e semplari appartenenti al genere Aplysia: sono stati <strong>di</strong>ssezionatidue esemplari <strong>di</strong> Aplysia dep<strong>il</strong>ans (Gmelin,1791) e due <strong>di</strong> Aplysia fasciata (Poiret, 1789).I due esemplari appartenenti alla specie A. dep<strong>il</strong>ans sonostati rinvenuti morti, sebbene in <strong>di</strong>screte con<strong>di</strong>zioni: <strong>il</strong>primo, <strong>di</strong> circa 28 cm <strong>di</strong> lunghezza, su una spiaggiadell’isola del Giglio, nell’agosto 2008; <strong>il</strong> secondo, <strong>di</strong> circa25 cm, all’isola Formica Grande, sempre nell’agosto2008. I due esemplari <strong>di</strong> A. fasciata sono stati rinvenutispiaggiati lungo <strong>il</strong> litorale <strong>di</strong> Tarquinia, nell’ottobre2008: entrambi misuravano circa 15 cm <strong>di</strong> lunghezza.La <strong>di</strong>ssezione dei quattro esemplari ha permesso <strong>il</strong> recuperodelle piastre gastriche (fig. 2).Figura 2. Alcune piastre gastriche.Nella tabella 1 sono riassunti <strong>il</strong> numero e le <strong>di</strong>mensionidelle piastre recuperate. Quelle <strong>di</strong> A. dep<strong>il</strong>ans sono <strong>di</strong> colorebruno. Appena estratte appaiono lisce e lucenti; successivamentetendono a raggrinzire e a perdere lucentezza.La loro forma è subpiramidale appuntita nella maggiorparte; alcune sono a punta <strong>di</strong> freccia leggermentericurve. Quelle <strong>di</strong> A. punctata e A. fasciata sono del tuttosim<strong>il</strong>i a quelle <strong>di</strong> A. dep<strong>il</strong>ans e <strong>di</strong> colore bruno chiaro.Non essendo state evidenziate <strong>di</strong>fferenze morfologichesostanziali tra le piastre delle tre specie, non sembraSpeciepossib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzare queste strutture come strumento<strong>di</strong>agnostico per risalire alla specie <strong>di</strong> appartenenza. Laforma delle piastre, le <strong>di</strong>mensioni ed <strong>il</strong> loro numero nonpresentano variazioni significative, almeno tra le specieanalizzate.RingraziamentiSi ringrazia <strong>il</strong> Dott. B<strong>il</strong>l Rudman, dell’Australian Museum<strong>di</strong> Sydney, per l’autorizzazione all’uso del <strong>di</strong>segnodel ventriglio delle Aplysia. Si ringraziano <strong>il</strong> Dott. AlessandroLigas, del Centro Interuniversitario <strong>di</strong> BiologiaMarina ed Ecologia Applicata “G. Bacci” <strong>di</strong> Livorno, perl’aiuto nell’identificazione delle specie recuperate ed <strong>il</strong>Dott. Rosario Fico, dell’Istituto Zooprof<strong>il</strong>attico Sperimentaledel Lazio e della Toscana, sede <strong>di</strong> Grosseto, perla <strong>di</strong>ssezione degli animali ed <strong>il</strong> recupero delle piastregastriche. Si ringrazia infine <strong>il</strong> Prof. Enzo Campani per isuggerimenti e i consigli nella stesura del testo.BibliografiaLocalitàLungh.cmNumeropiastreDimens.mmA. punctata Grosseto 12 16 2,5 - 3A. fasciata TarquiniaA. dep<strong>il</strong>ansTabella 1.15 16 3 - 515 15 3 - 5Is. Giglio 28 18 5 - 7Is. Formica 25 17 5 - 6CLEMAM: (Check List of European Marine Mollusca). (www.somali.ass.fr./clemam/biotaxis.php) (apr<strong>il</strong>e 2009).Ga<strong>il</strong>lard J.M., 1979. Le Mollusque Marins. E<strong>di</strong>zione italiana:Conchiglie viventi. Istituto Geografico De Agostini, Novara,120 pp.Rudman W. B., 2004. Anaspidea - gizzard - Australian Museum,Sydney. (www.seaslugforum.net).Le piastre gastriche nel genere Aplysia Linné, 176715
<strong>Notiziario</strong> S.I.M. 27 (1) pp. 16-19 genn-giugno 2009 giugno 2009ContributiDivagazioni intorno alla Mesalia cochleata (Brocchi, 1814),la mini turritella del Pliocene toscanoMaurizio Forli*Contributi16Mentre stavo rimettendo a posto dei vecchi sacchetti <strong>di</strong>detrito, tratto da se<strong>di</strong>menti pliocenici usati per vari stu<strong>di</strong>nel corso degli ultimi cinque o sei anni, mi ha colpito<strong>il</strong> fatto che solo da alcuni <strong>di</strong> questi lotti, provenienti dallepiù varie località foss<strong>il</strong>ifere toscane, provengono gliesemplari del più piccolo turritellide pliocenico: la Mesaliacochleata (Brocchi, 1814), una specie <strong>di</strong> non frequenterinvenimento nei se<strong>di</strong>menti pliocenici toscani. Precisandomeglio si può <strong>di</strong>re che è “localmente” comune,intendendo con ciò che in quei giacimenti in cui è presente,non è certo rara. Anzi in uno è particolarmentefrequente. Si tratta della località conosciuta in letteratura,ve<strong>di</strong> ad esempio Chirli (1997), con <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> “vigna”,nei pressi <strong>di</strong> Pietrafitta, località tra San Gimignano,Poggibonsi e Colle val’Elsa.L’affioramento è costituito per lo più da sabbie giallefini, litorali, con numerosi molluschi tipici <strong>di</strong> questabiocenosi. Tra i bivalvi abbondano i Donax e le Chameleae tra i gasteropo<strong>di</strong> appunto la nostra Mesalia. Nella zona<strong>di</strong> Pietrafitta questo piccolo turritellide è particolarmentefrequente mentre spostandosi <strong>di</strong> pochi ch<strong>il</strong>ometri nei<strong>di</strong>ntorni, cambiando la tipologia dei se<strong>di</strong>menti, adesempio più arg<strong>il</strong>losi verso Nord Est dalla parte <strong>di</strong> Poggibonsio più sabbioso profon<strong>di</strong> dalla parte oppostaverso Ciuciano, ritrovare una Mesalia cochleata <strong>di</strong>ventapoco probab<strong>il</strong>e; è quasi impossib<strong>il</strong>e da trovarsi nelle arg<strong>il</strong>ledel senese mentre talvolta capita <strong>di</strong> trovarla inquelle più o meno sabbiose dei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Orciano Pisano.Comunque la specie è molto rara od assente neise<strong>di</strong>menti arg<strong>il</strong>losi in genere.Ed ecco la <strong>di</strong>agnosi e la descrizione originale:Turbo cochleatus “Testa turrita, subulata, anfractubus convexis,superne angustatis, infra me<strong>di</strong>um subcarinati, striistransversis subt<strong>il</strong>issimis <strong>di</strong>stantibus”.Foss<strong>il</strong>e a San Giusto presso Volterra (Tav. VI, fig. 17)È analogo al precedente, rispetto al sito in cui è collocata lacarena, ma interamente ne <strong>di</strong>fferisce, in quanto che essa è menoacuta e gli anfratti sono gonfi, convessi e molto più assottigliatinella parte superiore. Non è poi confon<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e col carinatus,perché questo, oltre alla carena principale, ha parecchiealtre strie prominenti che si riconoscono <strong>di</strong>stintamente finonell’estremo apice della spira, mentre <strong>il</strong> nostro ora è liscio, edora solcato da strie sott<strong>il</strong>i e <strong>di</strong>stanti. Solamente una sola fra lacarena e la sutura inferiore è alquanto più elevata delle altre.I più gran<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che posseggo hanno mezzo pollice d<strong>il</strong>unghezza. da Brocchi (1814: pag. 373, tav. VI, fig. 17)L’olotipo ed alcuni paratipi sono conservati nel Museo* Via Grocco 16, 59100 I-Prato (PO), info@dodoline.it.Figura 1. Olotipo <strong>di</strong> Mesalia cochleata.<strong>di</strong> Storia Naturale <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano insieme agli altri esemplarisuperstiti della collezione <strong>di</strong> Brocchi. I numeri <strong>di</strong> catalogosono i seguenti:Olotipo: n° i 4985; figurato in Rossi Ronchetti (1955:pag. 102, fig. 46) e in Pinna & Spezia (1978: pag. 162, tav.LVIII, fig. 3).Paratipi (7 esemplari): da n° i 4986 a 4992.La conchiglia è <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni piccole (< 20 mm), compostada 10-12 giri convessi, rotondeggianti, regolarmentespiralati, carenati da un cingolo maggiormenter<strong>il</strong>evato. Altri cingoletti spirali più sott<strong>il</strong>i, da 5 a 7, percorronotutta la superficie della conchiglia. Aperturaovale. La colorazione residua è data da flammule <strong>di</strong> colorgrigio bluastro o rossastre che si possono evidenziareusando una normale lampada a raggi ultravioletti adonda lunga, una <strong>di</strong> quelle usate per testare le banconote,le f<strong>il</strong>igrane dei francobolli oppure alcuni minerali.Il Genere Mesalia conta numerose specie foss<strong>il</strong>i ed è segnalatoa partire dal Cretacico superiore, Paleocene inferiore,nel Nord dell’Africa. Diventa abbondante e conun areale più ampio durante l’Eocene, molto presentead esempio, nella fauna del Bacino <strong>di</strong> Parigi.M. cochleata è segnalata a partire dal Miocene me<strong>di</strong>o/superiore fino al Pliocene (Sacco, 1895; Pavia & Robba,1979; Chirli, 2006). Naturalmente visto <strong>il</strong> carattere informale<strong>di</strong> questa nota non ho controllato a fondo le varie