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48 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore Giustino Fortunato49E dopo un po’, vedendo che non capivo, mi chiese:“Ne ha visto qualcuna di un mistico meridionale?”.“No...” feci, seguitando a non capire. “Infatti, nonce ne sono, e la questione meridionale è tutta qui.Noi meridionali non crediamo in Dio. Chi noncrede in Dio non crede nel domani. E chi non credenel domani non pianta alberi: li lascia distruggeredalle sue capre allo stadio di virgulti. Vada avedere i nostri calanchi, ammassi di argilla senzavita, e se ne accorgerà”. Non ho mai dimenticatoquesta lezione che mi s’impresse nella mente e nelcuore. Don Giustino morì poco dopo. Fu il piùgrande e illuminato studioso del meridione. Il suobiglietto mi fu sequestrato dai tedeschi quandomi arrestarono, insieme a tutto il poco che avevo:è l’unica perdita di cui non sono mai riuscito aconsolarmi.»Fortunato con Mameli eSonnino, foto pubblicata sullaRivista mensile del «Corrieredella Sera» nel luglio del 1915Così Indro Montanelli ricordava, poco tempoprima di morire, nella sua rubrica sul Corriere dellaSera, l’incontro avvenuto settant’anni prima conil vecchio pensatore e politico meridionale, nellasua casa di Napoli, a via Vittoria Colonna. Il noncerto devoto, il laico Fortunato spiega a Montanelliche Dio è un progetto, una visione prima di tuttoe il vecchio meridionalista è, certamente, ormaidisincantato dalle vicende personali e dai fattidella storia. Proprio lui che lontano da astrattismie sterili riflessioni fini a se stesse, aveva spesouna vita a tessere rapporti, costruire e ampliareconsensi, a fare, a operare, a incoraggiare carrieree studi, ad educare, in virtù di una emancipazioneautonoma del mezzogiorno intero e della sua terra,la <strong>Basilicata</strong>, in particolare.Dove la famiglia Fortunato arriva nel 1720, daGiffoni di Salerno, stabilendosi prima a San Fele,poi a Gaudiano e nel 1728, definitivamente aRionero in Vulture.Casino FortunatoVisita all’azienda di Gaudianodei membri della Commissioneparlamentare d’inchiesta sullecondizioni dei contadini del SudAllevatori di bestiame, poi fittuari di terrenie infine proprietari, aumentarono la loroconsistenza patrimoniale grazie ai legamifamiliari: Carmelo, il capostipite, sposò CaterinaCaputi, figlia di un proprietario terriero di SanFele; Cherubino una Pessolano, già imparentaticoi Granata e i De Martinis, ricche famiglie dellazona; Giustino senior, la marchesa Parise diMoliterno; Anselmo si unì in matrimonio conFrancesca Cortese, figlia di ricchi possidentidi Potenza; Pasquale, infine, sposò AntoniaRapolla, figlia di grandi proprietari terrieridi Venosa (di cui due figlie sposeranno unGiannattasio e un Catena, altre famiglie di ricchipossidenti). Da questa unione nasce il giovaneGiustino, terzo di otto figli, il 4 settembre del1848, nel palazzo di famiglia che affacciava sullapiazza. La sua è ormai, dopo più di un secolodall’arrivo, una famiglia della grande borghesia,di proprietari terrieri e di gente avviata alleRionero 1912: in primo pianoPalazzo Catena e i giardinidi Palazzo Fortunato, sullosfondo la chiasa Madre[Ar. Luccioni]In basso: la biblioteca diPalazzo Fortunato a Rionero

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