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1/39NATURALTEXLe fibre naturali nella filiera tessile toscanaCANAPA – LINO – ORTICA – GINESTRA“Valutazione della fattibilità economica, ambientale e socio­territoriale dellaproduzione del materiale grezzo e della fibra grezza.”PerIBIMET­CNRVia Caproni 850100 FirenzeStudio preparato daMichele Chiarini


3/391. INTRODUZIONELa coltivazione e la trasformazione delle piante da fibra non è una novità ma casomai una riscoperta per laToscana. Meno di un secolo fa la canapa era coltivata da molti contadini di pianura, mentre nel periodo dellaseconda guerra mondiale 9 dei 61 ginestrifici presenti in Italia erano in Toscana, distribuiti tra le province diFirenze, Arezzo e Siena. La successiva scomparsa di queste attività, molto laboriose e artigianali, fu dovutaa molteplici fattori, soprattutto economici, tecnologici ma anche ambientali.Negli ultimi anni è stata riscontrata una crescita della domanda di prodotti “naturali” o a “basso impattoambientale” (biodegradabili, riciclabili, non depauperanti) che ha riportato l’attenzione anche sul settore dellefibre naturali di origine vegetale differenti dal cotone, la cui coltivazione è considerata depauperante e per laquale si usano enormi quantitativi di fitofarmaci. Nel settore tessile, a parte il lino che da sempre èconsiderato il tessuto estivo per eccellenza, sono comparsi o ricomparsi filati e tessuti a base di canapa,bambù, soia, juta, ortica, ecc.Visitando l’ultima edizione estiva di Pitti Uomo, la fiera mondiale al vertice per l’abbigliamento maschile, eraimpossibile non notare i capi in lino, praticamente onnipresenti. Fra i numerosi espositori due in particolareperò evidenziavano l’uso di altre fibre vegetali: Hemp Hoodlamb, un’azienda olandese che produce solo capia base di canapa, e Bishu Bou, un’azienda giapponese molto esclusiva che utilizza solo bambù e washi.Due altre aziende, Simple e la American Apparel, entrambe americane, cercavano di richiamare l’attenzionepresentando nuove linee di abbigliamento con materiali “naturali” (cotone organico, juta, bambù) o riciclati(sughero, gomma), mentre la britannica DAKS proponeva una giacca con tessuto 50% lino – 50% canapa,quest’ultimo “Made in Italy” dalla Crespi.In considerazione di quanto sopra si è voluto verificare la possibilità e fattibilità di introdurre, o reintrodurre, lacoltivazione e la trasformazione di quattro piante da fibra in Toscana: il lino, la canapa, l’ortica e la ginestra.Tale iniziativa rientra nel contesto della filiera tessile toscana che da sempre ha caratterizzato il tessutoindustriale regionale: il distretto tessile­abbigliamento di Prato, le molte griffe della moda (Ferragamo, Gucci,Prada, Cavalli, ecc.), importanti aziende d’abbigliamento (Cantarelli, Mabro, Ingram, d’Avenza, ecc.), ildistretto della biancheria del Pistoiese, le lane del Casentino. Da non dimenticare il supporto degli istitutitecnici e dell’Istituto Polimoda, una “fashion school” molto rinomata anche a livello internazionale. Conl’introduzione della coltivazione delle piante da fibra e la loro trasformazione si completerebbe il “ciclo”produttivo, dalla materia prima al prodotto finito, creando un valore aggiunto legato all’origine italiana e allatracciabilità durante tutte le fasi di lavorazione.2. RISULTATII risultati economici ottenuti dalle stime dei conti colturali delle piante da fibra hanno evidenziato iseguenti punti:ola coltivazione del lino non è al momento proponibile dal punto di vista economico;confrontandoci con i paesi produttori per eccellenza, la Francia ed il Belgio, riscontriamo:potenziali rese ad ettaro inferiorimancanza di varietà locali selezionatesituazione climatica poco idonea alla macerazione in campo con conseguenteaumento di costinecessità organizzativa degli agricoltori per l’acquisto comune di macchinari specifici


4/39mancanza di impianti di trasformazionepressione ribassista costante sul prezzo della paglia e della fibraassenza del sussidio UE “extra” disponibile, invece, nelle due nazioniooola coltivazione della canapa ha una buona potenzialità ma a prescindere dalla valutazioneeconomica, ci sono ancora molti punti “deboli” da considerare:macchinari per la raccolta da sviluppareverifica della fattibilità di macerazione in campo con l’ausilio dell’irrigazione a pioggiacosti di trasporto elevativarietà locali ancora in fase di miglioramentola coltivazione dell’ortica, come presentata dalla tedesca Stoffkontor Kranz, è certamentemolto allettante, ma molto dipende dal prezzo che il mercato è disposto a pagare per il filato;ci sono comunque vari elementi da ricercare e sviluppare prima d’iniziare una coltivazione apieno campo:varietà adattate alla realtà localefattibilità della macerazione in campofacilità d’estrazione della fibra lungaeffettiva resa in fibrasbocchi di mercato per i sottoprodottidurata e resa delle ortichela possibilità della coltivazione a pieno campo della ginestra è ancora lontana per le seguenticonsiderazioni:non è stata selezionatala lenta ricrescita non consente di ottenere un raccolto annualeper accelerare i tempi di prima raccolta si trapiantano piante già grandi, che perònon si adattano alle trapiantatrici moderne, pertanto si opta per la solcatura erincalzatura che comportano maggiori spesel’alto costo d’impianto richiede un periodo molto lungo per ammortizzarlo, elevandonotevolmente il rischio legato alla domanda e prezzi di mercatoanche per la fase di raccolta la meccanizzazione non è stata sviluppata e si prevedecomplicata sia per la robustezza che per la dimensione delle vermenegli studi più recenti si sono concentrati sulla produzione di fibra per l’industriaautomobilistica, e non su quella tessile, per la quale non presenta attualmente queirequisiti di “confort” e “piacevolezza” che il consumatore richiede ad un capod’abbigliamentoL’analisi economica della prima trasformazione ha evidenziato che si può ottenere un utile positivo alnetto dei costi diretti sia per il lino che per la canapa, grazie soprattutto al contributo UE, mentre si èprovveduto a stimare il prezzo della fibra per l’ortica e la ginestra per ottenere un utile positivo.


5/39Difficilmente un legame specifico alla Toscana avrebbe un impatto positivo, mentre sarebbeopportuno sostenere il brand “Canapa Italia” che va ad affiancare “Masters of Linen”La valutazione di impatto ambientale ha evidenziato che le colture da fibra hanno un minorfabbisogno dei vari input rispetto alle colture cerealicole tradizionali e anzi hanno un apporto positivo.Allo stesso tempo alcuni studi hanno dimostrato che colture come la canapa hanno un minor impattoambientale di altre colture intensive, sia come emissioni di CO 2 , SO 2 , PO 2 , che di consumoenergetico e eco­tossicità.Se dal punto di vista paesaggistico solo l’ortica può creare qualche perplessità, attenzione dovràessere messa per una campagna informativa sulla canapa, sia per quanto concerne il bassocontenuto di sostanze allucinanti, sia per evitare furti.L’unica area eventualmente da verificare riguarda l’impatto ambientale della fase di macerazione incampo.Dal punto di vista socio­territoriale, la coltivazione e trasformazione delle piante da fibra possonoportare dei vantaggi a tutta la filiera, in quanto comportano la diversificazione in un settore dove, aparte per il lino, manca la produzione qualitativa di fibra lunga.Inoltre, l'introduzione delle piante da fibra proposta dal progetto si muove nella stessa direzione dellepolitiche distrettuali le quali, per contrastare il clima di crisi che ha avvolto il settore negli ultimi anni,stanno puntando fortemente sulla qualità del prodotto finito, sull’innovazione ed anche sullasalvaguardia ambientale.Infine, con questo progetto si è già contribuito ai processi di concertazione sulla tematica delrapporto tra sviluppo economico e gestione ambientale sostenibile.


6/393. LE FIBRE TESSILIIl mondo delle fibre tessili è suddiviso principalmente in fibre naturali e fibre chimiche a seconda della loroorigine:a) fibre naturalia. vegetali (cotone, juta, lino, canapa, etc.)b. animali (lana, seta, etc.)c. minerali (amianto)b) fibre chimichea. artificiali, ottenute dalla manipolazione chimica di fibre naturale (acetato, cupro o bemberg,viscosa o raion, etc.)b. sintetiche, ottenute dalla sintesi di molecole organiche semplici (nylon, lycra, poliestere opile, acrilico, poliammide, gore­tex, etc.)Per millenni l’industria tessile si è basata sull’utilizzo di fibre naturali, come il cotone, il lino, la canapa, la lanae la seta. Nell’ultimo secolo però, a partire dagli anni ’30, iniziò una svolta fondamentale, prima coldiffondersi delle fibre artificiali, ma poi soprattutto dagli anni ‘50 quando comparvero le prime fibre sinteticheche hanno conquistato in pochi anni la “leadership” di mercato, costituendo oggi la maggior parte delle fibreprodotte a livello mondiale (grafico 1).8580757065605550Grafico 1.Produzione mondiale di fibre 1900­2002%454035302520[Fonte: FAO] 15105Considerando che la produzione mondiale di fibre è notevolmente aumentata dagli anni ‘50 ad oggi, ne0consegue che la crescita della produzione di fibre sintetiche è stata veramente fenomenale. Il cotone, la fibra1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 1992 1993 1994 1995 1996 1997Colonna B Colonna C Colonna D Colonna E


naturale più diffusa, ha perso sempre più quota di mercato, nonostante la produzione sia comunqueaumentata nello stesso periodo.7/39Il cotone continua ad avere un ruolo dominante all’interno del mercato delle fibre naturali vegetali, infatti laquota di produzione è aumentata anche negli ultimi decenni, passando dal 68% nel 1965 all’81% nel 2005(grafico 2). Seguono la iuta (calata nello stesso periodo dal 12,8% al 9,8%), il lino (in ribasso dal 4,3% al2,7%), il sisal (sempre più marginale passando dal 4,5% al 1,1%).Grafico 2. Produzione mondiale di fibre naturali vegetali (1965 vs. 2005)[Fonte: FAO]1965 2005La posizione dominante del cotone nel settore delle fibre naturali vegetali ebbe inizio nel XVII secolo grazieagli anglosassoni e ai francesi; dati storici confermano che nel 1800 l'Inghilterra realizzava circa un terzodelle proprie esportazioni complessive dall'industria del cotone. Prima di allora avevano una maggioreimportanza le fibre di origine animale, quali la lana e la seta, mentre tra le fibre vegetali spiccavano la canapaed il lino che erano coltivate in Europa, Russia ed America del nord. Anche l’ortica era coltivata soprattutto inNord Europa ed utilizzata anche per la sua fibra, tanto che in Germania il termine “asciugamano d’ortica”viene utilizzato ancora oggi, anche se fatto di cotone.Le stime di mercato previste nei prossimi anni prevedono una crescita globale del mercato delle fibre, unacrescita che vedrà protagoniste soprattutto le fibre sintetiche che diventeranno sempre più dominanti. Laproduzione di cotone dovrebbe rimanere sostenuta, ma la sua quota mondiale è vista in ulteriore calo. Perquanto riguarda le “altre fibre” ci sarà una crescita notevole dei volumi soprattutto per le fibre naturali vegetaliviste le caratteristiche naturali, antiallergiche, ambientali, riciclabili, ecc., anche se comunque a livello globalesi tratta ancora di piccoli volumi.3.1 La coltivazione di piante da fibra nella UE e in ItaliaL’Europa ha un ruolo importante sia per la coltivazione del lino che della canapa, mentre molto marginale perquanto riguarda il cotone, nonostante la superficie coltivata a cotone (455,000 ha), concentrata in Grecia eSpagna, superi di gran lunga quella del lino (120,000 ha) e della canapa (15,000 ha) messe insieme.Della superficie mondiale di 500,000 ha coltivata a lino oltre il 20% è in Europa, per la maggior parte inFrancia (65%). Dei 52,000 ha coltivati a canapa nel mondo, la quota Europea è del 29% circa, con la Francia(54%) di nuovo capofila dei paesi produttori europei. Per questo non sorprende che la Confederation


8/39Européenne Lin et Chanvre (CELC) abbia sede in Francia. Da notare che negli anni ’80 la superficie acanapa in Ungheria era superiore ai 66,000 ha, mentre oggi è quasi scomparsa. La canapa ha avuto unruolo molto importante in Italia fino agli anni ’20, quando tappeti, tende, coperte, asciugamani, ecc., eranoper la maggior parte in fibra di canapa. L'Italia, insieme alla Russia, era la maggiore produttrice di filati pertessuti di canapa di ottima qualità.Senza tornare ai primi del ‘900, quando in Italia gli ettari coltivati a canapa erano circa 90.000, è interessantecomunque ripercorrere cosa è successo negli ultimi 40 anni nel settore delle piante da fibra in Italia. Nel 1961la fotografia del settore vedeva il cotone coprire una superficie di circa 14.000 ha, seguito dalla canapa con12.600 ha ed il lino con 7.200 ha. Il settore però era già in declino e a distanza di 10 anni, nel 1971, siregistravano appena 3.100 ha coltivati a cotone, 454 ha a canapa e 823 ha a lino. Nei primi anni ’80 lacoltivazione del cotone e della canapa erano praticamente scomparse, mentre il lino si manteneva intorno ai1.400 ha. Nel 1991 solo il lino appare nelle statistiche FAO con 800 ha, ma in breve tempo anche questacoltura scomparve. Verso la fine degli anni ‘90 si ebbe però un’inversione di tendenza, soprattutto per lacanapa, che raggiunse 151 ha nel 2001 e 900 ha nel 2005. Per il lino non sembrano esserci veri segni dirisveglio, se non la coltivazione di parcelle sperimentali.Ha14000135001300012500120001150011000105001000095009000850080007500700065006000[Fonte: FAO, Eurostat, IFN]5500Se il lino e la canapa sono coltivate in alcune regioni d’Europa su vasta scala, lo stesso non si può dire per5000l’ortica e la ginestra.45004000Il lino è principalmente coltivato per la sua fibra, che viene destinata all’industria tessile, e solo in minor parte3500per l’estrazione 3000 di olio.25002000La canapa ha invece come destinazione principale delle fibre l’industria della carta, mentre dai resti della1500lavorazione si produce un’ottima lettiera per cavalli. La canapa ha molteplici usi, dai materiali isolanti ai1000compositi, dall’olio per uso tecnico, alimentare e cosmetico, alle fibre sia per uso tessile che per la500produzione 0di cordami.1961 1971 1981 1991 2001AnnoPer quanto riguarda l’ortica ad oggi esiste solo un piccolo gruppo di produttori in Germania con circa 200 ha,sotto il controllo della Stoffkontor Kranz, azienda di trasformazione che ha investito sia nella selezione di cloniad alta resa di fibra (15%), rispetto alle piante selvatiche (


9/39Per la ginestra siamo invece ancora ben lontani dal diffondersi della coltivazione a pieno campo, essendoancora nella fase di ricerca e sperimentazione sia per quanto riguarda la coltivazione che l’estrazione ed usodella fibra. In Umbria un vivaio coltiva 40 ha a ginestra, ma le piante sono destinate principalmente alconsolidamento di dune, pendii e soprattutto scarpate autostradali e ferroviarie, dato l'apparato radicale moltosviluppato.Le cause della differente affermazione delle quattro colture in oggetto è dovuta a diversi fattori:SviluppoLino ­ aiuti PAC alla produzione e allatrasformazione­ disponibilità sementi selezionate­ selezione varietà localizzate­ ricerca e sviluppo di macchinari specifici­ brand “Masters of Linen”­ alta qualità della fibraCanapa ­ aiuti PAC alla produzione e allatrasformazione­ coltura “ecologica” rispetto al cotone­ disponibilità sementi selezionate­ “baby hemp” per sfruttare i macchinari dellino­ facilità di coltivazione­ versatilità d’uso­ industria cartiera principale sboccoOrtica ­ caratteristiche peculiari della fibra­ facilità di coltivazione­ alto prezzoGinestra ­ domanda dal settore automobilistico(con l’entrata in vigore di leggi in merito allapercentuale di materiali riciclabili delle auto,c’è un forte interesse per le fibre naturaliidonee a tale uso)Limitazioni­ oscillazione dei prezzi delle fibre­ redditività­ ritardo nello sviluppo di macchinari specificiper la raccolta delle piante­ ricerca limitata nei metodi e macchinenecessarie all’estrazione industriale dellefibre­ restrizioni dovute al contenuto di sostanzestupefacenti­ perdita delle “conoscenze” riguardo lacoltivazione e la trasformazione­ limitato sviluppo nella disponibilità di varietàselezionate­ mancanza di macchinari specifici­ ricerca ancora nelle fase iniziali­ coltivazione attuale solo per propagazione­ raccolta meccanizzata solo ogni due anni­ mancanza di macchinari specifici­ mancanza dei requisiti di “confort” e“piacevolezza”3.2 L’esperienza FranceseLa Francia è la principale produttrice europea sia di lino che di canapa, grazie non solo alle ampie superficiidonee a disposizione e al clima favorevole, ma anche all’integrazione e all’organizzazione della filiera.Per capire meglio quanto una simile organizzazione sia necessaria anche in Italia per riavviare una filiera perla produzione di piante da fibra analizzeremo brevemente l’organizzazione della canapicoltura francese.I coltivatori di canapa francesi sono riuniti in cooperative oppure coltivano a contratto per grandi gruppiindustriali. Il primo gruppo in assoluto è la cooperativa La Chanvriere De L’aube (LCDA) che controlla ben


10/395,200 ha coltivati a canapa. Seguono il gruppo Schweitzer­Mauduit con 1,500 ha e Eurochanvre, parte dellacooperativa Interval, con 1,000 ha. Da soli questi tre gruppi controllano l’86% della superficie coltivata acanapa in Francia. Seguono poi altre realtà più piccole come la Chanvriere Du Belon e Terre a Chanvre.La LCDA ha l’impianto di trasformazione di canapa più grande d’Europa che si estende su una superficie di70,000 mq, di cui 13,000 mq coperti. Ogni anno l’impianto trasforma 35,000­40,000 t di paglia di canapa,dalla quale ottengono da 13,000 a 15,000 t di fibra, da 18,000 a 20,000 t di canapulo e da 5,000 a 6,000 t dipolvere. Essere parte della cooperativa permette ai coltivatori di poter ridurre i costi, usufruendo dimacchinari particolari che non varrebbero l’investimento del singolo agricoltore, e di ottenere un maggiorprofitto, in quanto la LCDA vende un prodotto qualitativo a valore aggiunto.Nel 1932 è stata istituita la Federazione Nazionale dei Produttori di Canapa (Fédération Nationale desProducteurs de Chanvre ­ FNPC), la cui missione è di proteggere gli interessi dei produttori di canapa. LaFNPC ha però lo statuto di un Istituto Tecnico e come tale si occupa di ricerca e sviluppo in campoagronomico, vegetale e della meccanizzazione, oltre alla divulgazione e all’assistenza tecnica.Nel 1965 nasceva la Cooperativa Centrale dei Produttori di Sementi di Canapa (Coopérative Centrale desProducteurs de Semences de Chanvre ­ CCPSC) a Beaufort­en Vallée, raccogliendo 150 produttori, deditaalla moltiplicazione esclusiva delle varietà di canapa della FNPC.Più recentemente, nel 2003, è stato fondato l’Istituto Tecnico della Canapa (Institut Technique du Chanvre –ITC), nel quale sono coinvolti sia i produttori che i trasformatori di canapa, con l’obbiettivo di sviluppare laricerca e la conoscenza della canapa dalla coltivazione alla sua utilizzazione finale.Nello stesso anno è nata InterChanvre, una struttura interprofessionale che raggruppa i produttori ed itrasformatori di canapa, la cui missione è di rappresentare la filiera presso tutte le istituzioni francesi edeuropee.Grazie a questa organizzazione la coltivazione e trasformazione della canapa è sempre rimasta molto attivain Francia, permettendo ai coltivatori, ai trasformatori e all’industria finale di percepire comunque dei buoniutili.Quasi il 90% della fibra di canapa prodotta in Francia va a rifornire l’industria della carta, mentre il restante10% è distribuito fra materiali per l’isolamento e per il settore automobilistico. Per questa destinazione lamacerazione della paglia non è necessaria, come invece per il lino, anzi è negativa in quanto apporta uncolore grigio considerato negativo dall’industria. La gran parte del canapulo e della polvere trova inveceutilizzo nelle lettiere animali, soprattutto per i cavalli (oltre il 90%). Questo mercato è molto importante e divalore, basti pensare che nel Regno Unito la canapa viene coltivata solo per tale uso e immessa sul mercatoa €360/t.


11/394. CONTI CULTURALILa prima fase di valutazione economica della potenzialità delle piante da fibra è quella che riguarda la fasedella coltivazione. I costi ed i ricavi qui riportati sono stati stimati in quanto lino, ortica e ginestra non sonocoltivate in pieno campo in Italia, mentre per la canapa esiste solo l’esperienza degli agricoltori ferraresi checomunque la coltivano nella forma “baby canapa”. Per il lino e l’ortica esistono dei dati sulle spese colturali dialtri paesi produttori, mentre nessun dato è stato trovato per la ginestra.Per questo progetto si è provveduto ad identificare le lavorazioni ed i materiali necessari alla coltivazionedelle quattro piante da fibra in Toscana. Con l’ausilio della CIA di Prato, grazie anche ai dati dei coltivatoriloro associati, si è poi provveduto a stimare i costi di ogni lavorazione, tenendo conto anche di altri studi e dialtre informazioni a disposizione.Un’analisi separata andrà ad identificare quali aree della Toscana sarebbero idonee per la coltivazione dellepiante da fibra, comunque per questo studio si farà riferimento ad un’azienda con produzioneprevalentemente a seminativo. Questo perché la coltivazione industriale delle piante da fibra è adatta proprioa questa tipologia di aziende per le simili caratteristiche del terreno richieste, per il loro idoneo inserimentonella rotazione colturale, e soprattutto perché le aziende non dovrebbero sostenere investimenti specifici, inquanto già in possesso dei macchinari necessari alla coltivazione di tali piante.Sono state considerate nei costi diretti alcune operazioni “contoterziste” specifiche alla raccolta per le quali gliinvestimenti nei macchinari da parte degli agricoltori non sono pensabili, come anche il trasporto dellerotoballe al centro di prima trasformazione.Dobbiamo inoltre sottolineare che un importante fonte di ricavo per i coltivatori sono i contributi della UE.Nella sezione che segue verrà illustrato l’effetto distorcente che i contributi specifici hanno avuto in passato,sostituiti ora dal pagamento unico disaccoppiato, del quale gli agricoltori possono beneficiare coltivandoanche le piante da fibra.4.1 OCM Lino e Canapa: contributo UE alla produzioneL’ultima riforma dell’Organizzazione Comune del Mercato (OCM) per il lino e la canapa destinati allaproduzione di fibre è avvenuta nel 2000 con il Regolamento (CE) n. 1672/2000 del Consiglio, del 27 luglio2000, recante modifica del regolamento (CE) n. 1251/1999 e precedenti.Con la riforma dell’OCM viene eliminato il contributo specifico alla produzione di lino e canapa, facendorientrare tali colture nel regime generale di sostegno per i seminativi, mentre si prevede un aiuto allatrasformazione delle paglie di lino e di canapa destinate alla produzione di fibre. Tale aiuto è concesso aiprimi trasformatori e verrà dettagliato nella sezione 5.3.Lo scopo principale della riforma dell’OCM è stato quello di evitare coltivazioni speculative, che eranoaumentate con il regime precedente, e di promuovere soprattutto la produzione di fibre lunghe di linoincrementando l’importo degli aiuti concessi per tale coltura. Con l’entrata in vigore del regolamento, icoltivatori di lino e canapa hanno smesso di ricevere il contributo di €723,00/ha (1.400.000/ha delle vecchielire), sostituito dal contributo generale per le colture cerealicole calcolato moltiplicando la media cerealicoladella zona per €63/t.


12/39I risultati ottenuti sono stati estremamente positivi: dal 2001, anno in cui è entrato in vigore il nuovoregolamento, nell’UE­25 la superficie a lino si è stabilizzata a circa 120.000 ha, un livello analogo al periodoprecedente all’inizio delle pratiche speculative, che nel 1999 avevano portato il totale delle superfici seminatea lino fino ad un picco di 233.000 ha. Nonostante il calo delle superfici totali coltivate a lino a seguito dellariforma, la produzione di paglia ha registrato una tendenza positiva di oltre 192.000 tonnellate tra il 1999 e il2004, a conferma della scomparsa della coltivazione speculativa.Nel giugno del 2003 è stata approvata la Riforma di Medio Termine della PAC con l’entrata in vigore deiRegolamenti (CE) dal n. 1782/2003 al 1788/2003, che introducono i concetti di “disaccoppiamento” e“pagamento unico”, cioè il passaggio da un sostegno vincolato al prodotto ad un sostegno erogato alproduttore nell’obiettivo di realizzare una maggiore efficienza nella produzione agricola.Il nuovo sistema è entrato in vigore nel 2005 ed in Italia, per i seminativi, è stato applicato da subito senza unperiodo transitorio. Il pagamento al coltivatore si basa sulla media dei contributi ricevuti nei tre anni 2000­2001­2002, pertanto i coltivatori in Toscana possono contare su un contributo, che per il 2005 è stato inmedia di €250,00/ha, a prescindere da ciò che coltivano. Grazie a questa riforma sono state eliminate ledistorsioni dovute ai contributi specifici alle singole colture, semplificando il raffronto economico fra esse epermettendo agli agricoltori di decidere per quali colture optare anche in base ai fattori agronomici.Con il Regolamento (CE) n. 1783/2003, sono state introdotte delle modifiche al regime di sviluppo rurale, chefra le varie cose prevede anche nuovi incentivi per prodotti di qualità che potrebbero essere particolarmenteadatti per i produttori di piante da fibra:• sono corrisposti incentivi agli agricoltori che partecipano a programmi di miglioramento della qualitàdei prodotti agricoli e dei procedimenti di produzione applicati e che forniscono ai consumatorigaranzie in materia; tali incentivi sono versati annualmente per un periodo massimo di cinque anni eper un importo massimo annuo di 3.000 euro per azienda, finanziati con le risorse dello svilupporurale;• sono previsti incentivi per le associazioni di produttori per attività di informazione dei consumatori e dipromozione dei prodotti ottenuti nell’ambito dei progetti di miglioramento della qualità che beneficianodella misura precedente; gli aiuti pubblici possono arrivare fino ad un massimo del 70% dei costiammissibili del progetto.4.2 Il LinoIl lino, Linum usitatissimum, è una pianta annuale che si semina in primavera e si raccoglie circa 120 giornidopo. Attualmente in Francia sono allo studio delle varietà autunnali che dovrebbero apportare alcunivantaggi, quali una maggiore resistenza all’allettamento (piegatura verso il terreno) e una miglioremacerazione in campo.Ama terreni ben strutturati, possibilmente medi o leggeri con un 2­3% di sostanza organica, ben drenati macon una buona ritenzione idrica, un pH fra 5.6 e 6.0. Terreni soggetti a stagnazione sono da evitare, in quantole radici del lino non sono vigorose e le piante tendono ad allettare.La densità ottimale è di 500­900 piante al metro quadrato in maniera tale da assicurare il miglior rapportopossibile tra rendimento agricolo, resistenza all’allettamento della pianta, e qualità di finezza e solidità dellafibra. Esistono circa venti varietà selezionate di lino coltivato per la produzione delle fibre tessili in Europaoccidentale. La scelta della varietà del lino è in funzione delle condizioni del suolo, della natura del clima,della resistenza al vento dello stelo della pianta, del criterio di produttività e della qualità ricercata per il


13/39prodotto finale. La scelta della varietà da seminare costituisce un fattore chiave nel quadro della coltura dellino tessile. Attualmente non ci sono delle varietà selezionate italiane.Le piante hanno fusto eretto e raggiungono un’altezza di 100­120 cm. La coltivazione del lino esige un usolimitato di fertilizzanti e pesticidi, essendo poco attaccata da parassiti e predatori, mentre non tollera molto leerbacce.In Francia esiste il “linometro”, un bastone centimetrato che viene piantato in campo e che indica i possibiliinterventi necessari, come segue:2cm – trattamento allo zinco7cm – diserbante per dicotiledoni20 cm – diserbante per graminacee50 cm ­ fungicidaConsiderando le diverse condizioni pedo­climatiche, per questo studio si prevede l’uso di un diserbante postemergenzaed una concimazione con fertilizzante 20­10­10.Una volta raggiunta la maturità, il lino viene estirpato per preservare tutta la lunghezza delle fibre contenutenello stelo. Questa tecnica richiede l’uso di macchinari agricoli speciali. Al momento dell’estirpazione lemacchine formano delle andane (corridoi) su cui vengono deposte file parallele di steli.Una volta estirpate le piante vengono lasciate in campo per la macerazione naturale che serve a rompere lepectine e pertanto permettere di separare la fibra dallo stelo. Questo processo è molto importante, in quantose non ben innescato comporta difficoltà nell’estrazione della fibra e un alto contenuto di materialeindesiderato, mentre una eccessiva macerazione rovina le fibre in quanto più che “macerare” le piante“marciscono”. La fase di macerazione in campo può durare da alcune settimane fino a tre mesi, a secondadelle condizioni climatiche. Viste le condizioni climatiche locali, si prevede l’utilizzo dell’irrigazione a pioggiaper bagnare le piante estirpate ed innescare il processo di macerazione.Durante il periodo di macerazione gli steli vengono rovesciati con rivoltatrici singole o doppie, operazionefondamentale per l’uniformità della macerazione e per consentire l’essiccazione. Infine si procede allaraccolta in balle rotonde per mantenere paralleli gli steli.Dal lino si possono estrarre sia fibre lunghe che corte, anche se le prime sono quelle di maggior pregio. Illino europeo è considerato il migliore e oltre il 70% delle fibre lunghe ottenute vengono esportate, soprattuttoverso la Cina. Ci sono paesi che comunque preferiscono optare per il lino a fibra corta, come il Regno Unito,la cui coltivazione è più facilmente adattabile ai macchinari già presenti in azienda.In Francia la resa media ad ettaro è di 6,8 tonnellate di paglia di lino, ma questa può variareconsiderevolmente in base alle condizioni climatiche al momento della macerazione in campo. In Belgio laresa media è di 6,6 tonnellate ad ettaro, mentre nel Regno Unito 4,5 t/ha. Le condizioni climatiche nellanostra regione non sono le più idonee per il lino e senza costosi interventi di concimazione, irrigazione,controllo delle infestanti e di eventuali malattie o parassiti, difficilmente si otterranno rese superiori alle 4 t/ha.La paglia viene ritirata dai trasformatori che provvedono alla lavorazione per estrarre la fibra. Il prezzo inEuropa della paglia di lino è in calo da vari anni, sia per le forti rese ad ettaro, sia per le pressioni di mercato,e al momento si aggira intorno ai €210,00/t per la paglia migliore.


14/39In Italia al momento esistono principalmente parcelle sperimentali coltivate a lino pertanto l’utile netto ottenutodalla stima del conto colturale per questo progetto è puramente indicativo e da verificare. Prevedendo unraccolto in Toscana pari a 3,5 t/ha di paglia secca macerata, vendibile ad un prezzo di €210,00/t, l’utile nettoad ettaro risulta negativo per €161. Per ottenere un utile netto positivo il prezzo della paglia di lino dovrebbeessere di €260/t.Conto colturale del LinoRICAVI (A) unità €/unitàpaglia (t/ha) 3,50 210,00 735,00contributo UE 250,00 985,00COSTI DIRETTI (B) unità €/unitàLavorazione del terrenoaratura 1 100,00 100,00erpicatura 1 30,00 30,00 130,00Seminaseme (kg) 100 2,10 210,00semina a file 1 35,00 35,00 245,00Diserbopost­emergenza 5 3,00 15,00distribuzione 1 15,00 15,00 30,00Concimazioneconcime (20­10­10) 100 0,35 35,00distribuzione 1 10,00 10,00 45,00RaccoltaEstirpazione 1 60,00 60,00Irrigazione 2 60,00 120,00Rivoltatura 2 40,00 80,00Rotoimballatura 10 8,75 87,50Carico camion 10 2,00 20,00Trasporto 10 12,20 122,00 489,50TOTALE COSTI DIRETTI (B) 939,50COSTI INDIRETTI (C)Quota di manutenzione 1,5% 14,09Quota di ammortamento 3,0% 28,19Spese generali 13,0% 122,14Oneri finanziari e fiscali 3,0% 28,19Altri costi indiretti 1,5% 14,09TOTALE COSTI INDIRETTI (C) 206,69UTILE NETTO (A­B­C) ­161,19Ipotizzando una coltivazione più intensiva, pertanto con una seconda applicazione di diserbante, unamaggiore concimazione e l’uso dell’irrigazione, anche ipotizzando una resa pari a quella francese di 6,8 t/ha,si ottiene ugualmente un utile netto negativo di €95/ha.


15/39Bisogna sottolineare che sia in Francia che in Belgio, nelle regioni che hanno una lunga tradizione nellacoltivazione del lino da fibra, i coltivatori beneficiano di un aiuto pari a €120,00/ha nelle regioni del nord e€50,00/ha nelle regioni del sud. Considerando inoltre che per la macerazione non c’è bisogno di alcunintervento, si potrebbe già ipotizzare un risparmio di oltre €240, che porterebbe l’utile in attivo. Ciòsuggerisce che difficilmente i produttori toscani potrebbero competere con i colleghi transalpini.4.3 La CanapaLa canapa, Cannabis sativa, è una pianta annuale che si semina in primavera tra marzo e maggio, con unosviluppo molto rapido che soffoca le infestanti, pertanto non abbisogna di diserbanti. Le piante hanno fustoeretto e possono raggiungere un’altezza fra i 4 e i 5 metri. La raccolta per l’estrazione della fibra avvienedopo circa 120 giorni dalla semina.Uno dei fattori che ha in qualche modo ostacolato la reintroduzione della coltivazione della canapa è lapresenza di tetraidrocannabinolo (THC), una sostanze stupefacente. Per tale motivo in sede di UnioneEuropea è stato stabilito che il seme deve essere certificato e di una delle varietà incluse tra quelle stabilite,ovvero con un contenuto in THC inferiore allo 0,2%. Inoltre, i coltivatori devono comunicare l’esattalocalizzazione della coltura alla stazione di polizia più vicina, nonché stipulare un contratto di vendita conl’azienda che eseguirà la prima trasformazione.La canapa può essere coltivata con buoni risultati dopo bietola, mais e grano, mentre non deve esserecoltivata dopo l’aratura di impianti di medica a fine ciclo per possibili ricacci, che durante la raccoltapotrebbero inquinare la massa fibrosa, né dopo sorgo, poiché il potere depauperante di questo determina unblocco dell’impianto di canapa con un’eccessiva lignificazione e conseguente perdita in resa finale, né deveseguire a colza per il pericolo di attacchi diffusi di Orobanche, parassita comune alle due colture contro ilquale non esiste ancora un metodo di lotta adeguato.Le piante sono suscettibili al ristagno e alla siccità, pertanto richiedono dei terreni ben drenati ma allo stessotempo con una buona ritenzione idrica, con un pH minimo di 5. La canapa ha un basso fabbisogno difertilizzanti, comunque, a seconda del terreno, può beneficiare soprattutto di un apporto iniziale di azoto (80­140 kg/ha).In Italia sono state selezionate varietà di canapa come Carmagnola, CS e Fibranova, tutte incluse nell'elencodelle varietà di canapa a basso contenuto di THC ammesse ad ottenere i contributi comunitari, ma c’è unacerta scarsità di sementi. Per la semina si può utilizzare una comune seminatrice da grano. La densitàraccomandata è di 300 piante a metro quadro.Alla raccolta le piante superano abbondantemente i due metri, il che è un problema non indifferente allameccanizzazione, per questo motivo la coltivazione industriale a pieno campo della canapa in Italia vienefatta con il metodo della “baby canapa”.4.3.1 La “Baby canapa”Attualmente in Italia la canapa è coltivata industrialmente solo nella zona di Ferrara. I coltivatori hannooptato per la “Baby canapa”, cioè un metodo di coltivazione che permette di sfruttare i macchinari giàesistenti per la coltivazione del lino.


16/39Le varietà coltivate sono di origine francese, monoiche, che si caratterizzano per la taglia ridotta, resistenzaall’allettamento e per una totale uniformità nello sviluppo e nel diametro del fusto. La densità utilizzata è di400­500 piante al metro quadrato in modo da ottenere delle piante alte e sottili con un alto contenuto di fibrepiù fini.Una volta che le piante hanno raggiunto i 110­115 cm, vengono irrorate con un prodotto disseccante(glifosate) che agisce nel giro di due settimane. Se ciò comporta dei vantaggi per la meccanizzazione, èaltresì vero che diminuisce considerevolmente la quantità del raccolto, si aggiungono costi economici edambientali, e si ottiene fibra di qualità peggiore dato che lo sviluppo delle piante non è completato.Una volta disseccate, le piante vengono lasciate a macerare “in piedi” per circa 20­30 giorni, per poi veniretagliate e lasciate in campo ancora una decina di giorni per completare la macerazione e seccare. Gli steliparalleli vengono poi pressati in rotoballe.Elaborando le informazioni disponibili si è proceduto a stimare il seguente conto colturale per la coltivazionedella Baby canapa in Toscana:Conto colturale della "Baby canapa"RICAVI (A) unità €/unitàpaglia (t/ha) 4,00 240,00 960,00contributo UE 250,00 1210,00COSTI DIRETTI (B) unità €/unitàLavorazione del terrenoaratura 1 100,00 100,00erpicatura 1 30,00 30,00 130,00Seminaseme (kg) 100 3,86 386,00semina a file 1 35,00 35,00 421,00Diserbodiserbante (l) 5 2,90 14,50distribuzione 1 15,00 15,00 29,50Concimazionefertilizzante 100 0,29 29,00distribuzione 1 10,00 10,00 39,00Raccoltoessiccante (l) 10 3,80 38,00distribuzione essiccante 1 29,00 29,00estirpazione 1 60,00 60,00rotoimballatura (balle di 350kg) 11 8,75 100,00carico camion 11 1,50 17,14trasporto 11 10,50 120,00 364,14TOTALE COSTI DIRETTI (B) 983,64COSTI INDIRETTI (C)Quota di manutenzione 1,5% 14,75Quota di ammortamento 3,0% 29,51Spese generali 13,0% 127,87


17/39Oneri finanziari e fiscali 3,0% 29,51Altri costi indiretti 1,5% 14,75TOTALE COSTI INDIRETTI (C) 216,40UTILE NETTO (A­B­C) 9,96Analizzando la tabella si possono fare le seguenti considerazioni:il prezzo della paglia di €240/t è il minimo per consentire ai coltivatori di ottenere un utile nettopositivo; tale prezzo potrebbe rispecchiare la minor resa ad ettarosenza il contributo UE il prezzo della paglia dovrebbe salire a €300/t per ottenere un utile positivoimmettendo il prezzo Europeo attuale di €150/t si otterrebbe un utile negativo di €350/ha;considerando però che la Baby canapa è macerata e considerando la differente destinazione finaledella fibra, si prevede un prezzo superiore per la paglia di almeno €180/t, livello che comunque nonpermette di ottenere un utile positivoil trasporto ha una notevole incidenza, rappresentando il 14% dei costi diretti; tale costo si riferisce adistanze entro i 100 km dall’impianto di trasformazione, pertanto distanze più elevatecomporterebbero una incidenza ancora maggiore;è probabile che gli agricoltori nel raggio di 10 km dall’impianto di trasformazione provvedano altrasporto con i propri mezzi, con un certo risparmioConsiderando quanto sopra, possiamo analizzare gli effetti sull’utile netto della resa e dei prezzi:€/t 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 t/ha120,00 ­530,76 ­470,04 ­409,33 ­348,62 ­287,90 ­227,19 ­166,47150,00 ­440,76 ­350,04 ­259,33 ­168,62 ­77,90 12,81 103,53180,00 ­350,76 ­230,04 ­109,33 11,38 132,10 252,81 373,53210,00 ­260,76 ­110,04 40,67 191,38 342,10 492,81 643,53240,00 ­170,76 9,96 190,67 371,38 552,10 732,81 913,53270,00 ­80,76 129,96 340,67 551,38 762,10 972,81 1183,53Al potenziale prezzo di mercato di €180/t di paglia, l’utile diventerebbe positivo con una resa di 6t/ha, untarget probabilmente possibile con il miglioramento genetico e della tecnica di coltivazione. Attualmente peròsolo un prezzo elevato della paglia renderebbe la Baby canapa un’opzione interessante per i produttori.4.3.2 La coltivazione tradizionaleA parte l’opzione “Baby canapa”, i coltivatori toscani possono optare per il metodo tradizionale di coltivazionedella canapa, che prevede alcune importanti differenze:la semina è meno densa, con un obbiettivo di 250­300 piante a metro quadro


18/39le piante possono crescere fino alla piena maturità e pertanto raggiungere un’altezza ben superioreai 2 metri, che permette di ottenere delle rese elevate ed una migliore qualità della fibranon vengono eseguiti trattamenti disseccanti, bensì dopo lo sfalcio delle piante si procede allamacerazione in campoviste le condizioni climatiche locali si prevede l’utilizzo dell’irrigazione a pioggia per avviare la fase dimacerazione e la rivoltatura degli steli paralleli per uniformare la macerazione ed in seguito farliseccarevista l’altezza delle piante deve essere previsto l’uso di un macchinario particolare che permette ditranciare le piante in due o tre porzioniTenendo in considerazione quanto sopra otteniamo il seguente conto colturale:Conto colturale della Canapa da FibraRICAVI (A) unità €/unitàpaglia (t/ha) 8,00 180,00 1440,00contributo UE 250,00 1690,00COSTI DIRETTI (B) unità €/unitàPreparazione del terrenoaratura 1 100,00 100,00erpicatura 1 30,00 30,00 130,00Concimazionefertilizzante 100 0,29 29,00distribuzione 1 10,00 10,00 39,00Seminaseme (kg) 60 3,80 228,00semina a file 1 35,00 35,00 263,00Raccoltataglio 1 100,00 100,00irrigazione x macerazione 2 60,00 120,00rivoltatura 4 40,00 160,00rotoimballatura 23 8,75 200,00carico camion 23 1,50 34,29trasporto 23 10,50 240,00 854,29TOTALE COSTI DIRETTI (B) 1286,29COSTI INDIRETTI (C)Quota di manutenzione 1,5% 19,29Quota di ammortamento 3,0% 38,59Spese generali 13,0% 167,22Oneri finanziari e fiscali 3,0% 38,59Altri costi indiretti 1,5% 19,29TOTALE COSTI INDIRETTI (C) 282,98


19/39UTILE NETTO (A­B­C) 120,73Va rilevato che:• il rendimento ad ettaro, anche se doppio di quello della Baby canapa (8t/ha contro 4t/ha), ècomunque da considerarsi conservativo• come già accennato, si prevede un prezzo potenziale per la paglia macerata di €180/t• l’apposito macchinario che dovrebbe tagliare gli steli delle piante già a misura di rotoimballatrice èancora in fase di studio• la fase di taglio, macerazione in campo, raccolta e trasporto è la più critica e costosa,rappresentando ben il 66% dei costi direttiL’analisi della seguente tabella permette di valutare gli effetti sull’utile netto della resa e dei prezzi:€/t 6,0 7,0 8,0 9,0 10,0 11,0 12,0 t/ha140,00 ­360,70 ­279,98 ­199,27 ­118,55 ­37,84 42,87 123,59150,00 ­300,70 ­209,98 ­119,27 ­28,55 62,16 152,87 243,59160,00 ­240,70 ­139,98 ­39,27 61,45 162,16 262,87 363,59170,00 ­180,70 ­69,98 40,73 151,45 262,16 372,87 483,59180,00 ­120,70 0,02 120,73 241,45 362,16 482,87 603,59190,00 ­60,70 70,02 200,73 331,45 462,16 592,87 723,59200,00 ­0,70 140,02 280,73 421,45 562,16 702,87 843,59Considerando che si potrebbero ottenere delle rese più alte di 8 t/ha, l’utile netto potrebbe diventareallettante, salendo a €240/ha con una resa di 9 t/ha e €362/ha con una resa di 10 t/ha. Rese più altecompenserebbero anche un calo del prezzo della paglia verso i €150/t, ma già a tale soglia anche con resedi 9 o 10 t/ha la coltivazione della canapa non sarebbe più così interessante.4.4 L’OrticaL’ortica, Urtica dioica L., è una pianta poliennale, a differenza del lino e della canapa. La produzionecommerciale inizia dal secondo anno e a seconda anche dell’intensità produttiva può avere una durata dai 5ai 7 anni, anche se tuttora sono in corso verifiche per determinare se è possibile allungare tale durata dalpunto di vista economico.Ad oggi la coltivazione industriale a pieno campo esiste solo in Germania, organizzata dalla StoffkontorKranz, un’azienda di trasformazione che ha stipulato dei contratti vincolanti di 7 anni con i coltivatori.La Stoffkontor Kranz, in collaborazione con alcune Università tedesche, è stata la prima a selezionare epropagare l’ortica per la produzione di fibra, ottenendo dei cloni con una resa in fibra del 15%, moltosuperiore a quella dell’ortica comune, che ha un contenuto in fibra solo del 1­5%. Per evitare che si


20/39verifichino problemi di impollinazione incrociata con l’ortica comune, che porterebbero alla nascita di piante abassa resa in fibra, sono state selezionate piante femminili sterili, che pertanto non producono seme.Al momento solo Germania, Austria e Gran Bretagna hanno portato avanti un programma di selezione eadattamento di cloni d’ortica, mentre in Italia solo recentemente sono iniziati degli studi in merito.Le piante selezionate, propagate tramite talea, vengono trapiantate con una densità di 26.600 piante adettaro, anche se dovranno esserne acquistate di più per tenere di conto di un probabile 5% di fallanze.Durante il primo anno le piante attecchiscono e sviluppano il loro apparato radicale, dando una produzionemolto modesta e non economicamente utile, pertanto si aspetta il secondo anno per la prima raccolta. Giànel secondo anno ci si può aspettare un buon raccolto, che migliorerà nel terzo e quarto, per poi tornare adiminuire nel quinto e sesto anno. Considerando le condizioni pedoclimatiche, ritorno delle infestanti estanchezza del terreno, si prevede una durata di soli 6 anni.Le piante hanno bisogno di un certo apporto di nutrimenti per dare un buon raccolto, pertanto oltre allaconcimazione con letame all’impianto, si prevede l’uso annuale di un fertilizzante NPK 20­10­10. Inconsiderazione della minore piovosità delle nostre zone, si prevede di irrigare due volte.Le infestanti possono essere controllate con delle sarchiature, a parte nei periodi di crescita quando l’altezzae la densità delle piante d’ortica dovrebbero bastare a “soffocarle”. Le piante non hanno particolari problemidi malattie o parassiti, ma per il nostro conto economico si prevede comunque l’intervento con untrattamento.Le piante raggiungono un massimo di 2 m di altezza, dalle quali si possono estrarre sia fibre lunghe checorte. In Germania, per sfruttare al massimo le operazioni meccaniche, si sono concentrati sulla fibra corta.I coltivatori tedeschi falciano le piante una volta mature e poi, come per la canapa in Francia, fanno seccaregli steli velocemente senza macerazione in campo, rigirandoli con un normale ranghinatore da paglia, senzacurarsi della direzione delle fibre. Una volta secca la paglia viene rotoimballata e portata al centro ditrasformazione, dove tramite un processo bioenzimatico viene macerata per l’estrazione della fibra corta. LaStoffkontor Kranz provvede poi a trasformare la fibra in filato con una proporzione del 5­10% di ortica ed ilrestante cotone organico, per poi produrre principalmente biancheria da casa come lenzuola, asciugamani,tovaglie, ecc.Per questo progetto si prevede invece di procedere alla raccolta parallela degli steli, anche se come per lacanapa dovrà essere verificata l’esistenza di macchinari adeguati. Si prevede inoltre di macerare in campocon l’ausilio dell’irrigazione a goccia.Dal punto di vista economico, in Germania la Stoffkontor Kranz fornisce ai coltivatori interessati un prospettoeconomico per la coltivazione dell’ortica sicuramente molto attraente, in quanto l’utile medio annuo nei setteanni si attesta a € 1.150/ha, senza includere il contributo UE, grazie al prezzo della paglia pari a €900/t. Aicoltivatori viene richiesto però di diventare “soci” della struttura organizzativa acquistando azioni (rivendibili)pari a €3.000,00 per ogni ettaro coltivato ad ortica. Grazie a questi fondi la Stoffkontor Kranz riesce adinvestire nella propagazione ed a fornire gratuitamente le piante ai coltivatori.Rispetto al prospetto della Stoffkontor Kranz, questo studio ha considerato una durata di soli 6 anni ma reseleggermente più elevate grazie anche alla preparazione del terreno per l’impianto, la concimazione el’irrigazione. I costi diretti di produzione ad ettaro sono ben superiori a quelli tedeschi (media di €1,100/ha


21/39contro €370/ha), per la differente tecnica colturale e per il differente trattamento alla raccolta, compresa lamacerazione in campo.Per quanto riguarda i ricavi, per ottenere un utile medio annuo positivo il prezzo della paglia dovrebbe esseredi €550/t, ma un prezzo di €600/t porterebbe l’utile medio a quasi €160/ha, già più interessante per icoltivatori. Questo valore si avvicina molto al prezzo minimo di €500/t offerto dalla Stoffkontor Kranz per lapaglia di bassa qualità, ma lontano dal loro massimo di €900/t, con il quale si otterrebbe invece un utilemedio annuo di €885. Con il prezzo medio tedesco di €700/t l’utile sarebbe di €400/ha.Sintesi coltura dell'Ortica anno 1 anno 2 anno 3 anno 4 anno 5 anno 6RICAVI (A)paglia 0,00 1.320,00 1.848,00 2.376,00 1.848,00 1.320,00contributo UE 250,00 250,00 250,00 250,00 250,00 250,00250,00 1570,00 2098,00 2626,00 2098,00 1570,00COSTI DIRETTI (B)Lavorazione del terreno (inclusa letamatura) 600,00Trapianto 437,40Diserbo meccanico 25,00 25,00 25,00 25,00 25,00 25,00Concimazione 135,00 135,00 135,00 135,00 135,00Trattamento antiparassitario 123,50 123,50 123,50 123,50 123,50 123,50Irrigazione 370,00 370,00 370,00 370,00 370,00 370,00Raccolta 510,43 562,60 614,77 562,60 510,43TOTALE COSTI DIRETTI (B) 1.555,90 1.163,93 1.216,10 1.268,27 1.216,10 1.163,93COSTI INDIRETTI (C)Quota di manutenzione 23,34 17,46 18,24 19,02 18,24 17,46Quota di ammortamento 46,68 34,92 36,48 38,05 36,48 34,92Spese generali 202,27 151,31 158,09 164,88 158,09 151,31Oneri finanziari e fiscali 46,68 34,92 36,48 38,05 36,48 34,92Altri costi indiretti 23,34 17,46 18,24 19,02 18,24 17,46TOTALE COSTI INDIRETTI (C) 342,30 256,06 267,54 279,02 267,54 256,06UTILE NETTO (A­B­C) ­1.648,20 150,01 614,36 1.078,71 614,36 150,01UTILE NETTO TOTALE 959,24UTILE NETTO MEDIO ANNUO 159,87Va precisato che anche la Stoffkontor Kranz non nega che questi prezzi siano molto elevati, ma potendoeseguire internamente tutta la lavorazione fino al prodotto finito, riescono a contenere il valore aggiunto diogni fase senza ricaricarlo sul prezzo finale. Inoltre, pur vendono i loro prodotti a base di fibra d’ortica con ilmarchio “Nettle World” da loro creato, di ortica i prodotti ne hanno solo una piccola percentuale fra il 5 ed il10%. Probabilmente il costo di un lenzuolo o di un asciugamano interamente d’ortica attualmente sarebbefuori mercato.Fra le peculiarità della fibra d’ortica è attualmente allo studio quella sulla combustione, in quanto parrebbe piùlenta ad infiammarsi. Se ciò fosse vero ci sarebbe sicuramente un forte interesse per un tessuto del genere,


22/39vista anche la sua tenacia e resistenza, nel settore delle “poltrone” per spazi e mezzi pubblici, dai teatri allenavi da crociera, in quanto pochi secondi in più farebbero la differenza in caso d’incendio.Anche se attualmente fosse possibile ottenere un “premio” molto elevato che giustificherebbe un prezzo dellapaglia così elevato, difficilmente si potrebbe sostenere nel medio­lungo periodo. La ricerca di varietàselezionate adatte alle condizioni locali, macchinari e tecniche colturali mirate, abbattimento dei costi dellafase di macerazione, miglioramento delle rese, potrebbero adeguatamente compensare la riduzione delprezzo della paglia.4.5 La GinestraIn Italia vegetano 20 specie diverse di ginestra tra le quali, le più note e interessanti sono:la ginestra di Spagna o odorosa (Spartium junceum)la ginestra scoparia o dei carbonai (Cytisus scoparium)Sebbene esse siano morfologicamente simili e possano entrambe essere utilizzate per ottenere fibretessili/tecniche, lo Spartium junceum è la varietà più resistente e fornisce le fibre di migliore qualità. Adifferenza delle altre piante da fibra qui esaminate, la ginestra non è stata selezionata e non esistono cultivar.La ginestra è una pianta arbustiva sempreverde, con un’altezza variabile tra 0,7 e 3 metri. La maggiorealtezza corrisponde ad un portamento ad alberello di forma rotondeggiante.La ginestra si adatta a terreni poveri o sterili purché esenti da ristagni idrici e soleggiati. Predilige terreniprofondi a reazione neutra o calcarei.Per realizzare un ginestreto, a causa della difficoltà di germinazione con la semina diretta in campo, vieneconsigliato l’utilizzo di piante di due anni possibilmente micropropagate. Queste offrono una miglioreramificazione, un più rapido ed uniforme accrescimento, e consentono una prima raccolta già nel secondoanno d'impianto. Per trapiantare le piante viene suggerito di eseguire dei solchi profondi 35 cm, disponendopoi le piantine a distanza regolare e provvedendo ad una successiva rincalzatura. Studi recenti sembranoindicare una densità d’impianto ottimale di 20.000 piante a ettaro.Le informazioni relative ai fabbisogni in elementi nutritivi della ginestra sono scarse. Dai pochi studi fattisembra essere una specie che risponde bene alla concimazione minerale in termini di accrescimento eproduzione di vermene. Pertanto sono consigliabili dosi di 80­120 kg/ha di azoto, 100­120 kg/ha di fosforo e60­80 kg/ha di potassio.La ginestra è una specie tollerante alla siccità, ma nel caso di periodi particolarmente siccitosi che possonodanneggiare la coltura è necessario intervenire con delle irrigazioni di soccorso.Le infestanti non sono un problema una volta avviato il ginestreto, mentre inizialmente si possono controllarecon delle sarchiature. Diversi sono invece i parassiti animali e fungini che possono attaccare la ginestra,causando danni anche rilevanti alla produzione, pertanto andranno trattati.Il raccolto consiste nelle “vermene”, i rami delle piante che vengono utilizzati per l’estrazione della fibra. Lavermena è tanto migliore quanto maggiore è la sua lunghezza (possono arrivare fino a 1,20­1,50 metri, manormalmente la lunghezza non supera i 50­70 cm.), in quanto più abbondante e pregevole è la fibra in essacontenuta.


23/39La resa aumenta dopo i primi anni, arrivando anche a 40 t/ha di vermene fresche. Da fresche a secche levermene perdono oltre il 50% di peso. Va comunque rilevato che adottando un sistema meccanizzato dellaraccolta, pertanto tagliando vicino terra tutti i rami della pianta, l’anno seguente il nuovo butto arriverà amassimo 10 cm. iò vuol dire che la raccolta, se meccanizzata, si otterrà solo ogni due anni. Non è pensabileeseguire una raccolta annuale solo delle vermene “vecchie”, corrispondente alla potatura di ogni singolapianta.Una volta falciate le vermene dovranno essere raccolte; anche questa un’operazione non è facile in quantonon esistono macchine appositamente studiate per tale operazione. La rigidità delle vermene e la lororelativa lunghezza di 50­70cm non si addice alla raccolta con rotoimballatrici o mietilegatrici. Forse lasoluzione potrebbe essere una macchina trinciaforaggi, come per il silo­mais, appositamente adattata.Il ciclo economico di un ginestreto viene indicato di circa 20­25 anni, anche se la durata potrebbe essere piùlunga ma ad oggi ancora da dimostrare.Sintesi coltura della ginestra anno 1 anno 2 anno 3 anno 4 anni pari 6­20 anni 22 e 24RICAVI (A)vermene 0,00 690,00 0,00 1.380,00 2.070,00 1.380,00contributo UE 250,00 250,00 250,00 250,00 250,00 250,00250,00 940,00 ­ 1630,00 2320,00 1630,00COSTI DIRETTI (B)Lavorazione del terreno 210,00Trapianto 12430,00Diserbo meccanico 25,00 25,00 25,00 25,00Raccolta 452,75 805,50 1167,14 805,50TOTALE COSTI DIRETTI (B) 12.665,00 477,75 25,00 830,50 1.167,14 805,50COSTI INDIRETTI (C)Quota di manutenzione 189,98 7,17 0,38 12,46 17,51 12,08Quota di ammortamento 379,95 14,33 0,75 24,92 35,01 24,17Spese generali 1646,45 62,11 3,25 107,97 151,73 104,72Oneri finanziari e fiscali 379,95 14,33 0,75 24,92 35,01 24,17Altri costi indiretti 189,98 7,17 0,38 12,46 17,51 12,08TOTALE COSTI INDIRETTI (C) 2.786,30 105,11 5,50 182,71 256,77 177,21UTILE NETTO (A­B­C) ­15.201,30 357,15 ­30,50 616,79 896,09 647,29UTILE NETTO TOTALE 485,04UTILE NETTO MEDIO ANNUO 20,21Per ottenere un utile medio netto positivo nel ciclo dei 24 anni, le vermene dovrebbero essere vendute a€115/t. Se il prezzo delle vermene fosse simile a quello della canapa di €150, l’utile salirebbe a €291/ha, maconsiderando che le vermene non sono macerate e che la fibra è più adatta ad usi industriali che per ilsettore tessile, difficilmente otterrebbe tale prezzo.


24/394.6 Confronti colturaliRiassumendo quanto riportato nei paragrafi precedenti possiamo confrontare le diverse colture:Baby canapa€240/tCanapa€180/tLino€210/tOrtica*€550/tGinestra*€115/tRicavi 1.210 1.690 985 1581 1141Costi diretti 984 1.286 940 1264 919Costi indir. 216 283 207 278 202Utile netto 10 121 ­161 39 20* = media sul ciclo produttivo poliennaleIn considerazione del prezzo della paglia, la coltura che darebbe maggior sicurezza di un utile positivo è lacanapa coltivata con il metodo tradizionale. L’ortica sicuramente rappresenta un’opportunità, ma solo seeffettivamente il mercato è disposto a pagare un prezzo molto elevato. Lo stesso discorso vale per la Babycanapa e la ginestra: difficilmente i prezzi di mercato possono essere quelli necessari ad ottenere un utilepositivo.L’ARSIA, l’agenzia regionale Toscana per lo sviluppo agricolo, indica per il 2004 i seguenti redditi netti adettaro:Grano Tenero Grano Duro Orzo Mais ibrido Colza Girasole Favetta62 188 25 262 66 ­20 16Prendendo questi valori come indicativi, si nota comunque un certo divario dagli utili stimati per le colture dafibra. La coltivazione che potrebbe essere economicamente competitiva è la canapa, ma anche l’orticapotrebbe risultare interessante, sempre che si riesca ad ottenere il prezzo della paglia stimato.Se poi consideriamo che la canapa o l’ortica, essendo considerate colture migliorative, andrebbero asostituire nel ciclo colturale piante come la favetta, il raffronto economico diventa meno importante visto ilbasso reddito netto di quest’ultima.


5. LA LAVORAZIONE: DALLA PAGLIA ALLA FIBRAL’estrazione delle fibre dalla massa vegetativa è un processo non facile e che è tuttora fonte di ricerca ediscussione.25/39Il metodo “tradizionale” prevede le seguenti fasi di lavorazione:a) la macerazione, un processo aerobico o anaerobico che serve a sciogliere le pectine negli steli chetrattengono le fibreb) la stigliatura, per separare meccanicamente le fibre dal resto della piantac) la pettinatura, per ripulire le fibre lungheQueste ultime, ma anche le stoppe di lavorazione, passano poi ai secondi trasformatori che provvedono afilare le fibre e produrre i filati, che a loro volta verranno utilizzati dai tessitori per produrre i tessuti.In Italia si conta attualmente solo un impianto industriale di prima trasformazione per le piante da fibra,realizzato a Comacchio, l’unico anche in Europa per la produzione di fibra lunga di canapa.5.1 La macerazioneLa macerazione è un processo che porta alla liberazione delle fibre corticali dagli altri tessuti a seguito delladegradazione delle sostanze pectiche, costituenti principali della lamella mediana della parete cellulare. Lepectine sono polisaccaridi complessi composti principalmente da catene di galatturonato, parzialmentemetilate.Dove le condizioni climatiche lo permettono, perciò in luoghi dove le piogge sono frequenti, oppure dove losbalzo termico notturno porta alla formazione di rugiada, si procede alla macerazione “in campo”, cioè lepiante estirpate o tagliate vengono lasciate a terra affinché si attivi il processo di macerazione.In Toscana, il clima caldo e asciutto non favorisce la macerazione in campo, pertanto un tempo i contadinimettevano la canapa a macerare nei canali di scolo dei campi, nei fiumiciattoli o comunque dove c’era acquacorrente, che permetteva di macerare velocemente e portar via allo stesso tempo l’odore. La ginestra inveceveniva comunemente messa a macerare in vasche o conche, con acqua fredda o calda. Anche l’orticaveniva macerata in vasche, ma più per ottenerne un “repellente” contro gli afidi con cui irrorare le piante cheper l’estrazione delle fibre.La macerazione in acqua però comporta un problema d’inquinamento non indifferente, per questo tali metodisono stati vietati laddove non è possibile procedere al trattamento delle acque reflue.Si può influire sul processo di macerazione con vari metodi:a) acqua calda: riduce notevolmente il tempo di macerazione, ma ovviamente ha un costo notevole ameno che non si abbia accesso ad acque termalib) aggiunta di soda caustica: macerazione “chimica”, migliora il processo e riduce i tempi dimacerazione, ma è causa di problemi ambientali, per la tossicità e per l‘odore nauseante


26/39c) aggiunta di batteri degradatori: macerazione “microbiologica”, ha effetti positivi sull’andamento delprocesso e sulla qualità del prodotto finaled) aggiunta di enzimi: macerazione “bioenzimatica”, sistema adottato in Germania per la macerazionedell’orticaSono allo studio oggi vari metodi di macerazione industriale in ambiente controllato, sopratutto enzimatici ebiologici, che possono anche essere preceduti da una stigliatura “verde”, cioè sugli steli ancora freschi.Questo metodo non è nuovo, infatti quando in Italia la produzione di canapa iniziò a calare, si cercò di trovareun metodo per rilanciarla e per questo venne studiata e valutata anche la macerostigliatura. Nonostantequesto procedimento diminuisse l'impiego di manodopera a livello aziendale e permettesse un maggiorcontrollo del delicato processo di macerazione, i progetti che lo descrivevano non sono mai stati realizzati peril concomitante collasso del mercato della canapa. All’epoca il Prof. Sacchetti, che aveva concepito il metodo,riportava i seguenti vantaggi:Per 1 q.le di fibra macerataCosto macerazionemetodo tradizionaleCosto macerazionemetodo SacchettiAcqua corrente m 3 288 m 3 8Tempo di macerazione ore 200 ore 48/70Tempo mano d’opera impiegato ore 64 ore 8Costo Lit. 17.000 Lit. 11.000Con la stigliatura verde si riduce notevolmente il volume ed il peso della materia da macerare, conconseguente riduzione dei costi di trasporto, ma è anche vero che andrebbe persa una parte di prodotto cheinvece è molto importante come fonte di reddito.La macerazione in campo e la macerazione industriale a confronto:Macerazione incampovantaggi­ basso costo­ processo naturale­ non inquinanteSvantaggi­ macerazione non uniforme­ qualità variabile­ potenziale perdita del raccolto­ processo poco controllabile­ odore­ processo lentoMacerazioneindustriale­ uniformità della macerazione­ macerazione controllabile­ resa qualitativa­ velocità­ costo investimento­ smaltimento acque reflue­ controllo emissione odori­ costo di lavorazioneNel caso di macerazione industriale, oltre al costo dell’impianto, dovrà essere valutato il costo dellalavorazione, il costo dello smaltimento delle acque di macerazione e il costo del controllo delle esalazioni. Da


quanto riferito dai contadini, ma anche dagli studiosi, la macerazione in acqua stagna dà origine a delleesalazioni molto forti che non sarebbero tollerabili in zone abitate.27/39In Toscana si potrebbe, prendendo spunto dalle vecchie pratiche, verificare la possibilità di utilizzare le acquetermali o del distretto di Larderello, come anche vedere di sfruttare gli impianti di depurazione dei distretti diPrato e S. Croce. In Piemonte, ad esempio, sono state condotte delle prove per vedere di sfruttare le risaie.Queste permettono di ottenere una macerazione in campo veloce e controllata con ottimi risultati, ma fino adora i ricavi non riescono a coprire i costi.Come già menzionato, per questo studio abbiamo ipotizzato l’uso dell’irrigazione a pioggia per innescare ilprocesso di macerazione. Tale possibilità andrà comunque verificata e studiata in campo per determinaretempistiche, costi, qualità del risultato, eventuali effetti indesiderati. Da studiare anche la possibilità diaggiungere all’acqua composti enzimatici o colture batteriche che possano facilitare e velocizzare il processo.Un'altra possibilità potrebbe essere la rotoimballatura del materiale fresco e fasciatura delle rotoballe con filmplastico nero. Il calore del sole e l’umidità della paglia dovrebbero dare inizio alla macerazione. Unosvantaggio immediato però deriva dalla necessità, terminata la macerazione, di aprire e srotolare le balle perfar seccare la massa ed evitare muffe e marciume.Non esistendo in Italia o in Europa un sito di macerazione industriale, non è facile determinare il costo dimacerazione, viste anche le diverse metodologie possibili. Possiamo comunque considerare il risparmio cheil produttore avrebbe nel caso non dovesse intervenire per facilitare la macerazione in campo. Per esempio,dai conti colturali della canapa possiamo estrarre il costo dell’irrigazione a pioggia e di due rivoltature per untotale di €200/ha, che divisi per la resa secca non macerata di 10t/ha, ci fornisce un dato indicativo pari a€20/t. Se in questo valore rientrassero i costi diretti della macerazione industriale varrebbe la pena valutarel’investimento nell’impianto, in quanto la macerazione industriale offre una sicurezza e uniformità di risultatoben superiore a quella in campo.E’ in corso di valutazione anche la possibilità di effettuare la separazione fisica del tiglio dalle piante a secco(stigliatura a secco), prima di effettuare la macerazione. La stigliatura a secco permetterebbe infatti di ridurremolto il volume di materiale da destinare alla macerazione con conseguente riduzione della dimensionedell’impianto di macerazione stesso. La sola stigliatura a secco non è ipotizzabile poiché la qualità della fibrasarebbe scadente (le fibre sono ancora cementate dalle sostanze pectiche).5.2 La stigliatura e pettinaturaLa stigliatura e la pettinatura sono operazioni meccaniche che consentono di separare le fibre ad uso tessiledal resto degli steli macerati. La stigliatura è la prima lavorazione e serve a separare grossolanamente lefibre dalla parte legnosa della pianta. La pettinatura è invece la seconda lavorazione che si applica al solostigliato e dalla quale si ottiene le fibre lunghe o lungo tiglio.Le macchine strigliatrici e pettinatrici presenti oggi in Europa sono state costruite appositamente per il lino.Per stigliare la canapa, l’ortica o la ginestra, utilizzando le stesse macchine, bisognerebbe procedere ad unataratura dei macchinari. Per quanto concerne la canapa e l’ortica, vista la diversa taglia delle piante rispettoal lino, è necessario intervenire per ridurre la lunghezza degli steli se non eseguita in campo, che dovrannoessere lunghi un minimo di 90 cm e un massimo di 110 cm.


Una volta arrivata all’impianto di prima trasformazione, la paglia macerata viene immessa nel processo dilavorazione:a) stigliatura:28/39Stigliato130 kgCanapa1000 kg di pagliaStoppa stigliata 390 kg400 kg80 kgb) pettinatura stigliato:Lungo tiglio70 kgStigliato130 kgStoppa pettinata 57 kg3 kgDallo schema qui riportato si evince che la resa finale di fibra lunga, detta lungo tiglio, è di 70 kg per ognitonnellata di paglia, pari al 7 %. Se i detriti non hanno nessun valore, la polvere (se raccolta), i canapuli, lastoppa di stigliatura e la stoppa di pettinatura contribuiscono alle entrate.Utile di trasformazione canapaRICAVI (A) kg €/kgLungo tiglio 70 3,60 € 252,00Stoppe pettinatura 57 0,85 € 48,45Stoppe stigliatura 390 0,35 € 136,50Canapulo 400 0,05 € 20,00Sussidio UE (€/t fibra) 90,00 € 46,53€ 503,48COSTI DIRETTI (B)Paglia 1 180,00 € 180,00Stigliatura 1000 0,15 € 150,00Pettinatura 130 0,90 € 117,00


29/39€ 447,00UTILE AL NETTO DEI COSTI DIRETTI (A­B) € 56,48Considerando che un impianto probabilmente trasformerebbe dalle 5.000 alle 8.000 tonnellate di paglial’anno, l’utile consolidato al netto dei costi diretti sarebbe fra €282.400 e €451.840.Vanno comunque fatte alcune precisazioni che possono alterare sensibilmente il prospetto qui riportato:il prezzo della fibra pettinata di €3,60/kg è una media ottenuta in proporzione ai livelli di qualità; sefosse possibile ottenere una resa qualitativa superiore il prezzo potrebbe salire anche oltre i€4,00/kg;pur essendo €150/t il prezzo medio della paglia di canapa in Europa, si tratta comunque di paglianon macerata, per questo motivo possiamo supporre che un prezzo di €180/t sia più realistafra i ricavi non vengono considerate le polveri, che invece potrebbero essere utilizzate per ilcompostaggio, come in altri paesi, generando ulteriore redditoil reddito dal canapulo è estremamente basso, in quanto venduto in massa; considerato che in altripaesi viene utilizzato per produrre lettiera per cavalli e venduto a circa €360/t, sicuramente una suaulteriore lavorazione apporterebbe un maggior redditoi ricavi includono il contributo UE di €90,00/t di fibra che però potrebbe variare o essere eliminato infuturonon sono stati inclusi nel prospetto i costi fissi, in quanto una voce troppo variabileConsiderando i punti qui sopra, si riporta i diversi risultati (€ utile netto/t paglia) a seconda dei parametriutilizzati e dei due differenti prezzi della paglia:Prezzo paglia€ 150,00/t € 180,00/tSituazione attuale € 86,48 € 56,48(a) Prezzo medio lungo tiglio€4,00/kg € 114,48 € 84,48(b) Senza sussidio UE € 39,95 € 9,95Sussidio UE parificato a quellodel lino (fibra lunga + corta) € 94,18 € 64,18(c) Costi fissi pari al 10% ricavi € 41,78 € 11,78


30/39Costi fissi pari al 15% ricavi € 19,43 ­€ 10,57(a) + (b) € 67,95 € 37,95(a) + (b) + (c) € 23,25 ­€ 6,75Analizzando la tabella si può determinare quanto segue:la riduzione del prezzo della paglia comporta una identica crescita dell’utile netto; ciò significa che inproporzione una piccola variazione di prezzo della paglia comporta una forte variazione dell’utile (es.se il prezzo della paglia scende o sale del 5%, l’utile crescerà o scenderà del 16%)l’eventuale riduzione o rimozione del sussidio UE di €90/t di fibra prodotta sarebbe penalizzante; se ilsussidio UE per la canapa venisse parificato a quello del lino, cioè introducendo il premio per la fibralunga, si otterrebbe un utile superiore del 14%un miglioramento della resa qualitativa, pertanto un prezzo medio di €4,00/kg di fibra, comporterebbeuna crescita dell’utile del 50%se i costi fissi superano il 13% dei ricavi si avrà una perditala migliore resa qualitativa e pertanto un prezzo medio di €4,00/kg di fibra in parte bilancerebbel’eventuale rimozione del sussidio UE [(a)+(b) nella tabella], ma l’utile diventerebbe negativo con deicosti fissi del 10% [(a)+(b)+(c)]Prendendo come base gli stessi costi di stigliatura e pettinatura usati per la canapa e applicandoli alle altretre colture otteniamo i seguenti risultati:Utile di trasformazione (€/t di paglia)Lino Canapa Ortica* Ginestra*RICAVI (A)prezzo fibra (€/kg) € 2,50 € 3,60 € 7,50 € 3,50Fibra € 500,00 € 252,00 € 750,00 € 315,00Stoppe € 32,00 € 184,95 € 112,50 € 70,00Semi € 10,00Resti € 39,20 € 20,00 € 42,00 € 42,00Sussidio UE (fibra lunga) € 40,00 ­ ­ ­Sussidio UE (fibra corta) € 9,00 € 45,53 ­ ­€ 630,20 € 503,48 € 904,50 € 427,00COSTI DIRETTI (B)Paglia (€/t) € 210,00 € 180,00 € 600,00 € 130,00Stigliatura € 150,00 € 150,00 € 150,00 € 150,00Pettinatura € 225,00 € 117,00 € 135,00 € 135,00


31/39€ 585,00 € 447,00 € 885,00 € 415,00* = stimeUTILE NETTO (A­B) € 45,20 € 56,48 € 19,50 € 12,00La prima puntualizzazione in merito alla tabella qui sopra riguarda i dati per l’ortica e la ginestra. Nonessendoci dei dati economici reali a disposizione, si è continuata la stima in base al valore della pagliaderivante dai conti colturali. Per rendere quanto più omogenei i dati, si è preso il valore della paglia cheritornava un utile ad ettaro simile a quello della canapa, pertanto di €600/t per l’ortica e €130/t per la ginestra.Supponendo quindi le rese ed un costo di trasformazione uguale per tutte, si è calcolato il valore del filato(€/kg) che permetteva di ottenere un utile positivo.Analizzando la tabella si può desumere che:la canapa ha l’utile netto maggiore delle varie fibre; bisogna comunque considerare che il prezzodella fibra di canapa è superiore del 44% rispetto alla fibra di lino, una differenza troppo marcatavisto che tra le due fibre la differenza dovrebbe oscillare tra il 20­30%se venisse tolto il sussidio UE, il lino riporterebbero un utile negativo; per avere un utile positivo, il prezzo della fibra di lino dovrebbe aumentare del 2% a €2,55/kgnonostante un prezzo stimato al kg della fibra molto più elevato, sia l’ortica che la ginestra hannol’utile minoresupponendo la possibilità per l’ortica e la ginestra di ricevere il sussidio UE, restando positivo l’utile, ilprezzo della fibra di ortica potrebbe scendere a €7,10/kg (­5%) e quello della fibra di ginestra a€3,10/kg (­11%)l’alto costo della paglia d’ortica, ben 3 – 4 volte quello delle altre piante da fibra, si ripercuote sulprezzo finale della fibra, che ha un prezzo pari a 2 – 3 volte quello delle altre fibre; un valore dellapaglia uguale a quello della paglia di lino permetterebbe di abbassare il prezzo finale della fibrad’ortica a €3,80/kg ottenendo un utile pari a €39,50/kgIn una ottica di mercato, possiamo confrontare i prezzi di mercato con quelli evidenziati in questo studio. Peresempio, possiamo confrontare il prezzo della canapa italiana con quella cinese: €3,60 – 4,00 /kg rispetto a€2,50/kg, una differenza del 44%. Bisogna però considerare che la canapa cinese è un prodotto “semilavorato”in quanto già candeggiato e pronto per essere lavorato, mentre la canapa italiana è totalmentegrezza. Allo stesso tempo il prodotto cinesi è di sole fibre corte e adatto solo ad una lavorazione in“melange”, cioè l’unione di più fibre per creare un filato. La canapa italiana invece è a fibra lunga, adatta aduna filatura in purezza.Dal punto di vista della seconda trasformazione, dalla fibra al filato, il distretto tessile di Prato può offrire delleopportunità, anche se al momento le macchine a disposizione per la filatura non sono adeguate alla fibralunga “lungo tiglio” ma potenzialmente solo per quella corta delle “stoppe”.


32/39L’unica azienda in Italia, e probabilmente in Europa, capace di lavorare la fibra lunga è il Linificio CanapificioNazionale (LCN), un’azienda all’avanguardia non solo nella filatura ma anche nella costruzione deimacchinari per lavorare la fibra. Il LCN, la cui produzione principale è il lino, ha un forte interesse nellaproduzione di “canapa italiana”, infatti collabora con i vari attori del settore sia a livello italiano che europeo,come per il progetto Europeo Hemp­Sys. Il LCN fa parte della Confederazione Europea del Lino e Canapa(CELC) che ha creato il marchio “Masters of Linen” per il lino, ed è promotrice del marchio per la canapaitaliana “Canapa Italia”.5.3 Aiuti UE alla trasformazioneL’aiuto è concesso ai primi trasformatori riconosciuti in funzione del quantitativo di fibre specificheeffettivamente ottenute dalla paglia oggetto di un contratto di compravendita.L’importo di tale aiuto è il seguente:a) per le fibre lunghe di lino: 200 EUR per tonnellata a decorrere della campagna di commercializzazione 2006/2007;[era di 160 EUR per tonnellata per le campagne di commercializzazione dal 2002/2003 al 2005/2006]b) per le fibre corte di lino e per le fibre di canapa (contenenti al massimo il 7,5% di impurità e di canapuli ocapecchi): 90 EUR per tonnellata per le campagne di commercializzazione da 2001/2002 a 2005/2006A determinate condizioni, gli Stati membri possono parimenti concedere l’aiuto per le fibre corte di linocontenenti una percentuale di impurità e di canapuli o capecchi compresa tra il 7,5% e il 15% e per le fibre dicanapa contenenti una percentuale di impurità e di canapuli o capecchi compresa tra il 7,5% e il 25%.L’aiuto alla trasformazione è concesso per un quantitativo massimo garantito (QMG) per campagna dicommercializzazione pari a 80.823 tonnellate per le fibre lunghe di lino e di 146.296 tonnellate per le fibrecorte di lino e le fibre di canapa. Tali quantitativi sono ripartiti tra gli Stati membri in quantitativi nazionaligarantiti (QNG).Al fine di sostenere la coltivazione tradizionale di fibre lunghe di lino in alcune zone dei Paesi Bassi, delBelgio e della Francia, è concesso un aiuto complementare transitorio ai primi trasformatori riconosciuti.L’attuale bilancio per l’OCM del lino e della canapa ammonta solamente a circa 20 milioni di Euro.6. VALUTAZIONE AMBIENTALEDa quanto già descritto nella sezione dei conti culturali, il lino, la canapa, l’ortica e la ginestra sono specie daconsiderarsi a basso impatto ambientale. Non solo sono piante che si prestano alla coltivazione organica,ma la robustezza della loro fibra allunga il ciclo di vita dei prodotti ottenuti e anche alla fine del ciclo, essendo100% naturali, sono totalmente riciclabili.Le piante da fibra sono considerate migliorative del terreno, perché hanno un basso bisogno di input, qualifertilizzanti, antiparassitari e diserbanti, e soprattutto per il loro apparato radicale che si sviluppa in profondità,apportando un miglioramento della struttura e della fertilità del terreno, del quale usufruiscono le colture cheseguono.


33/39Le tabelle qui sotto, riportate dall’INRA ­ l’Istituto Francese per la Ricerca in Agricoltura, forniscono unraffronto fra il lino, la canapa e le classiche colture “depauperanti”, quali grano, patate, barbabietola dazucchero, e colza.(kg/ha) Lino Canapa Grano Patate Barb. Zucc.Azoto (N) 100 100 130 170 220Fosforo (P) 70 0 64 80 100Potassio (K) 70 0 90 290 180Se il lino e la canapa necessitano un minor apporto e spesa per i fertilizzanti, ancora più rilevante è ladifferenza del costo dei trattamenti.(€/ha) Lino Canapa Grano Barb. Zucc. ColzaConcimi 66 45 139 154 135Sementi 209 280 33 242 32Trattamenti 101 0 202 289 191Dal punto di vista paesaggistico queste colture contribuirebbero alla diversità del territorio agricolo. Laginestra è l’unica pianta “autoctona” tuttora presente sul territorio, anche se non coltivata, raccogliendogrande consenso per il suo aspetto ed i fiori gialli, integrandosi benissimo nel paesaggio toscano. Il lino èuna pianta che facilmente si potrebbe integrare nel paesaggio con i suoi fiori azzurri molto apprezzati. Lacanapa e l’ortica invece potrebbero presentare delle difficoltà.La canapa, facilmente riconoscibile dalla forma particolare delle sue foglie, è conosciuta per la suaassociazione alle sostanze stupefacenti, in quanto contenente sostanze allucinogeni. Oltre a sensibilizzarele persone dell’utilizzo finale per il quale viene coltivata, particolare attenzione dovrà essere messanell’informare del suo basso contenuto di THC, anche per evitare furti.L’ortica invece non beneficia di due particolari attributi che le vengono comunemente conferiti: consideratainfestante e percepita come un “nemico” in quanto urticante. Vedere dei campi coltivati ad ortica potrebbeindurre a pensare che siano stati “abbandonati”, mentre la sua proprietà urticante è sicuramente un elementonon da sottovalutare quando si propone ai consumatori un prodotto confezionato: non ci sarà da stupirsi delladomanda “ma punge?”.Anche dal punto di vista ecologico queste coltivazioni sono particolarmente positive, in quanto contribuisconoa preservare la bio­diversità e grazie al loro basso impatto ambientale anche a favorire un habitat adatto adanimali ed insetti. Alcuni agricoltori potrebbero beneficiarne indirettamente per creare nuovi prodotti, come ilmiele ai fiori d’ortica (non credo. L’impollinazione è anemofila) o di canapa. Credo che l’unico sia il miele diginestra che è effettivamente fatto anche se in ridotte quantitàSe da un parte le piante da fibra hanno minori necessità di fertilizzanti e trattamenti, dall’altra hanno ancheun minor impatto ambientale come dimostrano i calcoli dell’INRA nella seguente tabella:Canapa Grano PatateEutrofizzazione (kg PO2) 20.5 21.9 23.8


34/39Cambiamento climatico (kg CO2) 2,330 3,370 4,120Acidificazione (kg SO2) 9.8 16.3 22.4Eco­tossicità terrestre (kg) 2.3 4.0 4.9Consumo energetico (MJ) 11,400 18,100 25,600Se in passato in Italia la macerazione della canapa e della ginestra avveniva nei fiumi o altri bacini d’acqua,tale pratica è stata vietata proprio per considerazioni ambientali. La macerazione in campo invece noncomporta tali problematiche, mentre la macerazione in impianti industriali comporterebbe la necessità ditrattare le acque reflue per eliminare la flora microbica.7. VALUTAZIONE SOCIO­TERRITORIALECome abbiamo già accennato, il lino è l’unica pianta da fibra coltivata industrialmente su larga scala inEuropa la cui produzione è mirata principalmente al settore dell’abbigliamento. Per questo motivo èinteressante notare l’importanza della filiera in Europa.SEMINATIVO PRODUZIONE LAVORATORI VOLUME D’AFFARICOLTIVAZIONETRASFORMAZIONE120.000 Ha720.000 tdi paglia150.000 tdi fibra di lino10.0002.600€ 340.000[Fonte: CELC]FILATURATESSITURA28.000 tfilato di lino100 milioni metridi tessuto principal. Lino5.000 € 240.0006.000 € 750.000Da questa tabella possiamo notare che la filiera del lino ha un maggior impatto a livello dei coltivatori,coinvolgendo ben 10.000 lavoratori, mentre il volume d’affari è in proporzione molto minore rispetto ai settoridella filatura e della tessitura. Possiamo spiegare questo dato con le caratteristiche intrinsechedell’agricoltura, quali l’alta frammentazione, le basse economie di scala, il minor valore aggiunto, ladiversificazione colturale.A livello agricolo, il settore delle piante da fibra potrebbe beneficiare dalla recente riforma della PAC, che haprevisto la scomparsa dell'aiuto specifico alle colture. Ciò permette agli agricoltori di decidere per qualicolture optare in base sia a parametri economici che agronomici.Anche se attualmente la coltivazione delle piante da fibra a destinazione tessile non sembranoparticolarmente profittevoli, sicuramente sono piante migliorative che rientrano bene nel ciclo colturale, hannoridotte necessità di input e possono sfruttare i macchinari presenti in azienda senza richiedere nuoviinvestimenti.


35/39La domanda crescente di fibre vegetali naturali da parte dell'industria tessile, diverse dal cotone, potrebbestimolare e sostenere la domanda ed i prezzi delle fibre vegetali, spingendo gli agricoltori a livello regionale afare sistema per poter introdurre queste colture.Considerando la forte radicazione del sistema cooperativo in Toscana, possiamo ritenere che facilmente sipossano creare dei consorzi di produttori, i quali potrebbero anche investire in macchine e impianti adatti allacoltivazione ed alla prima trasformazione. Ciò comporterebbe un maggior beneficio economico per iproduttori, visto che andrebbero a vendere un prodotto già differenziato e di maggior valore aggiunto.Dal punto di vista industriale il settore tessile toscano aveva alla base una struttura di piccole e medieimprese, al cui interno la comune origine artigiana ha favorito l'affermarsi di una forte dimensione diintegrazione e cooperazione. In tempi recenti, tuttavia, le dinamiche della globalizzazione hanno indotto uncambiamento in tale contesto.La singola impresa, benché tutelata a livello di associazioni e consorzi di produttori, non è stata più in gradodi reggere alla forte concorrenza dei paesi del “Far East”, capaci di produrre a costi notevolmente inferiori,come dimostra la tabella qui sotto.UNIONE EUROPEAMateria prima 1,0CINA1,0Valore aggiunto filatore 1,8 0,6Valore aggiunto tessitore 3,2Valore aggiunto finissaggio 2,00,6Prezzo di vendita € 8,00 / metro € 2,20 / metro[Fonte: AND International, Ernst & Young 2005]In quest'ottica, si prevede nel breve­medio periodo, un protrarsi del processo di ristrutturazione a favore delleimprese maggiormente dimensionate e innovative, e a scapito di quelle sottodimensionate che non sarannoin grado di adeguarsi alla nuova condizione.L'introduzione delle piante da fibra proposta dal progetto si muove nella stessa direzione delle politichedistrettuali le quali, per contrastare il clima di crisi che ha avvolto il settore negli ultimi anni, stanno puntandofortemente sulla qualità del prodotto finito, sull’innovazione ed anche sulla salvaguardia ambientale.L'introduzione di prodotti di origine naturale, ed in più di alta qualità, può costituire un fattore importante nellestrategie aziendali nel mercato internazionale.Un altro aspetto importante è rappresentato dai processi di concertazione sulla tematica del rapporto trasviluppo economico e gestione ambientale sostenibile, come il progetto ''Pratopro21'' della provincia di Prato,processi gestiti attraverso lo strumento di Agenda 21. Trattasi di un modo di programmare e governare losviluppo del territorio provinciale, in un'ottica di "sviluppo sostenibile integrato: innovazione, qualificazionedelle risorse, diversificazione". Lo scopo del percorso, intrapreso sulla base di una scelta volontaria econdivisa tra più attori locali, è individuare e fissare obiettivi comuni per tradurli in una strategia integrata e inazioni attuabili con il coinvolgimento attivo e volontario di tutti i soggetti interessati.Il progetto Naturaltex, nelle applicazioni da esso proposte, ma ancor prima nella rete di relazioni che hagenerato, è in grado di contribuire positivamente a queste iniziative locali di concertazione.


36/39Il progetto infatti coinvolge un alto numero di partner, dagli enti di ricerca, alle aziende agricole e delcomparto tessile, nonché ad operatori dell'intera filiera produttiva, e questo rappresenta un fattore senz'altrofavorevole al rafforzamento dello spirito di concertazione a livello locale.Bisogna infine ricordare che le decisioni in ambito industriale vanno prese anche in funzione delle esigenzedella cittadinanza; è sempre esistita una forte interconnessione tra la sfera sociale e la sfera industriale, cheha permesso alle attività produttive di svilupparsi a livello locale.


37/398. Analisi “SWOT” delle piante da fibraPunti di forzala domanda per fibre naturali è in aumento per ragioni sia reali che di pensierole caratteristiche fisiche e chimiche sono considerate buone dando l’opportunità di modificare le fibreper essere adattate a molteplici e differenti applicazioni ­> grande flessibilità di trasformazionegli investimenti industriali necessari sono relativamente piccoli rispetto ad un impianto per laproduzione di fibre sintetichele piante da fibra sono facili da coltivare e rientrano bene nella rotazione delle colture, essendo bendiverse dagli altri seminativiessendo piante annuali o comunque con un breve ciclo di vita (a parte la ginestra), è più facileprocedere alla selezione di nuove varietà e alla moltiplicazione; inoltre permettono un adeguamentopiù rapido alle necessità di mercato rispetto a fonti alternative di fibra come gli alberimaggiore facilità a soddisfare verifiche ambientaliPunti di debolezzanel breve periodo si fa molto conto sul supporto economico dato dalla UE; gli industriali sono pocopropensi ad investire su materiali che non hanno stabilità economicamancanza di incentivi per gli agricoltori a migliorare la qualità e i rendimenti ed in generale mancanzadi conoscenze e apprendistato sulle fibremancanza di integrazione nell’industria che è generalmente frammentata fra coltivatori, trasformatorie venditori che non comunicano e interagiscono fra loro in modo pro­attivoil trasporto e lo stoccaggio in azienda della paglia va ben coordinatoil mercato delle fibre può essere soggetto a “dumping” da fibre provenienti da altri paesi per ragionipolitiche o necessità economichele fibre europee non sono economicamente competitive rispetto alla juta che arriva dall’India eBangladesh, alla canapa ed al lino a fibra corta che arrivano dalla Cinale fibre di origine agricola hanno problematiche riguardo la loro eterogeneità, come la variabilità dellalunghezza e finezza, contenuto di impurità, bassa elasticità


38/39Opportunitàmovimento ecologico­ambientalista: i consumatori stanno diventando sempre più consci, informatisugli effetti ambientali dei prodotti nel loro ciclo di vita; ciò crea un vantaggio per i prodotti biodegradabilie potrebbe favorire un prodotto europeo, più che del terzo mondo, fatto con materialieuropei (tracciabilità)l’applicazione di sistemi “appena in tempo” (just in time) nel settore manifatturiero potrebbe favorire lafibra europearegolamenti sul riciclaggio e smaltimento, come il regolamento UE sul packaging, varie legislature alivello nazionale che obbligano i produttori ad utilizzare alte quantità di materiali riciclabili; esempio èla legislatura tedesca che obbliga i produttori di auto a raggiungere un target dell’85% di materialiriciclabili sul peso totale delle autofluttuazioni di prezzo delle fibre di origine estera: la stabilità nell’offerta e nei prezzi delle fibre nellamoneta locale sono importanti per la preparazione dei budget da parte degli acquirentinonostante i consumi nell’occidente siano stabili, altrove la domanda di beni quali vestiti sono increscitaMinaccelo sviluppo e la crescita delle fibre sintetiche è sempre più veloce, caldeggiato da forti investimenti daparte delle multinazionali: nuove “microfibre” come il Tencel, Lyocell e Deposa sono minacce allanicchia ambientale del linoil cotone “biologico”, se coltivato con successo, sfaterebbe molti dei punti che vengono tuttoraaddossati al cotone, che anche se naturale, dal punto di vista ambientale è estremamente dannoso,in quanto richiede grandi dosi di erbicidi, pesticidi, fertilizzante, nonché molta acqua per l’irrigazione,facendone una coltura depauperante, di degrado ambientale e nociva anche alla salute umanala riforma della PAC ha ridotto i sussidi a disposizione sia degli agricoltori che, in parte, dei primitrasformatori; gli effetti di ulteriori cambiamenti sono difficili da prevedere, ma di sicuro questeincertezze non aiutano a prendere delle decisioni di lungo periodo soprattutto per quanto riguarda gliinvestimenti in nuovi impianti di trasformazioneSi desidera ringraziare per la collaborazione:CantarelliCentral Science Laboratory (UK)CIA PratoDAKS (UK)EcocanapaG.P. PalombellaGiab’s


39/39GIBÒHemcore (UK)Hemp Hoodlamb (NL)IBIMET­CNRIstituto PolimodaLinificio Canapificio NazionaleRiferimenti bibliografici e siti internet consultati:ADAS 2005. UK Flax and Hemp production: the impact of changes in support measures on the competitiveness and futurepotential of UK fibre production and industrial use. Rapporto finale per DEFRAAND International, Ernst & Young 2005. Evaluation de l’organisation commune de marché dans le secteur du lin et du chanvre.Rapporto finale per la European Commission, Directorate­General for AgricultureAssociazione Tessile Italiana 2004­2005. Rapporto AnnualeCommissione delle Comunità Europee 2006. Com(2006) 125 definitivo 2006/0043 (cns), Relazione della Commissione alParlamento Europeo e al Consiglio sul settore del lino e della canapaD. Liberalato 2003. Prospect of Hemp Utilisation in the European Textile Industry. Zignago Tessile S.p.A., Fossalta di Portogruaro(VE)Ecocanapa 2004. Cosa fare per coltivare la Baby­CanapaErsilia Di Tullio 2005. La riforma Fischler della politica agricola comunitaria. NomismaEuropean Commission, Directorate­General for Agriculture 2003. Area, yield and production of fibre flax and hempGabriella Manfredi 2005. La riforma della PAC: previsioni di impatto sul settore agricolo. ISMEAIBIMET­CNR 2006. Manuale di coltivazione e prima lavorazione dell’ortica per uso tessile. In stampaIBIMET­CNR 2006. Manuale di coltivazione e prima lavorazione della ginestra per uso tessile. In stampaInstitute of Natural Fibres 2002­2003­2004. Euroflax NewsLuigi Angiolini 2006. Chimica e tecnologia delle fibre tessili. Polo scientifico didattico di Rimini­ Università di Bologna.Michael Karus 2003. European hemp industry 2002: Cultivation, processing and product lines. European Industrial HempAssociation (EIHA)Studio Paroli e Associati 2004. Produzione agricola della canapa da fibraARSIA: www2.arsia.toscana.it/economikCELC: www.mastersoflinen.comFAO: http://faostat.fao.orgIENICA: www.ienica.netLa Chanvrière de l'Aube: www.chanvre.oxatis.com

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