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Appunti di Meccanica Statistica - INFN

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<strong>Meccanica</strong> <strong>Statistica</strong>F. Gliozziappunti provvisori del corsotenuto nell’ a.a 2010-2011+ + + ++ + + +−−−−−−++−−−−+ ++ +−−+ ++ +−−+++ +


2AvvertenzaQuesti appunti schematici del corso <strong>di</strong> <strong>Meccanica</strong> <strong>Statistica</strong> non hanno nessunapretesa <strong>di</strong> completezza. Il loro scopo è <strong>di</strong> aiutare lo studente che ha seguitole lezioni nella sitemazione e correzione dei i propri appunti. Per questo motivo cisi sofferma più sui passaggi algebrici delle <strong>di</strong>mostrazioni e sulla concatenazionelogica dei concetti che non sull’ inquadramento generale delle idee e sul loro impattonello sviluppo del pensiero scientifico contemporaneo. Inoltre per questioni<strong>di</strong> spazio (e <strong>di</strong> tempo!) lo studente non troverà qui gran parte degli esempi e degliesercizi che vengono illustrati a lezione e che sono a mio avviso essenziali per uncomprensione non superficiale della materia.


Chapter 1Prologo:la termo<strong>di</strong>namica dei principiPrima <strong>di</strong> affrontare lo stu<strong>di</strong>o dei sistemi termo<strong>di</strong>namici in equilibrio con gli strumentipiú moderni, fondati sul metodo statistico e il linguaggio degli “ Ensembles”<strong>di</strong> Gibbs, é istruttivo ripercorrere per sommi capi lo schema logico proposto perla prima volta da Clausius nel 1856, che a partire dai concetti <strong>di</strong> sistema termo<strong>di</strong>namicoe stato <strong>di</strong> equilibrio porta alla definizione <strong>di</strong> entropia.È oggi impensabile un approccio alla termo<strong>di</strong>namica che non faccia riferimentoad un modello microscopico ( per esempio alla teoria cinetica dei gas o ameto<strong>di</strong> probabilistici), ma è anche vero che la formulazione macroscopica dellatermo<strong>di</strong>namica ha un suo valore intrinseco, perché , senza usare nessun modellointerpretativo (che, si sa, è sempre un pò fuorviante per il fatto che è una semplificazionedella realtà ), sviluppa le conseguenze logiche <strong>di</strong> alcuni fatti sperimentali,assunti come postulati della teoria. In questo senso questa formulazione, detta”termo<strong>di</strong>namica dei principi” ha lo stesso fascino e un rigore talvolta paragonabilea quello della geometria <strong>di</strong> Euclide.Dopo aver definito un sistema termo<strong>di</strong>namico come un qualsiasi sistema fisicostu<strong>di</strong>ato dal punto <strong>di</strong> vista degli scambi <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> lavoro, e stato <strong>di</strong> equilibriocome stato in cui evolve un sistema isolato dopo un congruo lasso <strong>di</strong> tempo, caratterizzatodal fatto che le grandezze fisiche che lo descrivono non <strong>di</strong>pendono (più)dal tempo, si passa a definire i sistemi omogenei (come i flui<strong>di</strong>) i cui stati <strong>di</strong> equilibriosono caratterizzati da valori costanti della pressione e del volume. Questegrandezze sono funzioni <strong>di</strong> stato: <strong>di</strong>pendono dallo stato del sistema e non dalmodo in cui questo stato è stato raggiunto.Una trasformazione termo<strong>di</strong>namica è un qualunque processo che fa passare il1


2 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPIsistema in esame da uno stato iniziale a uno finale; se questi due stati coincidonosi parla <strong>di</strong> trasformazione ciclica o ciclo. La trasformazione si <strong>di</strong>ce reversibile se èformata da una successione <strong>di</strong> stati <strong>di</strong> equilibrio. Ad esempio, ogni trasformazioneche si può descrivere come una curva continua nel piano p, V è reversibile. Unatrasformazione reversibile può essere percorsa in senso opposto variando opportunamentele variabili <strong>di</strong> stato. E’ facile convincersi che le trasformazioni reversibilisono una idealizzazione delle vere trasformazioni che avvengono in natura, chesono irreversibili in quanto comportano passaggio attraverso stati <strong>di</strong> non equilibrio(ad es. stati con un gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> pressione o una densità non omogenea.Utilizzando opportune trasformazioni nel piano p, V è facile convincersi che il lavorocompiuto da un sistema non è una funzione <strong>di</strong> stato, come non lo è il caloreassorbito.Nella termo<strong>di</strong>namica dei principi la temperatura è definita in maniera assiomaticacon il cosidetto principio 0:“ Per ogni sistema termo<strong>di</strong>namico esiste una funzione<strong>di</strong> stato, chiamata temperatura. Con<strong>di</strong>zione necessaria perchè si abbia equilibriotermico fra due sistemi o due parti dello stesso sistema è che siano uguali traloro le temperature”. E’ noto poi che con la costruzione dei termometri e l’utilizzo<strong>di</strong> vari flui<strong>di</strong> termometrici si possono definire delle scale empiriche delle temperaturee partendo dal termometro a gas perfetto si può introdurre la nozione <strong>di</strong>temperatura assoluta T , espressa convenzionalmente in gra<strong>di</strong> Kelvin. Lo zero assolutoT = 0 corrisponde alla temperatura <strong>di</strong> un gas perfetto a pressione nulla.Vedremo tra breve che si puo’ introdurre una definizione piu’ sod<strong>di</strong>sfacente <strong>di</strong>scala termometrica che è in<strong>di</strong>pendente dalla scelta del fluido termometrico.Si può ora enunciare il primo principio della termo<strong>di</strong>namica, che esprime laconservazione dell’energia <strong>di</strong> ogni sistema fisico: ”La variazione <strong>di</strong> energia <strong>di</strong> unsistema termo<strong>di</strong>namico durante una sua trasformazione deve eguagliare l’energiache il sistema assorbe o cede agli altri sistemi con cui entra in contatto”. In termo<strong>di</strong>namical’energia totale <strong>di</strong> un sistema è detta energia interna e si in<strong>di</strong>ca conla lettera U. Un sistema omogeneo formato da subunità microscopiche (atomi omolecole) l’ energia interna U è la somma dell’ energia meccanica (= cinetica +potenziale) dei suoi costituenti microscopici.Il I principio si può scrivere nella forma standardU B − U A ≡ ∆U = Q − Ldove A, B sono gli sati iniziali e finali del sistema, Q il calore assorbito e L illavoro fatto.Il II principio della termo<strong>di</strong>namica, può essere formulato in maniera elementarecol postulato <strong>di</strong> Clausius o, equivalentemente, con quello <strong>di</strong> Kelvin:


1.1. LA MACCHINA DI CARNOT 3• Postulato <strong>di</strong> Clausius: non è possibile effettuare una trasformazione ilcui solo effetto sia il passaggio <strong>di</strong> calore da un corpo più freddo ad unopiù caldo.• Postulato <strong>di</strong> Kelvin: non è possibile effettuare una trasformazione il cuisolo effetto sia la trasformazione in lavoro <strong>di</strong> una quantità <strong>di</strong> calore estrattoda una sola sorgente a temperatura costante.Lasciamo al lettore il (facile) compito <strong>di</strong> mostrare, con semplici argomentazioni(che si trovano in tutti libri <strong>di</strong> testo <strong>di</strong> termo<strong>di</strong>namica) l’equivalenza <strong>di</strong>questi due postulati.Il postulato <strong>di</strong> lord Kelvin è meno intuitivamente evidente <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Clausius,ma è più utile nelle successive applicazioni. Nel postulato <strong>di</strong> Kelvin è evidentel’asimmetria tra i termini lavoro e quantità <strong>di</strong> calore: se scambiamo tra loroquesti due termini otteniamo un processo possibile. In questo senso il postulato <strong>di</strong>Kelvin mette in luce la natura <strong>di</strong> energia degradata del calore.Nel postulato <strong>di</strong> Clausius si suppone <strong>di</strong> aver già introdotto una scala delletemperature, ma è noto che l’introduzione <strong>di</strong> una scala empirica delle temperatureattraverso un termometro solleva delle ambiguità. Si può muovere un primopasso verso una scala termo<strong>di</strong>namica delle temperature, in<strong>di</strong>pendente cioè da ognitermometro, stabilendo che se in due sistemi A e B messi a contatto termico fraloro il calore fluisce da A a B, allora A ha una temperatura superiore a B, e ilpostulato <strong>di</strong> Clausius si puo’ riformulare, senza nessun riferimento esplicito allamisura della temperatura <strong>di</strong>cendo che “se il calore fluisce dal sistema A al sistemaB, non esiste nessuna trasformazione il cui unico effetto sia il trasferimento <strong>di</strong>calore da B ad A”. Questo suggerisce una terza formulazione che mette più inevidenza la relazione tra il II principio e le trasformazioni irreversibili spontanee:”Non è possibile effettuare una trasformazione il cui solo effetto sia quello <strong>di</strong>invertire la tendenza spontanea che ha ogni sistema <strong>di</strong> evolvere verso uno stato <strong>di</strong>equilibrio”.1.1 La macchina <strong>di</strong> CarnotUno strumento in<strong>di</strong>spensabile per esplorare le conseguenze del II principio è lamacchina <strong>di</strong> Carnot, che si può introdurre osservando che se è impossibile per ilpostulato <strong>di</strong> Kelvin estrarre lavoro da una sola sorgente, per estrarlo ci vogliono


4 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPIalmeno due sorgenti a due temperature <strong>di</strong>verse 1 t 1 e t 2 > t 1 , ed è facile concludereche una trasformazione ciclica (o ciclo) che scambia calore con queste duesorgenti non può che essere fatta da due isoterme collegate da due a<strong>di</strong>abatiche.E’ anche semplice descrivere il bilancio energetico <strong>di</strong> un qualunque sistema termo<strong>di</strong>namicoM che compie tale ciclo, detto macchina <strong>di</strong> Carnot (v. fig. 1a).t 2Q 2✓✏ ❄M ✲L✒✑Q 1❄t 1L ′t 2✻Q ′ 2 Q 2☛ ✟✓✏❄✲RM ✲L✡ ✠✒✑Q 1 ✻ Q 1❄t 1fig. 1 afig. 1 bLa macchina M assorbe una certa quantità <strong>di</strong> calore Q 2 dal termostato a temperaturapiù alta t 2 e ne cede una quantità Q 1 a quello a temperatura più bassa t 1 .La <strong>di</strong>fferenza viene trasformata in lavoro L = Q 2 − Q 1 . Il ren<strong>di</strong>mento η dellamacchina termica M è il rapporto tra il lavoro fornito e il calore assorbito daltermostato più caldo:η ≡ L Q 2= 1 − Q 1Q 2.Naturalmente Q 1 > 0, cioè il sistema M cede effettivamente calore al termostatoa temperatura più fredda, altrimenti, se Q 1 ≤ 0, mettendo a contatto per un certotempo i due termostati è imme<strong>di</strong>ato realizzare una trasformazione ciclica il cuiunico risultato sarebbe la trasformazione in lavoro della quantità <strong>di</strong> calore Q 2preso da un’ unica sorgente , in violazione del postulato <strong>di</strong> Kelvin, perciòη < 1 . (1.1.1)Questa è una nuova versione del II principio, che cronologicamente è stata laprima ed ha preceduto persino la formulazione del I principio. Infatti è del 18241 in questa sezione usiamo come scala delle temperature una qualunque scala empirica basatasu un termometro a liquido termomometrico non specificato


1.1. LA MACCHINA DI CARNOT 5la pubblicazione del rivoluzionario libretto <strong>di</strong> Sa<strong>di</strong> Carnot (1796-1832) dal titolo“Réflexions sur la puissance motrice du feu et sur les machines propres à développercette puissance” in cui si mostrava che dall’impossibilità <strong>di</strong> realizzare il moto perpetuoil ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una macchina termica è necessariamente < 1. Carnot,come la maggior parte degli scienziati del suo tempo, era un flui<strong>di</strong>sta convinto 2, e otteneva questi risultati assimilando, con un’immagine molto efficace e intuitiva,il passaggio del calore dalla sorgente più calda a quella più fredda attraversouna macchina termica alla caduta dell’acqua da un livello pù alto a uno più bassoattraverso le pale <strong>di</strong> un mulino.Una conseguenza importante del II principio è il teorema <strong>di</strong> Carnot, che stabilsceche il ren<strong>di</strong>mento η Q <strong>di</strong> una macchina termica qualsiasi è sempre minoreo uguale a quello (η R ) <strong>di</strong> una macchina reversibile (cioè che compie solo trasformazionireversibili) che lavora tra le stesse temperature, e quest’ultimo <strong>di</strong>pendesolo dalle temperature delle sorgenti, cioèη Q ≤ η R = 1 − Q 1Q 2, (1.1.2)dove il segno <strong>di</strong> uguaglianza vale solo per le macchine reversibili. La <strong>di</strong>mostrazione<strong>di</strong> questo teorema è elementare e molto istruttiva: si accoppia alle stesse sorgentiuna macchina reversibile R che compie un ciclo in senso inverso (v. fig.1b): aspese <strong>di</strong> un certo lavoro esterno L ′ assorbe dal termostato alla temperatura piùbassa la stessa quantità <strong>di</strong> calore Q 1 ceduta dalla macchina M e cede una quantitàQ ′ 2 al termostato più caldo. Dopo un ciclo complessivo del sistema M + R,l’unico risultato della trasformazione è la trasformazione in lavoro L − L ′ <strong>di</strong> unacerta quantità <strong>di</strong> calore Q 2 − Q ′ 2 estratto da un’unica sorgente, dunque per nonviolare il postulato <strong>di</strong> Kelvin deve essere Q 2 − Q ′ 2 ≤ 0, ossiaQ 1Q 2− Q 1Q ′ 2= η R − η M ≥ 0 ,come vuole la prima parte dell’enunciato del teorema <strong>di</strong> Carnot. Se entrambe lemacchine sono reversibili si può invertire il ciclo e quin<strong>di</strong> anche il senso della <strong>di</strong>suguaglianzaprecedente, quin<strong>di</strong> η R = η M : il ren<strong>di</strong>mento delle macchine termiche2 In seguito egli si convertí alla teoria meccanica del calore come risulta dal seguente branotrovato tra i suoi manoscritti:” Il calore non è altra cosa che la forza motrice, o, piuttosto, ilmovimento che ha cambiato forma. Dovunque c’è <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> potenza motrice vi è, nel medesimotempo, produzione <strong>di</strong> calore, precisamente proporzionale alla quantità <strong>di</strong> potenza motrice<strong>di</strong>strutta”.


6 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPIreversibili che lavorano tra due sorgenti <strong>di</strong> calore è sempre lo stesso e non può che<strong>di</strong>pendere dalle temperature delle sorgenti; quin<strong>di</strong> si può porreQ 1Q 2= f(t 1 , t 2 ) , (1.1.3)dove f(t 1 , t 2 ) è una funzione universale delle temperature dei termostati (cioè è lastessa per tutte le macchine reversibili). Questo completa l’enunciato del teorema<strong>di</strong> Carnot.1.1.1 La scala termo<strong>di</strong>namica assoluta delle temperatureConsideriamo due macchine <strong>di</strong> Carnot reversibili R 1 e R 2 che lavorino rispettivamentetra le temperature t 1 e t 0 e t 2 e t 0 con t 2 > t 1 . Si avràQ 1Q 0= f(t 1 , t 0 ) ,Q ′ 2Q ′ 0= f(t 2 , t 0 ) .Possiamo calibrare la seconda macchina e il senso <strong>di</strong> percorrenza del ciclo inmodo che Q 0 = Q ′ 0 e che la quantità <strong>di</strong> calore Q ′ 0 assorbita coincida con quellaceduta dalla prima macchina, per cui il ciclo combinato delle due macchine R 1 +R 2 è un normale ciclo <strong>di</strong> Carnot tra t 2 e t 1 . Dunque, poichè Q 2 Q 0Q 0 Q 1= Q 2Q 1, si hal’equazione funzionalef(t 2 , t 1 ) = f(t 2, t 0 )f(t 1 , t 0 ) .Il valore <strong>di</strong> t 0 nella <strong>di</strong>scussione precedente è arbitrario e chiaramente f(t 2 , t 1 )non può <strong>di</strong>pendere da t 0 . Ponendo f(t a , t b ) = ϑ(t a )/ϑ(t b ) si ottiene la soluzionegenerale dell’equazione funzionale precedente. perciòQ 2Q 1= ϑ(t 2)ϑ(t 1 ) . (1.1.4)Poichè per t abbiamo scelto una scala empirica qualunque (misurandola ad esempiocon un termometro con un dato fluido termometrico), non si può ovviamentefissare la forma <strong>di</strong> ϑ(t). Possiamo però scegliere <strong>di</strong>rettamente ϑ come misura dellatemperatura. C’è ancora una grande arbitrarietà, perchè in base all’eq. (1.1.4) èdefinita a meno <strong>di</strong> una costante moltiplicativa. Scegliamo allora per convenzioneche l’intervallo tra i due punti fissi dell’acqua sia pari a 100 gra<strong>di</strong> Kelvin. La scalacosí definita è la scala termo<strong>di</strong>namica assoluta delle temperature. E’ facile oramostrare (come faremo esplicitamente nel paragrafo successivo) che essa coincidecon la temperatura assoluta definita dal termometro a gas perfetto.


1.1. LA MACCHINA DI CARNOT 71.1.2 Ciclo <strong>di</strong> Carnot a gas perfettoSupponiamo che il fluido della macchina <strong>di</strong> Carnot sia un gas perfetto. L’equazione<strong>di</strong> stato è p V = nRT (n=numero <strong>di</strong> moli). Nei gas perfetti U è proporzionalealla temperatura assoluta 3 : U = n cT . E’ facile ora verificare che c coincide colcalore specifico molare a volume costante. Infatti il I principio applicato ad unatrasformazione isocora (∆V = 0), <strong>di</strong>venta, ponendo n = 1quin<strong>di</strong>∆U = c∆T = ∆Q ,c = ∆Q∆T = c V .Consideriamo ora una trasformazione isobara (∆p = 0). Dall’equazione <strong>di</strong>stato si ha ∆V = R∆T , quin<strong>di</strong> il I principio dàp∆Q = ∆U + p∆V = c V ∆T + R∆T = (c V + R)∆Tda cui si evince che il calore specifico a pressione costante è dato da c p =c V + R.Infine, per una trasformazione a<strong>di</strong>abatica (∆Q = 0) si haossia0 = ∆U + p∆V = c V ∆T + RT ∆VV∆TT = − R ∆Vc V VO, in forma <strong>di</strong>fferenziale, dT = − RRdVT c Vda cui integrando si ha TVVc V = cost dacui, utilizzando nuovamente l’equazione <strong>di</strong> stato, si ottiene la forma delle trasformazionia<strong>di</strong>abatiche nel piano p, V :.p V γ = costante , γ = c pc V.Veniamo ora al ciclo <strong>di</strong> Carnot. Poichè nei gas perfetti l’energia interna è solofunzione della temperatura, lungo un’isoterma, per il I principio, la quantità <strong>di</strong>3 Questo è un risultato imme<strong>di</strong>ato della teoria cinetica dei gas, come verificheremo quando<strong>di</strong>mostreremo il teorema <strong>di</strong> equipartizione. Nella termo<strong>di</strong>namica dei principi il fatto che nei gasperfetti U sia solo funzione <strong>di</strong> T si ottiene dall’espansione a<strong>di</strong>abatica senza lavoro esterno <strong>di</strong> ungas (esperienze <strong>di</strong> Gay-Lussac e Joule). Se il gas è rarefatto ( dunque ben descritto da un gasperfetto), non avviene nessuna variazione apprezzabile della temperatura.


8 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPIcalore scambiata con il termostato coincide con il il lavoro fatto (espansione) osubito (compressione):Q = L ,mentre lungo le a<strong>di</strong>abatiche ovviamente Q = 0. Il lavoro fatto per una espansioneisoterma con un piccolo incremento <strong>di</strong> volume ∆V si può scrivere, grazieall’equazione <strong>di</strong> stato, nella formap∆V = nRT ∆VV .Quin<strong>di</strong>, integrando, il lavoro fatto da un’espansione dal volume V A a V B alla temperaturaT 2 èL AB = nRT 2 log V BV A.È utile a questo punto osservare che nel piano log V, log p (cioè nel piano p, V inscala doppiamente logaritmica), le isoterme p V = cost e le a<strong>di</strong>abatiche p V γ =cost formano rispettivamente due fasci <strong>di</strong> rette parallele e quin<strong>di</strong> un ciclo <strong>di</strong> Carnotè rappresentato da un parallelogramma ABCD. Poichè i lati opposti sono ugualilog V BVA= log V DVC, quin<strong>di</strong> il rapporto delle quantità <strong>di</strong> calore scambiate Q 2 = L ABe Q 1 = L CD con i termostati durante un ciclo è dato semplicemente dal rapportodelle temperatureQ 1= T 1, (1.1.5)Q 2 T 2che coincide con il risultato ottenuto nell’ eq.(1.1.4) con la scala termo<strong>di</strong>namicaassoluta. In conclusione il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> una macchina <strong>di</strong> Carnot reversibile èη rev = 1 − T 1T 2(1.1.6)In base al teorema <strong>di</strong> Carnot, in un ciclo qualunque (reversibile o no) l’eq.(1.1.5)viene rimpiazzata dalla <strong>di</strong>suguaglianzaQ 1Q 2≥ T 1T 2, (1.1.7)dove al solito il segno <strong>di</strong> uguale vale solo per i cicli reversibili.


1.2. L’ENTROPIA 91.2 L’entropiaNelle formule precedenti Q 1 e Q 2 sono entrambi positivi, nonostante il primorappresenti il calore ceduto e e il secondo quello assorbito dal sistema M. Seadottiamo ora la convenzione <strong>di</strong> attribuire il segno positivo al calore assorbito e ilsegno negativo quello ceduto da M, possiamo riformulare il teorema <strong>di</strong> Carnot asserendoche per ogni trasformazione ciclica <strong>di</strong> un qualsiasi sistema termo<strong>di</strong>namicoche scambia calore con due sole sorgenti vale la <strong>di</strong>suguaglianzaQ 1T 1+ Q 2T 2≤ 0 , (1.2.1)dove il segno <strong>di</strong> uguale vale per i cicli reversibili. Similmente, per una macchinaM che scambia calore con l’esterno a tre <strong>di</strong>verse temperature T 1 , T 2 , T 3 , si ha, per ogni ciclo,Q 1T 1+ Q 2T 2+ Q 3T 3≤ 0 .Infatti, se per assurdo valesse l’identità oppostaQ 1T 1+ Q 2T 2+ Q 3T 3> 0 (?) (1.2.2)accoppiando M con una macchina <strong>di</strong> Carnot reversibile R tra le due temperatureT 2 e T 3 , e calibrata in modo che assorba tutta la quantità <strong>di</strong> calore Q 3 che M cedea alla temperatura T 3 ,TQ2 2’ Q 3T 3RQ21MQ3QT1poichè per R vale l’uguaglianza Q′ 2T 2+ Q 3T 3= 0, si avrebbe per la macchina M + Run ciclo <strong>di</strong> Carnot in cui Q 1T 1+ Q 2−Q ′ 2T 2> 0, che è in contrad<strong>di</strong>zione con la (1.2.1),quin<strong>di</strong> l’eq.(1.2.2) è falsa.Allora per induzione si può subito concludere che un sistema che è soggettoa una trasformazione ciclica con scambio <strong>di</strong> calore con <strong>di</strong>verse sorgenti a varie


10 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPItemperature T 1 , T 2 , . . .T n sod<strong>di</strong>sfa la seguente <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong> ClausiusQ 1T 1+ Q 2T 2+ · · · + Q nT n≤ 0 ,dove al solito il segno <strong>di</strong> eguale vale per le trasformazioni reversibili. Nel caso <strong>di</strong>trasformazioni irreversibili, va precisato che la <strong>di</strong>suguaglianza (come tutte le altre<strong>di</strong> questo paragrafo) è intesa per trasformazioni cicliche con produzione <strong>di</strong> lavoroesterno; per cicli frigoriferi il segno della <strong>di</strong>suguaglianza va cambiato. Si puòora applicare un argomento già usato in meccanica per <strong>di</strong>mostrare che il lavorofatto da un campo <strong>di</strong> forze conservative non <strong>di</strong>pende dalla traiettoria, ma solodal suo punto iniziale e finale: per fissare le idee scegliamo nel piano p, V duetrasformazioni reversibili arbitrarie a e b che congiungono gli stati A e B (v. fig.Q iT ial ciclo reversibile a − b è nullo, si2a). Poichè il contributo della quantità ∑ iha che il contributo delle trasformazioni reversibili da A a B <strong>di</strong>pende solo daglistati iniziali e finali, il che consente quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> definire l’entropia S come una nuovafunzione <strong>di</strong> stato:S(B) − S(A) = ∑ aQ aT a= ∑ bQ bT b,dove ∑ a e ∑ bin<strong>di</strong>cano rispettivamente i contributi delle trasformazioni a e b.Come l’energia interna, l’entropia, in questo approccio, è definita a meno <strong>di</strong> unacostante ad<strong>di</strong>tiva. Vedremo che nell’approccio probabilistico questa costante puo’essere fissata in modo naturale.p✻ b.. . . . ... ........ B...A .. . . . . . . . . . . . ...ap✻A . ........... . . . . .rev.irrev..... Bfig. 2aV✲fig.2bV✲Ve<strong>di</strong>amo ora le principali proprietà dell’entropia. Al pari dell’energia,• S è una grandezza estensiva: L’entropia S <strong>di</strong> un sistema formato da dueparti in equilibrio <strong>di</strong> entropie S 1 e S 2 è la somma S = S 1 + S 2 .


12 CHAPTER 1. PROLOGO: LA TERMODINAMICA DEI PRINCIPIT 2TT 1S


Chapter 2Gli “Ensembles” <strong>di</strong> Gibbs2.1 macrostato e microstatiGli stati macroscopici della materia sono determinati dalle proprietà e dal motodei loro costituenti microscopici: molecole, atomi, elettroni, ecc. Il moto <strong>di</strong> questicostituenti è descritto dalle equazioni della meccanica. Essendo il numero deicostituenti estremamente elevato (tipicamente dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> <strong>di</strong> 10 23 costituenti)il legame tra le leggi della meccanica dei costituenti e le proprietà del sistemamacroscopico non è imme<strong>di</strong>ato. La meccanica statistica descrive il collegamentotra le proprietà microscopiche dei costituenti e le proprietà termo<strong>di</strong>namiche delsistema macroscopico. Poichè il numero dei costituenti è estremamente elevato,non è possibile ottenere una descrizione meccanica completa del sistema basatasulle soluzioni esplicite delle equazioni del moto che descrivono i componentimicroscopici. Si usano invece le leggi e i meto<strong>di</strong> del calcolo delle probabilità edella statistica 1Consideriamo un sistema macroscopico isolato caratterizzato da N costituentimicroscopici, un volume V e un’energia totale E (detta in termo<strong>di</strong>namica energiainterna del sistema e in<strong>di</strong>cata spesso con U). Il fatto che N è molto grandeè tenuto in conto <strong>di</strong> solito considerando il ”limite termo<strong>di</strong>namico”, cioè il limitein cui N → ∞, V → ∞ con il vincolo densita ′ ≡ N = cost . In questo limiteVle grandezze intensive (come la pressione o la temperatura) sono costanti e quelle1 Va detto pero’ che con la costruzione <strong>di</strong> calcolatori sempre piu’ potenti è ora possibile inqualche caso descrivere l’evoluzione meccanica <strong>di</strong> un sistema formato da qualche migliaio <strong>di</strong>costituenti e si possono poi estrapolare i risultati a sistemi piu’ gran<strong>di</strong>. Le tecniche numerichesviluppate per questo tipo <strong>di</strong> calcolo vanno sotto il nome <strong>di</strong> ”Molecular Dynamics” o MD.13


14 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSestensive (come l’energia o l’entropia) sono proporzionali al volume. Fissati i valori<strong>di</strong> N, V ed E si <strong>di</strong>ce che è in<strong>di</strong>viduato un ”macrostato” del sistema: vedremoinfatti che in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio tutte le altre proprietà macroscopiche sonounivocamente fissate. A livello microscopico ci sono moltissimi stati <strong>di</strong>stinti, detti”microstati”, che corrispondono allo stesso macrostato. Per esempio, se il sistemasi puo’ descrivere come l’unione <strong>di</strong> componenti non interagenti, l’energia totaleE è la somma dei contributi delle energie dei componenti:E = ∑ in i ǫ i , N = ∑ in idove ǫ o , ǫ 1 , . . .ǫ i , . . . sono i possibili livelli energetici dei componenti (<strong>di</strong> solito inmeccanica quantistica questi livelli formano uno spettro <strong>di</strong>screto) e n i è il numero<strong>di</strong> componenti nel livello i-esimo. Ogni set <strong>di</strong> numeri interi n o , n 1 , . . . che sod<strong>di</strong>sfanoi due vincoli precedenti in<strong>di</strong>viduano un possibile microstato associato almacrostato in esame.2.2 Sistemi ergo<strong>di</strong>ciIn fisica classica un microstato è in<strong>di</strong>viduato da un punto dello spazio delle fasi.Per esempio per un gas formato da N molecole monoatomiche un punto dellospazio delle fasi è in<strong>di</strong>viduato dalle 3N coor<strong>di</strong>nate lagrangiane q i ( 3 coor<strong>di</strong>nateper ogni molecola) e dai 3N momenti coniugati p i e i microstati associatial macrostato <strong>di</strong> energia E sono opportuni punti contenuti nelle varietà in<strong>di</strong>viduatedall’equazioneH(p i , q i ) = Edove H è l’Hamiltoniana del sistema. Una delle assunzioni principali della meccanicastatistica, suggerita anche dalla meccanica quantistica, è che tutti i microstatirelativi a un dato macrostato siano egualmente probabili, cioè, fissati ivalori delle grandezze termo<strong>di</strong>namiche, il sistema puo’ trovarsi a un dato istantet con uguale probabilità in uno qualsiasi dei suoi microstati. Ciò implica che colpassare del tempo il sistema passa da un macrostato ad un altro e visita tutti imicrostati con uguale frequenza. Un sistema <strong>di</strong>namico che si comporta in questomodo si <strong>di</strong>ce ergo<strong>di</strong>co. Si conoscono alcuni esempi <strong>di</strong> sistemi non er go<strong>di</strong>ci, acui dunque i meto<strong>di</strong> della meccanica statistica non si applicano, ma la stragrandemaggioranza dei sistemi macroscopici stu<strong>di</strong>ati sod<strong>di</strong>sfano, almeno a livello empirico,questa proprietà. Dal punto <strong>di</strong> vista classico il punto rappresentativo <strong>di</strong> un


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 15dato microstato nello spazio delle fasi descrive nel tempo t una traiettoria continuae non autointersecantesi [La traiettoria non si autointerseca perchè fissati i valori<strong>di</strong> p(t) e q(t), le equazioni <strong>di</strong> Hamilton ˙q = ∂H , ṗ = ∂p −∂H in<strong>di</strong>viduano univocamentel’evoluzione temporale] che passa nel corso del tempo attraverso vari∂qpossibili microstati del sistema. In accordo con l’ipotesi <strong>di</strong> quasi-ergo<strong>di</strong>cità, latraiettoria in questione forma in un tempo infinito un insieme denso nell’insiemedei possibili microstati, cioè ogni intorno <strong>di</strong> ogni microstato è attraversato, nelcorso del tempo, da questa traiettoria. L’ipotesi <strong>di</strong> quasi-ergo<strong>di</strong>cità implica chela me<strong>di</strong>a temporale <strong>di</strong> una grandezza meccanica (cioè la me<strong>di</strong>a fatta su tutti i microstatitoccati dalla traiettoria) coincida con la me<strong>di</strong>a delle stesse quantità fattasull’insieme dei microstati associati al macrostato. Questo suggerisce <strong>di</strong> considerare,ad un dato istante t, non l’effettivo microstato in cui il sistema si trova, maun gran numero <strong>di</strong> sistemi macroscopici identici e nelle stesse con<strong>di</strong>zioni termo<strong>di</strong>namichequali copie mentali dell’unico sistema realmente esistente. Queste copiementali si trovano ognuna in uno dei microstati compatibili con le suddette con<strong>di</strong>zioni.È ragionevole aspettarsi che in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio il comportamentome<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questa collezione <strong>di</strong> sistemi detta ”ensemble” (o insieme) statistico o<strong>di</strong> Gibbs coincida con il comportamento me<strong>di</strong>ato nel tempo dell’intero sistemain esame. Questo punto <strong>di</strong> vista è alla base della ”Ensemble theory” cioè la teoriadegli insiemi <strong>di</strong> Gibbs, che è lo schema moderno in cui si inquadra tutta lameccanica statistica dell’equilibrio.2.3 L’”ensemble” microcanonicoL’ ensemble microcanonico è l’insieme <strong>di</strong> tutti i microstati con energia E e volumeV fissati. Descrive le proprietà <strong>di</strong> un sistema isolato in equilibrio. Un ”ensemble”associato a un sistema con 3N gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà è associato a un set <strong>di</strong> puntirappresentativi dello spazio delle fasi. Sia ρ(p, q, t) la densità <strong>di</strong> questo insiemestatistico. La me<strong>di</strong>a su tale insieme <strong>di</strong> una grandezza meccanica f(p, q) è data da〈f〉 =∫f(p, q)ρ(p, q; t)d 3N p d 3N q∫ρ(p, q; t)d3Np d 3N qIn linea <strong>di</strong> principio f <strong>di</strong>pende da t. Se vogliamo descrivere un sistema in equilibrio,f è stazionario e ρ(p, q; t) non puo’ <strong>di</strong>pendere esplicitamente dal tempo: Latraiettoria <strong>di</strong> ogni punto rappresentativo nello spazio delle fasi non ha un inizio ouna fine: essendo soluzione delle equazioni <strong>di</strong> moto, descrive o una curva chiusa(moto perio<strong>di</strong>co) o una curva <strong>di</strong> lunghezza infinita. Quin<strong>di</strong> l’insieme <strong>di</strong> queste


16 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBStraiettorie descrive il flusso <strong>di</strong> un fluido ideale che non ha nè sorgenti nè pozzi:ogni traiettoria che penetra in una (iper)superficie chiusa deve anche uscirne.Possiamo percio’ scrivere un’equazione <strong>di</strong> continuità:∂ρ∂t + <strong>di</strong>v(ρ⃗v) = 0dove ⃗v è il vettore velocità nello spazio delle fasi, definito del vettore a 6N componenti⃗v = ( dq 1, . . .). Esplicitamente si ha, dq 2dt dt<strong>di</strong>v(ρ⃗v) =3N∑i( ∂ρ∂q i˙q i + ∂ρ∂p iṗ i)+3N∑i( ∂qi˙+ ∂p˙)i∂q i ∂p iUtilizzando le equazioni del moto in forma Hamiltoniaina si puo’ facilmente verificareche la seconda parentesi è nulla:q˙i = ∂H , p˙i = − ∂H∂p i ∂q iIn con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio ∂ρ∂t3N∑( ∂ρ˙q i + ∂ρ )ṗ i ≡∂q i ∂p ii⇒ ∂q˙i= ∂2 H= − ∂p˙i∂q i ∂q i ∂p i ∂p i= 0 ⇒ <strong>di</strong>v(ρ⃗v) = 0, quin<strong>di</strong>dρ(p, q)dt= 0 ,Cioè la densità dei microstati è costante nel tempo. Questa affermazione costituisceil teorema <strong>di</strong> Liouville della meccanica statistica: Il fluido ideale che descrivel’evoluzione temporale <strong>di</strong> un ”ensemble” statistico è incompressibile inquanto la densità ρ(p, q) dei microstati acessibili è costante. Dunque ρ(p, q) èuna costante del moto. In meccanica classica ci sono al piu’ 7 costanti del moto:l’energia, le tre componenti dell’impulso ⃗p , e le tre componenti del momentoangolare J ⃗ . L’impulso è conservato ( d⃗p = 0) solo se il sistema è invariante perdttraslazioni, il che non si verifica se il sistema macroscopico èconfinato, come <strong>di</strong>solito succede, in una scatola. Analogamente il sistema macroscopico non è ingenerale invariante per rotazioni, quin<strong>di</strong> J ⃗ non è conservato.Viceversa, se il sistema è in equilibrio ed è isolato, le sue proprietà macroscopichesono per definizione invarianti per traslazioni temporali, quin<strong>di</strong> E è conservata.Percio’ la costante del moto ρ(p, q) non puo’ che essere una funzione <strong>di</strong>E: ρ(p, q) = f(E). Poichè nel nostro sistema macroscopico isolato N, V ed Esono fissati, la densità ρ dei microstati è costante; questa è la proprietà caratteristicadell’ insieme microcanonico.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 17In realtà è <strong>di</strong>fficile misurare con precisione l’energia totale E <strong>di</strong> un sistemamateriale isolato, per cui si considera un sistema con un’ energia compresa in unpiccolo intervallo ∆ tra E − ∆/2 e E + +∆/2 e si sceglie, nella descrizionemicrocanonica, ρ =costante≠ 0 nell’intervallo in questione e ρ = 0 altrove; nellimite ∆ → 0 si ha ρ = costδ(E − E ′ ) (δ = delta <strong>di</strong> Dirac).La conseguenza principale del teorema <strong>di</strong> Liouville è che si puo’ calcolare ilnumero dei microstati: se ρ è costante il numero <strong>di</strong> microstati è proporzionale alvolume dello spazio delle fasi:∫Numero <strong>di</strong> microstati ≡ Ω(E, V, N) = ρ(p, q) d 3N p d 3N q =H(p,q)=E∫= ρ d 3N p d 3N qH(p,q)=ELa meccanica classica non <strong>di</strong>ce nulla sul valore <strong>di</strong> ρ. Viceversa la meccanicaquantistica ci <strong>di</strong>ce che l’insieme dei microstati forma un sottoinsieme <strong>di</strong>screto(cioè numerabile) dello spazio delle fasi e ogni microstato occupa un volumettoω o piccolo ma finito. Per avere un’idea sulle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> questo volumettonotiamo che il principio <strong>di</strong> indeterminazione ci <strong>di</strong>ce che l’indeterminazione ∆q inella posizione è legata all’indeterminazione ∆p i del momento coniugato dallarelazione ∆p i ∆q i ≥ perciò ci si aspetta che ω o sia dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 3N .Per ottenere il valore preciso <strong>di</strong> ω o conviene calcolare esplicitamente il numerodei microstati in qualche caso particolarmente semplice.I Esempio: punto materiale libero <strong>di</strong> massa min una scatola uni<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> lunghezza L0 ≤ q ≤ L , E = p22mIl punto materiale rimbalza avanti e in<strong>di</strong>etro tra i due estremi a q = 0 e q = Ldove p cambia segno.Traiettoria nello spazio delle fasi (in questo caso è un piano) Se la parete sucui urta il punto non è rigida la transizione <strong>di</strong> riflessione da p a −p è meno brusca:✻p ✬✩ΓqL✲✫✪


18 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSL’area racchiusa dalla traiettoria Γ è 2pL (che si puo’ scrivere ∮ p dq). LaΓmeccanica quantistica ci <strong>di</strong>ce che p è quantizzato: p = 2π n, n = 0, 1, 2, . . .2Lpercio’ il numero <strong>di</strong> stati contenuti nell’area racchiusa dalla traiettoria è 2pL = nh. Al crescere <strong>di</strong> E ( e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> p) si crea un nuovo stato ogni qual volta l’areaaumenta <strong>di</strong> h. Ciò mostra che per un insieme <strong>di</strong> N punti materiali non interagentiil volume dello spazio delle fasi occupato da un microstato è h N . Piu’ in generale,per un macrosistema formato da N componenti microscopici descritti da d gra<strong>di</strong><strong>di</strong> libertà ⇒ω o = h dNII esempio:oscillatore armonicoł’Hamiltoniana <strong>di</strong> un oscillatore armonico <strong>di</strong> pulsazione ω èH(p, q) = p22m + m ω2 q 22è descritta da q(t) = A cos(ωt + φ o ) La traiettoria <strong>di</strong> energia E nello spaziodelle fasi e rappresentata la curva H(p, q) = E, che è un ellisse riferita agli assi.Ricordando che per un ellisse <strong>di</strong> equazione x 2 /a 2 + y 2 /b 2 = 1 l’area racchiusavale πab, nel nostro caso si puo’ scriverep 22mE + ω2 m2E q2 = 1 .D’altra parte i livelli energetici dell’oscillatore armonico quantistico sono datida E = ω(n + 1 ) , n = 0, 1, 2, . . . ⇒ πab = 2πE/ω = h(n + 1 ).2 2Dinuovo, come nel I esempio, quando l’area racchiusa nella traiettoria aumenta<strong>di</strong> h il numero <strong>di</strong> stati aumenta <strong>di</strong> un’unità, quin<strong>di</strong> ω o ha lo stesso valoretrovato in precedenza.I due esempi precedenti suggeriscono una semplice ricetta per valutare il numeroΩ(E, V, N) <strong>di</strong> microstati <strong>di</strong> un sistema macroscopico qualsiasi: basta calcolareil volume nello spazio delle fasi a <strong>di</strong>sposizione del sistema e <strong>di</strong>viderlo perω o :dΩ(E, V, N) = lim∆→0∫E−∆/2≤H(p,q)≤E+∆/2dN p d dN qω odove d è il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà delle componenti microscopiche.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 192.3.1 L’equilibrio termicoVe<strong>di</strong>amo ora come si possano ricavare le proprietà termo<strong>di</strong>namiche del sistemadalla conoscenza <strong>di</strong> Ω(E, V, N).Consideriamo due sistemi macroscopici qualsiasi, inizialmente isolati, caratterizzatida Ω 1 (E 1 , V 1 , N 1 ) e Ω 2 (E 2 , V 2 , N 2 ). Supponiamo ora <strong>di</strong> porli a contattotermico tra loro in modo che possano scambiarsi tra loro energia. Supponiamoviceversa che N 1 , N 2 , V 1 e V 2 rimangano costantisistema 1 sistema 2N 1 , V 1 N 2 , V 2Prima del contatto termico il numero <strong>di</strong> microstati del sistema composto dai duesottosistemi è Ω = Ω 1 (E 1 ) Ω 2 (E 2 ). Al momento del contatto il sistema non èpiù in generale in equilibrio: l’energia totale E = E 1 + E 2 non cambia, ma ilcontenuto energetico <strong>di</strong> ognuno dei due sottosistemi puo’ cambiare. Il numero <strong>di</strong>microstati <strong>di</strong>sponibili per il sistema complessivo dopo il contatto termico è sicuramentepiù grande del numero <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong>sponibili prima del contatto, in quantonei due sistemi isolati si conservavano separatamente E 1 ed E 2 . Nel sistema complessivoc’è un vincolo in meno (si conserva solo l’energia totale) e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventanoaccessibili nuovi microstati con una <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> energia tra idue sistemi. Dunque dal momento del contatto termico Ω crescerà con il tempofinchè il sistema complessivo avrà raggiunto l’equilibrio. Questo avverrà quandoΩ eguaglierà il numero totale <strong>di</strong> microstati <strong>di</strong>sponibili all’energia E = E 1 + E 2 .Il numero totale <strong>di</strong> microstati sarà∫Ω(E) = d E 1 Ω 1 (E 1 ) Ω 2 (E 2 ≡ E − E 1 )dove l’integrale è esteso a tutti i possibili valori dell’energia dei sistemi 1 e 2compatibili con l’energia E del sistema complessivo. Nei sistemi macroscopici lafunzione integranda ha un massimo estremamente pronunciato quando E 1 assumeil valore Ē1 dell’energia me<strong>di</strong>a del sistema 1 all’equilibrio. Il picco associato ètanto più pronunciato quanto più il sistema è grande.Nel limite termo<strong>di</strong>namico il numero totale <strong>di</strong> microstati Ω del sistema complessivoè allora identificabile con il valore massimo della funzione integranda:Ω(E, Ē1) = Ω 1 (Ē1) Ω 2 (E − Ē1)Essendo un massimo si avrà∂Ω= 0∂Ē1


20 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSossiaΩ 2 (E − Ē1) ∂Ω 1 ∂Ω 2− Ω 1 = 0∂Ē1 ∂Ē2da cui, lasciando perdere la sopralineatura,1 ∂Ω 1 1 ∂Ω 2=Ω 1 (E 1 ) ∂E 1 Ω 2 (E 2 ) ∂E 2e quin<strong>di</strong>∂ log Ω 1= ∂ log Ω 2∂E 1 ∂E 2⇒ Se due sistemi qualsiasi sono in equilibrio termico tra loro, vale la precedenteequazione. D’altra partedue sistemi in equilibrio hanno la stessa temperatura assoluta,percio’ è raginevole supporre che ∂ log Ω = f(T).∂E2.3.2 L’entropiaPer vedere che tipo <strong>di</strong> funzione è f(T) notiamo che log Ω(E) è una funzionecrescente <strong>di</strong> Ω quin<strong>di</strong>:• log Ω(E) cresce quando il sistema si evolve verso l’equilibrio• log Ω(E) è una quantità ad<strong>di</strong>tiva, nel senso che il valore <strong>di</strong> log Ω per unsistema formato dall’unione <strong>di</strong> piu’ sottoinsiemi 1, 2, 3 . . . è uguale allasomma ∑ i log Ω i dei contributi <strong>di</strong> tali sottoinsiemi.Queste due proprietà sono anche le proprietà dell’entropia S <strong>di</strong> un sistema. Illegame preciso tra S e logΩ è dato dall’equazione (talvolta detta <strong>di</strong> Planck):S = κ log Ωdove κ è la costante <strong>di</strong> Boltzmann (κ = 1.38 10 −16 erg/deg) L’equazione precedenteè <strong>di</strong> fondamentale importanza in fisica: essa costituisce un ponte tra le proprietàtermo<strong>di</strong>namiche (S) e le caratteristiche microscopiche (Ω) e noi la useremocome postulato fondamentale dell’approccio microcanonico. Poichè in termo<strong>di</strong>namicala temperatura assoluta T è definita dalla relazione ( )∂S= 1/T , la∂E Vfunzione incognita della temperatura introdotta in precedenza è ora determinata:∂ log Ω∂E = 1/κT ,dove la derivata è fatta come si è detto in precedenza a volume costante.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 212.3.3 La pressioneConsideriamo <strong>di</strong>nuovo i due sistemi 1 2 a contatto termico e supponiamo orache i due sistemi possano anche variare il loro volume relativo. InizialmenteV = V 1 + V 2 e poi in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio V = ¯V 1 + ¯V 2 . Con lo stesso ragionamento<strong>di</strong> prima possiamo arguire che si avrà equilibrio quando Ω(E, V ) =Ω 1 (Ē1, ¯V 1 )Ω 2 (Ē2, ¯V 2 ) è massima, il che implica, oltre alla già <strong>di</strong>scussa relazione( ) ( ∂ log Ω1 ∂ log Ω2∂E 1anche la nuova relazione( ) ∂ log Ω1∂ ¯V 1E 1=¯V 1=∂E 2)¯V 2( ) ∂ log Ω2∂ ¯V 2E 2= αdove α è da determinare.Possiamo ora scrivere il <strong>di</strong>fferenziale totale <strong>di</strong> log Ω(E, V )( ) ( )∂ log Ω ∂ log Ωd (log Ω) = dE + dV = 1 dE + αdV∂E ∂V κTda cui, risolvendo rispetto a dE, si haVEdE = TdS − κTαdV .Ma la prima legge della termo<strong>di</strong>namica si puo’ scrivere nella formadE = dQ − dL = T dS − pdVdove p ≡ ( )∂E è la pressione del macrosistema. ⇒ α = p/κT .∂V SIn conclusione, dalla conoscenza <strong>di</strong> Ω come funzione <strong>di</strong> E e <strong>di</strong> V si possonoricavare tutte le grandezze termo<strong>di</strong>namiche del sistema( ) ( )1 ∂SΩ ⇒ S = κ log Ω ,T = p ∂S,∂E T = .∂V2.3.4 Il potenziale chimicoSe due sistemi a contatto oltre a scambiarsi energia e volume si possono anchescambiare particelle, cioè i sistemi microscopici <strong>di</strong> cui sono composti, c’èVE


22 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSun’ulteriore con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilbrio da considerare , che si può scrivere ovviamntenella forma ( ) ( )∂ log Ω1 ∂ log Ω2=. (2.3.1)∂N ∂NE,VPer collegare questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio a una funzione termo<strong>di</strong>namica convienetenere in conto il contributo all’energia interna E dovuta alla variazione delnumero N <strong>di</strong> costituenti, per cui il I principio si scrive nella formaE,Vd E = T dS − p dV + µ dN, (2.3.2)dove la funzione <strong>di</strong> stato µ è il potenziale chimico. Risolvendo rispetto a d S si had S = 1 T dE + p T dV − µ T dN ,da cui si evince la relazione µ = −( )∂Sche, confrontata con la con<strong>di</strong>zioneT ∂N E,V<strong>di</strong> equilibrio (2.3.1), mostra che nel caso <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> particelle la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>equilibrio è che i due sistemi abbiano lo stesso valore del potenziale chimico.2.3.5 Potenziali termo<strong>di</strong>namiciRicor<strong>di</strong>amo ora alcune importanti relazioni tra grandezze termo<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> unsistema in equilibrio.Dal primo principio, in cui l’energia E (detta anche energia interna) è pensatacome funzione <strong>di</strong> S e V si haT =( ∂E∂S)V, p = −( ) ∂E∂VTE = E(S, V ) è il primo dei quattro potenziali termo<strong>di</strong>namici. Se si stu<strong>di</strong>anotrasformazioni a volume costante conviene utilizzare un altro potenzialetermo<strong>di</strong>namico, detto entalpia H, definita da H = E + p V , da cui si ricavadH = dE + p dV + V dp = TdS + V dp . Quin<strong>di</strong> H è una funzione <strong>di</strong> S e p.Se invece si stu<strong>di</strong>ano trasformazioni isoterme (dT = O) a p costante convieneutilizzare come potenziale termo<strong>di</strong>namico l’energia libera <strong>di</strong> Helmholz, definitada F = E − ST ⇒ dF = dE − T dS − S dT = −S dT − p dV quin<strong>di</strong>F = F(T, V ) ⇒ S = −( ∂F∂T)Vp = −.( ∂F∂V)T.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 23Se le trasformazioni considerate sono a volume costante, conviene usare comepotenziale termo<strong>di</strong>namico l’energia libera <strong>di</strong> Gibbs, definita da G = F + p V ⇒dG = dF + p dV + V dp = −S dT + V dp.⇒ G = G(T, p) , S = −( ) ∂G∂Tp, V =( ) ∂G∂pTRelazioni <strong>di</strong> MaxwellDal fatto che in un <strong>di</strong>fferenziale totale <strong>di</strong> due variabili d f(x, y) = A(x, y)d x +B(x, y)d y le due funzioni A e B devono sod<strong>di</strong>sfare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> integrabilità(∂A/∂y) x = (∂B/∂x) y , si possono ricavare molte relazioni tra grandezze fisiche.Per esempio, applicando questa relazione all’energia libera F si trova l’importanterelazione( ) ∂S∂VT=( ) ∂p∂TVAnalogamente, usando l’energia libera <strong>di</strong> Gibbs, si ha( ) ∂S∂pT( ) ∂V= −∂TpLe relazioni <strong>di</strong> questo tipo sono note come relazioni <strong>di</strong> Maxwell. Esse sono estremamenteutili per la loro generalità...Grandezze estensive e funzioni omogeneeSi è gia’ detto che le grandezze estensive <strong>di</strong>pendono linearmente dalla tagliadel sistema. Se queste grandezze estensive sono a loro volta funzioni <strong>di</strong> altregrandezze estensive possiamo estrarre ulteriori importanti informazioni. E’ il casodell’energia interna E = E(S, V, N) 2 . Vale ovviamente l’identità (equazione <strong>di</strong>omogeneità <strong>di</strong> Eulero)E(λ S, λ V, λ N) = λ E(S, V, N)2 In questo paragrafo conviene tener conto anche della grandezza estensiva N perchè il limitetermo<strong>di</strong>namico, che è il limite importante nello stu<strong>di</strong>o dei sistemi macroscopici, è definito daV → ∞, N → ∞ e N/V costante


24 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSdove λ è una qualunque costante maggiore <strong>di</strong> zero. Ponendo λ = 1 + ǫ e sviluppandoal prim’or<strong>di</strong>ne in ǫ si ha S ( )∂E+ V ( )∂E+ N ( )∂E= E cioè∂S V,N ∂V S,N ∂N V,SE = TS − pV + µN , (2.3.3)si ottiene dunque E in forma finita a partire dal suo <strong>di</strong>fferenziale. Da questarelazione si ha dE = T dS +S dT −V dp −p dV +µ dN +N dµ, che, combinatacon il I principio dà la relazioneS dT − V dp + N dµ = 0 ,detta equazione <strong>di</strong> Gibbs-Duhem.Utilizzando la forma finita dell’energia interna (2.3.3) si ottiene imme<strong>di</strong>atamenteuna forma finita per tutte le altre funzioni termo<strong>di</strong>namiche. In particolarel‘energia libera <strong>di</strong> Gibbs sod<strong>di</strong>sfa l’importante relazione2.3.6 Un esempio: il gas perfetto classicoG ≡ E − TS + pV = µ N (2.3.4)Un gas ideale (o perfetto) classico è un sistema <strong>di</strong> N sistemi microscopici puntiformi<strong>di</strong> massa m non interagenti (è un’approssimazione <strong>di</strong> un gas reale moltorarefatto e ad alta temperatura come vedremo meglio stu<strong>di</strong>ando il caso quantistico[gas <strong>di</strong> Bose ideale])Ogni microstato è in<strong>di</strong>viduato dalle posizioni e dalle velocità delle N molecole:∫Ω(E, V, N) = d 3N p d 3N q/ω o .H(p,q)=EL’integrazione sulle possibili posizioni delle N molecole dàΩ(E, V, N) ∝ V N⇒ S = κN log V + termini che non <strong>di</strong>pendono da VPoichè p = ( ∂S p, si haT ∂V)T = N . κT V⇒ pV = nRT (R = κN A , N = nN A )dove N A è il numero <strong>di</strong> Avogadro ed n è il numero <strong>di</strong> moli. Questa è la notaequazione <strong>di</strong> stato dei gas perfetti.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 25Esiste un semplice argomento <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>mensionale che mostra che in un gasperfetto (classico o quantistico) Ω e’ una funzione <strong>di</strong> un’opportuna combinazionedelle variabili E e V : Ω è una quantità a<strong>di</strong>mensonale, mentre E e V non lo sono,quin<strong>di</strong> bisogna combinare queste due grandezze con altre costanti <strong>di</strong>mensionali ingioco per formare una quantità a<strong>di</strong>mensionale. Le possibili costanti in gioco sonola costante <strong>di</strong> Planck h, dato che il volume dello spazio delle fasi occupato da ognigrado <strong>di</strong> libertà è proprio h, e m, la massa delle molecole, unica costante fisicache caratterizza un gas perfetto non relativistico classico o quantistico. È facile oraverificare che l’unica combinazione a<strong>di</strong>mensionale che posso fare con E, V, m, hè m E V 2/3 /h 2 , dunque nei gas perfetti Ω è funzione <strong>di</strong> due soli argomentiΩ(E, V, N) = f(N, EV 2/3 ) .Relazioni <strong>di</strong> questo tipo sono note come relazioni <strong>di</strong> scaling. Da esse si possonoestrarre, come vedremo tra poco in questo caso specifico, importanti informazionisulle proprietà fisiche fondamentali del sistema allo stu<strong>di</strong>oUn altro modo per ricavare la stessa relazione <strong>di</strong> scaling è il seguente. Supponiamoche il recipiente <strong>di</strong> volume V sia un cubo <strong>di</strong> lato L (V = L 3 ). I valoripermessi delle componenti dell’impulso delle molecole sono, scegliendo per como<strong>di</strong>tàcon<strong>di</strong>zioni al contorno perio<strong>di</strong>che p i = 2πnL i , n i = O, ±1, ±2, . . ., i =1, ...3N. Ω(E, V, N) è dato dal numero <strong>di</strong> soluzioni della equazione3N∑i=1p 2 i2m =3N∑h22 m L 2i=1n 2 i = E ,ossia3N∑i=1n 2 i = 2 m L2 Eh 2= 2mh 2 V 2 3 E (2.3.5)Il numero <strong>di</strong> soluzioni, a fissato N, <strong>di</strong>pende unicamente dal parametro V 2 3E,quin<strong>di</strong> Ω <strong>di</strong>pende solo dalla combinazione V 2 3E: Ω(E, V, N) = f(N, V 2 3E)come avevamo visto con il ragionamento <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>mensionale. Poichè ovviamenteS = S(N, V 2 3E), nelle trasformazioni a<strong>di</strong>abatiche (cioè quelle in cui N eS sono costanti) si haV 2 3E =cost


26 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSda p = − ( )∂E∂V Ssegue 2 3 V −1 3E − pV 2 3 = 0 , ⇒pV = 2 3 EDall’equazione <strong>di</strong> stato pV = nRT ⇒E = 3 2 nRT .Le due equazioni incorniciate valgono sia in meccanica classica che quantistica.Combinate assieme esse danno l’equazione dell’a<strong>di</strong>abatica nel piano p, V :V 5 3 p = cost.Ve<strong>di</strong>amo ora come si mo<strong>di</strong>ficano queste formule nel caso <strong>di</strong> un gas <strong>di</strong> fotoni o,ciò che è lo stesso, nel caso dello stu<strong>di</strong>o della ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica in unacavità. (stu<strong>di</strong>eremo a fondo questo problema più in là). La relazione tra impulsop ed energia ε in un fotone è, come è noto, ε = c p. Gli autovalori dell’impulsoper un volume della stessa forma e con le stesse con<strong>di</strong>zioni al contorno del casoprecedente sono gli stessi e l’equazione (2.3.5) avrà ora la forma∑2 √ 3 n 2 i = 1 hc E V 1 3i=1dove il fattore 2 tiene conto dei due stati <strong>di</strong> polarizzazione per ogni onda stazionaria.Questa volta il numero dei microstati è funzione della combinazione E V 1 3 ; dunquele a<strong>di</strong>abatiche sod<strong>di</strong>sfano l’equazione E V 1 3 =costante. Applicando tal quale ilproce<strong>di</strong>mento seguito nel caso del gas non relativistico, questa volte si ottieneE = 3 pVe quin<strong>di</strong> le a<strong>di</strong>abatiche <strong>di</strong> un gas <strong>di</strong> fotoni nel piano p, V hanno la formap V 4 3 = cost . (2.3.6)Si noti che nel caso del gas <strong>di</strong> fotoni ( ossia della ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica inequilibrio in una cavità) non compare il numero <strong>di</strong> fotoni (che non e’ una quantitàconservata in questo sistema), dunque ogni configurazione o microstato e’ caratterizzatosolo dai tre numeri interi n 1 , n 2 , n 3 .Esercizio: Si ricavi l’equazione delle a<strong>di</strong>abatiche per un gas <strong>di</strong> fotoni utilizzandoun argomento <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong>mensionale.


2.3. L’”ENSEMBLE” MICROCANONICO 27Il paradosso <strong>di</strong> GibbsIl calcolo esplicito del numero delle soluzioni dell’ eq.(2.3.5) è abbastanza semplice.Cominciamo con l’osservare che il numero delle soluzioni della <strong>di</strong>suguaglianza3N∑n 2 i ≤ ρ2 = 2mh V 2 2 3 Ei=1coincide con il volume Vol della sfera <strong>di</strong> raggio ρ in d = 3N <strong>di</strong>mensioni, che èVol = π d 2d2 ! ρd .( ) d/2Utilizzando la formula <strong>di</strong> Stirling d ! ∼ d/22 e si haVol =( 2e3 2mπ E ) 3N/2V NN h . 3NPoichè il numero <strong>di</strong> soluzioni cresce esponenzialmente con N è facile convincersiche il maggior numero delle soluzioni si trovano sulla superficie della sferain questione e che nel limite termo<strong>di</strong>namico Ω(E) ≃ Vol. Nasce però un paradosso:in questo limite log Ω, che è una grandezza estensiva, dovrebbe essere proporzionalea N. Questo è vero solo per il primo fattore <strong>di</strong> Vol, che contribuiscecon 3N log E/N (nel limite termo<strong>di</strong>namico E è costante). Ciò non succede nel2 Nsecondo fattore, il cui logaritmo N log V ∝ N log N cresce più velocemente <strong>di</strong> N.Questo paradosso <strong>di</strong> Gibbs nasce dal fatto che il numero dei microstati non vienecontato con la giusta molteplicità. Occorre tener conto del fatto che le molecolecostituenti sono tra loro identiche e ogni soluzione della (2.3.5) che <strong>di</strong>fferisca soloper una permutazione degli in<strong>di</strong>ci i da un’altra è a tutti gli effetti in<strong>di</strong>stinguibile.Conviene <strong>di</strong> conseguenza mo<strong>di</strong>ficare il legame tra Ω e Vol con la seguente ricettaΩ(E) = Vol/N! (2.3.7)che, come è imme<strong>di</strong>ato verificare, elimina il paradosso. Vedremo in seguito,quando stu<strong>di</strong>eremo gas ideali quantistici <strong>di</strong> Bose e <strong>di</strong> Fermi che questa formulaè un’approssimazione valida nei gas rarefatti. Essa viene spesso in<strong>di</strong>cata comestatistica <strong>di</strong> Boltzmann.


28 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBS2.3.7 Stabilità dell’equilibrio termicoNello stu<strong>di</strong>o dell’equilibrio termico tra due sistemi 1 e 2 a contatto avevamo arguitoche il sistema complessivo è in equilibrio quando Ω = Ω 1 Ω 2 come funzionedell’energia E 1 raggiunge un massimo, ma non abbiamo sfruttato questa proprietàappieno, in quanto abbiamo solo richiesto l’annullarsi della derivata prima (che haportato alla definizione <strong>di</strong> temperatura). Per avere davvero un massimo occorreanche che la derivata seconda sia ivi negativa:( ) ( )∂ 2 log Ω 1 ∂ 2 log Ω 2∂E 21ossia ( ∂T(E1 )V∂E 1)V+∂E 22( ∂T(E2 )+∂E 2)VV< 0> 0 .Supponiamo ora che il sistema 2 sia un gas perfetto. Dalle equazioni del paragrafoprecedente si ha T = 2 E ∂T, quin<strong>di</strong> ∝ O(1/N) e dunque si annulla nel limite3 κN ∂Etermo<strong>di</strong>namico. Se il sistema 2 è molto più grande del sistema 1 la <strong>di</strong>suguaglianza<strong>di</strong>venta ( ∂T(E1 )> 0 ,∂E 1)Vquin<strong>di</strong> in un sitema in equilibrio (con un gas perfetto) la temperatura è una funzionecrescente dell’energia. Inoltre, poiché il calore specifico è definito da C v =( ( )∂E∂T)V = 1/ ∂T(E), si ottiene un’importante <strong>di</strong>suguaglianza termo<strong>di</strong>namica∂EVche vale per tutti i sistemi in equilibrioC V > 0 . (2.3.8)Analogamente, come <strong>di</strong>mostreremo più in là, la pressione a temperatura costanteè sempre una funzione decrescente del volume cioè( ) ∂P< 0 . (2.3.9)∂VLe due relazioni che abbiamo elencato sono dette <strong>di</strong>suguaglianze termo<strong>di</strong>namiche;gli stati in cui queste non sono sod<strong>di</strong>sfatte sono instabili e non possono esisterein natura 3 . Vedremo un’ altra derivazione <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>suguaglianze nel paragrafo2.5.1.3 In realtà, come vedremo meglio in seguito, queste <strong>di</strong>suguaglianze valgono in senso strettosolo a T > 0. A T = 0 entrambe le quantità si annullano.T


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 292.4 L’ ”ensemble” canonicoConsideriamo un sistema macroscopico in equilibrio termico con un termostato<strong>di</strong> capacità termica infinita. Poichè puo’ scambiare energia con il termostato, lasua energia non è univocamente determinata ma puo’ fluttuare. Supponiamo <strong>di</strong>conoscere lo spettro dei suoi possibili livelli energetici: ǫ 1 , ǫ 2 , ...ǫ i , ... (in generaleuno spettro <strong>di</strong> infiniti livelli) ci sarà una certa probabilità p i che il sistema sia nellivello energetico ǫ i . p i sarà una certa funzione della temperatura che vogliamodeterminare. A tal fine rimpiazziamo il sistema con il termostato con un sistemaequivalente, formato da un ”ensemble”, detto canonico, <strong>di</strong> N sistemi identici,formati dal sistema realmente esistente e da N −1 copie mentali e supponiamo chequesti sistemi siano in equilibrio termico tra <strong>di</strong> loro. In altri termini sostituiamo iltermostato con N − 1 sistemi identici in equilibrio termico col sistema in esame.Se N è molto grande queste copie mentali formano un perfetto termostato.Questo insieme <strong>di</strong> N sistemi forma a sua volta un sistema chiuso, cioè isolatoe <strong>di</strong> energia E fissata, pari alla somma delle energie dei sistemi costituenti, dunquepuo’ essere pensato come un microstato <strong>di</strong> un ensemble microcanonico. Sia n i ilnumero <strong>di</strong> sistemi dell”ensemble” con energia ǫ i . Il set <strong>di</strong> numeri <strong>di</strong> occupazione(n 1 , n 2 , ...n i ...) definisce un microstato dell ”ensemble” ed è soggetto alle duecon<strong>di</strong>zioni N = ∑ i n i e E = ∑ i ǫ in i ,.Consideriamo ora un sistema in un definito stato i <strong>di</strong> energia ǫ i . In base alpostulato fondamentale dell’ensemble microcanonico il numero <strong>di</strong> stati accessibilial sistema più termostato (≡ N sistemi identici) è Ω(E − ǫ i ). Poiche’ tutti glistati dell’ensemble microcanonico sono ugualmente probabili, la probabilità p i <strong>di</strong>questo stato è proporzionale a Ω(E − ǫ i ), cioèp i ∝ exp[log Ω(E − ǫ i )] ≃ exp(− ǫ iκT )dove si è sviluppato in serie <strong>di</strong> Taylor log Ω troncando al I or<strong>di</strong>ne significativo,tenuto conto del fatto che ǫ i ≪ E e della definizione <strong>di</strong> temperatura. Poichè∑i p i = 1 possiamo normalizzare le probabilità scrivendo semplicementep i = e−βǫ iZ , β = 1κT , (2.4.1)dove Z(β, V ) = ∑ i e−βǫ iè detta funzione <strong>di</strong> <strong>di</strong> partizione canonica. Essa<strong>di</strong>pende, oltre che da β, anche dal volume V e dal numero <strong>di</strong> componenti microscopicheN del sistema, in quanto i livelli energetici ǫ i <strong>di</strong>pendono ovviamente daV e da N.


30 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSSe conosciamo la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> probabilità <strong>di</strong> un sistema possiamo definireil valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ogni grandezza fisica A :〈A〉 = ∑ iA i p idove A i è il valore che assume la grandezza A nello stato i-esimo. In realtà perle grandezze termo<strong>di</strong>namiche non è necessario conoscere la <strong>di</strong>stribuzione p i , inquanto tutti i valori me<strong>di</strong> si possono ottenere <strong>di</strong>rettamente dalla conoscenza dellasola funzione <strong>di</strong> partizione, che gioca nel formalismo dell’ensemble canonico unruolo centrale, analogo all’entropia nell’approccio microcanonico.Come primo esempio, è imme<strong>di</strong>ato verificare che l’energia interna E è data da〈ǫ〉 =≡ ∑ i( ) ∂ log Zǫ i p i = E = −∂βV(2.4.2)2.4.1 Significato termo<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> Z(β, V )Conviene per il momento pensare Z come funzione <strong>di</strong> β e dei livelli energetici ǫ i .Il suo <strong>di</strong>fferenziale è dunqued log Z = ∂ log Z∂βdβ + ∑ i∂ log Zdǫ i = −Edβ − β ∑ ∂ǫ iip i dǫ i⇒ d (log Z + βE) = β (dE − 〈dǫ〉)Interpretazione fisica <strong>di</strong> questa formula: supponiamo <strong>di</strong> applicare una trasformazioneal sistema ( e quin<strong>di</strong> alle N copie dell’ ”ensemble” canonico) per cuii livelli <strong>di</strong>vengono ǫ i +dǫ i . Ogni sistema compie un lavoro −dǫ i e quin<strong>di</strong> il lavorome<strong>di</strong>o compiuto è δL = −〈dǫ〉. Ma se l’”ensemble” è in equilibrio, il primo principiodella termo<strong>di</strong>namica <strong>di</strong>ce che dE + δL = δQ . L’equazione precedente <strong>di</strong>ceche βδQ è un <strong>di</strong>fferenziale esatto (cioè il <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> una funzione), cioe β èun ”fattore integrante” <strong>di</strong> δQ, quin<strong>di</strong>, se non conoscessimo ancora il legame tra βe temperatura lo scopriremmo adesso: il secondo principio <strong>di</strong>ce che dS = δQ è Tun <strong>di</strong>fferenziale esatto ( S è l’entropia del sistema). ⇒ β ∝ 1 . TL ’equazione precedente si puo’ scrivere allora nella formaκ d(log Z + E κT ) = dS


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 31che suggerisceDalla relazione termo<strong>di</strong>namicaS = κ log Z + E T .S = − F T + E T ,dove F è l’energia libera <strong>di</strong> Helmholz, si ha l’importante identificazioneF = −κT log Z , (2.4.3)che è la formula centrale dell’ ”ensemble” canonico.Si è già visto in precedenza che F è una funzione <strong>di</strong> T e V e quin<strong>di</strong> è taleanche Z: dunque Z è funzione delle variabili macroscopiche T e V .Dalla conoscenza <strong>di</strong> Z(T, V ) si ricavano tutte le proprietà macroscopiche. Infattida dF = −SdT − p dV si ricava( ) ( )∂F∂Fp = − e S = − .∂VT∂TVVe<strong>di</strong>amo ora come esprimere le grandezze termo<strong>di</strong>namiche come valori me<strong>di</strong><strong>di</strong> opportune osservabili sull’ ”ensemble” canonico. Abbiamo già visto che l’energiainterna è data daE = ∑ ǫ i e −βǫ i= ∑ p i ǫ i = 〈ǫ〉ZiiAnalogamente, dalla relazione δL = − ∑ i p idǫ i che abbiamo già usato in precedenza,si ricava (usando δL = p dV )p = − ∑ ip i∂ǫ i∂V= −〈∂ǫ∂V 〉 . (2.4.4)Nel paragrafo seguente applicheremo queste considerazioni per ottenere un’importanteformula relativa all’entropia.2.4.2 Formula <strong>di</strong> Gibbs per l’entropiaNell’ensemble canonico la probabilità <strong>di</strong> occupazione del livello i è data da p i =e −βǫ i. Prendendo il logaritmo <strong>di</strong> entambi i membri e calcolandone il valor me<strong>di</strong>oZsi ottiene ∑p i log p i ≡ 〈log p〉 = −β ∑ p i ǫ i − log Z ∑ p i .iii


32 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSUtilizzando la relazione tra log Z e F illustrata nel paragrafo precedente e la notarelazione F = E − TS si ha subitoS = −κ ∑ i p i log p i = −κ 〈log p〉Questa importantissima relazione, nota come formula <strong>di</strong> Gibbs per l’entropia, hail pregio <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> grande generalità ed è applicabile a <strong>di</strong>versi rami della fisicae in particolare alla teoria dell’informazione.Notiamo intanto una semplice conseguenza: poichè 0 ≤ p i ≤ 1, ⇒ S ≥ 0.Nel caso in cui S = 0 tutti i p i o sono nulli o valgono 1. Poichè ∑ i p i = 1, si concludeche c’è un unico livello energetico occupato; questo livello corrisponderànaturalmente col livello fondamentale ǫ o , per cui possiamo scrivereS = 0 ⇒ p o = 1 , p i = 0 ∀i > 0 ,cioè per S = 0 tutti i sistemi dell’”ensemble” canonico corrispondono ad un unicomicrostato. Vedremo che questa situazione si verifica a T = 0.È da notare che la definizione <strong>di</strong> entropia nell’ensemble canonico concordacon quella fatta nell’”ensemble” microcanonico; infatti in questo ultimo caso seci sono Ω microstati tutti ugualmente probabili, la probabilità associata ad ognimicrostato è 1 Ω , quin<strong>di</strong> S = −κ ∑ i1Ω log 1 Ω2.4.3 moltiplicatori <strong>di</strong> Lagrange= κ log Ω , cvd.In questa trattazione abbiamo usato come punto <strong>di</strong> partenza le nostre conoscenzesull’approccio microcanonico per ricavare le proprietà fondamentali dell’ensemblecanonico. Si possono ottenere gli stessi risultati con un approccio in<strong>di</strong>pendenteche va sotto il nome <strong>di</strong> metodo dei moltiplicatori <strong>di</strong> Lagrange. Questo metodo habasi concettualmente più solide ed è generalizzabile ad ogni tipo <strong>di</strong> ensemble.Sia n i il numero <strong>di</strong> sistemi dell”ensemble” con energia ǫ i . Il set <strong>di</strong> numeri <strong>di</strong>occupazione (n 1 , n 2 , ...n i ...) forma una possibile configurazione dell’ ”ensemble”ed è soggetto alle due con<strong>di</strong>zioniN = ∑ in iE = ∑ iǫ i n i ,


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 33dove E è la somma delle energie <strong>di</strong> tutti i sistemi e quin<strong>di</strong> E = E è l’energia me<strong>di</strong>aper sistema, che possiamo identificare con l’energia interna (notare che i livelliNenergetici ǫ i non sono i livelli delle componenti microscopiche del sistema, ma lepossibili energie del sistema macroscopico). Ci sono molte <strong>di</strong>verse maniere <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuiregli N sistemi nella configurazione (n 1 , n 2 , ...n i ...), infatti, permutando traloro gli N sistemi e tenendo conto che permutazioni che scambiano tra loro sisteminello stesso livello non sono <strong>di</strong>stinguibili ⇒ la molteplicità P(n 1 , n 2 ...n i ...)della configurazione è data daP(n 1 , n 2 , ...n i ...) = N!Π i n i ! .La probabilità <strong>di</strong> occupazione p i del livello ǫ i è data dap i = 〈 n iN 〉 =∑{n 1 ,n 2 ,... }n i P(n 1 , n 2 , . . .)∑{n i } P(n 1, n 2 . . .)dove i set {n 1 , n 2 ...} sod<strong>di</strong>sfano i due vincoli precedenti. Il calcolo esattodell’eq. precedente è complicato e si puo’ valutare esattamente solo per N grande.Ma per N grande la molteplicità P(n 1 , ...) ha un picco molto pronunciato per unaparticolare configurazione (¯n 1 , ¯n 2 , . . .) (che è quin<strong>di</strong> la config. piu’ probabile) e<strong>di</strong>l picco è tanto più stretto quanto più N è grande; quin<strong>di</strong> si puo’ rimpiazzare ilvalor me<strong>di</strong>o 〈 n i〉 con il valore piu’ probabile ¯n i.N NIl calcolo <strong>di</strong> ¯n i è molto piu’ facile: Poichè il logaritmo è una funzione monotonacrescente del suo argomento, il max <strong>di</strong> P coincide col max <strong>di</strong> log P . NoiNcerchiamo il max con<strong>di</strong>zionato dai vincoli N = ∑ i n i e E = ∑ i ǫ in i . Per tenereconto <strong>di</strong> questi vincoli utilizzeremo il metodo dei moltiplicatori <strong>di</strong> Lagrange: stu<strong>di</strong>amola funzionef(n 1 , n 2 , . . .) = log P(n 1 , n 2 , . . .) − α ∑ in i − β ∑ in i ǫ idove α e β sono parametri liberi ( detti appunto moltiplicatori <strong>di</strong> Lagrange) cheservono a implementare i vincoli.Se N e n i sono gran<strong>di</strong> si puo’ usare la formula <strong>di</strong> Stirling per il fattoriale.Nel max <strong>di</strong> f(n 1 , n 2 ...) si ha df = O, cioèdf = − ∑ i(log n i + α + βǫ i )dn i .


34 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSPoichè gli incrementi dn i sono linearmente in<strong>di</strong>pendenti ⇒log n i = −α − βǫ i , ⇒ ¯n i = e −α e −βǫ i.α e β sono ora fissati imponendo i due vincoli:N = ∑ i¯n i = e −α e −βǫ i,che determina α:E = e −α ∑ i⇒ e α =che determina in linea <strong>di</strong> principio β.∑i e−βǫ iNǫ i e −βǫ i= N∑∑ i ǫ ie −βǫ ii e−βǫ idef. Z ≡ ∑ ie −βǫ i= funzione <strong>di</strong> partizione⇒ E ≡ E ∑N = i ǫ ie −βǫ iZ= − ∂ log Z∂βPoichè consideriamo N molto grande, possiamo identificare il valor me<strong>di</strong>o 〈n i 〉con il valore più probabile ¯n i , per cui possiamo scrivereche coincide con la (2.4.1).p i = ¯n iN = e−βǫ iZ2.4.4 fluttuazione dei valori me<strong>di</strong>= −1 β∂ log Z∂ǫ i,Il metodo che abbiamo usato per determinare la probabilità <strong>di</strong> occupazione p iè noto come ”metodo della <strong>di</strong>stribuzione piu’ probabile”. Per rendere completamentesod<strong>di</strong>sfacente questo metodo bisogna <strong>di</strong>mostrare che almeno nel limiteN → ∞ le deviazioni dalla <strong>di</strong>stribuzione piu’ probabile possono essere rigorosamentetrascurate. A tal fine conviene stu<strong>di</strong>are il comportamento delle fluttuazionirispetto al valore me<strong>di</strong>o al crescere <strong>di</strong> N. Se si riesce a <strong>di</strong>mostrare che le fluttuazioni,ossia la <strong>di</strong>spersione delle configurazioni, tende a zero per N → ∞, allorauna sola configurazione sopravvive in questo limite e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>stribuzione;


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 35piu’ probabile coincide con la <strong>di</strong>stribuzione me<strong>di</strong>a e inoltre il valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> unagrandezza fisica 〈A〉 ≡ ∑ i p iA i rappresenta fedelmente il valore misurato.La grandezza fisica che descrive l’effetto delle fluttuazioni sul valor me<strong>di</strong>o èla varianza. Cominciamo a far vedere che la varianza dell’energia interna E ≡ 〈ǫ〉è <strong>di</strong>rettamente legata a ∂E . Infatti la varianza <strong>di</strong> E è per definizione lo scarto∂βquadratico me<strong>di</strong>o:d’altra parte〈(δE) 2 〉 = 〈(ǫ − E) 2 〉 = 〈ǫ 2 〉 − 2 E〈ǫ〉 + E 2 = 〈ǫ 2 〉 − 〈ǫ〉 2 .∂E∂β ≡ ∂ ∂β∑i ǫ ie −βǫ iZ∑i= −ǫ i 2 e −βǫ iZ− E Z 2 ∂Z∂β = −〈ǫ2 〉 + 〈ǫ〉 2 .E facile convincersi che la varianza dell’energia interna è una grandezza estensivaperchè è proporzionale al calore specifico 4 :( ) ∂EC V = = ∂E dβ∂T ∂β dT = − 1 ∂EκT 2 ∂β = 〈ǫ2 〉 − 〈ǫ〉 2.κT 2VC V è una quantità estensiva quin<strong>di</strong> è proporzionale a N e anche l’energia internaE è proporzionale a N, quin<strong>di</strong> il rapporto tra la <strong>di</strong>spersione dei valori dell’energiae il valor me<strong>di</strong>o è dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1/ √ N:√〈δE2 〉E( ) 1= O √NCiò mostra che nei sitemi macroscopici (N ∼ 10 23 ) l’effetto della <strong>di</strong>spersionedei valori è molto piccolo (tranne come vedremo nei sitemi critici), quin<strong>di</strong> il valme<strong>di</strong>o rapresenta pienamente le proprietà macroscopiche del sistema.2.4.5 Teorema <strong>di</strong> NernstC V > 0 implica che l’energia interna <strong>di</strong> un corpo sia una funzione monotonacrescente della temperatura, per cui per la temperatura minima possibile, cioèT = 0, l’energia E assume il valore minimo possibile: i costituenti microscopicidel sistema sono tutti nel loro stato fondamentale; percio’ se p i è la probabilità <strong>di</strong>4 Questa relazione <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong>rettamente la <strong>di</strong>suguaglianza C V > 0 già <strong>di</strong>mostratanell’approccio con l’ensemble microcanonico..


36 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSoccupazione del livello i−esimo e i = 0 corrisponde allo stato fondamentale, lacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> energia minima si traduce in:p i = δ i,o ⇒ S ≡ −κ ∑ ip i log p i = 0Cioè, l’entropia <strong>di</strong> ogni sistema allo zero assoluto è nulla se lo stato fondametalenon è degenere 5 ; questo è l’enunciato del teorema <strong>di</strong> Nernst, noto anche come IIIprincipio della termo<strong>di</strong>namica.L’entropia non è l’unica grandezza termo<strong>di</strong>namica che si annulla allo zeroassoluto. Per esempio, poichè C V = T ( )∂S, a T = 0 ⇒ C ∂T V V = 0.Un’altra conseguenza del teorema <strong>di</strong> Nernst è che il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazionetermica ( )∂Vsi annulla per T = 0, infatti utilizzando l’energia libera <strong>di</strong> Gibbs∂T pG = G(T, p) si ha ( ) ( )∂G∂GV = , S = −∂pT∂Tp( ) ( )∂V⇒ = ∂2 G ∂S∂T ∂T∂p = − ,∂ppche è una delle relazioni <strong>di</strong> Maxwell gia <strong>di</strong>scusse al paragrafo & 2.3.5. Ora aT = 0 l’entropia S è nulla per ogni valore della pressione, percio’( ) ( )∂S∂V= 0 ⇒ = 0 .∂p∂TT=0L’ipotesi alla base del teorema <strong>di</strong> Nernst è che lo stato fondamentale del sistemanon sia degenere. Se la degenerazione è finita l’entropia non è esattamentezero ma il suo valore è trascurabile (ve<strong>di</strong> la nota a pié <strong>di</strong> pagina ) e la densità<strong>di</strong> entropia è zero nel limite termo<strong>di</strong>namico. Esitono però dei sistemi in cui ladegenerazione dello stato fondamentale cresce esponenzialmente col volume e dàquin<strong>di</strong> un contributo non trascurabile all’entropia a T = 0 (detta entropia residua)come si mostra nel paragrafo seguente.Entropia residua del ghiaccioNel lontano 1933 una serie <strong>di</strong> esperimenti mostrarono che il ghiaccio or<strong>di</strong>nario atemperatura molto bassa possiede un’entropia anormalmente elevata 6 .5 Se invece lo stato fondamentale ha degenerazione m è imme<strong>di</strong>ato verificare dalla formula <strong>di</strong>Gibbs che l’entropia a T = 0 vale S = κ log m6 W.F. Giauque and M. Ashley, Phys. Rev. 43,81 (1933)pT


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 37L’interpretazione teorica <strong>di</strong> questo fenomeno trovata da Pauling due anni dopoè particolarmente semplice e illuminante 7 . Il ghiaccio normale cristallizza inun reticolo tetraedrico 8 in cui ogni atomo <strong>di</strong> ossigeno O occupa il centro <strong>di</strong> untetraedro e forma quattro legami con i 4 O posti nei tetraedri confinanti. In questilegami, detti come è noto legami idrogeno, l’atomo <strong>di</strong> idrogeno H non è postoesattamente a metà, ma è più vicino a uno dei due O che congiunge. Ogni legameha dunque due posizioni possibili: O-H–O o O–H-O.Ogni configurazione or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> un cristallo <strong>di</strong> ghiaccio deve ubbi<strong>di</strong>re alleseguenti due con<strong>di</strong>zioniA Ogni legame contiene un atomo <strong>di</strong> HB Vicino ad ogni atomo <strong>di</strong> O ci sono due atomi <strong>di</strong> H (in modo da formare unamolecola d’acqua 9 )Consideriamo ad esempio tutte le configurazioni che sod<strong>di</strong>sfano la con<strong>di</strong>zioneA. Poiché per N atomi <strong>di</strong> O ci sono 2N legami idrogeno ed ogni legame ha dueposizioni possibili, il numero totale delle configurazioni è 2 2N = 4 N . Delle 16configurazioni che riguardano un dato nodo solo 6 sod<strong>di</strong>sfano la con<strong>di</strong>zione B,dunque il numero <strong>di</strong> configurazioni permesse è Ω = 4 N ( 616 )N = ( 3 2 )N . Allostesso risultato si arriva partendo dalle configurazioni che sod<strong>di</strong>sfano la con<strong>di</strong>zioneB: ogni molecola d’acqua all’interno <strong>di</strong> ogni tetraedro può assumere 6 configurazionipossibili e occupa due dei quattro possibili legami H. Affinche’ questeconfigurazioni siano compatibili con gli atomi circostanti occorre che negli altridue legami gli atomi H siano in posizione <strong>di</strong>stante. Le posizioni possibili <strong>di</strong> H neidue legami sono 4, dunque solo una su quattro delle 6 N configurazioni sod<strong>di</strong>sfanoentrambe le con<strong>di</strong>zioni, dunque Ω = ( 6 4 )N e dunque l’entropia residua èS(T = 0) = κ N log 3 2in buon accordo con i dati sperimentali.7 L. Pauling, J. Am. Chem. Soc. 57, 2680 (1935)8 Più esattamente è una wurtzite esagonale in cui gli atomi <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>stano l’uno dall’altro2.76 Å.9 Nel vapor d’acqua la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> O dai due atomi <strong>di</strong> H è 0.95 Å.


38 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBS2.4.6 Teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia e teorema del VirialeVe<strong>di</strong>amo ora qualche conseguenza importante del formalismo dell’”ensemble”canonico applicabile alla formulazione classica. In questo caso la somma sui livellienergetici ∑ iè in realtà un integrale nello spazio delle fasie−βǫi∫Z(β, V ) = e −βH(p,q) dω ,dove dω = dfN p d fN q, N denota il numero <strong>di</strong> sistemi microscopici (molecole) cheh 3Ncompongono il sistema macroscopico e f è il numero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> ognisistema microscopico. Calcoliamo il valore me<strong>di</strong>o 〈p ˙q〉, dove q è una qualsiasicoor<strong>di</strong>nata lagrangiana e p il suo momento coniugato. Poichè ˙q = ∂H〈p ˙q〉 =∫p∂H∂p e−Hβ dω∫e−Hβdω= − 1 β∫p ∂ ∂p∂p ⇒(e−Hβ ) dω/Z = 1 β ≡ κT .Nell’ultimo passaggio si è fatta un’integrazione per parti. dove il primo termine èstato omesso, perchè nei casi fisicamente interessanti e −βH (p,q) è zero agli estremidello spazio delle fasi. Analogamente si ha∫〈qṗ〉 = −q ∂H∂q e−βH dω/Z = 1 β∫q ∂ ∂q(e−Hβ ) dω/Z = − 1 βIn meccanica la quantità ∑ i q iṗ (dove la somma è estesa a tutti i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertài = 1, 2, . . ., fN) è detta viriale V del sistema. Quin<strong>di</strong>〈V〉 ≡ 〈 ∑ iq i p i 〉 = − fN βche costituisce il Teorema del Viriale.Ora in molti sistemi fisicamente interessanti H è una funzione quadratica <strong>di</strong> p ie/o <strong>di</strong> q i . Per esempio l’Hamiltoniana <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> particelle libere èH =N∑j=12 N⃗p j2m = ∑j=13∑i=1p 2 ji2m⇒ ∑ j⃗p j∂H∂⃗p j= 2H


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 39Quin<strong>di</strong>, dalla prima delle relazioni trovate si ha〈 ∑ j⃗p j · ˙⃗q j 〉 = 〈 ∑ j⃗p j · ∂H∂⃗p j〉 = 2〈H〉 = 3NκT⇒ E = 〈H〉 = 3N 2 κTQuin<strong>di</strong> ogni grado <strong>di</strong> libertà contribuisce all’energia interna con un’energia paria 1 κT . Un altro esempio molto importante, a cui si possono ricondurre molti2sistemi fisici è un sistema <strong>di</strong> oscillatori armonici <strong>di</strong>saccoppiati:H = ∑ ( p 2 j+ ω2 j m j2m j 2⇒ ∑ jq 2 j)( )∂H ∂Hp j + q j = 2H∂p j ∂q j⇒ E = 〈H〉 = 1 2 〈∑ jp j ˙q j − ∑ jq j ṗ j 〉 = NκT⇒ ogni oscillatore armonico (2 gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà corrispondenti all’energia cineticae potenziale) contribuisce all’energia interna con un’energia pari a κT . ⇒Teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia: Ogni grado <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> un sistema microscopicoclassico in equilibrio termico contribuisce all’energia interna con untermine pari a 1κT . 2Il teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia è in contrad<strong>di</strong>zione col teorema <strong>di</strong>Nernst, infatti in base al teorema <strong>di</strong> equipartizione E ∝ T ⇒ ( )∂E= C ∂T V V = costmentre a T = 0 C V = 0. In realtà il teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia èviolato da tutti i sistemi reali a bassa temperatura: è infatti una delle ragioni chehanno condotto a formulare la meccanica quantistica. Il teorema <strong>di</strong> equipartizioneè asintoticamente verificato ad alta temperatura, quando la <strong>di</strong>fferenza tra i livellienergetici successivi è piccola rispetto a κT .2.4.7 Oscillatore armonicoLo spettro dell’oscillatore armonico è dato daǫ n = ω(n + 1 2 ) = hν(n + 1 2 ) , n = 0, 1, 2 . . . ω 2π = ν


40 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSQuin<strong>di</strong>,Z = ∑ ne −βǫn = e −βω/2 ∑ ne −βωn = e−βω/21 − e −βωF = −κT log Z = ω/2 + 1 β log ( 1 − e −βω)E = − ∂ ∂βωe−βω hνe−βhνlog Z = ω/2 + = hν/2 +1 − eβω 1 − e . −βhνPer un sistema <strong>di</strong> k oscillatori armonici <strong>di</strong>saccoppiati <strong>di</strong> pulsazione ω 1 , ω 2 . . .ω ksi hak∑k∏k∑F tot = F i , Z tot = Z i , E tot =i=1i=1i=1F i = ω i /2 + 1 β log ( 1 − e βω i ) , ecc.E i2.4.8 Corpo neroUna cavità a pareti riflettenti in equilibrio termico alla temperatura T puo’ esseretrattata come un sistema <strong>di</strong> oscillatori armonici <strong>di</strong>saccoppiati. Ogni oscillatorecorrisponde a un modo normale <strong>di</strong> vibrazione (o onda stazionaria) del campo elettromagnetico.Se f(ν)dν è il numero <strong>di</strong> oscillatori <strong>di</strong> frequenza compresa tra ν e ν + dν,l’energia interna del corpo nero saràE =∫ ∞0E ν f(ν)dν, E ν = hνe−βhν1 − e −βhν .I mo<strong>di</strong> normali d’oscillazione e la densità f(ν) <strong>di</strong>pendono dalla forma della cavità,ma l’energia interna, nel limite termo<strong>di</strong>namico, non <strong>di</strong>pende dalla forma ma solodal volume. Perciò, per calcolare facilmente f(ν)dν consideriamo una cavità aforma <strong>di</strong> parallelepipedo <strong>di</strong> spigoli L x , L y , L z . Per como<strong>di</strong>ta’ sceglieremo con<strong>di</strong>zionial contorno perio<strong>di</strong>che, dato che nel limite termo<strong>di</strong>namico le proprietà chestu<strong>di</strong>amo non <strong>di</strong>pendono da queste con<strong>di</strong>zioni. La ra<strong>di</strong>azione elettromagnetica inequilibrio nella cavità si può descrivere anche come un gas <strong>di</strong> fotoni, il cui impulso⃗p è, per con<strong>di</strong>zioni al contorno perio<strong>di</strong>che,p x = 2πL xn x , p y = 2πL yn y , p z = 2πL zn z , n i = 0, ∓1, ∓2, . . .


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 41Fissata una terna n x , n y , n z <strong>di</strong> numeri interi relativi non tutti nulli è in<strong>di</strong>viduatauna coppia <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> normali <strong>di</strong> vibrazione della cavità, che <strong>di</strong>fferiscono tra lorosolo per il piano <strong>di</strong> polarizzazione. La pulsazione ω <strong>di</strong> questi mo<strong>di</strong> è data da√ω ≡ hν = c p 2 x + p2 y + p2 z ,dove ν è la frequenza e c la velocità della luce. L’energia interna è dunque∑E = 2n x,n y,n zE νNel limite termo<strong>di</strong>namico possiamo rimpiazzare la somma con un integrale. Ilnumero dei mo<strong>di</strong> normali <strong>di</strong> vibrazione compresi tra n x e n x +dn x , n y e n y +dn y ,n z e n z + dn z è 2dn x dn y dn z = 2 V h 3 d p x d p y d p z , dove il fattore 2 tiene contoappunto degli stati <strong>di</strong> polarizzazione e V = L x L y L z . Quin<strong>di</strong> si ha, utilizzando lanota relazione p = hν/c,E = 2 V h 3 ∫ ∫ ∫Ponendo x = βhν si haE ν d 3 p = 2 V ∫ ∞h 34π E ν p 2 dp = 8π V ∫ ∞hν 3 e −βhνdνc 3 1 − e−βhν E = 8π V κ4 T 4c 3 h 30∫ ∞0x 3 e −x1 − e −xdx.Calcoliamoci ora l’integrale scrivendo innanzitutto il denominatore come somma<strong>di</strong> una serie geometrica:∫ ∞0x 3 e −x1 − e = ∑ ∞ −xn=1=∫ ∞0∫ ∞0x 3 e −nx dx =e −y y 3 dy∞∑1∞∑n=1∫ ∞01n 4 = π415dove si è posto nx = y e si sono utilizzate le note relazioniΓ(z) =∫ ∞dove Γ è la funzione Gamma <strong>di</strong> Eulero.00( yn)e −y d y n =e−yy zdy∞y , Γ(n + 1) = n! , ∑ 1n = π44 90 ,1


42 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSIn conclusione si ottiene la legge <strong>di</strong> Stefan-Boltzmann,EV = 8π5 κ 415h 3 c 3T4 = π2 κ 4(15c) 3T4 = σT 4dove σ è la costante <strong>di</strong> Stefan. Il calore specifico a volume costante è quin<strong>di</strong>( ) ∂EC V = = 4σT 3 .∂TL’energia emessa dal copo nero per unità <strong>di</strong> frequenza è quin<strong>di</strong> data dalla <strong>di</strong>stribuzione<strong>di</strong> Planck:E ν f(ν) = 8πV hν 3c 3 e βhν − 1che ha un massimo per hν max /κT ≃ 2.822, quin<strong>di</strong> la ra<strong>di</strong>azione emessa dal corponero ha un massimo per una frequenza che cresce con la temperatura: questarelazione permette <strong>di</strong> determinare la temperatura del corpo nero a partire dallafrequenza <strong>di</strong> massima intensità.Per h → 0 ( o equivalentemente T → ∞) si ottiene il limite classico, notocome <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> Rayleigh-Jeans:E ν f(ν) → 8πV ν 2 κT .Calcolo dell’energia libera <strong>di</strong> Helmholtz:F = 8πV ∫ ∞ν 2 log ( 1 − e −βhν) dν = 8πV ∫ ∞βc 3 c 3 h 3 κ4 T 4 x 2 log(1 − e −x )dx .Integrando per parti si hada cui si ricava0S = −− 1 3( ) ∂F∂TVV∫8πV∞h 3 c 3 κ4 T 4 x 3 e −x1 − e −xdx = −1 3 E ,= 4 E3 T ;0( ) ∂Fp = − ∂VT0= σT 43 = 1 E3 V .L’ultima è l’equazione <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> un gas <strong>di</strong> fotoni. Notare la <strong>di</strong>fferenza conl’equazione pV = 2 E valida per gas perfetti non relativistici, che si puo’ ricavare3dal teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia.


2.4. L’ ”ENSEMBLE” CANONICO 432.4.9 Calore specifico dei soli<strong>di</strong>Con poche mo<strong>di</strong>ficazioni l’analisi precedente puo’ essere applicata a un sistemacompletamente <strong>di</strong>verso: un solido cristallino.Le vibrazioni termiche <strong>di</strong> un cristallo possono essere descritte da un sistema <strong>di</strong>mo<strong>di</strong> normali <strong>di</strong> vibrazione (onde sonore stazionarie) corrispondenti a oscillatoriarmonici <strong>di</strong> pulsazione ω = ω(k) dove k = 2π/λ è il numero d’onda. Differenzecon il gas <strong>di</strong> fotoni:• La legge <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione ω = ω(k) è <strong>di</strong>versa da quella del fotone (ω = ck) e<strong>di</strong>pende dalle caratteristiche fisiche del cristallo.Per λ sufficientemente gran<strong>di</strong> ω(k) assume la forma lineare ω = ck, doveora c è la velocità del suono nel cristallo. Queste eccitazioni si chiamanofononi.• Gli stati <strong>di</strong> polarizzazione sono 3 (c’è anche la polarizzazione longitu<strong>di</strong>nale)e le proprietà <strong>di</strong> propagazione son <strong>di</strong>verse per <strong>di</strong>verse polarizzazioni.• k ha un limite superiore k max dovuto al fatto che non possono propagarsivibrazioni con lunghezze d’onda piu’ piccole <strong>di</strong> due passi reticolari a: λ ≥2aApprossimazione <strong>di</strong> Debye: ω(k) = ck , 0 ≤ k ≤ k max⇒ E = 3 V 4πc 3∫ νmax0E ν ν 2 dν (ν max = k max c/2π) .Se il cristallo contiene N no<strong>di</strong> per unità <strong>di</strong> volume, ν max si puo’ approssimativamentevalutare eguagliando i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà degli oscillatori armonici con quellidei no<strong>di</strong> del cristallo:3 V ∫ νmaxc 34π ν 2 dν = 4π V c 3ν3 max = 3V N .0Si ha, ripetendo gli stessi calcoli del caso del gas <strong>di</strong> fotoni,E = 12πV κ4 T 4(hc) 3 ∫ xmax0x 3 e −x1 − e −xdx , x max = Θ T , Θ = hν maxκΘ = temperatura <strong>di</strong> Debye ( <strong>di</strong>pende dalle caratteristiche fisiche del cristallo).


44 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSLimite classico T ≫ Θ ⇒ ∫ x max0E =4πV κ4(ch) 3 Θ3 T ⇒ C V =x 3e x −1 dx ≃ ∫ Θ T0x 2 dx = Θ3( ∂E∂T)V= costante3T 3 , quin<strong>di</strong>Questa costante si puo’ valutare semplicemente facendo ricorso al teorema <strong>di</strong>equipartizione dell’energia: E = 3V NκT da cui si ricava subito C V = 3nR,dove R è la costante dei gas perfetti.Per T ≪ Θ le formule coincidono con quelle del gas <strong>di</strong> fotoni e quin<strong>di</strong> C V ∝T 3 .2.5 Proprietà <strong>di</strong> minimo dell’energia liberaVe<strong>di</strong>amo ora <strong>di</strong> ricavare alcune fondamentali proprietà termo<strong>di</strong>namiche che cisaranno utili in seguito.Consideriamo un sistema macroscopico immerso in um mezzo continuo inequilibrio termico alla pressione p o , volume V o e temperatura T o e chie<strong>di</strong>amociqual’è il lavoro che dobbiamo applicare al sistema per portarlo fuori dall’equilibriotermico a una temperatura T e a una pressione p.mezzo continuop o , T o , V osistemap, T, VParte del lavoro L fornito produrrà un incremento dell’energia interna del sistemae parte andrà a finire nel mezzo continuo, percio’ la variazione <strong>di</strong> energia internadel corpo sarà∆E = L − ∆E o .Poichè il mezzo è in equilibrio, per il I principio si ha ∆E o = T o ∆S o − p o ∆V o⇒ ∆E = L − T o ∆S o + p o ∆V o .D’altra parte ∆V o = −∆V e inoltre l’entropia totale del { sistema + mezzo continuo} aumenta: ∆S + ∆S o ≥ 0, dove il segno <strong>di</strong> eguaglianza vale solo se la


2.5. PROPRIETÀ DI MINIMO DELL’ENERGIA LIBERA 45trasformazione è reversibile⇒ L = ∆E + p o ∆V + T o ∆S o ≥ ∆E + p o ∆V − T o ∆S = ∆(E + p o V − T o S)Il lavoro minimo necessario sarà L min = ∆(E + p o V − T o S) e vale solo se latrasformazione è reversibile. Supponiamo ora che il sistema sia lasciato a se stessoe nessun lavoro venga fornito al sistema, quin<strong>di</strong> L = O ⇒ ∆(E−T o S+p o V ) ≤ 0.Dunque i processi irreversibili e spontanei che si instaurano quando il corpo èlasciato a se stesso implicano che la funzione E − T o S + p o V decresca finchè ilsistema non raggiunge l’equilibrio. Infatti all’equilibrio si avrà T = T o e p = p operciò ∆(E + p o V − T o S) = ∆E + p∆V − T∆S = 0 per il I principio.Ci sono due casi particolari importanti:• I) Il corpo subisce una trasformazione spontanea verso l’equilibrio a volumeV e T costanti (percio’ T = T o )⇒ ∆(E − TS) ≡ ∆F ≤ 0 (2.5.1)Quin<strong>di</strong> l’energia libera <strong>di</strong> Helmholtz ha un minimo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio.10• II) Il corpo subisce una trasformazione a T e p costanti (⇒ T = T o , p = p o )⇒ ∆(E − TS + pV ) ≡ ∆G ≤ 0 (2.5.2)Questa volta è l’energia libera <strong>di</strong> Gibbs ad essere minima.2.5.1 Disuguaglianze termo<strong>di</strong>namicheLa con<strong>di</strong>zione che all’equilibrio la grandezza descritta in precedenzaE − T o S + p o Vsia minima implica delle <strong>di</strong>suguaglianze termo<strong>di</strong>namiche importanti. Sarebbefacile provare anche per questa via la <strong>di</strong>suguaglianza C V > 0.Stu<strong>di</strong>amo invece le trasformazioni a T e V costanti. Divi<strong>di</strong>amo il sistema indue sottosistemi 1 e 2 arbitrari e variamo leggermente il loro volume relativo:0 = δV = δV 1 + δV 2 , F = F (1) + F (2)10 se il corpo ha T e V fissati, ma non è in equilibrio, lo stato del corpo non è in<strong>di</strong>viduato soloda T e V ed F <strong>di</strong>pende dalle variabili microscopiche.


46 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSPoichè F ha un minimo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio, si haδF = 1 (( ) ( )∂2 δV 122 F (1) ∂ 2 F (2)+∂V 21T∂V 22T)> 0Poich‘e la sud<strong>di</strong>visione tra sistema 1 e sistema 2 è arbitraria entrambi gli adden<strong>di</strong>devono essere separatamente positivi( ) ( )∂ 2 F (i) ∂p→ − > 0 . (2.5.3)∂Vi2T∂VTIn conclusione, in ogni espansione isoterma <strong>di</strong> un qualunque sistema in equilibriola pressione <strong>di</strong>minuisce.2.6 L’”ensemble” gran canonicoI sistemi macroscopici che vogliamo stu<strong>di</strong>are sono composti da un grande numeroN <strong>di</strong> costituenti microscopici. Di solito il numero N non è<strong>di</strong>rettamente misurabilee d’altra parte a noi occorre sapere solo il valore me<strong>di</strong>o 〈N〉. Conviene immaginareche il sistema in esame, che è in equilibrio con un termostato, possa scambiarecon esso non solo energia, ma anche particelle microscopiche. Possiamo poipensare <strong>di</strong> sostituire il termostato con N − 1 copie mentali del sistema esistente,cosi’ come avevamo fatto per l’ ”ensemble” canonico. In<strong>di</strong>chiamo con n r,s il numero<strong>di</strong> sistemi che ha energia ǫ s e possiede N r componenti microscopiche. (N r èun qualsiasi intero e ǫ s <strong>di</strong>pende anche dal numero <strong>di</strong> componenti microscopiche:ǫ s = ǫ s (N r ) Si ha allora:∑n r,s = Nr,s∑n r,s N r = NNr,s∑n r,s ǫ s (N r ) = NEr,sdove N è il numero me<strong>di</strong>o (≡ 〈N〉) <strong>di</strong> componenti per sistema e E è l’energiainterna. Un ”ensemble” siffatto è detto ”ensemble” gran canonico. Possiamo,in analogia a quanto abbiamo fatto per l’ ”ensemble” canonico, cercare la <strong>di</strong>stribuzionepiu’ probabile. L’”ensemble” gran canonico possiede un vincolo in piu’rispetto a quello canonico e percio’ interverrà un altro moltiplicatore <strong>di</strong> Lagrange,


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 47legato alla conservazione del numero totale dei componenti. Data la simmetrianelle formule tra i livelli energetici ǫ r e il numero <strong>di</strong> componenti N s si avrà:n rsN ≡ P rs =e−αNr−βǫs∑ij e−αN i−βǫ j.Introducendo la fugacità z = e −α , il denominatore si puo’ scrivere nella formaQ(z, β, V ) =∞∑z Nr Z Nr (β, V )N r=0dove Z Nr (p, V ) è funzione <strong>di</strong> partizione dell’insieme canonico (dove il numero<strong>di</strong> componenti microscopici N r è costante). La nuova funzione <strong>di</strong> partizioneQ(z, β, V ) è nota in letteratura come ”grand partition function”.Poniamoq(z, β, V ) = log Q(z, β, V ) ;segueE = − ∂ ∂β q , N = − ∂ ∂α q = z ∂ ∂z q .Ve<strong>di</strong>amo ora <strong>di</strong> ricavare un’interpretazione termo<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> q utilizzando il metodogià usato per log Z:dq = ∂q ∂qdα +∂α ∂β dβ + ∑ r⇒ d(q + Nα + Eβ) = β∂qdǫ r = −Ndα − Edβ − β ∑ ∂ǫ rr( )αβ dN + dE − 〈dǫ〉 .p r dǫ rAvevamo già visto che −〈dǫ〉 è interpretabile come il lavoro fornito dal sistema:δL = −〈dǫ〉. D’altra parte l’incremento totale <strong>di</strong> energia interna dE, nel caso <strong>di</strong>un sistema che puo’ scambiare anche componenti microscopici con i corpi con cuiè a contatto è, come si è già visto in (2.3.2),dE = δQ − δL + µdN = TdS − pdV + µdNdove µ è il potenziale chimico. 11 Confrontando dE con il membro <strong>di</strong> destra <strong>di</strong>d(q + Nα + Eβ), tenendo conto che β( α dN + dE − dL) è una <strong>di</strong>fferenzialeβ11 Ricor<strong>di</strong>amo che due sistemi 1 e 2 a contatto che si scambino energia, volume e componenti,all’ equilibrio sod<strong>di</strong>sfano le tre con<strong>di</strong>zioni T 1 = T 2 , p 1 = p 2 e µ 1 = µ 2 .


48 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSesatto (cioè il <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> una funzione), si vede che α è legata a µ da α β = −µe inoltred(q + Nα + Eβ) = βδQ = dS κ⇒S κ= q − µβN − Eβ⇒ qκT = ST + µN − E .D’altra parte, avevamo visto che sfruttando appieno la proprietà <strong>di</strong> estensivitàdell’energia interna si poteva ottenerne una forma finita in (2.3.3), che qui trascriviamo:E = ST − PV + µN. Inserendola nell’eq. precedente si ha infinekTq = pV , cioèlog Q(z, β, V ) = pV(2.6.1)κTche è il legame cercato tra la ”grand partition funtion” e le grandezze termo<strong>di</strong>namiche.Il formalismo dell’ ”ensemble” gran canonico è particolarmente adattoper descrivere un gas <strong>di</strong> Bose o <strong>di</strong> Fermi ideale, cioè un gas formato da N particellenon integranti che sod<strong>di</strong>sfano alla statistica <strong>di</strong> Bose-Einstein (la cui lorofunzione d’onda è simmetrica rispetto a ogni permutazione delle coor<strong>di</strong>nate chedescrivono queste particelle), o alla statistica <strong>di</strong> Fermi-Dirac ( in cui la f. d’ondaè antisimmetrica rispetto a ogni scambio).2.6.1 Gas <strong>di</strong> Bose idealeSupponiamo <strong>di</strong> avere un sistema con N componenti microscopiche <strong>di</strong>saccoppiate,<strong>di</strong>stribuite su un insieme <strong>di</strong> livelli energetici, ǫ a . I valori E i possibili dell’ energiatotale del sistema sono dati daE i = ∑ an a ǫ acon il vincolo N = ∑ a n a per cuiZ N (β, V ) = ∑ ie −βE i= ∑ n a′ e −β P naa ǫaβ( ∑ ′= somma vincolata). Se non ci fosse il vincolo sarebbe facile calcolareesplicitamente la funzione <strong>di</strong> partizione Z N dell’insieme canonico, perchè ci siricondurrebbe <strong>di</strong> nuovo a un insieme <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong>saccoppiati come nel caso degli


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 49oscillatori armonici. Il vincolo N = ∑ a n a rende il calcolo <strong>di</strong> Z N (β, V ) moltopiu’ complicato.Viceversa, il calcolo della grand partition function Q(z, β, V ) è molto semplice:∞∑∞∑Q(z, β, V ) = z N Z N (β, V ) =N=0N=0z N ∑ n a ′ e − P a naǫaβ = ∏ a∑(ze −ǫaβ ) na =a= ∏ a11 − ze −ǫaβ = ∏ a11 − e −β(ǫa−µ) ,da cui si ricava〈N〉 ≡ N = 1 β∂∂µ log Q = ∑ ae −β(ǫa−µ)1 − e −β(ǫa−µ) = ∑ a( ) ∂ log Q〈E〉 ≡ E = − = ∑ ∂βz a( )ze −βǫa ∂ log Q1 − ze = z −βǫa ∂zβǫ a ze −βǫa1 − ze −βǫa. Nel caso in cui le componenti microscopiche siano molecole monoatomiche <strong>di</strong>energia cinetica p2, sostituendo la somma sugli stati ∑ 2m acon un integrale sugliimpulsi∑≃ V ∫d 3 p = V 4π ∫ ∞p 2 dph 3 h 3⇒ E = 4πVh 3∫ ∞oap 22m p2 dp ze−βp2 /2m1 − ze −βp2 /2m = 4πV 2m√ 2mh 3 β 5 2= 4πV (2m) 3 2κTh 3 β 3 2∞∑n=1∫ ∞ooy 4 dyz n e −y2 nPonendo poi nell’integrale x = y 2 n (e quin<strong>di</strong> dx = 2nydy) si ha∫ ∞oy 4 dyze −y21 − ze −y2 =E = 2πV (2m) 3 2κTh 3 β 3 2∞∑z nn=1n 5 2∫ ∞ox 3 2 e −x dx .Poichè∫ ∞ox 3 2 e −x dx = Γ(5/2) ,


50 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSed inoltre vale la nota relazione funzionale xΓ(x) = Γ(x + 1) da cui si ottieneΓ( 5 2 ) = 3 2 Γ(3 2 ) , Γ(3 2 ) = 1 2 Γ(1 2 ) , Γ(1 2 ) = √ π( 3⇒ Γ =2)√ ( 5π/2 , Γ =2)4√ 3 π .Poniamoζ5(z) =2∞∑z nn=1n 5 2Questa è una funzione non negativa crescente nell’intervallo 0 ≤ z ≤ 1, inoltre sisa che ζ 5(1) ≃ 1.341 ed è inoltre facile verificare che la serie <strong>di</strong>verge per z > 12(utilizzando ad esempio il criterio del rapporto). Si ha in conclusione:.E = 3 2Vλ 3 ζ52(z)κTdove si è introdotta la lunghezza d’onda termica λ, definita dalla relazioneλ =h√2πmκTsimilmente si ha:= 4πVh 3( 2mβ)32 ∫ ∞oN = 4πVh 3∫ ∞y 2 dyze−y2 = 2πV1 − ze −y2 h 3op 2 dp ze−βp2 /2m1 − ze −βp2 /2m( 2mβ)32∞∑z nn=1n 3 2∫ ∞o√ xe −x dx =quin<strong>di</strong>= 2πVh 3( 2mβ) 32Γ(3/2)ζ 3 (z) ,2N = V λ 3 ζ3(z)2In particolare si ha ζ 3(1) ≃ 2.612 .2


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 51Utilizzando le due espressioni trovate per E e per N possiamo ancora scrivere:E = 3 2 Nζ5 (z) .2(z)/ζ32La ”grand partition function” si puo’ porre nella forma:log Q(z, β, V ) = ∑ i1log = − ∑ 1 − ze −βǫ iiPassando dalla somma all’integrale ∑ i → ∫ Vh 3 d 3 p si halog Q = − V ∫ ∞h 34π p 2 dplog= − V h 3 4π3∫ ∞oo(1 − ze −βp2 /2m( )d p 3dp dp log p2−β1 − ze 2mlog ( 1 − ze −βǫ i ))==Poichè log Q = pVκT= V h 3 4π3∫ ∞o2β p 4 p2−βdpze 2m2m= 2 1 − ze − p22m β 3 Eβ .⇒ pV = 2 3 E .Essendo questa una relazione esatta, vale anche nel limite classico h → 0. Questolo si puo’ verificare <strong>di</strong>rettamente applicando il teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’ energia,che dà E = 3 NκT . Inserendo questo valore <strong>di</strong> E nella formula precedente2si riottiene l’equazione <strong>di</strong> stato dei gas perfetti.Osservazione: i valori permessi per la fugacità z sono compresi nell’ intervallo0 ≤ z ≤ 1. Poichè z = e βµ ⇒ µ ≤ 0, cioè il potenziale chimico è semprenegativo.Ve<strong>di</strong>amo ora qualche conseguenza delle due formule messe in cornice. Per ungas rarefatto ad alta temperatura e piu’ precisamente per N β 3 2 ≪ 1 si ha N β 3 2 =V V( 2mπh 2 ) 3ζ322ζ32(z) ∼ z , ζ 52(z) ≪ 1 . Poichè 2mπ è una costante, ⇒ ζh 2 3(z) ≪ 1 ⇒ z ≪ 1 e quin<strong>di</strong>2(z) ∼ z, per cui ζ 5(z)/ζ3(z) ∼ 1 e quin<strong>di</strong>2 2(n = numero <strong>di</strong> moli).⇒ E = 3 2 NκT = 3 2 nRT


52 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSQuin<strong>di</strong> in questo limite si ottiene il risultato classico in accordo con il teorema<strong>di</strong> equipartizione dell’energia. Al decrescere <strong>di</strong> T la fugacità cresce fino al valorez = 1. Oltre questo valore le formule precedenti perdono <strong>di</strong> significato. Il valoreminimo <strong>di</strong> N V β 3 2 compatibile con la formula precedente è( ()3NV β 3 2 2mπ2o =h 2 ζ3 ⇒2(1) 1 = β o = 2mπ ζ3 (1)2κT c h 2 ρ)23,dove ρ = N V . Il fatto che per T < T c le funzioni tremo<strong>di</strong>namiche ρ = N/V e Eche abbiamo ricavato perdano <strong>di</strong> significato segnala che nella nostra derivazioneabbiamo usato qualche assunzione che non è in realtà valida a bassa temperatura.L’unica approssimazione che è stata fatta è stata la solita sostituzione della sommasu tutte le configurazioni con un integrale. Evidentemente per T < T c questasostituzione non è piu’ valida. Riscriviamo dunque N come una somma:N = ∑ i〈n i 〉 , 〈n i 〉 = ze−βǫ i1 − ze −βǫ i=1z −1 e βǫ i − 1, z = e βµ .〈n i 〉 > 0 ⇒ ǫ i − µ > 0 ; ǫ i < ǫ i+1 ⇒ 〈n o 〉 > 〈n 1 〉 > . . ..Se ∑ i non si puo’ rimpiazzare per T < T c con un integrale, vuol <strong>di</strong>re che 〈n o 〉non è una quantità trascurabile, percio’ǫ o − µ è molto piccolo ⇒ 〈n i 〉 per i > 0 èesponezialmente depresso:〈n i 〉 ≪ 〈n o 〉Non è restrittivo supporre ǫ o = 0 (equivale a una ridefinizione <strong>di</strong> µ)1⇒ 〈n o 〉 =z −1 − 1 = 1e −βµ − 1(⇒ µ = −κT log 1 + 1 )≃ − κT〈n o 〉 〈n o 〉 ,quin<strong>di</strong> per T ≪ T c si ha µ ∼ 0Se si esclude il livello fondamentale, tutti gli altri livelli sono scarsamenteoccupati e quin<strong>di</strong> la sommatoria ∑ ipuo’ essere sostituita da un integrale. Quin<strong>di</strong>per T ≪ T c si puo’ calcolare N − 〈n o 〉 esattamente come si era fatto per N nellaregione T > T c , ponendo pero’ questa volta z ∼ 1 (ossia µ ∼ 0)⇒ 〈N exc 〉 ≡ N − 〈n o 〉 = V( ) 32mπ2βh 2 ζ3 (1) .2


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 53D’altra parte si è già visto cheN = V( )32mπκTc2h 2 ζ3 (1) ;2quin<strong>di</strong>,N − 〈n o 〉 = N( TT c)32〈n o 〉 = N[1 −(])3T 2T cQuin<strong>di</strong> al <strong>di</strong> sotto della temperatura critica T c una frazione finita <strong>di</strong> molecole occupalo stato fondamentale. Questo fenomeno è detto condensazione <strong>di</strong> Bose-Einstein: a bassa temperatura il fluido si comporta come l’unione <strong>di</strong> due flui<strong>di</strong>,uno a entropia nulla, formato dall’insieme <strong>di</strong> molecole nello stato fondamentaledetto condensato <strong>di</strong> Bose-Einstein e l’altro formato dalle restanti N exc molecolenegli stati eccitati, che si comporta come un gas or<strong>di</strong>nario.Sempre per T < T c si puo’ calcolare facilmente anche l’energia internaE = 3 ( )3mπκT2 κT 2Vh 2 ζ5 (1) = 32 2 κT 〈N (1)exc〉 ζ5 2ζ 3(1) ≃ 3 2 κT 〈N exc〉0.513 ,2che mostra che il teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia è violato. Inoltre si haC V ≡ ( )∂E∝ T 3 2 .∂T V✻C V ......... .. ... ... . . . .T c✲TNon sarebbe <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>mostrare, confrontando le formule dell’energia interna perT < T c e T > T c , che C V ha un punto angoloso per T = T c , in quanto la derivatadestra <strong>di</strong>fferisce da quella sinistra.


54 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSOgniqualvolta qualche grandezza termo<strong>di</strong>namica ha una singolarità per undato valore <strong>di</strong> T si <strong>di</strong>ce che il sistema subisce in quel punto una transizione <strong>di</strong>fase. Dunque la condensazione <strong>di</strong> Bose- Einstein è una transizione <strong>di</strong> fase che simanifesta in un gas <strong>di</strong> Bose ideale a bassa temperatura. 12( Ve<strong>di</strong>amo ora altre proprietà termo<strong>di</strong>namiche del sistema a T < T c . Da C V =∂E)∂TVPoichè inoltreC V = T( ) ∂S, ⇒∂TV⇒ C V = 5 E2 T( ) ∂S∂TV= C VT = 5 E2T 2⇒ S =∫ To5 E 152 T 2dT=4( ) 3 ∫ 2mπ2 T √Vh 2 ζ5 (1)κ 5 2 TdT =2o= 154( )32mπ2Vh 2 ζ5 (1)κ 5 222Quin<strong>di</strong> l’energia libera F = E − TS è data daF = E − 5 3 E = −2 3 E3 T 3 52 =3e la pressione vale p = − ( )∂F= 2 E. Si ottiene, come c’era da aspettarsi, la∂V T 3 Vstessa relazione trovata per T > T c . Notiamo che ora si hap =ed è quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendente da V. 13( )32mπ2h 2 ζ5 (1)(κT) 5 2212 Questa transizione fu prevista da Einstein già nel 1926, ma e stata osservata sperimentalmentesolo <strong>di</strong> recente (1995) in gas rarefatti ( in particolare Na a bassissima pressione per realizzare il lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> gas perfetto) a temperature dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 10 −6 Kelvin.13 Il fatto che nella fase fredda T ≤ T c le espressioni (e la derivazione) delle principali grandezzetermo<strong>di</strong>namiche siano particolarmente semplici è dovuto all’eliminazione del vincolo sulla conservazionedel numero <strong>di</strong> molecole, per cui il sistema è <strong>di</strong> fatto descritto dal formalismo canonico,in quanto entrano in gioco solo le molecole negli stati eccitati: una variazione <strong>di</strong> T provoca unaconseguente variazione <strong>di</strong> N exc , mentre vale z = 1 in tutta la regione.ET


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 552.6.2 Gas <strong>di</strong> Fermi idealeLe particelle <strong>di</strong> spin semi-intero (come ad es. l’elettrone o l’He 3 ) sod<strong>di</strong>sfano allastatistica <strong>di</strong> Fermi-Dirac, che implica il principio <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong> Pauli: non cipuo’ essere piu’ <strong>di</strong> una particella in un dato stato. Questo rende la proprietà <strong>di</strong>un gas <strong>di</strong> fermioni molto <strong>di</strong>versa da quella che abbiamo visto nel caso del gas <strong>di</strong>bosoni (§2.6.1).Stu<strong>di</strong>amo il caso <strong>di</strong> un gas <strong>di</strong> fermioni ideale, formato cioè da particelle nonintegranti. Nella grand-partition function ogni livello energetico ǫ contribuiscecon ze −βǫ se il livello è occupato o con 1 se il livello è vuoto, percio’Q F = ∏ a(1 + ze −βǫa )(da confrontare con l’analoga formula del gas <strong>di</strong> Bose Q B )⇒ pVκT = log Q F = ∑ alog(1 + ze −βǫa ).Si può subito osservare che la ricetta per passare da un gas <strong>di</strong> bosoni a uno <strong>di</strong>fermioni con lo stesso spettro <strong>di</strong> livelli energetici è molto semplice:da cui si ricavalog Q F (z) = − log Q B (−z) . (2.6.2)N = z δδz log Q F = ∑ aze −βǫaze −βǫa + 1 ,E = z −δδβ log Q F = ∑ aǫ a ze −βǫaze −βǫa+1.Supponendo che i fermioni siano delle partcelle <strong>di</strong> massa m dotate solo <strong>di</strong> energiacinetica e sostituendo al solito la somma ∑ acon un integrale sugli impulsi si halog Q = 4πV ∫ ∞h g 3op 2 p2−βdp log(1 + ze 2m )dove g è la molteplicità dovuta allo spin (g =2 per spin 1 ). Ponendo al solito2βp 2= x 2m⇒ log Q = 2πV g ( 2m ∫ ∞√h 3 β )3 2 xdx log(1 + ze −x ) =o


56 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBS= 2 ∫2πV∞3 h g(2m x 3 2dxze −x3 β )3 2o 1 + ze . −xUtilizzando nuovamente la cosiddetta lunghezza d’onda termicaλ =h√2mκTπsi halog Q = g λ 3V f5 2(z) (2.6.3)dove si è postof r (z) = 1 ∫ ∞x r−1 dxze −x. (2.6.4)Γ(r) o 1 + ze −xUn metodo molto semplice per ricavare la grand partition function per un gasideale <strong>di</strong> fermioni (che in<strong>di</strong>chiamo provvisoriamente con Ω F ) da quella <strong>di</strong> un gasbosonico con lo stesso spettro energetico (Ω B ) è basata sulla relazione (2.6.2),da cui si possono ricavare <strong>di</strong>rettamente le espressioni per N, per E e per p dalleanaloghe bosoniche senza dover fare nessun calcolo esplicito. In particolare si haf r (z) = −ζ r (−z) =∞∑n=1(−1) n+1znn rChe è lo stesso risultato che si ottiene sviluppando in serie il denominatoredella (2.6.4). In particolare si haPercio’ si haf r−1 (z) = z ddz f r(z)pκT = g (z)λ 3f5 2ρ = N V = g (z), E = 3 gλ 3f3 2 2 λ 3V κTf5 2(z) = 3 2 κTN f5 (z)2(z)Da cui si ottiene in particolare, pV = 2 E come nel caso bosonico. Anche il limite3<strong>di</strong> gas rarefatto ad alta temperatura (limite classico) riproduce il risultato classico;infatti per λ 3 ρ ≪ 1 ⇒ f32(z) ≃ f r (z) ≃ z, pV = nRT, ⇒ E = 3 κTN, come2vuole il teorema <strong>di</strong> equipartizione.In conclusione, il gas ideale <strong>di</strong> Fermi ad alta temperatura non è <strong>di</strong>stinguibiledagli altri gas ideali.f32


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 57A bassa temperatura il comportamento è molto <strong>di</strong>verso: Per T → 0 (cioèλ 3 ρ → ∞), il gas viene detto completamente degenere ed ha un comportamentocaratteristico:{11 per ǫ < µ o〈n ǫ 〉 =e ǫ−µκT+ 1 → limT→0=0 per ǫ > µ odove µ o è il potenziale chimico a temperatura 0. Dunque 〈n ǫ 〉 <strong>di</strong>venta una funzionea scalino: tutti i livelli sotto µ o sono occupati (e costituiscono il cosiddettomare <strong>di</strong> Fermi), tutti quelli al <strong>di</strong> sopra sono vuoti. µ o vien detta energia <strong>di</strong> Fermi ǫ Fed è una caratteristica <strong>di</strong> ogni gas fermionico. In<strong>di</strong>cando con a(ǫ)dǫ la molteplicitàdegli stati <strong>di</strong> energia compresa tra ǫ e ǫ + dǫ, si haN =∫ ǫFoa(ǫ)dǫNel nostro caso a(ǫ)dǫ = gV 4πp2 dph 3⇒ N = g 4πV V3h 3 p3 F = gλ 3 F Γ(5) ,2(ǫ F = p2 F2m , λ F =h√ 2πmǫF) (2.6.5)⃗p F = momento <strong>di</strong> Fermi. L’insieme <strong>di</strong> tutti i vettori ⃗p F dello spazio degli impulsitali che ǫ F = p2 Fdefiniscono la superficie <strong>di</strong> Fermi. L’energia dello stato2mfondamentale a T = 0 è dunqueE o =∫ ǫFoǫ a(ǫ)dǫ = g 2πV5mh 3p5 F⇒ E oN = 3 5 ǫ F ∝ ρ 2 3p o = 2 E o3 V = g4π15mh 3p5 F ∝ ρ 5 3Lo stu<strong>di</strong>o del gas <strong>di</strong> Fermi ideale per T ≥ 0 (gas quasi degenere) è piu’ delicato,perchè richiede la conoscenza <strong>di</strong> f r (z) per z grande. Conviene porre z = e ξ esviluppare asintoticamente in potenze <strong>di</strong> 1/ξ.Γ(r)f r (e ξ ) =∫ ∞ox r−1 ∫dx ξe x−ξ + 1 =ox r−1 ∫dx ∞e x−ξ + 1 +ξx r−1 dxe x−ξ + 1


58 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBS1Poichè per ξ molto gran<strong>di</strong> è una funzione a scalino, conviene riscriveree x−ξ +1l’espressione precedente nella forma seguenteΓ(r)f r (e ξ ) = ξrr − ∫ ξdove si è usata l’ovvia identitàox r−1 ∫dx ∞e ξ−x + 1 +1e x−ξ + 1 = 1 − 1e ξ−x + 1 .Poniamo ora η 1 = ξ − x nel I integrale e η 2 = x − ξ nel II⇒ Γ(r)f r (e ξ ) = ξrr + ∫ oξ(ξ − η 1 ) r−1 dη 1e η 1 + 1+ξ∫ ∞ox r−1 dxe x−ξ + 1(ξ + η 2 ) r−1 dη 2e η 2 + 1.Poichè ξ ≫ 1, possiamo sostituire l’estremo inferiore del I integrale con ∞ conuna approssimazione dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> O(e −ξ )⇒ Γ(r)f r (e ξ ) = ξrr + ∫ ∞Poichè (ξ + η) α = ∑ no(αn)ξ α−n η n[(ξ + η) r−1 − (ξ − η) r−1 ]dηe η + 1+ O(e −ξ )⇒ Γ(r)f r (e ξ ) = ξrr[ ∫2(r − 1)r ∞ηdη1 +ξ 2 o e η + 1 + O( 1 ]ξ 4)Calcoliamoci ora l’integrale, sviluppando il denominatore come somma <strong>di</strong> unaserie geometrica.∫ ∞oηe −η dη1 + e = ∑ ∞ ∫ ∞(−1) n+1 ηe −nη dη =−η1o∞∑ (−1) n+1∫ ∞n 21oxdxe −x ==∞∑1(−1) n+1n 2 =Utilizzando il noto risultato ∑ ∞1π 26 = ∞∑1∞∑11= π2n 2 61n = ∑ 12 (2m) + ∑ ∞ 2m=11(2m − 1) − ∑ ∞12 (2m) . 2, si ha1(2m − 1) = 1 π 2 ∞ 2 4 6 + ∑m=111(2m − 1) 2 ,


2.6. L’”ENSEMBLE” GRAN CANONICO 59percio’ ∑ ∞1(−1) n+1= 3 π 2− 1 π 2= π2. In conclusionen 2 4 6 4 6 12(log z)rf r (z) =[1 +Γ(r + 1)r(r − 1)π26(log z) 2 + O(1/(logz) 4 )].Il metodo generale che si usa nell’ensemble gran canonico è sempre in duepassi:1. Dalla relazione N V = g V= gλ 3 F Γ(5 2 ) λ 3 f32(z) si ricava (in linea <strong>di</strong> principio) lafugacità z in funzione <strong>di</strong> N che è costante per ogni valore <strong>di</strong> T , e quin<strong>di</strong> sipuò utilizzare la sua espressione (2.6.5) in termini dell’energia <strong>di</strong> Fermi ǫ F2. Si inserisce il valore della fugacità nell’espressione dell’energia interna ( odelle altre grandezze termo<strong>di</strong>namiche).Ricaviamo allora, a bassa temperatura (z ≫ 1), in approssimazione zero (cioètenendo un solo termine in f3 )2NVλ 3g Γ(5 2 ) ≃ (log z)3 2 ⇒ log z = λ2( NV g3 √ ) 23π ≡ βǫF ,4dove nell’ultima uguaglianza si è usata la (2.6.5). Poichè z = e µβ , si ha µ ≡κT log z ≃ ǫ F .L’approssimazione successiva (cioè due termini nello sviluppo <strong>di</strong> f r (z)) dà(ǫ F /κT = Γ( 5 ) 2)3= log z(1 +2 2(z)π2 1)f3 12 (log z) 2( )⇒ log z = βǫ F 1 − π2 (κT) 2, (2.6.6)12da cui, per inciso, tenuto conto che in generale si ha log z = βµ, si può ricavare laprima correzione in T del potenziale chimico:Si haǫ 2 Fµ = ǫ F − π2 (κT) 2+ O(T 4 ) . (2.6.7)12 ǫ FEN = 3 2 κT (z) f52(z) = 3 (5 κT log z 1 + π22f32)1(log z) + 2 O(1/(logz)4 ).


60 CHAPTER 2. GLI “ENSEMBLES” DI GIBBSInserendo la (2.6.6) otteniamo, nella stessa approssimazione,(EN = 3 ( ) )( 2 ( ) ) (25 ǫ F 1 − π2 κT1 + π2 κT= 3 12 ǫ F 2 ǫ F 5 ǫ F 1 + 5π212( κTǫ F) 2)⇒ C v = 1 κTκN π 2 = π2 κTN ,2 ǫ F 2 T Fdove T F = ǫ Fκ è la temperatura <strong>di</strong> Fermi. Dunque il calore specifico a bassatemperatura <strong>di</strong> un gas <strong>di</strong> Fermi ideale è proporzionale a T .Gas <strong>di</strong> elettroni nei metalliGli elettroni della banda <strong>di</strong> conduzione dei metalli si comportano in molti rispetticome un gas <strong>di</strong> Fermi ideale. In realtà gli elettroni, essendo elettricamente carichi,interagiscono tra <strong>di</strong> loro e col reticolo cristallino <strong>di</strong> ioni positivi che li ospita.Tuttavia l’effetto complessivo <strong>di</strong> queste interazioni ha come effetto <strong>di</strong> cambiarela massa vera m e degli elettroni in una massa effettiva m < m e che <strong>di</strong>pendedalla natura del metallo. Tenuto conto <strong>di</strong> questa correzione, il gas <strong>di</strong> elettroni <strong>di</strong>conduzione in un metallo si comporta come un gas <strong>di</strong> Fermi ideale. Nei metalliT F ∼ 10 4 ÷10 5 o K, percio’ il gas elettronico è un gas quasi degenere: si comportacome un gas <strong>di</strong> Fermi a bassa temperatura. Utilizzando la relazione tra N e ǫ F neigas totalmente degeneri, avevamo trovato T F ≡ ǫ Fκ= ( 3N h2)2/3 (g = 2). Per8πV 2mκun reticolo cubico si ha N = nane dove nV a 3 a = numero <strong>di</strong> atomi per cella elementare,n e = numero <strong>di</strong> elettroni <strong>di</strong> conduzione per atomo, a = passo reticolare. In particolare,nel so<strong>di</strong>o cristallino si ha n a = 2, n e = 1, a = 4.29Å, da cui si ricava(T F ) Na ≃ 3.64 10 4 o K.Questa proprietà dei metalli risolve un apparente paradosso per il calore specifico:per il teorema <strong>di</strong> equipartizione dell’energia ci si aspetterebbe un contributopari a 1 κT per ogni grado <strong>di</strong> libertà reticolare e per i gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà dei fermioni <strong>di</strong>2conduzione. Viceversa sperimentalmente solo il reticolo cristallino dà un contributoapprezzabile ad alta temperatura, e cio’ è dovuto al fatto che il gas elettronicoè quasi degenere e contribuisce a C V con il termine π22 κ T T cN che è piccolo rispettoa 3κN (che è il contributo del reticolo ad alta temperatura). A temperatura piu’bassa della temperatura Θ <strong>di</strong> Debye si haC V = γT + δT 3 .In particolare, a temperatura bassissima, solo il contributo degli elettroni sopravvive.


Chapter 3<strong>Meccanica</strong> statistica del nonequilibrio3.1 Moto brownianoIl moto browniano deriva il suo nome dal botanico R.Brown che nel 1828 descrisseil moto apparentemente casuale <strong>di</strong> piccoli corpuscoli (nel caso specificograni <strong>di</strong> polline) in sospensione nell’acqua. Si sa oggi che questo moto e’ dovuto albombardamento piu’ o meno casuale delle ”particelle browniane” (ossia le particelle<strong>di</strong> ogni sospensione colloidale) da parte delle molecole del fluido. Questo effettocostituisce storicamente il primo fenomeno meccanico <strong>di</strong>retto prodotto dellemolecole (che nel secolo precedente erano spesso considerate dai chimici pocopiù <strong>di</strong> un’utile costruzione del pensiero o una metafora) Si deve a Einstein (1905)la prima chiara interpretazione teorica <strong>di</strong> questo fenomeno, basata sul concetto <strong>di</strong>random walk (cammino casuale).Supponiamo <strong>di</strong> osservare una particella browniana al microscopio in un lasso<strong>di</strong> tempo 0 ≤ t ≤ T e supponiamo <strong>di</strong> registrarne ad intervalli regolari 0 < t 1


62 CHAPTER 3. MECCANICA STATISTICA DEL NON EQUILIBRIO<strong>di</strong>ffusione e viscosita’ e il meccanismo della fluttuazione molecolare.Come drastica idealizzazione del moto browniano, consideriamo un caso uni<strong>di</strong>mensionale,in cui la particella si muove sui no<strong>di</strong> <strong>di</strong> un reticolo cristallino <strong>di</strong>passo a, e quin<strong>di</strong> la coor<strong>di</strong>nata x(t) in unita’ reticolari e’ un numero intero. Supponiamoinoltre che all’istante iniziale la particella si trovi nell’origine x(0) = 0e che, se all’istante t i si trova nel sito <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nata x i , all’istante successivo t i +τpossa saltare con eguale probabilita’ o nel punto x i + 1 o nel punto x i − 1. Lasequenza <strong>di</strong> numeri interi positivi o negativix o , x 1 , x 2 . . .descrive un random walk uni<strong>di</strong>mensionale. Questo processo stocastico si <strong>di</strong>ceMarkoviano perche’ la posizione x i all’istante t i non <strong>di</strong>pende da tutta la storiaprecedente, ma solo dalla posizione all’istante t i−1 . Introduciamo ora una variabilealeatoria S = ±1 ( che si può realizzare ad esempio con il lancio <strong>di</strong> unamoneta: “testa”↔ +1 “croce”↔ −1) che caratterizza ad ogni passo lo spostamentoa destra o a sinistra. La proprietà fondamentale <strong>di</strong> una variabile aleatoria èche il valore che assume ad ogni passo (ad ogni lancio della moneta) non è pre<strong>di</strong>ttibilee il valor me<strong>di</strong>o su un numero infinito <strong>di</strong> passi è ovviamente 〈S〉 = 0. Utilizzandoquesta variabile il processo Markoviano si puo’ scrivere esplicitamentenella formax n = x n−1 + S . (3.1.1)Il random walk dopo n passi si sara’ spostato n + volte in <strong>di</strong>rezione positiva e n − =n − n + volte in posizione negativa, per cui occupera’ il nodo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate x =n + −n − . Il numero <strong>di</strong> cammini <strong>di</strong>stinti che in n passi raggiungono dall’origine laposizione x e’ ovviamente( )n!n + !n − ! = n! nn+x2 !n−x!= n+x2 2Poiche’ il numero totale <strong>di</strong> cammini lunghi n passi e’ 2 n , la probabilita’ che laparticella si trovi all’istante n in posizione x e’ data dap n (x) = 1 ( )n2 n n+x(3.1.2)2Nota la probabilita’, possiamo definire nella maniera usuale i valori me<strong>di</strong>; in particolaren∑n∑〈x〉 ≡ xp n (x) , 〈x 2 〉 ≡ x 2 p n (x) .x=−nx=−n


3.1. MOTO BROWNIANO 63Non è <strong>di</strong>fficile calcolarsi esplicitamente queste quantità, ma è molto più sempliceutilizzare una strategia <strong>di</strong>fferente: Consideriamo un “ensemble” <strong>di</strong> un numero Nmolto grande <strong>di</strong> cammini casuali generati tutti dal processo Markoviano descrittodall’eq.(3.1.1) e calcoliamo la me<strong>di</strong>a su quest’ensemble. Si ha〈x n 〉 = 〈x n−1 〉 + 〈S〉 = 〈x n−1 〉 ,quin<strong>di</strong> il valor me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> x non <strong>di</strong>pende dal numero <strong>di</strong> passi n, e poichè la con<strong>di</strong>zioneiniziale è x o = 0, si ha 〈x n 〉 = 0 ∀n. Analogamente per lo scartoquadratico si ha〈x 2 n 〉 = 〈x2 n−1 〉 + 1 + 2〈S x n−1〉 = 〈x 2 n−1 〉 + 1 ,e risolvendo questa semplice equazione <strong>di</strong> ricorrenza otteniamo〈x 2 〉 = n (3.1.3)Cioe’ la <strong>di</strong>stanza quadratica me<strong>di</strong>a dall’origine d = √ 〈x 2 〉 cresce con la ra<strong>di</strong>cequadrata del tempo intercorso. Questa e’ una proprieta’ generale dei random walkin ogni <strong>di</strong>mensione spaziale ed e’ ben verificata sperimentalmente dal moto browniano.Un utile esercizio per il lettore e’ verificare che nel caso bi<strong>di</strong>mensionale ilprocesso marcoviano che genera i cammini casuali su un reticolo quadrato è datoda ( ) ( ) ( 1) ( 1)xn xn−1= + S 2y n y 1 1 + S 2 2n−1 − 1 ,22dove S 1 e S 2 sono due variabili aleatorie (e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenti tra loro) che possonoassumere i valori ±1 e hanno me<strong>di</strong>a zero: 〈S 1 〉 = 〈S 2 〉 = 0. Da questaequazione si può verificare ime<strong>di</strong>atamente che vale ancora la (3.1.3).Consideriamo ora un reticolo cubico in un numero arbitrario <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Seun cammino random raggiunge all’istante t i il nodo ⃗x(t i ), all’istante successivosi potra’ trovare, con uguale probabilita’ nei 2d no<strong>di</strong> contigui. Per esempio in 2<strong>di</strong>mensioni ogni nodo ha 4 no<strong>di</strong> contigui:Sia K n (⃗x) il numero <strong>di</strong> cammini che in n passipartendo dall’origine raggiungonoil punto ⃗x. Ognuno <strong>di</strong> questi cammini dopo n − 1 passi si trovava in uno dei


64 CHAPTER 3. MECCANICA STATISTICA DEL NON EQUILIBRIO2d no<strong>di</strong> contigui, <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate ⃗x + ⃗µ i , (i = 1, . . .2d). Si puo’ allora scrivere larelazione <strong>di</strong> ricorrenza seguenteK n (⃗x) =2d∑i=1K n−1 (⃗x + ⃗µ i ) . (3.1.4)Poichè il numero totale <strong>di</strong> cammini lunghi n passi è (2d) n si ha che la probabilita’che un cammino random partendo dall’origine raggiunga in n passi il punto ⃗x edata da p n (⃗x) = K n (⃗x)/(2d) n . E’ facile verificare che essa sod<strong>di</strong>sfa la seguenterelazione <strong>di</strong> ricorrenza:p n (⃗x) = 12d∑2<strong>di</strong>=1p n−1 (⃗x + ⃗µ i ) (3.1.5)Partendo dalla con<strong>di</strong>zione iniziale p o (⃗0) = 1 si puo’ calcolare (in linea <strong>di</strong> principio)iterativamente ogni p n (⃗x). 1Cerchiamo <strong>di</strong> trasformare la (3.1.5) in un’ equazione <strong>di</strong>fferenziale nel limitecontinuo (cioe’ passo reticolare a → 0 e intervallo <strong>di</strong> tempo τ → 0), utilizzandole relazioniep n (⃗x) − p n−1 (⃗x)limτ→0 τ= ∂p(t,⃗x)∂t∑ 2<strong>di</strong>=1limp n(⃗x + ⃗µ i ) − 2d p n (⃗x)a→0 a 2dove △ denota il laplaciano. Si ha(p n (⃗x) − p n−1 (⃗x))τ= a22dτ∂p(t,⃗x)∂t= ∆p(t,⃗x)∑ 2<strong>di</strong>=1 p n−1(⃗x + ⃗µ i ) − 2d p n−1 (⃗x)a 2⇓= D∆p(t,⃗x) (3.1.6)dove si e’ posto D = a22dτ , t = nτ e, con un abuso <strong>di</strong> notazione, p(t,⃗x) = p n(⃗x).La (3.1.6) e’ una ben nota equazione <strong>di</strong>fferenziale usata in fisica per descriverela propagazione del calore (in questo caso p(t,⃗x) e’ la temperatura nel punto ⃗xall’istante t) o la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una sospensione o <strong>di</strong> un fluido miscibile in un1 Problema per il lettore: verificare che l’equazione (3.1.2) sod<strong>di</strong>sfa questa eq. <strong>di</strong> ricorrenza etrovare la soluzione esplicita nel caso del reticolo quadrato.


3.1. MOTO BROWNIANO 65altro (es. fumo nell’aria, acqua salata in acqua dolce ecc.) e allora p(t,⃗x) e’ laconcentrazione <strong>di</strong> un fluido nell’altro e D e’ il coefficiente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. Quin<strong>di</strong>il fenomeno della <strong>di</strong>ffusione e’ ben descritto dal modello <strong>di</strong> random walk. Pertrovare la soluzione generale dell’equazione <strong>di</strong> propagazione del calore, convienepassare alla trasformata <strong>di</strong> Fourier delle coor<strong>di</strong>nate ⃗x:∫˜p(t, ⃗ 1k) = dx d e −i⃗k·⃗x p(t,⃗x) ,(2π) d/2Cosicchè l’equazione <strong>di</strong>venta semplicemente∂˜p(t, ⃗ k)∂t= −k 2 D˜p(t, ⃗ k) ,da cui ˜p(t, ⃗ k) = ˜p(0, ⃗ k)e −Dk2t . E’ noto che l’antitrasformata del prodotto <strong>di</strong> duetrasformate <strong>di</strong> Fourier è data dalla convoluzione delle due antitrasformate, da cuisi ha subito la soluzione generale nella formap(t,⃗x) =1√(4Dπt)d∫dy d p(0,⃗y)e −(x−y)2 4DtScegliendo come al solito le con<strong>di</strong>zioni iniziali in cui all’istante iniziale tuttoil ”fluido” descritto da p(t,⃗x) è tutto concentrato nell’origine, cioè p(0,⃗x) =δ (d) (⃗x), si ottiene la soluzione dell’equazione (3.1.6) a simmetria sfericap(t,⃗x) =1 x24Dt(4πDt)d/2e−E’ imme<strong>di</strong>ato verificare che ∫ p(t,⃗x)d d x = 1 e che∫〈r 2 〉 ≡∫r 2 p(t,⃗x)d d x ≡d∑x 2 i p(t,⃗x) d d x = 2d D t (3.1.7)i=1analogamente a quanto visto nell’esempio uni<strong>di</strong>mensionale.3.1.1 Teoria <strong>di</strong> Langevin del moto brownianoLa teoria del random walk ha il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> non essere <strong>di</strong>rettamente derivata dalleleggi della meccanica. Ve<strong>di</strong>amo ora <strong>di</strong> trovare una base <strong>di</strong>namica per tale teoria.


66 CHAPTER 3. MECCANICA STATISTICA DEL NON EQUILIBRIOConsideriamo una particella browniana <strong>di</strong> massa M soggetta al bombardamentodelle molecole del fluido in cui e’ immersa. L’equazione del moto M dv = dt⃗F(t) puo’ essere scritta, secondo Langevin, nella forma seguenteM d⃗vdt = − ⃗v B + ⃗ F(t) {equazione <strong>di</strong> Langevin}dove − ⃗v rappresenta la forza <strong>di</strong> attrito dovuta alla viscosita’ del fluido (B e’ laBmobilita’ della particella), mentre F(t) ⃗ e’ una forza rapidamente variabile che descrivela forza istantanea generata dall’urto delle molecole, la cui me<strong>di</strong>a per gran<strong>di</strong>intervalli temporali e’ zero. La me<strong>di</strong>a sull’”ensemble” statistico delle particellebrowniane implica allora 〈F(t)〉 = 0, percio’M d dt 〈⃗v〉 = − 1 B 〈⃗v〉⇒ 〈⃗v(t)〉 = ⃗v(0) exp(− t τ ) ,dove τ = BM e’ il tempo <strong>di</strong> rilassamento. Per t ≫ τ la velocita’ iniziale,per effetto della viscosita’, si riduce in me<strong>di</strong>a a 0. Moltiplichiamo ora l’eq. <strong>di</strong>Langevin scalarmente per il raggio vettore ⃗r(t) che descrive la posizione dellaparticella browniana all’istante t, con la con<strong>di</strong>zione iniziale ⃗r(0) = 0. Tenutoconto che ⃗r · ⃗v = 1 dr 2e che ⃗r · d⃗v = 1 d 2 r 2− v 2 e 〈⃗r · ⃗F(t)〉 = 0 (per il fatto che2 dt dt 2 dt⃗F 2 e’ una variabile aleatoria a me<strong>di</strong>a 〈F(t)〉 = 0) si hacioe’⃗r · d⃗vdt= −⃗r· ⃗vτ1 d 2 r 22 dt − 2 v2 = − 12τ⇓d 2+⃗r · ⃗F(t)Mdr 2dt + r · ⃗FMdt 2 〈r2 〉 + 1 dτ dt 〈r2 〉 = 2〈v 2 〉Se il sistema ha raggiunto l’equilibrio termico, possiamo applicare il teorema <strong>di</strong>equipartizione dell’energia 2 : 〈v 2 〉 = 3κT e l’equazione precedente <strong>di</strong>venta unaM2 È da notare che la forza aleatoria ⃗ F è scomparsa subito dal gioco facendo la me<strong>di</strong>asull’ensemble, ma la sua presenza è fondamentale per poter assumere che il sistema è in equilibrioalla temperatura T nel fluido in cui è immersa la particella browniana


3.1. MOTO BROWNIANO 67semplice eq. <strong>di</strong>fferenziale lineare del II or<strong>di</strong>ne. la soluzione in cui la posizione ela velocita’ iniziali sono nulli e’ data da〈r 2 〉 = 6κT ( ) tM τ2 τ − (1 − t e− τ )per t ≪ τ si ha 〈r 2 〉 ≃ 3κTM t2 = 〈v 2 〉t 2 , che e’ compatibile con le eq. reversibilidella meccanica che prevedono r = vt. Per t ≫ τ si ha 〈r 2 〉 ≃ 6BκTt , come nelmoto browniano. Confrontando questa equazione con l’eq.(3.1.7) si haD = BκT(Relazione <strong>di</strong> Einstein)Nel caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> un gas in un altro il tempo <strong>di</strong> rilassamento τ = BM puòessere visto come il tempo me<strong>di</strong>o che intercorre tra due urti successivi. Il liberocammino me<strong>di</strong>o è allora definito dalla relazione λ = τ √ 〈v 2 〉 e si puo’ scrivere ,per un gas monoatomico, √κTD = λ3Mche può essere utilizzata, dalla misura <strong>di</strong> D e T , per valutare il libero camminome<strong>di</strong>o.


68 CHAPTER 3. MECCANICA STATISTICA DEL NON EQUILIBRIO


Chapter 4Sistemi critici4.1 Transizioni <strong>di</strong> faseAbbiamo spesso assunto che il sistema termo<strong>di</strong>namico stu<strong>di</strong>ato sia omogeneo,cioe’ che sia in un determinato stato <strong>di</strong> aggregazione o fase, ad es. fase gassosa,fase liquida o fase solida. Al variare delle grandezze termo<strong>di</strong>namiche checaratterizzano lo stato del sistema può avvenire un cambiamento dello stato <strong>di</strong> aggregazioneche costituisce l’esempio più noto <strong>di</strong> transizione <strong>di</strong> fase. Non tutte letransizioni <strong>di</strong> fase comportano un cambiamento dello stato <strong>di</strong> aggregazione. Peresempio nei soli<strong>di</strong> ferromagnetici (Ferro, Nikel e Cobalto), esiste una temperaturacritica, detta temperatura <strong>di</strong> Curie al <strong>di</strong> sotto della quale il sistema si trova in unafase caratterizzata da una magnetizzazione spontanea (cioè non prodotta da uncampo magnetico) mentre la fase al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> questa temperatura ha magnetizzazionenulla.Si può <strong>di</strong>mostrare che l’energa libera (<strong>di</strong> Helmholtz o <strong>di</strong> Gibbs e ogni altropotenziale termo<strong>di</strong>namico) è una funzione continua dei suoi parametri anche nelpunto <strong>di</strong> transizione, mentre le sue derivate possono essere singolari. Una transizione<strong>di</strong> fase si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> I specie o del I or<strong>di</strong>ne se ivi qualche derivata primadell’energia libera è singolare; <strong>di</strong> solito nelle transizioni <strong>di</strong> prima specie questasingolarità è più precisamente una <strong>di</strong>scontinuità. Si <strong>di</strong>ce invece <strong>di</strong> seconda specieo del II or<strong>di</strong>ne se è singolare qualche derivata seconda; questa singolarità è <strong>di</strong>solito una <strong>di</strong>vergenza (per esempio nel calore specifico o nella suscettività). Ilpunto <strong>di</strong> transizione <strong>di</strong> fase del II or<strong>di</strong>ne si <strong>di</strong>ce anche punto critico e i sistemiche si trovano in prossimità <strong>di</strong> questo punto si <strong>di</strong>cono sistemi critici. Vedremonei pargrafi seguenti che i sistemi critici godono <strong>di</strong> alcune proprietà caratteristiche69


70 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIche sono <strong>di</strong> grande interesse e <strong>di</strong> grande rilevanza in vari campi della fisica.Lo stato <strong>di</strong> equilibrio <strong>di</strong> un sistema omogeneo è in<strong>di</strong>viduato da due gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>libertà, cioè da una coppia <strong>di</strong> grandezze fisiche, ad es. p e T ; ogni altra grandezzaè univocamente in<strong>di</strong>viduata dall’equazione <strong>di</strong> stato. Se per determinati valori <strong>di</strong>p e T il sistema si separa in due fasi non si può più supporre che il sistema siaomogeneo. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> coesistenza delle due fasi richiedono che esse abbianoovviamente la stessa pressione, la stessa temperatura e lo stesso potenzialechimico, cioèµ 1 (p, T) = µ 2 (p, T) ,dove µ 1 e µ 2 sono i potenziali chimici delle due fasi. Questa equazione implicache la regione <strong>di</strong> coesistenza <strong>di</strong> due fasi è una linea nel piano p, T , quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendeda un solo grado <strong>di</strong> libertà. Con lo stesso tipo <strong>di</strong> ragionamento si può imme<strong>di</strong>atamentearguire che la regione <strong>di</strong> coesistenza <strong>di</strong> tre fasi ha zero gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà ed èquin<strong>di</strong> un punto (punto triplo) nel piano p, T . Questi due esempi sono casi particolari<strong>di</strong> una regola generale, nota come regola delle fasi <strong>di</strong> Gibbs, che afferma che ilnumero <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà n che caratterizzano un sistema in equilibrio compostoda C componenti chimiche <strong>di</strong>fferenti e F <strong>di</strong>fferenti fasi èn = 2 + C − F .Esercizio: Derivare la regola delle fasi <strong>di</strong> Gibbs dalle le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibriotermico.4.1.1 Equazione <strong>di</strong> Clausius-ClapeyronLe transizioni <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> prima specie sono caratterizzate dalla coesistenza, nelpunto <strong>di</strong> transizione, due (o più) fasi. Poiche’ in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio termicol’energia libera F = E − TS è minima, se coesistono due fasi il valore minimoassunto da F nelle due fasi deve essere lo stesso, cioéE 1 − TS 1 = E 2 − TS 2 , (4.1.1)dove E i e S i è il valore dell’energia interna e dell’entropia della fase i alla temperaturaT <strong>di</strong> transizione. La quantità ∆E = E 2 − E 1 = T(S 2 − S 1 ) = Q 2 − Q 1e detto calore latente della trasformazione.Il comportamento <strong>di</strong> un sistema lungo una linea <strong>di</strong> transizione <strong>di</strong> fase <strong>di</strong> Ispecie è ben descritto da un’equazione <strong>di</strong>fferenziale molto importante che si ottienesemplicemente combinando la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio µ 1 (p, T) = µ 2 (p, T)


4.2. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIA 71con l’espressione finita dell’energia libera <strong>di</strong> Gibbs G(p, T) = Nµ che avevamoottenuto in (2.3.4). Da dG = −S dT + V dp si ha imme<strong>di</strong>atamente, se N ècostante, ( ) ∂µ= −s ;∂Tp( ) ∂µ∂pT= v ,dove s = S è l’entropia molecolare e v = V il volume molecolare. Derivando laN Ncon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio µ 1 = µ 2 rispetto a T si ha∂µ 1∂T + ∂µ 1 d p∂p d T = ∂µ 2∂T + ∂µ 2 d p∂p d Tda cui, introducendo il calore latente molecolare della trasformazione q = T(s 2 −s 1 ), cioè la quantita’ <strong>di</strong> calore per molecola necessaria per trasformare tutto ilsistema dalla fase 1 alla fase 2, si had pd T = s 2 − s 1v 2 − v 1=qT (v 2 − v 1 )che è appunto l’equazione <strong>di</strong> Clausius-Clapeyron. Ad esempio, se la trasformazione<strong>di</strong> fase in questione è la liquefazione del ghiaccio e la fase 2 è la faseliquida, poiché il ghiaccio sciogliendosi <strong>di</strong>minuisce <strong>di</strong> volume e il calore latente<strong>di</strong> fusione è positivo si ha d p < 0, cioè la linea <strong>di</strong> coesistenza acqua-ghiaccio had Tpendenza negativa nel piano p, T . Questo comportamento del ghiaccio è anomalose confrontato con la liquefazione della maggioranza dei soli<strong>di</strong>, in cui il volumeoccupato dalla fase solida <strong>di</strong> solito è minore <strong>di</strong> quello occupato dallo stesso sistemanella fase liquida.4.2 Rottura spontanea <strong>di</strong> simmetriaIl comportamento <strong>di</strong> un sistema nell’intorno <strong>di</strong> una transizione del II or<strong>di</strong>ne èdescritto da leggi generali che accomunano sistemi molto <strong>di</strong>versi: magneti inprossimità del punto <strong>di</strong> Curie, misture binarie, il sistema liquido-vapore in prossimitàdel punto critico, il plasma primor<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> quark e gluoni, e in generale tutti isistemi descritti dalle teorie quantistiche <strong>di</strong> campo. I sistemi <strong>di</strong> questo tipo si<strong>di</strong>cono sistemi critici e i fenomeni tipici che si osservano in questi sistemi si<strong>di</strong>cono anch’essi critici per ragioni che <strong>di</strong>verranno piu’ chiare in seguito. Lenozioni chiave in questi sistemi sono la rottura spontanea della simmetria e ilparametro d’or<strong>di</strong>ne. Il prototipo delle transizioni che vogliamo stu<strong>di</strong>are è la transizioneda stato ferromagnetico a paramagnetico <strong>di</strong> un ferromagnete in prossimità


72 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIdella temperatura <strong>di</strong> Curie. In assenza <strong>di</strong> un campo magnetico esterno ⃗ B, il sistemaè invariante per rotazioni (non ci sono <strong>di</strong>rezioni privilegiate). Al <strong>di</strong> sotto<strong>di</strong> un valore critico T c della temperatura si manifesta una magnetizzazione spontanea:nonostante il sistema sia descritto da leggi invarianti per rotazione essosi pone in uno stato in cui esiste una <strong>di</strong>rezione privilegiata (la <strong>di</strong>rezione dellamagnetizzazione spontanea). Il sistema è invariante solo piu’ per rotazioni attornoa questa <strong>di</strong>rezione privilegiata: la simmetria del sistema è passata da O(3)a O(2). Questa variazione <strong>di</strong> simmetria è detta rottura spontanea <strong>di</strong> simmetria.Il parametro d’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questa transizione è la magnetizzazione spontanea 〈 ⃗ M〉.Nella fase or<strong>di</strong>nata 〈 ⃗ M〉 ≠ 0 mentre nella fase simmetrica 〈 ⃗ M〉 = 0.In generale in una transizione del II or<strong>di</strong>ne a T = T c si parla <strong>di</strong> rottura spontaneadella simmetria se:• L’Hamiltoniana del sistema è invariante rispetto a un gruppo G (gruppo <strong>di</strong>simmetria)• Lo stato del sistema a T > T c è simmetrico rispetto alle trasformazioniindotte da G (fase simmetrica)• A T < T c il sistema ha un gruppo <strong>di</strong> simmetria inferiore G ′or<strong>di</strong>nata)⊂ G (faseIl gruppo <strong>di</strong> simmetria della fase or<strong>di</strong>nata G ′ è detto gruppo <strong>di</strong> stabilità. Il parametrod’or<strong>di</strong>ne P è per definizione un’osservabile che non è invariante sotto l’azione <strong>di</strong>G e che gode della proprietà 〈P 〉 = 0 nella fase simmetrica e 〈P 〉 ≠ 0 nella faseor<strong>di</strong>nata.In prossimità del punto critico le grandezze fisiche che caratterizzano le proprietàmacroscopiche del sistema obbe<strong>di</strong>scono a delle leggi <strong>di</strong> potenza in funzionedella temperatura ridotta t = (T −T c )/Tc o del campo magnetico B. Per esempiola magnetizzazione spontanea m nella fase fredda si annulla a T c secondo la leggem ∝ (−t) β ; analogamente la suscettività magnetica χ = ∂ m e il calore specifico∂ BC V <strong>di</strong>vergono a T c nel seguente modo χ ∝ |t| −γ , C V ∝ |t| −α . Gli esponentiα, β, γ . . . sono detti esponenti o in<strong>di</strong>ci critici e caratterizzano il comportamentocritico. Questi esponenti critici non <strong>di</strong>pendono dai dettagli microscopici del sistemama da poche caratteristiche generali, quali la natura del gruppo <strong>di</strong> simmetriache viene spontaneamente rotto e dalla <strong>di</strong>mensionalità D dello spazio. Questoimplica che sistemi <strong>di</strong>versissimi tra loro, ma con lo stessa simmetria e la stessa<strong>di</strong>mensionalità hanno lo stesso comportamento critico. Si esprime questo fatto


4.2. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIA 73A B A BlD(1)CD(2)CABABxDCD(3) (4)CFigure 4.1: A,B,C,D sono i quattro vertici <strong>di</strong> un quadrato. Il problema consistenel trovare il cammino <strong>di</strong> lunghezza minima che li colleghi tutti. le figure (1) e (2)rappresentano possibili soluzioni con simmetria Z 4 . Le figure (3) e (4) rappresentanosoluzioni con simmetria Z 2 × Z 2<strong>di</strong>cendo che appartengono alla stessa classe <strong>di</strong> universalità. Per quanto si è dettola classe <strong>di</strong> universalità determina univocamente gli esponenti critici.In genere, quando le leggi che governano un fenomeno sono simmetricherispetto a un gruppo <strong>di</strong> trasformazioni ci si aspetta che lo stato fondamentale godadella stessa simmetria, ma non sempre questo accade.Esempio: problema geometrico con rottura spontanea della simmetria: costruireil cammino piu’ breve che connette tra loro i quattro vertici <strong>di</strong> un quadrato, uncammino cioè che permetta <strong>di</strong> raggiungere da ogni vertice gli altri tre vertici.Il problema ha una simmetria Z 4 ,cioè è invariante per la permutazione ciclicaA → B → C → D → A 1 . Dimostriamo che il cammino piu’ breve non ha1 Il sistema è anche invatiante per una simmetria Z 2 per riflessione rispetto al centro delquadrato, che cambia l’or<strong>di</strong>ne ciclico ABCD in anticiclico DCBA, ma questa simmetria nonviene rotta in questo esempio.


74 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIquesta simmetria, cioè non va in se stesso per questa permutazione ciclica. Duecammini simmetrici sono oppure <strong>di</strong> lunghezza 4l e 2 √ 2l . Ovviamente non cisono cammini a simmetria Z 4 piu’ brevi. Ve<strong>di</strong>amo ora che si puo’ deformare ilcammino in modo da ottenere un cammino piu’ breve. Poniamo f(x) = lunghezzadel cammino in funzione <strong>di</strong> x (v.fig. (4.1)). Si haf(x) = x + 4Sviluppiamo attorno a x = 0 :√l24+(l − x)24f(x) = x + 2 √ 2l(1 − x 2l ) + O(x2 ) = 2 √ 2l − ( √ 2 − 1)x + O(x 2 ) .Quin<strong>di</strong> il cammino meno simmetrico (x > 0) è piu’ corto <strong>di</strong> quello simmetrico(x = 0). Il problema ha due soluzioni degeneri con simmetria Z 2 ×Z 2 (v. Fig. (3)e (4)). (la soluzione minima si ha per f ′ (x o ) = 0, ⇒ x o = l − √ l3⇒ f(x o ) =l(1 + √ 3)).Analogamente, quando si ha rottura spontanea della simmetria lo stato fondamentaleè degenere ed è un multipletto del gruppo G ′ <strong>di</strong> stabilità.4.3 Modello <strong>di</strong> IsingIl prototipo <strong>di</strong> sistema ferromagnetico è il modello <strong>di</strong> Ising. È un modello chenasce da drastiche semplificazioni rispetto al sistema fisico reale. Il modello èdefinito su un reticolo regolare (ad es. cubico); ad ogni nodo è assegnata unavariabile <strong>di</strong>namica S = ±1 (anzichè il vettore <strong>di</strong> spin o <strong>di</strong> momento magnetico)L’ Hamiltoniana del sistema <strong>di</strong>pende solo dall’interazione dei no<strong>di</strong> contigui;ogni coppia <strong>di</strong> no<strong>di</strong> contigui definisce un link (o legame) S i S j L’ Hamiltoniana èla somma dei contributi dei singoli linksH = −J ∑ linksS i S j = −J ∑ 〈ij〉S i S j . (4.3.1)Se J > 0, il segno meno favorisce l’accoppiamento ferromagnetico (spin paralleli,ossia S i = S j ⇒ minore energia). Una configurazione è determinata dai segniattribuiti a tutti i no<strong>di</strong> del reticolo.Funzione <strong>di</strong> partizione del modello <strong>di</strong> Ising:Z = ∑config.e −HkT =∑{S k =±1}e JkTP〈i,j〉 S iS j= ∑{S k =±1}e β P 〈i,j〉 S iS j


4.3. MODELLO DI ISING 75dove per semplicità si è posto β = J . L’Hamiltoniana è invariante se si cambianokTsimultaneamente <strong>di</strong> segno tutte le variabili <strong>di</strong> sitoS i → −S i ∀i ⇒ H → HQuesta è la simmetria Z 2 del modello. Per <strong>di</strong>mensioni d > 1 al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> un T c siha la rottura spontanea <strong>di</strong> questa simmetria e il parametro d’or<strong>di</strong>ne è la magnetizzazionespontaneaM = 〈S i 〉 =∑{S k =±1}S ie β P 〈jl〉 S jS lZTeorema: in ogni modello <strong>di</strong> Ising finito (cioè formato da un numero finito <strong>di</strong>siti) non ci puo’ essere una rottura spontanea della simmetria Z 2 . Infatti, poichè sisomma su tutte le variabili <strong>di</strong>namiche, sommare su S j ∀j è lo stesso che sommaresu −S j ∀j ⇒M = 〈S i 〉 =∑{S k =±1}P (−S i ) eβ 〈jl〉 (−S j)(−S l )Z= − ∑{S k =±1}S ie β P 〈jl〉 S jS lZ= −Mcvd.Queste manipolazioni sono sicuramente valide se ci sono nella somma un numerofinito <strong>di</strong> termini. Se viceversa il numero <strong>di</strong> termini N è infinito (limite termo<strong>di</strong>namicoN → ∞) il sistema va corredato da opportune con<strong>di</strong>zioni al contornoe occorre definire correttamente il limite N → ∞. Cio’ puo’ invalidare il ragionamentoprecedente. Questo è un fenomeno generale: una transizione da una fasesimmetrica a una fase or<strong>di</strong>nata puo’ avvenire solo nel limite termo<strong>di</strong>namico (cioènel sistema infinito) perchè comporta un punto <strong>di</strong> non-analiticità della f. <strong>di</strong> partizione.Siccome i singoli adden<strong>di</strong> della f. <strong>di</strong> partizione sono funzione analitiche<strong>di</strong> β, tale è anche la loro somma, a meno che non ci siano infiniti adden<strong>di</strong>.


76 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICI4.3.1 Modello <strong>di</strong> Ising uni<strong>di</strong>mensionaleZ =∑{S n=±1}e β P n SnS n+1S n−1 S n S n+1 Ovviamente le variabili <strong>di</strong> link µ n = S n S n+1 assumono i valori ±1. Nelcaso uni<strong>di</strong>mensionale (D = 1) le variabili <strong>di</strong> link in<strong>di</strong>viduano completamenteogni configurazione nel senso che, fissato il valore dello spin iniziale S 1 , ogniarbitraria sequenza <strong>di</strong> segni attribuiti alle variabili <strong>di</strong> link fissa biunivocamenteuna configurazione <strong>di</strong> spin (questo non è piu’ vero in D > 1, perchè le variabili<strong>di</strong> link sod<strong>di</strong>sfano dei vincoli: il prodotto delle variabili <strong>di</strong> link in ogni camminochiuso vale +1). Percio’ possiamo sostituire alla somma sulle configurazioni deisiti quella sui link:∑Z = e β P ∑n SnS n+1= e β P n µn{S 1 ,S 2 ,...S N }d’altra parte ∑ µ=±1 eβµ = e β + e −β = 2 cosh β ⇒{S 1 ,µ 1 ,µ 2 ...µ N−1 }Poichè Z = e −βFZ = 2 N (cosh β) N−1 .⇒ F = F , nel limite termo<strong>di</strong>namico (N → ∞) si haV NFV→ −kT log[2 cosh(β)]Non ci sono singolarità nell’energia libera per T > 0 ⇒ nessuna transizione <strong>di</strong>fase.Questo modello è risolubile esattamente anche in presenza <strong>di</strong> un campo magnetico.La funzione <strong>di</strong> partizione è∑Z(β, h) =e P n (βSnS n+1+ h 2 Sn+ h 2 Sn+1) ={S 1 ,S 2 ,...S N }e P n (βSnS n+1+h S n) = ∑ {S i }=∑{...S n−1 S n S n+1 ... }. . . T Sn−1 S nT Sn S n+1. . . .


4.3. MODELLO DI ISING 77dove si è postoT Sn S n+1≡ e βSnS n+1+ h 2 Sn+ h 2 S n+1.In questa forma la funzione <strong>di</strong> partizione ha la stessa struttura formale <strong>di</strong> unprodotto riga per colonna <strong>di</strong> matrici 2×2. Ci sono tante matrici T quanti links. Sefacciamo corrispondere al valore S = +1 l’in<strong>di</strong>ce 1 e al valore S = −1 l’in<strong>di</strong>ce 2si può allora definire la matrice <strong>di</strong> trasferimento ( o transfer matrix) T :( ) eβ+heT =−βe −β e β−h(4.3.2)Nel caso particolare <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni al contorno perio<strong>di</strong>che (cioè S i+N = S i ) si haZ = Tr T N ,e formule analoghe per altre con<strong>di</strong>zioni al contorno. Per valutare esattamente Zbasta evidentemente calcolarsi i due autovalori <strong>di</strong> questa matrice, che sono gli zeridell’equazione algebrica <strong>di</strong> secondo grado det(T − λ). Si haλ i = e β cosh h ±√e 2β cosh 2 h − 2 sinh 2β , (i = 1, 2) (4.3.3)e quin<strong>di</strong>Z(β, h) = λ N 1 + λN 2 = λN 1(1 +(λ2λ 1) N).Poichè λ 1 > λ 2 , possiamo scriverelog Z = N log λ 1 + log(1 + ( λ ( ) N2) N λ2) ≃ N log λ 1 + ,λ 1 λ 1da cui <strong>di</strong>scende che l’energia libera è un grandezza estensiva nel limite termo<strong>di</strong>namicoe che ci sono delle correzioni esponenzialmente decrescenti <strong>di</strong> volumefinito che <strong>di</strong>pendono dal rapporto degli autovalori <strong>di</strong> T .Il formalismo della matrice <strong>di</strong> trasferimento si può estendere a modelli su reticolo<strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>mensione, ma in generale non si riescono a calcolare gli autovaloriin modo esatto.


78 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICI1 TTT2 2 2 3T T T TFigure 4.2: Decomposizione del modello <strong>di</strong> Ising su un triangolo nei sottografidei link attivi che contribuiscono a Z ∆ .4.3.2 Sviluppi ad alta e bassa temperaturaCalcoliamoci ora la f. <strong>di</strong> partizione con un altro metodo che è applicabile inogni <strong>di</strong>mensione. Possiamo definire il modello <strong>di</strong> Ising su un grafo qualunque G,definito univocamente dai suoi N no<strong>di</strong> i (i = 1, 2 . . ., N), a cui sono associate levariabili S i = ±1, e dai suoi L link 〈i j〉, che connettono tra loro coppie <strong>di</strong> no<strong>di</strong>,detti no<strong>di</strong> contigui. Ad ogni link 〈i j〉 è associato il fattore <strong>di</strong> Boltzmann e βS iS j.È imme<strong>di</strong>ato verificare la seguente identità:e βS iS j= cosh β + S i S j sinh β = cosh β(1 + S i S j tanhβ)⇒ Z G = cosh β L ∑ {S i }∏(1 + S i S j T) , T = tanh β〈ij〉⇒ il contributo <strong>di</strong> ogni link è o 1 (che <strong>di</strong>remo link ”vuoto” e lo in<strong>di</strong>cheremocon • · · · •) o S i S j T (link ”attivo” in<strong>di</strong>cato con •–•). Ogni grafo G si può decomporrein una somma <strong>di</strong> soottografi formati da link vuoti o attivi. Per esempio, seG è un triangolo, la decomposizione è quella rappresentata in figura 4.2. Valgonoovviamente le seguenti regole• Se su un nodo i incidono un numero pari 2n <strong>di</strong> link attivi (con n = 0, 1, . . . )il peso con cui il nodo contribuisce a Z è Si2n = 1 ed è quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendentedal valore del suo spin. Per esempio, in un reticolo uni<strong>di</strong>mensionale si puo’avere il grafo


4.3. MODELLO DI ISING 79S n−1 S n S n+1 S n+2 ↔ T 2 S n S n+2 • Insiemi <strong>di</strong> link connessi con estremi liberi danno un contributo nullo alla Z:nell’esempio precedente∑S n,S n+2T 2 S n S n+2 = T 2 (+1 − 1)(+1 − 1) = 0• Più generalmente, ogni nodo da cui escono un numero <strong>di</strong>spari <strong>di</strong> link attividetermina il contributo nullo del sottografo a cui appartiene, in quanto∑S i =∓1 S2n+1 i = ∑ S iS i = 0• Ogni somma sulle variabili <strong>di</strong> sito che non appartiene agli estremi <strong>di</strong> ungrafo o, più precisamente, ogni nodo da cui escono un numero pari <strong>di</strong> linkattivi contribuisce a Z con un fattore 2: ∑ S i =±1 1 = 2.In D = 1 i grafi <strong>di</strong> link attivi connessi hanno degli estremi liberi, quin<strong>di</strong> noncontribuiscono a Z ⇒ Z = 2 N coshβ N−1 .Per ogni D > 1 si ha∑Z = 2 N cosh β qN 2 m l T l ,dove m l è il numero <strong>di</strong> poligoni chiusi <strong>di</strong> lunghezza l, senza sovrapposizione, chesi possono tracciare sul reticolo. q= numero <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione del reticolo. Peri reticoli bi<strong>di</strong>mensionali si ha q = 4 nel reticolo quadrato, q = 3 nel reticoloesagonale e q = 6 nel reticolo triangolare. Il reticolo cubico ha q = 6. Il reticoloipercubico in D <strong>di</strong>mensioni ha q = 2D.Z = 2 N (cosh β) qN 2l∞∑m l T lm l =numero <strong>di</strong> poligoni <strong>di</strong> lunghezza l nel reticolo quadrato si ham 0 = 1 m 1 = m 2 = m 3 = 0 , m 4 = N (numero dei quadrati), m 5 = 0 , m 6 = 2N, ...Il parametro <strong>di</strong> sviluppo T = tanh β è piccolo per β piccolo. Quin<strong>di</strong> è unosviluppo ad alta temperatura, da cui si possono estrarre gli sviluppi per l’energial=0


80 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIlibera, l’energia interna,ecc. Il raggio <strong>di</strong> convergenza è dato dalla posizione dellasingolarità nel piano complesso β piu’ vicino a β = 0. (Si puo’ <strong>di</strong>mostrare chela singolarità dell’energia libera sono gli zeri della Z, gli zeri piu’ vicini all’assereale determinano la posizione delle transizioni <strong>di</strong> fase).Si puo’ definire un altro tipo <strong>di</strong> sviluppo, valido a bassa temperatura, nelseguente modo. In una data configurazione <strong>di</strong> un reticolo arbitrario con N no<strong>di</strong> eL links (L = qN ) sia k il numero <strong>di</strong> link con spin antiparalleli (S 2 iS j = −1) ⇒ ilnumero <strong>di</strong> quelli paralleli è L − k, ⇒∑S i S j = (L − k) − k = L − 2k〈i,j〉⇒ il peso <strong>di</strong> Boltzmann <strong>di</strong> questa configurazione è e βL−2βk .Sia n k il numero <strong>di</strong> configurazioni <strong>di</strong>stinte con k coppie <strong>di</strong> spin antiparalleli.La Z(β) si potrà scrivere nella formaZ(β) = 2e βL ∑ kn k e −2βkdove il fattore 2 è il contributo dovuto all’inversione <strong>di</strong> tutti gli spin (ogni configurazionesi trasforma in un’altra con lo stesso k se ∀ i S i → −S i ). Il parametro<strong>di</strong> sviluppo questa volta è e −2β ed è quin<strong>di</strong> uno sviluppo valido attorno a T = 0(sviluppo a basse temperature); è facile verificare che nel reticolo quadrato n 0 =1, n 1 = n 2 = n 3 = 0, n 4 = N, . . . .4.3.3 Trasformazione <strong>di</strong> dualitàStu<strong>di</strong>amo ora piu’ da vicino il caso del reticolo quadrato. Consideriamo un terminegenerico dello sviluppo ad alta temperatura. Dal punto <strong>di</strong> vista grafico èuna collezione <strong>di</strong> poligoni: Costruiamo ora il reticolo duale, ottenuto ponendoi no<strong>di</strong> nei centri dei quadrati elementari. Il nuovo reticolo è ancora un reticoloquadrato ma spostato <strong>di</strong> 1 nelle <strong>di</strong>rezioni x e y. Ora assegnamo il segno + ai siti2del reticolo duale interni ai poligoni e il segno - a quelli esterni o viceversa. Diconseguenza i link con spin antiparalleli nel reticolo duale intersecano tutti i linkche compongono i poligoni del reticolo <strong>di</strong>retto.In questo modo è stabilita una corrispondenza 1 a 2 tra le configurazioni <strong>di</strong>poligoni del reticolo <strong>di</strong>retto e la configurazione <strong>di</strong> spin nel reticolo duale, percio’m l = n l


4.3. MODELLO DI ISING 81+ + + ++ + + +−−−−++−−−−−−+ ++ +−−−−+ ++ ++ ++ +Figure 4.3: Trasformazione che assegna ad ogni configurazione dello sviluppo adalta temperatura due <strong>di</strong>stinte configurazioni a bassa temperaturacioè la molteplicità delle configurazioni <strong>di</strong> alta temperatura con perimetro totale lè uguale a quella della corrispondente configurazione <strong>di</strong> spin (a bassa temperatura)del reticolo duale.Possiamo allora reintepretare lo sviluppo ad alta temperatura <strong>di</strong> ZZ(β) = 2 N (cosh β) L ∑ l=0m l (tanh β) lcome uno sviluppo a bassa temperatura del reticolo duale.Introduciamo la β duale= ˜β ponendotanh β = e −2˜β⇒ ˜β = − 1 log tanh β2Si ha( ) { L cosh β= 2 N−1e˜βZ(β) = 2 N (cosh β) L ∑ l=0m l e −2˜β l =2e˜βL ∑ l=0} ( ) Lm l e −2˜β l cosh β= 2 N−1 Z(˜β) =È importante osservare che a β piccolo corrisponde a ˜β grande e viceversa.Inoltre ˜β = β, infattie −2˜β = tanh ˜β e˜β − e −˜β 1 − e−2˜β1 − tanhβ= = =e˜β+ e−˜β 1 + e−2˜β 1 + tanh βQuin<strong>di</strong> la trasformazione β → ˜β è involutiva. Altra formula utile è:sinh 2β sinh 2˜β = 1 .e˜β=cosh β − sinh βcosh β + sinh β = e−2β


82 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIUtilizzando questa relazione in combinazione con L = 2N è facile riscrivere laprecedente relazione tra funzioni <strong>di</strong> partizione nella forma seguenteZ(β) = 1 2 (sinh 2β)N Z(˜β)che costituisce la trasformazione <strong>di</strong> dualità <strong>di</strong> Kramers-Wannier 2 .Dalla relazione tra Z(β) e Z(˜β) si ricava, nel limite termo<strong>di</strong>namico N → ∞,1N log Z(β) = log(sinh 2β) + 1 N log Z(˜β) (4.3.4)Poichè log(sinh 2β) non è singolare per β > 0 ⇒ le singolarità <strong>di</strong> log Z(β)(punti <strong>di</strong> transizione) sono mappate 1 ↔ 1 nella singolarità <strong>di</strong> log Z(˜β) ⇒ se c’èuna sola transizione <strong>di</strong> fase a β = β c ⇒β c = ˜β cPoichè sinh 2β sinh 2˜β = 1 ⇒ sinh 2β c = 1 ⇒ e 2βc − e −2βc = 2 ⇒ e 4βc −2e 2βc − 1 = 0 ⇒ e 2βc = √ 2 + 1 ⇒ β c = 1 2 log(√ 2 + 1).Riassumendo: i modelli <strong>di</strong> Ising i ogni <strong>di</strong>mensione D e per ogni tipo <strong>di</strong> reticoloammettono sempre uno sviluppo <strong>di</strong> alta temperatura Z = 2 N cosh β L∑l m l tanh l β e un altro sviluppo a bassa temperatura Z = 2e βL ∑ k n ke −2kβ cheforniscono una descrizione tanto piu’ accurata quanto piu’ β è piccolo (sviluppoad alta temperatura) o quanto piu’ T è piccolo (sviluppo a bassa temperatura). PerD > 2 si conoscono i coefficienti <strong>di</strong> qualche decina <strong>di</strong> termini dei due sviluppi,da cui, utilizzando per esempio il criterio del rapporto, si possono ottenere informazioniapprossimate sul raggio <strong>di</strong> convergenza <strong>di</strong> questa serie e quin<strong>di</strong> sullacollocazione e la proprietà delle temperature <strong>di</strong> transizione. Per D = 2 nel reticoloquadrato la trasformazione <strong>di</strong> dualità <strong>di</strong> Kramers e Wannier permette la determinazioneesatta <strong>di</strong> T c . Inoltre Onsager, nel 1944, è riuscito a trovare la forma esatta2 E’ facile convincersi che la trasformazone <strong>di</strong> dualità mo<strong>di</strong>fica le con<strong>di</strong>zioni al contorno delsistema, quin<strong>di</strong> per una trattazione completa occorre tener conto <strong>di</strong> queste. In particolare, prendendoin considerazione con<strong>di</strong>zioni al contorno perio<strong>di</strong>che P o antiperio<strong>di</strong>che A nelle due <strong>di</strong>rezionix e y, la forma esatta <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> dualità è la seguente: Z PP (β) + Z AP (β) +Z PA (β) + Z AA (β) = 2(sinh 2β) N Z PP (˜β). Se β è piccolo (alta temperatura) e la taglia del reticoloè grande (limite termo<strong>di</strong>namico), la funzione <strong>di</strong> partizione non <strong>di</strong>pende dalle con<strong>di</strong>zioni alcontorno (Z PP = Z AP = . . . ) e la trasformazione viene a coincidere con quella incorniciata neltesto.


4.3. MODELLO DI ISING 83<strong>di</strong> Z per ogni reticolo bi<strong>di</strong>mensionale. C’è qualche analogia tra la relazione <strong>di</strong>dualità sinh 2β sinh 2˜β = 1 e la relazione <strong>di</strong> Dirac tra carica elettrica e e caricamagnetica g (ve<strong>di</strong> anche la quantizzazione del flusso magnetico nei superconduttori)ge = nhc come vedremo quando stu<strong>di</strong>ermo le proprietà topologiche telcampo elettro-magnetico.4.3.4 CorrelatoriUlteriori informazioni sulla fisica dei fenomeni critici si ottengono stu<strong>di</strong>ando lefunzioni <strong>di</strong> correlazione tra spin in siti <strong>di</strong>versi. Consideriamo il valore <strong>di</strong> attesa <strong>di</strong>〈S i S j 〉, dove i e j sono due siti <strong>di</strong> un reticolo arbitrario che <strong>di</strong>stano tra loro <strong>di</strong> r.Nel limite r → ∞ il valore <strong>di</strong> S i non può influenzare quello nel sito j , ⇒ vale laproprietà <strong>di</strong> fattorizzazione〈S i S j 〉 → r→∞ 〈S i 〉〈S j 〉.Il correlatore connesso o funzione <strong>di</strong> correlazione tra spin e’ definito daG ij = 〈S i S j 〉 − 〈S i 〉〈S j 〉 .In un reticolo infinito o con con<strong>di</strong>zioni col contorno perio<strong>di</strong>che il correlatore e’invariante per traslazione: <strong>di</strong>pende solo dalla posizione relativa dei siti i e j.Esercizio: calcoliamoci il correlatore G ij nel modello <strong>di</strong> Ising uni<strong>di</strong>mensionale.In questo caso non c’è magnetizzazione spontanea ⇒ 〈S i 〉 = 0G ij = 〈S i S j 〉 = ∑ S kS i S je β P n SnS n+1Usiamo la nota decomposizione e βSnS n+1= cosh β{1 + S n S n+1 tanh β}. C’èun solo termine che dà un contributo ≠ 0 nella somma sulle configurazioni ∑ {S k } ,infatti S i e S j devono comparire al quadrato per non annullarsi: ∑ S k =±1 S k =∑0 ,S k =±1 S2 k = 2. I fattori 2N e cosh β L si cancellano col denominatore ⇒G ij = (tanh β) |j−i| = e − |j−i|ξ, ξ =Z1log1tanh β> 0 ,dove ξ e’ la lunghezza <strong>di</strong> correlazione. In d -<strong>di</strong>mensioni contribuiscono a G ij tuttii cammini che congiungono il sito i al sito j:


84 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIG ij = ∑ nC n T n ,T = tanh βdove C n è il numero <strong>di</strong> cammini <strong>di</strong> lunghezza n che connettono i a j.Il correlatore G ij si puo’ ottenere a partire da Z introducendo per como<strong>di</strong>ta’un campo magnetico variabile da punto a punto:Z = ∑ e −βH , H = J ∑ 〈ij〉S i S j − µ ∑ kB k S k .Si ha〈S i 〉 = kT µ∂∂B ilog Z ,kTµ∂∂B j〈S i 〉 = kT µ∑∂ Si e −βH∂B j Z=∑ ‘Si S j e −βHZ∑Si e −βH ∑− Sj e −βH =Z 2〈S i S j 〉 − 〈S i 〉〈S j 〉 = G ij⇒ il correlatore rappresenta la risposta dello spin nel sito i alla variazione <strong>di</strong> Bnel sito j. Quin<strong>di</strong> log Z è il funzionale generatore delle funzioni <strong>di</strong> correlazioneconnesse (vale anche per correlatori <strong>di</strong> più <strong>di</strong> due spin: per esempio( kTµ) 3∂ 3∂B i ∂B j ∂B klog Z = G ijk = 〈S i S j S k 〉−〈S i 〉G jk −〈S j 〉G ik −〈S k 〉G ij . )C’e’ una relazione importante tra la f. <strong>di</strong> correlazione e la suscettività χ =∂N〈S ∂B i〉: si ha⇒ χ = µkTχ = N ∑ j= µkT∑ij∑ij∂〈S i 〉 ∂B j∂B j ∂B = NµkTGij = µkT∑G ij =∑[〈S i S j 〉 − 〈S i 〉〈S j 〉]ij[〈S i S j 〉 − 〈S i 〉〈S j 〉] = µkT [〈(∑ S i ) 2 〉 − 〈 ∑ S i 〉 2 ] .Questa relazione e’ nota come teorema <strong>di</strong> fluttuazione-risposta perche’ mette inrelazione la risposta del sistema a una variazione del campo magnetico (descrittaj


4.4. SIMULAZIONI NUMERICHE: METODO MONTE CARLO. 85da χ) alla fluttuazione della magnetizzazione ∑ S i = S data dalla varianza <strong>di</strong> Sdefinita da Var(S) = 〈S 2 〉 − 〈S〉 2 . ⇒ χ > 0 perchè tale è sempre la varianza(〈x 2 〉 − 〈x〉 2 = 〈(x − 〈x〉) 2 〉).Questo ”teorema” permette <strong>di</strong> avere una prima idea sul comportamento delsistema ferromagnetico ( e <strong>di</strong> ogni altro sistema ) in prossimita’<strong>di</strong> T c . Poiche’ χ<strong>di</strong>verge a T c , la fluttuazione della magnetizzazione, rispetto al suo valor me<strong>di</strong>o,<strong>di</strong>venta sempre piu’ grande. Partiamo da una temperatura T < T c e magnetizzazionespontanea m > 0. La configurazione tipica è formata da isole (o cluster)<strong>di</strong> spin −1 immerse in un mare <strong>di</strong> spin +1. La <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> queste isolepuo’ essere presa come una stima approssimata della lunghezza <strong>di</strong> correlazione ξdel sistema (utilizzeremo in seguito una definizione migliore <strong>di</strong> ξ).Avvicinandoci a T c non solo il valor me<strong>di</strong>o delle isole aumenta (ξ → ∞), maaumentano anche le loro fluttuazioni (la varianza della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> ∑ S i tendea ∞). A T = T c si formano quin<strong>di</strong> cluster <strong>di</strong> tutte le taglie ξ <strong>di</strong> spin +1 e spin −1⇒ non c’e’piu’ nessuna scala finita: il sistema e’ invariante per trasformazioni <strong>di</strong>scala, cioe’ il sistema appare lo stesso a qualsiasi scala sia osservato. Questo e’ ilcomportamento tipico delle strutture frattali: enti geometrici che hanno lo stessoaspetto a tutte le scale.[v.cap.. . . ] Poiche’ a T c non c’e’ nessuna scala naturale nonc’e’ all’interno della teoria nessun parametro naturalmente piccolo su cui fondareuno sviluppo perturbativo (vedremo in seguito uno sviluppo perturbativo <strong>di</strong> tiponuovo). D’altra parte, poiche’non c’e’ nessuna scala che domina il sistema, tuttii parametri microscopici che lo definiscono (tipo <strong>di</strong> reticolo, costante <strong>di</strong> accoppiamento)non possono avere nessun ruolo nella descrizione del comportamentocritico: le proprieta’ critiche <strong>di</strong>penderanno solo da proprieta’molto generali, comela <strong>di</strong>mensionalita’d dello spazio e il tipo e le <strong>di</strong>mensioni del parametro d’or<strong>di</strong>necoinvolto ⇒ universalita’: sistemi molto <strong>di</strong>versi con le stese proprieta’ <strong>di</strong> simmetriasono descritti, in prossimita’ <strong>di</strong> T c dello stesso set <strong>di</strong> esponenti critici (si<strong>di</strong>ce che appartengono alla stessa classe <strong>di</strong> universalita’). Es. modelli <strong>di</strong> Ising suqualunque reticolo 3D, miscele binarie, sistema liquido-vapore al punto critico.4.4 Simulazioni numeriche: Metodo Monte Carlo.Se avessimo modo <strong>di</strong> seguire l’evoluzione temporale <strong>di</strong> un microstato <strong>di</strong> un sistemain equilibrio potremmo utilizzare, per valutare il valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una grandezzafisica, la sua me<strong>di</strong>a temporale anzichè la me<strong>di</strong>a sull’ensemble <strong>di</strong> Gibbs. La proprietàfondamentale che assicura l’uguaglianza tra queste due me<strong>di</strong>e è la (quasi)ergo<strong>di</strong>cità della traiettoria. È chiaro che qualunque traiettoria ergo<strong>di</strong>ca, anche


86 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIse non è la vera evoluzione temporale del microstato, puo’ andare bene, purchètocchi i vari microstati, o configurazioni, con la frequenza giusta. Su questa sempliceidea si basano i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> simulazione numerica detti <strong>di</strong> Monte Carlo. Essiforniscono una ricetta per costruire una traiettoria ergo<strong>di</strong>ca nello spazio delle possibiliconfigurazioni che gode della proprietà, in con<strong>di</strong>zioni stazionarie, <strong>di</strong> generareconfigurazioni con una frequenza proporzionale al corrispondente fattore <strong>di</strong>Boltzmann, come richiede l’ensemble canonico in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio. Questimeto<strong>di</strong> sono <strong>di</strong>venuti <strong>di</strong> grande importanza in questi ultimi anni con lo sviluppo<strong>di</strong> calcolatori sempre più potenti. Il più noto <strong>di</strong> questi meto<strong>di</strong> è quello detto <strong>di</strong>Metropolis, dal nome del primo autore <strong>di</strong> un lavoro del ’53 in cui per la primavolta si descriveva un metodo <strong>di</strong> simulazione numerica. È adattabile ad ogni sistematermo<strong>di</strong>namico in equilibrio, ma qui viene applicato al modello <strong>di</strong> Ising suun reticolo arbitrario. Sia C = {S j } una configurazione arbitraria <strong>di</strong> Ising e siaS i lo spin assegnato al sito i. C è la configurazione <strong>di</strong> partenza della traiettoria <strong>di</strong>Metropolis. Sia C ′ la configurazione ottenuta cambiando segno a S i → −S i . C ′sarà il punto successivo della traiettoria solo se si verifica una delle seguenti duecircostanze• i) l’energia E(C ′ ) della nuova configurazione è minore o uguale a quelladella config. <strong>di</strong> partenza.• ii) E(C ′ ) > E(C) e inoltre l’estrazione a sorte <strong>di</strong> un numero reale 0 ≤ x ≤1 (pseudo)casuale a <strong>di</strong>stribuzione piatta dàa un valore x ≤ e −β[E(C′ )−E(C)] .Se non si verificano queste due circostanze si abbandona la nuova configurazionesi riassegna al nodo il segno che aveva in precedenza e si ripete la stessa operazionesu un altro nodo. È chiaro che questa procedura genera una sequenza <strong>di</strong>configurazioni· · · → C n → C n+1 → . . .che costituisce la traiettoria <strong>di</strong> Metropolis. Questa sequenza non è deterministicaperchè la sua evoluzione <strong>di</strong>pende dal valore <strong>di</strong> variabili aleatorie (i numericausali o random). Sequenze <strong>di</strong> questo genere si chiamano processi stocastici o,piu’ precisamente, markoviani (o catene <strong>di</strong> Markov) perchè ogni configurazioneè ”determinata” stocasticamente dalla config.precedente. È imporante notare chela traiettoria cosi’ definita è ergo<strong>di</strong>ca perchè c’è una probabilità finita che ogniconfigurazione è raggiungibile da ogni altra configurazione in un numero finito <strong>di</strong>passi (ogni passo è costituito dalla proposta <strong>di</strong> cambiamento S i → −S i e dallaverifica delle due circostanze i) e ii)). I passi scan<strong>di</strong>scono il ”tempo” <strong>di</strong> Monte


4.4. SIMULAZIONI NUMERICHE: METODO MONTE CARLO. 87Carlo t della traiettoria. In sintesi la probabilità <strong>di</strong> transizione W C→C ′ nell’unità<strong>di</strong> tempo (o passi) è{1 se E(C ′ ) ≤ E(C) ,W C→C ′ =(4.4.1)e −β[E(C′ )−E(C)]se E(C ′ ) > E(C) .Sia p C (t) la probabilità che il sistema si trovi, al tempo t, nella configurazioneCLa “derivata temporale” <strong>di</strong> questa probabilità è data daṗ C = ∑ C ′ (WC ′ →C p C ′− W C→C ′ p C)dove ∑ Cè la somma su tutte le configurazioni raggiungibili in un passo da′C. Quando la traiettoria raggiunge un regime stazionario si ha ṗ C = 0 per ogniconfigurazione. ⇒W C ′ →C= p CW C→C ′ p C ′D’altra parte sappiamo che nell’ensemble canonico all’equilibrio p C ∝ e −βE(C) ,quin<strong>di</strong> una traiettoria ergo<strong>di</strong>ca che riproduca le configurazioni in equilibrio devesod<strong>di</strong>sfare il principio del bilancio dettagliatoW C ′ →CW C→C ′= e−βE(C)e .−βE(C′ )Questa è proprio la proprietà sod<strong>di</strong>sfatta dall’eq.(4.4.1) che definisce la traiettoria<strong>di</strong> Metropolis.In conclusione, la catena markoviana ora definita genera, in con<strong>di</strong>zioni stazionarie,una successione <strong>di</strong> configurazioni con probabilità proporzionale al fattore <strong>di</strong> Boltzmann,come richesto dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio termico dell’ensemble canonico.Poichè la traiettoria è ergo<strong>di</strong>ca, la me<strong>di</strong>a temporale coincide con il valorme<strong>di</strong>o nell’ensemble canonico. Per esempio l’energia interna è data daE ≡ ∑ CE(C) e −βE(C)Z= lim∑N→∞n=1,...,NE(C n )NOvviamente nelle simulazioni numeriche N è finito. Più grande è N più la stimadel valor me<strong>di</strong>o è precisa. Si può apprezzare la potenza <strong>di</strong> questo metodo notandoad esempio che il numero <strong>di</strong> configurazioni che contribuiscono alla funzione <strong>di</strong>partizione del modello <strong>di</strong> Ising su un reticolo cubico <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni 10 × 10 × 10è 2 1000 > 10 250 , mentre basta una simulazione <strong>di</strong> N ∼ 10 6 passi <strong>di</strong> Monte Carloper avere un’ottima approssimazione del modello..


88 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICI4.5 Approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>oQuesta approssimazione (detta mean field approximation o MFA) consente <strong>di</strong> descriverequalitativamente il comportamento del modello <strong>di</strong> Ising ( e <strong>di</strong> una classemolto ampia <strong>di</strong> modelli) in prossimità del punto <strong>di</strong> transizione.Consideriamo un modello <strong>di</strong> Ising in campo magnetico B in un generico reticoloin D <strong>di</strong>mensioni caratterizzato da un numero <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione q 3 . L’HamiltonianasaràH = −J ∑ S i S j − ∑ B µ S i〈ij〉 iL’approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o consiste nel trascurare le fluttuazioni dellamagnetizzazione. Precisamente, ponendo S i = S i − m + m = δ S i + m, dovem è la magnetizzazione me<strong>di</strong>a, si trascurano gli effetti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne O(δ S 2 i ) nellafluttuazione δ S i . Con questa approssimazione si haH = −J ∑ 〈ij〉(δ S i + m)(δ S j + m) − ∑ iB µ S i ≃ −J q N m22 −−J m ∑ 〈ij〉e quin<strong>di</strong>(δ S i + δ S j ) − ∑ iBµS i = J q N m22 − (q m J + Bµ) ∑ iS i ,Z ≡ ∑ {S j }e −β H ≃ 2 N m2−β J q Ne 2 [cosh(β q m J + β µ B)] N . (4.5.1)Da questa espressione si vede che la MFA è equivalente a rimpiazzare i <strong>di</strong>versispin <strong>di</strong>rettamente accoppiati con lo spin <strong>di</strong> un dato sito i con il valor me<strong>di</strong>o m,dunque questa approssimazione è tanto migliore quanto più grande è il numero<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione e quin<strong>di</strong> quanto più grande è la <strong>di</strong>mensione D dello spazio. Ilvalore della magnetizzazione m è determinato dalla richiesta che l’energia libera<strong>di</strong> Helmholtz F = −κT log Z abbia un minimo in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio, comesi è <strong>di</strong>mostrato nella (2.5.1). Richiedendo dunque ∂F = 0 si ha subito∂mm = tanh (β J q m + β µ B)3 Il numero <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione è dato dal numero <strong>di</strong> link uscenti da ogni nodo del reticolo. Se Nè il numero dei no<strong>di</strong>, il numero dei link è L = N q/2. In un reticolo ipercubico in D <strong>di</strong>mensioniq = 2D.


4.5. APPROSSIMAZIONE DI CAMPO MEDIO 89per semplificare al massimo le notazioni poniamo J = 1, h = µB . Si ottienekTcosıl’equazione <strong>di</strong> campio me<strong>di</strong>om = tanh(β q m + h) . (4.5.2)Soluzione grafica: poniamo x = tanh(βq m + h). ⇒ m = x−h e stu<strong>di</strong>amoβql’intercetto delle due curve y = tanhx e y = x−h . Si contemplano 3 casiβq11. caso: h = 0 , > 1 (la tangente nell’origine a tanhx e’= 1) ⇒ una solaβqsoluzione: m = 0 ⇒ fase simmetrica12. caso: h = 0 , < 1 ⇒ tre soluzioni (quella a m = 0 e’ in realta’ instabile)βq⇒ rottura spontanea della simmetria ⇒ fase or<strong>di</strong>nata13. caso: h > 0 ,simmetria Z 2βq> 1 ⇒ magnetizzazione indotta e rottura esplicita dellaIl valore <strong>di</strong> β crit previsto dalla approssimazione del campo me<strong>di</strong>o e’ vicino aquello vero solo a gran<strong>di</strong> valori del numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni dd β crit campo me<strong>di</strong>o β crit vero11 = 0.5 ∞212 = 0.25 1log(√ 2 + 1) = 0.4406874 213 = 0.1666 0.2216556= 0.125 0.149668(30)4184.5.1 Stu<strong>di</strong>o dell’equazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o in prossimita’ delpunto criticom = tanh(βqm + h)⇒ βqm + h = arctanh(m) = m + m33 + O(m5 ) .Ponendo h = 0, β c = 1 q , βq > 1 ⇒ β β c= 1 + m23 + O(m4 )⇒ m ≃ √ √3β c (β − β c ) 1 3J2 =β c k( 1T − 1 )1 ( )12 √ Tc 2− T = 3T c T⇒ m ∝ (T c − T) β , β = 1 2 .


90 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIPoniamo ora h > 0 nella fase simmetrica, cioè βq < 1 ⇒ β β cm+h = m+O(m 3 ))⇒ m(1 − β β c= h, ossia m = βchβ c−β, da cui si può calcolare la suscettivitàmagnetica:( ) ∂mχ ≡ N = µN 1= µN T c∝ (T − T∂B kT 1 − β c ) −γ , γ = 1 .kTβ c T − T c cB=0Ora poniamo invece h > 0 βq > 1 (cioè fase spontaneamente rotta) e scriviamo mnella forma m = m o +ǫ, dove m o è la magnetizzazione spontanea (quin<strong>di</strong> β β cm o =m o + m3 o3) e ǫ, supposto piccolo, è la magnetizzazione indotta.( ) β⇒ − 1 ǫ + h = m 2βoǫ + O(ǫ 2 )cNota:hT c⇒ ǫ =2(T c − T) = µBT c2kT c (T c − T) ,( ) ∂ǫχ = N = N µ ∂B 2k (T c − T) −γ′ , ⇒ γ ′ = 1χ ≃B=0{A + (T − T c ) −γA − (T C − T) −γ′A − = 1 2 A + , γ = γ ′ (= 1).Relazione tra m e B a β = β c (isoterma critica):T > T cT < T cm + h = m + m33 + O(m5 ), ⇒ B = kT c3µ m3 + O(m 5 )Energia interna ( a B = 0):{−JLm 2 = − NqJm2 = 3 T −TcNqJ T < T2 2 T cU = 〈H〉 =0 T > T cPoichè q = 1 β c⇒ qJT c= k (costante <strong>di</strong> Boltzmann)⇒Calore specifico:{C B = ∂U 3∂T = kN T < T 2 c0 T > T c


4.5. APPROSSIMAZIONE DI CAMPO MEDIO 91Nei sistemi magnetici B ha il ruolo <strong>di</strong> V quin<strong>di</strong> il calore specifico e’ calcolato aB costante (qui B = 0)) ⇒ Il calore specifico e’ <strong>di</strong>scontinuo a T c .Se fossimo partiti da un modello <strong>di</strong> Ising più generale con altri tipi <strong>di</strong> accoppiamento(ad esempio interazioni non solo associate ai link ma anche alle <strong>di</strong>agonalio termini <strong>di</strong> accoppiamento quartici) si sarebbe ottenuta una forma cubica leggermentepiù generale. Non sarebbe <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>mostrare che un generico modello<strong>di</strong> Ising in prossimità del punto critico sod<strong>di</strong>sfa, nell’approssimazione <strong>di</strong> campome<strong>di</strong>o, la relazionea t m + u m 3 = h (4.5.3)dove a e u sono due costanti positive e t = (T − T c )/T c è la temperatura ridotta.E’ chiaro che gli esponenti α, β, γ e δ rimangono gli stessi perchè non <strong>di</strong>pendonodai parametri a e u.Sperimentalmente si osserva che i sistemi in prossimita’ <strong>di</strong> una transizione delII or<strong>di</strong>ne hanno un andamento a potenza simile qualitativamente a quello trovatonella approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o:C ∝ |T − T c | −α (T ∼ T c )m ∝ (T c − T) β (T < T c )χ ∝ |T − T c | −γ (T ∼ T c )B ∝ M δ (T = T c )α , β , γ , δ sono gli esponenti critici già descritti nel paragrafo introduttivo § 4 .Come si vedrà con il gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione, gli esponenti critici non <strong>di</strong>pendonodai dettagli microscopici del sistema, ma solamente dal tipo <strong>di</strong> simmetria edal numero <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni spaziali.I valori osservati (o calcolati con meto<strong>di</strong> piu’accurati) non coincidono conquelli previsti dall’approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o (coincidono con quelli deimodelli in d ≥ 4 <strong>di</strong>mensioni).Confronto tra gli esponenti critici nel modello <strong>di</strong> Ising in d = 2 e d = 3campo me<strong>di</strong>o Ising d=2 Ising d=3α <strong>di</strong>scont log |T − T c | ∼ 0.1111β∼ 0.3247γ 1 ∼ 1.244δ 3 15 ∼ 5.4.5.2 Forma funzionale del correlatore a T cIn generale al punto critico le proprietà del reticolo su cui e’ definito il sistemahanno effetti trascurabili perchè le scale microscopiche (passo reticolare, forma


92 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIdel reticolo) sono molto piu’ piccole della lunghezza <strong>di</strong> correlazione ξ, che èl’unica scala fisica in gioco. Di conseguenza non ci sono <strong>di</strong>rezioni privilegiate:il sistema e’ isotropo ⇒ il correlatore G(⃗r) si puo’scrivere nella forma G(⃗r) =h(r, a). a in<strong>di</strong>ca genericamente un set <strong>di</strong> parametri che definiscono la strutturamicroscopica del sistema. Si suppone che i parametri abbiano le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>lunghezza (non e’ ovviamente una con<strong>di</strong>zione restrittiva). Poichè G(r 1) è a<strong>di</strong>men-G(r 2 )sionale, si può scrivere(G(r 1 )G(r 2 ) = φ r1, r )1r 2 aA T = T c φ non puo’ <strong>di</strong>pendere(dai)parametri microscopici a perche’ non c’èrnessuna scala intrinseca ⇒ φ = φ 1r 2. Ponendo r 1r 2= s , si ha.G(r 1 ) = φ(s)G(r 2 ) , (4.5.4)che si può iterare, ponendo ad esempio G(r 2 ) = φ(t)G(r 3 ) con t = r 2r 3. Combinandoquesta equazione con la (4.5.4) si ottiene l’equazione funzionaleφ(s)φ(t) = φ(s t)Che ha come soluzione generale φ(s) = s −λ che ci permette <strong>di</strong> riscrivere la (4.5.4)nella formaG(r) = G(1)r λ . (4.5.5)Convenzionalmente si pone λ = d −2+η, dove η denota un nuovo in<strong>di</strong>ce critico:l’in<strong>di</strong>ce magnetico.Per T ∼ T c , ma T ≠ T c c’è un’unica lunghezza caratteristica che è ξ (è piùgrande <strong>di</strong> ogni altra scala)⇒G(r) = g(r/ξ) . (4.5.6)rd−2+η Per r ≫ ξ il correlatore decade esponenzialmenteg(r/ξ) → Ae − r ξ .ξ <strong>di</strong>verge a T c ⇒ξ ∝ |T − T c | −ν , (4.5.7)


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 93dove ν definisce un nuovo esponente critico, detto in<strong>di</strong>ce termico. Vedremo inseguito che ogni altro esponente critico e’ esprimibile come funzione razionale <strong>di</strong>η e ν. Per es. il teorema i fluttuazione-risposta afferma che∫χ ∝∫d d r G(r) =d d r g(r/ξ) ∫ d dr = r g(r/ξ)d−2+η r d (r/ξ) η−2ξ2−η⇒ χ ∝ ξ 2−η ∝ |T − T c | −ν(2−η) . Ma χ ∝ |T − T c | γ , quin<strong>di</strong>γ = ν(2 − η)Relazioni <strong>di</strong> questo tipo sono dette scaling relations. Un altro esempio <strong>di</strong> scalingrelation si ottiene facilmente dal fatto che il calore specifico a volume costatnteè proporzionale a C v ∝ d2 log Z. . La funzione <strong>di</strong> partizione Z è a<strong>di</strong>mensionale ed t 2log Z è una grandezza estensiva, per cui <strong>di</strong>mensionalmente si ha [ ]log ZV = [L −D ].Vicino a T c l’unica osservabile con le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> una lunghezza è ξ, quin<strong>di</strong>C V ∝ d2d t 2ξ−Dda cui si ottiene imme<strong>di</strong>atamente la scaling relation cercata:α = 2 − ν D4.6 Il metodo del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazioneSi è visto che l’approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o non fornisce una descrizioneaccurata del comportamento critico dei sistemi in prossimità <strong>di</strong> una transizione <strong>di</strong>II specie ( a meno che D ≥ 4). Introdurremo ora alcuni nuovi concetti che ciforniscono uno strumento <strong>di</strong> indagine molto efficace, almeno in lina <strong>di</strong> principio,nella descrizione <strong>di</strong> questi sistemi.Qusto nuovo strumento, noto come metodo del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazionealla Wilson Kadanoff, si rivela essenziale per estrarre dai sistemi critici le proprietàuniversali, in<strong>di</strong>pendenti dai dettagli del sistema a corta <strong>di</strong>stanza.L’idea centrale <strong>di</strong> questo metodo consiste nel sud<strong>di</strong>videre la somma sulle configurazioni,ingre<strong>di</strong>ente principale della funzione <strong>di</strong> partizione canonica, in due


94 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICItappe successive: si sommano prima le fluttuazioni a corta <strong>di</strong>stanza e si stu<strong>di</strong>anole proprita’ delle configurazioni così semplificate.Per vedere più in dettaglio come funziona questo metodo, consideriamo unmodello <strong>di</strong> Ising in d <strong>di</strong>mensioni definito su un reticolo cubico Λ <strong>di</strong> passo reticolarea e definiamo la seguente costruzione (detta blocking) che ha appunto loscopo <strong>di</strong> eliminare le fluttuazioni dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pochi passi reticolari. Divi<strong>di</strong>amoil reticolo in celle o blocchi <strong>di</strong> lato s (nella figura il reticolo è quadrato e s = 3).Ad ogni cella α ora assegnamo una variabile S α ′ che assume il valore +1 sela maggioranza degli spin all’interno della cella α è positiva, altrimenti il valoreè -1 (abbiamo applicato in questo caso la regola della maggioranza). In questomodo abbiamo costruito una configurazione su un nuovo reticolo cubico Λ ′ <strong>di</strong>passo pari a a ′ = s a. E’ del tutto intuitivo il fatto che se la configurazione <strong>di</strong>partenza era una tipica configurazione nella fase or<strong>di</strong>nata, la nuova configurazioneè ancora più or<strong>di</strong>nata, perche’ si eliminano le fluttuazioni <strong>di</strong> piccola scala. E’anche vero che se la configurazione <strong>di</strong> partenza è scelta nella fase simmetrica(cioè <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata), la nuova configurazione è ancora più <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata. E’ chiaroinoltre che la trasformazione testé definita ha due punti fissi stabili (cioè attrattivi)a T = 0 e T = ∞. Ve<strong>di</strong>amo ora <strong>di</strong> definire la trasformazione suddetta in modopiù preciso. A tal fine introduciamo un proiettore P(S α ′ ; S i, i ∈ α) così definito{ ∑P(S α; ′ 1 se S α′ i∈αS i , i ∈ α) =S i > 0(4.6.1)0 altrimentiSi possono costruire altri proiettori <strong>di</strong> questo tipo; ad es. P può selezionare unparticolare nodo all’interno <strong>di</strong> una cella ecc. La somma su tutte le configurazionesi può ovviamente spezzare nella somma <strong>di</strong> tutte quelle compatibili con una data


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 95configurazione <strong>di</strong> celle {S α ′ } per la somma su tutte le configurazioni <strong>di</strong> celle:∑ ∑ ∏ ∑=P(S α; ′ S i ){S j ∀ j∈Λ}{S ′ α ∀ α∈Λ′ }α{S i i∈α}e la funzione <strong>di</strong> partizione canonica si puo’ riscrivere nella forma⎛⎞Z ≡∑∑ ∑e −H[{Si}] =P(S α; ′ S i )e −H ⎠ (4.6.2){S j ∀ j∈Λ}{S ′ α ∀ α∈Λ ′ }⎝ ∏ α{S i i∈α}dove tutti i termini nella parentesi tonda sono positivi, quind si può definire unanuova Hamiltoniana definita sul nuovo reticolo Λ ′ :e −H′ [{S α}] ′ = ∏ ∑P(S α; ′ S i )e −H (4.6.3)α{S i i∈α}Di solito H ′ ha una forma <strong>di</strong>versa e molto più complicata che la H <strong>di</strong> partenza. Uncaso particolarmente semplice è invece la catena uni<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> Ising. Utilizzandoper esempio il formalismo della transfer matrix (4.3.2) possiamo riscriverela Z nella formaZ ≡ Tr T N = Tr (T s ) N/sche definisce una nuova transfer matrix T ′ = T s per una catena lineare <strong>di</strong> passoreticolare a ′ = s a e da questa possimo risalire alla nuova hamiltoniana H ′ . Adesempio, scegliendo per semplicità s = 2 e h = 0 si hacioèT ′ =(eβe −βe −β e β ) 2=T ′ = 2 √ cosh 2β(2 cosh 2β 22 2 cosh 2β)( √ √ )cosh 2β 1/ cosh 2β1/ √ √cosh 2β cosh 2βdove l’ultimo raccoglimento a fattore serve per mettere la transfer matrix nellastessa forma <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> partenza. L’unico effetto della trasformazione sull’hamiltonianaè stato, a parte un termine ad<strong>di</strong>tivo inessenziale (precisamente − log(2 √ cosh 2β)),un cambiamento β → β ′ conβ ′ = log √ cosh 2β . (4.6.4)Questo è il primo esempio esplicito <strong>di</strong> trasformazione del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione.Questa trasformazione <strong>di</strong>pende dal parametro <strong>di</strong> scaling s (in questo caso


96 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIs = 2). E’ facile verificare che si ha β ′ < β, dunque il sistema si riscalda sempreper effetto <strong>di</strong> questa trasformazione, il che <strong>di</strong>mostra che il sistema si trova inun’unica fase simmetrica e T = 0 è un punto fisso instabile della trasformazione,contrariamente a quel che succede nei sistemi con una fase or<strong>di</strong>nata (cioè a simmetriaspontaneamente rotta).Nei modelli con d > 1 la trasformazione del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazioneè complicata dal fatto che essa genera in generale infiniti nuovi accoppiamentitra siti <strong>di</strong>versi, quin<strong>di</strong> non soltanto tra siti vicini e anche accoppiamnti a più <strong>di</strong>due spin. In<strong>di</strong>chiamo genericamente con K i queste costanti <strong>di</strong> accoppiamento.Iterando più volte la trsformazione si ottiene una sequenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse Hamiltoniane. . .H[K i ] → H ′ [K i ′ ] → H′′ [K i ′′ ] → . . .da un certo punto in poi la forma dell’ Hamiltoniana si stabilizza nell’Hamiltonianainvariante H ∗ :· · · → H ∗ [K i ] → H ∗ [K ′ i ] → . . .e l’effetto della trasformazione si traduce in un’ opportuna trasformazione dellecostanti KK ′ i = f i [s, {K j }] (4.6.5)che è la generalizzazione della trasformazione (4.6.4) a un sistema qualsiasi.Qualunque sia l’Hamiltoniana <strong>di</strong> partenza, dopo un certo numero <strong>di</strong> iterazionidella trasformazione del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione che eliminano i dettagli delsistema a corta <strong>di</strong>stanza, essa si trasforma nell’Hamiltoniana invariante H ∗ dovesi è perso il ricordo del particolare modello da cui si è partiti. Questo fatto è allabase del concetto <strong>di</strong> classe <strong>di</strong> universalità: non potendo <strong>di</strong>pendere dai dettagli delmodello iniziale, H ∗ non può che <strong>di</strong>pendere, in linea <strong>di</strong> principio, dal gruppo <strong>di</strong>simmetria e dalle <strong>di</strong>mensioni dello spazio. Nel paragrafo seguente illustreremoulteriormente questo concetto.E’ importante osservare che le trasformazioni del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazionenon mo<strong>di</strong>ficano in alcun modo lo stato fisico <strong>di</strong> un sistema. Esse costituisconoin sostanza solo una riscrittura dello stesso sistema fisico in termini <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>liberta’ e Hamiltoniane <strong>di</strong>fferenti, ma la funzione <strong>di</strong> partizione canonica resta percostruzione esattamente la stessa, dunque tutte le grandezze fisiche sono invariantirispetto a queste trasformazioni. Pren<strong>di</strong>amo ad esempio in considerazione lalunghezza <strong>di</strong> correlazione ξ ≡ ξ[K i ]. Essendo <strong>di</strong>mensionalmente una lunghezzasi misura in passi reticolari a. Il gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione cambia il passo reticolarea → a ′ = s a (cioè l’unità <strong>di</strong> misura) ma non il valore effettivo <strong>di</strong> ξ che


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 97nella nuova unità <strong>di</strong> misura varràξ ′ [K ′ i ] = ξ[K i]/s . (4.6.6)Ne consegue che i punti fissi delle trasformazioni (4.6.5) vanno ricercati tra queipunti nello spazio (infinito) delle costanti <strong>di</strong> accoppiamento che sod<strong>di</strong>sfano la relazioneξ ′ = ξ, cioè ξ = 0 (punti fissi banali come T = 0 o T = ∞) o ξ = ∞, chein<strong>di</strong>vidua i punti critici. Questi formano una varietà immersa nello spazio dellecostanti K detta superficie critica . Le traiettorie del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazioneche si ottengono iterando più volte la (4.6.5) si <strong>di</strong>vidono in due tipi. Quelle chepartono da un punto esterno alla superficie critca tendono ad allontanarsi da essa,per effetto della (4.6.6) che riduce il valore <strong>di</strong> ξ. Quelle che partono all’internodella superficie critica non possono uscirne; nei sistemi più comuni sono attratteda un unico punto fisso, un punto K ⋆ dello spazio dei parametri che sod<strong>di</strong>sfa lacon<strong>di</strong>zione′ = Ki ⋆ ∀ i .K ⋆ iÈ interessante stu<strong>di</strong>are il gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione nell’intorno <strong>di</strong> questo puntofisso, sviluppando la (4.6.5) in serie <strong>di</strong> Taylor troncata al prim’or<strong>di</strong>ne perturbativoK ′ i = K⋆ i + T(s)j i (K j − K ⋆ j ) + O[(K j − K ⋆ j )2 ]. Si ottiene cosí il sistema lineareδ K ′ i = T(s) j i δ K j (δ K = K − K ⋆ ) (4.6.7)valido solo in prossimità del punto critico. Le matrici T(s) sod<strong>di</strong>sfano la proprietàd moltiplicazione gruppale 4 T(s) T(s ′ ) = T(s s ′ ) . (4.6.8)Supponendo che queste matrici siano <strong>di</strong>agonalizzabili e in<strong>di</strong>cando con λ i e g i =c j i δ K j l’i-esimo autovalore e il corrispondente autovettore, si ha g ′ i = λ i (s) g i .Poichè inoltre λ i (s) sod<strong>di</strong>sfa l’equazione funzionale λ(s) λ(s ′ ) = λ(s s ′ ) la cuisoluzione è λ(s) = s y , si hag ′ i = s y ig i (4.6.9)dove il numero reale y i è detto, per estensione, autovalore relativo a g i . Se y > 0g si <strong>di</strong>ce rilevante, se y < 0 g si <strong>di</strong>ce irrilevante, Se y = 0 g si <strong>di</strong>ce marginale.Le costanti <strong>di</strong> accoppiamento rilevanti crescono per effetto della trasformazione,4 È importante osservare però che queste trasformazioni non formano un gruppo (nonostanteil nome <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione), in quanto per costruzione s > 1, quin<strong>di</strong> non esiste latrasformazione inversa.


98 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICImentre quelle irrilevanti <strong>di</strong>minuiscono; è chiaro quin<strong>di</strong> che sulla superficie criticatutte le costanti <strong>di</strong> accoppiamneto rilevanti sono nulle e quelle irrilevanti possonoessere pensate come delle coor<strong>di</strong>nate della superficie critica che misurano inqualche modo la <strong>di</strong>stanza dal punto fisso. Nella maggior parte dei sistemi noti cisono due costanti <strong>di</strong> accoppiamento rilevanti e tutte le (infinite) altre sono irrilevanti.In particolare nei sistemi magnetici sono rilevanti la temperatura ridotta t eil campo magnetico h e si hat ′ = s yt t , h ′ = s y hh (4.6.10)dove y t è l’autovalore termico e y h quello magnetico. In un sistema magnetico lecostanti <strong>di</strong> accoppiamento effettive sono queste due e dunque tutte le costanti <strong>di</strong>accoppiamento irrilevanti g sono funzioni <strong>di</strong> t e h : g i = g i (t, h).4.6.1 Gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione e universalitàConsideriamo per semplicità un sistema con due costanti <strong>di</strong> accoppiamento, unarilevante (ad es. la temperatura T ) e una irrilevante g. Fissata l’Hamiltoniana delsistema è fissata anche la funzione g = g(T). Supponiamo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are due modelli<strong>di</strong>stinti (rappresentati in figura dalle linee tratteggiate). La superficie critica èrappresentata da un’altra linea nel piano T, g; la sua intersezione con le linee tratteggiatecorrisponde ai punti critici del modello. Il punto P ⋆ sulla superficie criticarappresenta il punto fisso. Tutte le traiettorie del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione chepartono dalla superficie critica sono attratte da P ⋆ .Per stu<strong>di</strong>are il comportamento critico <strong>di</strong> questi due sistemi conviene tracciarele traiettorie del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione che partono dalle due linee tratteggiatein prossimità all’intersezione con la superficie critica. Questa funzionada separatrice tra due <strong>di</strong>versi flussi, in quanto l’accoppiamento rilevante tende acrescere ed ad allontanare il sistema dal punto critico. Questi due flussi saranno attrattidai punti fissi stabili a T = 0 e T = ∞. Le traiettorie portano il sistema fuoridelle linee tratteggiate perchè l’Hamiltoniana del sistema cambia, come si è giàvisto. In prossimita della superficie critica le traiettorie sono attratte da P ⋆ perchèla costante irrilevante tende a <strong>di</strong>minuire (è zero in P ⋆ ) ma contemporaneamente tdeve aumentare in valore assoluto, per cui tutte le traiettorie tendono a convergeresu un unica linea che rappresenta l’ Hamiltoniana <strong>di</strong> punto fisso. Dunque,in conclusione, sistemi <strong>di</strong>versi controllati dallo stesso punto fisso hanno a grande<strong>di</strong>stanza lo stesso comportamento, generato dalle leggi <strong>di</strong> potenza degli accoppiamentirilevanti. Questo fatto esprime la proprietà <strong>di</strong> universalità nel linguaggio


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 99gsuperficiecriticaP*g(T)~g(T)Tdel gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione e mostra che c’è una corrispondenza uno a unotra classi <strong>di</strong> universalità e punti fissi.4.6.2 Energia libera e leggi <strong>di</strong> potenzaLe trasformazioni del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione lasciano invariante per costruzionela funzione <strong>di</strong> partizione, ma il numero <strong>di</strong> no<strong>di</strong> N del reticolo viene ad ogni trasformazioneridotto <strong>di</strong> un fattore s d : N → N ′ = N/s d dunque si possono scriverele identità − log Z = F[K i ] ≡ N f[K i ] = N g[K i ] + N ′ f ′ [K ′ i], dove N g[K i ]è quella parte dell’energia libera che nasce dal raccoglimento a fattore <strong>di</strong> queitermini che non <strong>di</strong>pendono dalla configurazione (ed è una funzione analitica regolareche non contiene informazioni sul comportamento critico), mentre f ′ è laparte detta singolare. Si ha ovviamentef[K i ] = 1 s df[K′ i] .Supponiamo <strong>di</strong> essere molto vicini al punto fisso, in modo da poter trascurare tuttigli accoppiamenti irrilevanti. Per un sistema magnetico l’identità precedente si


100 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIriduce all’ equazione funzionalef(t, h) = 1 s df(t syt , h s y h) . (4.6.11)Questa equazione esprime il fatto che la densità <strong>di</strong> energia libera f non è separatamentefunzione <strong>di</strong> t e <strong>di</strong> h, ma <strong>di</strong> una opportuna loro combinazione. E’ danotare infatti che s > 1 è un parametro arbitrario e la (4.6.11) ci <strong>di</strong>ce appunto chela f(t, h) non <strong>di</strong>pende da esso 5 . Un modo rapido per eliminare s è <strong>di</strong> fissare unavolta per tutte il valore <strong>di</strong> t ′ (s) = t o da cui1s = ∣ o y t ∣tt ∣(4.6.12)che inserita nella (4.6.11) dàf(t, h) = |t| d y t Φ(h/|t| y hyt) . (4.6.13)Da questa proprietà <strong>di</strong> scala dell’ energia libera possiamo ricavare tutte le leggi<strong>di</strong> potenza per le varie funzioni termo<strong>di</strong>namiche che sono riportate nella tabella4.1, da cui seguono subito le due scaling relations da aggiungere alle altre due cheabbiamo ricavato nel & 4.5.2.α + 2β + γ = 2α + β + β δ = 2Osservazione: mentre la (4.6.13) permette il <strong>di</strong> calcolare imme<strong>di</strong>atamente α, βe γ, il calcolo <strong>di</strong> δ richiede la valutazione <strong>di</strong> f a t = 0 che è incompatibile con lascelta <strong>di</strong> s data dalla (4.6.12). Una scelta consistente può essere invece s = | ho | 1y hhche, inserita nella (4.6.11), permette <strong>di</strong> determinare subito anche δ.È facile ricavare, in analogia con quanto si è fatto nel caso dell’energia libera,un’analoga relazione funzionale per il correlatore connesso. Supponiamo al solito<strong>di</strong> essere molto vicini al punto fisso e che le uniche costanti <strong>di</strong> accoppiamentorilevanti siano t e h. L’Hamiltoniana trasformata H ′ saràH ′ = H ′ o − ∑ xh ′ x S′ x5 Per esempio l’equazione funzionale f(x, y) = f(s x, s y) ∀ s ha come soluzione generalef(x, y) = φ(x/y) dove φ è una funzione arbitraria <strong>di</strong> un solo argomento.


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 101grandezza definizione legge <strong>di</strong> potenza esponente criticoC V (t)(∂ 2 f∂ t 2 )h=0∝ |t| −αα = 2 yt−dy tm(t)( ∂f)∝ (−t) β β = d−y h∂h h=0 y tχ(t)m(h)( ∂m∝ |t|∂h)h=0 −γ γ = 2 y h−dy t( ∂f)∝ h 1/δ δ = y h∂h t=0 d−y hTable 4.1: Le leggi <strong>di</strong> potenza che caratterizzano la classe <strong>di</strong> universalità <strong>di</strong> unsistema critico.dove H o ′ è l’Hamiltoniana ad h ′ = 0 e S x ′ è la variabile <strong>di</strong> blocco <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>natex contenente s d no<strong>di</strong> del reticolo <strong>di</strong> partenza; h ′ x è una variabile in<strong>di</strong>pendentedefinita su ogni blocco che utilizziamo per costruire il correlatore connesso a partiredalla funzione <strong>di</strong> partizione. Le derivate rispetto a h ′ x sono tutte valutate, perdefinizione, a h ′ x = 0. Se poniamo h′ x = h′ ∀ x si ha h ′ = s y h h. Dopo tutte questeprecisazioni possiamo scrivere la catena <strong>di</strong> relazioni seguenti:〈S x ′ S′ x ′〉 c = G( |x − x′ |; H ′ ) = ∂2 log Z= 1 ∂ 2 log Zs ∂h ′ x ∂h′ xs 2y ′ h ∂h x ∂h x ′== 1s 2y hbra ∑ ∑S i S j 〉 c = s2ds 2y i∈x j∈x ′ hG(|x − x ′ |; H) .Nella seconda riga si è utilizzato il fatto che h x denota un campo costante su tuttii no<strong>di</strong> del blocco x e nell’ultima uguaglianza si è supposto, come è necessario,che la <strong>di</strong>stanza r = |x − x ′ | sia molto più grande della <strong>di</strong>mensione a ′ del singoloblocco e che il correlatore non si mo<strong>di</strong>fichi sensibilmente al variare dei sitiall’interno <strong>di</strong> un blocco. Confrontando il primo con l’ultimo membro della catena


102 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICI<strong>di</strong> ugualglianze si ricava l’equazione funzionaleG(r, t) = s 2y h−2d G( r s , t syt ) . (4.6.14)Scegliendo s in modo che r o = r/s sia una scala <strong>di</strong> riferimento fissa, si ottieneper G la forma funzionale seguenteG(r, t) =1r 2d−2y hΦ(r t 1/yt ) . (4.6.15)Il confronto <strong>di</strong>retto con la (4.5.6) permette <strong>di</strong> identificare il comportamento criticodella lunghezza <strong>di</strong> correlazione che, combinata alla (4.5.7), ci dà <strong>di</strong>rettamente ilvalore dell’esponente termico in funzione <strong>di</strong> y tξ ∝ 1|t| 1/yt ⇒ ν = 1/y t .Inserendo questo dato nell’espressione <strong>di</strong> α si ottiene una scaling relation già ottenutanel & 4.5.2. Similmente il confronto tra gli esponenti <strong>di</strong> r a t = 0 dàη = d + 2 − 2 y h ,che può utilizzarsi per ricavare in quest’ambito la relazione <strong>di</strong> scaling γ = ν (2 −η).4.6.3 Il modello <strong>di</strong> Landau-GinzburgConsideriamo ora un modello su reticolo appartenente alla classe <strong>di</strong> universalitàdel modello <strong>di</strong> Ising, ma piú facilmente trattabile dal punto <strong>di</strong> vista analitico. Assegnamoad ogni nodo x del reticolo, anziché un segno, un numero reale φ(x),che puo’ essere pensato come la variabile <strong>di</strong> blocco definita come la me<strong>di</strong>a dellevariabili <strong>di</strong> sito: φ(x) = ∑ i∈x S i/s d . L’Hamiltoniana è della formaH = − ∑ 〈x,y〉Jφ(x)φ(y) + ∑ x(K φ(x) 2 + L φ(x) 4 − B φ(x) ) ,dove J, K e L sono delle costanti <strong>di</strong> accoppiamento. In assenza <strong>di</strong> campo magnetico(B = 0) questa Hamiltoniana è invariante rispetto alla trasformazioneφ → −φ che definisce la simmetria Z 2 <strong>di</strong> ogni modello tipo Ising. La sommasulle configurazioni (detta anche integrazione funzionale o misura della funzione<strong>di</strong> partizione) è ora rappresentata dall’integrale multiplo


4.6. IL METODO DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE 103somma sulle configurazioni = ∏ x∫ ∞−∞∫dφ(x) ≡Dφ .Possiamo sfruttare l’invarianza <strong>di</strong> questa misura rispetto al riscalamento φ(x) →bφ(x), dove b è una costante reale arbitraria, per riscrivere la funzione <strong>di</strong> partizionenella forma∫Z = Dφe −βH =∫=Dφ exp[ ∑x− 1 2]∑(φ(x + a µ ) − φ(x)) 2 + J ′ φ 2 + K ′ φ 2 + L ′ φ 4 − B ′ φ ,µ=1,ddove a µ è lo spostamento <strong>di</strong> un passo reticolare nella <strong>di</strong>rezione µ. Supponiamoora <strong>di</strong> essere molto vicini alla superficie critica, dove il passo reticolareè molto piú piccolo della lunghezza <strong>di</strong> correlazione, per cui possiamo formalmenterimpiazzare somme e <strong>di</strong>fferenze finite con integrali e derivate. In particolarea ∑ d x → ∫ d d x e (φ(x + a µ ) − φ(x))/a → ∂ µ φ(x). In questo modol’Hamiltoniana si puó riscrivere, supponendo che le costanti accoppiamento sianoa<strong>di</strong>mensionali, nella forma∫ ( 1βH LG [φ] = d d x2 ∂ µφ∂ µ φ + t +u −h )2a 2φ2 4a d−4φ4 a d/2+1φ (4.6.16)che definsce il modello <strong>di</strong> Landau- Ginzburg. Si noti che, essendo βH a<strong>di</strong>mensionale,il campo φ cosí definito ha le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> una lunghezza alla −(d−2)/2,cioé[φ] = L − d−22 . (4.6.17)Esercizio Si <strong>di</strong>mostri a partire da questa relazione che η = 0.Le nuove costanti <strong>di</strong> accoppiamento t ed u sono da identificarsi con la temperaturaridotta e la costante u già introdotta nell’approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o(MFA). Infatti, se trascuriamo in prima approssimazione le fluttuazioni del campoφ, e poniamo per semplicitá a = 1, possiamo in<strong>di</strong>viduare una configurazione <strong>di</strong>equilibrio φ o (costante in un sistema omogeneo infinito) applicando una specie <strong>di</strong>“teorema della me<strong>di</strong>a”∫Z = Dφe −βHLG[φ] ≃ exp[−V ( t 2 φ2 o + u 4 φ4 o − hφ o)]


104 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIdove φ o minimizza l’energia libera F = − log Z/β. Quest’ approssimazione ènota come approssimazione <strong>di</strong> Landau ed è equivalente alla MFA. Infatti, poichém = 〈φ〉 ≃ φ o , è imme<strong>di</strong>ato verificare che la suddetta con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> minimoriproduce effettivamente l’equazione fondamentale della MFA, una volta identificatit e u.Ristabiliamo ora il passo reticolare. Se a → sa per effetto <strong>di</strong> una trasformazionedel gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione, anche le costanti <strong>di</strong> accoppiamento devonomo<strong>di</strong>ficarsi in modo da lasciare Z invariata. Si ha allorah ′ = s d/2+1 h , t ′ = s 2 t , u ′ = s 4−d u , (4.6.18)che hanno come punto fisso h = t = u = 0. L’Hamiltoniana <strong>di</strong> punto fisso èdunqueH ∗ = 1 ∫d d x(∇φ) 2 (4.6.19)2ed il punto fisso è detto punto fisso gaussiano. Rispetto a questo punto h e t sonoaccoppiamenti (o scaling variables) rilevanti (come sapevamo gia’ dalle proprietàgenerali del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione ). Gli autovalori termico e magneticosono rispettivamente (come si legge dall’eq.(4.6.18)) y t = 2 e y h = 1 + d/2. Apartire da questi autovalori possiamo calcolarci attraverso le formule del paragrafoprecedente gli esponenti critici e costruire la seguente tabella che mette a confrontoquesti esponenti con quelli calcolati nell’approssimazione <strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>oα β γ δ η νcampo11me<strong>di</strong>o 0 1 3 02 2puntofisso 2 − d 2gauss.d−241d+2d−20C’è perfetto accordo solo per d = 4. Per d > 4 l’approssimazione <strong>di</strong> campome<strong>di</strong>o dà un comportamento critico piu’ singolare rispetto a quello previsto dalpunto fisso gaussiano. Una delle ragioni è che, pur esendo u in questa regioneirrilevante (y u = 4 − d < 0), non può essere posto uguale a 0, come vorrebbeil flusso del RG del punto gaussiano, perchè, come si è già visto √ nella MFA, lamagnetizzazione spontanea contiene u a denominatore: m = − t . Accoppiamenti<strong>di</strong> questo tipo si <strong>di</strong>cono pericolosamente irrilevanti. Per d < 4 u <strong>di</strong>ventauun12


4.7. TRANSIZIONI DI FASE E SINGOLARITÀ 105ulteriore accoppiamento rilevante, quin<strong>di</strong> il punto fisso gaussiano non può descivereil comportamento critico a d < 4 <strong>di</strong> un sistema magnetico, dove sappiamoche gli accoppiamenti rilevanti sono solo h e t 6 . Si può allora concludere che per<strong>di</strong>mensioni spaziali minori <strong>di</strong> 4 il punto fisso che descrive la classe <strong>di</strong> universalità<strong>di</strong> Ising non è quello gaussiano. Ci deve essere un nuovo punto fisso non banaleper d < 4.Esercizio: Si <strong>di</strong>mostri che in prossimità del punto fisso gaussiano il termineφ(x+a µ)−φ(x)acinetico (∇φ) 2 ≡ ( ∑ µ) 2 tende, per effetto del gruppo <strong>di</strong> rinormalizzazione,al limite continuo ∂ µ φ(x)∂ µ φ(x).(Suggerimento: sviluppare in serie <strong>di</strong> Taylor φ(x + a µ ) e mostrare che tutti itermini che contengono derivate superiori alla prima sono irrilevanti.)4.7 Transizioni <strong>di</strong> fase e singolaritàAbbiamo piu’ volte constatato che le transizioni <strong>di</strong> fase si manifestano come singolaritàdell’energia libera, ossia singolarità del logaritmo della funzione <strong>di</strong> partizioneZ. Questa è in generale una funzione olomorfa dei parametri β e h. Inparticolare per ogni reticolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione finita si può scrivere ( come vedremoesplicitamente tra poco) come un polinomio ( a coefficienti positivi) nelle variabiliexp(−2β) e exp(−2h). Dunque le possibili singolarità <strong>di</strong> log Z sono gli zeri dellafunzione <strong>di</strong> partizione. Poichè i coefficienti <strong>di</strong> questi polinomi sono positivi glizeri cadono per valori complessi <strong>di</strong> β e <strong>di</strong> h.Partendo da queste considerazioni Lee e Yang, in due famosi lavori apparsi nel1952, proposero un nuovo punto <strong>di</strong> vista nello stu<strong>di</strong>o delle transizioni <strong>di</strong> fase. Essicongetturarono che gli zeri dela funzione <strong>di</strong> partizione si accumulino su linee delpiano complesso e la densita’ <strong>di</strong> questi zeri aumnenti all’aumentare della taglia delsistema. Nel limite termo<strong>di</strong>namico queste linee si dovrebbero maninifestare cometagli della funzione energia libera nel piano complesso <strong>di</strong> exp −2β e exp −2h. Lesingolarità sono dunque i punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazione associati a questi tagli. Quando ilsistema è prossimo a una transizione <strong>di</strong> fase questi punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazione si avvicinanoall’asse reale in coppia dal <strong>di</strong> sotto e dal <strong>di</strong> sopra e lo toccano proprio al punto<strong>di</strong> transizione. Dunque dal punto <strong>di</strong> vista delle proprietà <strong>di</strong> analiticità le singolaritàassociate alle transizioni <strong>di</strong> fase sarebbero dunque dovute a un fenomeno <strong>di</strong>pinching che rende impossibile la continuazione analitica tra fasi <strong>di</strong>verse. Queste6 Infatti gli operatori rilevanti controllano l’effettiva <strong>di</strong>stanza del sistema dal punto critico,d’altra parte la funzione <strong>di</strong> partizione del modello <strong>di</strong> Ising o <strong>di</strong> un generico modello magneticoè solo funzione della temperatura e del campo magnetico.


106 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIcongetture hanno avuto numerosissime conferme da analisi numeriche e analitichee sono ormai universalmente accettate. Nel caso particolare degli zeri nel pianocomplesso <strong>di</strong> h Lee e Yang provarono un teorema <strong>di</strong> grande generalità sugli zeridella funzione <strong>di</strong> partizione del modello <strong>di</strong> Ising che rafforza notevolmente questecongetture:4.7.1 Teorema <strong>di</strong> Lee e YangGli zeri della funzione <strong>di</strong> partizione <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> Ising ad accoppiamentoferromagnetico definito su un grafo qualsiasi cadono tutti sull’asse immaginario<strong>di</strong> h.Per <strong>di</strong>mostrare questo teorema, scriviamo esplicitamente la funzione <strong>di</strong> partizioneZ su un grafo arbitrario formato da N no<strong>di</strong> e L links e supponiamo per ilmomento che il campo magnetico possa variare da punto a puntoZ =dove∑{S k =±1}e P 〈ij〉 βS iS j + P i h iS i= e Lβ+P i h iP(τ, ρ i ) , (τ = e −2β , ρ i = e −2h i),P(τ, ρ i ) =∑{S k =±1}e P 〈ij〉 β(S iS j −1)+ P i h i(S i −1)(4.7.1)è un polinomio in τ e ρ i . In particolare è al massimo <strong>di</strong> grado L in τ e <strong>di</strong>primo grado in ogni variabile ρ i e complessivamente <strong>di</strong> grado N nelle variabiliρ i . P(τ, ρ i ) si può anche considerare come la grand partition function <strong>di</strong> un gasreticolare (o lattice gas) in cui il generico nodo i è occupato (S i = −1) o vuoto(S i = +1; nel primo caso ρ i (che funge da fugacità) compare alla prima potenza,mentre nel secondo caso la potenza è zero. Per esempio, per un grafo composto daun singolo nodo associato alla variabile ρ il polinomio corrispondente è P = 1+ρ.Similmente per un grafo g formato da due no<strong>di</strong> uniti da un link si haρ 1 ρ 2 P 12 (g) = 1 + τ(ρ 1 + ρ 2 ) + ρ 1 ρ 2 .Se G è un grafo arbitrario contenente il nodo a si avrà P a (G) = A + + A − ρ a ,dove A + è il contributo <strong>di</strong> tutte quelle configurazioni in cui S a = +1 e A − è ilcontributo delle ltre con S a = −1. Se G e G ′ sono due grafi <strong>di</strong>sgiunti conteneti


4.7. TRANSIZIONI DI FASE E SINGOLARITÀ 107rispettivamente il nodo a e il nodo b è facile convincersi che il polinomio relativoal grafo G ∪ G ′ (non connesso) formato da entrambi è il prodotto dei relativipolinomi:P a,b (G∪G ′ ) = (A + +A − ρ a )(B + +B − ρ b ) = A ++ +A −+ ρ a +A +− ρ b +A −− ρ a ρ b ,dove nella seconda uguaglianza si è scritta la forma generale del polinomio relativoalle due variabili ρ a e ρ b valida anche nel caso <strong>di</strong> un grafo connesso. Supponiamoora <strong>di</strong> fondere i due no<strong>di</strong> a e b in un unico nodo ab associato alla variabile ρ ab .Le configurazioni in cui i due no<strong>di</strong> a e b avevano segni <strong>di</strong>versi sono ovviamenteeliminate dal conteggio mentre tutte le altre contribuiscono con lo stesso numero.Perciò dopo la fusione il polinomio precedente <strong>di</strong>ventaP a,b → P ab = A ++ + A −− ρ ab .È chiaro che ogni grafo G può essere ottenuto da un numero sufficiente <strong>di</strong> fusionidel grafo elementare g formato da due no<strong>di</strong> e un link <strong>di</strong>segnato qualche rigaprecedente, quin<strong>di</strong> per <strong>di</strong>mostrare il teorema basta1. provare che è vero per g;2. applicare il principio dell’induzione completa, facendo vedere che questaproprietà sopravvive alla fusione.Ponendo P 12 (g) = 0 si haρ 2 = − 1 + τρ 1τ + ρ 1,da cui si può facilmente <strong>di</strong>mostrare che se |ρ 1 | < 1 segue |ρ 2 | > 1 7 . Perciò, seρ 1 = ρ 2 = e −2h come vuole l’ipotesi del teorema <strong>di</strong> Lee e Yang, le due soluzioni<strong>di</strong> P 12 (g) = 0 hanno h immaginario, come vuole la tesi. Ne consegue che se entrambii ρ sono all’interno del cerchio unitario P 12 (g) non si annulla. Supponiamoora che questa proprietà sia vera per un generico grafo G con N no<strong>di</strong>, cioè cheP(G) ≠ 0 per |ρ i | < 1 i = 1, . . ., N. Vogliamo <strong>di</strong>mostrare che questa proprietà7 Infatti, ricordando che τ < 1, se |ρ 1 | < 1, poichè il prodotto <strong>di</strong> due numeri <strong>di</strong> modulo inferiorea uno ha modulo ancora più piccolo, si ha |ρ 1 | 2 (1−τ 2 ) < (1−τ 2 ), da cui 1+τ 2 |ρ 1 | 2 > |ρ 1 | 2 +τ 2 .D’altra parte, prendendo il modulo quadro <strong>di</strong> ρ 2 si ha |ρ 2 | 2 = 1+τ2 |ρ 1| 2 +2τ Reρ 1. Inserendo laτ 2 +|ρ| 2 1 +2τ Reρ1<strong>di</strong>suguaglianza trovata nel numeratore <strong>di</strong> questa frazione si ha appunto |ρ 2 | > 1, cvd.


108 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIsopravvive all’ operazione <strong>di</strong> fusione <strong>di</strong> due no<strong>di</strong> qualsiasi. Siano a e b i no<strong>di</strong> chevogliamo fondere. Prima della fusione la <strong>di</strong>pendenza da ρ a e ρ b <strong>di</strong> P(G) è al solitoP a,b (G) = A ++ + A −+ ρ a + A +− ρ b + A −− ρ a ρ b .Per le ipotesi fatte , se poniamo 8 ρ a = ρ b = x, le due soluzioni dell’equazioneA −− x 2 + x(A −+ + A +− ) + A ++ = 0hanno modulo > 1, perciò |A ++ /A −− | > 1. Questa <strong>di</strong>suguaglianza implicache dopo la fusione il corrispondente polinomio A ++ + A −− ρ ab si annulla soloper |ρ ab | > 1. In conclusione, se non c’erano zeri all’interno del cerchio unitarioprima della fusione non ci sono neache dopo la fusione. Utilizziamo oral’ovvia simmetria Z(β, h) = Z(β, −h) della funzione <strong>di</strong> partizione del modello<strong>di</strong> Ising per riscrivere l’eq.(4.7.1) nella forma Z(β, h) = e Lβ e −hN P(τ, ρ) =e Lβ e Nh P(τ, 1/ρ) , ossiaP(τ, 1/ρ) = ρ N P(τ, ρ) ,che ci permette <strong>di</strong> concludere che non ci sono ra<strong>di</strong>ci neppure all’esterno del <strong>di</strong>scounitario e che per ogni ra<strong>di</strong>ce sulla circonferenza della forma ρ = e iho ce n’èun’altra con h o → −h o . Questo completa la <strong>di</strong>mostrazione.E’ facile verificare il teorema in due casi limite. A T = 0 tutti i no<strong>di</strong> devonoavere lo stesso valore e dunque ci sono solo due stati possibili e si haP N (τ = 0) = 1 + ρ N . Gli zeri sono le ra<strong>di</strong>ci ennesime <strong>di</strong> -1 e sono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuitiomogeneamente sul cerchio unitario; nel limite termo<strong>di</strong>namico N → ∞ricoprono densamente tutta la circonferenza.Nell’altro limite T = ∞, ogni nodo è in<strong>di</strong>pendente da ogni altro ed è comeaver messo a zero il numero dei link. Il polinomio associato è dunque P N (τ =1) = (1 + ρ) N che ha un unico zero <strong>di</strong> molteplicità N in ρ = −1.Al <strong>di</strong>scendere della temperatura, sempre nel limite termo<strong>di</strong>namico, l’arco sucui si condensano gli zeri <strong>di</strong>venta sempre più ampio ed è simmetrico rispettoall’asse reale, come riflesso della simmetria h → −h. Se il sistema ha un puntocritico per T = T c l’arco <strong>di</strong> condensazione si chiude e coincide con l’intera circonferenzaproprio a T c (v. Fig.4.4). Avviene quin<strong>di</strong> il fenomeno <strong>di</strong> pinching dellesingolaritá, che <strong>di</strong>vide il piano complesso <strong>di</strong> ρ, e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong> h, in due regioni<strong>di</strong>sgiunte, che segnalano l’esitenza <strong>di</strong> due fasi <strong>di</strong>stinte.8 Attenzione, questo non significa aver fuso i due no<strong>di</strong>!.


4.7. TRANSIZIONI DI FASE E SINGOLARITÀ 109T >T1 cT > T > T1 2 cT=T cFigure 4.4: arco <strong>di</strong> condensazione degli zeri <strong>di</strong> Lee e Yang nel piano complesso <strong>di</strong>ρ = e −2h per due <strong>di</strong>verse temperature della fase calda e per la temperatura critica.4.7.2 Il punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazione <strong>di</strong> Lee e YangNel limite termo<strong>di</strong>namico le linee <strong>di</strong> condensazione degli zeri non si manifestanocome zeri ma come tagli della funzione <strong>di</strong> partizione. Una delle ragioni è che lafunzione <strong>di</strong> partizione è in generale una funzione analitica con al più delle singolaritàisolate, quin<strong>di</strong> i suoi zeri non possono formare un insieme denso.Le singolaritàche sopravvivono nel limite termo<strong>di</strong>namico sono i punti terminali dellelinee <strong>di</strong> condensazione degli zeri, che si manifestano come punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ramazione(o branch points). D’altra parte è noto che il luogo dei punti in cui l’autovalorepiù grande della transfer matrix coincide con l’autovalore successivo corrispondea singolarità dell’energia libera (è imme<strong>di</strong>ato verificarlo scrivendo la funzione <strong>di</strong>partizione in funzione <strong>di</strong> questi autovalori e facendo poi il limite termo<strong>di</strong>namico).Quin<strong>di</strong> nel caso si conosca la forma analitica <strong>di</strong> questi autovalori si possonostu<strong>di</strong>are le singolarità nel piano complesso dei parametri in gioco.Applichiamo queste considerazioni al modello <strong>di</strong> Ising uni<strong>di</strong>mensionale incampo magnetico, la cui transfer matrix è stata descritta nel corso <strong>di</strong> <strong>Meccanica</strong><strong>Statistica</strong>, i cui autovalori λ i , i = 1, 2 sono√λ i = e β cosh h ± e 2β cosh 2 h − 2 sinh 2β .I due autovalori coincidono quando si annulla il <strong>di</strong>scriminante sotto ra<strong>di</strong>ce, chefornisce l’equazionesinh 2 h = −e −4β ,da cui si evince che nel piano complesso <strong>di</strong> h le singolarità giaciono sul’asseimmaginario, come vuole la teoria <strong>di</strong> Lee e Yang. Per h in modulo molto piccolosi hah c ≃ ±ie −2β ,quin<strong>di</strong> il pinching tra le due singolarità avviene solo per T = 0 come c’era daaspettarsi.


110 CHAPTER 4. SISTEMI CRITICIPossiamo fare un’altra verifica della teoria <strong>di</strong> Lee e Yang utilizzando l’approssimazione<strong>di</strong> campo me<strong>di</strong>o (MFA), che in prossimità della transizione <strong>di</strong> fase portaall’equazione fondamentale della MFA che riscriviamo per como<strong>di</strong>tà nella formah = t m + u m 3 ,dove t è la temperatura ridotta e u una costante positiva. Essendo un’equazione <strong>di</strong>terzo grado essa ha sempre tre soluzioni reali o complesse. C’è da aspettarsi chele singolarità del’energia libera vadano ricercate nel luogo dei punti dove due <strong>di</strong>queste soluzioni coincidono, luogo che si ottiene stu<strong>di</strong>ando le soluzioni comunitra tale equazione e la sua derivatat + 3u m 2 = 0 .Eliminando m tra queste due equazioni si ottiene h 2 = − 427u t3 che nella fasecalda ( t > 0 ) ha solo le due soluzioni simmetriche e puramente immaginarie√4h c = ±i27u t3 2 ,in accordo con la teoria <strong>di</strong> Lee e Yang. Quest’equazione definisce un nuovo esponentecritico che descrive il il modo in cui questa coppia <strong>di</strong> singolarità si avvicinaall’asse reale all’approssimarsi del punto critico t → 0.Bibliografia1. D. Chandler, “Introduction to Modern <strong>Statistica</strong>l Mechanics”, Oxford UniversityPress, 19872. M.Toda, R. Kubo, N. Saitô, “Statisitical Physics I- Equilibrium <strong>Statistica</strong>lMechanics” Springer-Verlag, 19923. R.P.Feynman, “<strong>Statistica</strong>l Mechanics, A set of Lectures”, Perseus Books,19984. J. Cardy, “ Scaling and Renormalization in <strong>Statistica</strong>l Physics”, CambridgeUniversity Press, 1997

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