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Strutture di Poisson - Caressa.it

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8 Paolo <strong>Caressa</strong>con un<strong>it</strong>à (non necessariamente commutativa) che possegga una filtrazionecioè una famiglia <strong>di</strong> sottoinsiemiche ricopra A:A 0 ⊂ A 1 ⊂ ... ⊂ A n ⊂ ...A = ⋃ n≥0A ne tale cheA i ·A j ⊆ A i+jin modo che A 0 sia commutativa e contenga l’un<strong>it</strong>à. Se supponiamo inoltreche[A i ,A j ] ⊆ A i+j−1ovvero che∀n,m ≥ 1 ∀x n ∈ A n ∀x m ∈ A m [x n ,x m ] := x n x m −x m x n ∈ A n+m−1allora l’algebra graduata associata ad AS(A) := ⊕ n≥0A n /A n−1 (A −1 := {0})è un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> rispetto al prodotto ed al commutatore passati alquoziente.Infatti se definiamo per n ≥ 0:gr n : A n → A n /A n−1come le proiezioni canoniche, allora le operazioni <strong>di</strong> prodotto e commutatoresu S(A) sono defin<strong>it</strong>e nel modo seguente:gr n (a)·gr m (b) := gr n+m (ab)[gr n (a),gr m (b)] := gr n+m−1 ([a,b])se a ∈ A n e b ∈ A m . Queste operazioni sono ben defin<strong>it</strong>e (cioè non <strong>di</strong>pendonodai rappresentanti a e b ma solo dalle classi <strong>di</strong> equivalenza gr n (a) e gr m (b)come è ovvio dalla definizione delle proiezioni gr n . Dimostriamo ora che S(A)è un’algebra associativa e commutativa (l’un<strong>it</strong>à è ovviamente gr 0 (1)):(gr n (a)gr m (b))gr l (c) = gr n+m (ab)gr l (c) = gr n+m+l ((ab)c)= gr n+m+l (a(bc)) = gr n (a)(gr m (b)gr l (c))


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 9e quin<strong>di</strong> S(A) è associativa; la commutativ<strong>it</strong>à è altrettanto imme<strong>di</strong>ata:gr n (a)gr m (b)−gr m (b)gr n (a) = gr n+m (ab)−gr n+m (ba)= gr n+m ([a,b]) = 0dato che [a,b] ∈ A n+m−1 e quin<strong>di</strong> sta nel nucleo <strong>di</strong> gr n+m .Che poi S(A) sia un’algebra <strong>di</strong> Lie rispetto al commutatore passato alquoziente è pure una semplice verifica:[[gr n (a),gr m (b)],gr l (c)]+[[gr n (b),gr m (c)],gr l (a)]+[[gr n (c),gr m (a)],gr l (b)] =Ve<strong>di</strong>amo infine che vale l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Leibniz:= gr n+m+l−2 ([[a,b],c]+[[b,c],a]+[[c,a],b]) = 0[gr n (a)gr m (b),gr l (c)] = gr n+m+l−1 ([ab,c]) = gr n+m+l−1 ([a,c]b+a[b,c])= [gr n (a),gr l (c)]gr m (b)+gr n (a)[gr m (b),gr l (c)]Osserviamo infatti, riguardo l’ultimo passaggio, che se B è un’algebra associativaqualsiasi allora le parentesi <strong>di</strong> Lie[a,b] := ab−barendono B un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, visto che verificano l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Leibniz.Questo permette <strong>di</strong> costruire un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> a partire da una qualsiasialgebra associativa (non commutativa, altrimenti le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sononulle). Tuttavia gli esempi <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> così ottenuti non sono moltosignificativi, perché la struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è essenzialmente contenuta inquella <strong>di</strong> Lie; ad esempio ogni algebra <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> matrici (quin<strong>di</strong> ogni algebra<strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione fin<strong>it</strong>a) è un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> in questo modo, ma lasua struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> non aggiunge molto rispetto alla struttura <strong>di</strong> Lie.Le algebre filtrate sorgono naturalmente in <strong>di</strong>versi campi (ad esempio inAlgebra Commutativa ed in Geometria Algebrica) ed un esempio interessantesi ha considerando un’algebra <strong>di</strong> Lie g e la sua algebra inviluppante universaleU(g), che è effettivamente filtrata (è un quoziente dell’algebra tensoriale cheè graduata!). Inoltre U(g) verifica evidentemente la con<strong>di</strong>zione[U n ,U m ] ⊆ U n+m−1dato che, se x e y sono elementi <strong>di</strong> grado uno vale la relazionex⊗y −y ⊗x = [x,y]


12 Paolo <strong>Caressa</strong>È interessante notare che vale la seguente caratterizzazione:D ∈ Der K (A) ⇐⇒ D ∈ Diff 1 (A) e D(1) = 0Infatti, se D ∈ Der K (A) allora:∀a,b ∈ A D(ab) = aDb+bDa ⇐⇒Dµ a b = µ a Db+µ Da b ⇐⇒[D,µ a ](b) = µ Da (b) ⇐⇒ δ a D = µ DaMa come abbiamo già osservato, Diff 0 (A) = {µ a } a∈A sicchéD ∈ Der K (A) ⇒ δ 2 D = δµ a = 0 ⇒ D ∈ Diff 1 (A)Infine D(1) = D(1·1) = 2D(1) e quin<strong>di</strong> D(1) = 0.Viceversa, se D ∈ Diff 1 (A) e D(1) = 0 alloraδ 2 D = 0 e D(1) = 0cioèc = µ c 1 = δ b D1 = [D,µ b ](1) = Dbil che vuol <strong>di</strong>re δ b D = µ Db e quin<strong>di</strong>, per le equivalenze precedenti, D ∈Der K (A).Datutto ciò segue che l’algebra graduatacommutativa S(Diff(A)) èun’algebra<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.Un esempio particolare <strong>di</strong> questa costruzione si ha quando A è l’algebradelle funzioni infin<strong>it</strong>amente <strong>di</strong>fferenziabili <strong>di</strong> una varietà M. È allora possibile<strong>di</strong>mostrare (cfr. ad esempio [1]) che la definizione qui data <strong>di</strong> operatore<strong>di</strong>fferenziale coincide con quella che generalmente viene data per le varietà,e che quin<strong>di</strong> la costruzione che abbiamo effettuato in generale ci permette<strong>di</strong> r<strong>it</strong>rovare come algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> l’algebra dei simboli cioè delle funzioniinfin<strong>it</strong>amente <strong>di</strong>fferenziabili sul fibrato cotangente della varietà M.Questi esempi e la loro <strong>di</strong>vers<strong>it</strong>à rendono conto del livello <strong>di</strong> general<strong>it</strong>àche la definizione <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> introduce, e giustificano quin<strong>di</strong> ladefinizione <strong>di</strong> questi oggetti; un altro motivo fondamentale per il quale hainteresse introdurre le algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è che in molti problemi meccanicisi conoscono gli osservabili ma non lo spazio delle fasi, e che le procedure <strong>di</strong>quantizzazione sonoincentratesugliosservabili esulleparentesi <strong>di</strong><strong>Poisson</strong>piùche sulle fasi, e quin<strong>di</strong> sono suscettibili <strong>di</strong> descrizione puramente algebrica.


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 15delle derivazioni e viceversa (duale come A-modulo), e quin<strong>di</strong> una “forma <strong>di</strong>fferenziale”sarà semplicemente una forma A-lineare su Der K (A). Dobbiamoinfine supporre che esista un morfismo <strong>di</strong> A-modul<strong>it</strong>ale che, se a,b ∈ A e k ∈ K:d : A → Ω K (A)d(ab) = adb+bdadk = 0d(a+b) = da+dbIn tali ipotesi, considerando l’algebra esterna su Ω K (A) ed estendendo perlinear<strong>it</strong>à la mappa d si ottiene l’analogo dell’algebra <strong>di</strong> de Rham.Definendo poi, per X ∈ Der K (A),comei X : Ω n K (A) → Ωn−1K (A)(i X ω)(X 1 ∧···∧X n−1 ) := ω(X ∧X 1 ∧···∧X n−1 )si ottiene un operatore <strong>di</strong> contrazione che permette <strong>di</strong> definire la derivata <strong>di</strong>Lie <strong>di</strong> una forma rispetto ad un campo come:L X ω := <strong>di</strong> X ω +i X dωSi verifica che queste operazioni sod<strong>di</strong>sfano le stesse proprietà formali chesod<strong>di</strong>sfano nel caso delle varietà <strong>di</strong>fferenziabili, ed in particolare osserviamoche vale l’ident<strong>it</strong>à seguente:[L X ,L Y ] = L [X,Y]A questo punto abbiamo un modo <strong>di</strong> sviluppare il calcolo <strong>di</strong>fferenzialeesterno sulle algebre associative. Nel caso delle algebre<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, che èquelloche qui interessa, questo formalismo serve a caratterizzare le parentesi <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> in termini tensoriali.Consideriamo infatti un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> (A,·,{}) e supponiamo chesod<strong>di</strong>sfi alle ipotesi che abbiamo in<strong>di</strong>cato perché vi si possa sviluppare il calcolo<strong>di</strong>fferenziale, e cioè che Der(A) sia un modulo proiettivo e che esista ilmodulo Ω 1 (A) := Hom A (Der(A),A) e la mappa d : A → Ω 1 (A). Ha evidentementesenso parlare <strong>di</strong> tensori covarianti antisimmetrici, e cioè degli elementidel moduloΩ(A) := ⊕ nΩ n (A) ove Ω n (A) := ∧ n Ω 1 (A)


16 Paolo <strong>Caressa</strong>e <strong>di</strong> tensori controvarianti antisimmetrici e cioè degli elementi∆(A) := ⊕ nDer n (A) ove Der n (A) := ∧ n Der(A)Osserviamo esplic<strong>it</strong>amente che se ω ∈ Ω n (A) e π ∈ Der n (A) allora〈π|ω〉 = ω(π) = i π ωavendo esteso l’operatore i alle multiderivazioni nel modo seguente, per π ∈Der n (A) e ω ∈ Ω n+p (A):(i π ω)(X 1 ∧···∧X p ) := ω(π∧X 1 ∧···∧X p )In particolare, se consideriamo le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su A ve<strong>di</strong>amo che definisconouna mappa bilineare antisimmetrica che è una derivazione in ognivariabile, cioè una biderivazione: abbiamo quin<strong>di</strong>, date le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>su A, una mappa π ∈ Der 2 (A) cioè un 2-tensore controvariante, defin<strong>it</strong>o da〈π|da∧db〉 = {a,b}Naturalmentenonogni2-tensorecontrovarianteinducedelleparentesi<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>su A: infatti, mentre ogni tensore π ∈ Der 2 (A) induce certamente un’operazionebilineare antisimmetrica su A che sod<strong>di</strong>sfa la regola <strong>di</strong> Leibniz (datoche vale la “derivazione delle funzioni composte”: d(ab) = adb + bda), nonè detto in generale che questa operazione sod<strong>di</strong>sfi l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Jacobi. Unacon<strong>di</strong>zione necessaria e sufficiente perché ciò accada, è la caratterizzazionedelle algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> in termini <strong>di</strong> 2-tensori controvarianti è data da Lichnerowicz(in un contesto geometrico più ristretto) che si può generalizzarealle algebre: per scriverla bisonga prima introdurre una operazione sull’algebraesterna ∆(A) dei tensori controvarianti antisimmetrici, e precisamente lecosiddette parentesi <strong>di</strong> Schouten.Definizione 2.3 Se π ∈ Der p (A) e ρ ∈ Der r (A) sono tensori controvariantiantisimmetrici <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> rispettivamente p e r, allora la loro parentesi <strong>di</strong>Schouten è il tensore controvariante antisimmetrico [π,ρ] s <strong>di</strong> grado p+r−1,defin<strong>it</strong>o come:〈[π,ρ] s |α〉 := (−1) pr+r i π <strong>di</strong> ρ α+(−1) p i ρ <strong>di</strong> π αse la forma <strong>di</strong>fferenziale α è chiusa.Questa definizione è parziale, nel senso che definisce [π,ρ] solo su formechiuse, ma si può estendere al caso qualsiasi con qualche sforzo tecnico: noi lautilizzeremo solo in questa forma, mentre una trattazione algebrica generaledelle parentesi <strong>di</strong> Schouten può ad esempio trovarsi in [1].


20 Paolo <strong>Caressa</strong>Si <strong>di</strong>mostra allora (è un conto noioso) la seguente e notevole ident<strong>it</strong>à:H{α,β} = [Hα,Hβ]ed inoltre che queste parentesi rendono Ω 1 (A) un’algebra <strong>di</strong> Lie.Osserviamo comunque che l’ident<strong>it</strong>à precedente può esprimersi <strong>di</strong>cendoche H è un morfismo <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie, ed in particolare che fornisce una rappresentazionelineare (tram<strong>it</strong>e le derivazioni) <strong>di</strong> Ω 1 (A) sullo spazio vettorialeA. Possiamo allora utilizzare questo fatto per definire una particolare coomologiaassociata alla struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, che, in un certo senso, generalizza lacoomologia <strong>di</strong> de Rham. Questa coomologia è stata defin<strong>it</strong>a da Lichnerowiczsulle varietà, ma, come si vede, la sua natura è puramente algebrica, secondola nostra definizione, che è la seguente: se supponiamo che il campo Ksul quale è defin<strong>it</strong>a l’algebra A abbia caratteristica zero, possiamo considerarela coomologia <strong>di</strong> Chevalley–Eilenberg associata alla rappresentazione Hdell’algebra <strong>di</strong> Lie Ω 1 (A). Questo vuol <strong>di</strong>re (cfr. [3]) che esiste l’operatoredefin<strong>it</strong>o come〈δρ|α 0 ∧···∧α n 〉 :=i=0∑0...n+δ : Der n (A) → Der n+1 (A)n∑(−1) i Hα i 〈ρ|α 0 ... → ∧ α i ...α n 〉+i


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 21Questo invariante è stato defin<strong>it</strong>o (in un modo <strong>di</strong>fferente) da Krasilščik e Vinogradove consente <strong>di</strong> formulare alcune estensioni della Meccanica Anal<strong>it</strong>icasulle algebre <strong>di</strong> Lie (cfr. [10]).Osserviamo che se π è il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, allora è una cocatena delcomplesso <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> (precisamente una 2-cocatena: π ∈ Der 2 (A)), ma inrealtà è un 2-cociclo, cioè dà luogo ad una classe <strong>di</strong> coomologia [π]. Infatti〈δπ|da∧db∧dc〉 = χ a 〈π|db∧dc〉−χ b 〈π|da∧db〉+χ c 〈π|da∧db〉+−〈π|{da,db}∧dc〉+〈π|{da,dc}∧db〉−〈π|{db,dc}∧da〉= χ a {b,c}−χ b {a,c}+χ c {a,b}+−〈π|d{a,b}∧dc〉+〈π|d{a,c}∧db〉−〈π|d{b,c}∧da〉= 2({a,{b,c}}+{b,{c,a}}+{c,{a,b}})= 0(si osservi che il calcolo mostra che δπ = [π,π] s , ed infatti vale in generaleper un qualsiasi tensore controvariante ρ che δρ = [π,ρ] s ).Abbiamo dunque <strong>di</strong>mostrato che π è un cociclo e quin<strong>di</strong> dà luogo ad unaclasse <strong>di</strong> coomologia; se questa classe è zero, cioè se π è un cobordo, e quin<strong>di</strong>esiste una derivazione X tale che π = δX, allora la struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si<strong>di</strong>ce esatta o potenziale. Menzioniamo che, analogamente a quanto avvienesulle varietà simplettiche, la classe <strong>di</strong> coomologia del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è unaostruzione alla quantizzazione geometrica dell’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> A.È possibile definire anche una omologia per le algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, generalizzandol’omologia canonica che Brylinski ha defin<strong>it</strong>o sulle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>(cfr. ad esempio [15]). Qui ci lim<strong>it</strong>eremo a menzionarla, ricordando che in unacerta misura è duale alla coomologia <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, e può essere utilizzata perdefinire successioni spettrali e complessi doppi simili a quelli che Connes hadefin<strong>it</strong>o in Geometria Non–Commutativa.Ilseguente èunageneralizzazione<strong>di</strong>unteorema<strong>di</strong>Lichenrowicz nelnostrocontesto algebrico generale:Teorema (Lichnerowicz–Krasilščik) 2.9 SeAèun’algebra<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>nondegenere, cioè tale che l’operatore H è un isomorfismo, allora per ogni n ≥ 0:H n dR(A) ∼ = H n Pos(A)Dimostrazione: Dato che H ◦ d = χ e H è un isomorfismo, si ha che lerappresentazioni dell’algebra <strong>di</strong> Lie Der(A) ∼ = Ω 1 (A) (isomorfismo <strong>di</strong> algebre<strong>di</strong> Lie per ipotesi):ι : Der(A) → gl(A) e H : Ω 1 (A) → gl(A)


22 Paolo <strong>Caressa</strong>sono isomorfe come rappresentazioni. Ma allora anche le coomologie indottesono isomorfe e, dato che sono calcolate dal complesso <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, si ha:H n Pos (A) ∼ = H n Lie (Der(A),A) ∼ = H n Lie (Ω1 (A),A) ∼ = H n dR (A)qedNaturalmente si sarebbe potuta introdurre la coomologia <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> conl’algebra omologica, e precisamente definendoH Pos (A) = Ext U(Ω 1 (A))(K,A)considerando l’algebra inviluppante universale dell’algebra <strong>di</strong> Lie delle 1-forme, ma questo punto <strong>di</strong> vista più intrinseco ha solo il vantaggio dell’eleganza.Osserviamo per concludere che, come segue dal teorema precedente, nelcaso delle varietà simplettiche, la coomologia <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> e la coomologia <strong>di</strong> deRham coincidono. Nel caso invece dell’algebra simmetrica S su un’algebra <strong>di</strong>Lie g (cioè nel caso dell’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> ottenuta dall’algebra filtrata U(g))si haDer(S) ∼ = g ∗ ⊗SΩ 1 (A) ∼ = g⊗Sil che implicaH Pos (S) ∼ = H Lie (g,S)dato che S è un U(g)-modulo e quin<strong>di</strong> un g-modulo.In generale il calcolo della coomologia <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> può essere proib<strong>it</strong>ivoanche nel caso <strong>di</strong> esempi apparentemente semplici (cfr. [15]).3 Varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>In questo cap<strong>it</strong>olo considereremo una versione geometrica del concetto generale<strong>di</strong> struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.Definizione 3.1 Una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è una varietà <strong>di</strong>fferenziabile P taleche C ∞ (P) sia un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> rispetto al prodotto <strong>di</strong> funzioni puntoper punto.Ad esempio le orb<strong>it</strong>e coaggiunte <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie e le varietà simpletticheforniscono classi <strong>di</strong> esempi <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>. Evidentemente è


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 23desiderabile dare una caratterizzione delle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> che sia più geometrica:un modo per farlo è considerare le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> come indotteda un 2-tensore controvariante antisimmetrico π. Questo era stato fatto ingenerale su un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> considerando π come una biderivazione;ve<strong>di</strong>amo come esprimere questa costruzione in modo più geometrico.Intanto sappiamo che esiste la mappaχ : C ∞ (P) → Vect(P)che ad f ∈ C ∞ (P) associa il campo hamiltoniano χ f e sappiamo che si tratta<strong>di</strong> un morfismo <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie. Inoltre si hae quin<strong>di</strong>Questo vuol <strong>di</strong>re che esiste la mappatale che H◦d = χ, cioèχ f g = {f,g}{f,g} = χ f g = −χ g f = −〈χ g |df〉H : Ω 1 (P) → Vect(P)〈Hdf|dg〉 = {f,g}Quin<strong>di</strong> la parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è determinata da un operatoreH(che abbiamochiamato hamiltoniano sulle algebre associative) che a sua volta determinauna mappa bilineare antisimmetricaπ(df ∧dg) := 〈Hdf|dg〉che è proprio il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.Se fissiamo intorno ad un punto p ∈ P le coor<strong>di</strong>nate locali (x 1 ,...,x n )possiamo scrivere le componenti <strong>di</strong> π: intanto saràπ = ∑ i,j∂π ij ∧ ∂ ∑1...n∂f ∂g⇒ {f,g} = π ij∂x i ∂x j ∂x i ∂x ji,jSe poi valutiamo queste parentesi sulle funzioni coor<strong>di</strong>nate x i otteniamo{x i ,x j } = π ijil che determina le componenti del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> in queste coor<strong>di</strong>nate.Naturalmente non ogni 2-tensore antisimmetrico è un tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>:una con<strong>di</strong>zione necessaria e sufficiente affinché lo sia l’abbiamo data sulle


24 Paolo <strong>Caressa</strong>algebre in termini <strong>di</strong> parentesi <strong>di</strong> Schouten e possiamo farlo anche in questocontesto, scrivendo cioè[π,π] S = 0Per esplic<strong>it</strong>are questa espressione, anziché considerare le parentesi <strong>di</strong> Schouten,ricor<strong>di</strong>amoci che quello che vogliamo caratterizzare è l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Jacobiper le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>; se la scriviamo localmente per le funzionicoor<strong>di</strong>nate otteniamo:0 = {{x i ,x j },x k }+c.p.(i,j,k) = ∑ r,s= ∑ r∂{x i ,x j } ∂x kπ rs +c.p.(i,j,k) =∂x r ∂x s( )∂π ijπ rk +c.p.(i,j,k)∂x rQuesta con<strong>di</strong>zione, che è stata scoperta da Sophus Lie, esprime una caratterizzazionelocale del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, cioè ogni 2-tensore controvarianteantisimmetrico che la sod<strong>di</strong>sfi è un tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, e quin<strong>di</strong> definisce unastruttura <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su P.Abbiamo quin<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> integrabil<strong>it</strong>à per le strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>defin<strong>it</strong>e sulle varietà <strong>di</strong>fferenziabili.Possiamo pensare <strong>di</strong> utilizzare questa con<strong>di</strong>zione per classificare le strutture<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su una varietà, che poi era il progetto originario <strong>di</strong> Lie: osserviamoquanto questo sia complicato formulando dei semplici esempi. Intanto,se consideriamo un tensore antisimmetrico costante, questo sod<strong>di</strong>sfa evidentementele con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Lie, e quin<strong>di</strong> definisce sempre un tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>,che però non fornisce esempi molto interessanti. Possiamo allora considerarele funzioni non costanti più semplici che possiamo immaginare, ad esempioquelle lineari. Supponiamo cioè <strong>di</strong> avere un tensore le cui componenti sianoπ ij (x) = ∑ ka k ij x kfunzioni lineari delle coor<strong>di</strong>nate locali x = (x 1 ,...,x n ). Evidentemente deveaversia k ij = −a k jiperché vogliamo che il nostro tensore sia antisimmetrico. Imponiamo infine lecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Lie sul tensore π, o meglio sulle sue componenti. Evidentementeotteniamo:0 = ∑ ( )∂π ijπ rk +c.p.(i,j,k) (x) = ∑ ( )∑a s∂xrka r ijx s +c.p.(i,j,k)r rr s


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 25e cioè le {a k ij } sono costanti <strong>di</strong> struttura <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie g: le parentesi <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> così ottenute non sono altro che le parentesi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> dell’algebra<strong>di</strong> Lie g e quin<strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> lineare è sempre lo spazio delleorb<strong>it</strong>e coaggiunte <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie.Lo stu<strong>di</strong>o della parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> quadratiche è molto più complicato,ed è stato effettuato da Karasev e Maslov con risultati notevoli(cfr. [10]). Ingenerale sembra impensabile classificare le varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> basandosi sull’espressionelocale del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, come si è fatto nel caso lineare: sarebbeun po’ come voler classificare le algebre <strong>di</strong> Lie stu<strong>di</strong>ando la combinatoriadelle costanti <strong>di</strong> struttura...Come abbiamo osservato, si può definire una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> come unacoppia (P,π) ove π è il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> associato alle {}; questo sembrain qualche modo analogo al modo in cui sono defin<strong>it</strong>e le varietà simplettiche,ed osserviamo che in realtà è l’inverso: infatti se il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> harango massimo, cioè nell’intorno <strong>di</strong> ogni punto si esprime come una matriceantisimmetrica invertibile, allora il suo tensore inverso è un tensore covarianteantisimmetrico che definisce una forma simplettica: è infatti non degenere(essendo invertibile) e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Sophus Lie si trasformano nella con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> cociclo dω = 0 come un semplice calcolo, utilizzando la formula delladerivata della matrice inversa, permette <strong>di</strong> verificare.Quello che vogliamo ora <strong>di</strong>scutere è quanto questa s<strong>it</strong>uazione possa generalizzarsinel caso <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> qualsiasi. Intanto osserviamo cheun esempio fondamentale è quello delle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> lineari, e cioè delleorb<strong>it</strong>e coaggiunte <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie g: in quel caso la varietà si decomponein modo naturale in sottovarietà simplettiche. Infatti abbiamo menzionato ilfatto che le orb<strong>it</strong>e coaggiunte nelle quali P = g ∗ si spezza sono varietà simplettichee le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> indotte da queste strutture simplettichesono proprio le restrizioni ad esse delle parentesi <strong>di</strong> P.Una generalizzazione <strong>di</strong> questo fatto al caso <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> qualsiasiè possibile, il che consente, in un certo senso, <strong>di</strong> vedere la teoria delle varietà<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> come una versione “non lineare” del metodo delle orb<strong>it</strong>e.Osserviamo innanz<strong>it</strong>utto che è defin<strong>it</strong>o il concetto <strong>di</strong> rango <strong>di</strong> un tensore<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su una varietà: il rango sarà un concetto locale, ed anzi puntuale,nel senso che si tratta <strong>di</strong> una funzione ρ defin<strong>it</strong>a su P ed a valori interi che,nel punto x ∈ P, è defin<strong>it</strong>a come il rango della matrice π(x). Evidentementeil rango sarà una funzione che in generale non potremo pretendere esserecostante: osserviamo ad esempio che una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> rango costanteed ovunque massimo è simplettica, perché il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> riulta intale caso globalmente invertibile dando luogo in questo modo ad una formasimplettica.


26 Paolo <strong>Caressa</strong>È abbastanza evidente che, su P, ρ è una funzione semicontinua inferiormente,dato che non può decrescere in un intorno <strong>di</strong> un punto. Nel caso incui sia costante deve ovviamente essere una costante pari, dato che il tensoreπ è antisimmetrico.Definizione 3.2 Una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> rango costante si <strong>di</strong>ce regolare.L’importanza <strong>di</strong> questo caso particolare sta nel fatto che possiamo decomporreogni varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> regolare in foglie simplettiche: infatti, punto perpunto, i campi hamiltoniani determinano una scelta <strong>di</strong> un sottospazio <strong>di</strong> ognispazio tangente (questa scelta avviene in modo liscio) e quin<strong>di</strong>, dato che ilrango del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> è costante, tale è la <strong>di</strong>mensione dello spazio deivettori hamiltoniani in x al variare <strong>di</strong> x in P. In altri termini, la mappa lisciax ↦→ Ham x (P)determina una <strong>di</strong>stribuzione su P. È poi ovvio che questa <strong>di</strong>stribuzione è involutiva,dato che i vettori hamiltoniani formano un’algebra <strong>di</strong> Lie, e quin<strong>di</strong>,per il Teorema <strong>di</strong> Frobenius, integrabile. Questo significa che per ogni puntodella varietà P passa una unica varietà integrale massimale, e che P sidecompone in una foliazione le cui foglie sono queste sottovarietà.Ma non solo: ogni tale foglia S èuna varietà simplettica, dato che, essendomassimale, ha <strong>di</strong>mensione pari al rango <strong>di</strong> π| S e dato che, essendo i campihamiltoniani ovunque tangenti ad S, il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> ristretto ad S harango massimo. Abbiamo quin<strong>di</strong> una decomposizione in foglie simplettiche <strong>di</strong>ogni varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> regolare.Osserviamo esplic<strong>it</strong>amente che questo non è mai il caso dell’esempio fondamentaledelle orb<strong>it</strong>e coaggiunte <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie: infatti in quel caso leorb<strong>it</strong>e, che abbiamo detto essere proprio le foglie simplettiche che an<strong>di</strong>amocercando, hanno <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>fferenti (ad esempio esiste sempre una foglia <strong>di</strong><strong>di</strong>mensione zero formata dalla sola origine). Questo <strong>di</strong>pende dal fatto che ilrango del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> nel caso lineare non è costante.Tuttavia, la decomposizione in foglie simplettiche può farsi su ogni varietà<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>: infatti esiste una generalizzazione del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioneed anche una generalizzazione del Teorema <strong>di</strong> Frobenius al caso in cui la<strong>di</strong>stribuzione non abbia rango costante.Senza addentrarci in dettagli tecnici (cfr. [15]) lim<strong>it</strong>iamoci a descrivere las<strong>it</strong>uazione senza <strong>di</strong>mostrazioni.Definizione 3.3 Un insieme <strong>di</strong> sottospazi vettoriali S(P) = {S x (P)} deglispazi tangenti T x P ad una varietà <strong>di</strong>fferenziabile P si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>stribuzionegeneralizzata. Una tale <strong>di</strong>stribuzione si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>fferenziabile se:∀x ∈ P ∃X 1 ,...,X r ∈ S(P) S x (P) = span〈X 1 (x),...,X r (x)〉


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 27Ovviamente nel caso in cui P è una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> abbiamo la <strong>di</strong>stribuzionegeneralizzataS x (P) = {v ∈ T x P | ∃f ∈ C ∞ (P) χ f (x) = v}Che il Teorema classico <strong>di</strong> Frobenius possa non valere in questa s<strong>it</strong>uazionepiù generale lo <strong>di</strong>mostra il seguente esempio <strong>di</strong> Stefan:Esempio 3.4 Se M = R 2 e S (x,y) = span〈 ∂∂x ,ϕ(x) ∂∂y 〉 ove ϕ ∈ C∞ (R)è nulla per x ≤ 0 e pos<strong>it</strong>iva per x > 0, allora [ ∂∂x ,ϕ(x) ∂ ](x) è zero se∂yx ≤ 0 mentre vale ∂ln ϕ∂x ϕ(x) ∂ se x > 0. Cioè sull’asse {x = 0} sod<strong>di</strong>sfa∂yla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> involutiv<strong>it</strong>à, eppure non ha foglie che pàssino per i punti <strong>di</strong>quell’asse.Stefan e Sussmann hanno trovato una con<strong>di</strong>zione che generalizza quella<strong>di</strong> involutiv<strong>it</strong>à e che è necessaria e sufficiente per l’integrabil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stribuzionegeneralizzata e che è la cosiddetta con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> invarianza (cfr. [15]§2.1). Tuttavia esiste una generalizzazione ancor più imme<strong>di</strong>ata del Teorema<strong>di</strong> Frobenius al caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni generalizzate dovuta a Vifljantsev:Definizione 3.5 Una <strong>di</strong>stribuzione generalizzata S(P) su una varietà <strong>di</strong>fferenziabileP si <strong>di</strong>ce involutiva se esiste una sottoalgebra <strong>di</strong> Lie χ(S(P))dell’algebra dei campi <strong>di</strong> vettori su P tale che i campi <strong>di</strong> questa sottoalgebravalutati in x generino tutto S x (P).Evidentemente una <strong>di</strong>stribuzione generalizzata integrabile è involutiva,dato che il commutatore <strong>di</strong> vettori tangenti ad una sottovarietà è ancora unvettore tangente e quin<strong>di</strong> può prendersi ad<strong>di</strong>r<strong>it</strong>tura S(P) come sottoalgebra<strong>di</strong> Lie nella definizione <strong>di</strong> involutiv<strong>it</strong>à.Infine enunciamo il Teorema <strong>di</strong> Vifljantsev–Frobenius, dopo aver ricordatoche ovviamente il rango <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stribuzione generalizzata sarà defin<strong>it</strong>o comenel caso delle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> e cioè come la funzione che ad ogni puntox ∈ P associa la <strong>di</strong>mensione dello spazio S x (P).Teorema 3.6 Una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>fferenziabile S(P) è completamente integrabilese e solo se sod<strong>di</strong>sfa alle due con<strong>di</strong>zioni seguenti:(1) S(M) è involutiva.


28 Paolo <strong>Caressa</strong>(2) Per ogni x in P e ogni v in S x (P) esiste un cammino x(t) che partada x (x(0) = x) e tale che il rango della <strong>di</strong>stribuzione è costante lungox(t).Per una <strong>di</strong>mostrazione si veda [15].Nel caso delle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si verificano senza troppe <strong>di</strong>fficoltà questecon<strong>di</strong>zioni che permettono <strong>di</strong> concludere l’esistenza <strong>di</strong> una foliazione simpletticanel caso generale.Questa decomposizione offre lo spunto per uno stu<strong>di</strong>o locale delle varietà<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>: infatti, dato che abbiamo sempre delle varietà simplettiche nellequali si foliano, e dato che la struttura locale delle varietà simplettiche è completamentedeterminata dal Teorema <strong>di</strong> Draboux, ci aspettiamo che qualcosapossa <strong>di</strong>rsi anche nel caso generale delle varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, ed infatti è così.Weinstein (che già aveva generalizzato il Teorema <strong>di</strong> Darboux per varietàsimplettiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione infin<strong>it</strong>a!) ha dato una versione <strong>di</strong> questo teoremaper varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, <strong>di</strong>mostrando il seguente Spl<strong>it</strong>ting Theorem.Teorema (Weinstein) 3.7 Se P è una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> e se x ∈ P eρ(x) = 2n allora x ha un intorno aperto U tale che U come varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>col tensore π| U è isomorfa, via un isomorfismo <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> ϕ, ad un prodottoS ×N, ove S è una varietà simplettica 2n-<strong>di</strong>mensionale, e N è una varietà<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> che in ϕ(x) ha rango zero. I fattori S e N sono unici a meno <strong>di</strong>isomorfismi locali <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.La <strong>di</strong>mostrazione dell’esistenza è abbastanza simile a quella del Teorema<strong>di</strong> Darboux, che procede per induzione su n, mentre l’unic<strong>it</strong>à comportaragionamenti più delicati e tecnici (cfr. [16] oppure [15]).La questione piùintricata posta dal teorema precedente èsenz’altro quellache coinvolge la natura <strong>di</strong> N: infatti, a meno <strong>di</strong> equivalenza locale, il teoremafornisce inogni punto <strong>di</strong> P una struttura trasversale, la cui reale composizionenon è stata compresa se non in casi particolari.La costruzione delle coor<strong>di</strong>nate che si effettua nella <strong>di</strong>mostrazione delteorema precedente porge alla fine del processo delle coor<strong>di</strong>nate del tipo(p 1 ,...,p n ,q 1 ,...,q n ,z 1 ,...,z k ), se la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> P è 2n + k, tali che leparentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si scrivono localmente come:{p i ,p j } = {q i ,q j } = 0{p i ,z j } = {q j ,z j } = 0{p i ,q j } = δ ij


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 29Se il punto x è regolare, cioè se il rango è costante in un suo intorno, allorale coor<strong>di</strong>nate del Teorema <strong>di</strong> Weinstein sod<strong>di</strong>sfano anche alle relazioni{z i ,z j } = 0e quin<strong>di</strong> il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si scrive in x come⎛ ⎞0 I 0π(x) = ⎝−I 0 0⎠0 0 0Una questione interessante ma ugualmente ardua è il cosiddetto problemadella linearizzazione delle strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>: data una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>ed un suo punto x, supponendo che ρ(x) = 0, abbiamo delle coor<strong>di</strong>nate localiintorno a x del tipo (z 1 ,...,z m ) ove m =<strong>di</strong>m P, e tali chez 1 (x) = ··· = z m (x) = 0Allora il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> π ha un’espansione in serie <strong>di</strong> Taylor in x del tipoπ ij = ∑ ka k ij z k +o(|z| 2 )ove, dato che devono valere le con<strong>di</strong>zioni locali <strong>di</strong> integrabil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Lie, le {a k ij }definiscono le costanti dsi struttura <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie.L’approssimazione lineare della struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> P in x è quin<strong>di</strong> lastruttura <strong>di</strong> Lie <strong>Poisson</strong> defin<strong>it</strong>a approssimando nel modo detto il tensore πin x. È naturale chiedersi se e quando una struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su P in unsuo punto x <strong>di</strong> rango nullo possa essere isomorfa alla sua approssimazionelineare, cioè alla struttura <strong>di</strong> Lie <strong>Poisson</strong> che definisce l’approssimazione alprim’or<strong>di</strong>ne del suo tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> in x.Questo problema potrebbe essere a priori mal posto, cioè l’approssimazionelineare potrebbe <strong>di</strong>pendere dalla scelta delle coor<strong>di</strong>nate, ma ciò non è vero,dato che se consideriamo l’insieme m x delle funzioni in C ∞ (P) che si annullanoin x e l’insieme m 2 x delle funzioni in C ∞ (P) che si annullano in x conle loro derivate prime, allora si verifica facilmente che m x è una sottoalgebra<strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> (C ∞ (P),{}), che m 2 x è un suo ideale <strong>di</strong> Lie e che m x/m 2 x è isomorfaall’algebra <strong>di</strong> Lie defin<strong>it</strong>a dalle costanti <strong>di</strong> struttura {a k ij}. Ne segue che, essendom x /m 2 x = T∗ xP la nostra algebra <strong>di</strong> Lie la cui struttura <strong>di</strong> Lie <strong>Poisson</strong>associata definisce l’approssimazione lineare delle parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> Pin x non <strong>di</strong>pende dalla scelta delle coor<strong>di</strong>nate, essendo esprimibile in modointrinseco sul fibrato cotangente.


30 Paolo <strong>Caressa</strong>J. Conn ha <strong>di</strong>mostrato (cfr. [3]), nel caso <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> anal<strong>it</strong>icheche, nell’intorno <strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> rango nullo, <strong>di</strong>ano luogo ad algebre <strong>di</strong> Liesemisemplici che vale la linearizzabil<strong>it</strong>à, cioè che le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> inquel punto sono effettivamente equivalenti a quelle <strong>di</strong> Lie <strong>Poisson</strong>.Nel caso <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong>fferenziabili, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> semisemplic<strong>it</strong>à non èsufficiente ed occorre richiedere che l’algebra <strong>di</strong> Lie sia compatta.Oltre a questi risultati fondamentali, per le varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si possonodefinireconcettierisultatianaloghiaquellidellaGeometriaSimplettica,comela riduzione, la quantizzazione geometrica, l’esistenza <strong>di</strong> mappe momento el’azione hamiltoniana <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Lie, aspetti per i quali si rimanda, adesempio, a [15].4 Gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>L’esempio fondamentale che abbiamo più volte considerato fin qui è statoquello delle orb<strong>it</strong>e coaggiunte <strong>di</strong> un’algebra <strong>di</strong> Lie g, ovvero delle varietà <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> lineari. Osserviamo ancora che le parentesi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> godono <strong>di</strong>una ulteriore proprietà, e cioè rispettano la struttura ad<strong>di</strong>tiva dello spaziovettoriale g ∗ . Ricor<strong>di</strong>amo infatti che le parentesi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> si scrivono suC ∞ (g ∗ ) come{f,g}(v) = 〈v|[(df) v ,(dg) v ]〉il che significa, posto V := g ∗ , che la mappaσ : V ×V → V(v,w) ↦→ v +w<strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione è una mappa <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, cioèσ ∗ {f,g} = {σ ∗ f,σ ∗ g}essendo σ ∗ f(v,w) = f(w +w). Questa ovvia proprietà ci <strong>di</strong>ce che il gruppoad<strong>di</strong>tivo (V,+) è in qualche modo un gruppo la cui operazione è compatibilecon le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sulla varietà V.L’idea che ora vogliamo realizzare è quella <strong>di</strong> sost<strong>it</strong>uire il gruppo abeliano(V,+) con un qualsiasi gruppo <strong>di</strong> Lie (G,·). Evidentemente se G è un gruppo<strong>di</strong> Lie esiste la mappa lisciaµ : G×G → G(g,h) ↦→ g ·he quin<strong>di</strong> possiamo scrivere la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> compatibil<strong>it</strong>à esattamente comenel caso precedente, e dare quin<strong>di</strong> la seguente


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 31Definizione 4.1 Un gruppo <strong>di</strong> Lie G si <strong>di</strong>ce gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> se G,visto come varietà <strong>di</strong>fferenziabile, è una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> con parentesi {},e se vale la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> compatibil<strong>it</strong>ൠ∗ {f,g} = {µ ∗ f,µ ∗ g}Osserviamo che le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> scr<strong>it</strong>te alla sinistra della con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong>compatibil<strong>it</strong>àsonoineffettiparentesi<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>sullavarietà<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>G×G;nonabbiamodefin<strong>it</strong>oancorailconcetto<strong>di</strong>prodotto<strong>di</strong>strutture<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>,ma si rime<strong>di</strong>a facilmente: infatti le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sul prodotto P ×Q <strong>di</strong>queste varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> saranno defin<strong>it</strong>e come quelle parentesi che, ristrettea P (risp. Q), coincidono con quelle <strong>di</strong> P (risp. Q) e che fanno commutare fraloro funzioni defin<strong>it</strong>e su fattori <strong>di</strong>versi, cioè se f <strong>di</strong>pende solo da elementi <strong>di</strong> Peg solodaelementi <strong>di</strong>Qallora{f,g} = 0.Naturalmenteoccorreverificarechequesta definizione è effettivamente ben posta e completa. Osserviamo inoltreche per algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> può definirsi il prodotto utilizzando i prodott<strong>it</strong>ensoriali. Infatti una verifica noiosa permette <strong>di</strong> convincersi che il prodottotensoriale<strong>di</strong>duealgebre(A,·,{} A )e(B,·,{} B )èancoraun’algebra<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>rispetto alle parentesi{a 1 ⊗b 1 ,a 2 ⊗b 2 } := {a 1 ,a 2 } A ⊗b 1 b 2 +a 1 a 2 ⊗{b 1 ,b 2 } BNaturalmentesuC ∞ (P×Q) questadefinizionealgebricapermette<strong>di</strong>r<strong>it</strong>rovarequella precedentemente enunciata per le varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.La nozione <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> è stata introdotta da Drinfeld nel1983 (cfr. [4]), che vi si imbattè nel suo stu<strong>di</strong>o delle soluzioni della cosiddettaequazione <strong>di</strong> Yang–Baxter.Drinfeldosservòchequestesoluzionieranolegateaparentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> che avevano una struttura “gruppale” e definì il concettogenerale <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> che qui si è dato con altre motivazioni.Drinfeld utilizzò la sua definizione come trampolino <strong>di</strong> lancio per e<strong>di</strong>ficare lateoria dei quantum groups, che sono oggetti quantistici dei quali i gruppi <strong>di</strong>Lie–<strong>Poisson</strong> sono lim<strong>it</strong>i classici (cfr. [5]]).Questo campo <strong>di</strong> ricerca, che ha fruttato a Drinfeld la medaglia Fields,è ora vastissimo e si inquadra nella teoria generale della deformazione dellealgebre <strong>di</strong> Hopf nelle cosiddette “quantum algebras”.Possiamo, nel nostro piccolo, vedere quale legame esista fra la definizione<strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> che abbiamo dato e le algebre <strong>di</strong> Hopf: intantosappiamo che, se G è un gruppo <strong>di</strong> Lie, C ∞ (G) è un’algebra <strong>di</strong> Hopf rispettoal coprodotto ed all’antipodo indotti dalla moltiplicazione gruppale e dalpassaggio all’inverso. In particolare il coprodotto è così defin<strong>it</strong>o:∆ : C ∞ (G) → C ∞ (G)⊗C ∞ (G) ֒→ C ∞ (G×G)f ↦→ ((x 1 ,x 2 ) ↦→ f(x 1 ·x 2 ))


32 Paolo <strong>Caressa</strong>Allora possiamo rileggere la definizione <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> in questocontesto: la con<strong>di</strong>zione sulla mappa µ si tradurrà nella seguente con<strong>di</strong>zionesul coprodotto ∆ dell’algebra <strong>di</strong> Hopf C ∞ (G):∆({f,g}) = {∆(f),∆(g)}Questa definizione ha il vantaggio <strong>di</strong> poter essere scr<strong>it</strong>ta su un’algebra <strong>di</strong>Hopf qualsiasi che sia anche un’algebra <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>. Allora è ovvio come possadefinirsi il concetto <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Hopf–<strong>Poisson</strong> che è la versione algebrica delconcetto <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>. Non tratteremo la teoria generale dellealgebre <strong>di</strong> Hopf–<strong>Poisson</strong> perché è formalmente più complicata e non aggiungemolto a quella dei gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>: una sua trattazione generale nonè stata ancora data se non parzialmente da Drinfeld, ed una sua possibilemotivazione sarebbe piuttosto la teoria dei quantum groups, che è quellaeffettivamente più stu<strong>di</strong>ata dagli algebristi e dai fisici matematici.Torniamo dunque al concetto <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>, e cerchiamo qualchecaratterizzazione della definizione generale che, come si vede, non è facilmentetrattabile nei casi concreti.Dato che G è un gruppo <strong>di</strong> Lie, possiamo considerare la sua algebra <strong>di</strong> Lieg: sappiamo che possiamo interpretarla come insieme dei campi <strong>di</strong> vettori suG invarianti a sinistra oppure a destra, e cioè che ogni elemento X ∈ g dàluogo ad un’unico campo ∂ X invariante a sinistra ed ad un’unico campo ∂ X′invariante a destra su G defin<strong>it</strong>i come( ) ∂(∂ X f)(x) :=∂t f(x·exp tX) t=0( ) ∂(∂ Xf)(x) ′ :=∂t f(exp tX ·x)per f ∈ C ∞ (G) e x ∈ G. È un fatto standard della teoria elementare deigruppi <strong>di</strong> Lie che ∂ (risp. ∂ ′ ) è una rappresentazione (risp. antirappresentazione)dell’algebra <strong>di</strong> Lie g nell’algebra degli operatori <strong>di</strong>fferenziali del primoor<strong>di</strong>ne invarianti a sinistra (risp. a destra) su G:∂ X ∂ Y −∂ Y ∂ X = ∂ [X,Y]∂ ′ X ∂′ Y −∂′ Y ∂′ X = −∂′ [X,Y]Se consideriamo una base {X 1 ,...,X n } <strong>di</strong> g ed i corrispondenti elementi{∂ 1 ,...,∂ n } abbiamo che questi forniscono una banalizzazione del fibratotangente <strong>di</strong> G (sono una base globale per il modulo dei campi <strong>di</strong> vettori)e, definendo il gra<strong>di</strong>ente invariante a sinistra <strong>di</strong> una funzione f ∈ C ∞ (G)come〈(∇f) x |X〉 := (∂ X f)(x)t=0


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 33possiamo riscrivere le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su G in termini della base {∂ i }come{f,g}(x) = η x ((∇f) x ∧(∇g) x )ove η è il pull-back del tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> π <strong>di</strong> G nel punto e ∈ G ident<strong>it</strong>à delgruppo <strong>di</strong> Lie:η : G → g∧gx ↦→ dL x −1π xavendo esteso la traslazione a sinistra alle potenze tensoriali <strong>di</strong> g condL x (X 1 ⊗···⊗X n ) := dL x X 1 ⊗···⊗dL x X ned identificato T e G con g.Verifichiamo quello che abbiamo scr<strong>it</strong>to:{f,g}(x) = π x ((df) x ∧(dg) x ) = dL x −1π x ((∇f) x ∧(∇g) x )= η x ((∇f) x ∧(∇g) x )Osserviamo che avremmo potuto dare una definizione analoga in termini <strong>di</strong>campi invarianti a destra.Il tensore η gioca il ruolo <strong>di</strong> tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> invariante a sinistra; datochesappiamo come<strong>it</strong>ensori <strong>di</strong><strong>Poisson</strong>sonolegatiaglioperatorihamiltoniani,possiamo definire un operatore hamiltoniano invariante a sinistra K associatoalla struttura <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> G come〈K x ω 1 |ω 2 〉 = η x (ω 1 ∧ω 2 )Le seguenti con<strong>di</strong>zioni sono delle caratterizzazioni estremamente utili delladefinizione <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>, e sono dovute a Drinfeld:Proposizione 4.2 Se G è un gruppo <strong>di</strong> Lie ed è una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>rispetto a certe parentesi {}, allora le seguenti con<strong>di</strong>zioni sono equivalenti:(1) (G,·,{}) è un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>.(2) ∀x,y ∈ G π xy = dL x π y +dR y π x .(3) ∀x,y ∈ G H xy = dL x H ∗ yL x +dR y H x R ∗ y.(4) ∀x,y ∈ G η xy = Ad y −1η x +η y .(5) ∀x,y ∈ G K xy = Ad y −1K x Ad ∗ y +K y .


34 Paolo <strong>Caressa</strong>La <strong>di</strong>mostrazione è una pura verifica tecnica: può trovarsi in [13] e [15].Osserviamo che la con<strong>di</strong>zioneη xy = Ad y −1η x +η yesprime il fatto che η : G → g∧g è un 1-cociclo <strong>di</strong> G a valori nel G-modulog∧g.Un corollario imme<strong>di</strong>ato ed interessante <strong>di</strong> queste caratterizzazioni è chel’ident<strong>it</strong>à del gruppo {e} forma da sola una foglia simplettica, dato che iltensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> in essa è sempre nullo: π e = π ee = 2π e .Questo fatto è notevole, perchè ci <strong>di</strong>ce, ad esempio, che la struttura <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> non può mai essere simplettica. Nonesiste cioè una nozione ben defin<strong>it</strong>a <strong>di</strong> “gruppo simplettico” che sia un casoparticolare della nozione <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>. Ha senso definire strutturesimplettiche su gruppi <strong>di</strong> Lie che siano invarianti rispetto alla strutturagruppale, ma si ottiene qualcosa che non è imparentato con le nozioni che quistiamo trattando.Abbiamo dunque che un 2-tensore controvariante su un gruppo <strong>di</strong> Lie G,lo rende un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> se e solo se sod<strong>di</strong>sfa le due con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>integrabil<strong>it</strong>à e <strong>di</strong> compatibil<strong>it</strong>à:[π,π] s = 0π xy = dL x π y +dR y π xLaprimacon<strong>di</strong>zione èunaformulazionedell’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong>Jacobiperleparentesi<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> indotte da π, mentre la seconda è una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> 1-cociclo.Vogliamo ora vedere come queste con<strong>di</strong>zioni si possono riformulare in modoinfin<strong>it</strong>esimale, utilizzando cioè l’algebra <strong>di</strong> Lie g del gruppo.Sappiamo dalla prima con<strong>di</strong>zione che C ∞ (G) è un’algebra <strong>di</strong> Lie, il checi <strong>di</strong>ce che lo è anche C ∞ (e), l’algebra dei germi <strong>di</strong> funzioni intorno al puntoun<strong>it</strong>à e ∈ G:∀f,g ∈ C ∞ (e) {f,g} := {f,g}Se consideriamo l’idealem := {f ∈ C ∞ (e)|f(e) = 0}dei germi nulli in e, allora, dato che π e = 0:{C ∞ (e),C ∞ (e)} ⊆ me quin<strong>di</strong> m è un ideale <strong>di</strong> Lie, come pure lo è m 2 . Quin<strong>di</strong> T ∗ e G ∼ = m/m 2 èun’algebra <strong>di</strong> Lie e, dato che si identifica con g ∗ , abbiamo che anche g ∗ lo è.


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 35La nostra conclusione è quin<strong>di</strong> che se G è un gruppo <strong>di</strong> Lie che sia pureuna varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> (ma non necessariamente un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>,dato che non abbiamo in alcun modo utilizzato l’identià <strong>di</strong> cociclo) allora lospazio duale dell’algebra <strong>di</strong> Lie g è pure un’algebra <strong>di</strong> Lie.Possiamo <strong>di</strong>reche l’algebra <strong>di</strong>Lie g ∗ fornisceuna descrizione infin<strong>it</strong>esimaledella struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su G intorno ad e.Una descrizione della struttura <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Lie su g ∗ può darsi in coor<strong>di</strong>natenel modo seguente: consideriamo ω 1 ,ω 2 ∈ g ∗ ∼ = T ∗ e G, e siano f 1,f 2 ∈C ∞ (G) tali che (df i ) e = ω i . Allora poniamo[ω 1 ,ω 2 ] := (d{f 1 ,f 2 }) eQuesta definizione <strong>di</strong>pende dalla struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su G in un intornodell’ident<strong>it</strong>à: precisamente, se fissiamo un carta locale centrata in e nellaquale le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si scrivano come{f 1 ,f 2 }(x) = ∑ i,jπ ij (x)X i (f 1 )X j (f 2 )(ove {X 1 ,...,X n } è la base dell’algebra <strong>di</strong> Lie g relativa alle coor<strong>di</strong>nate(x 1 ,...,x n ) della carta scelta) allorale componenti del tensore π determinanole costanti <strong>di</strong> struttura <strong>di</strong> g. Se {ω 1 ,...,ω n } è la base duale <strong>di</strong> {X 1 ,...,X n }in g ∗ allora[ω 1 ,ω 2 ] = ∑ X k (π ij )ω kkQuesta è effettivamente una struttura <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Lie su g ∗ , dato che, sef ijk := X k(π ij )allora queste sono costanti <strong>di</strong> struttura, come segue dal fatto che π è antisimmetricoe che sod<strong>di</strong>sfa la con<strong>di</strong>zione [π,π] s = 0 <strong>di</strong> integrabil<strong>it</strong>à.Un ulteriore modo <strong>di</strong> scrivere questa struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> consiste nel considerarecoor<strong>di</strong>nate canoniche intorno all’ident<strong>it</strong>à del gruppo. Scriviamo cioèi punti x intorno ad e nella forma x = exp tX ove X ∈ g e t ∈ R servea “rendere piccolo” X in modo da appartenere ad un intorno nel qualela mappa esponenziale sia un <strong>di</strong>ffeomorfismo. In questo caso, fissata la base{∂ i } introdotta in precedenza, le coor<strong>di</strong>nate del punto x = exp ∑ i x i∂ i sono(x 1 ,...,x n ). Allora il pull-back η <strong>di</strong> π (stiamo lavorando con campi invariantia sinistra intorno a e) si compone con la mappa esponenziale nel modoseguente:˜η = η ◦exp : g → g∧g


36 Paolo <strong>Caressa</strong>in modo che˜η(∂ k ) = ∑ i,jη ij (exp ∂ k )∂ i ∧∂ jAllora derivando si ottiene( ∂ ∂t˜η(t∂ k))t=0= ∑ i,jf ijk ∂ i ∧∂ je quin<strong>di</strong> la mappaδ : g → g∧g( ) ∂X ↦→∂t˜η(tX)è la duale delle parentesi <strong>di</strong> Lie su g ∗ indotte dalle parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.La <strong>di</strong>scussione precedente prescindeva dal fatto che G fosse un gruppo <strong>di</strong>Lie–<strong>Poisson</strong>, ma poteva effettuarsi per un qualsiasi gruppo <strong>di</strong> Lie sul qualefosse anche defin<strong>it</strong>a una struttura <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, a priori in<strong>di</strong>pendentedalla struttura gruppale. Per vedere come queste costruzioni si particolarizzanonelcaso<strong>di</strong>gruppi<strong>di</strong>Lie–<strong>Poisson</strong>,dobbiamoinqualchemodofarintervenirela con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> 1-cociclo. Questo può farsi enunciando la seguente definizionedovuta a Drinfeld e Manin:Definizione 4.3(1) Una bialgebra <strong>di</strong> Lie è una coppia (g,δ) ove g è un’algebra <strong>di</strong> Lie e δuna mappaδ : g → g∧gtale che la sua duale δ ∗ renda g ∗ a sua volta un’algebra <strong>di</strong> Lie (rispettoalle parentesi [α,β] := δ ∗ (α ∧ β)) e tale che sia un 1-cociclo rispettoall’azione aggiunta <strong>di</strong> g su g∧g:t=0ad X (Y ∧Z) = [X,Y]∧Z +Y ∧[X,Z]cioè tale cheδ[X,Y] = ad X δY −ad Y δX(2) Una tripla <strong>di</strong> Manin è una tripla (g,g + ,g − ) <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie ove g siadotata <strong>di</strong> un prodotto scalare () simmetrico, non degenere ed invariante(rispetto alle parentesi <strong>di</strong> Lie) tale che(a) g + e g − sono sottoalgebre <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> g.


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 37(b) g = g + ⊕g − come spazi vettoriali.(c) g + e g − sono isotrope massimali rispetto a ().Osserviamointantocheleduenozioniintrodotteinquestadefinizionesonoessenzialmente equivalenti; vale infatti il seguenteTeorema (Drinfeld–Manin) 4.4 Se lo spazio vettoriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione fin<strong>it</strong>ag ed il suo duale g ∗ sono algebre <strong>di</strong> Lie e se definiamo la mappa lineareΛ : g ∗ ∧g ∗ → g ∗ω 1 ∧ω 2 ↦→ [ω 1 ,ω 2 ]allora le seguenti con<strong>di</strong>zioni sono equivalenti:(1) (g,Λ ∗ ) è una bialgebra <strong>di</strong> Lie.(2) Se {c k ij} e {f ijk } sono le costanti <strong>di</strong> struttura <strong>di</strong> g e <strong>di</strong> g∗ rispetto a duebasi fra loro duali, si ha∑kc k ijf ijk = ∑ k( )crki fj sk −c s kifj rk −c r kjfi sk +c s kjfirk(3) Esiste un’unica struttura <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Lie sullo spazio vettoriale g⊕g ∗in modo che (g⊕g ∗ ,g,g ∗ ) sia una tripla <strong>di</strong> Manin rispetto al prodottoscalare(X 1 ⊕ω 1 ,X 2 ⊕ω 2 ) := 〈X 1 |ω 2 〉+〈X 2 |ω 1 〉Per una <strong>di</strong>mostrazione si veda [15].L’importanza delle nozioni qui introdotte risiede nel fatto che rappresentanola versione infin<strong>it</strong>esimale del concetto <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>.Chiariamolo con un esempio. Consideriamo il gruppoSU(2) = {( α β−β α)|α,β ∈ C, αα+ββ = 1 }che ha <strong>di</strong>mensione reale 3 e che può essere infatti parametrizzato come superficie<strong>di</strong> R 4 nel modo seguente:nelle coor<strong>di</strong>nate realix 2 0 +x 2 1 +x 2 2 +x 2 3 = 1x 0 = α+α2x 2 = β +β2x 1 = α−α2x 3 = β −β2


38 Paolo <strong>Caressa</strong>( )1 0Allora lo spazio tangente ad SU(2) nel punto I = (<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate reali0 1(1,0,0,0)) è l’algebra <strong>di</strong> Liesu(2) = {( )ia β|a ∈ R, β ∈ C }−β −iaScelta in su(2) la base( i)0X 1 = 20i2X 2 =( ) 012− 1 02X 3 =( ) 0i2i02cui corrisponde la base <strong>di</strong> vettori tangenti ad SU(2) in I:( ( ( ∂ ∂ ∂X 1 ↔ X 2 ↔ X 3 ↔∂x 1)I∂x 2)I∂x 3)Iscriviamo esplic<strong>it</strong>amente le costanti <strong>di</strong> struttura <strong>di</strong> su(2) relative a questabase:che determinano il commutatore:c k 12 = δ k3 c k 13 = δ k1 c k 23 = δ k2[X i ,X j ] = ∑ kc k ij X ke definiamo, per x ∈ SU(2):π x := dR x (X 2 ∧X 3 )−dL x (X 2 ∧X 3 )Dimostriamo che questo tensore è un tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su SU(2): consideriamoun intorno <strong>di</strong> I <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate√( 1−x 2 1 −x 2 2 −x 2 3,x 1 ,x 2 ,x 3 )e calcoliamo in questa carta locale le componenti del tensore π valutandolosulle forme {dx 1 ,dx 2 ,dx 3 } che formano la base dello spazio dei vettoricotangenti nell’ident<strong>it</strong>à:π 12 (y) = π y (dx 1 ∧dx 2 )= X 2 ∧X 3 (x 1 ◦R y ∧x 2 ◦R y )−X 2 ∧X 3 (x 1 ◦L y ∧x 2 ◦L y )= 1 ( ∂(x1 ◦R y ) ∂(x 2 ◦R y )− ∂(x 1 ◦R y ) ∂(x 2 ◦R y )2 ∂x 2 ∂x 3 ∂x 3 ∂x 2− ∂(x 1 ◦L y ) ∂(x 2 ◦L y )+ ∂(x 1 ◦L y ) ∂(x 2 ◦L y ))∂x 2 ∂x 3 ∂x 3 ∂x 2= 1 2 (y 3y 1 +y 2 y 0 −y 3 y 1 +y 2 y 0 ) = y 0 y 2


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 39ove (y 0 = √ 1−y 2 1 −y 2 2 −y 2 3,y 1 ,y 2 ,y 3 ) sono le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> y. Il valore dellefunzioni x i ◦L y e x i ◦R y è facilmente determinato su un generico punto x ∈SU(2) considerando x e y come matrici, effettuando il prodotto matriciale epoi prendendo la coor<strong>di</strong>nata reale x i della matrice prodotto. In modo analogosi ottieneπ 13 (y) = π y (dx 1 ∧dx 3 ) = y 0 y 3 π 23 (y) = π y (dx 2 ∧dx 3 ) = 0con il che il tensore π è totalmente determinato. Avendo a <strong>di</strong>sposizione lesue componenti si verifica imme<strong>di</strong>atamente, usando la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lie, cheπ è un tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>. Possiamo anche constatare senza <strong>di</strong>fficoltà che πverifica la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> 1-cociclo:π xy = (dR xy −dL xy )X 2 ∧X 3= (dR xy −d(R y L x )+d(L x R y )−dL xy )X 2 ∧X 3= (dR y dR x −dR y dL x +dL x dR r −dL x dL y )X 2 ∧X 3= dR y π x +dL x π yQuin<strong>di</strong> abbiamo <strong>di</strong>mostrato che π rende SU(2) un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>.Ve<strong>di</strong>amo ora come questa struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> si riverbera sull’algebra <strong>di</strong> Liesu(2). Consideriamo lo spazio duale su(2) ∗ ; dato che il gruppo <strong>di</strong> Lie SU(2) èunavarietà<strong>di</strong><strong>Poisson</strong>sappiamochequestospazio èun’algebra<strong>di</strong>Lie,rispettoalle parentesi:[dx i ,dx j ] = d{x i ,x j } =(∂πij∂x 1)Idx 1 +(∂πij∂x 2)Idx 2 +(∂πijAllora le costanti <strong>di</strong> struttura dell’algebra <strong>di</strong> Lie su(2) ∗ sono leA conti fatti si ottengono i valorif ijk := (∂πij∂x k)If 12k = δ k2 f 13k = δ k3 f 23k = 0∂x 3)IUtilizzando quin<strong>di</strong> la (2) del teorema <strong>di</strong> Drinfeld–Manin è imme<strong>di</strong>ato verificareche su(2) è una bialgebra <strong>di</strong> Lie, e precisamente, tram<strong>it</strong>e la corrispondenzaseguente fra gli elementi della sua base associata alle coor<strong>di</strong>nate {x i }:dx 1 ↔( )1√200 −√ 12( 01)√2dx 2 ↔0 0dx 3( 0i)√dx 3 ↔ 20 0


40 Paolo <strong>Caressa</strong>troviamo che su(2) ∗ ∼ = sb(2,C) cioè è l’algebra delle matrici triangolari superioricomplesse a traccia nulla e con elementi <strong>di</strong>agonali reali. Il cociclo δ cherende (su(2),δ) una bialgebra <strong>di</strong> Lie è semplicemente il duale della parentesi<strong>di</strong> Lie su su(2) ∗ ovvero della derivata del cociclo π defin<strong>it</strong>o sul gruppo <strong>di</strong> LieSU(2).La costruzione effettuata nell’esempio precedente ci mostra che l’algebra<strong>di</strong> Lie del gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> SU(2) è una bialgebra <strong>di</strong> Lie: la struttura <strong>di</strong>algebra <strong>di</strong> Lie su su(2) ∗ proviene dalle parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, mentre il cociclo δ(omeglioilfattochesiauncociclo)vienedalfattocheilpull-backnell’ident<strong>it</strong>à<strong>di</strong> π è un cociclo sul gruppo.Questo risultato vale in generale ed anzi si può invertire. Per formularloosserviamo preliminarmente che i gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> formano in modoovvio una categoria GP rispetto agli omomorfismi <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Lie che sianoanche mappe <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, e cioè che preservino le parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> delgruppo.Anche le bialgebre <strong>di</strong> Lie formano una categoria BGL, le cui mappe sonole coppie <strong>di</strong> morfismi <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie: se g e h sono bialgebre <strong>di</strong> Lie, alloraun morfismo fra esse è un morfismo <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie ϕ : g → h tale che il suoduale ϕ ∗ : h ∗ → g ∗ sia un morfismo fra le algebre <strong>di</strong> Lie h ∗ e g ∗ .Osserviamo infine che ha senso la nozione <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> locale,visto che il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, che è l’unico oggetto geometrico coinvolto nelladefinizione, è defin<strong>it</strong>o e caratterizzato localmente: è a questo punto inutileavvertire che anche i gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> locali formano una categoria GP loce che c’è un ovvio funtoreLOC : GP → GP locche porta un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> in un suo intorno dell’ident<strong>it</strong>à (o piùprecisamente nelgerme<strong>di</strong>gruppilocalidefin<strong>it</strong>ointornoall’ident<strong>it</strong>à delgruppo<strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> partenza).Enunciamo quin<strong>di</strong> il seguente e fondamentaleTeorema (Drinfeld) 4.5 Se GP 0 è la categoria dei gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>connessi e semplicemente connessi, allora(1) Esiste un funtore LP : GP → BGL.(2) I funtoriGP 0 ● ●●●●●●●●LOCLP BGLGP loc✈ ✈✈✈✈✈✈✈✈ LP


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 41effettuano un’equivalenza <strong>di</strong> categorie.Questo notevolissimo risultato (per una <strong>di</strong>mostrazione si veda [?] oppure[15]) formula l’analogodella teoria <strong>di</strong> Lieper i gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>: consentecioè <strong>di</strong> integrare sempre una bialgebra <strong>di</strong> Lie ad un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>connesso, ed ad un’unico gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> connesso e semplicementeconnesso. Questo riduce in un certo senso il problema <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e classificarei gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> a quello <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e classificare le bialgebre <strong>di</strong> Lie.Lo stu<strong>di</strong>o delle bialgebre <strong>di</strong> Lie è ricco <strong>di</strong> per sé: infatti esiste un profondolegame, almeno nel caso delle algebre semisemplici, fra le bialgebre <strong>di</strong> Liee le soluzioni della cosiddetta equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter. Non possiamo quiaddentrarci in questo argomento così intricato seppure interessante e denso<strong>di</strong> spunti. Lim<strong>it</strong>iamoci ad osservare che il tensore π che abbiamo defin<strong>it</strong>o suSU(2) è una r-matrice classica, cioè una soluzione dell’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter, e che tutti i tensori <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> che rendono SU(2) un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> sono analoghi ad esso, perché, si <strong>di</strong>mostra, devono essere soluzioni <strong>di</strong>un’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter.Per cercare <strong>di</strong> gettare qualche lume su quanto detto proveremo a darequalche nozione della teoria delle equazioni <strong>di</strong> Yang–Baxter. Queste equazionifurono introdotte in Meccanica Statistica, ma qui formuleremo la lorodefinizione intermini puramente algebrici, perché l’interesse che hanno questeequazioni è essenzialmente algebrico.Sia g un’algebra <strong>di</strong> Lie dotata <strong>di</strong> un prodotto scalare () invariante e nondegenere (ad esempio, è il caso più naturale, possiamo considerare un’algebra<strong>di</strong> Lie semisemplice con la sua forma <strong>di</strong> Killing) e sia R un operatore linearesullo spazio vettoriale g antisimmetrico rispetto al dato prodotto scalare:Allora è defin<strong>it</strong>a la mappa bilineare(RX,Y)+(X,RY) = 0[ ] R : g⊗g → gX ⊗Y ↦→ [RX,Y]+[X,RY]che è antisimmetrica (lo è R e lo sono le parentesi <strong>di</strong> Lie su g).Definizione 4.6 Un operatore lineare antisimmetrico R su g si <strong>di</strong>ce una r-matrice (classica) se la mappa bilineare antisimmetrica [ ] R associata definiscesu g una struttura <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Lie (i.e. se verifica l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Jacobi).Perché, almeno dal nostro punto <strong>di</strong> vista, le r-matrici sono interessanti? Ilmotivo principale risiede nel seguente


42 Paolo <strong>Caressa</strong>Teorema (Belavin–Drinfeld–Semenov-Tijan-Šanskij) 4.7 Segèun’algebra<strong>di</strong> Lie dotata <strong>di</strong> prodotto scalare invariante e non degenere, e se R èuna r-matrice classica su g allora g è una bialgebra <strong>di</strong> Lie.Per la <strong>di</strong>mostrazione si veda [14].Quin<strong>di</strong> le r-matrici classiche inducono strutture <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>sui gruppi che integrano l’algebra <strong>di</strong> Lie g.Scrivendo l’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Jacobi per le parentesi [ ] R indotte da un operatorelineare R su g, è possibile (dopo lunghi calcoli) caratterizzarla (in terminidelle parentesi <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> partenza defin<strong>it</strong>e su g) nel modo seguente:[[X,Y] R ,Z] R +c.p.(X,Y,Z) = [R[X,Y] R −[RX,RY],Z]+c.p.(X,Y,Z)Cioè, definendoB R (X,Y) := R[X,Y] R −[RX,RY]otteniamo che [ ] R sono parentesi <strong>di</strong> Lie, i.e. che R è una r-matrice classica,se e solo se[B R (X,Y),Z]+c.p.(X,Y,Z) = 0Osserviamo che l’operatore B R misura quanto R non sia un morfismo <strong>di</strong>algebre <strong>di</strong> Lie; una ipotesi che sembra naturale è che effettivamente R sia unmorfismo <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie, cioè cheB R (X,Y) = 0per ogni X e Y in g. Questa è l’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter classica.Ovviamente se questa equazione è sod<strong>di</strong>sfatta allora R è una r-matrice,ma può non essere vero il viceversa: ad esempio, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> r-matriceche abbiamo più sopra scr<strong>it</strong>to in termini <strong>di</strong> B R è sod<strong>di</strong>sfatta anche seB R (X,Y) := α[X,Y]ove α ∈ R. Inquesto caso infattil’ident<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Jacobiper []<strong>di</strong>viene unmultiplodell’ident<strong>it</strong>`<strong>di</strong> Jacobi per [ ] R .Quest’ultima equazione si chiama equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter mo<strong>di</strong>ficata.Esiste anche un’altra equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter, quella generalizzata, chefornisce una classe ancor più amplia <strong>di</strong> r-matrici classiche.Per concludere questi cenni alle r-matrici, menzioniamo il fatto, scopertoda Gelfand e Dorfman, che le r-matrici classiche corrispondono in qualchemodo agli operatori hamiltoniani sulle algebre <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>, e che le equazioni<strong>di</strong> Yang–Baxter corrispondono in parte alla con<strong>di</strong>zione[H,H] s = 0


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 43che caratterizza gli operatori hamiltoniani sulle algebre (la formulazione <strong>di</strong>Gelfand e Dorfman non è sulle algebre ma in un contesto <strong>di</strong>verso: cfr. [6]).Questo dovrebbe far riflettere sul forte legame esistente fra r-matrici classichee strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sui gruppi.Osserviamo che se (g,δ) è una bialgebra <strong>di</strong> Lie, allora anche (g ∗ ,ϑ) lo è,ove ϑ è la mappa duale alle parentesi <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> g, e che la duale della duale<strong>di</strong> una bialgebra <strong>di</strong> Lie è la bialgebra <strong>di</strong> partenza.Ilfattoche(g,δ) ∗ siaasuavoltaunabialgebra<strong>di</strong>Lie,implica cheilgruppoconnesso e semplicemente connesso G ∗ che la integra secondo il teorema <strong>di</strong>Drinfeld è un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>. Quin<strong>di</strong>, dato un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>,èsempre defin<strong>it</strong>o il suo gruppo duale G ∗ , ed il duale del duale èil rivestimentouniversale del gruppo <strong>di</strong> partenza G.Un esempio banalissimo, ma non proprio insignificante, lo abbiamo considerandoungruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> nullo, cioèun gruppo<strong>di</strong> Lie G il cui tensore<strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sia identicamente zero. Questo è, in modo assolutamente banale,un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>; il cociclo che definisce la sua bialgebra <strong>di</strong> Lie ènullo, cosicchè la struttura <strong>di</strong> algebra <strong>di</strong> Lie su g ∗ è data dalle parentesi <strong>di</strong>Lie identicamente nulle: si tratta semplicemente <strong>di</strong> uno spazio vettoriale. Mase consideriamo la bialgebra duale <strong>di</strong> g, (g ∗ ,ϑ), sappiamo che il cociclo chela definisce non è banale, bensì è il duale delle parentesi <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> su g, cioèè dato dall’azione coaggiunta. Ora, se consideriamo il gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>G ∗ duale <strong>di</strong> G, questo sarà il gruppo connesso semplicemente connesso cheintegra un’algebra <strong>di</strong> Lie abeliana, cioè uno spazio vettoriale: sarà quin<strong>di</strong> lospazio g ∗ stesso. Ma il cociclo della bialgebra (g ∗ ,ϑ) non è banale, è dato dall’azionecoaggiunta, ed induce quin<strong>di</strong> sul gruppo <strong>di</strong> Lie abeliano g ∗ (gruppoad<strong>di</strong>tivo dello spazio vettoriale g ∗ ) la struttura <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>.Ne conclu<strong>di</strong>amo che il duale <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> Lie con il tensore nullo è ilgruppo <strong>di</strong> Lie abeliano delle orb<strong>it</strong>e coaggiunte dell’algebra <strong>di</strong> Lie del gruppo<strong>di</strong> partenza. Ecco un ulteriore modo in cui vedere l’esempio della struttura <strong>di</strong>Lie–<strong>Poisson</strong>.Un esempio fondamentale <strong>di</strong> bialgebra <strong>di</strong> Lie, che ha trovato larghe applicazioniin Fisica Matematica, si ha considerando una generalizzazione dell’esempio<strong>di</strong> SU(2) che abbiamo precedentemente esaminato in dettaglio.Inquel caso avevamo scopertoche ilgruppocompattosemisemplice SU(2)era un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> e che il suo gruppo duale era SB(2,C), il grupporisolubile delle matrici triangolari superiori a determinante 1 ed elementi<strong>di</strong>agonali reali. Dato che l’algebra <strong>di</strong> Lie su(2) è una bialgebra, sappiamoche corrisponde in modo unico ad una tripla <strong>di</strong> Manin (g ⊕ g ∗ ,g,g ∗ ) oveg = su(2). Da questo segue che su(2)⊕sb(2,C) è un’algebra <strong>di</strong> Lie, ed unaverifica permette <strong>di</strong> constatare che la somma <strong>di</strong>retta è sl(2,C), e questa al-


44 Paolo <strong>Caressa</strong>gebra si integra al gruppo SL(2,C) = SU(2)SB(2,C) (decomposizione <strong>di</strong>Gram–Schmidt delle matrici speciali).Questo esempio può generalizzarsi al caso del gruppo speciale un<strong>it</strong>ario <strong>di</strong><strong>di</strong>mensione qualsiasi, ma Lu e Weinstein hanno <strong>di</strong>mostrato che può in realtàgeneralizzarsi a qualsiasi gruppo <strong>di</strong> Lie compatto. La loro idea consiste nelconsiderare la decomposizione <strong>di</strong> Iwasawa <strong>di</strong> un gruppo complesso G in unasua parte compatta ed in una sua parte risolubile:G = K ·A·N = K ·Bove B = A · N è risolubile essendo A abeliano e N nilpotente. Nel casoprecedente si aveva G = SL(2,C), K = SU(2) e B = SB(2,C).Quello che Lu e Weinstein hanno <strong>di</strong>mostrato è che ogni gruppo compattoK ha una struttura <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> data da una r-matrice classica;allora la decomposizione <strong>di</strong> Iwasawa <strong>di</strong> un gruppo complesso che abbia ilgruppocompatto<strong>di</strong>partenzacomefattoreK fornisceilgruppo<strong>di</strong>Lie–<strong>Poisson</strong>B duale <strong>di</strong> K, e la tripla <strong>di</strong> Manin <strong>di</strong> algebre <strong>di</strong> Lie (k ⊕ b,k,b). Inoltre si<strong>di</strong>mostra che in questo modo si ottengono tutte e sole le strutture <strong>di</strong> gruppo<strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> su un gruppo compatto (cfr. [13]).Una generalizzazione del risultato <strong>di</strong> Lu e Weinstein è stata data da Lui eQian, che hanno considerato l’analogia fra le r-matrici classiche e le strutturequasicomplesse, nel modo seguente.Intanto ricor<strong>di</strong>amo che se G è un gruppo <strong>di</strong> Lie reale e connesso, la cuialgebra <strong>di</strong> Lie sia g, e se H è un sottogruppo chiuso <strong>di</strong> G, la cui algebra siah, supponendo che g si decomponga comeg = h+m[h,m] ⊆ m(i.e. che G/H sia uno spazio omogeneo riduttivo) allora vale ilTeorema (Koszul) 4.8 G/H possiedeuna struttura complessaG-invariantese e solo se esiste un operatore J ∈ End(g) (endomorfismo <strong>di</strong> spazi vettoriali)tale che(1) J| h = 0 e J 2 | m = −I.(2) ∀X ∈ h ad X J = Jad X .(3) ∀X,Y,∈ g [JX,JY]−J[JX,Y]−J[X,JY] = [X,Y] mod m.(cfr. [9]).La con<strong>di</strong>zione (3) è sostanzialmente l’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter mo<strong>di</strong>ficata(con α = 1) che abbiamo precedentemente <strong>di</strong>scusso: allora l’idea <strong>di</strong>


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 45Lui e Qian è <strong>di</strong> scegliere le algebre g e h in modo che la (3) <strong>di</strong>venga esattamentel’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxter mo<strong>di</strong>ficata modulo h, e <strong>di</strong> utilizzare ilprecedente teorema per stu<strong>di</strong>are le bialgebre associate alle r-matrici classicheche risolvono questa equazione.La chiave <strong>di</strong> volta del ragionamento è il seguenteTeorema (Wang) 4.9 Se G è un gruppo <strong>di</strong> Lie reale e connesso, H è unsuo sottogruppo chiuso, se l’algebra <strong>di</strong> Lie g <strong>di</strong> G è semisemplice e compattae l’algebra <strong>di</strong> Lie h <strong>di</strong> H è la sottoalgebra <strong>di</strong> cartan <strong>di</strong> g allora G/H è unavarietà kähleriana omogenea.(cfr. [9]).Utilizzando questo teorema in [12] si <strong>di</strong>mostra ilTeorema (Lui–Qian) 4.10 Se g è un’algebra <strong>di</strong> Lie semisemplice compattacon sottoalgebra <strong>di</strong> Cartan h allora l’operatore J che rende G/H una varietàkähleriana omogenea è una r-matrice classica che sod<strong>di</strong>sfa l’equazione<strong>di</strong> Yang–Baxter mo<strong>di</strong>ficataJ[X,Y] J −[JX,JY] = −[X,Y]Come corollario si ottiene che ogni gruppo <strong>di</strong> Lie semisemplice compattoè un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>, cioè il risultato che Lu e Weinstein ottengonoconsiderando la decomposizione <strong>di</strong> Iwasawa: il rapporto fra i due approcci stanel fattocheladecomposizione <strong>di</strong>Iwasawa lasi faperungrupposemisemplicecomplesso, ed il gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> ed il suo duale sono i suoi fattori <strong>di</strong>Iwasawa, mentre nella <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> Lui e Qian, il gruppo compatto sulquale c’è la struttura <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> è la forma reale e compatta del grupposemisemplice complesso.Il vantaggio dell’utilizzo <strong>di</strong> forme reali e compatte si ha nella possibil<strong>it</strong>à<strong>di</strong> generalizzare la costruzione al caso <strong>di</strong> algebre semisemplici non necessariamentecompatte: vale cioè il seguenteTeorema (Lui-Qian) 4.11 Ogni algebra <strong>di</strong> Lie semisemplice (anche noncompatta) g ϑ con sottoalgebra <strong>di</strong> Cartan compatta è una bialgebra <strong>di</strong> Lie, ese g è la forma reale compatta corrispondente allora l’algebra duale <strong>di</strong> g ϑ chedefinisce la tripla <strong>di</strong> Manin associata è la stessa g.(cfr. [12]).Il vantaggio dell’approccio <strong>di</strong> Lu e Weinstein sta invece nell’associare alladecomposizione <strong>di</strong>Bruhatdel gruppoGunsignificato nelcontestodellateoria


46 Paolo <strong>Caressa</strong><strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>: infatti si può <strong>di</strong>mostrare che, analogamente a quanto avviene nelcaso delle orb<strong>it</strong>e coaggiunte, esiste una azione <strong>di</strong> G ∗ su G, la cosiddetta azionedressing,equellocheLueWeinstein<strong>di</strong>mostranocoilorometo<strong>di</strong>ècheleorb<strong>it</strong>e<strong>di</strong> questa azione sono le celle della decomposizione <strong>di</strong> Bruhat del gruppo GG ∗semisemplice complesso rispetto a certi sottogruppi parabolici ottenuti dalladecomposizione <strong>di</strong> Iwasawa (cfr. [13]).Consideriamo ad esempio il caso <strong>di</strong> K = SU(2): allora abbiamo K ∗ =SB(2,C) ed il gruppo semisemplice complesso che dà luogo alla tripla <strong>di</strong>Manin è G = SL(2,C). La decomposizione <strong>di</strong> Iwasawa infatti èG = K A Nove AN = B = SB(2,C). Su SU(2) come varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> (ricor<strong>di</strong>amoche si tratta della 3-sfera) ci sono solo due tipi <strong>di</strong> foglie simplettiche (a meno<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffeomorfismi) rispetto alla struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> indotta dalla r-matriceclassica che abbiamo considerato, cioè rispetto al tensoreπ x = (dR − dL x )(X 2 ∧X 3 )Queste foglie possono essere i singoli punti (come ad esempio l’ident<strong>it</strong>à {e})e le 2-sfere. Il modo nel quale queste foglie sono <strong>di</strong>sposte su SU(2) si trovaconsiderando la fibrazione <strong>di</strong> Hopfτ : SU(2) → S 2con fibra S 1 che è una mappa <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 1 e la decomposizione globale in fogliesimplettiche consta <strong>di</strong> un cerchio che è la controimmagine del polo nord <strong>di</strong> S 2ed è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dai punti che formano le foglie singolari, e consiste <strong>di</strong> “pagine”che sono mappate simplettomorficamente via τ in S 2 \ {polo nord}: ogn<strong>it</strong>ale “pagina” si ottiene scegliendo un punto (il suo “numero <strong>di</strong> pagina”) delcerchio τ −1 ({polosud})esollevandoorizzontalmente(i.e.perpen<strong>di</strong>colarmentealle fibra <strong>di</strong> τ) le geodetiche <strong>di</strong> S 2 che passano per i poli nord e sud (cioè imeri<strong>di</strong>ani): la decomposizione così ottenuta è proprio la decomposizione <strong>di</strong>Bruhat (cfr. [13]).Se consideriamo ancora una volta la decomposizione <strong>di</strong> Iwasawa G = KBe se ricor<strong>di</strong>amo che in questa decomposizione B si identifica come varietà <strong>di</strong>fferenziabileallo spazio vettoriale b tram<strong>it</strong>e la mappa esponenziale, abbiamoche il tensore π B <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> indotto su B (dato che B è il duale <strong>di</strong> K è ungruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>) si può pensare defin<strong>it</strong>o su b, che è come spazio vettorialeil duale <strong>di</strong> k. Ma su b = k ∗ esiste anche la struttura <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> con1 Infatti sipuò <strong>di</strong>mostrarechese H èun sottogruppochiuso<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>G allora G/H è una varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> e la proiezione G → G/H è una mappa <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>.


<strong>Strutture</strong> <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> 47tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> π LP indotta dall’algebra <strong>di</strong> Lie k e le cui foglie simplettichecoincidono con le foglie della struttura <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>duale, dato che in entrambi i casi si tratta <strong>di</strong> orb<strong>it</strong>e coaggiunte dell’algebra<strong>di</strong> Lie k.Dato che sia π B che π LP sono nulli nell’ident<strong>it</strong>à 0 ∈ b abbiamo che π LP èl’approssimazione lineare <strong>di</strong> π B in 0. Ma, essendo l’algebra <strong>di</strong> Lie <strong>di</strong> partenzasemisemplice e compatta, i risultati <strong>di</strong> Conn c<strong>it</strong>ati nel cap<strong>it</strong>olo precedente ciconsentono <strong>di</strong> concludere che queste due strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sono isomorfenell’intorno <strong>di</strong> 0.Vale in realtà il seguente risultato molto più forte:Teorema (Ginzburg–Weinstein) 4.12 Le varietà <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> B = K ∗ eb = k ∗ (orb<strong>it</strong>e coaggiunte) sono isomorfe.La <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questo teorema è estremamente interessante, datoche coinvolge la teoria <strong>di</strong> Hodge, la coomologia dfelle algebre <strong>di</strong> Lie e lateoria <strong>di</strong> Atiyah–Bott che collega la coomologia equivariante alla teoria dellamomentum map: può enuclearsi dai lavori [7], [12] e [13].Le costruzioni alle quali si è accennato coinvolgono gruppi semisemplici,ma essenzialmente traggono la loro origine nel fatto che le soluzioni delleequazioni <strong>di</strong> Yang–Baxter (cioè le r-matrici classiche) parametrizzano tuttele strutture <strong>di</strong> bialgebra <strong>di</strong> Lie su un’algebra semisemplice.Naturalmente, la costruzione <strong>di</strong> Lu e Weinstein fornisce uno schema pertrattareigruppiclassici, madalpunto<strong>di</strong> vistadellealgebre<strong>di</strong>Liecorrispondead idee ancor più generali: infatti le soluzioni dell’equazione <strong>di</strong> Yang–Baxterpossono in generale considerarsi su un’algebra <strong>di</strong> Kac–Moody. Contentiamoci<strong>di</strong> vedere in che modo un’algebra <strong>di</strong> Kac–Moody <strong>di</strong>viene unan bialgebra <strong>di</strong>Lie.Se g è un’algebra <strong>di</strong> Kac–Moody con fissato prodotto scalare invariante 〈〉,h è la sottoalgebra <strong>di</strong> Cartan e b ± le sottoalgebre <strong>di</strong> Borel (quin<strong>di</strong> g = b + +b −e b + ∩b − = h) allora, postog#g := g⊕gg + := {X ⊕Y ∈ g#g| X = Y} ∼ = gg − := {X ⊕Y ∈ b + ⊕b − | X| h = −Y| h }e definendo su g#g il prodotto scalare(X 1 ⊕Y 1 ,X 2 ⊕Y 2 ) := 〈X 1 |X 2 〉−〈Y 1 |Y 2 〉allora (g#g,g + ,g − ) è una tripla <strong>di</strong> Manin e quin<strong>di</strong> g +∼ = g ha una struttura<strong>di</strong> Bialgebra <strong>di</strong> Lie (infatti la corrispondenza fra triple <strong>di</strong> Manin e bialgebre


48 Paolo <strong>Caressa</strong><strong>di</strong> Lie, nel verso che abbiamo considerato, vale anche nel caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioneinfin<strong>it</strong>a).Possiamo descrivere esplic<strong>it</strong>amente l’1-cociclo δ : g → g∧g in termini <strong>di</strong>generatori canonici (nella usuale notazione, ad esempio quella del libro <strong>di</strong> KacInfin<strong>it</strong>e <strong>di</strong>mensional Lie Algebras): se E i , F i , α ∗ i sono i generatori <strong>di</strong> g (oveE i , F i ∈ [b ± ,b ± ] ed α ∗ i è l’immagine della ra<strong>di</strong>ce semplice α i ∈ h ∗ tram<strong>it</strong>el’isomorfismo h ∗ → h) alloraδ(α ∗ i) = 0 δ(E i ) = 1 2 E i ∧α ∗ i δ(F i ) = 1 2 F i ∧α ∗ iQuesta classe <strong>di</strong> esempi <strong>di</strong> bialgebre <strong>di</strong> Lie ha notevoli applicazioni in fisica,e fornisce possibili esempi <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione infin<strong>it</strong>a (adesempio le r-matrici classiche sull’algebra <strong>di</strong> Virasoro inducono strutture <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> sul gruppo dei <strong>di</strong>ffeomorfismi della circonferenza).Conclu<strong>di</strong>amo questa panoramica osservando che, nel 1994 è stato <strong>di</strong>mostratoche ogni gruppo <strong>di</strong> Lie è in modo non banale un gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>,utilizzando la decomposizione <strong>di</strong> Levi ed i risultati sui gruppi semisemplici erisolubili.Tuttavia le strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> sui gruppi <strong>di</strong> Lie che hanno interessesostanziale sembrano essere essenzialmente le orb<strong>it</strong>e coaggiunte delle algebre<strong>di</strong> Lie e le strutture associate alle equazioni <strong>di</strong> Yang–Baxter: ad esempio, ilcaso abeliano non presenta grande interesse al <strong>di</strong> là delle strutture <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>. Infatti, considerando un esempio <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie abeliano che nonsia uno spazio vettoriale, come il toro ad n <strong>di</strong>mensioni T n ci ren<strong>di</strong>amo contoche non possono esistere su <strong>di</strong> esso strutture <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> nonbanali: infatti se esistessero, allora sarebbero quozienti <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong>lineari, cioè <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong>, ma, le componenti del tensore <strong>di</strong><strong>Poisson</strong> <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> sono della formaπ ij (x 1 ,...,x n ) = ∑ kc k ij x ke quin<strong>di</strong>, se fossero perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> periodo t avremmoπ ij (x 1 +t,...,x n +t) = π ij (x 1 ,...,x n )i.e. ∑c k ij x k = ∑ c k ij x k + ∑ c k ij tk k kda cui t = 0. Quin<strong>di</strong> il tensore <strong>di</strong> <strong>Poisson</strong> non può essere defin<strong>it</strong>o da funzioniperio<strong>di</strong>che, il che implica che la struttura <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> Lie–<strong>Poisson</strong> non passaal quoziente su T n .L’interesse sostanziale <strong>di</strong> questi gruppi resta quin<strong>di</strong> legato al caso semisemplice,che è poi quello <strong>di</strong> maggior rilevanza applicativa.


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