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Minori, la cultura dell'ascolto a confronto - Ordine degli Psicologi del ...

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in primo piano: l’ascolto dei minoriLà dove un bambino presenti tematichericorrenti, che insistono su undeterminato contenuto, è presumibileche tale perseveranza esprima qualcosache urge dire, comunicare, o ancheespellere, indicando <strong>la</strong> presenza di vissutitraumatici. Soprattutto, nel casoin cui tale coercitività risulti corre<strong>la</strong>taa tematiche specifiche, e con modalitànon appropriate al<strong>la</strong> fase di sviluppo,dobbiamo ammettere che possa trattarsidi tracce di un disagio psichicoche ha una valenza traumatica.L’effetto che assume un evento traumatico,come nel caso <strong>del</strong>l’abuso sessualeo <strong>del</strong> maltrattamento, ma anchedi interventi chirurgici o altre situazionidi stress, che si configurano per<strong>la</strong> psiche <strong>del</strong> bambino nei termini diun’esperienza effrattiva e traumatica,tuttavia, dovrà essere debitamente vagliatoper evitare che <strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazionepersonale <strong>del</strong> bambino possa venireconfusa o sovrapposta con <strong>la</strong> realtà.Per questa ragione, l’esperto chesomministra i test dovrà essere unapersona opportunamente formata ecompetente non solo sulle tecnicheche applica, ma anche sul piano <strong>del</strong><strong>la</strong>conoscenza <strong>del</strong>lo sviluppo psicologicoe <strong>del</strong><strong>la</strong> psicopatologia infantile, così dapoter tradurre i dati ricavati in unospaccato <strong>del</strong> funzionamento cognitivoed emotivo <strong>del</strong> bambino.Il tema <strong>del</strong>l’idoneità a renderetestimonianza è da tempo al centro<strong>del</strong> dibattito tra gli esperti inpsicologia giuridica. Ritenete cheun bambino in età presco<strong>la</strong>re(minore di 6 anni) sia in gradodi testimoniare o ritenete che vadaconsiderato non in grado direndere testimonianza e quindisempre non idoneo?Crediamo che, seppure con i dovutidistinguo, il bambino possieda capacitàe precursori di pensiero simbolicogià quando è ancora piuttosto piccolo.Spesso è l’adulto che non riesce acaptarne il senso ed il valore, per talemotivo è portato a non riconoscerne<strong>la</strong> profondità e l’efficacia.Naturalmente tale sofisticato funzionamentoè suscettibile di continue o-scil<strong>la</strong>zioni, tra il raggiungimento <strong>del</strong><strong>la</strong>funzione e <strong>la</strong> rapida perdita <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa,è lo sviluppo che favorisce un aumento<strong>del</strong><strong>la</strong> complessità supportandone<strong>la</strong> continuità <strong>del</strong><strong>la</strong> resa.Un bambino dopo i 3 anni e mezzocirca, in re<strong>la</strong>zione al proprio stato psichico(emotivo e cognitivo) è in gradodi esporre, secondo una visione soggettiva,esperienze ed emozioni vissute.Quando invece il bambino si sta amma<strong>la</strong>ndoo è già amma<strong>la</strong>to generalmentenon riesce a sviluppare tali competenze.Peraltro, <strong>la</strong> permanenza in un’areadove il pensiero tende ad essere concretoe quindi ancora partico<strong>la</strong>rmenteagganciato al dato percettivo, può esseredi significativa utilità nel distinguerele esperienze dalle fantasie.Ciò non significa che l’estrema <strong>del</strong>icatezzadi questo periodo evolutivodebba essere sottovalutata, soprattuttoin re<strong>la</strong>zione ad una deposizionepresso il Tribunale, anzi deve esserevalutato il singolo bambino e lo sviluppo<strong>del</strong>le sue capacità in re<strong>la</strong>zione alcompito richiestogli.È naturalmente acquisito che iricordi infantili, in riferimentosempre al<strong>la</strong> prima e seconda infanzia,non hanno le stesse caratteristichespazio-temporali<strong>degli</strong> adulti. Come dovrebbe valutarliil perito/consulente, comeparti integranti e naturali<strong>del</strong>lo sviluppo neuropsicologicoo come patologie?Condividiamo <strong>la</strong> considerazione chelo sviluppo <strong>del</strong> ricordo nel bambino seguaun andamento diverso da quello<strong>del</strong>l’adulto, in quanto tale funzione <strong>del</strong>l’Io,risponde al gradiente di sviluppomaturativo e psichico. Se <strong>la</strong> memoriacome Changeux (1988) afferma è “unacapacità <strong>degli</strong> esseri viventi di conservareinformazioni per poterle in seguitorecuperare o riconoscere”, dobbiamoperaltro ammettere che il sistemamnestico è un sistema complesso, multidimensionalee, soprattutto, nel<strong>la</strong> suaconcettualizzazione fortemente influenzatodall’adesione ad uno specifico paradigmateorico.Sappiamo che il ricordo di un’esperienzasi fonda sul depositarsi di traccepsichiche qualificate da una valenzaaffettiva, e che progressivamentetali tracce si vanno organizzando in unarete sempre più complessa di rappresentazionimnestiche. La memoria è i-neludibilmente collegata allo sviluppo<strong>del</strong> linguaggio, oltre che dal ripetersidi attività ed esperienze cognitive edaffettive. Con il tempo, alcune rappresentazionimnestiche vengono meno,o anche vengono modificate e riadattatein base a bisogni, esigenze o tendenzepiù pertinenti al<strong>la</strong> fase di sviluppoche il bambino attraversa.Ma è anche vero, che <strong>la</strong> persistenzadi alcuni ricordi si fonda sul ripetersidi attività che avvengono con maggiorefrequenza o, di altre che risultanoaver segnato partico<strong>la</strong>rmente il vissuto<strong>del</strong> bambino. In generale, i ricordiinfantili sono accessibili al<strong>la</strong> coscienzae, facilmente recuperabili, là dove sianosintonici con l’Io e ne rinforzino <strong>la</strong>sua coesione e consistenza, o anchequando riproducono l’esistenza di unelemento estraneo, intrasformabile,non inscrivibile nell’apparato psichico.È questo il caso di esperienze traumatichenon rappresentabili, non e<strong>la</strong>borabili,che i bambini ripropongono coercitivamentesotto forma di discorsi, disogni o di incubi. A volte accade, attraverso<strong>la</strong> comparsa di f<strong>la</strong>shback, che determinateesperienze di natura traumaticaritornino al<strong>la</strong> coscienza producendouno stato confusionale che nealtera l’andamento.Il ricordo ha dunque una stretta corre<strong>la</strong>zionecon il portato affettivo <strong>del</strong>l’esperienza,che si commisura con le esigenze<strong>del</strong>le istanze pulsionali che attraversano<strong>la</strong> psiche <strong>del</strong> bambino, inre<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> sua fase di sviluppo. Talefunzionamento non è patologicobensì naturale referente <strong>del</strong>lo sviluppopsichico <strong>del</strong> bambino soprattuttonel passaggio tra <strong>la</strong> fase pre-sco<strong>la</strong>re e<strong>la</strong>tenza.Secondo voi è corretto e necessariotenere distinti e separati iruoli <strong>del</strong>lo psicoterapeuta e <strong>del</strong>perito/consulente durante l’indagineperitale?A nostro avviso <strong>la</strong> distinzione concerneil ruolo <strong>del</strong><strong>la</strong> figura <strong>del</strong>lo psicoterapeuta,ossia il riconoscimento <strong>del</strong>contesto in cui svolge <strong>la</strong> sua prestazioneprofessionale.Il consulente/perito si limiterà a rivestiretale ruolo.Ciò non toglie che le competenzeprofessionali acquisite e l’assetto internoche lo qualifica verranno, ineludibilmente,messi in gioco nel<strong>la</strong> valutazioneperitale e gli consentiranno di utilizzarele competenze cliniche e diagnostiche,provenienti da una formazionepsicoterapeutica con specifico percorsopersonale e professionale, quali strumentiche supportano una visione piùartico<strong>la</strong>ta e complessa.9

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