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22 <strong>Basilicata</strong> Paesaggi d’autore 3Federico II degli Staufen(1194-1250)Nel territorio collinare che da Venosa si spinge verso sud-est, segnatoa valle dal Fiume Bradano, ecco ergersi Acerenza, l’imprendibile cittàmedievale che Goti e Longobardi adottarono come sede strategicadelle proprie guarnigioni. «Argentia sane propter munitissimamloci positionem», come la definì Paolo Diacono nella sua HistoriaLangobardorum, è rifugio sicuro in epoca medievale e meta di costantiflussi migratori. Antica sede vescovile Acerenza ospita una delle Cattedralipiù belle e piene di fascino del Sud. Edificata tra XI e XIII secolo, quandola città è elevata ad Arcidiocesi metropolitana, la Chiesa di Santa MariaAssunta e San Canio Vescovo sorge sui resti di una chiesa paleocristianaa sua volta edificata su un tempio d’epoca romana dedicato all’ErcoleAcheruntino. La monumentale architettura denuncia la presenza delleabili maestranze francesi, approdate al seguito dei Normanni. La criptacustodisce il seplocro della famiglia Ferrillo, cui si deve il restauro del XVIsec. e gli affreschi coevi realizzati da Giovanni Todisco da Abriola.foto <strong>APT</strong>Era la sera del 26 dicembre 1194, il giorno diS.Stefano, quando a Jesi, nella marca anconetana,la regina Costanza, erede dei normanni e figliadi Ruggero II, il grande fondatore del regno diSicilia, diede alla luce il primogenito di Enrico VI,imperatore dei tedeschi e figlio del Barbarossa.Chiamò quel neonato col nome di Costantino,(nome con cui i principi tedeschi lo elessero rea Francoforte) lo lasciò in custodia ai duchi diSpoleto e raggiunse il marito in Sicilia che, scesoappositamente dalla Germania, nel giorno diNatale aveva sedato l’ennesima rivolta e si erafatto incoronare, nel duomo di Palermo, come redi Sicilia.Aveva così consegnato nelle manidell’inconsapevole fanciullo la prospettiva diquello che sarà l’ultimo impero della romanità,così come lo aveva immaginato già il nonno,nella sua idea di trasformare la monarchia elettivatedesca in un impero romano ereditario.Nelle mani del figlio perché Enrico, puravendolo preparato, non vedrà realizzatoil suo sogno e morirà a Messina nell’estatedel 1197 in seguito a una febbre contrattaper la disabitudine, comune a moltiprincipi del nord, al clima dell’Italiameridionale. Aveva visto suo figlio soltantouna volta: il giorno del battesimo a Folignoquando, al cospetto di nobili e cardinali, gli vennedato il nome dei nonni: Federico Ruggero. Stavaarrivando a prenderlo suo zio, Filippo di Svevia,«Il primo europeo di miogusto, quel magico essereintangibile e inconcepibile;quell’uomo enigmaticopredestinato alla vittoria ealla rovina.»(F. Nietzsche)Recto di un mezzo augustalecon l’effigie di Federico II

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