L’intervista22«I volontarila colonna portantedell’Italia»Max Tortora si racconta per l’AIL,dagli inizi quando “nun se guadagnava‘na lira”, alla scritturadel suo primo film, dai successi ai rimpianti.Un attore comico che regala sorrisima che si autodefinisce un po’malinconico. Con un pensiero semprepresente a chi soffre.Lei è laureato in architettura ma èfinito a far l'attore, perché?«Io ho sempre voluto far l’attore, fin daquando ero bambino. Avrei volutoanche prendere il diploma in pianoforte,ma non sapendo come entrare inconservatorio mi sono indirizzato versoqualcosa di artistico, anche se il mondodegli attori più che artistico lo definireitecnicissimo».Pensa mai al fatto che magari nonsarebbe riuscito a “sfondare” nelmondo dello spettacolo?«Prima di tutto, e senza fare il fintoumile, non mi sento uno che ha sfondato.Ogni giorno mi metto in discussionein questo nostro mondo difficilissimo eriparto da zero. In ogni caso non misono mai posto il problema: dentro dime sapevo cosa volevo diventare, eanche se non sapevo come fare, ho lottatoper ciò che ho sempre sognato.Alla fine la vita ti dà quello che coltivi,e io in me stesso ho creduto sempre etanto».Quindi non ha mai avuto la sensazionedi avere una laurea “di riserva”da utilizzare come ripiego.«Anche quando lavoravo e guadagnavo,non poco, ma niente, ero felice.Soddisfatto di ciò che stavo realizzandoper me stesso.L’altra faccia della medaglia è che questomi è stato concesso dal fatto cheIntervista al comico romano, testimonial d’eccezioneper l’AIL, che ribadisce l’importanza di chi dedica ilproprio tempo a chi ne ha più bisogno.Max Tortorafossi solo, non avendo una famiglia acui rendere conto mi sono potuto permettereanche di aspettare che crescessicome artista e che mi valorizzassero».Quanto è importante per un attorefar ridere?«È sicuramente importante ma più vadoavanti e più mi accorgo che è un dono:o ce l’hai o no, non puoi sforzarti di farridere le persone. A volte capita che storaccontando qualcosa di serio e miridono in faccia. Non saprei, forse hoqualche espressione che non è del tuttocredibile».La comicità e l’allegria che portanei suoi spettacoli la troviamoanche nella sua vita reale?«No, direi che sono più un tipo malinconico.Qualche rimpianto ce l’ho: nonsono riuscito ad avere una mia famiglia,la persona che ho più amato l’holasciata andare via. Diciamo che sucerte cose non sono stato bravo, e questomi provoca un po’ di malinconia».È vero che un attore comico riescecon più facilità a far piangere? Leisi vede in una parte drammatica?«Le racconto un piccolo aneddoto propriodi questi giorni: sto scrivendo ilmio primo film che dovrebbe essereappunto la mia opera prima.Chiaramente era tutto cominciato suun’impronta comica (Il titolo “Il giro diboa” è ancora provvisorio e tratta deisuoi primi 50 anni compiuti lo scorsogennaio ndr), poi col passare del tempomi sono reso conto che prendeva unapiega sempre più malinconica».Un po’ come “Compagni di scuola”di Carlo Verdone, grande filmcostellato da battute comichefamosissime ma nel complesso unfilm riflessivo, anch’esso rivolto altempo che passa.«Si, la sensazione è un po’ quella, perquesto lo sto ‘limando’ per renderlo piùleggero ma soprattutto comico, comeera nella mia idea di partenza».Lei in un'intervista riguardo unodei suoi ultimi film da attore hadichiarato che 'nella vita per tentaredi essere felici bisogna avere ilcoraggio di scegliere'. Cosa pensadi chi ha avuto il coraggio di sceglieredi essere un volontario, equindi sacrificare il proprio tempoa favore dei più bisognosi?«L’Italia è salvata dai carabinieri, daivolontari e da qualche sacerdote che siprende la briga di gestire delle situazionidifficili. I volontari sono la colonnaportante dell’Italia, il problema è chesono tutti un po’ distratti e non se neparla mai. Ma loro ci sono e la loroimportanza è fondamentale».
L’intervista23Ha mai vissuto direttamente o indirettamenteil dramma di unamalattia o la gioia di una guarigione?«Io non l’ho mai vissuta da vicinissimo.Nella nostra famiglia mediamenteabbiamo tutti goduto di una salute“standard”. Ho però degli amici che sìstanno vivendo momenti difficili e miaccorgo che sentono molto il sostegnodi questi “amici” che spontaneamentedonano il proprio tempo per loro, e livorrei ringraziare».Mettiamo a confronto la ricercascientifica e un set. In tutti e due siprova e si riprova fino a quandonon c’è la ‘buona’. Se la immaginala scena in cui viene scoperto ilvaccino per la leucemia?Magari le diamo uno spunto per unsuo futuro personaggio...«Sinceramente non ci avevo mai pensatopotrei farlo, anche se ora come oranon mi viene in mente la scena. Misono immaginato però molte volte ilmomento in cui viene dato un annuncioimportante come questo. Ma sicuramentedentro ognuno di noi c’è questasperanza».In questi tempi di crisi e di cinismo,quanto è importante esseresolidali? E quali sono gli argomentiper cercare di coinvolgere piùgente possibile?"«Non mi piace il periodo che stiamovivendo. Finché non c’è un contattodiretto con questo tipo di malattie lepersone è come se stessero ferme,immobili. Invece c’è bisogno di informarema soprattutto di informarsi. Ecco,credo che se si andasse nelle scuole adivulgare certi valori, forse tra qualcheanno avremmo più sensibilità, piùciviltà».Ma se un giorno le chiedessimo discendere in piazza per la distribuzionedelle Uova di Pasqua o pervisitare un reparto, lo farebbe?«Certo che lo farei, senza alcun dubbio,penso sia importante essere vicino a chisoffre, che tu sia un attore o no».Ce lo lascia un messaggio di speranzaverso i nostri malati e pertutte le persone dell’AIL?«Spero che loro sentano quanto sonoamati, anche da chi non vedono.L’amore dovrebbe salvare il mondo esperiamo sia così. Io personalmentepenso tanto alle persone che soffronoperché chi sta male non deve sentirsimai solo. Sarebbe bello se potesse veicolarsiquesto messaggio di pensieroper chi soffre. Ma io credo che prima opoi questo messaggio arriverà».Lorenzo Paladini