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BIMESTRALE D'INFORMAZIONE DELL 'AGENZIA DELLE DOGANE

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COME ERAVAMO anno IV numero 2-3Memini, ergo sumI ricordi di un doganiere nel triste periodo delle “leggi razziali” e delle deportazionidi Giuseppe Duro Documento relativo all’Adunanza delCollegio dei Periti Doganali del 12 giugno1937, firmata dal Presidente Enrico FermiHo avuto modo di leggere l’ultimonumero di “Oltre Frontiera”,gentilmente inviatomida Giuseppe Favale (con il quale hocondiviso alcuni anni della mia carriera)e da questa bella pubblicazione ho rilevatole profonde innovazioni introdottesia nelle missioni alle quali è deputatal’Amministrazione Doganale, sia nel mododi lavorare. Ho passato 42 anni nelledogane dal 1951 al 1993 e sono rimastolegato a questa attività, che di fatto haassorbito gran parte della mia vita. Hoinfatti iniziato ad essere doganale all’indomanidella seconda guerra mondiale,vale a dire oltre mezzo secolo fa.Confesso con una certa amarezza chenon mi ritrovo più nell’attuale contestooperativo dell’Amministrazione. I compitidella mia dogana erano ben diversi daquelli odierni: si usciva con le ossa rotteda una guerra devastante e le dogane,in prima linea, dovettero sorreggere lafaticosa ricostruzione del nostro Paese.Ogni merce, all’import e all’export, erasoggetta a controlli sia per la riscossionedei dazi e di tutti gli altri tributi che gravavano,sia per la determinazione dellerestituzioni.Il nostro servizio doveva quotidianamentecontemperare la massima disponibilitàalle esigenze del traffico internazionaleed alla ripresa produttiva delle nostreaziende, con l’osservanza delle disposizioniper impedire i continui tentativi dievasione fiscale e di contrabbando.“MEMINI ERGO SUM”, diceva un vecchiosaggio siciliano che di ricordi si ammalavae coi ricordi si curava.Cedendo alla lusinga di ricordare il passato,mi sono messo a frugare nel ripostigliodella memoria e sono saltatifuori, fra i tanti, due ricordi che meritanodi essere riferiti.Quando appena ventenne entrai in doganaa Como, trovai nell’anticamera deldirettore superiore (come allora si chiamavail dirigente) un quadro appeso almuro con una grande fotografia di uncollega. Mi fu spiegato che era il voltodel capo della segreteria, che durantel’occupazione tedesca si era permessodi contrastare un bieco caporale nazista,preposto allo scalo merci, che reclamavail sollecito svincolo di carri ferroviaricon merce estera, che erano stati fermatiper i controlli della dogana. Per ilrozzo rappresentante della razza ariana,cui servivano i carri per il trasportoin Germania delle vittime delle ferocirappresaglie nazifasciste, il mancato immediatoossequio alle sue apodittichedisposizioni era apparso pretestuoso esufficientemente grave per chiedere edottenere l’arresto del malcapitato collegae la deportazione in un lager dalquale il povero segretario non aveva piùfatto ritorno.Com’era facile rimetterci la vita in queltriste periodo della nostra storia!“Al Presidente dei Periti Doganali Enrico Fermi, nel1938 fu conferito per i suoi studi il Premio Nobel aStoccolma. Da lì proseguì negli Stati Uniti per evitarealla moglie le conseguenze delle leggi razziali”Altrettanto incredibile è la circostanzariferitami dal direttore della dogana internazionaledi Chiasso dell’epoca, cheriguarda una sua personale esperienza:in servizio alla dogana del Brennero,con l’avvenuta annessione dell’Austriaal Terzo Reich che Hitler avrebbe volutomillenario, dopo la nascita della RepubblicaSociale, i funzionari doganali italiani,per l’espletamento del servizio alvalico italo-austriaco, dovevano obbligatoriamenteindossare la divisa militaredelle S.S. naziste.Ne rimasi sbalordito e gli domandai selui aveva ubbidito. “Certo”, mi rispose,“ho ubbidito e sono qui a raccontartelo,ma due colleghi che non l’hanno fattosono stati deportati in Germania per illavoro coatto nelle fabbriche tedesche.Uno è tornato, l’altro no!”.Ogni commento è inutile. 24 Oltre Frontiera

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