ha sede la Cineteca Lucana:un vastissimo patrimonio costituito dapellicole, manifesti, libri, macchine peril cinema e il pre-cinema.A Sud troviamo Tolve, paese noto per ilculto di San Rocco. Le feste dedicateal Santo si svolgono il 16 agosto e il 16settembre e attraggono fedeli da tutti ipaesi vicini. La statua lignea, custoditanel Santuario, per l¡occasione viene«vestita« con tutto l«oro del tesoro diSan Rocco e portata in processionelungo le strade del paese.Migliaia gli ex voto conservati nella«Casa del Pellegrino«.Da non perdere le opere di PietroAntonio Ferro e bottega (XVIIsec.) nella Chiesa di S. Francesco.Contatti utili:Museo Civico JanoraPiazza S. Francesco, 8Coop. Arenaceatel. 0835 518330cell. 339 4589526www.irsina.arte.comPro Loco IrsinaVia Bruno Buozzi, 1Cell.: 328 8491035www.comune.irsina.mt.itOppido,S. AntuonoTolve,S. RoccoComune di Oppido L.Via Bari, 16comune.oppidolucano.nettel. 0971 945002www.altobradano.itComune di TolveVia A. De Gasperi, 4www.comune.tolve.pz.ittel. 0971 737002Amenitˆ:A Irsina il «pan cotto« conle rape e i biscotti dellafesta (ciambelle emostacciuoli glassati),vere delizie


Matera, Chiesadi San 68 Domenico<strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 7Domenico Ridola(1841 - 1932)«Domenico Ridola era figlio devoto della terralucana, alla quale aveva dedicato, oltre chel’operosità egregiamente spesa nell’adempimentodei più importanti uffici amministrativi eparlamentari, una signorile e intelligentepredilezione delle ricerche relative alle remote esplendide civiltà fiorite in quella regione…»(L. Federzoni, Presidente del Senato, 1932)Domenico Ridola nasce a Ferrandina, vicinoMatera, il 19 ottobre del 1841, da Gregorio Ridola,discendente di un’antica famiglia napoletana e daCamilla De Gemmis, erede di una nobile e riccafamiglia pugliese. Dopo pochi mesi i Ridola sispostano a Matera, dove Domenico vivrà l’infanziae l’adolescenza e compirà gli studi: prima pressola scuola privata del canonico Guanti, poi presso ilseminario Lanfranchi. A diciannove anni lasceràMatera per trasferirsi a Napoli e iscriversi allaFacoltà di Medicina: vi rimane fino al 1865, annoin cui si laurea in Pediatria. Compie studi e viaggiall’estero, grazie alle disponibilità economiche dellafamiglia: impara il francese, il tedesco, soggiornaa Milano, Vienna, Parigi, Bologna, fino a quando,nel 1869, probabilmente per la delusione ricevutadal mondo accademico per aver vinto una borsa distudio che però venne, immeritatamente, assegnataad altri, decide di tornare a Matera. Apre unostudio in via Duomo e, contemporaneamente,insegna francese al Liceo Ginnasio Statale“Emanuele Duni” (l’ex seminario Lanfranchidove aveva studiato e dove, dieci anni dopo, saràDomenico Ridola[foto Archivio Padula]


70 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Domenico Ridola71professore di latino e greco Giovanni Pascoli).Continua i suoi studi medici e, a trentuno anni,individua una particolare patologia pediatrica daallora nota come “sindrome del Ridola”.Ma la formazione e le conoscenze del giovanemedico lucano erano intrise dei suoi viaggigiovanili: attraverso una cultura europea cheandava dalle scienze positiviste alla nascentepsicanalisi, egli aveva appreso il metodorigoroso della ricerca in ogni campo. Fu conqueste premesse che cominciò ad interessarsi diarcheologia, pur senza averne alcun titolo, comericorderà egli stesso anni dopo, quando verràaccolto da “profano” nella Socièté Prèhistoriquede France, nella Società Romana di Archeologia,nell’Istituto Archeologico Germanico.Tra il 1872 e il 1878, in seguito al ritrovamento dialcuni reperti fossili nell’agro materano, scoprealcuni insediamenti risalenti già al Paleoliticoinferiore: l’idea che l’homo erectus avesse solcatoMatera, Grotta dei Pipistrelli,Ridola e collaboratorifoto Archivio storico MuseoNazionale “D. Ridola” - MateraAchille Tallarico, Ritrattodel Senatore Domenico Ridola,Napoli 1891foto Mario Calia, Museo Nazionale“D. Ridola” - Materaquei luoghi, centinaia di migliaia di anni prima,dovette affascinare non poco il giovane studioso:a quattro chilometri dall’insediamento urbanoscopre la Grotta dei Pipistrelli e la GrottaFuneraria. Con pochi mezzi a disposizionee aiutato dai contadini della zona inizia araccogliere reperti, catalogarli, datarli; sempre incontatto, per riscontri e confronti, con gli studiosidi archeologia di tutta Europa.Viene nominato consiglierecomunale e ispettore degliscavi e dei monumenti e nel1892 Sindaco di Matera. Perquattordici anni si dedicacostantemente agli scavi, fino aquando non viene chiamato asostituire il suo amico MicheleTorraca, deceduto nel 1906,per il seggio alla Camera deiDeputati.In alto: Matera, via Ridola,la facciata del museo RidolaIn basso: Museo Ridola,Timmari, ciotola neolitica condecorazione tipo Serra d’Altofoto Mario Calia, Museo Nazionale“D. Ridola” - Matera


Matera, Murgia Timone, tomba a grotticellacon pietre a doppio circolofoto Mario Calia, Museo Nazionale “D. Ridola” - Matera


74 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Domenico Ridola75Nel 1910, dopo quasi quarant’anni di ricerche, dona tutto il materialeraccolto allo Stato, che verrà custodito nell’ex convento delle clarisse diSanta Chiara e nel 1911 diventerà Museo Archeologico Nazionale.Nel 1913 diviene Senatore del Regno per l’unione liberale democratica,ma continuerà ad occuparsi del museo e delle sue sezioni, degli scavi cheerano proseguiti portando alla luce testimonianze del neolitico, dell’etàdel bronzo, della magna Grecia; della sua Matera, dove morirà, nel 1932, anovantuno anni.Museo Ridola, cratere a mascheroni a figure rosse; foto Mario Calia, Museo Nazionale “D. Ridola”Dal Paleolitico all’età medievaleLa storia dell’uomo nel territorio materanoè racchiusa nel Museo ArcheologicoNazionale “Domenico Ridola” di Matera ilpiù antico della <strong>Basilicata</strong>, istituito nel 1911in seguito alla donazione allo Stato dellericche collezioni del senatore Ridola. Nellasezione preistorica sono esposti significativireperti provenienti dai villaggi neolitici dellaMurgia che testimoniano, a partire dal VImillennio a.C., l’introduzione dell’agricolturae lo strutturarsi di insediamenti stabili.Pregevoli corredi funerari e oggetti votivinarrano la vicenda umana sviluppatasi nelleepoche successive nei santuari e nei centriabitati indigeni, poi ellenizzati, dislocati sullealture dominanti le vallate fluviali, tra cuiTimmari e Montescaglioso,Una collezione di eccezionali vasiprotolucani e apuli a figure rosse di V eIV sec.a.C attribuiti ai maggiori pittoridell’epoca, testimonia l’evoluzione dellaceramografia magno greca.La sala dedicata al fondatore, con l’arredo deiprimi del novecento, conserva documentidelle sue attività di medico, parlamentare earcheologo: collezioni di fossili, minerali,oggetti etnografici, ceramiche di XVIII-XIXsec. illustrano i suoi molteplici interessiscientifici.In occasione del centenario dell’Istituzionedel Museo è stata allestita una Mostradedicata alla figura e alle attività del fondatore“Domenico Ridola. Un conservatorerivoluzionario”Museo Archeologico Nazionale “D. Ridola”via Domenico Ridola, 24 - Materatel. fax 0835 310058e-mail: sba-bas.materamuseo@beniculturali.itOrario: 9,00-20,00 martedì-domenica14.00-20,00 lunedìChiuso: 1 gennaio; 25 dicembre (se nonprevisto da progetti nazionali di aperturastraordinaria del MiBAC)


76 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Domenico Ridola77Matera da non perdere:123I Sassi e il Parco delle Chiese rupestridi Matera sono Patrimonio Mondialedell’Unesco che li ha definiti «unadelle strutture urbane organizzatepiù incredibili mai create al mondo,un capolavoro assoluto dell’ingegnoe della capacità di adattamento diun’umanità impegnata a sopravviverealle difficoltà ambientali».1. Rione Sassi 2. Casa Cava-Casa deljazz, struttura dedicata alla creativitànel cuore dei Sassi, parte del progetto“Visioni Urbane” della Regione<strong>Basilicata</strong> (foto Andrea Quaranta)3. Chiesa rupestre di Santa Luciaalle Malve (foto Soprintendenza BSAEMatera).I Sassi e il Parco delle chiese rupestriIl Museo Archeologico Nazionale «D. Ridola«Il Museo Nazionale di Arte medievale emoderna di Palazzo Lanfranchi e il MUSMA,Museo della scultura contemporaneaLe chiese del centro storico (ricchissimedi opere d«arte la Cattedrale, la Chiesa diS. Domenico e quelle di S. Chiara e S.Francesco), i tanti palazzi nobiliari e ilCastello Tramontanoe poi:i fondi antichi e l«emeroteca della BibliotecaProvinciale;i concerti della Casa Cava - casa del jazz;il Parco Scultura della Palomba e leemozionanti cave di tufo.Le botteghe degli artigiani maestri nellalavorazione di tufo, argilla, legno e,soprattutto, cartapesta, con cui realizzanoogni anno il tradizionale «Carro della Bruna«che sfila per essere assaltato e distruttodai fedeli nella festa del 2 luglio, secondoun antico rito popolareMolte le cose da vedere anche nei dintorni:Montescaglioso (che si raggiungeattreversando un territorio contrassegnatoda masserie fortificate) con la meravigliosaAbbazia benedettina di S. Michele Arcangelo;Miglionico, il paese della «Congiura deiBaroni« contro Ferdinando D«Aragona, conl«imponente Castello del Malconsiglio e ilprezioso polittico di Cima da Coneglianonella Chiesa Madre. Segni tangibili dellapresenza aragonese (XV sec.) si trovanoanche nel centro storico di Ferrandina,cittˆ fondata da Federico a cui il sovranodiede il nome del re suo padre.Contatti utili:<strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>Via De Viti De Marco, 9tel. 0835 331983Pro Loco «Sassi«Via Don Minzoni, 11tel. 0835 334413Guide ufficialiCittˆ dei Sassi 08351766057www.guidematera.comParco ArcheologicoStorico Naturale delleChiese rupestri, viaSette Dolori, 10tel. 0835 336166www.parcomurgia.itBiblioteca ProvincialePiazza Vittorio Venetotel. 0835 306513Il CarrodellaBrunaFerrandinaIl castellodi MiglionicoPro Loco MontescagliosoPiazza San Giovanni B., 15Amenitˆ:tel. 0835 200630il pane di Matera (IGP), le focacce e tutti Pro Loco Miglionicoi prodotti da for no sono imperdibili. Piazza Mercatodi qualitˆ i formaggi e squisite sono le tel. 0835 550018olive «majatiche« di Ferrandina (Presidio Comune di FerrandinaSlow Food) e l«olio extravergine. Piazza PlebiscitoAmabili i vini «Matera doc«.tel. 0835 756111


78 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 8Museo Nazionale d’Arte Medievalee Moderna della <strong>Basilicata</strong>Il Museo è allestito in Palazzo Lanfranchi,edificio monumentale che, costruito tra il1668 e il 1672 a ridosso dei Sassi è massimaespressione dell’architettura del Seicento aMatera e rappresentò il punto di partenzadello sviluppo urbanistico barocco dellaCittà. Il percorso espositivo del Museo èstrutturato in quattro sezioni: Arte Sacra,Collezione d’Errico, Arte Contemporanea, ela sezione Etnoantropologica.Arte Sacra: è esposto un nucleo di opered’arte provenienti da chiese del territoriolucano, la maggior parte delle quali non hapiù la collocazione originaria.Collezione d’Errico: comprende unaselezione di tele di scuola napoletana del Seie Settecento - appartenenti all’Ente MoraleCamillo d’Errico di Palazzo San Gervasio -importante testimonianza di collezionismoprivato in <strong>Basilicata</strong>.Arte Contemporanea: espone alcuni dipintidi Carlo Levi (Torino 1902- Roma 1975), diLuigi Guerricchio (Matera 1936-1996) e diRocco Molinari (Acettura 1924).Museo della SculturaContemporanea Matera (MUSMA)Nel cuore dei Sassi un luogo unico al mondo,perfetta sintesi tra antico e moderno.È il più importante museo italiano dedicatoalla scultura. I suoi spazi espositivi siestendono tra il seicentesco PalazzoPomarici e la suggestiva cornice rupestredegli ipogei. Ospita una collezionepermanente di circa 400 opere (sculture,ceramiche, gioielli) e una biblioteca di circa5000 volumi.Palazzo Pomarici - Via San Giacomo(Sasso Caveoso), Materatel. +39 366 9357768 +39 0835 330582Il Presidente Giorgio Napolitano osserva l’operadi Carlo Levi “Lucania 61” - Matera, 2009Sezione Etnoantropologica: sono espostioggetti della cultura materiale lucana,provenienti dalle prime raccolte di questibeni condotte nella regione dagli inizi finoagli anni sessanta del ‘900.La Sala Levi, al piano terra di PalazzoLanfranchi, accoglie il grande pannello‘Lucania ‘61’ che Carlo Levi dipinse perrappresentare la <strong>Basilicata</strong> alla mostra delleRegioni allestita a Torino in occasione delcentenario dell’Unità d’Italia.Museo Nazionale d’Arte Medievalee Moderna della <strong>Basilicata</strong>Piazza Giovanni Pascoli, 1 - Materatel. 39 0835 256262 (Int. 24)fax 39 0835 256262 (Int. 13)artimatera@beniculturali.itwww.palazzolanfranchi.itOrario: lun - mar: 9.00-20.00gio - dom: 9.00-20.00 - chiuso il mercoledìinfo@musma.it | www.musma.itOrari di apertura: Novembre – Marzo:martedì - domenica 10.00-14.00Aprile – Ottobre: martedì – domenica10.00-14.00; 16.00-20.00Giorno di chiusura: lunedìRocco Scotellaro(1923 - 1953)Rocco Scotellaro nasce il 19 aprile del 1923 aTricarico, nell’alta valle del Basento. Figlio diun ciabattino emigrato negli Stati Uniti e diFrancesca Armento, casalinga e sarta, nonostantele ristrettezze economiche in cui versava la suafamiglia, a dodici anni viene mandato a studiarenei conventi dei frati Cappuccini di Sicignano,prima, e di Cava dei Tirreni poi. Sono anni chesegneranno profondamente, sul piano umanoe intellettuale, il giovane Scotellaro: anni fattidi isolamento, di difficoltà materiali, ma anchedi crescita e consapevolezza, come si evincedalle lettere spedite alla famiglia negli anni dellalontananza e da quello che egli stesso racconteràal suo amico, il medico-sociologo RoccoMazzarone, diversi anni dopo. Di lì raggiungela sorella a Trento, dove frequenta il liceo; poiun altro anno a Tivoli, come istitutore, fino aottenere la maturità classica. È in questo periodoche Scotellaro si avvicina alla scrittura con leprime liriche, i primi articoli, i primi racconti.Dopo alcuni brevi passaggi da Roma e Bari, nellaprimavera del 1943 torna a Tricarico, in un’Italiaprossima a spaccarsi in due tra quel che restadella dittatura fascista e lo sbarco delle potenzealleate in Sicilia, con la conseguente liberazionedel Mezzogiorno continentale.«Ho perduto la schiavitù contadina,non mi farò più un bicchiere contento,ho perduto la mia libertà.»(Passaggio alla città, 1950)


80 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Rocco Scotellaro81Tricarico,Episcopio, 1910[Ar. Luccioni]Tricarico,Palazzo Ducale ePiazza Garibaldi,1940 ca.[Ar. Luccioni]In basso:Arturo Zavattini,Tricarico, 1952Centro didocumentazione“Rocco Scotellaroe la <strong>Basilicata</strong> delsecondo dopoguerra”TricaricoCarlo Levi,Ritratto di Scotellaro, 1952Museo Nazionale d’Artemedioevale e moderna della<strong>Basilicata</strong>, Palazzo Lanfranchi,MateraA ventitré anni, nel 1946, viene eletto Sindacodi Tricarico per il Partito Socialista di unitàproletaria. Ma lo scenario delle forze in campocambierà rapidamente dopo il referendum e,soprattutto, dopo l’avvio della contrapposizionein blocchi che segnerà l’inizio della guerra freddatra USA e URSS: la democrazia cristiana e ipartiti laici come repubblicani e liberali si alleano,allora, contro il “pericolo” delle sinistre socialistae comunista: coloro che avevano combattutoinsieme per la liberazione dal regime, che insiemeavevano scritto le regole della neonata repubblica,sono ormai divisi sulla visione della società chesi intende ricostruire, sui piani per lo sviluppoeconomico e sociale, sul ruolo del paese nellevicende internazionali. Vi è un conseguentespostamento al centro e a destra nelle elezionipolitiche del 18 aprile del 1948, dell’interopaese come della <strong>Basilicata</strong>; ma Scotellaro vieneeletto nuovamente sindaco, costituendo unaevidente anomalia in un Mezzogiorno tornato,in gran parte, sotto il controllo dei vecchi gruppidirigenti che, da fiancheggiatori del regime econ la benedizione delle gerarchie ecclesiastiche,erano passati a sostenitori del nuovo partitogoverno.In questo mutato scenario il giovaneRocco è il portavoce, in quanto poeta e in quantosindaco, delle rivendicazioni di un mondocontadino da anni in lotta per la terra. Il giovanepoeta, il sindaco contadino amico di Carlo Levi,conosciuto nel ’46, è un sorvegliato speciale, «unsovversivo», come emergerà dalle carte ritrovatenel Casellario Politico Centrale (un archiviodei sorvegliati di eredità liberale e potenziatodal Fascismo): prima ancora della sua elezionea sindaco nel 1946 vengono dettagliatamenterendicontate la sua vita quotidiana, le sueiniziative culturali, le sue azioni politiche. Ècon queste premesse che matura l’episodiodecisivo nella lotta politica (e nella vita) di RoccoScotellaro: il 16 settembre del 1948 riceve unverbale della P.S. con una denuncia anonimaper concussione, in merito alla distribuzione distoffa da parte dell’UNRRA mediante il comune;il sindaco viene accusato, senza alcuna prova, diaver ricevuto ventimila lire da alcuni assegnataridella merce. Il 28 settembre un secondo verbalegli contesta i reati di «associazione a delinquere,truffa, falsità in autorizzazione amministrativae malversazione continuata aggravata» ma le


82 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Rocco Scotellaro83accuse sono così poco credibili, per colui chedivide i suoi pasti e i suoi già scarsi proventi conchi sta peggio, che né il sindaco né i partiti chelo sostengono pensano di dover organizzareuna difesa, sbagliando. Il 9 febbraio del 1950,un giudice di Matera, con il procedimento n.21, ordina ai carabinieri di Tricarico di arrestareScotellaro e condurlo in carcere a Matera.Vi rimarrà quarantacinque giorni, senza alcunamotivazione, né cautelativa né preventiva, finoa quando la Corte d’Appello di Potenza (dopoforti sollecitazioni da parte di Carlo Levi, cheaveva portato all’attenzione nazionale il caso delgiovane sindaco socialista arrestato) emette unasentenza della sezione istruttoria che riconoscela falsità delle accuse e l’innocenza dell’imputatoe sottolinea le motivazioni politiche e nongiudiziarie del procedimento. Scotellaro lasciail carcere e si dimette da sindaco di Tricarico:«Carlo e i contadini sono i pochi che mi voglionoa Tricarico» scriverà alla sorella di Levi; vi è inlui, certamente, una disillusione nei confrontiScotellaro con Giorgia DeCousandier, Maria PadulaLeonardo Sinisgalli eGiuseppe Antonello Leonenel 1944Scotellaro e Levi a Melissanel 1952Mauro Masi, Ritratto di Scotellarodell’autorità ma non della politica, necessariaall’emancipazione di quel mondo contadinoche rimane la sua prima preoccupazione«un indissolubile rapporto attivo di fedeltà esolidarietà» lo definirà il grande professore emeridionalista Manlio Rossi Doria. Scotellarocompie, allora, una scelta che a qualcuno sembròuna resa ma che non lo era affatto: sulla scia,tipica, degli intellettuali meridionali comprende lanecessità della politica con altri mezzi. Nell’estatedel ‘50 abbandona, non senza malincuore, la suaterra per andare a Napoli, a studiare nella scuoladi Economia Agraria di Portici, diretta da ManlioRossi Doria. Quelli dal 1950 al 1953 sono annifondamentali per comprendere l’eredità politica eculturale di Scotellaro: dopo la pesante esperienzaCarlo Levi, Lucania ’61,m. 3,20 x 18,50, particolareche ritrare Rocco Scotellaro,Museo Nazionale d’Artemedievale e modernadella <strong>Basilicata</strong> - Matera,Palazzo LanfranchiLa monumentale opera,commissionata dal Comitatoper le Celebrazioni delCentenario dell’Unità d’Italiaper rappresentare la <strong>Basilicata</strong>alla Mostra delle Regioni, fudedicata da Levi a Scotellaro.Insieme ai contadini, nellaplatea sono ritratti ancheintellettuali e poeti comeUmberto Saba, MicheleParrella, Pietro Panarella,Carlo Muscetta, RoccoMazzarone e Levi stesso


84 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Rocco Scotellaro85Il centro storico diTricarico e la casa diRocco ScotellaroIn basso, alcuneedizioni dei libri diScotellaro a partireda Contadini delSud, con prefazionedi Manlio RossiDoria, del 1954del carcere e la delusione per l’impossibilità diincidere direttamente con l’amministrazionenelle necessarie e vitali trasformazioni del mondoagrario, il ventisettenne Rocco pensa che portareall’attenzione dell’opinione pubblica, nazionalee internazionale, le vicende di quel mondo, conle sue poesie, le sue inchieste, i suoi studi, siala strada giusta da percorrere. Da scienziatosociale, nell’Osservatorio di Politica Agraria diPortici, compie importanti ricerche sulla realtàmeridionale, insieme con studiosi italiani estranieri; partecipa alla redazione del pianoterritoriale della <strong>Basilicata</strong>, promosso dalloSvimez, con un rapporto su analfabetismo escuola, che verrà in seguito pubblicato sullarivista Nord e Sud; entra in contatto conl’editore Laterza per uno studio sui contadinidel sud: aveva in mente di svolgere una indaginediretta, con testimonianze autobiografiche,della vita della società contadina nelle regioni diPuglia, <strong>Basilicata</strong>, Calabria e Campania.Sempre in questo periodo lavora ad un romanzo(uscito postumo e incompiuto col titolo di Uvaputtanella) che ha, come sempre, il suo centronarrativo nelle vicende di quel mondo contadinodella <strong>Basilicata</strong> a cui Rocco sentiva di appartenere,da cui proveniva. Ma una sera di dicembre del1953, il giorno 15, a Portici, Scotellaro moriràper l’occlusione di una vena del cuore, a solitrent’anni. Un anno dopo, grazie all’impegnodi Levi e Rossi Doria, una raccolta di suepoesie, con il titolo di È fatto giorno, verràpubblicata dalla Mondadori di Milano evincerà il Premio Viareggio. Ci vorranno annie la dedizione di amici e studiosi (Levi, RossiDoria, Mazzarone, Fiore, Sacco, Compagna,Mancino, Vitelli…) perché la figura diScotellaro torni al centro di un dibattito sullarealtà politica e culturale del mezzogiorno neglianni della guerra e in quelli successivi, fino allarealizzazione del Centro di Documentazione cheoggi porta il suo nome.


86 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Rocco Scotellaro87Tricarico da non perdere:Il Centro di documentazione Rocco Scotellaro e la<strong>Basilicata</strong> del secondo dopoguerra è stato istituito dalComune di Tricarico e dalla Regione <strong>Basilicata</strong>, suproposta di Rocco Mazzarone (1912-2005), in occasionedel Cinquantenario della morte di Scotellaro.Il Centro ha una Biblioteca specialistica con operedi e su Scotellaro e sul meridionalismo ed è custodedel patrimonio fotografico del Comune di Tricarico,il cui nucleo fondante, ispirato alla Lucania del Cristosi è fermato a Eboli di Carlo Levi, è costituito dalleimmagini di Henri Cartier-Bresson, Arturo Zavattini,Mario Carbone, Mario Cresci, Antonio Pagnotta. IlCentro promuove attività di ricerca, convegni, mostre,pubblicazioni in collaborazione con Università e Istituticulturali italiani.Ha sede nell’ex Convento di S. Francesco in Tricarico(MT), Largo San Francesco, tel. 0835.526104info@centrodocumentazionescotellaro.orgwww.centrodocumentazionescotellaro.orgLa tradizione del carnevale èparticolarmente viva in <strong>Basilicata</strong>,soprattutto nell’area interna. Maè a Tricarico (nella FederazioneEuropea Città del Carnevale) che sitiene la festa più celebre. Questa sisvolge in due momenti principali:all’apertura, il 17 gennaio, con lascampanata delle maschere di Tori eVacche che procedono in corte dallachiesa extramoenia di S. AntonioAbate fino in paese; e quello inchiusura, con carri, maschere e ilrogo del fantoccio del Carnevale.Il rito è accompagnato da suoni emusiche di strumenti tradizionali:campanacci, zampogne, tamburelli,cupa cupa. Irresistibile il ritmoreinterpretato dai «Tarantolati« diAntonio Infantino.Altro carnevale molto suggestivoè quello di San Mauro Forte dovedecine di personaggi mascheratisfilano per le strade del paesescandendo il ritmo assordante dienormi campanacci. Particolarmentesuggestive le “Maschere cornute”di Aliano, come anche “Le quattrostagioni e i dodici mesi dell’anno” diCirigliano. E ancora: il Carnevale diStigliano, “L’Orso e il Carnevale” diTeana, “Il Carnevalone Tradizionale”e “Il Carnevale Contese” diMontescaglioso, ”Il Domino” diLavello, “Il Carnevale di Paglia” diViggianello e “Natura in Maschera.La grande favola ecologica” diSatriano di Lucania. Al di là deisignificati simbolici e rituali, vasottolineato che gli eventi delcarnevale in <strong>Basilicata</strong> costituisconoanche occasione di performancesonore e musicali che ripropongonoil vasto patrimonio della musicatradizionale lucana, oggetto distudio da parte dei maggiorietnografi ed etnomusicologi italiani(De Martino, Carpitella, Leydi,Sassu, Scaldaferri).Il Centro di Documentazione«R. Scotellaro e la <strong>Basilicata</strong> nelsecondo dopoguerra« nel Conventodi S. Francesco, uno dei pi antichidella <strong>Basilicata</strong>, fondato da TommasoSansevericon nel 1314, conte di Marsicoe Tricarico.Il Centro storico, il Palazzo Ducale,la torre saracena, la torre normanna el«Arco Re Ladislao.L«Episcopio, la Cattedrale di S. MariaAssunta, il Convento del Carmine equello di S. Antonio con le opere diPietro Antonio Ferro e Antonio Stabile.I caratteristici rioni «rabata« e«saracena«, gli orti e i giardini terrazzati,che testimoniano una presenza araba dilunga durata sul finire del I Millennio.e poi:di grande interesse il Parco Gallipolidi Gallipoli Cognato - PiccoleDolomiti Lucane, che presentaspettacoli di natura davvero unici,oltre ai caratteristici Pietrapertosa eCastelmezzano (fra i borghi pi bellid’Italia) uniti dall«avventuroso «Volodell«Angelo«.Affascinante il sito di CampomaggioreVecchio (dove destate si tiene lospettacolo «La cittˆ dell«Utopia« comeanche il percorso che attraversa ilbosco di querce di Cupolicchio, frasorgenti e radure in cui pascolanolibere le mucche di razza podolica.Amenitˆ:Gustosissimi gli insaccati fra cuiprimeggia il «Pezzente della montagnamaterana« (Presidio Slow Food),come anche le focacce tradizionali.Di primissima qualitˆ i piatti a basedi funghi porcini e i formaggie le carni podoliche.Contatti utili:Comune di Tricarico - viaDon Pancrazio Toscanotel. 0835.526111Pro Loco TricaricoLargo S. Croce, 23tel. 0835 724662www.lemaschereditricarico.itCastelmezzanoCampomaggiorevecchioIl «volodell’angelo«Parco Gallipoli CognatoPiccole Dolomiti LucaneLocalitˆ PalazzoAccettura (MT)tel: 0835 675015www.parcogallipolicognato.itwww.comune.pietrapertosa.pz.it - tel. 0971 983030www.comune.castelmezzano.pz.it - tel. 0971 986166www.volodellangelo.comwww.comune.campomaggiore.pz.it - tel. 0971 982261


88 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 9Carlo Levi(1902 - 1975)«La Lucania che è in ciascuno di noi…»(Lettera a Giulio Einaudi, 1963)I culti arborei sono ancora molto presenti in <strong>Basilicata</strong>, in particolare in due aree montane eboschive: quella di Gallipoli Cognato e Montepiano (Accettura, Gorgoglione, Oliveto Lucano,Castelmezzano, Pietrapertosa) nel cuore della regione, e quella del Parco del Pollino (Rotonda,Castelsaraceno, Episcopia, Terranova di Pollino, Viggianello). Si svolgono in un periodo cheva da aprile a settembre, con una maggiore presenza in giugno in coincidenza della festa diS. Antonio da Padova. Fra le manifestazioni più note è quella di Accettura, che si tiene inoccasione di S. Giuliano, il Santo patrono, domenica-martedì di Pentecoste(a cui si riferiscel’immagine in alto che documenta il trasporto del “maggio” dal bosco al paese).La rievocazione degli antichi riti di fertilità culmina con l’innalzamento del “maggio”, innestatocon la cima di agrifoglio, a simboleggiare il matrimonio degli alberi, e nella scalata al tronco.Ad Accettura si può visitare il Museo dei culti arborei (www.ilmaggiodiaccettura.it).foto <strong>APT</strong>Erano un’antica famiglia ebraica della buonaborghesia, i Levi di Torino, quando Carlo nacque,il 29 novembre del 1902, da Ercole Levi e AnnettaTreves, sorella del leader del partito socialistaClaudio. L’infanzia e l’adolescenza trascorrono,quindi, nell’agiatezza che gli permetterà, fin dasubito, di dedicarsi agli studi e alla pittura. Atredici anni dipinge il primo quadro: uno sguardosulla sua casa. Frequenta il Liceo Alfieri e poi siiscrive alla facoltà di Medicina dell’Universitàdi Torino, dove si laurea a pieni voti nel 1924.Aveva, intanto, conosciuto Piero Gobetti ed eraentrato a far parte del gruppo di «RivoluzioneLiberale». Diventa assistente del professor Michelipresso la Clinica Medica dell’università e compietre viaggi a Parigi, per corsi di perfezionamento,dove frequenta gli ambienti letterari e artistici,che rimangono la sua grande passione. Aveva giàesposto le sue opere in due occasioni: nel ’23 allaQuadriennale di Torino e nel ’24 alla Biennale diVenezia.Dopo i soggiorni parigini decide di dedicarsiesclusivamente alla pittura ed espone ancorauna volta alla Biennale, nel ’26. Dopo aver fattoil militare a Firenze e sul Moncenisio, nel 1928lascia la cattedra di medicina e un anno dopoespone nella collettiva «Sei pittori di Torino».Conosce Saba e Rosselli ed entra a far parte diCarlo Levi in un ritrattogiovanileAliano, Pinacoteca Carlo Levi


90 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Carlo Levi91«Giustizia e Libertà»: espone a Londra, BuenosAires, Parigi, Roma; conosce Guttuso, Soldati,Lussu, Salvemini, Nitti.Partecipa alla sua terza Biennale ma l’impegnoantifascista è sempre più concreto: scrive inmemoria di Gobetti e Treves sui “Quaderni” diGiustizia e Libertà e a Parigi, dove ha uno studioal n.6 di Ville Chauvelot, fa da tramite con ifuoriusciti del regime, tanto che il 13 marzo del1934 viene arrestato ad Alassio e trasportatonel carcere di Torino. Rilasciato un mese dopoin seguito ad un appello firmato da scrittori epittori (tra cui Chagall), viene nuovamentearrestato nel 1935, su disposizione dellaCommissione Provinciale di Roma chelo condanna ad un confino di tre annida scontarsi a Grassano, in provincia diMatera. Vi arriva il 3 di agosto ma dopopoco più di un mese, su disposizionedel Prefetto, viene trasferito ad Aliano.L’incontro con quella gente, quellarealtà, fino ad allora a lui sconosciute, losegnerà profondamente per tutta la vita,umanamente prima che artisticamente,come egli stesso ricorderà anni dopo:«Chi era dunque quell’io, che si aggirava,Grassano, l’autobus cheridiscende dalla via Appiaverso Matera, 1929[Ar. Luccioni]Riproduzione della schedasegnaletica di Carlo LeviAliano, Pinacoteca Carlo Leviguardando per la prima volta le cose che sonoaltrove, nascosto come un germoglio sotto lascorza dell’albero, tra quelle argille deserte, nellaimmobilità secolare del mondo contadino, sottol’occhio fisso della capra? […] un giovane ignotoe ancora da farsi, che il caso e il tempo avevanospinto laggiù […] perché scoprisse la storia fuoridalla storia, e il tempo fuori dal tempo, e il doloreprima delle cose, e se stesso […] un contemporaneodegli uomini nuovi, dei piccoli, degli oscuri con cuiebbe la ventura di formarsi e conoscersi ».Il 26 maggio del 1936 il Ministro degli Internidispone la liberazione dei confinati politici eLevi torna a Torino, dove espone alcune operedipinte durante il confino e riprende l’attivitàpolitica.Dopo alcune mostre a Genova, Milano, Roma,New York, nel 1939 fugge in Francia doverimane fino al 1941. Tornato in Italia incontraUgo La Malfa e aderisce al Partito d’Azione:conosce Montale, Delfini, Gadda, Cancogni epubblica sulla rivista Prospettive, un estrattoda “Paura della libertà”, scritto durante l’esiliofrancese, dopo l’assassinio dei fratelli Rosselli.Viene arrestato per la terza volta nell’apriledel ’43 e rilasciato quattro mesi dopo: quandoA sinistra: Grassano, CorsoUmberto con il PalazzoDucale negli anni del confinodi Levi[Ar. Luccioni]A destra: Aliano, viaRoma; la Balilla diCasalaro “l’americano” cheaccompagnò Levi in paesenell’ultimo tratto di strada dalponte sui calanchiAliano, Pinacoteca Carlo LeviIn Basso: Levi e “barone”sull’ingresso della casa diAlianoAliano, Pinacoteca Carlo Levi


92 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Carlo Levi93l’Italia entra in guerra è a Firenze, da clandestino,dove conosce Lina, figlia di Saba, che sarà la suacompagna di vita fino alla fine. Partecipa allalotta di liberazione e scrive “Cristo si è fermato adEboli” sulla sua esperienza di confinato, che verràpubblicato da Einaudi nel 1945 e tradotto in varielingue. Trasferitosi a Roma, nel 1946 pubblica“Paura della libertà”, sempre con Einaudi, eviene candidato per la Costituente, nella lista diAlleanza Repubblicana, nei collegi di Bari-Foggiae Potenza-Matera.Espone la sua prima personale a New York e poialla sua quarta Biennale: conosce Amendola,Quasimodo, Gatto e pubblica il suo terzo libro,“L’orologio”, nel 1950. Torna in <strong>Basilicata</strong> piùvolte, accompagnato da Scotellaro, con cui viaggiaanche in Sicilia, Calabria, Sardegna per delleinchieste sul mondo contadino. Nella sua quintaBiennale, nel 1954, espone cinquanta opere enei due anni successivi pubblica “Le parole sonopietre” e “Il futuro ha un cuore antico” con cuivince il premio Viareggio. Continua a dipingeree a scrivere ininterrottamente : escono “Ladoppia notte dei tigli” e “Un volto che cisomiglia” e, nel 1961, dipinge per il padiglionedella Lucania nel centenario dell’unità, ilgrande pannello ad olio noto come Lucania’61. Nel 1963 viene eletto Senatore dellaRepubblica nel collegio di Civitavecchia, comeindipendente nelle liste del P.C.I. e pubblica“Tutto il miele è finito”. Espone ancora aRoma, Torino, Firenze, Cosenza, Matera, conuna personale di 71 opere al Circolo Rinascita,nel 1967. Viene rieletto Senatore nel 1968, nelcollegio di Velletri.Nel 1973 è colpito da un distacco della retina esubisce due interventi chirurgici, ma continuaa scrivere, dipingere, viaggiare: nel marzo del1974 viene incaricato di dipingere una partedi un trittico per il ricordo dell’eccidio delleFosse Ardeatine (con Cagli e Guttuso) e asettembre espone con una grande antologica(200 opere) nel palazzo Tè, a Mantova. Adicembre torna per l’ultima volta in <strong>Basilicata</strong>(cosa che aveva fatto per anni), per presentaresette litografie ispirate alle vicendedel “Cristo si è fermato ad Eboli”.Il 23, dopo un malore, vienericoverato al Policlinico A.Gemelli diRoma, dove entra in coma. Muore il4 gennaio del 1975 e, per sua stessavolontà, viene sepolto ad Aliano.Escono postumi “Quaderno acancelli” e “Il coraggio dei miti”.Nella pagina precedente:in alto, Aliano, Levi dipinge nel giardinocircondato da bambini e ragazziAliano, Pinacoteca Carlo Leviin basso, Aliano, Palazzo De Franchi,Pinacoteca Carlo LeviTorino, Levi e Guttuso davanti altelero Lucania ’61In basso: Carlo Levi, Autoritrattocon figure del ricordo, 1954Aliano, Pinacoteca Carlo Levi


94 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Carlo Levi95A sinistra:paesaggio di Aliano, 2012In basso:Carlo Levi, Paesaggio di Aliano, 1935Francesco Rosi è il regista del film Cristosi è fermato a Eboli, tratto dal racconto diLevi e presentato nel 1979.Le scene del lungometraggio,protagonisti principali Gian MariaVolonté, Lea Massari, Alain Cuny e IrenePapas, sono state girate principalmentefra Craco e Guardia Perticara, paesi cheancor oggi conservano intatto il fascinoche conquistò l’attenzione del registanapoletano, che li definì set perfetti diuna «geografia ideale».Craco, paese abbandonato nei primi anniSettanta, è stato scelto per molti altriimportanti set cinematografici, come Ilsole anche di notte dei fratelli Taviani eNinfa plebea di Lina Wertmüller.A destra: panorama di Craco visto dall’alto(foto <strong>APT</strong>); in basso a sinistra, alcune scenedel film di Rosi girate fra Craco e GuardiaPerticara, paese inserito a ragione fra i borghipiù belli d’Italia. In basso a destra: 3 scatti diDomenico Notarangelo sul set del film: inprimo piano, Francesco Rosi e Gian MariaVolontè.In alto: Aliano, la fossa del bersagliere, 2012A destra:Carlo Levi, Aliano sul burrone, 1935Carlo Levi, La fossa del bersagliere, 1936


96 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Carlo Levi97Con Levi da non perdere:I percorsi del Parco letterario “Carlo Levi”si sviluppano fra Aliano e Grassano. Lacasa dello scrittore e il Museo Storico con laPinacoteca (che presenta documenti, disegnie 22 opere originali di Levo oltre a numeroseimmagini fotografiche del periodo del confino) sonoad Aliano. Mentre gli allestimenti tematici di PalazzoMateri e Locanda Prisco sono a Grassano. Il parco offrela possibilità di effettuare percorsi articolati di visita neiluoghi più significativi del “Cristo si è fermato a Eboli”.www.aliano.it | tel. 0835 568529Associazione culturale Crassanum, tel. 0835 527165MUSEO INTERNAZIONALEDELLA GRAFICABiblioteca Comunale“Alessandro Appella”Palazzo dell’Antico Municipio,Piazza Guglielmo Marconi3, 85030 CastronuovoSant’Andrea (PZ)Il MIG (Museo Internazionaledella Grafica) di CastronuovoSant’Andrea presenta unacollezione straordinaria diopere grafiche (circa 350)dei più importanti artisticontemporanei, italiani estranieri, necessari per copriretutte le correnti e i gruppiche hanno attraversato il XXsecolo (cubismo, surrealismo,astrattismo, Cobra, Forma,UNO, ecc. ), senza dimenticarei migliori artisti lucani (Masi,Guerricchio, Masini, PasqualeSantoro, Cerone, Tarasco, ecc).necessari per mettere in lucel’identità del territorio.Tel. e fax 0973. 835014 –3474017613mig.biblioteca@castronuovosantandrea.itwww.mig-biblioteca.itAd Aliano: Casa di Levi e Pinacoteca aPalazzo De FranchiCentro storico: le «case con gli occhi«, letaverne e la Chiesa di San Luigi Gonzagaricca di opere d«arte fra le quali spicca laMadonna del Suffragio e donatore di CarloSellitto (1581-1614)Il monumento funebre di Levi al cimiteroA Grassano: percorso leviano nel centrostorico (Corso Umberto, i «duecentopassi«, Palazzo Materi, Taverna Penta...).Qui merita una visita il monumentalepresepe di Francesco Artesee poi:il Sentiero escursionistico «Parco deicalanchi«Molti i borghi vicini ad Aliano da visitare:Gallicchio, Missanello, CastronuovoSant«Andrea, Roccanova, Armento eGuardia Perticara, paesi di origini moltoantiche che hanno restituito alcuni frai reperti archeologici pi importanti della<strong>Basilicata</strong> in etˆ arcaica.Particolarmente suggestivi i percorsi franatura, storia e spiritualitˆ che partono daArmento e raggiungono il sito archeologicodi Serra Lustrante (IV-III sec. a.C.)sulla Valle del Sauro, luogo di culti legatiad Eracle, «eroe divino«.Nell«andare verso «Tempa r« Cell«, lungoil sentiero che attraversa il Santuariodi Madonna della Stella, querce secolariregalano atmosfere uniche.Da non perdere Il Museo Internazionaledella Grafica (MIG) di Castronuovo S.AndreaAmenitˆ:Molto suggestivo il Carnevale di Alianocon le sue maschere cornute.Corposo il «Grottino di Roccanova«,vino rosso (DOC) che accompagnabene i tradizionali primi piatti di pastafresca, con sughi di carne o funghi.Contatti utili:Comune di AlianoPiazza Garibaldi, 16tel. 0835 56803Comune di GrassanoCorso Umberto Itel. 0835 527678Pro Loco AlianoVia Stella, 65tel. 0835 668074Pro Loco GrassanoCorso Umberto I, 170tel. 0835 527699Museo storico ePinacoteca «CarloLevi», vico SecondoUmberto I, 13 - Alianotel. 0835 568529,cell. 329 9636664MissanellogoleSerraLustranteMadonna (XIIIsec.), Cappelladi S. Lucia alCasale, ArmentoPro Loco ArmentoVia Vittorio Emanuele 11,tel. 0971 751391Cell. 349 3641376www.prolocoarmento.itPro Loco Guardia PerticaraVia Principe Umbertotel. 0971.964030www.guardiaperticara.net


98 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 10Albino Pierro(1916 - 1995)«S’i campène di Paskesu’ paróue di Cristeca hè fatte nghiùre ‘a morte,mó sta parlèta frisca di paìsejèttete u bbànne e dìcete:Vinése a què,v’àgghie grapute i porte.»Guardia Perticara (foto <strong>APT</strong>)«Venite qui, vi ho aperto le porte» scriveva ilprofessor Albino Pierro a quarantaquattro anni.Le porte aperte erano quelle sul paese di Tursi esulla sua gente, sulla sua lingua: un antico borgoattraversato nei secoli da goti, saraceni, bizantinie prima ancora chi sa chi altri, che qui vi avevanoedificato un avamposto, una Torre, una Torcia,un argine al fiume (dal greco τυρσις); ma furonogli arabi, nel IX sec. d.C., ad occupare stabilmenteil luogo e a costruire la Rabatana (rabhâdi, ilborgo, in arabo). Vi era nato ai piedi di quelquartiere “don Albino”, come lo chiamerannoper sempre i suoi concittadini, in un palazzottosignorile che affacciava sui vicoli e sulla piazzadel paese e sui calanchi di creta della collina. Erail terzo figlio di Margherita Ottomano e SalvatorePierro, famiglia di benestanti proprietari terrierie professionisti: quando la madre morì, a pochimesi dalla sua nascita, e il padre si risposò, ilfanciullo venne affidato alle cure delle due zieAssunta e Giuditta, più volte ricordate nelle sueliriche. L’irrequietudine del poeta ha originein quei giorni: privato della madre, vittima diuna patologia agli occhi, rimane intere giornate(La terra del ricordo, 1960)


100 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Albino Pierro101in camera a studiare il mandolino che, comeegli stesso ricorderà, per primo lo avvicinerà alsenso della musicalità di cui l’arte della paroladeve disporre. Scongiurato il rischio della cecità,grazie a cure specialististiche, scopre la bibliotecapaterna e quella degli zii, i Capitolo, dove leggei classici russi, francesi, la poesia elisabettiana,Shakespeare e gli scrittori inglesi; ma soprattutto,non più impedito dalla malattia, gira tra le stradee la gente del paese, dove gli piace ascoltare iracconti dei contadini ed apprendere “quell’altralingua”, diversa da quella dei “signori”, ma cosìchiara, evocativa. Trascorsa l’adolescenza parteper Taranto per proseguire gli studi, più volteinterrotti e più volte ripresi, in un girovagare traSalerno, Sulmona, Udine, Novara (a incontrarei cugini), tra le montagne del Tarvisio(dove impara il tedesco in un’affinità“montanara” con gli abitanti delluogo), a leggere ogni cosa e a studiareil pianoforte, fino a quando nel 1939,raggiunge il fratello a Roma, doveconclude gli studi laureandosi inPedagogia e poi fino al Magistero perl’insegnamento della Storia e dellaTursi,RabatanaAlbino Pierro in unaimmagine tratta daldocumentario di MariaLuisa Forenza Albino Pierro.e la Terra del Ricordo,prodotto da Alessandro DeMarinis per Artevideo nel1994; della stessa autricesi segnala Albino Pierro.Inchiesta su un poeta (2008)con musiche originali diArturo Annecchino e lafotografia di AlessandroPesci.Filosofia nei licei. In un’Italia attraversata dallaguerra sposa Elvira Durante (dal matrimonionascerà una figlia, Maria Rita) e cominciascrivere in versi e in prosa, collaborando alleriviste «Rassegna Nazionale» e «Il Balilla». Legge,scrive, insegna, pubblica diverse raccolte, poinel 1959 accade qualcosa: «Era il 23 settembre,ogni anno tornavo a Tursi, ma quella volta fuicostretto a rientrare anticipatamente a Roma.E ne patii. Nacque così, di getto, la prima poesiain tursitano: Prima di parte, Prima di partire.»racconterà a Pino Aprile, in una rara e preziosaintervista rilasciata nel 1988. Pochi mesi dopouscirà il primo libro di poesie in dialetto: ‘A terrad’u ricorde, per i tipi della casa editrice NuovoBelli, a Roma. Furono i grandi professori e criticiletterari Manacorda, Folena, Contini ad intuirecome il passaggio a quell’antico dialetto (poiscopertosi una delle ultimelingue romanze, o neolatine,come avevano già intuito ifilologi Rohlfs e Lausberg)avesse liberato in Pierrouna forza poetica primainespressa: le sue liricheTursi, Centrostorico e chiesadi San FilippoNeri con annessooratorio


102 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Albino Pierro103Normale Superiore di Pisa organizza una giornatadi incontro e letture con il poeta. Fu l’ultimauscita pubblica di Albino Pierro, che morirà aRoma, il 23 marzo del 1995.Il suo ultimo libro si chiudeva con una sezioneintitolata “A lu paise”, pensando al luogo dov’eranato e dov’era tornato sempre, negli anni, mamai a viverci, perché diceva che la “sua” Tursiapparteneva a un tempo, oramai, mitico:Albino Pierro e GianfrancoFolenavengono tradotte in inglese, francese, arabo,olandese, persiano, spagnolo, svedese ed altrelingue ancora e le grandi case editrici italianepubblicano i suoi testi in tursitano. Nel 1975vince il Premio Carducci. Poco tempo dopo ilDipartimento di Lingue e Letterature romanzedella Scuola Nazionale gli dedica uno studio sulleConcordanze (l’analisi filologica delle parole usatedal poeta) come solo il Porta e il Belli avevanoavuto. Per più di un decennio, dagli anni ottanta,è candidato al Premio Nobel per la Letteratura,arrivando tre volte secondo.Nel 1985, viene invitato dall’Università diStoccolma a leggere in pubblico le sue poesie (inuna lezione registrata, in svedese e tursitano, eancora oggi a disposizione degli studiosi).Sette anni più tardi riceve la laurea honoris causain Lingue e Letterature straniere dalla facoltà diLettere e Filosofia dell’Università della <strong>Basilicata</strong>.Nel 1992 pubblica la sua ultima raccolta: Nunc’è pizze di munne. Nel 1993, a 77 anni, la ScuolaTursi, paesaggio dallaRabatanaTursi, vicoli del Rione SanMichele nei pressi della casadi Pierro«Com’agghi’ ‘a fè, Maronna méie,com’agghi’ ‘a fè?L’agghie lassète u paìseca mi davìte u rispire d’u céhe,e mó, nda sta citète,mi sbàttene nd’u musse schitt’ i mure,m’abbrucuuìne i cose e tanta grirecom’ a na virminère […]»[Come debbo fare, Madonna mia, /come debbofare? Ho lasciato il paese/ che mi dava il respirodel cielo, / ed ora, in questa città, /mi sbattonosul muso solo i muri, / m’infestano le cose e tantegrida, / come un vermicaio.](Lo porto scritto in faccia, Metaponto, 1963)A sinistra: vista dalla terrazzadella casa di Pierro; inevidenza le statue del Palazzodel Barone (giustizia, pacee carità)A destra: il Palazzo delBarone Brancalasso, inpiazza Plebiscito, che unaleggenda popolare narra siastato costruito da demoniin una sola notte, spiritidegli inferi che al mattinosi materializzarono nelle trestatue


104 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autoreIsabella Morra105La casa natale diAlbino Pierro,ospita parte delfondo del poetadi Tursi: libri,fotografie, documenti. Nelcorso dell’anno vi si svolgonomolte delle attività culturali(convegni, presentazioni,mostre) inserite nel contestopiù ampio delle iniziative delParco Letterario A. Pierro.Info: Centro Studi A. Pierroonlus tel. 0835 500000cell. 333 6401629Il Santuario Santa Maria di Anglona, dal 1931monumento nazionale, è il luogo di culto simbolo dellaDiocesi di Tursi-Lagonegro. Elevata a Pontificia BasilicaMinore da Giovanni Paolo II nel 1999, la Cattedrale diAnglona si fa risalire ai secc. XI e XII. Situata su un colleche domina le valli dei fiumi Agri e Sinni, gli antichiSiris e Akiris, la Cattedrale è quanto resta dell’anticacittà di Anglona a sua volta eretta sui resti di un abitatopresente sin dall’Età del Bronzo, probabilmente la celebrePandosìa, città menzionata nelle Tavole di Eraclea e dicui parla Plutarco, la cui sorte in età magnogreca si legaa quella di Siris.foto <strong>APT</strong>Il Convento di Santa Maria diOrsoleo, edificato nel XV sec.sulle incontaminate colline diSant’Arcangelo, custodisconoopere d’arte di grande pregio,come la statua lignea dellaMadonna col bambino (fine sec.XII), gli affreschi del Chiostrodi Giovanni Todisco (1545) equelli della cupola di GirolamoTodisco, il coro ligneo (1614) eil prezioso pavimento maiolicatodella Chiesa. Il monumentoospita un Museo multimediale,viaggio immersivo nellaspiritualità dal Medioevo adoggi.FrancescoLomonaco,scrittore epatriota natoa MontalbanoJonico nel1772, è uno dei protagonistidella Repubblica Partenopea del1799. Laureato in medicina ein giurisprudenza, sfuggito allareazione borbonica, dopo unbreve esilio in Francia si trasferìa Milano. Divulgatore dellostoricismo di Giambattista Vicoentrò in contatto con Foscoloe Manzoni. Ha scritto opereimportanti, come Analisi dellasensibilità, Vite degli eccellentiitaliani e, in ultimo, Discorsiletterari e filosofici. un contributoalla costruzione della nazione,ancora di là da venire, che glicostò le aspre critiche del governonapoleonico. Morì suicida a Pavianel 1809. Il suo busto è al Pincio, aRoma, fra i Padri della Patria.Con Pierro da non perdere:Il Centro Studi «Albino Pierro« nella casanatale del poeta, sede del Parco Letterario.Il centro storico e la «Rabatana«, conla Chiesa di S. Maria Maggiore dovesi trovano il prezioso Trittico con laVergine e le storie di S. Giovanni Battistae la Maddalena (XIV sec.), il Presepe inpietra di Altobello Persio (XVI sec.) e gliaffreschi della Cripta (ambito Simone daFirenze, XVI sec.).La Cattedrale e le altre chiese del paese.L«Episcopio dove cusodito il pregevoleTrittico, dipinto su tavola, del Maestrodelle tempere francescane (XIV sec.)e poi:il Santuario di S. Maria di Anglona;il complesso monumentale di Santa Mariadi Orsoleo;le masserie fortificate nelle campagne frala Valle dell«Agri e Tursi;interessante il centro storico diMontalbano Jonico, il paese che ha dato inatali a Francesco Lomonaco, scrittore epatriota (1772/1809);di grande interesse i Musei ArcheologiciNazionali di Policoro e di Metaponto,con le rispettive aree archeologiche:un«affascinante immersione nella storia dellepopolazioni enotrie e di quelle delle coloniemagnogreche (imperdibili le «Tavole Palatine«);merita un«escursione l«Oasi WWFPolicoro Herakleia - riserva regionale;interessante il centro storico di Bernalda(il paese d«origine del regista Francis FordCoppola), con il castello aragonese e itanti palazzi gentilizi.Appuntamenti:A Bernalda molto suggestiva e sentita laFesta di San Bernardino (20 maggio e 31agosto) con la processione di cavalieri efiguranti in costume.Fra le feste religiose intensa quelladel Venerd’ Santo a Sant«Arcangelo incui sono le donne a trasportare inprocessione la statuadell«Addolorata.Contatti utili:Comune di TursiVia del Municipiotel. 0835 531111Pro-loco di TursiVia Santi Quarantatel. 0835 500000MasseriafortificataBernaldaMuseoArcheolog.NazionaledellaSiritide,PolicoroMuseo ArcheologicoNazionale della Siritidedi PolicoroVia Colombo 8tel. 0835 972154Museo ArcheologicoNazionale di MetapontoVia Aristea, 21tel. 0835 745327Pro Loco BernaldaCorso Italia, 42Bernalda (MT)tel. 0835 548516Pro Loco HerakleiaP.zza Eraclea, Policorotel. 0835 980998Pro Loco Sant«ArcangeloVia Sinisgalli, 6tel. 0973 619150


106 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 11Isabella Morra(1520 ca. - 1546)«E donna son, contra le donne dico:che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,ogni ben nato core hai per nemico.E spesso grido col mio rozzo inchiostroche chi vuol esser tuo più caro amico,sia degli uomini orrendo e raro mostro.»Metaponto, Tavole Palatine (foto Ottavio Chiaradia)Quando Benedetto Croce giunse a Valsinni(l’antica Favale), nel 1928, per visitare i luoghidi quella poetessa che, lui per primo, avevariscoperto come una delle voci più originali esconosciute della poetica italiana del XVI sec.,dovette comprendere da subito come quelborgo era stato sì l’origine del suo dolore («…ed ho in odio il denigrato sito come sola cagiondel mio tormento») ma, allo stesso tempo,probabilmente la scintilla decisiva della sua forzalirica. Di origine normanna, presumibilmenteedificato su precedenti fortificazioni (romaneo longobarde), il borgo di Favale ed il suocastello vennero costruiti intorno all’anno millee affidati ai campani baroni Morra, come feudodel regno di Napoli, nei primissimi anni del1500: «[…]si vede dai suoi spaldi svolgersi a vallein lungo nastro il Sinni, che ha qui il suo corsopiù stretto, e qui si gonfia torbido e impetuoso,e il suo mormorio accompagna l’unica vista deimonti tra i quali è rinserrato, tutti nereggiantidi elci e di querce. Quella vista aveva davantiagli occhi immutabile, quel mormorio udivaincessante la giovane Isabella.» Terza degli ottofigli del barone Giovanni Michele Morra e di(Rime, 1542)Valsinni vista da occidenteall’epoca della visita di CroceCopertina del volume diBenedetto Croce, Isabella diMorra e Diego Sandoval DeCastro, edito da Laterza nel 1929


108 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Isabella Morra109Luisa Brancaccio, venne avviata allo studio dellaletteratura dal padre, grande amante della poesiae poeta dilettante, insieme al fratello maggioreScipione, con cui aveva un legame molto forte.L’infanzia trascorre tranquilla tra le stanze delcastello, le letture e gli studi nella bibliotecadel padre, i boschi, il fiume; fino a quando nonavverranno due fatti che risulteranno esseredecisivi per il carattere e per il destino dellagiovane Isabella: il primo sarà la partenza perNapoli, dove avrebbe dovuto proseguire glistudi, del fratello Scipione, a cui la bibliotecapaterna e il precettore di casa non potevano piùbastare; il secondo, un anno dopo, la fuga delpadre in Francia (che porterà con se proprio ilsecondogenito Scipione) per aver appoggiato ilfallito tentativo francese di riprendersi Napolie il regno contro Carlo d’Asburgo. A Favalerestarono la madre, i cinque fratelli maschi(Marcantonio, Decio, Cesare, Fabio e Camillo) ela sorella Porzia, che avevano dovuto riscattare ipossedimenti con il pagamento di un’ammenda,dopo il sequestro da parte degli spagnoli. Cinqueanni dopo, nel 1533, il padre venne assoltodall’accusa di tradimento ma, invece di tornare,La scala e la porta di accesso al catello dei Morra e il giardino internoValsinni, il castello dei MorraFrontespizio del libro diLudovico Dolce del 1552,Rime di diversi illustrisignori napoletani e d’altrinobilissimi ingegni, con versidi Isabella Morradecise di fermarsi per sempre alla corte diFrancesco I (fino al 1549, anno della sua morte).Questo senso di abbandono e solitudine sarà ilcentro della poetica e della breve vita di Isabella,imprigionata in una realtà a cui sentiva di nonappartenere per una superiorità d’animo, piùche altro, mentre sognava le corti di Franciainvocando il ritorno del padre.Fu, certamente, questa sensibilità superiore afarla entrare in contatto con Antonia Caracciolo,moglie di Don Diego Sandoval de Castro,discendente di un’antica famiglia, poeta ecavaliere delle truppe dell’imperatore Carlo,reggitore della rocca di Cosenza, che viveva nelvicino castello di Bollita (l’odierna Nova Siri).Fu lei a parlare al marito di questa ragazza coltae di straordinario acume, ormai ventenne, chescriveva versi, come lui. Non ci volle moltoperché le affinità tra i due si trasformassero in unaconoscenza e, forse, qualcosa di più: certamentevi fu un carteggio (a firma, però, AntoniaCaracciolo) e anche degli incontri in pubblico;forse vi fu un corteggiamento dello spagnolo,al quale la ragazza non rimase indifferente, maniente (nemmeno nelle liriche) che potesse farintendere altro. Ma i fratelli Cesare, Fabio eDecio, nel 1545, ammazzarono senza pietà, apugnalate (secondo alcuni a calci e pugni), lasorella venticinquenne e il maestro di letteredi famiglia, secondo loro colpevole di mediaretra Isabella e Diego. Poco dopo uccisero anchelo spagnolo, in un’imboscata, e fuggirono inFrancia, dove Decio divenne abate e Cesare sposòuna nobildonna francese, mentre di Fabio nonsi seppe più nulla. Fu la moglie di Sandoval adenunciare il barone di Favale e i suoi fratelli perl’omicidio: il governatore della provincia, AlonsoBasurdo, su ordine del viceré Pietro di ToledoNova Siri, il castelloFrontespizio del libro diLudovico Dolce del 1556,Rime di diversi illustrisignori napoletani e d’altri,con versi di Isabella MorraValsinni, discesa dal castello


110 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Isabella Morra111fece di tutto per trovare i colpevoli, ma i fratelli rimasti (Marcantonioe Camillo) risultarono estranei ai fatti, così come Scipione, che moriràavvelenato alla corte dei Medici. Durante la perquisizione del castellovennero rinvenuti in un baule gli scritti di Isabella: sei anni più tardi, nel1552, per la prima volta saranno pubblicate, a Napoli, alcune sue liriche.Il Parco Letterario di Isabella Morra organizzadurante tutto l’anno attività culturali eturistiche: visite ai luoghi toccati dalla storiadella poetessa, al borgo e al castello, dove èallestita in forma permanente una mostradocumentaria sul viaggio di Benedetto Croce a Valsinninel 1928; mostre, convegni e altre iniziative programmatenel cartellone de “L’estate di Isabella”.Previsto su prenotazione un itinerario narrato conmenestrelli e cantastorie.Il Centro visite del Parco mette a disposizione dei turistitutti i materiali documentari utili.Per informazioni dettagliate e prenotazioni:Pro Loco Valsinni, tel. 0835 817051e-mail parcomorra@tiscali.it | www.parcomorra.itInsieme al Castello deiMorra a Valsinni e quello diSandoval De Castro a Bollita(oggi Nova Siri), sono tantii palazzi e i manieri chetestimoniano la storia feudaledi questa parte della <strong>Basilicata</strong>che affaccia sullo Jonio.Fra questi: il Castello diSan Basilio (foto in alto),nelle campagne di Pisticci,che ricorda l’immigrazionebasiliana del VII sec. d.C.; ilpalazzo baronale di ScanzanoJonico (detto il Palazzaccio),fatto erigere da Don Pedro deToledo agli inizi del XVI sec.;il castello di Policoro (fotoin basso), sorto sul sito diun casale già censito nel XIIIsec., donato dai Sanseverinoai Gesuiti, poi acquistatodalla principessa di Gerace e,infine, dai Berlingieri che lodetennero fino all’esproprioda parte della RiformaFondiaria negli anni ’50.Con Isabella da non perdere:Il Castello dei Morra e il borgoEscursione sul Monte Coppolo, il confinenord del Parco Nazionale del Pollinoe poi:Nova Siri: il castello e il borgoi centri storici dei paesi che guardano loJonio come Pisticci (col suo famoso rionedelle «casedde«) e Rotondella; merita unsalto oltreconfine la vicina Rocca Imperialecon l«imponente castello federiciano;il Castello di S. Basilio, in agro diPisticci (con la collezione d«artecontemporanea Berlingieri);all«interno, lungo la valle del Sinni,s«incontra un paesaggio ambientaledi rara bellezza, quello segnato dallaDiga di Monte Cotugno. Nel centrostorico di Senise, il paese vicino,patria del poeta Nicola Sole (1821-1859),da non perdere la Chiesa di S. Francescoche custodisce un prezioso coro ligneointarsiato (XVI sec.) e il Polittico diSimone da Firenze del 1523.Risalendo il corso del Sinni si arrivaa Latronico, gradevole centro termale(interessante il Museo del Termalismo).Il Parco Nazionale del Pollino gode dipaesaggi naturali mozzafiato, sprattuttorisalendo i pendii, contrassegnati dai piniloricati, che portano alle Serre, come quelladi Crispo da cui lo sguardo raggiunge il marefino alla Piana di Sibari;belli i paesi del Parco dalle tradizionipopolari ancora vivissime come quellearb‘resh‘ di San Paolo e San CostantinoAlbaneseAmenitˆ:I peperoni di Senise (IGP) sono una veraspecialitˆ, cos’ come le melanzane rosse ei fagioli bianchi di Rotonda, entrambi DOP.Ottimi i formaggi caprini e pecorini delPollino stagionati in grottaCuriositˆ:Una visita alla vicina Colobraro persfidare la «maledizione di don Virgilio«Contatti utili:Pro Loco ValsinniVia Carmine, 20tel. 0835 817051Diga MonteCotugnoPala Simoneda FirenzeMuseo della Culturaarb‘resh‘ di San PaoloAlbanesePro Loco Nova SiriViale Siris, 22tel. 0835 877602Pro Loco HerakleiaP.zza Eraclea,Policorotel. 0835 980998Pro Loco SenisePiazza Municipio 1tel. 0973 584041Pro Loco Latronicovia Provinciale, 177tel. 0973/851423www.termelucane.itParco Nazionale delPollino - RotondaS. Maria dellaConsolazionetel. 0973 669355


112 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 12Michele Tedesco(1834 - 1917)Spiaggia del metapontino (foto Apt)«Or che nella vita e nell’arte Michele Tedescoha percorso tutta quanta la bella via che dagiovinetto volle e seppe affrontare…». CosìSalvatore Di Giacomo dà inizio al racconto dellavita e dell’opera del pittore lucano.Siamo a Napoli, nei mesi che di poco precedonol’inizio della prima guerra mondiale. Tedescoha compiuto ottant’anni e con la moglie, GiuliaHoffmann, decide di raccogliere in un volume lastoria della loro lunga vita d’artisti, un catalogo/monografia a cura di Salvatore Di Giacomo, chesarà edito da Alfieri e Lacroix.Quella di Michele Tedesco, nato a Moliterno il 24agosto del 1834, è una vita intensa che s’intrecciacon vicende umane e fatti storici rilevantissimi, apartire dai moti risorgimentali.Dopo l’abbandono del padre, così lo raccontaDi Giacomo riportando il contenuto delle«poche paginette» che Tedesco gli consegna, «ilbambino fu accompagnato in tenerissima etàal vicino villaggio di Spinoso, e lì, dalla madre,affidato a un fratello di costei. Così tutta la suainfanzia, tutta l’adolescenza sua, sognatricie osservatrici, si riempirono di quel verde edi que’ disegni campestri, di quel colore e diquelle voci della natura che s’accordavano,pur nelle loro frequenti mutevolezze, con icolori, e con le linee, e co’ fuggevoli aspettidel Raparo – e con le specchianti luci o con leombre misteriose di que’ fiumicelli. Visionie sensazioni che nella memoria degli occhi edell’anima persistettero…».[...] Quando noialtrisognammo di diventaredei buoni italiani [...] nonci ricordavamo punto diessere nati più in quà o piùin là dei nostri Appennini.Michele Tedesco, 1912Michele Tedesco,Autoritratto, 1860,collezione privata


114 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Tedesco115Nel 1842 Michele Tedesco è già a Napoli dovearriva con il cugino Giacomo Racioppi, affidato allecure dell’illuminato e venerato zio, l’Abate AntonioRacioppi, che sarà per tutta la vita il maître à penserdi entrambi. Pedagogista di idee liberali, traduttoredal francese, scrittore prolifico, l’Abate coltiva lasua rete di relazioni con intellettuali e cospiratorinapoletani. All’indomani dei moti del ’48,arrestato per reati politici, Michele sarà liberato perinsufficienza di prove mentre Giacomo verrà primatradotto in carcere a S. Maria Apparente e poicostretto al domicilio coatto nella casa di Moliterno,da cui sarà liberato solo nel 1860.Michele riprende presto l’attività artisticafrequentando il Real Istituto di Belle Arti di Napolicon il sostegno della Provincia di <strong>Basilicata</strong>. Sonoanni di cospirazione politica e intellettuale incui ha rapporti con Cefaly, Morelli, Palizzi e glialtri pittori del Vicolo San Mattia, vera fucinadi rinnovamento artistico e culturale, nelcuore dei quartieri spagnoli. Ed è egli stesso adescrivere l’atmosfera di quei momenti in unalettera inviata ad Alfonso Frangipane nel 1912:«[…] in circostanze politiche come quelle cheattraversammo dal ’50 al ’60 produsse ed ebbel’intenzione di produrre la immagine dellapatria con allusioni più o meno coraggiose,più o meno visibili e corrispondenti alleaspirazioni che si elevavano dalle pareti delvicolo S. Mattia […]».Taccuini, Valle dell’Agrivista da Saponara versoMarsico – a Viggiano,1867-68Domenico Aiello Casa Museo,MoliternoMichele Tedesco, La scuoladel villaggio, 1875opera in cui ritrae l’AbateAntonio Racioppi nellasua funzione di educatoreche iniziò con la “scuolaromantica” di Spinoso eproseguì a NapoliCatalogo Alfieri e LacroixAllievo di Raffaele Smargiassi Tedesco si formaall’Accademia napoletana e frequenta i circoli degliartisti della città, tenendo sempre vivi i rapporticon la <strong>Basilicata</strong>, come testimoniano i taccuini incui ha lasciato traccia dettagliata dei suoi viaggiin Italia e in Europa, quei viaggi che segnaronoprofondamente la sua vita d’artista.In punta di matita traccia le linee della Valledell’Agri e dei monti che ne delimitano l’orizzonteda Spinoso; ritrae il Vulture e i rilievi circostanti, lavalle dell’Ofanto, i castelli di Melfi e Lagopesole,Potenza e le campagne di Avigliano; e poigiù, verso sud, Lauria e il Pollino. Paesaggi,volti, luoghi, particolari architettonici, florae fauna, tutto lo affascina. Pittore che amaritrarre dal vero, con pennellate a “massa dicolore”. Quando approda a Firenze nel ’60,arruolatosi nella Guardia Nazionale, legasubito con i “macchiaioli”, tant’è che nel ’61è a Castiglioncello con Abbati, Signorinie Diego Martelli, il mentore degli artistidel Caffè Michelangelo, un viaggio cheMichele immortala nel celebre dipintoA Volterra, la tela che segna l’inizio diquella fase della sua produzione di chiaraimpronta macchiaiola.Taccuini, Melfi, Il Vulture,LauriaDomenico Aiello Casa Museo,MoliternoGiulia Hoffmann Tedesco -Michele Tedesco, L’opera,con prefazione di SalvatoreDi Giacomo, Alfieri eLacroix 1915 ca.Biblioteca Nazionale di Potenza


116 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Tedesco117Ma gli interessi di Michele si orientano allo studiodei maestri della pittura toscana del Quattrocento.Una ricerca che presto si tradurrà in unaraffigurazione simbolica in chiave intimista cheesplorerà in particolare i sentimenti delle donne,ritratte nei vari momenti di vita quotidiana.È un aspetto che per molti tratti lo avvicina aSilvestro Lega pittore a cui a lungo erroneamentela letteratura artistica ha attribuito la Ricreazionealle Cascine di Firenze, opera di Tedesco espostaed acquistata dall’Accademia di Bologna nel 1863che si colloca agli esordi della stagione della “scuoladi Piagentina” che con Lega, Signorini, Abbati,Borrani e Sernesi, pratica ricerche pittoriche enplein air che traduce in opere che narrano branidi vita quotidiana, intima e, perlopiù, borghese.Sono gli anni in cui al centro delle attenzioni diTedesco c’è l’universo femminile in tutte le suedeclinazioni. Opere come La ragazza nella propriacamera o Dopo una visita, per citarne solo alcune,testimoniano la sua sensibile vicinanza al mondofemminile. Il “grillo moro della pittura”, come lodefinì Martelli negli anni fiorentini, è uomo moltoaffascinante, come si evidenzia nella celebre fotoche lo ritrae con quello sguardo intenso – «occhiche mandavano fiamma di pensiero» – che gliriconoscevano i contemporanei.Mai pago e sempre alla ricerca di nuovi stimoliculturali, viaggia molto ed espone in diverse cittàitaliane ed europee, entrando peraltro in contattocon i circoli artistici tedeschi e quelli vittorianidi Londra. Scrive d’arte come corrispondentedel «Gazzettino delle arti e del disegno», primoperiodico dei Macchiaioli fondato e diretto daDiego Martelli, e del «Giornale Artistico» diCecioni e Grita.In uno dei tanti incontri nel salotto letterariodi Ludmilla Assing, scrittrice tedesca, ferventeMichele Tedesco, Una ragazzanella propria camera, 1872 caMilano, Amministrazione ProvincialeMichele TedescoDopo una visita, 1873-75Palermo, Galleria Beatricemazziniana, conosce Giulia Hoffmann, pittriceanch’essa, che di lì a poco diventerà sua moglie ecompagna di tutta la sua vita.Dopo un breve soggiorno a Roma, Michele eGiulia si stabiliscono a Portici, proseguendo inparallelo la loro attività artistica che li porta adesporre nelle principali città italiane ed europee.Michele è presente all’Esposizione Nazionaledi Napoli del ’77 e a quella Universale di Parigidel ’78; nel 1880 è alla Nazionale di Torino enel 1888 all’Esposizione Italiana di Londra.Qui figura non solo fra gli artisti in mostra,ci sarà anche Giulia, ma come Presidentedella commissione selezionatrice delleopere artistiche, un ruolo che lo collocavaevidentemente in cima alla scala dei pittoriitaliani del suo tempo. Cosa che trova ulterioreconferma nella scelta che il Governo italianocompie scegliendo di donare alla città di Londra,in segno di gratitudine, una delle due operepresentate da Tedesco in quell’occasione, ovvero,la monumentale tela dei Sibariti, a tutt’oggiesposta nella sala dei Vittoriani alla Guildhall ArtGallery di Londra.Un’immagine di GiuliaHoffmann ritratta da MicheleTedesco presente nel catalogoAlfieri e LacroixThe Italian Exhibition in London,1888. The Official Catalogue,Waterlow and Sons, 1888In basso: Michele Tedesco,Invasione di una scuola pitagoricain Sibari (I Sibariti), 1887Guildhall Art Gallery,City of London


118 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Tedesco119Nella pagina seguentein alto: Michele Tedesco,Sacra famiglia con SanRocco orante, 1908Spinoso, Cappella di SanRocco del Popoloin basso:Michele TedescoLa visita di Zanardelli in<strong>Basilicata</strong>, 1903,Potenza, AmministrazioneProvincialeGiulia Hoffmann, Costume di <strong>Basilicata</strong>, 1890, Catalogo Alfieri e LacroixAlla mostra Nazionale di Palermo del 1891-92 ottiene la medaglia d’argentocon il dipinto Il Testamento, acquistato dal Ministero della pubblicaistruzione. Dal 1894 è professore di disegno dalla statua all’Accademia di BelleArti di Napoli mentre, instancabile, continua ad animare il dibattito sulle sortidell’arte italiana. Terrà sempre vivi i rapporti con i suoi amici pittori del CaffèMichelangelo, Signorini e Cecioni in primis con i quali intratterrà un assiduorapporto epistolare. Proprio in una delle lettere inviate a Telemaco Signorini,su questioni relative alla elezione nella Giunta per le Belle Arti (aprile del1893), Tedesco non esita a ribadire le sue origini – «[…] Ora che tu mi stimio meno, che tu abbia dell’amicizia o no per un napoletano, dico male, perun moliternese, non è importantissimo saperlo [...]» – invitando l’amico divecchia data a collaborare per superare le divisioni fra i vari ambienti artisticidel Paese, perché dopo l’Italia si facesse anche una sola patria per l’arte. Nelsolco del legame mai interrotto con la terra natìa, nel 1903 realizza il dipintocelebrativo della visita di Zanardelli in <strong>Basilicata</strong>, un quadro offerto allaDeputazione Provinciale, che l’aveva sostenuto in gioventù, in cui riassumeallegoricamente tutte le impressioni più vive del paesaggio e della culturalucana, e poi, nel 1908, dona la tela della Sacra famiglia alla Cappella di S.Rocco del popolo di Spinoso. Al paese che l’aveva ospitato da bambinoispirando quelle indimenticate «voci e colori della natura» Tedesco offre,dunque, l’unica opera pubblica e di carattere religioso che sia dato conoscere.Anche Giulia Hoffmann, intanto, aveva realizzato un dipinto ambientato inval d’Agri dal titolo Costume di <strong>Basilicata</strong>.Nel 1912 Alfonso Frangipane, allievo di Tedesco all’Accademia di Napoli,traccia un ritratto attraverso il quale il Maestro può essere senza dubbioconsegnato ai posteri: «Dal bel volto... per quegli occhi che mandavanofiamma di pensiero, sembrava che non solo l’amore, ma pure l’ammonimentoschietto volesse manifestarsi, imporsi, solcare a fondo nella nostra anima».Tedesco muore a Napoli il 3 febbraio del 1917 mentre Giulia Hoffmann sispegnerà a Monaco di Baviera il primo agosto del 1936.1 21. Michele Tedesco nellacelebre fotografia deiprimi anni Sessanta2. Giacomo Racioppiritratto all’età di 25 annida Michele TedescoCatalogo Alfieri e Lacroix


La Valle dell’Agri vista da Spinoso


122 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Michele Tedesco123Casa nataledi TedescoCon Tedesco da non perdere:La Casa Museo Domenico Aiello è situata nel centrostorico di Moliterno e presenta un’interessante collezionedi stampe e opere pittoriche dei maggiori artisti lucani delXIX e XX sec. (Marinelli, Tedesco, Di Chirico, Brando,Guerricchio), una biblioteca di testi di storia e letteraturae una videoteca con numerosi filmati sulla <strong>Basilicata</strong>.Nel Museo trovano posto di rilievo le opere di MicheleTedesco: taccuini, disegni e dipinti.Domenico Aiello Casa Museo, via Arcivescovo DimariaMoliterno (PZ) Tel. +39 339.5725077www.domenicoaiellocasamuseo.itSpinoso: la Cappella di S. Rocco del popolo, la casa dell’AbateRacioppi e il Palazzo RomanoFerdinando Petruccelli della Gattina(Moliterno, 28 agosto 1815 – Parigi,29 marzo 1890), scrittore e patriota,partecipò ai moti insurrezionali del ’48.Esule per lunghi anni in Francia eInghilterra, rientrato al seguito diGaribaldi, fu eletto deputato sedendonei banchi della sinistra radicale finoal 1865. Il suo I Moribondi di Palazzo Carignano è uncoraggioso atto di denuncia del malcostume della politicaitaliana all’indomani dell’Unità. Indro Montanelli lo definìil «più brillante giornalista italiano dell’Ottocento».Nel Museo ArcheologicoNazionale dell’Alta Val d’Agridi Grumento Nova (PZ) vieneillustrata la storia della cittàromana e dell’alta val d’Agri.Una prima sezione, dedicataalla Preistoria, presenta resti dielephas antiquus e di equidi,che circa 120.000 anni fa,frequentavano il territorio diGrumento. Al IV sec. a.C., fasecaratterizzata dall’arrivo deiLucani, sono riferibili alcunicorredi funerari, provenientida Montemurro, conceramiche a figure rosse, armied elementi di armatura, fibulein bronzo. Tra i rinvenimentiche illustrano la vita diGrumentum si segnalanole epigrafi che rimandano amagistrati e a culti imperiali,e soprattutto una raffinatatesta in marmo raffiguranteLivia Drusilla, vedovadell’imperatore Augusto.L’area archeologica, pocodistante dal Museo, è inseritain un ambito paesaggisticodi eccezionale suggestionein cui sono articolati glispazi pubblici e privati dellacittà romana, fondata nelIII secolo a.C.: il teatro, iltempietto italico e la domuscon mosaici; l’area del Foro conil Capitolium, l’Augusteo e laBasilica; l’anfiteatro.Museo ArcheologicoNazionale dell’Alta Val d’Agriloc. Spineta o Bosco delPrincipe - Grumento Novatel. 0975 65074Apertura: lun: 14.00-20.00 |mar - dom: 9.00-20.00A Moliterno:la Casa Museo Domenico Aiello coni taccuini e diverse altre opere di Tedesco;la casa natale del pittore si trova lungola via che porta al Castello (origini XII sec).A Spinoso, il percorso tedeschiano:la Cappella di San Rocco del Popolo con laSacra famiglia; la casa dove ha abitato conl«Abate Racioppi; Palazzo Romano dove avevasede la «scuola romantica«; il monumentofunebre dell«Abate Racioppi nella cappelladella Maddalena presso il cimitero del paesee poi:il palazzo di Giacomo Racioppi, quello diPetruccelli della Gattina e la biblioteca «GRacioppi« a Moliterno, oltre al castello, aitanti palazzi gentilizi e alle Chiese, ricchedi opere d«arte. Interessante il MuseoCivico di Arte Sacra nell«ex Chiesa di SanPietro. Incantevole il «Bosco Faggeto«(Oasi naturalistica);a Spinoso da non perdere il percorso tra ipalazzi del centro storico (Romano, Caputo,Delfino, Ranone...) e il panorama mozzafiatosulla valle dell«Agri dalla terrazza di PiazzaPlebiscito.Nei dintorini:bellissimi i sentieri lungo il lago di Pietra delPertusillo e nei boschi del Monte Raparo,culla di insediamenti basiliani come i borghidi S. Chirico Raparo (da vedere l«Abazia diS. Angelo e la grotta ipogea affrescata),S. Martino d«Agri e Carbone. Qui sorgeval«importante Monastero dei SS. Elia edAnastasio, fondato alla fine del X sec.,di cui sono visibili i ruderi.Il Monastero diede vita a una produzionelibraria amplissima (tesori manoscritticonfluiti in parte nella Biblioteca Vaticana)ed era a capo della confederazione deimonasteri greci della Lucania e dellaCalabria settentrionale.Amenitˆ:Imperdibili il pecorino «Canestrato diMoliterno«, i fagioli di Sarconi (IGP) e ivini Doc «Terre dell«Alta Val d«Agri«Contatti utili:Pro-loco di MoliternoPiazza V. Veneto, 1tel. 0975 668511Pro Loco di SpinosoLargo San Nicola, 4tel. 0971 954942OasiBoscoFaggetoAbaziaS. AngeloLagoPertusilloPro Loco Grumento N:Via Roma, 13 - 85050tel.. 338/4277877Pro Loco S. Chirico R.Via San Rocco, 2 -tel. 0973/631003www.prolocoschirico.altervista.orgPro Loco CarboneC.da Pampanaratel. 0973/578249Comune San MartinoD«agri, Via Mercato, 38tel. 0973 834416


124 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 13Leonardo Sinisgalli(1908 - 1981)Il torrente Frido e il Massiccio del Pollino (foto Giuseppe Fuccella)Leonardo Sinisgalli è nato a Montemurro(PZ) il 9 marzo 1908 ed è morto a Roma il31 gennaio 1981.Dopo aver frequentato le scuoleelementari sotto la guida del Maestrodon Vito Santoro, nonostante la suapreferenza a diventare fabbro facendoesperienza nella bottega di Tittillo, perdecisione “superiore” abbandona il paeseper continuare gli studi prima a Caserta epoi a Benevento.Nel 1925 s’iscrive all’Università di Roma,dove consegue la laurea in Ingegneriae ha modo di seguire le lezioni discienziati illustri, da Castelnuovo aSeveri, da Fantappié a Levi-Civita. Riceveaddirittura l’invito di Enrico Fermi; comericorda egli stesso, poteva trovarsi trai ragazzi di Via Panisperna che hannoinventato i neutroni lenti e la radioattivitàartificiale, ma preferì seguire poeti eartisti, segnando così il suo destino diingenere che va a braccetto con le Muse.Nel 1936 pubblica per Scheiwiller lasua prima plaquette riconosciuta, le18 poesie con formato grande quantoun “francobollo”, che trova il plausodi Giuseppe Ungaretti e della criticapiù importante; in «Campo Grafico»esce invece il Quaderno di geometria.L’incontro tra le «due culture» non potevatrovare esordio più emblematico.I fanciulli battono le monete rosseContro il muro. (Cadono distantiPer terra con dolce rumore.) GridanoA squarciagola in un fuoco di guerra.Leonardo Sinisgalli nel 1937


126 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli127Copertine di Quaderno di Geometria e 18 poesie; nella foto: Sinisgalli con Eduardo Persico a MilanoAnche a seguito della pubblicazione di Campi Elisi (1939) è tra gli esponentipiù rappresentativi della poesia ermetica nella sua tipicità meridionale, macomincia presto la collaborazione col mondo dell’industria (la Linoleum esoprattutto la Olivetti, dove regnano le idee d’avanguardia dell’ingegnereAdriano). L’esperienza di Sinisgalli quale art director e responsabiledell’Ufficio Pubblicità continua con altre grandi industrie italiane (Pirelli,Finmeccanica, ENI, Alitalia, Alfa Romeo e altre ancora); il suo ruolo siesplica spesso nella direzione di house organs, si veda «Pirelli», «Civiltàdelle Macchine», «La botte e il violino» (Mobili MIM), «Il Quadrifoglio».La rivoluzione apportata rimane nella storia del giornalismo e consisteessenzialmente nello svincolare queste pubblicazioni da una funzionedi stretta propaganda aziendale per trasformarle in riviste dove ferve ildibattito culturale, scientifico ed econonomico che investe vari campi delsapere e del sociale.L’edizione del Furor mathematicus del 1950 è un capolavoro di culturacontaminata, in cui primeggia la vocazione scientifica, ma in continuodialogo interdisciplinare: un libro unico nel suo genere anche per lasistemazione grafica. Una qual certa corrispondenza si rinviene in Calcolie fandonie (1970), dove il titolo accosta ugualmente l’aspetto razionaleproveniente dai numeri alla “menzogna” che pertiene alle finzioni artisticoletterarie(«Il poeta cancella i connotati del vero, li travisa»).La sistemazione nel 1943 delle poesie scritte sino ad allora nel volumemondadoriano di Vidi le Muse, con prefazione di Gianfranco Contini,Copertine di alcuni house organ diretti da Sinisgallichiude un periodo, che è rimasto probabilmente quello più conosciutoe di maggiore gloria; la successiva produzione può essere così scandita erappresentata: I nuovi Campi Elisi (1947), La vigna vecchia (1956), L’etàdella luna (1962), Il passero e il lebbroso (1970), Mosche in bottiglia (1975),Dimenticatoio (1978).Per la prosa conviene segnalare Fiori pari fiori dispari (1945), Belliboschi(1948), Un disegno di Scipione e altri racconti (1975), dove il riferimento algrande pittore della Scuola Romana evidenzia non solo una vita trascorsanell’intrinseca dimestichezza con gli artisti, ma anche lo strenuo eserciziodella critica d’arte, per la quale si veda la raccolta in vita I martedì colorati(1967).Se c’è un dato che accomuna la poesia, le prose di memoria e d’invenzionee le sue pubblicazioni in genere, questo riguarda la costante attenzioneall’orizzonte lucano, non in termini esclusivi ovviamente, ma con fortevalenza simbolica e di risarcimento dell’animo; un “panno rosso” che siporta sempre appresso utilizzandolo soprattutto nei momenti di crisi ed’incertezza. Ne discende che nella personalità di Sinisgalli convivono –ed è questo l’aspetto più peculiare e produttivo – il mondo della città edell’industria e quello dell’arcaica civiltà contadina e artigiana. Il fatto chelo sguardo e il recupero avvengano “da lontano” comporta inevitabilmentequalche effetto deformante che impedisce una descrizione realistica ancheper la sfasatura temporale della rappresentazione: il paese di Sinisgalli èin prevalenza quello che egli ricorda dai tempi dell’infanzia con l’aggiunta


128 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli129di visite furtive («E mi domando, spesso, come è possibile ch’io riesca avedere così nitidamente ogni sasso dei rioni dove non ho messo più piededa almeno trent’anni», Andirivieni, in Belliboschi, Milano, Mondadori,1948, p. 49).La sua opera non è perciò utilizzabile in termini di documento – se nonper qualche residua utile notizia – si rivela invece perfettamente congruaper entrare nello spirito e nell’ethos antropologico di una terra che ha undegno retaggio di civiltà e storia. E credo che di questo vada alla ricercail viaggiatore quando sceglie un luogo: stabilire integrative sintoniedell’anima che portino conforto al vivere senza la rinuncia dell’universodi provenienza. Una concezione che sposa bene l’intreccio tra turismoe cultura/letteratura e che mi spinge a individuare nella produzionesinisgalliana alcuni momenti sintomatici.Se si legge l’Odor moro («Campo di Marte», 1-15 maggio 1939), si scorge lagenesi di una filiera particolarmente fruttuosa: «Sono i fiori delle fave e dellezucche disseminate al posto delle antiche rose perfino nei cimiteri. Fave,zucche e cicoria: tu capisci poi come questa gente così poco carnivora siaMaria Padula,Fosso di Libritti, 1940Collezione LeoneCopertina di Belliboschi,Mondadori, 1948Sinisgallie GiuseppeUngaretti negliAnni Sessantatanto poetica e sofistica, come questa tranquillità d’aria dovesse stimolarele estasi e i solenni dubbi». Nel celebre componimento Campi Elisi trovacondensazione poetica un concetto che si espande nella considerazionestorica che l’antica gloriosa civiltà della Magna Grecia, un tempo operante,registra un triste declino, giacché «dove arse superba l’età delle rose /le capre prestano la terra nei giorni di siccità» (Vidi le Muse, Milano,Mondadori, 1943, p. 81). Così pure, nell’altrettanto celebre Lucanialeggiamo:«Al pellegrino che s’affaccia ai suoi valichi, / a chi scende per la stretta degliAlburni / […] la Lucania apre le sue lande / […] Lo spirito del silenzio stanei luoghi / della mia dolorosa provincia. Da Elea a Metaponto, / sofistico ed’oro, problematico e sottile, / divora l’olio nelle chiese, mette il cappuccio/ nelle case […]» (I nuovi Campi Elisi, Milano, Mondadori, 1947, p. 11).C’è una ripresa persino lessicale per evidenziare quel fondo di capacitàmeditativa, quasi propensione innata a filosofare, che ha visto nella Lucaniail fiorire della Scuola Eleatica e il mitico operare di Pitagora laggiù dalle partidel tempio di Hera, a Metaponto.Sempre nell’Odor moro: «Dai paesi vicini i venditori di arance arrivanomalarici e cenciosi. Si sapeva che l’Agri s’allargava a Sant’Arcangelo per farnascere frutta a cofani, per innaffiare a Grumentum peperoni e fagioli, fino aPisticci celeberrima per le donne verdi dalla testa di upupa».E poi in Belliboschi: «Da Sant’Arcangelo arrivavano per la strada delCarmine i muli carichi di frutta, e da Grumentum gli asini coi cofani di


130 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli131pomodori e il sacco dei peperoni messo di traversosul basto. I mulattieri di Sant’Arcangelo eranopiccoli e malarici, poveri saraceni che le zanzaremillenarie avevano ridotti pelle e ossa» (Il piccione,in Belliboschi cit., pp. 95-96).La produttività della Valle ancora persevera,reggendo in gara, non si sa per quanto, con leestrazioni petrolifere; e intanto ti accompagnauna bellezza quasi irridente e tuttavia intrisa dipensosa malinconia. Sinisgalli già per suo contofu consapevole dei mutamenti inevitabili dellastoria e ce ne dette icastica visione nel semplicecambio di un aggettivo: la «dolce provincia» sitrasformò in «dolorosa provincia». Il fascinotravolgente delle contrade natie si esalta in unaspecie di congiunzione tra cielo e terra, sino a dareuna precisa collocazione alla casa delle Pleiadi chevengono evocate nella loro essenza mitologica edastronomica («Non sapevo che proprio lì, a piccosul Sasso della Tufara, tra Oriente e Settentrione,tra la cima boscosa del Pallareto e i cipressi delCamposanto, ma molto più vicino alla portaAlphonse Bernoud, Roccesul fiume Agri tra Sarconi eMontemurroFoto tratta da R. Mallet, Viaggionelle aree del terremoto del 16dicembre 1857Antonio Masini, Sinisgallialla finestradella Luna che a quella del Sole, avessero il loro nido le Pleiadi», Le Pleiadi,in Belliboschi cit., p. 181). A questo stato di purezza naturale, di estensibilegodimento dell’anima si accompagna la tristezza nel constatare i primisintomi della profanazione del paesaggio per l’attività sempre più intensa deicarbonari che dovevano andare incontro alla crescente domanda («La furiadevastatrice dei mercanti cittadini avrebbe tosato in meno di un anno quellairsuta criniera, così netta sul vetusto viola delle sere», Le Pleiadi cit., p. 183).Nella prosa Orologi (in Belliboschi cit., pp. 153-156) Sinisgalli contrappone iltempo lento e lungo della vita di paese alla fretta che travolge l’andare nellacittà; e a partire da questa considerazione antropologica assapora il gusto diun soggiorno a Montemurro, nel quale si lascia andare anche a una visionepiù attenta del paesaggio altre volte trascurato non si sa perché. L’occhio siposa spaziando sulle montagne in lontananza: ne fa una descrizione minuta etesa a evidenziare l’intatta bellezza in una incredibile variazione di colori: «Hocontato le cime del grande arco che la mia finestra mi permette di accogliere.Sono sedici. […] Ce ne sono alcune calve, altre boscose. Il Sirino ha la nevequasi tutto l’anno. Sono belle in tutte le ore del giorno. Grige, rose, violette.Nere di notte sul cielo chiaro».All’Agri, «fiume tumultuoso» (prima della realizzazione dell’invaso delPertusillo), Sinisgalli dedica esplicita o sottintesa attenzione e riconoscealle sue acque la feracità dei luoghi; presso le sue rive «tra i sassi bianchi / eviola» «i vecchi ortolani» rimangono così attaccati per incanto al lavoro chedimenticano addirittura di rientrare al borgo; mentre intorno il paesaggiosi presta a una visione idillica non priva di qualche sintomo di decadenza:«Corre il leprotto / tra i giunchi e i flabelli dei totari / che si spappolanoscintillanti». (Mi gira intorno da Oriente, in La vigna vecchia, Milano,Mondadori, 1956, p. 27).Sinisgalli al tavolo di lavoro a Roma negli anni Settantae, qualche anno più tardi, affacciato alla finestra dellasua casa di Montemurro


132 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli133Maria Padula,Case sullaVerdesca, 1986,Collezione LeoneSinisgalli della civiltà che scorre nei paesi coglie poeticamente indizi chefermano il modo particolare del nascere e crescere dei desideri sessuali ches’intrecciano con lo svolgersi ciclico dei lavori legati alla vita dei campi:«Molti poeti hanno cantato la mietitura e la vendemmia, ma è una mitologiaornamentale e falsa. Il diavolo non si nasconde in mezzo ai tralci o tra lespighe: il diavolo è lì, sugli ulivi, ai primi freddi invernali» (Il piccione, inBelliboschi cit., p. 96).C’è una prosa superba (Lo scheletro cinto d’oro, in Belliboschi cit. pp. 177-180) che nasconde nell’apparenza formale dell’elzeviro una densa sostanzache incrocia più componenti esibendo una carta d’identità della <strong>Basilicata</strong>fortemente attrattiva. Non è solo la ricchezza archeologica del sottosuolo, cheperaltro offre all’inconsapevole giovane porcaro la scoperta miracolosa dellasplendida Corona di Critonio nel territorio ancipite tra Guardia Perticarae Armento; c’è una pacifica convivenza tra il ritmo naturale delle stagioniche trasuda dalla vita del porcaro e le antiche testimonianze storiche di unaciviltà millenaria. E colpisce in apertura, forse ancor più, quell’«elogio dellampascione»: «assaporare il frutto orfico per eccellenza, il bulbo agrodolce,rosaviola del lampascione» sarebbe ragione sufficiente per una visita nellaregione. Ricorda altra volta di aver raccontato a Falqui – che fece finta dicrederci – di aver portato a Valery Larbaud nella stazione di Battipaglia «uncanestro di lampascioni», un modo singolare per dare il benvenuto primadell’attraversamento della Lucania in viaggio verso Brindisi. (In memoria, inMosche in bottiglia, Milano, Mondadori, 1975, p. 105) Nello Scheletro cintod’oro Sinisgalli indossa i panni dello specialista culinario e fornisce addiritturala ricetta migliore: «A cuocere i lampascioni ci vuole poco: bastano tre ditadi olio che non tocchino mai il punto di bollore, un fuoco di legna lento euna teglia di creta. Il lampascione va mangiato quasi crudo. Ripudia ognispecie di condimento, perfino il sale e l’aceto».A rendere memorabili i luoghi dell’infanzia ci pensa l’ossessione del poetache insiste con privilegio su quelli che rientrano nella geografia famigliare:«Ripetevo cari nomi, i nomi delle mie sorelle, la loro date di nascita,ripetevo infinite volte i nomi delle mie contrade, Verdesca, Canalette,Vena, Belliboschi, con un movimento impercettibile del polso, fino anon commuovermi più» (Fiori pari fiori dispari, Milano, Mondadori,1945, p. 19). La vigna vecchia (che ha dato titolo a un raccolta poetica) ela vigna nuova, alle quali il padre dedicava paziente il suo lavoro e dondetornava trasformato nell’immagine: «Era un fantasma saturnino / azzurroe verde mio padre / quando tornava dalle vigne al tempo dell’insolfatura./ Aveva aperto le viti / a una a una / scostando i tralci e le ruvide foglie»(Autobiografia IV, in La vigna vecchia cit., p. 91). E il fosso di Libritticertamente mitizzato, perché in cima si trova a strapiombo la casa natale(«Era un destino che io avessi l’altarino / a picco sul fosso / davantialla Chiesa del Soccorso», Il fosso di Libritti, in Dimenticatoio, Milano,Mondadori, 1978, p. 42); Sinisgalli adorava «le case e le camere dei poeti, illettino di ferro di Leopardi a Torre del Greco, la finestra di Rimbaud sui campi1231. 2. La collezione dioggetti di artigianatolucano di Sinisgalli3. 4. Copertina e pagineinterne di Paese lucano,pubblicazione curata daLeonardo Sinisgalli confotografie di MimmoCastellano, Milano,Amilcare Pizzi, 19644


134 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli135La collina di Montemurro in autunno, guardando la Valle dell’Agridi Veuzières» e diceva «per celia» agli assessori del paese di ricavare un museonella sua casa (La divisione dei beni, in Un disegno di Scipione e altri racconti,Milano, Mondadori, 1975, p. 131).Montemurro deve moltissima notorietà al canto del poeta; luoghi chediversamente sarebbero rimasti anonimi vivono nel tempo. «Il nonno miportò in giro tra le viti, gli ulivi, le querce, i castagni, i noci. Passavamo giornateintere sulle colline e tutto era così bello quando stavo vicino a lui. Riposavamoinsieme sdraiati sulle tavole al fresco dei nostri pagliai» (L’albero bianco, inBelliboschi cit., p. 133). Quelli elencati sono elementi del paesaggio, ma anchecomponenti essenziali della poesia. Basti ricordare che proprio sulla collina («ladolce collina» di Montemurro), «tra le foglie larghe delle querce», Sinisgalli videgracchiare le Muse: una parodia in piena regola che mutua tematiche affini dellamitologia e lega, comunque, inesorabilmente i versi alla terra di origine (Vidi leMuse, in Vidi le Muse cit. p. 94).«I galli / cantano di là tra i sassi / di Gannano» (Mi basta un niente, in I nuoviCampi Elisi cit., p. 105): il fulmine del ricordo per un appiglio di solidità. «Chinon è stato a Gannano conosce poco degli uomini e della vita degli uomini.Gannano è il rione più basso del paese, il più antico. A Gannano, dunque c’èla piazza degli Uomini. Su queste lastre di pietra sconnessa, al ritorno dallacampagna i vecchi fumano chini qualche mozzicone di sigaro, e chiacchieranomentre bolle la pignatta di ceci per la cena» (Piazza degli uomini, in Calcolie fandonie, Milano, Mondadori, 1970, p. 44). Ecco dunque congiungersilo spazio reale e fisico con la realtà antropologica che la piazza viene arappresentare, il luogo dove converge la vita sociale del paese. La piazza è degliuomini non solo perché lì si ritrovano gli uomini, ma soprattutto perché vi hamodo di dispiegarsi una umanità profonda, risorsa indispensabile del viverecivile che in quel mondo alligna come riserva.«Penso a una specie estinta di pellegrini / passando ogni giorno / davanti allaCappella del Carmine / che ha il tetto coperto da vecchi embrici. / Piccolevolte s’incastrano alla navata / centrale e fanno un giuoco gradevole / su duelati. Gli spioventi sono dolci, / più ripida la copertura a imbuti / dell’abside»(La strada del Carmine, in Dimenticatoio cit., p. 58). Sinisgalli trasferiscenei versi una descrizione pulita e puntuale, da critico d’arte, in lode di unmonumento che solo una élite di visitatori potrebbe apprezzare; e ciò non soloper la sua collocazione emarginata e periferica, fuori dagli itinerari canonicidei pellegrinaggi. Ci vuole un coraggio che sappia coniugare il piacere diun’architettura minore con il gioioso contesto dove vive «una intera comuntàdi uccelli» ed esplode sul tetto un cespuglio di fiori multicolore.Sinisgalli, per mettere «ordine e calma» dentro di sé, fa appello a «quella puragrammatica mentale» appartenuta agli antenati arabi, dei quali rimane tracciaanche nel suo essere «musulmano avido di odori». Ragione e passione, mentee sensi si ricompongono nell’unità che appartiene ai caratteri originari dellasua terra; forse per questo, dopo una vita vissuta fuori dai confini della piccolapatria in giro per il mondo, scatta la molla di qualche rimorso: «Qui dovevovivere, / verrò a morire tra i ruscelli / le vigne le pietre» (Verrò a morire, inDimenticatoio cit., p. 95). Vi è tornato – non poteva essere diversamente – solodopo la morte e riposa in “attesa di resurrezione” nella cappella di famiglia alcimitero di Montemurro.Franco VitelliLibritti e la Chiesa del Carmine


136 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Leonardo Sinisgalli137Con Sinisgalli da non perdere:La Fondazione Leonardo Sinisgalli nasce l’11 dicembre2008 nell’anno in cui ricorre il centesimo anniversariodalla nascita del poeta lucano, per volontà del comune diMontemurro, della Provincia di Potenza, della Regione<strong>Basilicata</strong> e della Fondazione Banco di Napoli. La bibliotecasinisgallliana si compone dei libri oltre che delle numeroseriviste di design e grafica del poeta-ingegnere. Completanoil fondo la collezione di disegni autografi e fotografie, oltrealla scrivania e la macchina da scrivere Olivetti e al ritratto diSinisgalli di Maria Padula del 1944.Fondazione Leonardo Sinisgalli, Corso L. Sinisgalli, 44Montemurro (Pz), tel./fax 0971.753660info@fondazionesinisgalli.eu | www.fondazionesinisgalli.euPresidente, Giuseppe Pardi - Direttore, Biagio RussoMaria Padula (Montemurro 1915- Napoli 1987), è artista e scrittricelegata alla <strong>Basilicata</strong> da un vincolodi grande idealità che le farà trarreprofonda ispirazione dalla realtà dellapropria terra. Si forma al Liceo Artisticoe all’Accademia di Napoli e poiall’Accademia di Belle Arti di Firenze.Si unisce a Giuseppe Antonello Leone,scultore e pittore irpino, e intesse legamiculturali ed ideali con Scotellaro,Rossi Doria, Levi, Bonfantini e Sinisgalli.Espone in molte città italianericevendo diversi riconoscimenti.Fra i suoi principali scritti ricordiamoIl paese è paese d’inverno e Iltraguardo, di recente ripubblicati daCalice Editori (2007). È stata docente di Disegno dal veroall’Istituto d’Arte di Potenza, dal 1966 al 1973.La <strong>Basilicata</strong> interna, inparticolare l’area compresa traCalvello, Corleto Perticara,Montemurro, Moliterno eSpinoso, costituì la fucina deimoti risorgimentali, sin dal1821. A capo del Comitato diinsurrezione lucana che portòalla liberazione di Potenza e dimolti comuni della <strong>Basilicata</strong>,ancor prima dell’arrivo diGaribaldi, vi fu Giacinto Albini(Napoli 1821-Potenza 1884),giurista, poeta e patriota lacui famiglia era originariadi Montemurro. Noto comeil “Mazzini lucano” Albinifu nominato da Garibaldi“Prodittatore e Governatoredella provincia di <strong>Basilicata</strong>”,nell’incontro di Auletta del 5settembre 1860. promotore dinumerose società operaie dimutuo soccorso in Campaniae in <strong>Basilicata</strong>. Vicesindacodi Napoli nel 1867, funominato tesoriere generaledella provincia di Benevento.Sindaco di Montemurro dal1876 al 1878, assunse poi lacarica di conservatore delleipoteche di Potenza Il suobusto è a Roma, al Pincio, fra iPadri della Patria.A Corleto Perticara è inallestimento il Museo delRisorgimento lucanoFoto in alto: Montemurro, Bustodi Giacinto Albini nella Piazza cheporta il suo nomeFondazione Leonardo Sinisgalli;il centro storico e i luoghi sinisgalliani;in estate, la scuola del graffito direttadall«artista Giuseppe Antonello Leone.e poi:il Lago di Pietra del Pertusillo con i suoiincantevoli paesaggi;il Santuario della Madonna nera del SacroMonte di Viggiano, patrona dei lucani, luogodi fede profonda con vista mozzafiatosulla valle dell«Agri; la Montagana Grandeospita anche gli impianti per lo sciinvernale e il Museo del lupo presso ilCentro di Educazione Ambientale ed allaSostenibiltˆ.Proseguendo verso nord lungo la valledell«Agri, molto interessante il centrostorico di Marsico Nuovo, sede del ParcoNazionale dell«Appennino Lucano. Il paese,antica sede di diocesi, ha monumenti dipregio: dall«ex convento delle Benedettine,che ospita l«Ente Parco, al Convento diS. Francesco, con l«affresco dell«ultimacena di Girolamo Todisco, alla Cattedrale ealla Chiesa di S. Michele, sede del Museodi Arte Sacra, con lo splendido portaledella bottega di Melchiorre da Montalbano(XIII sec.) e gli affreschi del Battesimodi Cristo (XII-XIII sec.). Tanti i palazzinobiliari (Santomango, Navarra, Pignatelli- sede del Comune e della biblioteca -,Barrese-Boccia).Suggestivo il centro storico di MarsicoVetere «incollato« alle pendici del MonteVolturino (1835 m.), che domina la Valledell«Agri, meta ideale per lo sport invernale(piste illuminate anche di notte).Amenitˆ:Ottima la frutta della Valle egustosissima la «Scarcedda« (tortasalata di antica tradizione) di Tramutola.Di qualitˆ l«olio extra-vergine dellecolline di Montemurro, come pure ilrafano in radice fresca o in liquore,ottenuto da un«antica ricetta lucana.Contatti utili:Fondazione Sinisgallitel. 0971 753660Parco Nazionaledell«Appennino Lucano,Val d«Agri LagonegreseEx convento delleBenedettineVia Manzoni, 1Marsico Nuovotel. 0975 344222MarsicoNuovoMonteVolturinoPro Loco ViggianoVia Romatel. 0975 61647Museo del lupowww.aceaviggiano.itPer gli sport invernali:www.sciareinbasilicata.itMuseo Arte SacraVia Civita, Marsico Nuovotel. 0975/345111www.uptdiocesipotenza.info


138 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 14Giuseppe De Luca(1898 - 1962)Santuario della Madonna neradel Sacro Monte di Viggiano (foto <strong>APT</strong>)Giuseppe De Luca nacque a Sasso di Castalda daVincenzo De Luca e Raffaella Viscardi, il giorno15 settembre del 1898. Il piccolo borgo era unaantica fortificazione normanna (Pietra Castalda)ai piedi di una rupe, che affacciava sulla splendidaValle del Melandro, ma lui trascorse l’infanziadalla nonna a Brienza, poco distante, perché lamadre era morta dopo il parto.Grazie allo zio, sacerdote a Potenza, intrapresegli studi in seminario: prima a Ferentino, nel1909, poi a Roma due anni dopo: al seminariominore di S. Apollinare e nel 1914 a quellomaggiore di S. Giovanni in Laterano, doverimase fino al 1921 quando, conclusi gli studi,venne ordinato sacerdote. Si era, nel frattempo,iscritto alla Facoltà di Lettere della Sapienza,dove conobbe Nicola Festa, Giovanni Gentile,Ernesto Bonaiuti, Vittorio Rossi. Nel 1923 vennenominato cappellano presso le Suore dei Poveri, aS. Pietro in Vincoli, a Roma. Aveva abbandonatogli studi universitari ma non certo quelli privati,fin dai tempi del suo primo maestro di teologia,quel Pio Paschini, futuro rettore e animatoredell’Università Pontificia. Nella biblioteca aS. Pietro in Vincoli, dove rimase fino al 1948,organizzò una delle più preziose raccolte private,di testi antichi e moderni, sulla storia dellareligiosità e spiritualità a Roma. La sua passionedi storico veniva da lontano, come racconteràegli stesso anni dopo: dall’infanzia in quelle terreattraversate e abitate nei secoli da Normanni,«Ci siamo dimenticati chel’anima non la salviamosenza impegnare, a fondo,l’intelligenza»(Introduzione alla Storiadella pietà, 1951)L’immagine di Don GiuseppeDe Luca sulla parte posterioredella Porta della Morte dellaBasilica di San Pietro, cheillustra il Concilio EcumenicoVaticano II, opera di GiacomoManzù. A sugellare la grandeamicizia che legava l’artistabergamasco al sacerdotelucano, grazie al quale aveva,per altro, conosciuto GiovanniXXIII, l’iscrizione che recita:«A Don Giuseppe De Lucaquesta Porta della Mortededica Giacomo Manzù 1963»


140 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giuseppe De Luca141In alto: panorama di Sassodi Castalda e processionenella Piazza del paeseA sinistra e in alto nellapagina seguente: DonGiuseppe De Luca ingiovane età ritratto conalcuni membri dellafamiglia[foto Comune Sasso di Castalda]Bizantini, Greci, Romani e via dicendo; passione che unita alla devozionefamigliare per S. Alfonso e alle condizioni miserabili dei contadini e deibraccianti, gli aveva fatto sviluppare, fin da ragazzo, l’idea di una “Storia dellaPietà” che sarà il centro del suo lavoro di studioso fino alla fine dei suoi giorni.Dal 1922 conosce e diventa amico di Giovanni Papini e GiuseppePrezzolini, collaborando o facendosi promotore di diverse riviste ediniziative editoriali (Il frontespizio, I libri della fede, La Piccola raccolta) e,contemporaneamente, si avvicina all’Azione Cattolica. Negli anni successiviall’omicidio Matteotti, in un clima di crescente smarrimento e persecuzioneanche nei confronti dei cattolici, la preoccupazione principale del giovanesacerdote è sempre quella derivante da un approccio intellettuale allevicende politiche e spirituali: formare una classe dirigente che avesse solidebasi culturali, capace di restituire al clero e alla Chiesa quel primato che erastato proprio delle grandi scuole di pensiero medioevali.Scrive per L’Avvenire e L’Osservatoreromano ed instaura una serie di relazioni eproficui rapporti di amicizia e confidenzacon intellettuali e studiosi del tempo: Anile,Bo, Ungaretti, D’Amico, Cardarelli, Cecchi,Palazzeschi.Va maturando in lui, sempre più, l’idea di unanecessaria base comune di erudizione in unmondo devastato dagli integralismi ideologici,che potesse riunire atei e credenti, storici,filosofi, letterati, filologi e scienziati: è conquesto bagaglio di cultura e rapporti personaliche De Luca fonda le “Edizioni di storia eletteratura” nel 1942, una casa editrice che egliimmaginava come una piccola accademia, ingrado di aiutare e promuovere giovani autori.Attorno all’attività della nuova realtà editoriale,la cerchia delle amicizie e collaborazioni siallarga e arricchisce sempre più con Cantimori,Chabod, Fraenkel, Saitta, De Felice, Guarnieri.Ma sono anche gli anni di grandi conoscenzepolitiche, come mediatore per conto del SantoUffizio e di Pio XII, che lo nominerà prelatod’onore: da Bottai a Sturzo, da De Gasperi aTogliatti, a Segni, a Rodano.1231. Don Giuseppe De Luca,Giuseppe Ungaretti e AlfredoSchiaffini nel 19372. Don Giuseppe De Luca e AndréWilmart, 19363. Don Giueseppe De Luca nel suostudio con il I vol. dell’ArchivioItaiano per la Pietà, 1951


142 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giuseppe De Luca143A sinistra in basso: Don Giuseppe De Luca conEduard Fraenkel e sua moglie nel 1959In alto: copertina dellaIntroduzione alla Storia dellaPietà del 1962; in basso:copertine di altri volumidelle Edizioni di Storia eLetteraturaSasso di Castalda, percorso geologico con panorama sulla Valle del MelandroNonostante le grandi difficoltà economichee grazie al sostegno del suo vecchio amicocardinal Montini (il futuro Paolo VI)l’attività editoriale procede e, nel 1951, escel’introduzione al primo volume della Storiadella Pietà. Pochi anni dopo, chiamato aVenezia per una consulenza dal cardinaleRoncalli (che sarà Giovanni XXIII), nediventa stretto amico, tanto che nel 1961sarà proprio lui a promuovere (grazie airapporti personali con Togliatti) lo scambiodi auguri tra il Papa e Chruščëv, come segnodi distensione tra il Vaticano e l’UnioneSovietica.Fu l’ultimo gesto significativo della grandeumanità e religiosità di questo sacerdoteintellettuale: a marzo del 1962 vienericoverato d’urgenza in ospedale, dove ricevela visita di papa Giovanni XXIII, prima dimorire, il giorno 19, a sessantaquattro anni.Percorso geologico con vista sulla Faglia nel Fosso ArenatraCentro storico del paeseRocco Cristiano (Sasso di Castalda 1884 – Terni 1967) è stato un importantedirettore di banda, musicista e compositore italiano. Si diploma instrumentazione per banda al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli,dopo gli studi con il M° Raffaele Caravaglios. Le sue opere (tra le quali siricordano “Umbria”, “Lucania”, “Archi”, “Edda” per la casa editrice Tito Belati)e le sue trascrizioni per banda fanno tuttora parte del repertorio italiano. Nel1925 viene nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Nel 2011il suo paese natale ha posto una targa celebrativa sulla casa di famiglia, aconclusione dei lavori del convegno di studi a lui dedicato.Echi della stessa tradizione musicale sirispecchiano nella carriera di MarieleVentre (Bologna 1939-1995), fondatrice edirettrice del Piccolo Coro dell’Antonianodi Bologna indirizzata agli studi musicalidal padre, originario di Marsico Nuovo,e dalla madre, di Sasso di Castalda.


144 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autoreGiuseppe De Luca145Il Parco Letterario Don GiuseppeDe Luca ha sede nel palazzo difamiglia, nel cuore di Sasso diCastalda, dove è custodita partedella biblioteca del religioso.È un contenitore di eventi eorganismi culturali anche stabili,ispirati ai luoghi, ai personaggi, aipercorsi intellettuali dell’universoletterario di De Luca, ma ancheai giacimenti culturali dei paesilimitrofi.Per informazioni: Comune di Sasso di Castalda (PZ)Via Roma, 3 - tel. 0975 385016Il Fondo Carlo Alianello è stato istituito il24 novembre del 2000 con deliberazione delConsiglio Comunale di Tito a seguito dellascito della famiglia Alianello costituito daimanoscritti, dal carteggio, dai documentie dagli oggetti personali, alcuni dipinti edisegni dello scrittore di origini lucane.Sede: Via Convento, TitoInfo: Comune di Titotel. 0971 796215www.carloalianello.itIl Palco dei colori, museo vitualededicato alla figura e all’opera di GiovanniDe Gregorio detto il Pietrafesa (1579-1656), pittore fra i più attivi in <strong>Basilicata</strong>nei primi decenni del Seicento e notoagli storiografi del secolo successivo,offre al visitatore un itinerario immersivoe coinvolgente nella storia e nell’arte,un percorso multisensoriale creato conl’ausilio di tecnologie multimediali. Lungo le vie del paesedi Satriano di Lucania (un tempo Pietrafesa), è suggestivo ilpercorso dei murales, fra i quali molti quelli ispirati alla vitadel pittore. Info: www.anticheviedelpietrafesa.itFrancescoMario Pagano,giurista epolitico, oltrechéfilosofo edrammaturgo, èstato uno dei maggiori esponentidell’illuminismo italiano efigura di primo piano dellaRepubblica Partenopea del1799. Nato a Brienza nel 1748 siformò a Napoli dove fu allievodel Genovesi. Insegnò etica ediritto criminale all’Universitàdi Napoli. Con la caduta dellaRepubblica, fra gli estensoridell’illuminato Progetto diCostituzione, venne condannatoa morte e giustiziato il 29 ottobredel 1799. Fra le opere principali:Considerazioni sul processocriminale e Saggi politici. È frai Padri della Patria presenti alPincio, in Roma.Il Centro Studi Mario Paganocustodisce la biblioteca di circa5000 volumi, molti dei qualiappartenuti al Giurista, donatial Centro da Irene Giampietro,erede del Pagano.Sede: Salita Municipio, Brienzahttp://cspagano.altervista.org/In basso: Giacomo Di Chirico,Mario Pagano mentrel’esecrabile Giudice Specialedopo avergli letta la sentenzadi morte lo insulta con parole esorriso di scherno (1869),Brienza, Palazzo del Municipio.Con De Luca da non perdere:A Sasso di Castalda: il borgo e ilpercorso geologico e le escursioni nelbosco della Costara con l«Oasi delCervo; da non perdere il sentiero dedicatoal Beato Pier Giorgio Frassati;e poi:a Satriano di Lucania merita una visita ilMuseo virtuale dedicato al «Pietrafesa«e il centro storico con i murales;affreschi firmati dal Pietrafesa sonopresenti nella Parrocchiale della Chiesadi San Giovanniimperdibili la Torre e l«area archeologicadell«antica Satrianum, da cui si gode unorizzonte vastissimo;a Tito visitare il Convento di S. Antonioda Padova (ciclo affreschi 1606, operadi Girolamo Todisco e, probabilmente,del Pietrafesa). Di particolare pregio laMadonna con bambino di Giovanni da Nola(inizi XVI sec.) e la Madonna di Loreto(seconda metˆ del XVI sec.).Sorprendente la cittˆ di Mario Pagano,Brienza, con il castello Caracciolo el«antico borgo, davvero incantevoli!Ricche di opere d«arte le chiese conla Cappela di S. Maria degli Angeliaffrescata dal Pietrafesa. Suggestiva laChiesa del SS Crocifisso, posizionatasu un«altura a qualche KM dal paese, dacui si domina l«intero corso del fiumeMelandro, con boschi di querce, faggi ecastagni.Spingendosi verso ovest, belli i borghidi Savoia (un tempo Salvia e obbligataa cambiar nome per aver dato i nataliall«anarchico Framcesco Passannante,l«attentatore del Re Umberto I, nel1878), S. Angelo le Fratte, il paese dellecantine dove il celebre vescovo spagnoloJuan Caramuel impiant˜ la sua tipografia(1664-67), e Vietri di Potenza dove sipu˜ visitare la chiesa e il convento deiCappuccini, sito francescano fra i piinteressanti della <strong>Basilicata</strong>.Amenitˆ:da seguire i festeggiamenti delcarnevale di Satriano e «Cantineaperte« a S. Angelo Le Fratte.Contatti utili:Comune di Sasso di C.Via Roma, 3tel. 0975 385016Pro-Loco Il NibbioVia Manca, Sasso di C.tel. 0975 385139Brienza,castelloSatriano,muralesVietri, ConventoComune di BrienzaPiazza Municipiotel. 0975 381054www.comune.brienza.pz.itComune di Satriano di L.Via De Gregoriotel. 0975.383121www.comune.satriano.pz.itwww.anticheviedelpietrafesa.itComune di TitoPiazza del Seggiotel. 0971 796215www.comune.tito.pz.itConvento CappucciniContrada S. Maria,Vietri Di Potenzatel. 0971 718022


146 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autoreGuida Itinerari turistico-culturali147<strong>Basilicata</strong> HubChiesa di San Francesco a Potenza, porta in legno, part. (1499)Potenza è la città capoluogo della <strong>Basilicata</strong>.Per la sua posizione centrale rispetto agliitinerari della guida e per la presenza dei serviziutili all’organizzazione del viaggio, può ritenersipunto di snodo ideale.La presenza di importanti istituzioni culturali,come l’Archivio di Stato, la Biblioteca Nazionale,il Museo Archeologico Nazionale, ecc..., rendeparticolarmente interessante il soggiorno in città.Inoltre, il centro storico, che si articola intornoall’antico decumano (Potentia è tra le città libereed indipendenti della Lucania citate da Strabonee Plinio), presenta monumenti di particolarepregio che ne delineano la storia dal Medioevoad oggi.È sede dell’Università degli Studi della <strong>Basilicata</strong>e del Conservatorio di Musica “Gesualdo daVenosa”. Tante le iniziative culturali stabili cheassicurano stagioni concertistiche e teatrali diprimo piano, come anche eventid’arte di rilevanza nazionale.<strong>Basilicata</strong> in trenoDal versante tirrenico: dallastazione FS di Battipaglia,sulla linea Napoli-Reggio Calabria,parte la linea ferroviaria che attraversala <strong>Basilicata</strong> collegando Potenza conTaranto.Dal versante adriatico: è possibileraggiungere il capoluogo con la lineaFoggia-Potenza; Matera è collegata aBari con la linea delle Ferrovie AppuloLucane (FAL). Il versante Jonico èattraversato dalla linea FS Taranto-Sibari.<strong>Basilicata</strong> in busLe linee regionali attraversanoi Comuni della <strong>Basilicata</strong>collegandoli ai due capoluoghi, Potenzae Matera.Napoli A16CandelaSalernoSicignanoA3LauriaMelfi658RomaPotenza655NapoliSalerno407598BASILICATAReggioCalabriaCosenzaLameziaTermePescaraCanosa96BariTarantoBariMatera Taranto653106PolicoroCrotoneA14


148 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Guida Itinerari turistico-culturali149foto <strong>APT</strong>Il Museo Archeologico Nazionale della <strong>Basilicata</strong> “DinuAdamesteanu” presenta al pubblico i risultati delle importantiricerche condotte nella <strong>Basilicata</strong> centrosettentrionale e, altempo stesso, costituisce la vetrina della complessa realtàarcheologica di una regione che è stata luogo privilegiatodell’incontro tra genti di stirpe e di cultura diversa, al centrodel Mediterraneo. Il Museo è articolato su due piani secondoun criterio cronologico e territoriale che offre al visitatoreun quadro generale sull’archeologia dell’intera regione ed unapprofondimento sugli eccezionali ritrovamenti del territoriodi Potenza. Ubicato nella prestigiosa sede di Palazzo Loffredo(sec. XVII), il Museo è dedicato a Dinu Adamesteanu, figura distudioso di assoluto rilievo internazionale, oltre che fondatoredell’archeologia lucana. [Via A. Serrao - Tel. 0971 323111]Il Museo Archeologico Provinciale presenta: l’esposizionearcheologica permanente, che illustra il percorso crono-culturaledelle tre grandi forme di popolamento della Lucania antica(Enotri, Greci, Lucani) dall’età arcaica fino alla romanizzazione;la sezione pre-protostorica dedicata a Francesco Ranaldi; ilLapidarium, una selezione di stele, iscrizioni, statue relative allaPotentia antica. Ospita anche esposizioni temporaneee.La Pinacoteca Provinciale di Potenza ospita la permanente dipittura e scultura intitolata a Concetto Valente che comprendeparte della collezione pittorica e scultorea della Provinciacon opere dell’Ottocento – tra cui spiccano quelle di MicheleTedesco, Giacomo Di Chirico, Andrea Petroni, Angelo Brando– e opere del Novecento di Luigi Guerricchio, Vincenzo Claps,Italo Squitieri, Carlo Levi, Fausto Pirandello e Renato Guttuso.Ospita esposizioni temporanee. [Via Lazio - tel. 0971 444833]Il Museo Diocesano presenta una ricca selezione di oggetti diargenteria sacra provenienti dal Tesoro della Cattedrale, molti deiquali esposti per la prima volta: calici, pissidi, croci, reliquiari,ostensori, realizzati da argentieri napoletani tra il XVI e il XIXsecolo. In esposizione inoltre dipinti su tela e su tavola provenientidall’Episcopio e dalla chiesa di San Francesco; antichi testi, tracui la Bibbia miniata del XV secolo ed il Registro parrocchiale del1600, conservati nell’archivio della Cattedrale, e manufatti tessili digrande pregio. [Via Vescovado - tel. 0971.21637]In Palazzo Loffrdo ha sede la Galleria Civica che ospita mostre,prevalentemente d’arte contemporanea, ed eventi culturali.Per la ricerca si segnalano: l’Archivio di Stato di Potenza, istituitonel 1812; la Biblioteca Nazionale e la Biblioteca Provinciale diPotenza; l’Archivio Storico della Provincia di Potenza, l’ArchivioComunale e l’Archivio Storico Diocesano.Il cuore della città è rappresentato da Piazza Francesco Mario Pagano, che si apre lungo l’anticodecumano, oggi via Pretoria, su cui affacciano il Palazzo del Governo (sede della Prefettura edell’Amministrazione Provinciale) e il Teatro Francesco Stabile (foto in alto). Progettato sulmodello del San Carlo di Napoli, il Teatro fu inaugurato il 26 gennaio 1881 alla presenza del reUmberto I e della regina Margherita di Savoia. È perfettamente conservato e ospita molte delleiniziative culturali e di spettacolo che si tengono in città.Molto interessante è il percorso storico-artistico nel centro dellacittà, che gode dell’ausilio di QR code descrittivi. Si segnalano, inparticolare: la Cattedrale di San Gerardo, la Chiesa e il Chiostrodi San Francesco e la Chiesa di San Michele. Ricca di opere d’arteè la Chiesa di Santa Maria del Sepolcro (extra moenia). Fra lefestività si segnala quella del Santo patrono, San Gerardo, con la“Storica parata dei Turchi”, che si tiene il 29 maggio.


150 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autoreTempio di RossanoArcheoparco del Basileus<strong>Basilicata</strong> Hub - contatti<strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>Via del Gallitello, 89 - PotenzaTel. 0971 507611 Fax: 0971 507600E-mail: potenza@aptbasilicata.itwww.aptbasilicata.itwww.basilicataturistica.comwww.sciareinbasilicata.itComune di Potenza, Ufficio TurismoPiazza Matteotti, tel. e fax 0971 415003E-mail: turismo@comune.potenza.itwww.comune.potenza.itComune di MateraViale Aldo Moro - URP, tel. 0835 241312E-mail: comune.matera@cert.ruparbasilicata.itwww.comune.matera.it/it/turismo/www.matera-basilicata2019.itMIBAC, Direzione regionale per i beniculturali e paesaggistici della <strong>Basilicata</strong>Corso XVIII Agosto 1860, n. 84 - PotenzaURP, tel. 0971 328201E-mail: dr-bas.urp@beniculturali.itwww.basilicata.beniculturali.itMolti i motivi di interesse nei dintorni della cittàdi Potenza: a pochi Km verso sud-est, lungoil percorso dell’antica via Appia, si segnalanoi siti archeologici di Serra di Vaglio (VIII-IIIsec. a.C.) e Rossano, con i resti del tempio delladea Mefite (IV-II sec. a.C.), oltre al Museo delleantiche genti di Lucania. In direzione sud-ovest,i paesaggi montani di Rifreddo, Sellata e Arioso,con gli impianti per lo sci invernale.Da visitare anche i vicini borghi di Anzi, Abriola,Cancellara, Vaglio e Pignola, nel cui territorioha sede l’oasi faunistica (WWF) di Pantano.Verso nord-ovest, si segnala l’Archeoparco delBasileus, percorso ludico-didattico sulla storiadei Peuketiantes (popolazioni indigene cheoccupavano le aree interne montuose della<strong>Basilicata</strong> settentrionale), allestito nell’areaarcheologica di Baragiano (VI sec. a.C.).Prefettura - U.T.G.,Piazza Mario Pagano, 1tel. 0971 419111Regione <strong>Basilicata</strong>Via Vincenzo Verrastro, 4URP, tel. 0971 668136/31www.regione.basilicata.itSellata, piste da sciPro Loco PotenzaVico Stabile, 10 - tel. 0971 23964www.prolocopotenza.orgOasi Pantano di PignolaNumeri utili per i trasporti:Ferrovie dello Stato, tel. 0971 54542 (stazionidi Potenza Centrale e Potenza Superiore)Ferrovie Appulo Lucane, tel. 0971 22174(stazioni di Potenza Città - S. Maria - Inf. Scalo)Principali Servizi Autolinee in regione:Sita Spa <strong>Basilicata</strong>, tel. 0971 506811Autolinee Liscio, tel. 0971 54673Servizi città di Potenza:Cotrab, tel. 0971 4768571234567891011121314Indice dei 14 itinerariGesualdo da Venosa p. 5Quinto Orazio Flacco 13Federico II degli Staufen 23Francesco Saverio Nitti 35Giustino Fortunato 47Michele Janora 59Domenico Ridola 69Rocco Scotellaro 79Carlo Levi 89Albino Pierro 99Isabella Morra 107Michele Tedesco 113Leonardo Sinisgalli 125Giuseppe De Luca 139


Una pubblicazione <strong>APT</strong> <strong>Basilicata</strong>Direzione generale, Gianpiero PerriDirezione editorialeMaria Teresa LotitoCoordinamentoProgetto editoriale, grafica e impaginazionePalmarosa FuccellaTesti schede autori, Simone CaliceTesto scheda Carlo Gesualdo, Giovanna D’AmatoTesto scheda Leonardo Sinisgalli, Franco VitelliTesto scheda Michele Tedesco e box tematici, Palmarosa FuccellaFotografie e ricerca iconograficaPalmarosa FuccellaRealizzazione a cura del Centro Annaliper una Storia sociale della <strong>Basilicata</strong> “Nino Calice”Le immagini contrassegnate dal simbolo del MIBAC sono state pubblicatesu concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Regionaleper i Beni Culturali e Paesaggistici della <strong>Basilicata</strong> - Soprintendenza per i Beni Archeologicidella <strong>Basilicata</strong>Fonti iconografiche:Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della <strong>Basilicata</strong>Soprintendenza per i Beni Archeologici della <strong>Basilicata</strong>Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della <strong>Basilicata</strong>Archivio di Stato di PotenzaArchivio Luigi Luccioni in PotenzaIl Centro Annali ringrazia per la collaborazione:Antonio De Siena, Soprintendente per i Beni Archeologici della <strong>Basilicata</strong>; Rosanna Ciriello, Direttoredel Museo Archeologico Nazionale di Melfi; Annamaria Patrone, Responsabile Museo ArcheologicoNazionale “Domenico Ridola” di Matera; Silvia Padula, Soprintendenza per i Beni Storici Artisticied Etnoantropologici della <strong>Basilicata</strong>; Virella Pica e Carmela Petrizzi, Direzione Regionale per i BeniCulturali e Paesaggistici della <strong>Basilicata</strong>;Mauro e Gianluca Tartaglia per l’Associazione e la Fondazione “Francesco Saverio Nitti”;Biagio Russo, direttore Fondazione Leonardo Sinsigalli; Carmela Biscaglia, direttore del Centrodi Documentazione “Rocco Scotellaro e la <strong>Basilicata</strong> del secondo dopoguerra” di Tricarico;la cooperativa Arenacea per la visita guidata al Museo Civico “Michele Janora” di Irsina;Rocco Truncellito e lo staff del Parco letterario “Isabella Morra” di Valsinni; il Parco letterario “CarloLevi” di Aliano; Francesco Ottomano, presidente del Parco Letterario “Albino Pierro”; il Comune diSasso di Castalda; don Domenico Petrocelli e la Diocesi di Tursi-Lagonegro per l’immagine del S. Roccoorante di Michele Tedesco; la Casa Museo “Domenico Aiello” di Moliterno. Infine, un ringraziamentoparticolare a Valeria Verrastro e Luigi Luccioni, per la consueta disponibilità nella ricerca di documentie immagini, e a Franco Vitelli per il supporto nell’editing della guida e per il testo della sezione dedicataa Sinisgalli che ha scritto per noi.In copertina, Maria Padula, Finestra aperta, 1940 - Collezione LeoneSull’aletta di copertina versi di Scotellaro, Sinisgalli e PierroFinito di stampare nel mese di novembre 2012 presso Grafiche Zaccara - Lagonegro (Pz)Vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e immaginiVolume realizzato con il finanziamento della legge 135 art. 5 e D.P.R. 24 luglio 2007 n. 158.Progetto Interregionale “Itinerari d’autore - Viaggio culturale nei luoghi dei grandi personaggid’Italia” - Responsabile; Lorenzo Affinito; progettista coordinatore, Elena Iacoviello.


<strong>Basilicata</strong>... paesaggi d«autore4. NittiMelfi1. Gesualdo2. OrazioVenosaPalazzo San Gervasio5. FortunatoRionero in Vulture3. Federico IICastel LagopesoleMontesericoPotenza14. Giuseppe De LucaSasso di Castalda6. JanoraIrsina «Montepeloso«13. SinisgalliMontemurroSpinoso12. TedescoMoliterno8. ScotellaroTricaricoGuardiaPerticaraGrassano11. Isabella MorraValsinni«Favale«7. RidolaMateraCitta« dei SassiCraco9. Carlo LeviAliano «i calanchi«10. PierroTursi«la rabatana«Nova Siri«Bollita«Maratea... la Lucania che in ciascuno di noi.

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