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Dino Compagni e la sua cronica;

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,XVIAVVERTENZA.«incontestabili» le mie deduzioni: ma non riconosce che per arrivarvinon e' era altra viache questa per <strong>la</strong> quale io mi son messoe nel<strong>la</strong> quale mi rassegno a far di meno del<strong>la</strong> gratitudine del signorBress<strong>la</strong>u.Terzo; ne il mio testo ha indotto, né <strong>la</strong> lezione ashburnhamianainduce, veruna modificazione sostanziale, <strong>la</strong> quale autorizzi il signorBress<strong>la</strong>u a fare intravedere, com'ei fa, un possibile risuscitamentodell^t questione sull'autenticità del<strong>la</strong> Cronica in termini diversi daquelli ne' quali è stata sin qui, e nei quali mi permetta di credere(ne me ne glorio poi molto) d'aver<strong>la</strong> vinta.. Quarto, infine; il mio Commento al Testo conserva tultaquanta<strong>la</strong> importanza eh' e' possa avere, e che gli è stata riconosciuta anchedagli avversarii; perfino dal più bizzarro di tutti, il cui modesto,com'ei se lo chiama, parere (suo e, dice lui, di molti) è che « io non» provi nul<strong>la</strong> di quanto intendo provare circa a <strong>Dino</strong> » , e che io scriva« con troppo magistrale sussiego. » E quanto al battezzare, tornandoal signor Bress<strong>la</strong>u, com' una semplice Introduzione tutto il resto dell'opera,cioè il Saggio istorico su <strong>Dino</strong> i suoi tempi e l'opera <strong>sua</strong>,anche di questo mi contento aver giudici gli avversarii miei e di <strong>Dino</strong>,compreso l'egregio Borgognoni, verso il quale così farò ammenda del« magistrale sussiego » che l' ha offeso.Dopo tuttociò, quale sia per essere* l'ultima paro<strong>la</strong>» che, secondoci fa sapere il signor Bress<strong>la</strong>u, non è stata ancor detta sul<strong>la</strong>« questione di <strong>Dino</strong> »; quale debba essere, dopo che il testo ashburnhamianoè qui a stampa, ed anche dopo riconosciuto che il codicemagliabechiano è esso pure una trascrizione di quello; io allibbisco apensarci. A Dio piaccia che quel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sia « l'ultima », e soprattuttoche sia una so<strong>la</strong>. Che se dovessero esser parole, a me <strong>la</strong> prolissitàdi che peccai per l'addietro, avrà almeno acquistato un diritto,in certe questioni e a una cert'ora prezioso: il diritto, anzi il dovere,del silenzio.

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